Santa Severina: il quartiere detto “Pizzileo”

Santa Severina (KR) in evidenza la località anticamente detto “Piccileo” (elaborazione di una foto di Giulio Archinà).

Agli inizi del Cinquecento, nella timpa detta “de Piccileo”, o “timpa Pizileonis”, fuori le mura della città, vi erano numerosi “horti”, “orticelli” e “scquiglii”. Tra i proprietari c’erano: Joannellus Parisius, Guglielmus Infosinus, Rogerius Strati, Baptista Maniscalcus, Mattheus Scandalis, Joannellus Spiritu, Germinus de Mathia, Franciscus de Martino. La timpa, dove c’erano le mura della città,[i] era vicina alla località “Favata”[ii] ed alla timpa di “S.ti Blasii”.[iii]

La chiesa di “S. Biaggio” nella “Veduta Occidentale della Città di S. Severina” (Pacichelli G. B., Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1702).

Il luogo detto “Piccileo” (Piczileo)

Nello stesso periodo all’interno delle mura, cioè dentro la città, “in loco dicto Piccileo” vi erano alcune case palaziate, delle case terranee e dei casalini. Nella “Reintegra” dei feudi e dei diritti del conte di Santa Severina Andrea Carrafa (1521), risultano annotate: le case palaziate di Gaspar Telesius,[iv] di Joannes Marraienus,[v] di Angelus et Bolotta de Luca,[vi] le case grandi terranee di Gregorius et heredes Gasparis Telesii,[vii] e quella degli eredi di Fatius Telesius,[viii] le case terranee di Antonucius Mosedera, di Jacobellus de Agiano, di Baptista Siniscalchus, degli eredi di Fatius Telesius, degli eredi di Nicolaus Bacharius, degli eredi di Gaspar Telesius, di Albina, moglie di Decius Spagnolus, di Bolotta de Luca, di Gesualdus e di Gregorius Basoinus, ed i casalini di Gregorius Telesius e di Gesualdus Basoinus.[ix]

Da quanto riportato in questo documento, e attraverso quanto possiamo ricavare da atti della seconda metà del secolo, emerge che il luogo era situato presso le rupi della città,[x] in parrocchia e vicino alla chiesa di Santa Maria de Puteo,[xi] al castello, alla chiesa di San Biase, e alla timpa della porta della città detta della Grecìa.[xii]

Santa Severina (KR) in evidenza la località anticamente detta “Piccileo” (elaborazione di una foto di Francesco Cortese).

Per la sicurezza della città e del castello

La vicinanza della chiesa parrocchiale di Santa Maria de Puccio al castello è testimoniata da un atto del notaio Vito Antonio Ceraldi. Nella chiesa, infatti, si seppellivano coloro che morivano dentro le carceri del castello. Il 6 marzo 1688. In presenza del notaio Vito Antonio Ceraldi di Rocca Bernarda e di testimoni, Francesco Liperoti di Santa Severina afferma: “come nel anno mille seicento ottanta uno e proprio nel mese di Xbre verso li sidici o diecesette di d.o mese per q.to si ricorda esso costituto fu chiamato da gente del castello di d.a città, che fosse andato in d.o castello, dove gionto trovò il q.m Dom.co Antonio Intorno all’hora mulattiero in d.o castello e li disse che fussero andati nelle carceri di d.o castello per cacciare la q.m Prudentia Villirillo all’hora moglie di Antonio Raniero della terra di Cutro mentre d.a Prudentia si era trovata morta in d.e carceri e così d.o costituto con d.o Dom.co Antonio la cacciarono di d.e carceri e la portarono in una casa disabitata nel luogo detto Pizzileo che era di mastro Giando Telese vicino d.o castello e la parochia di S.ta Maria di Puteo quale Prudentia fu sepellita in d.a Parochia dal cappellano di essa D. Bernardo Severino”.[xiii]

