Per vie, passi, trazze e carrere del Crotonese
L’isolamento e la marginalità che oggi caratterizzano il Crotonese, non trovano corrispondenza durante l’età antica, quando, invece, la polis achea si caratterizzò per una spiccata centralità, che sarà mantenuta per tutto il Medioevo. Solo in età moderna, infatti, durante la seconda metà del Cinquecento, la città di Crotone perderà tale posizione privilegiata, che era stata all’origine delle sue fortune, come conseguenza dello spostamento repentino degli interessi europei dall’antico Mediterraneo verso il Nuovo Mondo.
Le vie romane
La viabilità principale del territorio dei Brettii in epoca romana, e le sue connessioni con la rete viaria della parte più meridionale della penisola italiana, ci sono descritte da Strabone nella sua opera geografica scritta in età augustea, quando questo sistema di vie faceva capo allo scalo portuale di Brindisi (“Brentesion”), dove giungeva la “rotta più diretta per quelli che salpano dalla Grecia o dall’Asia” ed intendevano recarsi a Roma. A quel tempo, da Brindisi partivano due vie che consentivano di compiere questo percorso. La prima, attraverso un itinerario più diretto, giungeva a “Beneventum”, dove si riuniva con l’altra detta “Appia” che, passando per Taranto, allungava la percorrenza di circa un giorno. Di questo sistema viario faceva parte “una terza strada”, che partendo da Reggio e passando attraverso i “Monti Appennini”, si congiungeva “in Campania” con la via Appia, risultando più lunga di tre o quattro giorni rispetto a quella che partiva da Brindisi.[i]
Da Reggio alla Campania
Questa “terza strada” che aveva origine a Reggio, risulta descritta nell’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti (sec. III-IV d.C.), dove compare nella descrizione del percorso che, attraversando l’Italia “a Mediolano per Picenum et Campaniam”, giungeva all’estremità della penisola, consentendo di transitare in Sicilia.[ii]
Essa transitava per “Nerulo”, “Summurano”, “Caprasis” e “Consentia” e dopo aver superato il fiume Savuto (“Ad fluvium Sabatum”, o “sabutum”), la tappa di “Ad Turris” e quella presso il fiume Angitula (“Ad fluvium Angitulam”), per “Nicotera” e “Ad Mallias”, giungeva allo Stretto (“Ad Columnam”).[iii] Queste stesse tappe sono ricordate dall’Itinerario Antonino, anche in relazione alla descrizione dell’itinerario che da Roma conduceva direttamente allo Stretto (“ab Urbe Appia via recto itinere ad Columnam”), dove la statio di “Vibona” risulta al posto di quella detta “Ad fluvium Angitulam”.[iv]
Secondo quanto risulta segnato sul c.d. “Lapis Pollae”, l’itinerario da “CAPVAM” a “REGIVM” era complessivamente di 321 miglia, e transitava per “MVRANVM”, “COSENTIAM”, “VALENTIAM” e “AD FRETUVM AD STATUAM”.[v]
Durante il periodo altomedievale, l’antica via romana che attraversava i “Brittios” fino a Reggio proveniente dalla Campania, risulta ancora utilizzata dagli eserciti durante le loro campagne in questa parte della penisola, come è documentato al tempo della discesa dei Goti in Italia e della morte di Alarico presso Cosenza (410 a.C.)[vi] ed, ancora, verso la metà del secolo VI, in occasione della guerra greco-gotica (535-553), quando sappiamo che l’esercito di Belisario percorse il Bruzio (Bρουτίων) seguito dalla flotta lungo la costa.[vii] Notizie simili risalgono anche al tempo dell’imperatore Costante II (641-668) che, da Napoli, raggiunse Reggio via terra: “Deinde reversus imperator Neapolim, itinere terreno perrexit civitatem Regium.”.[viii]
Questa via funzionale alla percorrenza degli eserciti, risulta rappresentata nella carta medievale (sec. XIII) nota come “Tabula Peutingeriana”, ritenuta copia di un originale romano andato perduto (300 d.C. ca.) dove, accanto a questo itinerario interno passante per “consentia”[ix], è riportato anche quello che, da “Cesernia”, attraversava il “BRITTIUS” lungo la costa tirrenica, congiungendosi con il precedente a “vibona Balentia”.[x]
Entrambi questi itinerari si ritrovano in altre fonti di epoca medievale: la “Ravvennatis Anonymi Cosmographia” (sec. VII d.C.) e la più tarda opera geografica di Guidone (“Guidonis Geographica”) che, sia relativamente al percorso interno “iuxta Romam via Appia”, che lungo quello costiero, elencano sostanzialmente le stesse tappe.[xi]
Volendo cercare di ricostruire sommariamente il percorso di questa via, possiamo individuare a grandi linee, un percorso che, discendendo da Morano, raggiungeva Cosenza percorrendo la valle del Crati, e attraversando il fiume Savuto presso Scigliano, transitava per il luoghi dove prosperò l’abbazia di Sant’Eufemia, raggiungendo la Piana dell’Angitola e proseguendo per Vibo Valentia e Nicotera. Da qui, superata la foce del Petrace e arrivata a Melia, la via giungeva ad attraversare lo Stretto presso l’attuale Villa S. Giovanni.
Una via disagevole e pericolosa
L’asse viario che attraversava la Calabria da Morano fino a Reggio, passavando per Cosenza, risulta evidenziato dalle cronache medievali del periodo svevo-angioino, che ne mettono in evidenza l’importanza, ma anche la pericolosità, in particolare nel tratto in cui questo attraversava la parte centrale della regione, e doveva superare i rilievi posti tra le città vescovili di Cosenza, Martirano e Nicastro, che ne presidiavano i principali sbocchi.
Relativamente alle vicende accadute al tempo di Manfredi, che coinvolsero Oddo marchese di Hohenburg e Petro Ruffo, sappiamo che l’esercito papale giunse via terra in Calabria da due parti: percorrendo la via di Morano (“per introitum Morani”), e quella che transitava per la Porta di Roseto: “per introitum Pontis (sic) Roseti”.[xii] Per quanto riguarda la prima, l’otto novembre 1282, durante la guerra del Vespro, re Carlo I d’Angiò ordinava ai “pheodathariis et hominibus” di diverse terre del Catanzarese e del Crotonese, di perseguire i nemici che erano penetrati attraverso il passo di San Matteo (oggi S. Mazzeo) posto “inter Martoranum et Neocastrum”.[xiii] Un tratto strategico particolarmente accidentato e pericoloso che risultava spesso funesto.
Riccardo di S. Germano ricorda “ad ann. 1242”, la morte di Henrico figlio primogenito dell’imperatore Federico II, “apud Martoranum” mentre, la testimonianza di “Benvenuti Imolensis et aliorum”, riferisce che questi cadde da cavallo mentre dal “carcere suo Neocastri” andava a Martirano, luogo in cui fu trasferito e dove subito morì. Il suo corpo fu sepolto a Cosenza.[xiv] Non ebbe miglior sorte la regina Isabella d’Aragona, che nel 1271 morì a Cosenza in seguito ad un’altra caduta da cavallo presso Martirano.[xv]
Punto nodale di questo tratto era il superamento del fiume Savuto, tra Martirano ed il casale di “Cotroniano”, ovvero di “Dipiniani Cutrunianum”[xvi] dove, ancora nei primi decenni del regno angioino, esisteva un antico ponte che, l’undici dicembre 1282, re Carlo I d’Angiò ordinò di rifare, essendo quello antico ormai troppo vetusto e prossimo al crollo.[xvii]
Verso la fine del Quattrocento, l’itinerario seguito dal duca di Calabria, che muoveva da Cosenza per raggiungere Nicastro, evidenzia ancora il transito per Scigliano. Il 30 gennaio 1489, il duca di Calabria “Partio bona hora sua I. S. et ando quella sera a scigliano che se partio da Cosenza et quel di passo uno fiume chiamato sauto.”. Il giorno seguente rimase “In scigliano” ed il primo di febbraio si recò a Nicastro: “Sua I. S. audio sua solita messa et fece collatione et uenne quel di a nicastro et audi uespro in casa et postea comedit.”[xviii]
Le informazioni contenute nella carta di Nicola Antonio Stigliola (1595), consentono di rilevare che l’antico tracciato continuò a rimanere in uso anche in età moderna. In questa carta dove sono riportate le tappe postali esistenti lungo il percorso della via che discendeva sino a Reggio, rileviamo che da “Lauria”, percorrendo 9 miglia si giungeva a “Castelluccio”, e da qui, entrati in Calabria passando per “Laino”, dopo aver percorso 7 miglia si giungeva a “Valle S. Martino”. Da questo punto, dopo aver percorso 9 miglia si raggiungeva “Castrovillari”, da cui la via si dirigeva verso Cosenza, facendo tappa nei luoghi di sosta di “Asaro” e di “La Regina ost:”, il primo posto a 10 miglia da Castrovillari ed il secondo situato 12 miglia dopo il precedente.
Da questo punto, dopo aver percorso 16 miglia, la via giungeva a “Cosenza”, e transitando per “Belsito”, giungeva a “Caposedo” distante 7 miglia dal capoluogo di Calabria Citra, località dalla quale, attraversato i fiume Savuto, la via giungeva a “Martorano” dopo aver percorso 9 miglia. La città vescovile distava altre 9 miglia da “S. Biaso”, da cui la sosta di “Acqua dela fico[sa]” distava 14 miglia. Altre 14 miglia separavano quest’ultima località da “M.te Leone”.
Da Monteleone discendendo verso Reggio, s’incontravano nell’ordine: “S. Pietro”, percorrendo 10 miglia, “Drose”, percorrendo 8 miglia e passando per “Rosarno”, “S. Anna”, percorrendo 9 miglia, “Fonogo” percorrendo altre 9 miglia e passando per “Seminara”, e “Flumaro de muro” percorrendo 10 miglia. In questo punto una diramazione consentiva di raggiungere “Catona” dopo 4 miglia, mentre bisognava percorrere 9 miglia per giungere a “Riggio”.
Le “rotabili”
Rispetto a questi periodi più antichi, durante i quali il tracciato stradale rimase sostanzialemente inalterato, durante la prima metà del Settecento, sulla scorta del miglioramento delle condizioni generali, cominciarono ad essere realizzate alcune modifiche, in ragione delle necessità legate all’uso dei carri, aprendo così alla realizzazione di “rotabili” adeguate a questo tipo di traffico.
Durante il Decennio Francese, essendo ancora “l’unica strada che collegava Napoli a Reggio attraverso l’interno del paese”,[xix] questa via che dalla capitale del regno, attraversava tutta la Calabria, risulta ampiamente descritta, soprattutto attraverso alcune carte. Nella “Carta degl’Itinerarj Militari da Bologna a tutto il Regno di Napoli ordinata da S. M. Giuseppe Napoleone I” (1808), rileviamo che partendo da “Capua”, per “Maddaloni”, “Nola” e “Salerno”, la strada rotabile che transitava per “Eboli”, “la Polla”, “S. Lorenzo”, “Lagonegro”, “Lauria”, “la Castelluccia” e “Rotonda”, dopo aver percorso 12 miglia napoletane da quest’ultimo centro, giungeva a “Morano” e dopo 4 miglia a “Castrovillari”.
Percorrendo 18 miglia, da Castrovillari, una strada rotabile “a stento”, giungeva a “Spezzano” e da questo centro, dopo 4 miglia, a “Tarsia”. 22 miglia separavano Tarsia da “Cosenza”. Ancora da Castrovillari, un secondo percorso su strada non rotabile, giungeva a Tarsia e da questo centro, passando per “Montalto”, arrivava a Cosenza.
Il percorso più agevole, sempre su strada classificata rotabile “a stento”, proseguiva da Cosenza e dopo 9 miglia, giungeva a “Rogliano”. Da Rogliano si percorrevano 10 miglia per giungere a “Soveria” che era distante 18 miglia da “Tiriolo”. Percorrendo 4 miglia si giungeva da Tiriolo a “Marcellinara” che era distante 8 miglia da “Maida”. Presso Marcellinara la strada si diramava per “Catanzaro”. Ancora da Rogliano, un secondo percorso su strada non rotabile, consentiva di raggiungere “Scigliano” dopo aver percorso 6 miglia ed un tratto particolarmente impervio, per coprire il quale s’impiegavano 7 ore di marcia.[xx]
Da Scigliano, dopo 20 miglia si raggiungeva Tiriolo e dopo altre 10 miglia, Catanzaro. Ancora da Scigliano, si raggiungeva “Nicastro” passando per “Platania”, percorrendo in tutto 17 miglia. Proseguendo verso sud, sia la strada proveniente da Maida che quella proveniente da Nicastro, si collegavano a quella che per “Monteleone” e “Mileto”, conduceva a “Reggio”.