Con il procedere della costruzione del nuovo castello, iniziato dal conte Andrea Carrafa e proseguito dal nipote Galeotto, come ricorda l’iscrizione “A. D. 1535 Die 27 IULII 8 INDICIONE”, alcune case che si trovavano nel luogo furono demolite, sia per creare lo spazio per la costruzione, sia per isolare il castello dall’abitato, e per fare il piano davanti all’entrata del castello. Già nella reintegra dei feudi di Andrea Carrafa del 1521, troviamo che, tra le numerose case da abbattere, c’era: “Domus una terranea cum casaleno contiguo positis in timpis de Piczileo quam tenebat heres Fran.ci de Parisio iux.a domum quam tenebat Germinus de Macchia et viam publicam”, “Domus una terranea quam tenebat Germinus de Macchia iux.a viam publicam et domum quam tenent heredes Joannis Colae de Martino” e “Domum palaciata cum domo contigua quas tenet heredes Joannis Colae de Martino iux.a viam pu.cam et domum quam tenet Loysius de Martino”.[xiv]

Santa Severina (KR), iscrizione con la data del 27 luglio 1535 esistente nel castello.

Il piano del castello

Il piano del castello, di cui troviamo notizia in alcuni atti del notaio Marcello Santoro, era in parrocchia e vicino alla chiesa di Santa Maria de Puccio, confinante con la timpa e le rupi. Vicino c’erano alcune case palaziate, delle case terranee e dei casaleni.

20 aprile 1574. Un casaleno dentro Santa Severina “in la parrochia di S.ta Maria de Puccio confine la casa del Capitolo la casa di Jo. Cola Stupperi vinella m.te et la casa de Jo. Petro de Fulco vinella m.te et la timpa del piano delo castello”.[xv] 18 agosto 1575. Donna Carmosina delo Vaglio possiede una casa palatiata intus p.tam Civ.tem in parrochia S.te M.e de Puccio jux.a domum Her. Hieronime Piccichini jux.a planum delo castello et domum delo Capitulo”.[xvi] 5 ottobre 1576. Carmosina de lo Vaglio abita in casa di Jo.nes Calanda, che è situata dentro la città “jux.a domum Hieronimi Piccichini et planum de castello”.[xvii] 5 ottobre 1584. Joannello Liverio possiede delle case dentro la città “in parrocchia S.e M.e de Puccio iux.a domos palatiatas ipsius joannelli muro com.e iux.a domos m.ci Jac.i de Rasis via pu.ca m.te iux.a planum et casalena suptus ripas plani de castello iux.a casalenum Joanne de Fulco et Jo.nis Thome de gerardo stritto m.te et alios fines”.[xviii]

Santa Severina (KR), il castello e la piazza detta “il Campo”.

Santa Maria de Puccio

Santa Maria del Puccio, o Puchio, all’inizio del Cinquecento è una delle undici chiese parrocchiali della città. Essa è più volte citata nella “Reintegra” del 1521: “Christaldus Marraienus … domum unam intus dictam Civ.tem in parrochia S.tae Mariae de puchio iux.a domum magnam Jo. Pauli de Brundusio et viam pu.cam et vicinalem”.[xix] “Domum palaciata cum cortilio horto et gructis intus dictam Civ.tem in parrochia S.tae Mariae de Puccio iux.a viam publicam ex duobus lateribus iux.a domum Antonelli Cociane stritto med.te”.[xx]

La chiesa compare anche nella visita compiuta nel giugno 1559, dal vicario dell’arcivescovo Giovanni Battista Ursini, il cantore della cattedrale di Mileto Joanne Thomasio Cerasia. Il Cerasia con il suo seguito, dopo aver visitato la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la chiesa senza cura di Santa Maria de Pietate, e la chiesa senza cura di San Marco, giunse alla cappella senza cura di Santa Maria la Latta, chiesa “connessa” con la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Puccio, in quanto sua grancia. La chiesa, “detta anche delli Basoino”, era servita dal parroco di Santa Maria di Puccio, il reverendo Gregorio de Piris, al quale il vicario ordinò di riparare il tetto e di sistemare le sepolture e le lapidi.

Quindi il vicario proseguì e, dopo aver visitato la parrocchiale “mensale” dei SS. Filippo e Giacomo, giunse alla chiesa parrocchiale di Santa Maria de Puccio, la quale, oltre all’altare maggiore, aveva anche un altro altare. Il suo soffitto era coperto con tavole e nel pavimento c’erano alcune sepolture. Al campanile pendevano due campane. La chiesa aveva due grancie: quella di Santa Maria la Latta e quella di Santo Elia. Il vicario proseguì visitando la parrocchiale di San Brancato, e poi la parrocchiale di S. Michele Arcangelo.

Dal percorso seguito dal vicario, ricaviamo che la chiesa parrocchiale di Santa Maria de Puccio si trovava vicino alla parrocchiale dei SS. Filippo e Giacomo ed a quella di Santo Brancato (Pancrazio), mentre alcuni atti contenuti nel protocollo del notaio Marcello Santoro, evidenziano che essa era situata vicino al piano del castello, e nelle sue vicinanze c’erano le case di Marco Augustino Vasoino, di Luca Muscedera, di Cristina Cavallo, di Sabia Archimanno, di Joanne Petro de Fulco ed il palazzetto di Paulo Archimanno.

Primo luglio 1570. Luca Muscedera abita “in parrocchia S.te Marie de puccio iux.a domum Marci Aug.ni Vasoini eccl.am S.te Marie viam pu.cam”.[xxi] Cristina Cavallo possiede “una casa posta in detta cappella (S. M. de Puccio) iux.a la ecc.a di S.ta Maria de puccio via m.te iux.a lo palazetto de paulo archimanno iux.a la casa di Sabia Archimanno”.[xxii] 25 maggio 1577. Jo.nes Petrus de Fulco abita in una casa dentro la città “ante ecclesiam S.tae M.ae de Puccio jux.a planum de lo castello et viam pu.cam”.[xxiii]

Tela raffigurante la Madonna detta del Pozzoleo, sec. XIX, oggi custodita nella cattedrale di Santa Severina, prima e dopo il restauro (da beweb.chiesacattolica.it).

Vicende della chiesa di Santa Maria de Puccio

Alla fine del Cinquecento, con la riduzione delle parrocchie da undici (la dodicesima, cioè la metropolitana, aveva la cura esterna alla città) a sette, la chiesa parrocchiale di S. Pancrazio fu aggregata a Santa Maria de Puccio. In seguito, la chiesa non più parrocchiale di Santo Pancrazio, sotto la quale vi era un’altra chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, detta anche Santa Maria dell’Udienza, con l’accoglimento della supplica inoltrata all’arcivescovo nel marzo 1637 da parte del sacerdote Gregorio Orlandi, cambiò titolo divenendo la chiesa di San Giuseppe.

Dopo il terremoto del 1638, le parrocchiali furono ridotte da sette a cinque, così alla metà del Seicento, troviamo che: “Nell’quartiero detto Pizzileo sotto il Castello vi è la Chiesa parrocchiale sotto tit(ol)o di Santa M(ari)a dell Puzzo nella q(ua)le si celebra la festa per Comodità del quartiero. In detto quartiero vi è la Chiesa di Santo Gioseppe e S(an)to Ant(oni)o dove si celebrano due messe la Settimana sotto di essa nel piano inferiore e un’altra Chiesa della Congettione nella quale si Celebra a devotione” (1653).[xxiv]