Questi percorsi sono evidenziati anche successivamente da altre carte. Quella del “Regno delle Due Sicilie”, tratta dall’“Atlante Geografico corredato di notizie relative alla Geografia Fisica e Politica …” di Benedetto Marzolla (1841 circa), riporta la via proveniente da “Napoli” e “Salerno”, classificata tra le “Strade regie postali quali transitano le vetture corriere addette al servizio delle regie poste”, dove sono segnati i luoghi “ov’è stabilito il rilievo de’ cavalli sia pel servizio regio sia particolare”. Questa via, discendendo da “Sala” e “Lagonegro”, per “Castelluccio”, “Rotonda e “Morano”, giungeva a “Castrovillari” e rimanendo alla sinistra idrografica del fiume Crati, passando per “Tarsia”, proseguiva per “Cosenza” e “Scigliano”. Transitava quindi per “Coraci”, giungendo a “Tiriolo” e per “Maida”, “Monteleone” e “Mileto”, passava per “Rosarno”, “Palmi” e “Scilla”, e giungeva a “Reggio”.
Anche la carta della “Provincia di Cosenza (Calabria Citeriore)”, tratta dall’“Atlante Geografico dell’Italia” (1868) edito da Francesco Vallardi, evidenzia che, discendendo da “Lagonegro”, per “Rotonda e “Morano”, la via proveniente da Napoli, giungeva a “Castrovillari” e rimanendo alla sinistra idrografica del fiume Crati, proseguiva per “Cosenza” e “Scigliano”.
La carta della “Provincia di Catanzaro (Calabria Ulteriore Seconda)”, tratta dallo stesso atlante, mostra che, dopo aver superato “Scigliano”, la via proseguiva per “Tiriolo”, e dopo aver transitato presso “Maida” ed aver superato il fiume “Angitola” presso la foce, giungeva a “Monteleone”, dalla quale, per “Mileto” si dirigeva verso Reggio.
Lungo la costa ionica
Fino a quando le antiche città fondate dai Greci nel golfo di Taranto, continuarono a mantenere il loro ruolo marittimo in relazione ai collegamenti con l’Oriente,[xxi] una viabilità importante assicurò le comunicazioni tra questa parte del territorio italiano ed il resto della penisola. L’importanza strategica della via che percorreva anticamente la costa ionica, è posta in evidenza già alla fine del secolo V a.C, quando Tucidide, riferendo degli avvenimenti riguardanti la guerra del Peloponneso, descrive il percorso seguito dagli Ateniesi e dai loro alleati che, dopo aver attraversato “il paese di Turi”, nel 413 a.C. discendevano lungo la costa per recarsi a combattere in Sicilia. Giunti però al “fiume Ilia”, la loro marcia dovette arrestarsi, perché i cittadini di Crotone gli negarono di poter attraversare il loro territorio. Discesi alla foce del fiume e dopo aver atteso di essere raggiunti dalle navi, essi quindi s’imbarcarono e continuarono il loro viaggio lungo la costa, fino a raggiungere il territorio di Reggio.[xxii]
L’importanza strategica del Crotonese in qualità di crocevia principale dei movimenti tra le aree orientali del bacino del Mediterraneo e la penisola italiana,[xxiii] è evidenziata anche successivamente, come riferiscono le vicende che determinarono la venuta di Pirro in Italia, in ragione della violazione del patto stipulato tra i Romani ed i Tarantini che precludeva ai primi di superare il capo Lacinio.[xxiv] Un’area che consentiva ai Romani di dislocare le proprie forze militari con diverse prospettive d’impiego, come rileviamo, ad esempio, nel 192 a. C., quando, nella imminenza dello scoppio del conflitto contro Antioco III, il senato romano ordinò a Marco Bebio, di far avanzare le legioni dal territorio Brettio (“ex Bruttis”) verso Taranto e Brindisi, in relazione ad un possibile loro transito in Macedonia.[xxv]
Il ruolo strategico del territorio in questa fase, risulta evidenziato particolarmente dai fatti relativi allo svolgimento della seconda Guerra Punica, quando Annibale venne a combattere i Romani in Italia, ponendo nel Crotonese i suoi quartieri invernali (“Castra Hannibalis”) ricordati da Plinio il Vecchio.[xxvi] In questa occasione Tito Livio riferisce la disfatta “sub tumulo Petiliae”, dei consoli T. Quinctio Crispino e M. Claudio Marcello che, nel 209 a.C., alla testa delle forze romane partire da Taranto, discendevano la via costiera ionica (“ab Tarento viam”) per recarsi all’assedio di Locri.[xxvii]
Per quanto riguarda il suo tratto calabrese, l’itinerario della via che discendeva lungo la costa ionica è ripercorso più tardi da Procopio di Cesarea che, nel suo racconto degli avvenimenti riguardanti la guerra greco-gotica (535-553 d.C.), ne mette in luce i suoi punti più salienti. Da questo suo racconto apprendiamo così che Belisario, stanziando a Crotone con la fanteria, aveva ordinato alla sua cavalleria di inoltrarsi nell’interno e di accamparsi “all’entrata di quella regione”, dove le “angustie del luogo”, avrebbero meglio consentito di respingere i possibili attacchi dei nemici. I monti che dalla Lucania si estendevano fino al Bruzio (Bρυτίους), consentivano infatti, “due soli assai angusti ingressi per quella regione”, uno che “i Latini” chiamavano “Pietra del Sangue” (Πέτρα αἵματος), l’altro detto “Labula” (Λαβούλαν) da “quei del paese”.
Nel punto in cui questi due “ingressi” davano accesso verso il Crotonese, “presso la spiaggia” sorgeva Rossano, abitato che costituiva la “rada di Thurii”, ed a circa sessanta stadi da questo, si trovava un “fortissimo castello” (φρούριον) costruito dagli “antichi Romani” che, nell’occasione, fu occupato dai Bizantini con “un considerevole presidio”. Essendo, evidentemente, il caposaldo strategico di quest’area, questo castello di Rossano fu teatro principale degli scontri tra Goti e Bizantini durante tale conflitto, ed a conferma della sua importanza, quando questi ultimi ne persero il controllo, Belisario fu costretto a lasciare Crotone ed a ripiegare via mare con la flotta a Messina.[xxviii]
L’itinerario che discendeva la costa ionica da Thurii a Crotone, è riportato successivamente, tanto dalla Tabula Peutingeriana, quanto dalla Cosmografia dell’Anonimo di Ravenna e dalla Geografia di Guidone che, concordemente, documentano un percorso per Thurii, “Petelia”,[xxix] ossia l’odierna Strongoli, Crotone, Lacinio sull’odierno Capo Colonna, e “Annibali”, fino a “Scilatio”.[xxx] In merito all’identificazione di queste tappe, la distanza di XXX miglia romane (44,4 Km) da “Scilatio”, riportata nella Tabula Peutingeriana, permette di localizzare “Annibali” nell’area dell’attuale Le Castella, che si trova a circa 44 km di distanza in linea d’aria, dall’area archeologica che conserva le rovine dell’antica Squillace in località Roccelletta di Borgia (CZ).
Un itinerario interno
Accanto a questo itinerario costiero, un secondo percorso più interno consentiva di raggiungere Reggio lungo il versante ionico della regione. L’itinerario Antonino, descrivendo la via proveniente da Capua che conduceva a Reggio lungo il versante ionico (“ab Equo tutico per Roscianum Regio”), evidenzia, infatti, l’esistenza di un percorso più interno rispetto al precedente che, transitando per “Turios”, si dirigeva a “Roscianum”, e continuando nell’interno per “Paternum” e “Meto” (Neto) – quest’ultima localizzabile nell’area dell’omonima salina[xxxi] – ritornava sulla costa a “Tacina”, proseguendo poi per “Scylacio”.[xxxii]
L’identificazione della città vescovile di Paterno con quella di Umbriatico, sembra avvalorata dal fatto che, un importante itinerario interno passante per Umbriatico, si segnala ancora verso la metà del secolo XII, quando il geografo musulmano Edrisi descrive la viabilità principale di questa parte della Calabria. La sua descrizione consente di ricavare che, da Rossano (rûsyânû), seguendo un percorso litoraneo (“la marittima”), si raggiungeva Cirò (’.b.shrû), mentre, dirigendo per l’interno e passando per Pietrapaola (bât.r bawl), si raggiungeva Umbriatico (’.brîâtiqû). Quest’ultima trovava l’altro suo collegamento principale con Strongoli (’.sṭ.r.nǵ.lî), che costituiva il più importante crocevia costiero dell’area, dove arrivavano le strade provenienti da Crotone e da Santa Severina.[xxxiii] L’esistenza di una strada che viene da “Petropaulo” (Πετροπαυλων), è documentata da un atto del 1126 che descrive i confini dei beni del monastero di S.to Basile posto in territorio di Cariati.[xxxiv]
Un antico vescovato
La particolare importanza di Umbriatico e dei centri vicini, in relazione alla sua posizione di controllo dei principali itinerarii di questa parte del territorio calabrese, è posta in evidenza durante la guerra del Vespro, attraverso un atto dell’otto novembre 1282, quando re Carlo I d’Angiò, scrivendo a tutti i “pheodathariis et hominibus terrarum Catanzarii, Taberne, Scillie, Barbari, Genicocastri, Mensurate, Policastri, Sancte Severine, Gerencie, Caccuri, Ipsigro, Tigani et casalium suorum”, ordinava loro di perseguire i nemici che erano penetrati attraverso il passo di San Matteo.[xxxv]
Sempre al tempo della guerra del Vespro, le vicende di questo confitto pongono ancora in risalto la particolare importanza di Umbriatico nell’ambito del controllo delle principali direttrici di collegamento interne, come testimonia l’episodio che trovò protagonista il capitano Matteo Fortunato che, nel quadro del disegno strategico concepito dagli Aragonesi, tendente a colpire le difese angioine nei luoghi nevralgici di controllo della Calabria centrale, alla testa di duemila almugaveri,[xxxvi] dopo aver incendiato il monastero di San Giovanni in Fiore,[xxxvii] sciamò in diocesi di Umbriatico, saccheggiando i casali di Santa Marina, San Nicola de Alto e Marathia.[xxxviii]
I principali collegamenti della città di Umbriatico con i centri vicini, invece, risultano documentati da alcuni documenti quattro-cinquecenteschi. La via pubblica che “vene dalla città di Umbriatico alla terra di Casabona per potamo”, e quella che “antiquitus”, “calava da San Nicola dell’Alto a Santa Domenica”, via che si univa con quella “che vene dalla terra di Melisa allo detto tenimento S. Nicola dell’Alto”, sono richiamate in un atto del 2 aprile 1474, dove sono riportati i confini del tenimento di S. Nicola dell’Alto.[xxxix]
Successivamente, oltre alla via che collegava Umbriatico a Cirò, attraversando la località di “sanctae venerae” (1575, 1582),[xl] dove passava anche la via che conduceva a Crucoli (1580),[xli] durante la seconda metà del Cinquecento, in “loco dicto le burghe”, è documentata l’esistenza della “viam pp.cam qua itur ad t(er)ram scalarum et vallonum de orsum” (1579),[xlii] mentre, in “loco dicto s.ta chaterina” passava la, “viam pp.cam qua itur in terra campanae” (1593).[xliii] In territorio di Umbriatico ed in quello di Verzino, è documentata l’esistenza di vie che risalivano verso Cosenza ed i suoi casali,[xliv] mentre troviamo il passaggio di una via carrara per il trasporto del legname, sia per quanto riguarda il territorio di Umbriatico,[xlv] che per quello di Cirò.[xlvi]
La “magnam stradam”
A seguito della decadenza di Umbriatico dopo le devastazioni subite in occasione della guerra del Vespro e, soprattutto, a seguito del progressivo decadimento dello scalo portuale di Tacina durante il sec. XVI, l’itinerario interno che da Rossano, faceva perno sul vescovato di Umbriatico, perse la sua importanza, in favore di quello litoraneo che, passando per Cariati (eretta a vescovato nel 1437 ed unito a quello di Cerenzia) e per Cirò, giungeva a Crotone, percorrendo quella che i documenti medievali chiamano la via grande, o maggiore.
L’esistenza di una “viam regiam” detta anche maggiore (“maior via”) che, in territorio di Crotone, attraversando la pianura e costeggiando il mare, da “Pantanitia” andava verso Armira (“via, quae ex Pantanitzia ad Armiram vadit”), dove scorreva il torrente omonimo (“torrens venae de Armira”), dirigendosi verso il fiume Neto, è documentata da alcuni atti della seconda metà del secolo XII, relativi alla grangia certosina di San Nicola della Cipolla.[xlvii] Da una platea della Certosa di S.to Stefano del Bosco, compilata agli inizi del Cinquecento (1533-1536), rileviamo che la gabella di S.to Nicola dela Cipolla, era ancora attraversata da una via pubblica che da “passu Veteri” andava al “vallone de Armeri”, anticamente detto “de Cuccureaci”.[xlviii]
Durante il periodo normanno, accanto alla testimonianza di Edrisi che menziona il percorso litoraneo (“la marittima”) tra Cirò e Rossano,[xlix] la presenza di una “via puplica, que tendit ad mare” e quella di una “altera via puplica, que a Licia similiter tendit ad mare”, è documentata in territorio di Cirò da un atto del 1115,[l] mentre, un atto del 1126, documenta l’esistenza di una strada larga (πλατεια ὁδὸς) in territorio di Cariati.[li] Relativamente a ciò, troviamo successivamente notizia nel 1440, quando, in occasione della menzione dei confini del tenimento di “S. Joannes in Foresta”, si evidenzia: “Incipit a flumine Trionta, et vadit per magnam stradam seu viam publicam, quae che Castro nostro civitatis Cariati itur in civitate Rosciani ”.[lii] Risalgono alla seconda metà del Cinquecento (1578-1594), alcuni atti notarili che documentano l’esistenza di un luogo dentro le mura di Cariati, detto “la ruga capuana”,[liii] ovvero “la strada capuana”.[liv]
La campagna del re
La particolare importanza di questo antico itinerario costiero, risalta in occasione delle vicende belliche riguardanti la rivolta del marchese di Crotone Antonio Centelles nei confronti del re Alfonso d’Aragona, che mettono in luce anche le sue diverse connessioni con le principali direttrici interne d’attraversamento del Marchesato.