Nel 1725 le parrocchiali di fatto si erano ridotte a quattro, la quinta sotto il titolo di Santa Maria de Puteo, da oltre un trentennio era priva del parroco ed era affidata alla cura di un economo. Per aumentare le poche rendite l’arcivescovo Nicolò Pisanelli (1719-1731) decise di diminuirne il numero: “In Civitate, praeter Metropolitanam, Parochiales eccl.ae ex multis, quae olim numerabantur, quatuor de p.nti supersunt … quinimo altera ex eisdem sub tit. S. Mariae de Puteo ultra trigesimum annum viduata Pastore propriam luget viduitatem sub economi cura”.[xxv] Fu così che nel febbraio dell’anno dopo, avvenne l’unione della parrocchia di Santa Maria de Puteo a quella di Santa Maria La Magna: “Liber mortuorum iam Parochiae S. Mariae La Magna, quam illius S.tae Mariae de Puteo ob unionem factam ab Ill.mo, et Rev.mo D.no Arch.po D. Nicolao Pisanelli, cum interventu Rev.mi Capitoli. Parocho D. Petrosancto Palloni die 10 mensis februarii 1726”.[xxvi]

Nel 1735 le chiese parrocchiali erano ridotte da cinque a due: “In Civitate praeter Metropolitanam, Parochiales Ecclesiae binae, ex plerisque quae antea fuerant, supersunt”.[xxvii] Nonostante la perdita del titolo parrocchiale (nel 1743 la parrocchia di Santa Maria la Magna e Santa Maria de Puccio è retta dal parroco D. Carmine Benincasa)[xxviii] la chiesa, tuttavia, continuò ad esistere: “Anno domini millesimo septigentesimo trigesimo quarto die vero octava mensis 9bris. Joseph Parrilla vir Corneliae Scurò … sepultus fuit in ecclesia S.tae Mariae de Puteo”. La chiesa esisteva ancora al tempo dell’arcivescovo Antonino Ganini: “Ecclesia Sanctae Mariae de Puteo, vulgo Pizzoleo, erat Parochialis, nunc reperitur unita alteri Sanctae Mariae de la magna, et cura regitur per dictum Parochum D. Carminium Benincasa”.[xxix]

In seguito, la chiesa di Santa Maria del Pozzo fu abbandonata ed il suo titolo trasferito. Così la chiesa di San Giuseppe e la sottostante chiesa dell’Immacolata Concezione, o della B.V.M. de Audentia, divennero la chiesa di Santa Filomena e la chiesa di Santa Maria del Pozzo, detta anche Pozzoleo.

Santa Severina (KR), chiesa di San Giuseppe con la sottostante chiesa dell’Immacolata Concezione, o della B.V.M. de Audentia, oggi detta di Santa Filomena, o del Pozzoleo.

Oggetti del castello

Michel’Angelo Curcio erario e procuratore, ha ordine di Gio. Andrea Sculco di prendere in consegna i due bauli pieni di mobili, che stanno conservati nel monastero di Santa Chiara di Crotone.

“Primo Baule: Una statuetta con l’immagine della SS.ma Concettione d’attone adorato con suo piede d’ebbano dentro il quale vi è un Reloggetto con sua chiave, Due quadri di Racamo di palmi dui incirca con l’Istorie di Jerusalem con loro cornice adorate, Dui reliquari seu quadri di lapis lazaro con cornice d’hebbano colonnate l’uno dell’Adorat.ne dell’Immagii et l’altra della Natività di N.ro Sig.re. Una croce con suo piede et due statue d’actone adorato di lapis lazaro et ebbano. Tre quatretti di lapis lazaro cioè le cornice con l’Istoria di ovidio sopra cristallo. Un archetto d’attone indorato con colonnette di cristallo et reliquiaretto di cristallo con suo piede d’attone indorato con una crocetta di cristallo, una … una tovaglia d’armosino foderata di taffita racamata con sue frangie et pizzillo d’oro, una coperta d’armosino rosso foderata di sangallo con sua frangia intorno un’altra coperta verdace gialla di damaschello foderata di sangallo con sua frangia intorno una coperta di rizza negra lavorata di seta di varii colori.

2° baule: uno paramento di camera d’inbrocatello carmosino giallo di seta et bambace consistente in falde seu pezzi fra piccoli et grandi … drappo con sua frangia grande di seta carmosina quali dissero essere le sete del castello di S.ta Severina.”[xxx]

Note

[i] Joannellus Parisius … hortalem unum positum alla timpa de Pizzileo à parte inferiori iux.a scquiglium quod tenet Guglielmus Infosinus à parte superiori iux.a moenia dictae Civitatis et iux.a hortum quem tenet Bap.ta Maniscalcus”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 15v.

[ii] “Scquiglium unum positum in timpa de Piccileo versus Favatam quod occupaverat donnus Rogerius Strati iux.a horticellum que tenebat Mattheus Scandalis”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 60v.

[iii] “Hortus unus in timpa Pizileonis quem occupaverat Franc.s de Martino et fr.es iux.a viam pu.cam et timpam S.ti Blasii iux.a domum heredis Joan Cole de Martino”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 62v.

[iv] “domum unam palaciatam intus dictam Civitatem in loco dicto Piccileo sotto S.to Blasio iux.a rupes dictae Civ.s et viam vicinalem”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 13.

[v] “domum unam palaciatam intus dictam Civ.tem in loco dicto Piccileo iux.a domum Bap.tae Maniscalchi et viam pu.cam”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 14v.

[vi] “domum unam palaciatam in loco dicto Piccileo in parrochia S. tae Mariae de puccio subtus ecc.am S.ti Balsii iux.a timpam dictae Civ.tis et casalenum  Gregorii Telesii”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 19v.

[vii] “domum unam magnam terraneam iux.a viam publicam de super et iux.a domum heredum Facii Telesii et casalenum Gesualdi Basoino”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 21.

[viii] “domum unam magnam terraneam iux.a viam pub.cam de super et iux.a domum Gesualdi Basoini”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 21.

[ix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A.

[x] 17 maggio 1574. Nardo de Martino abita “in loco dicto piccileo jux.a ripas Civitatis”. AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IV, ff. 84v-85.

[xi] 16 settembre 1574. Fabio de Girardo possiede “una casa terranea in la cappella di S. Maria de Puccio jux.a lo casaleno fu di Bat.ta Miniscalco jux.a la casa di Jo. Deodosio Petrorizzo stritto m.te la timpa di Cola Cosentino et la via pub.ca”. AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. V, f. 6.

[xii] “Una casa quale fu d’Antonina Salvato dentro detta cappella (S. Maria de Puccio ndr) iuxta la casa di Scipio de Mauro, stritto mediante, iuxta la via publica, e la timpa vicino la porta della Grecia della città”, la possiede Federico Palazzo. AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, Platea mensa arcivescovile 1576, f. 38v. 5 settembre 1588. Jo. Paulo Palaczo possiede una casa terranea “iux.a la timpa dela porta dela Grecia et la casa di Paduano Mauro”. AASS, Fondo Arcivescovile, 1588, f. 4. “Casa palaciata intro detta cappella (S. Maria de Puccio ndr) fo di Paduano Mauro iux.a le case di Jo. Th.o Gerardo stritto m.te la via pu.ca la possede l’her. de luca muscedera”. AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, Platea mensa arcivescovile 1576, f. 38.

[xiii] AASS, Fondo Capitolare, protocollo Ceraldi V. A., cartella 7D fasc. 1, 1688, f. 8.

[xiv] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 64.

[xv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IV, f. 77v.

[xvi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. V, f. 145.

[xvii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. VI, f. 22.

[xviii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. X, ff. 30-31.

[xix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 20.

[xx] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 60.

[xxi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. I, f. 64.

[xxii] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, platea della mensa arcivescovile 1576, f. 36.

[xxiii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. VI, f. 249.

[xxiv] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 31A, ff. 20v-21.

[xxv] ASV, Rel. Lim. S. Severina, 1725.

[xxvi] AASS, Fondo Capitolare, volume 3C.

[xxvii] ASV, Rel. Lim. S. Severina, 1735.

[xxviii] ASN, Regia Camera della Sommaria, Patrimonio Catasti Onciari, Busta 7009, f. 219.

[xxix] ASV, Rel. Lim. S. Severina, 1765.

[xxx] ASCZ, Busta 253, anno 1675, f. 28.


Creato il 4 Marzo 2015. Ultima modifica: 16 Aprile 2023.

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