Disceso personalmente in armi con l’esercito dalla capitale per sedare la rivolta dei suoi feudatari ribelli, alla fine di ottobre del 1444, re Alfonso giunse in Calabria. Dopo essere rimasto in Castrovillari dal 30 ottobre al 2 novembre,[lv] il sovrano si portò all’assedio di Cirò che quasi subito si arrese. L’otto novembre “in castris prope Ypcigro”, egli concesse e convalidò alcuni capitoli e petizioni ai cittadini e ai rappresentati dell’università di Cirò[lvi] e, sempre in quello stesso giorno, ed in quello stesso luogo, concesse a Blasio Stephano la castellania del castrum di Melissa.[lvii]
Proseguendo la sua manovra di aggiramento, diretta ad isolare le piazze più importanti e meglio munite di Crotone e Santa Severina, il re si portò quindi ad attraversare il Neto dove, il 12 novembre, dai suoi accampamenti posti preso il fiume (“in castris prope Flumen Neti”),[lviii] rendeva esecutivi i privilegi rilasciati giorni prima all’università di Cirò.[lix] Giunto all’assedio di Roccabernarda, quattro giorni dopo il re approvava i capitoli dell’università di Lucera nel suo accampamento posto presso la terra assediata.[lx] Avuta ragione delle difese di Roccabernarda, il re si diresse quindi contro Belcastro. Qui, il 21 novembre, Alfonso faceva alcune concessioni ai rappresentati dell’università di Cropani,[lxi] ed avendo ottenuta la resa della città poco dopo, lasciate alcune truppe di presidio e per proseguire nell’assedio del castello,[lxii] si diresse contro Santa Severina.[lxiii]
I movimenti di re Alfonso lungo la costa tra Rossano e Cirò, saranno ricalcati da quelli del duca di Calabria alcuni decenni dopo. Il 17 marzo 1489, alzatosi di “bona hora” e partito da Crotone, dopo aver passato i fiumi Neto e Lipuda, il duca giunse a Cirò. Il giorno successivo, partì alla volta di Cariati, dove si recò per il vespro “a l osservantia”, passando i fiumi “buluri et la schomonicata” (sic, ma Volviti e Fiume Nicà). Il giorno 19, partito da Cariati, il duca giunse a Rossano, dopo aver superato i fiumi “trionti et sagniti”.[lxiv]
L’importanza del passo di Cirò e di quello di Cariati, che si esigeva anche da parte di quelli di Crotone, risultano evidenziati ancora nella seconda metà del Cinquecento,[lxv] quando la via costiera che collegava Crotone a Cariati, attraversava il territorio cirotano compiendo un percorso più litoraneo rispetto a quelli seguiti dalle vie che, rispettivamente, collegavano Cirò a Melissa[lxvi] ed a Strongoli.[lxvii]
In questo periodo, dopo aver attraversato “la fiumara de volvite”,[lxviii] la via proveniente da Cariati, giungeva in loco detto “fatagò” ed in “loco dicto s(anc)to blasio”, dove, da questa via che proseguiva per Crotone, si diramava quella che conduceva a San Gennaro ed alla Difesa Piana.[lxix] Sappiamo ancora che la “viam qua itur ad Civ.tem Cariati”, passava in “loco dicto paracì, seu lo Canale” e presso le “timpas delo dirroito”,[lxx] mentre la “la via pp.ca che và à santo gennaro”, passava per la località detta “alle colle de le case”.[lxxi] La presenza di una via pubblica “per la quale si va al mendolito”, attraversando le località di “la motta” e “salvogari”, è documentata da due atti del 1563 e del 1583, rispettivamente.[lxxii]
Sotto il palazzo Alicio (oggi detto castello Sabatini), alla via proveniente da Cariati che si dirigeva a Crotone, s’innestava quella che discendeva dall’abitato di Cirò. Quest’ultima, identificata quale la “viam pp.cam qua itur ad aliciam reggionem”, dopo aver attraversato la località “dela Cropia”,[lxxiii] e percorso “la valle de Alomia”,[lxxiv] dove esisteva la “viam pp.cam veteram qua itur ad templum do(mi)nae hydriae”,[lxxv] giungeva presso il palazzo Alicio dove, “In loco subter aliciam regionem”, s’innestava alla “viam pp.cam qua itur crotonem”.[lxxvi]
Questa, già documentata in un atto del 1562, giungeva al fiume Lipuda attraversando le località dette “lo ceramidio”, “lo marinetto” e “brisi”.[lxxvii] Superato il fiume, la via proseguiva attraversando la località detta “laere doniche”, ovvero “le aire do(mi)niche”, giungendo presso il “lictus maris” dove passava il vallone di “armeri”.[lxxviii]
Militari in marcia
Le condizioni particolarmente disagiavoli della strada che risaliva la costa ionica tra Strongoli e Cirò, sono evidenziate da un atto del 7 marzo 1586. Quel giorno, il capitano di fanteria Don Arias de Sylva, in transito da Cirò proveniente da Strongoli, gravato dal trasporto dei malati, delle masserizie e delle armi, dovendo far fronte anche alle inclementi condizioni atmosferiche, chiedeva ai rappresentanti dell’università di Cirò, che gli fossero forniti i muli ed i somari (“le bagaglie”), per come previsto nelle regie pragmatiche. Chiedeva, inoltre, che gliene fossero venduti altri 12 o 15, che però avrebbe pagato con il suo denaro, perché “come è notorio, et se vede, è invernato, et li fiumi son grandissimi, et pericolosissimi de passarse, et le strade fangosissime, et malissimo camino, et la pioggia sopravene assai, …”. Il giorno successivo, fuori la porta di Cirò detta “de Mavilia”, il detto capitano provvedeva a restituire al m.co Blasio de Sunnica, deputato della città di Strongoli, le bestie che gli erano state fornite dai cittadini di quella città.[lxxix]
Non subì particolari ostacoli, invece, la marcia di una colonna mobile dell’esercito francese che, agli inizi dell’autunno del 1808, da Catanzaro si recava a Rossano. In questa occasione, è evidenziato un percorso che da Cropani, dove “Qualche miglio dopo questo villaggio ha inizio la piana del Marchesato”, passava vicino a Le Castella, “al di sotto di Strongoli” e attraversava Cirò, proseguendo in pianura per giungere a Cariati e quindi, a Rossano.[lxxx]
La cartografia di questo periodo, (“Carta degl’Itinerarj Militari da Bologna a tutto il Regno di Napoli ordinata da S. M. Giuseppe Napoleone I”, 1808.) evidenzia che, da “Cassano”, dove giungeva la rotabile proveniente dal Tarantino, che discendeva la costa per “T. a Mare”, “Policoro”, “R.a Imperiale”, “Roseto”, “Trebisaccia” e “Francavilla”, partiva una via classificata tra le “Strade Rotabili a stento” che, dopo 16 miglia, giungeva a “Corigliano” e percorrendone altre 12, arrivava a “Rossano”. Venti miglia separavano Rossano da “Cariati” e 15 miglia quest’ultima da Cirò. Discendendo lungo la costa e passando presso la confluenza del fiume Vitravo con il Neto, dopo aver percorso 20 miglia, questa via giungeva a “Cutrone”.
Anche la carta del “Regno delle Due Sicilie” di Benedetto Marzolla (1841 circa), evidenzia che da “Castrovillari”, si diramava una via che conduceva sulla costa ionica, passando per “Cassano”, dove si congiungeva con la via che discendeva la costiera ionica lucana, ed attraversati i fiumi Coscile e Crati, per “Corigliano” e “Rossano”, giungeva alla costa. Qui, transitando per “Cariati”, costeggiando, giungeva a “Cotrone”. La carta della “Provincia di Cosenza (Calabria Citeriore)” tratta dall’“Atlante Geografico dell’Italia” (1868) edito da Francesco Vallardi, mette in luce che questa via, transitante per “S. Mauro”, discendeva la costa rimanendo vicina alla ferrovia.
I nuovi castelli
A seguito della introduzione del Feudalesimo, conseguentemente alla conquista normanna, il controllo della viabilità del territorio crotonese, affidato già in epoca altomedievale ai vescovati, fu integrato dalla fondazione dei castelli dei nuovi signori. In questo quadro, il ruolo dell’arcivescovato di Santa Severina, che muniva anticamente il luogo interno strategicamente più importante,[lxxxi] crocevia delle strade che collegavano i principali passi esistenti lungo il corso della media valle dei fiumi Tacina e Neto, fu integrato dai nuovi castelli di Rocca Bernarda e di “Rocce S. Petri de Camastro” (abitato che in seguito muterà il proprio nome in Rocca di Neto), che furono eretti a munire i principali sbocchi dei passi esistenti lungo questi corsi fluviali.
L’antico collegamento stradale tra queste due aree, è posto in evidenza dai toponimi riferibili ai possedimenti dell’antica abbazia greca di San Pietro di Ninfi, che ancora permangono: “S. Pietro” e “Niffi” lungo la sponda destra del Tacina, “Sant’Elia” e “Latina” lungo la sponda sinistra del Neto.
La Rocca di Neto
La documentazione medievale, evidenzia l’esistenza di una via pubblica che attraversava il fiume Neto presso la confluenza con il fiume Vitravo, in territorio di Rocca S. Petro de Camastro, come si evidenzia già in un passo trascritto da un documento degli inizi del sec. XIV, che descrive alcuni possedimenti dell’abbazia di San Giovanni in Fiore: “Nel secolo XIV quel cenobio possedeva ampli poderi in Cosenza, in Santa Severina, ed in Cerenzia (diocesi di Cotrone) e gli abati pro tempore eran baroni del tenimento di Folca (Fulce) «sito in maritima Calabrie in confinio vie publice, Rocce S. Petri de Camastro, Fluminis Neti, et fluminis Bitrabi, usque quo ipsa flumina conjunguntur”. Lo stesso passo, inoltre, riferisce che la via che conduceva a Strongoli passava presso il tenimento detto “de Sillopio” ed i mulini del monastero di San Giovanni in Fiore: “… et etiam (dominus) tenimenti, quod dividitur Clisma in confinio tenimenti dicti de Sillopio, et vie publice, qua itur a Strongulo usque ad molendina ipsius Monasterii; et alterius tenimenti Sillopii in confinio fluminis Neti, et terrarum Monasterii Curiatii»”.[lxxxii]
Agli inizi del Seicento, qui giungeva la via pubblica detta “delli Salici” che, in quel periodo, aveva subito mutamenti a seguito delle piene del Neto. Dopo essere transitata nella località Pacciarello posta in territorio di Santa Severina, questa via attraversava il fiume vicino ai mulini della Rocca di Neto ed alle terre di Scillopio Sottano poste in territorio di quest’ultima.[lxxxiii] Sempre in loco detto “Scillopio”, confinando la gabella di “Scillopio Sottano”, presso il fiume Neto, passava la “via publica, che va alla motta de Neto, et vene ad bello vedere”, ovvero “la Strada che và alla detta rocca”,[lxxxiv] mentre in loco detto “ad fronti pulligroni in Capo Scillopio”, passava la “via chiamata de pulligroni”.[lxxxv]
Sotto e vicino l’abitato di Rocca di Neto, in loco detto “subto la mocta dove se chiama la Croce”, la via pubblica che conduceva al fiume Neto, incrociava quella che andava a Vitetta.[lxxxvi] Questa passava in loco detto “Santo Nicola”,[lxxxvii] presso la cappella di San Nicola di Iuca appartenente all’abbazia di S.to Petro de Niffi, dove s’incrociavano “la via de la Cappella de S. Nicola” e la via publica che andava a Vitetta.[lxxxviii]
La località di Iuca, dove si trovavano numerose terre appartenenti all’abbazia di San Giovanni in Fiore, era attraversato da importanti strade: quella proveniente dall’abitato di Rocca di Neto che andava a Iuca “verso la volta de lo dattilo”, la “via, che vene da la difesa, et de la Rocca, et va allo magazeno”, località che s’estendeva oltre la confluenza dei fiumi Vitravo e Neto, e “la trazera” che proveniva dal loco detto “lo piano” di Iuca[lxxxix] e giungeva alle “vallitelli”,[xc] località vicina al monastero di Santa Maria delle Terrate.[xci]
Sappiamo, inoltre, che il corso di “Iuca” era confinato dalla “via, che viene da Strongoli alla difesa” della corte baronale detta “deli voi”, la quale giungeva al loco detto “lo umbro de vitetta”, presso la confluenza dei fiumi Vitravo e Neto.[xcii] Dall’abitato di Rocca di Neto, la “via, che và à Strongoli” passava vicino alle terre di “Santo Agostino”.[xciii]
Dall’area della foce del fiume (località “Fasana”), una via risaliva la vallata alla sinistra del suo corso, congiungendosi alla via che da Strongoli conduceva a Crotone nelle vicinanze del Vitravo, ed attraversato l’affluente, proseguiva lungo i confini occidentali del tenimento di “Fluce”, congiungendosi a Corazzo con la via proveniente da Santa Severina che passava per il casale di “Trulocium” (Turrotio).[xciv]
Verso la città di Crotone
Alla fine del Cinquecento è documentato che “la via publica che se va a cotroni”,[xcv] attraversava il fiume Neto nel luogo dove esisteva la grancia dell’abbazia di Corazzo detta di San Pantaleone, dove giungeva la via che, dalle vicinanze di “Cipullo”, proseguiva per “Strongilito”, diramandosi per “Leu de Cutrone”, mentre, dalle vicinanze di Crepacore, dove in età medievale fu eretto un importante castello,[xcvi] un’altra via giungeva a Corazzo passando per il casale di “Cromicti”.[xcvii]
Nel corso dei secoli XVI-XVII, risulta ancora documentato che, la strada proveniente da Crotone e diretta verso la foce del Neto, che attraversava il fiume al traghettamento della Scafa di Neto, dove c’era il bosco “Pantano”, si originava dalla porta della città e, costeggiando la Marina, passava per il convento dei cappuccini, la chiesa della Pietà, e la chiesa di Sant’Antonio Abate, transitando il fiume Esaro sopra un ponte di legno presso la foce. Il percorso di questa strada pubblica, che ricalcava quello della via regia medievale, rimarrà inalterato per tutta la prima metà del Settecento, anche dopo la ricostruzione di un nuovo ponte di “fabbrica”.[xcviii]
Ancora alla metà dell’Ottocento, una strada comunale conduceva da Crotone all’attraversamento del fiume Neto posto presso “Bucchi”, transitando, come risulta già nel passato,[xcix] per “Botteghelle”, “Cerza”, “Vignali dell’Angona”, “Passovecchio”, “Barbarella”, “Ponticelli”, “Margherita” e “Cantorato”.[c] Da questa strada comunale, in località “Margherita”, si diramava una strada vicinale che, “pel pozzo del Fellao”, “S. Pietro”, “Poerio” e “Iannello”, conduceva all’altro attraversamento del fiume che esisteva presso i “Mulini di Corazzo.”[ci] Ai mulini del Neto posti nella località di “Corazzo”, giungeva anche la via vicinale che, dalla “Chiusa di Grimaldi”, per “Crepacuori”, “Brasimatello”, “Martorano”, “Carpentieri” e “Schiavone”, passava per “Corazzello”.[cii]
Ad un terzo attraversamento posto sul fiume, conduceva invece un’altra strada vicinale che, partendo dalla località “Terzi di Albani”, per “Sovaretto” e “Colla della Sala”, giungeva al Neto.[ciii]
Ancora da “Botteghelle”, una strada vicinale conduceva da Crotone a “Passovecchio”, transitando per “Palma Ventura” e “Armerì”.[civ] Proseguendo poi attraverso un altro tratto di strada vicinale che, dal “vallone Cipolla”, per “Cipolla”, usciva a “Barbarella”.[cv]
Il passo di Roccabernarda
Anticamente, secondo alcuni, Roccabernarda fu chiamata così “dal nome del ladrone Bernaudo, che vi aveva fatto il suo covo e luogo obbligato di sosta e di passo, dove depredava i malcapitati viandanti”.[cvi] L’importanza dei passi di Roccabernarda e di Tacina, come quella dei passi di Crotone, Santa Severina e degli altri posti nelle loro “vicinanze”, risalta già da un provvedimento della regia corte del 7 agosto 1284, quando, durante la guerra del Vespro, se ne ordinava espressamente la custodia per perseguire i disertori.[cvii]
Anche il Fiore sottolinea l’importanza di Roccabernarda nel suo ruolo di controllo tra i fiumi Tacina e Neto, evidenziando come, tra i privilegi concessigli dagli antichi regnanti, vi era quello di esigere carlini 22 “da qualunque mandria d’animali pascolassero tra due fiumi di Neto, e Tacina, e le ragioni del passo detto di Tacina; e quello è di più considerazione fin dentro la città di Cotrone il filangaggio de’ legni quali approdano in quel porto.”[cviii]
L’antico diritto di “passo in detto loco, seu ragione di Pagliaro à Caccavo”, che si esigeva da ogni mandria che passava tra i fiumi Neto e Tacina, apparteneva al signore feudale di Roccabernarda ancora nella seconda metà del Cinquecento,[cix] mentre la presenza di un antico attraversamento stabile del fiume Neto, si evidenzia nel 1520, quando il loco detto “Ponte veteri” presso il corso del fiume, è menzionato quale confine orientale del feudo di Cotronei.[cx]
Vie pubblice e trazze
La particolare importanza di Roccabernarda in relazione al controllo della principale direttrice seguita dalle mandrie che discendevano dalla Sila alla fine dell’estate, risulta ampiamente documentata in questo periodo. Tra i capitoli e le grazie concesse da re Ferdinando I all’università ed agli uomini della città di Cosenza e suoi casali, il 28 febbraio 1487 in Rossano, troviamo la richiesta dei Cosentini di essere “franchi” dal pagamento del diritto di “passagio” che era stato nuovamente posto a carico di ogni mandria di pecore “alla Roccabernarda” e “alli Cotronei”.[cxi] Tale richiesta ricorre anche successivamente, tra i capitoli e grazie richieste dall’università ed uomini della città di Cosenza e casali, al tempo del “Gran Capitano” Consalvo de Cordoba, vicere di Napoli (1503-1507), quando i Cosentini chiesero di essere affrancati dal pagamento del “passagio”, o “carnagio”, che doveva essere corrisposto al castellano di Cosenza, il quale esigeva “uno Carlino pernoctandoci per testa”, relativamente alla “ragione del portello”,[cxii] come si faceva anche alla “Rocca Bernarda” ed in altri luoghi simili,[cxiii] tra cui il “Casale deli Cotronei” e le terre del comitato di Cariati.[cxiv]
Crocevia tra la strada che si dirigeva all’abitato di Tacina, percorrendo la sponda sinistra del fiume, e quella che, da Crotone, risaliva per Cotronei verso la Sila, il territorio di Roccabernarda era attraversato anche da importanti “trazze”: i percorsi per il movimento delle mandrie che passavano “a morra”,[cxv] tracciati dagli stessi animali durante il loro plurisecolare andirivieni stagionale tra i monti ed il piano, durante la transumanza. Movimenti che dovevano essere assicurati anche riguardo l’attraversamento dei fiumi, dove era garantito loro un “Varco”,[cxvi] e che dovevano poter soddisfare le esigenze giornaliere degli animali, per consentirgli di passare dai luoghi di sosta a quelli di pascolo e di abbeverata.
La necessità di preservare e di difendere dagli animali pascolanti, le coltivazioni realizzate nelle vigne e negli orti prossimi agli abitati, determinava che il percorso delle trazze dovesse essere necessariamente differente da quello delle vie pubbliche, consentendo così di limitare i danni che potevano essere arrecati dagli animali alle coltivazioni. Nel caso del territorio di Santa Severina, il fitto reticolo di questi percorsi è ripercorso da un atto degli inizi del Cinquecento.[cxvii]
Nella località di Molerà, dove si svolgeva la fiera omonima nei pressi dell’abbazia di Santa Maria detta di Molerà, la trazza principale che attraversava il territorio di Roccabernarda proveniente dalla Sila, incrociava la via pubblica che discendeva a Tacina. Questa fiera, analogamente alle altre esistenti nel Crotonese, costituiva il luogo dove avveniva lo scambio tra i prodotti dell’economia pastorale e quelli relizzati nell’ambito dell’economia urbana. Agli inizi del Cinquecento, quando Rocca Bernarda assieme a Santa Severina ed ad altre terre, passò dal demanio regio in potere dei Carrafa, la fiera fu spostata oltre il fiume Tacina ed il toponimo di Molerà vecchio rimase ad indicare la sua antica localizzazione.
Nella seconda metà del Cinquecento, vicino alle località dette “la foresta”[cxviii] e “Alimati”, passava la via pubblica detta “di Sfodari”[cxix] mentre in loco detto “Stragurace”, passava la via pubblica che conduceva al fiume ed alla salina di Neto.[cxx]
La Chiubica di Niffi
Alla metà del Seicento, la terra di Roccabernarda, distante circa quattro miglia da Santa Severina ed oltre dodici miglia da Cutro,[cxxi] presidiava ancora la via pubblica detta “la Chiubica de Niffi” che, costeggiando il corso del fiume Tacina e passando presso i resti dell’antico abitato di San Pietro di Niffi, consentiva di inoltrarsi per raggiungere Cosenza ed altri luoghi del Marchesato di Crotone: “… e và alla via detta la Chiubica de Niffi in piedi di d.a Valle, per la q.ale via si và in Cosenza, e per tutto il marchesato di Cotrone, et in altri luoghi, e per la d.a via à bascio và à ferire allo detto Vallone delli monumenta …”.[cxxii]
Soggetta alle piene del vicino corso del fiume che in questo periodo, avevano imposto che fosse variato il suo percorso,[cxxiii] l’esistenza di questa via pubblica è documentata ancora agli inizi del Settecento, quando, tra le gabelle poste nel “Corso di Umbro di Manno”, ai confini tra il territorio di Roccabernarda e quello di San Mauro, sono menzionate quelle dette: “Umbro sopravia, e sopravia l’acquaro”, con la “parte sottovia” di dette gabelle che apparteneva al territorio di Roccabernarda mentre, extra corso, si trovavano quelle dette “Serra Rossa sottovia”, “piano del Piro sottovia” e “Serra delle fosse sottovia”.[cxxiv] In relazione alla diramazione che, da questi luoghi, si dirigeva verso la città di Crotone, agli inizi del Settecento, il Mannarino riferisce l’esistenza della “via publica, quae vadit versus Cotronum usque umbra de mana”.[cxxv]
L’importanza dell’antico percorso che dalla sua foce, risaliva il percorso del fiume Tacina passando per Roccabernarda, sarà mantenuta fino alle soglie della modernità. Agli inizi del Novecento, la via che da Roccabernarda conduceva a “Serrarossa” ed alla rotabile nazionale Cutro-Policastro, passava “sulla sponda sinistra del fiume Tacina” che l’aveva alluvionata, danneggiandola sensibilmente. Per “gran tratto del suo corso”, il fiume rasentava questa “strada pubblica comunale, che dall’abitato mena a diversi punti: alla Stazione di Cutro, a molti comuni del Marchesato di Cotrone, ed al capoluogo del Circondario. È questa una strada di primissima importanza perché unico sbocco commerciale di questo e di altri paesi vicini e di molti comuni silani della Prov. di Cosenza, effettuandosi altresì su di essa il transito di tutto il bestiame dalla Sila alla marina e viceversa”.[cxxvi]
Da Crotone “entro terra”
L’antico percorso costiero che raggiungeva Crotone e che proseguiva dirigendosi al capo Lacinio, “passando sulle colline di Santa Maria della Scala, Vrica, Prasinace, ecc., sovrastando sia la riva del mare che la vallata del torrente Tuvolo”,[cxxvii] si diramava dalla città verso le principali località vicine poste nell’entroterra. Tra questi collegamenti che si originavano da Crotone, particolare importanza aveva quello con la città di Isola. Dalla copia di un documento del 1145, con il quale re Ruggero II confermò ed ampliò a Luca, vescovo di Isola, i privilegi già concessi dal duca Ruggero, dove sono descritti i confini del territorio appartenente al vescovo di Isola, apprendiamo che la “viam publicam qua itur Cotronum” passava nelle vicinanze della “ecclesiae Sancti Nicolai”.[cxxviii]
Ritroviamo menzione della via che proviene da Crotone in un atto del marzo 1210, dov’è riportata la confinazione del tenimento di “Fontana Murata” posto “in Insula”, in cui si dice: “Incipit a loco ubi nascitur acqua Tripani et inde versus orientem ascendit vallis, usque ad locum … parvuum et ad viam quae venit a Cutrono, et vadit via per Rubertum Sanctae Barbarae usque ad Sanctum Nicolaum de Trodiio, et inde per caput tenimenti quod tenet episcopium Cotroni”,[cxxix] mentre, in un documento del dicembre 1225, che menziona i confini del territorio di Buggiafaro, troviamo: “tenimentum Buchafari sic dividitur: ab oriente est vallonus Flaiani : ab occidente Colphum Episcopi : a meridie mare : et ab aquilone serrae Virmiae et via”.[cxxx]
Poco dopo la metà del 500, la “via pubblica” che da Isola andava a Crotone costeggiava un corso d’acqua detto “l’acqua de lo fico” e attraversando la gabella di Salica, faceva da confine tra quest’ultima e la gabella di Carbonara,[cxxxi] mentre in un atto pubblico del maggio 1568 che descrive i confini di Buggiafaro, tra i limiti principali di riferimento, oltre alla “via che da Isola va a Crotone”, troviamo anche “la via vecchia”.[cxxxii] Questa via vecchia che, costeggiando, conduceva anticamente dal Lacinio alla città di Isola, risulta menzionata anche successivamente.[cxxxiii]
Il percorso delle vie che da Crotone conducevano a Isola c’è descritto con accuratezza alla metà dell’Ottocento. Dalla porta della città e “Spadaro”, per “la Carrara”, la via giungeva a “Bernabò”. Da qui, una diramazione di questa via risaliva la vallata alla destra del torrente e per “Piani del Conte”, attraversava “Tuvolo”, saliva per la località “Coppola”, quindi per “Salica” e “Carbonara”, andava ad Isola. L’altro ramo attraversava il torrente, risalendo a destra del fiume Esaro e per “Olivella” e “S. Polito”, giungeva a “Magliarello”, dove si divideva. Da questo punto, per “Miccisi”, una via saliva per “S. Andrea”, giungendo ad Isola per i “piani della Ventarola”, mentre l’altra, per il vallone di “Traffinello” e “Valle di Liotta”, giungeva ai “Mulini di S. Anna”.[cxxxiv]
Altre strade collegavano la città di Crotone ai casali di Papanice, Apriglianello, Scandale e San Mauro. Alla metà dell’Ottocento, da Crotone, la strada che conduceva a Papanice giungeva allo “stretto delle Vigne”, dove si divideva in due diverse strade comunali, entrambe classificate di categoria A. La prima arrivava a Papanice passando per “Torritonda” e “vigne di Lampus”, la seconda vi giungeva attraversando le località “Vela”, “Esca” e Petrarella”.[cxxxv]
Dalla prima strada comunale, in località “pozzo Torritondo”, si diramava la strada vicinale che saliva ad Apriglianello e che, una volta discesa “al vallone Chiacchiavia”, per “volta Infortunata”, “Arcidiaconato”, “Vituso” e “Gullo”, conduceva a Scandale e San Mauro.[cxxxvi] Percorreva il “vallone Cacchiavia”, anche l’altra strada vicinale che, da sotto “Brauso”, per “Giammiglione”, “Strongoliti”, “S. Domenica”, “Mezzaricotta”, giungeva a “Vituso” e proseguiva fino a San Mauro e Scandale.[cxxxvii]
Ancora dalla strada “Comunale delle vigne” che portava a Papanice per “Torritonda”, e precisamente “dal Portone Vigna Nuova”, si diramava la strada vicinale che, discendendo al fiume “Papaniciaro”, riuniva la località detta “il Ponte di Albano” alla “salita di S. Brase”.[cxxxviii]
Da Papanice, passando per “Gian Cavaliere”, un’altra strada vicinale s’innestava a quella detta “del Vituso”, proseguendo per Scandale e San Mauro.[cxxxix]
Per Belcastro e Tacina
Alla metà del secolo XII, la descrizione fornitaci da Edrisi, evidenzia che, relativamente alle principali direttrici di attraversamento della parte centrale della regione, la città di Crotone aveva i suoi collegamenti più importanti con Genicocastro (ǵ.n.qû qasṭ.rû) e Tacina (tâǵinah). Passando per Genicocastro (detta poi Belcastro), era possibile raggiungere le terre del Cosentino attraverso la valle del fiume Corace, aggirando così le parti della Sila intransitabili durante la stagione invernale. Per Tacina, invece, passava la via che discendeva lungo la costa ionica.
L’esistenza del percorso viario “entro terra” tra Crotone e Tacina menzionato da Edrisi, che collegava questi due centri antichi almeno fin dal periodo romano, coprendo distanze analoghe a quelle che separavano Crotone dalla città di Genicocastro/Belcastro, risulta documentato anche in seguito. Ciò in ragione del fatto che, per tutto il Medioevo, l’abitato di Tacina mantenne la sua importanza, continuando ad essere uno dei principali luoghi marittimi di riferimento per i centri dell’interno.
L’importanza del passo di Tacina, evidenziata già verso la fine del secolo XIII, in occasione della guerra del Vespro,[cxl] si rileva ancora alla metà del Quattrocento, quando a Tacina si esigeva lo ius del “passo”, dal quale furono esentati per privilegio quelli di Catanzaro,[cxli] mentre sappiamo che a seguito dell’ordine di Ferdinando I del 18 novembre 1471, affinchè “l’esazione de’ passi fatta si fosse a dovere”, si notificò detto ordine, tra gli altri, a “Gulielmo de Monacis per lo passo della Torre tacina”, “per aversi la notizia di quei passi, che fuor di ragione esigevansi”.[cxlii] Questo passaggio è documentato ancora relativamente agli anni 1486-87 quando, tra le entrate feudali di Tacina, troviamo quella relativa al diritto di traghettamento sul fiume (“Scafa e chiusa de Tacina”) affittata a Salvo de Stilo,[cxliii] mentre sono documentate alcune spese per la manutenzione dell’imbarcazione necessaria.[cxliv]
La via “traversa”
La documentazione cinquecentesca evidenzia che, tra le prossimità di Cropani e di Crotone, esisteva “la via traversa”, che “è strada pp.ca che vene da verso la torre de tacina et altre bande et va verso Cotrone et anco verso la città p.ta dell’Isola”, ovvero che “vene dal Isola, et va verso cropani”. Questa via attraversava le terre di San Leonardo, dove giungeva una “viam veteram”,[cxlv] e dopo aver attraversato il territorio di Le Castella, si dirigeva verso il casale di Massanova.
Relativamente a questa viabilità, troviamo notizia già nella documentazione medievale. Un atto del gennaio 1201, che riporta la confinazione del “tenimentum mandre quod dicitur Umbre Pagani”, posto “in pertinentiis Tacine”, menzionando il luogo detto “in vallone Terrastri ad terras Turturene”, evidenzia l’esistenza della via detta “de Cutro” presso il “vallonem Draconis” ed il confine con il tenimento di Roccabernarda.[cxlvi]
Lungo il corso di questi due valloni troviamo altre importanti vie. La “viam qua itur mensuracam” che giungeva al “passum ubi dicitur lo Pirillo et iux.a airas veteras”, da dove si diramava “queddam via nova q.a itur ad casale ditte turris tachine”, risulta menzionata nel 1518, a riguardo della confinazione di un appezzamento appartenente alla chiesa di Santa Maria de Castellis, posto “in tenim.to p.to tachine” e confinante con il “littus maris”, dove continuano ad essere menzionati il luogo ed il vallone detto “terrastro” ed il “vallonum Dragonis”.[cxlvii]
La via Traversa in territorio di Le Castella
La presenza di una “via pupplica” in località Campolongo, si rileva già in un atto del 1251, relativo alla vendita di alcune pezze di vigne poste “in tenimento Castellorum Maris, in loco qui dicitur Ca(m)polongus”.[cxlviii] Ritroviamo questa via nella documentazione cinquecentesca, quando la via detta “la via traversa la q(ua)le vene dal Isola, et va verso cropani et per d(et)ta via stà la magior parte dele vigne, et ter.rii deli homini de d(et)ta T(er)ra dele Castelle et anco del Conte de ayello”,[cxlix] risulta definita come la “Viam publicam quae venit de tacino et vadit ad turrim de Insula, et limitantur cum terris Sanctae Efemiae”.[cl]
Questa via che transitava nel territorio di Le Castella, nelle vicinanze della gabella “delo Archidiaconato”, delle terre “de s.ta Dominica”, di quelle dette “de grigorello”, e di quelle dette “la lenziata”, ed ancora, della gabella di “Campo longho”, della “spiaggia del mare” e delle terre dette “di camarella”, incrociava un’altra via “dittam de Cosentino”, “in loco ubi dicitur cosentino”.[cli] Ancora nel 1795, tra i beni dell’ordine Gerosolimitano appartenenti alla Commenda Seconda di Belcastro, troviamo la gabella “Cosentino” sita nel “Tenim.to delle Castelle”, posta “nel mezzo delle Terre dette il Corso di Campo Longo della Camera Baronale, e soltanto dalla parte di mezzogiono vien divisa dalla strada publica.”[clii]
Attraversato il territorio di Le Castella ed arrivata al confine di quello di Isola, la via traversa giungeva al vallone “dittus de cucuriaci alias la burga de lo lino” (attualmente “Vallone Vorga”), presso cui era il “locum dittum lo Ponte quo transitur et itur versus Civi.tem Insule”. Nelle vicinanze, risalendo il corso di questo vallone, nel luogo detto “lo passo de Cotroni”, la via s’inoltrava verso Crotone, giungendo al “passum dittum de s.to Petro”.[cliii] Da questo punto, la via traversa che “è strada pp.ca che vene da verso la torre de tacina et altre bande et va verso Cotrone”, si dirigeva “ad irto verso lo casale di Cutro et in lo deritto in verso lo casale di massa nova”, come evidenziano anche gli antichi confini del territorio di questo casale: “ab oriente vallonis Tripani et ferit ad viam euntem ad casalem Massanovae”.[cliv]
L’istmo di Catanzaro
Accanto al percorso che, attraverso Tacina, collegava la città di Crotone agli altri centri marittimi del versante ionico, un altro percorso più interno che partiva dalla città, consentiva di attraversare l’istmo tra il golfo di Squillace sulla costa ionica e quello di Hipponio/Vibo Valentia su quella tirrenica, innestandosi così alla viabilità principale della regione. La particolare importanza per i collegamenti terrestri, di quest’istmo, è sottolineata già negli antichi itinerari, che evidenziano come esso costituisse il massimo restringimento della penisola italiana ed il punto più favorevole per chi volesse transitare tra le due coste: “Verum Italiae longitudo, quae ab Augusta Praetoria per Urbem Capuamque porrigitur usque ad oppidum Regium, decies centena et viginti passuum colligit, latitudo, ubi plurimum, quadringenta decem, ubi minimum, centum triginta sex milia. artissima est ad portum quem Castra dicunt Hannibalis: neque enim excedit quadraginta milia.”[clv]
Nella sua “Geografia”, Strabone menziona per la prima volta l’istmo esistente nei luoghi abitati dai Brettii, quando afferma che essi abitavano una penisola “il cui istmo va da Scylletium fino al golfo di Hipponion”, affermando che “Quest’istmo, fra il golfo di Hipponion – che Antioco chiama Napetino – e quello di Scillunte, misura 160 stadi”.[clvi] Strabone menziona ancora l’istmo nel proseguo della sua opera geografica, soffermandosi sulla città di Scylacio che aveva dato il suo nome al golfo: “Viene poi Scylletium, colonia di quegli Ateniesi che seguirono Menesteo (ora chiamata Scylacium). (…) Dal nome della città anche il golfo prese il nome di Scilletico: esso forma, insieme a quello di Hipponion, l’istmo di cui si è già parlato.”[clvii]
La particolare importanza strategica di Crotone nell’ambito del controllo dell’istmo, è posta in risalto al tempo della guerra greco-gotica (535-553 d.C.), quando, descrivendo i fatti che avevano determinato la liberazione della città di Crotone dall’assedio dei Goti (552 d.C.), Procopio di Cesarea riferisce che, al sopraggiungere della flotta bizantina, gli assedianti si erano rifugiati in parte con le navi nel porto di Taranto, ed in parte avevano trovato riparo ai piedi del “monte Scilleo” (Σϰύλαιον).[clviii]
Questo antico toponimo, proprio della città di Squillace (Scylletium /Scylacium) e del golfo omonimo (Scillunte/Scilletico), ricordato da Edrisi alla metà del sec. XII che, a proposito del porto detto in arabo qurṭ mâriyah (“L’orecchino di Maria”), afferma che a partire da esso “cresce la scilla di mare” (braccio di mare), ossia che da tale punto aveva inizio questo golfo,[clix] permane infatti anche nel nome di alcuni centri dell’interno (Sellia, Scigliano), particolarmente importanti riguardo la viabilità principale della Calabria centrale, essendo correlato alla percorribilità dell’istmo.
Verso Catanzaro
Durante il Medioevo la via che, da Crotone, consentiva di attraversare l’istmo, percorrendo il tragitto più breve per raggiungere il Tirreno, passava per Catanzaro e Maida, come possiamo ricavare già nella cronaca del Malaterra durante la seconda metà del sec. XI, quando quest’autore espone le vicende che portarono alla formazione della contea di Catanzaro.[clx] Come evidenzia Edrisi alla metà del sec. XII, lungo questo percorso che, da Crotone, attraversava il fiume Tacina presso la località di Termine Grosso, proseguendo per Genicocastro e Simeri (sîm.rî), quest’ultima rivestiva una particolarmente importantanza, essendo il crocevia tra questa via che collegava Crotone e Catanzaro (qaṭanṣâr), e quella che da Taverna (ṭabarnah) discendeva al mare.[clxi]
Relativamente alla viabilità che consentiva la percorrenza dell’istmo durante questo periodo, c’informano alcuni atti stipulati nella primavera del 1223, quando, durante il suo viaggio che dalla Puglia lo portava a Palermo, Federico II fece tappa a Crotone, Maida e Mileto.[clxii]
Contribuivano alla importanza militare di questo tracciato, i diversi approdi sicuri esistenti lungo questo tratto di costa, tra cui quello posto alla foce del fiume Crocchio, come c’informa il racconto seicentesco del D’Amato, che riferisce circa le operazioni condotte durante la guerra del Vespro, dalle truppe aragonesi guidate personalmente dal re Giacomo d’Aragona e dall’ammiraglio Ruggero de Lauria, contro quelle angioine che assediavano Catanzaro. In quella occasione, il re “à gli otto di luglio sbarcato poco dal fiume Crocchia distante, inviò Ruggero al soccorso degli assediati. Questo mosse al medesimo giorno, et à nove del detto su’l fiorir dell’Alba si presentò à vista delle Tende Francesi” nei pressi di Catanzaro, mentre il re si tratteneva accampato “nelle riviere di Crocchia”.
Sempre secondo questo racconto, l’ammiraglio dopo essersi scontrato con gli angioini e ritenendo insufficienti le forze residue rimastegli, la notte seguente alla battaglia si ritirò “alla volta di Crocchia”, inseguito “col giorno da mille cavalli francesi” che, “non havendolo raggiunto, doppo dieci miglia di seguita, dubbiosi non s’incontrassero co’l resto dell’Esercito, che co’l Re Giacomo era rimasto, quale havean presentito marciasse alla volta di Catanzaro, ferono à gli alloggiamenti ritorno.”[clxiii]
Il ponte del Crocchio ed il passo di Crotone
La particolare importanza del collegamento stradale tra Crotone e Catanzaro, sia a fini militari che per quelli commerciali, è evidenziata in periodo aragonese, dal privilegio concesso alla città di Catanzaro dato in Castelnuovo il 15 luglio 1445 che, oltre a contenere la licenza per l’esercizio della fiera e la conferma dei privilegi precedenti, stabiliva “Che non paghino i Catanzaresi al Marchese d’Arena Ius di passaggio, ne al Governadore di Cropani, delle Castelle, e della Motta di Tacina.”[clxiv]
In questo periodo è documentata anche l’esistenza di un attraversamento stabile del Crocchio. Proveniente da Catanzaro e nel mentre si recava all’assedio di Belcastro, il 2 ottobre 1459 “In nostris felicibus castris prope Pontem Crochi”, re Ferdinando confermò all’abate Enrico de Modio i privilegi dell’abbazia di Altilia.[clxv]
Anche in occasione della visita alle fortificazione della zona, compiuta dal duca di Calabria, risulta descritto un itinerario per Crotone passante per Belcastro. L’undici marzo 1489, il duca che si trovava in Catanzaro, “Surrexit a lectulo et quam primum fece collatione et venne allogiare quella sera a bel castro et passo tre fiumare: la prima alli …… la 2.a la fiumara de simili et la 3.a crocchi.” Il giorno successivo, “Partio da bel castro et uenne Sua I. S. a le castella et quam primum comedit: et poi ando per mare intorno a la terra et poi ando per terra a prouedere a lo castello et passo lo fiume de tagina: et la casa quel di ando a Cotrona.”.[clxvi]
Alcuni documenti che descrivono i possedimenti della Mensa Vescovile di Belcastro (1673), documentano l’esistenza del “passo di Cotroni” presso la “fiumara di Crocchia”, nel luogo “dove se giunge con la fiumara di Nasari”, e nelle vicinanze del “passo di Crocchia del Ceramedio”.[clxvii]
“La Cubica”, ossia “Chiubica”
Oltre ad evidenziare l’esistenza di questa via che conduceva a Crotone, la documentazione seicentesca, evidenzia l’esistenza in territorio di Belcastro, di una via pubblica detta “La Cubica seu Chiubica” che, dopo aver superato il fiume Tacina, proseguiva costeggiando attraversando le terre del feudo di Botricello e quelle del feudo di Magliacane. Nel 1650 il monastero di San Domenico di Belcastro, possedeva due “pezzi di terreni loco detto La Cubica seu Chiubica da vinti cinque tumulate”[clxviii] mentre, nel 1673, la Mensa vescovile di Belcastro possedeva un “territorio Loco detto la Chiubica dentro il Feudo di Botricello”, e “due Sozze di terre de sidici salmate in circa dentro il Feudo di Magliacane sotto, e sopra via, e quella di sotto via seu sotto la Chiubica”.[clxix]
La presenza di questa via pubblica è testimoniata anche in seguito. Dalle notizie contenute nel catasto onciario di Belcastro (1742-43), apprendiamo che il sacerdote D. Giuseppe Corabi, assieme ai fratelli Antonio e Francesco Corabi ed alla loro madre Catarina Greco, in qualità di eredi dello zio D. Francesco Pugliese, canonico della terra di Cropani, possedevano in comune ed indiviso, alcuni beni in territorio di Belcastro, presso “la fiumara di Crocchia”, vicino ai feudi detti “il lochicello” e Botricello, ovvero: le “Terre Ignobili” di sei salmate di “Campo Calojero sottovia”, dove detenevano solo lo jus seminandi, confine i beni del sig. Giuseppe Mottola della città di Catanzaro, ed i “Pezzotti di Terra Ignobili sotto Chiubica” dove detenevano solo lo jus seminandi, confine i beni del sig. D. Emanuele de Riso di Catanzaro ed altri fini.[clxx]
La rotabile per Cutro
Rispetto alla viabilità medievale che, inerpicandosi sulle colline, collegava la città di Crotone a quella di Catanzaro, risalendo la vallata dell’Esaro mantenendosi sempre alla destra del suo corso, attorno alla metà del Settecento, l’esigenza di poter disporre di strade adeguate ad un traffico carrozzabile, determinò la realizzazione di un nuovo tracciato più pianeggiante lungo la vallata.
Alla metà dell’Ottocento questa nuova strada rotabile era ancora in gran parte incompleta, interessata da varie modifiche, a causa di alcune difficoltà che furono evidenti fin dai primi momenti. Come si manifestò già in occasione della visita del re Carlo III di Borbone che, il 3 marzo 1735, avendo appena lasciato con il suo seguito la città di Crotone diretto a Cutro, passando per la nuova via pubblica, aperta, “per mag.r commodo del passaggio di S. M.”, nel “mezzo delli piani” del territorio detto “La Pignera”, fu sorpreso da un violento nubifragio che provocò l’allagamento della strada, facendo impantanare e bloccare i calessi ed i carri in aperta campagna, mentre solo a stento il re riuscì a rifugiarsi a Cutro.[clxxi]
Nel 1756, sotto la guida dell’ingegnere Pietro Sbarbi,[clxxii] fu realizzata la costruzione di una nuova strada che, in prossimità di Crotone, attraversava l’Esaro mediante un nuovo ponte per risalire la vallata alla sinistra del fiume. Tra il 1756 ed il 1761, l’ingegnere militare Giuseppe Laurenti, oltre a dirigere i lavori del nuovo porto, s’interessò anche a progettare ed a costruire un nuovo ponte sull’Esaro.[clxxiii]
La Carta Corografica della Calabria Ulteriore, fatta dal P. Eliseo nel 1783, evidenzia che la via proveniente da Catanzaro, costeggiava passando presso la “Ost. Magliacane” e per Cutro, giungeva a Crotone. In relazione a questo percorso costiero, l’Atlante del Regno di Napoli in VI fogli di G. A. Rizzi Zannone del 1788, evidenzia l’esistenza del passo del Crocchio (“Passo del Trocchio”) in prossimità del mare, come ritroviamo successivamente, nella Carta della Provincia di Calabria Ulteriore 2° del 1852 (“Passo del Trocchio”) e in una carta del 1882 (“Passo del Crocchio”). La località continua a mantenere la stessa denominazione, come rileviamo dalla toponomastica riportata nella cartografia dell’IGM attualmente in uso.
Questa strada classificata tra quelle “Rotabili a stento”, nella “Carta degl’Itinerarj Militari da Bologna a tutto il Regno di Napoli ordinata da S. M. Giuseppe Napoleone I” (1808), percorreva 30 miglia tra Catanzaro e Cutro ed altre 12 per raggiungere Crotone. La stessa carta c’informa che, attraverso un tragitto più breve e più diretto, ma su una strada non rotabile, si percorrevano 11 miglia da Cutro per raggiungere “Cropane”, mentre altre 11 miglia separavano Cropani da “Catanzaro”.
La campagna del cardinale
Il percorso costiero tra Catanzaro e Crotone in questo periodo, con le sue principali connessioni, c’è illustrato attraverso le vicende della campagna militare condotta dal cardinale Ruffo nel Crotonese agli inizi della primavera del 1799. Proveniente da Mileto, dopo aver attraversato Monteleone, Pizzo, Maida e Borgia, il 14 marzo di quell’anno, il cardinale si trovava accampato “alla marina di Catanzaro” dove, anche se ostacolato dalla piena dei fiumi, si accingeva a “prendere la strada di Cotrone, invece di quella di Cosenza”. Avendo effettuato questa scelta strategica per cautelarsi da possibili aggiramenti da parte delle forze nemiche, che sarebbero potute provenire da quest’ultima via, egli disponeva che fosse presidiato il passaggio fluviale presso Tarsia, luogo in cui si congiungevano la strada che dalle Puglie e da Matera arrivava “comodamente” a Cosenza e quella che “unicamente” discendeva da Napoli passando per Lagonegro.[clxxiv]
Cinque giorni dopo, sempre ostacolato nei suoi movimenti dalle pioggie incessanti, il cardinale si trovava ancora “nel casino del barone Schipani alla marina di Cropani”, in attesa di potere proseguire per Cutro. Il 23 di marzo era alla “Torre di S. Leonardo”, il giorno dopo a Cutro e successivamente raggiunse Crotone.[clxxv]
La “chiubica” nell’Ottocento
Agli inizi dell’Ottocento, l’esistenza della via costiera detta la “chiubica, o sia strada publica” è confermata da documenti che descrivono i possedimenti della Mensa vescovile di Belcastro (1802).[clxxvi] Come evidenzia la “Carta del “Regno delle Due Sicilie” di Benedetto Marzolla (1841 circa), dalla città di Crotone, passando per “Cutro”, la via giungeva a “Catanzaro”, collegandosi alla strada regia postale sotto Tiriolo.
Attraverso l’esposizione dal sottintendente Lorenzo Riola (1858), apprendiamo che alla vigilia dell’Unità d’Italia, lungo la costa ionica “ove è naturalmente tracciata”, esisteva ancora “la così detta Chiubbica”, la quale dal fiume “Alli”, per la “marina di Sellia”, giungeva a “Tacina”. A quel tempo, il detto sottintendente lamentava il fatto che, quantunque il re avesse ordinato la costruzione di “una strada lungo la marina del Jonio”, le sue disposizioni erano rimaste lettera morta, perché i progetti immaginati per la sua realizzazione, invece di privilegiare il suo naturale percorso costiero, tendevano a spostarla nell’interno per favorire alcuni comuni, facendo così lievitare le spese con il risultato di impedirne la realizzazione.[clxxvii]
La “Strada Publica” e la “via dello Steccato”, presso la foce del fiume Tacina, sono riportate in una pianta senza data, realizzata dal regio ingegnere ed agrimensore Antonio d’Aloisio e nella pianta, anch’essa non datata, realizzata da Vito de Luca che rilevò lo stesso luogo.[clxxviii]
Dopo la costruzione della linea ferroviaria, la via assunse definitivamente un tracciato prevalentemente costiero, come si rileva nella carta della “Provincia di Catanzaro (Calabria Ulteriore Seconda)” tratta dall’ “Atlante Geografico dell’Italia” (1868) edito da Francesco Vallardi, dove rileviamo che da “Cotrone”, passando per “Cutro”, la via giungeva presso la foce del fiume Tacina, rimanendo vicina alla linea ferrata fino all’attraversamento del fiume Simeri, da dove giungeva sotto Catanzaro. Da questo punto, per “Squillace”, la via discendeva la costa verso sud. A nord di Catanzaro, si diramavano la via che per “Scigliano” conduceva a Cosenza, e quella che per “Tiriolo”, consentiva l’attraversamento dell’istmo. Quest’ultima si congiungeva presso “Maida” con la via che da “Scigliano”, per “Nicastro”, si dirigeva per “Monteleone di Calabria” a Reggio.
Le vie della Sila
La particolare importanza che ebbe l’altopiano silano, nell’ambito dell’interscambio economico tra Cosenza ed i suoi casali, da una parte, ed il Crotonese dall’altra, determinò, fin dall’antichità, la percorrenza tra la pianura ed i monti, attraverso itinerari stagionali condizionati dalla natura dei luoghi, particolarmente ostile durante l’inverno, quando le copiose nevicate determinavano la chiusura dei passi ed obbligavano ad aggirare l’altipiano, transitando attraverso i centri abitati della fascia pedemontana. Questi sorsero lungo le poche direttrici che consentivano i movimenti durante tutto il corso dell’anno e nei luoghi che potevano assicurare la sussistenza degli uomini.
Il collegamento tra le marine del Crotonese e la Sila (’aṣṣîlâ), attraverso la valle del fiume Neto (nahr nîtû) e quella del Lese, è evidenziato da Edrisi alla metà del secolo XII, che menziona i principali luoghi di snodo e controllo della viabilità esistente, rappresentati dai vescovati di Cerenzia (ǵ.runtîah, che dicesi pur ǵ.ransîah) e Santa Severina (śant samîrî), attraverso cui si transitava per raggiungere i principali centri costieri antichi: Strongoli (’.str.nǵ.lî), che aveva ereditato il ruolo della Petelia romana, e Crotone (qutrûnî) che continuava a persistere nei luoghi dove era prosperata la polis greca.[clxxix]
Nell’alta e media valle del Neto, invece, gli antichi itinerari che discendevano dall’altopiano silano, trovarono la loro principale articolazione all’interno dei territori appartenenti all’abbazia florense di San Giovanni in Fiore, alla città di Cerenzìa, ed al “castrum” di Caccuri, come documentano già le carte medievali, e come dettagliano maggiormente, le platee relative ai possedimenti abbaziali che furono compilate nel Cinquecento e nel Seicento.[clxxx]
La via “grande” che “veneno li Consentini”
L’importanza del territorio di Cerenzìa nell’ambito dei collegamenti tra le aree interne del Crotonese e quelle del Cosentino, è posta in risalto agli inizi della dominazione normanna, in occasione dei fatti che portarono il conte Ruggero ad assediare la città (1090). In questa occasione, dopo essere riuscito ad aver ragione della sua resistenza, il conte proseguì la sua marcia verso Cosenza, affrontando l’arduo ostacolo della montagna silana.[clxxxi]
L’esistenza di una “via publica magna Sylara” che, da Luzzi, “ascendit ad Sylam”, è documentata già da un atto del settembre 1196.[clxxxii] Giunta al Neto transitando attraverso il “Varco di S. Mauro”,[clxxxiii] dove era la “Ecclesia antiqua de S. Mauro delli Zifonati”,[clxxxiv] questa via incrociava la “via pubblica, che porta alli Casali di Cosenza”, e superato il passo sul fiume posto sotto il “castellum de Sclavis”, dove correva il confine dell’abbazia di San Giovanni in Fiore,[clxxxv] attraversava il territorio florense discendendo verso i centri del Crotonese.
Alla metà del Seicento, questa era detta la “via publica che và alli Casali”, ovvero la “via publica grande, che và alli Casali”, e passava presso il “fiume di Garga”, dov’era il “passo del fiume Garga”, confinando le colture poste nella “Difesa detta Garga” e quella detta “Stradolati” (= strada grande).[clxxxvi]
Giunta nel luogo in cui sorgeva l’abbazia, questa “via grande, che passano li Cosentini”, attraversava il fiume Neto giungendo in loco detto “lo prato de la Serra”, confinando la località di “Macchia de Trono”,[clxxxvii] e alcuni “terreni ed una Serra d’acqua” appartenenti alla corte baronale di Caccuri, che erano confinanti anche con il fiume Neto e “lo vallone, che vene da bonbino”.[clxxxviii]
Discendendo a valle, “la via che veneno li Consentini” passava in loco detto “le Serre de lo Circhiaro”,[clxxxix] giungendo nelle località dette “namorella” e “Stavennera”,[cxc] mentre è documentato il passaggio della via proveniente da Cerenzia “e dalli Casali” di Cosenza, per il casale di Virdò.[cxci]
Per il passo di Lepore ed il Neto
L’importanza della posizione in cui sorgeva il casale di Virdò, è sottolineata dal fatto che, in loco detto “lo Virdò”, questa “via publica, che vene da Cerentia”, incrociava la via publica proveniente da Caccuri che, passando per “le Cuture”,[cxcii] giungeva in loco detto “lo passo de Lepore”, da dove si originava un itinerario che, attraverso gli abitati di Belvedere e Rocca di Neto, conduceva fino alla foce del fiume Neto.
La “via publica, che vene da Caccuri”, ovvero “la via publica, che vene da la d:a Terra, et se ne descende alla via nominata de le Cuture, et che và allo Casale de bellovedere”,[cxciii] passava nelle località di “Bauzamo” e “Santo Aleni”.[cxciv] Superato il passo sul fiume Lepore, la “via che va ad bellovedere” passava nel loco detto “bardaro” in territorio della città di Cerenzia.[cxcv] L’esistenza di una via discendente dalla città di Cerenzia, che passava vicino al fiume Lese, risulta documentata in già in periodo svevo.[cxcvi]
Il casale di Laconi
La via pubblica che da Caccuri conduceva alla città di Cerenzia, attraversava il luogo detto “laconi”, vicino al loco detto “la timpa grande de lo Casale de Laconi”.[cxcvii] Questa “via publica, che vene da Cerentia”, passava per le vigne in loco detto “Phillinoi”,[cxcviii] per le vigne esistenti in loco detto “li milissi” (“li milessi, “li milisse”, “li melissi”), ovvero “le timpe grande de li melissi”, dove passava “la via publica, che va alla Coni”,[cxcix] giungendo in loco detto “laconi”,[cc] anch’esso caratterizzato dalla presenza di vigne.[cci]
Da Caccuri al fiume Neto
La “via publica che vene da Caccuri”, ovvero “la via publica, che vene de posetto”, luogo prossimo alla “porta piccola” della terra di Caccuri,[ccii] discendeva verso il fiume Neto, giungendo nei luoghi detti “li luzi” e “tenimento”, presso la “Fiumara de Calosira” e “lo Vallone de lo Stano”.[cciii] Questa via passava in loco detto “farchetto Seu mammeri” (Giachetta ?), vicino alla “Gullea”,[cciv] per “lo passo subtano de Scanna Iudeo, nominato lo passu di Panphilio”, presso la “Fiomara de Lepore”, dove passava anche “la carrera”, o “Carrara per causa delli carri, che per essa calano li legni della marina”,[ccv] presso “Franchiscia” (“Sprachescia”),[ccvi] e per il loco detto “Magognano”, o “le Pantana de Magognano”, dove passava “la via che vene de li luzi”.[ccvii]
Qui giungeva anche la via pubblica che “va alli Campanelli”, che discendeva dal loco detto “in capo li Campanelli”, vicino a quello detto “Rittura”, presso l’abbazia dei Tre Fanciulli, dove passava la via vecchia detta di Caria.[ccviii]
La via vecchia e la via “que venit a civitate Cerentie”
Dal luogo detto “Borga negra”, presso il corso del fiume Neto, “la via vecchia” detta di Caria, risaliva passando vicino al “Romitorio di S. Maria della Paganella” che sorgeva nel luogo dove, in passato, era esistito l’antico monastero di Santa Maria dei Tre Fanciulli[ccix] e, per “acqua fredda” e per la scansata che si trovava in loco detto “le Fontanelle”, vicino e sottostante a quello detto “lo passu de lo Salice”, si dirigeva a San Giovanni in Fiore.[ccx]
Questa “via, che và à S. Gio: in fiore”[ccxi], giungendo nel luogo detto “Porto”, o “Portio”,[ccxii] transitava “supra li Castagni de Abbati Marco”, dove passava anche “la via publica, che va allo Circhiaro”[ccxiii] dalla quale “veneno li Consentini”,[ccxiv] che transitava in loco detto “in capo lepore”, ovvero “dove nasce l’acqua de lepori”.[ccxv] L’esistenza di questa “viam, que venit a civitate Cerentie et vadit per portium”, che transitava nel luogo detto “la Staula”, o “Stragola”,[ccxvi] e passava nelle vicinanze del luogo in cui sorgeva il monastero di Santa Maria dell’Abbate Marco,[ccxvii] è documentata già alla fine del secolo XII, nei primi documenti dell’abbazia di San Giovanni in Fiore.[ccxviii]
La via pubblica che conduceva all’abbazia di San Giovanni in Fiore, passava invece in loco detto “gemmella”, o “Iemmella”, dove esisteva la “via publica che va allo Portio”,[ccxix] mentre in loco detto “in pede gemmella”, passava “la via publica, che va ad Simigati” o “Simigadi”,[ccxx] località vicina al corso del fiume Neto,[ccxxi] ed al luogo dove quest’ultimo si univa con il fiume Arvo.[ccxxii] Qui, alla confluenza dei fiumi Arvo e Neto, si trovava “lo passu de le Iunture”. Da questo luogo, risalendo il corso del Neto, si giungeva al “passu, che se va ad S. Ioanne”, dove si prendeva la “via, che se va allo d.o Monasterio”, in mezzo alla quale stava “la Cruce de lo ligno”.[ccxxiii] Questa via, attraversava il fiume Neto in loco detto “lo Ponte de Santo Ioanne”, vicino alla località detta “Canalagii” ed al “vallone currente di bonbino”, giungendo così all’abbazia di San Giovanni in Fiore.[ccxxiv]
Alcuni passi pedemontani
Dalla “Staula”, si diramava “la via, che va ad Arcovadia”,[ccxxv] mentre un’altra giungeva “alla Colla dell’Aritara”, dove transitava la “via, che và verso Calamidea”, la quale passava dalla “Colla Sottana della Gradia”.[ccxxvi] In questo luogo ed in quelli detti “supra l’acqua de Lausino” (Auzino) ed “alla Cruce de Arduino” (?), passava “la via publica de la Gradia, che va ad Cravia”, dove si trovava la “Chiesa di S. Marco di Clavia”, e “che vene in Caccuri”.[ccxxvii] Al “Crocevia di Arduino”, la via che passava “per la Serra della Gradia” e “viene da S. Marco di Clavia”, incrociava quella che conduceva al “Colle della Giumenta”.[ccxxviii]
L’abitato di Caccuri era collegato alla via vecchia, attraverso una via pubblica che passava attraverso “lo Casale Innante Santa Maria de lo Succurso”.[ccxxix] In questa parte alta vi erano: “lo passo de lo acummaro” in loco detto “Perdice”,[ccxxx] quello detto “lo passo della luposa”.[ccxxxi]
In vicinanza del fiume Neto si trovavano diversi passi: quello detto “lo passo de lo trefoglo”, confinante con il loco detto “Sautante” e vicino al loco detto “la vurga de lo Cusentino in loco dicto lo Ponte de lo Olivaro” dove si attraversava il fiume.[ccxxxii] Nelle vicinanze di queste località, si trovavano “lo passo de lo milo”,[ccxxxiii] e quello detto “lo passo de Materi”, vicino al loco detto “homo morto”.[ccxxxiv]
Durante il Decennio francese, la viabilità principale che passava attraverso San Giovanni in Fiore, è schematizzata nella “Carta degl’Itinerarj Militari da Bologna a tutto il Regno di Napoli ordinata da S. M. Giuseppe Napoleone I” (1808): da Crotone, su una strada “non rotabile”, percorrendo 10 miglia si giungeva a “S. Severina”, e da qui, dopo 20 miglia, a “S. Gio. in Fiore”. Da San Giovanni in Fiore, percorrendo 28 miglia si giungeva a Rogliano.
Nella Sila
Il territorio abbaziale di San Giovanni in Fiore, posto entro i limiti della Sila, era attraversato da importanti strade, e presso i suoi confini si trovavano i passi principali che mettevano in comunicazione le località del Crotonese con quelle del Cosentino e di altri comprensori. Come rileviamo già dalla documentazione più antica riguardante l’abbazia, presso il suo termine più settentrionale, esisteva il “Vado del fiume di Neto, quale è Sotto il Castello delli Schiavi”, dove passava la via pubblica che conduceva alla chiesa di “Sancti Nicolai de Trigia” (sic, ma Rijo, attualmente Righio) come si evidenzia in un atto del 1223, dove è riportata la confinazione del “tenimento quod dicitur Trium Capitum”.[ccxxxv]
La parte occidentale del territorio abbaziale, era confinata da una via pubblica che, dirigendosi a mezzogiorno, “per petram Caroli Magni et serraticum”, giungeva al passo del fiume Savuto (“vadum Sabuti”).[ccxxxvi] Vicino ai luogo in cui aveva origine il corso di questo fiume esistevano anche: il “passo Petrarva”, da cui passava la via pubblica che giungeva alla “fontana di labro, e tira in giù la fiumarella dell’istessa fontana chiamata Sabuto”, quello detto “fontana di labro” (sic, fabro ?) presso le sorgenti del fiume, ed il “passo del Vallone”, da cui passava la “Strada publica, che và verso li Casali di Cosenza”.[ccxxxvii] L’esistenza del “passo di Canale” è documentata nel 1566.[ccxxxviii]
Da questi luoghi, dove si trovava il “Passo di Cosenza”, e dove passavano “la via che porta a Catanzaro” e quella “che porta a Scigliano”,[ccxxxix] transitava anche la “via della Cava” che, passando “Sopra la Terra di Campo rotondo”, giungeva a Nicastro[ccxl] transitando per “Serra di Piro”.[ccxli]
Il passo dei Cosentini
La “strada pubblica, che porta da Cosenza alle Marine di Cotrone” risaliva la Sila passando per la località detta “Camarda”,[ccxlii] e attraversando la vallata del fiume Ampollino, dove si trovava il passo dei Cosentini (“vadum Cusentinorum”),[ccxliii] giungeva nella località “Anghiarella”, da cui si realizzava il “transito del bestiame” verso il Crotonese,[ccxliv] per i centri di Cotronei e Roccabernarda.
Questa via che transitava nelle vicinanze del fiume Tacina in località “Pantano”, è menzionata in un atto del 16 agosto 1519, quando risulta che attraversava il feudo di Rivioti. Nella descrizione dei confini della parte “inferiorem” di questo feudo, troviamo: “a via qua incipit a vallone pantani fluminis tacine qua via ducit ad ecclesia sancti salvatoris et ferit ad collem dictum dele tre aire, usque ad illas partes limitantes et finientes dictum feudum versus casalem Cotroneorum”, mentre la sua “parte superiori”, era “incipiente a supradicta via et asiendente sursum versus Consentiam et alias partes limitantes et finientes dictum feudum de rivioto”.[ccxlv]
L’esistenza di una via pubblica che passava ad occidente dell’abitato di Cotronei, nelle vicinanze della località detta “serram de Sprolverio”, lungo i confini del feudo di Cotronei, è documentata in occasione della reintegra del detto feudo al conte Andrea Carrafa (1520),[ccxlvi] mentre, ancora agli inizi dell’Ottocento, i fondi “Nucelletto” e “Comuni del Reggio” confinavano con la via pubblica.[ccxlvii] Questa via che passava per le terre di Sanduca, giungeva ad attraversare il fiume Ampollino in loco detto “Agnara”, dove esisteva il “Ponte di Ampollino”,[ccxlviii] incrociando qui la via che, da San Giovanni in Fiore, lungo il confine occidentale del tenimento di Campo di Manna, discendeva verso Taverna.[ccxlix]
Il “Ponte d’Ampolino”, verso cui s’estendeva il territorio di Policastro ancora alla metà del Seicento,[ccl] risulta richiamato verso la fine del secolo, nella leggenda allegata alla carta della Sila disegnata dal tavolario Antonio Galluccio.[ccli]
La carta disegnata dal regio ingegnere camerale Domenico Micheli (1771-1777), evidenzia che la “Strada che viene dalli Casali di Cosenza” e “porta alle Marine di Cotroni”, dopo aver incrociato nella località “Scala di Tripidò”, quella che, da una parte, “porta à S. Gio. in Fiore” e, dall’altra, “in Policastro ed altri luoghi”, passava nel luogo in cui era esistito l’antico monastero di Sanduca. Ancora da questa strada che discendeva alla marina, dalla località “Colla della Saetta”, si diramava quella “che si laccia dalla cennata e porta in Policastro”.
Le carrare del legname
L’importanza della viabilità che attraversava il territorio di Cotronei, collegando l’altopiano silano alle marine del Crotonese, è sottolineata anche dall’esistenza di una via carrara che consentiva il trasporto del prezioso legname silano fino al porto di Crotone. Sottostante alla “Carrara” che attraversava il territorio di Cotronei, “venne posto, nel 1663, uno dei pilastri confinari” della Regia Sila,[cclii] mentre, tra i 109 pilastri che ne costituivano la confinazione nel 1755, troviamo: “Il cinquantaseiesimo sotto la strada detta Carrara, usata per il trasporto del legname alla marina, a seicento passi confinante con Cotronei”.[ccliii] Attorno alla metà del Settecento, da alcuni atti relativi ad una lite portata nella Regia Udienza Provinciale di Cosenza, relativa al pagamento delle spese di trasporto del legname per la costruzione del porto di Crotone, apprendiamo che la “carrea del legname”, era effettuata “da queste Montagne delli Cotronei sino Molerà, e da d.o luogo sino il med.mo Porto”.[ccliv] Alla fine del Settecento, la “Strada Regia detta Carrara”, limitava con la difesa “Nucelletto” ai confini del “Territorio delli Cotronei”.[cclv]
Un’altra importante via carrara discendeva dalle “Montagne di Misuraca”,[cclvi] dove esisteva la camera riservata della “Luparella”,[cclvii] passando nelle vicinanze del luogo dove era stato posto il settantaquattresimo pilastro della confinazione silana del 1755, esistente “lungo la strada dei carri verso la marina di Cropani, a mille passi, ancora sul confine di Mesuraca”.[cclviii]
Da questa località montana, il legname poteva essere trasportato anche al porto di Crotone, seguendo un percorso che prevedeva l’attraversamento del fiume Tacina in località Termine Grosso. L’esistenza di una “viam carraram”, che passava presso il confine tra i territori di Roccabernarda e Tacina, si rinviene già in un atto del 1225, che riporta la confinazione della “grangiam de Terratis”, dove si menziona la “viam que solent ire homines Mes(ora)ce ad terras Castellorum et ad turris Tacin[e]”, nelle vicinanze della località di “terminum grossum”,[cclix] mentre, agli inizi del Settecento, il Mannarino ribadiva l’esistenza della “via publica, quae vadit versus Cotronum usque umbra de mana”.[cclx]
Nell’aprile del 1224, in occasione della conferma di alcuni possedimenti, posti “in territorio di Sancte Sever(ine) in loco qui dicitur Tacina et de aliis terris quas similiter tenetis in eodem tenimento Sancte Sever(ine) in loco qui dicitur Sancte Marie de Feruluso”, si menziona, invece, la “viam veterem [que] solebat ire et venite de terra Misurac(e) in casali de Cutro”, ovvero la “viam veterem que olim solebat ire et venire ad Misuracum”[cclxi], come rileviamo anche in un atto del luglio 1233.[cclxii]
La via proveniente da Mesoraca che giungeva presso la confluenza tra la fiumara S. Antonio ed il fiume Tacina, risulta menzionata successivamente, agli inizi del Trecento: “ad vallonem qui dicitur de Brocuso et p(er) ipsum vallonem vadunt ad Culturam qu(a)e dicitur E(minentissi)mi Theusararii fors mur et ascendunt recte ad Serras Bichon(a)e et descendunt per ipsam ad locum qui dicitur Brulleto ad viam publicam, et p(er) ipsam viam, vadunt ad ecclesiam S. Stefani”,[cclxiii] mentre, tra i possedimenti dell’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo riportati in platea agli inizi del Seicento (1603), troviamo: “La Gabbella nominata Camerlingo, nel Territ.o di Roccabernarda iuxta lo Fiume di Tacina, iuxta le Terre di Madonna Giovanna, iuxta lo Feudo grande via publica mediante, iuxta la Gabbella di termine grosso, la Gabbella di Carnevale, et altri fini.”[cclxiv]
Per quanto riguarda, invece, il tratto più prossimo alla città di Crotone, nella seconda metà dell’Ottocento, sappiamo che questa via lambendo “Lavaturo”, e passando per “S. Biase” e “S. Giorgio”, s’innestava sulla strada provinciale che da Crotone conduceva a Catanzaro, all’altezza del “vallone Vudi”.[cclxv] Relativamente, invece, al suo percorso lungo il tratto pedomontano, il vignale detto “Carrara” compare tra i beni feudali di Policastro nella seconda metà del Seicento,[cclxvi] e la “via della Carrea” risulta nella confinazione della difesa di “Monacello” appartenente al convento dei PP. Osservanti di Santa Maria della Spina, nell’inventario dei beni appartenenti ai Luoghi Pii del “Diparto di Policastro e Mesoraca” del 29 agosto 1796.[cclxvii]
I diritti di “theleonatico, plateatico et passagio”, ovvero “passagio atque portulagio”, spettanti alla regia corte, relativamente al transito degli uomini, delle merci e delle cavalcature, attraverso le pubbliche vie, sono richiamati già negli antichi privilegi dell’abbazia di San Giovanni in Fiore, concessi dall’imperatore Enrico VI il 21 ottobre 1194,[cclxviii] confermati, successivamente, da sua moglie Costanza d’Altavilla[cclxix] e da suo figlio Federico II.[cclxx] Lo “ius plateatici” detenuto dalla regia corte nell’ambito del “tenimentum Silae”, al cui pagamento non erano soggetti gli “homnibus Cosentiae et casalium suorum”, è menzionato ancora al tempo del re Roberto d’Angiò.[cclxxi]
Le taverne di Cotronei e di Roccabernarda
Similmente ad altri luoghi del Crotonese,[cclxxii] sia in territorio di Cotronei, che in quello di Roccabernarda, lungo la via che dalla città di Cosenza e dai suoi Casali, per la Sila, conduceva nelle marine del Crotonese, circa a metà di questo percorso, esisteva una taverna. Essendo un bene appartente al feudatario, quest’ultimo, in genere, l’affittava ad un “Tavernaro”, che vi poteva fare alloggiare “li forastieri” in transito e vendere loro, sia all’ingrosso che al minuto, ogni sorta di genere commestibile, attività che, invece, era vietata agli altri cittadini.[cclxxiii]
Per quanto riguarda Cotronei, l’affitto della “taverna”, assieme agli altri corpi feudali, risulta documentato durante la prima metà del Seicento.[cclxxiv] Questa si trovava nella località detta “S.ta Vennera”, caratterizzata dalla presenza di vigne e di alcune case, dalle quali il feudatario percepiva il censo,[cclxxv] di orti e della via pubblica.[cclxxvi] Agli inizi del Settecento, la “Taverna con più Camere, e stalla colla bottega lorda colla potestà di far pane, e vendere ogn’altro Comestibile”, costituiva ancora una delle entrate feudali della terra di Cotronei.[cclxxvii] Il passo di Santa Venere che si percorreva lungo la via che da Cotronei conduceva a Policastro, è menzionato ancora al tempo dell’unità d’Italia.[cclxxviii]
Per quanto riguarda, invece, la taverna posta in territorio di Roccabernarda, durante la prima metà del Seicento, rileviamo l’esistenza di una gabella detta “gabella della taverna”, presso la confluenza dei fiumi Soleo e Tacina, ed il confine con il territorio di Policastro,[cclxxix] località presso cui, nel Medioevo, era esistito il casale di “Ambrianitis”.[cclxxx]
Per la marina “di Levante”
Molto importante per l’imbarco del legname era anche la via carrara che, attraverso la Sila, collegava Cosenza alla marina di Rossano-Corigliano. Risalendo dalla costa “di Levante”,[cclxxxi] questa via passava per Longobucco, attraversando le località di “Pietra di altare”[cclxxxii] e “Timpe Rosse”, dove transitavano la via “che va a Cosenza” e quella detta la “via pubblica del Fiume Neto”, che conduceva “a S. Giovanni in Fiore ed altre Terre”,[cclxxxiii] passando in località “Frassineto”.[cclxxxiv]
La “strada pubblica, che viene da Corigliano” giungeva all’attraversamento sul “Fiume di Melisa”, dirigendosi “verso S. Giovanni di Paliati”.[cclxxxv] Questa “strada Regia che porta a Corigliano”,[cclxxxvi] e che “da Corigliano e Longobucco porta alla Regia Sila”,[cclxxxvii] detta la “strada, che viene dalle Marine di Levante”, ovvero “la strada della Carrea degli alberi per la Marina di Rossano”, attraversava il comprensorio di “Gallopano”,[cclxxxviii] proseguendo per “Cupone” e “lo stretto del Fiume Cicita”[cclxxxix] e per “Camigliati”.[ccxc]
Inoltrandosi ancora nella Sila, dirigendosi verso Cosenza e i suoi casali, su questo importante asse viario s’innestavano altri percorsi. Nelle vicinanze del luogo in cui si univano i fiumi “Camigliati” e “Moccone”, e di quello dove esisteva la “Chiesa di S. Lorenzo”,[ccxci] passava “la Strada delli Siciliani” che confinava la difesa detta “Cuponello”,[ccxcii] mentre “la strada che porta ne’ Casali di Cosenza” attraversava il fiume “Camigliati”.[ccxciii]
Il “fiume di Camigliati, seu di Giordanello”, “la strada, che conduce alli Copunelli”, la “via, seu Carrara, che porta alla difesa Fallistro”, detta anche “antica”,[ccxciv] o “Vecchia Soprana”,[ccxcv] con la “Crocevia delle Magare” e “la via pubblica, che porta alli Casali di Cosenza”, che passava per il “Varco di Camigliati”, sono i luoghi richiamati nella confinazione del regio comune detto “le Canalette in contrada di Camigliati”.[ccxcvi]
Nelle vicinanze, esisteva la “Cappella di S. Bartolo” dove la “Carriera seu via di S. Bartolo” che proveniva “dalli Macchisi” e portava a “Fallistro”, incrociava quella che da “Garopato” conduceva al “Varco Siciliano”.[ccxcvii] La via che passava “per fianco della Cappella di S. Bartolo” conduceva alla “Crocevia delle Magare”, dove s’incrociava con quella proveniente dal “Varco Siciliano”.[ccxcviii]
Note
[i] “La rotta più diretta per quelli che salpano dalla Grecia o dall’Asia è quella che porta a Brentesion ed è qui, appunto, che approdano tutti quelli che devono andare a Roma. Ci sono due vie che partono da Brentesion: la prima è una mulattiera che passa attraverso il territorio dei Peucezî chiamati Pedicli e poi attraverso quello dei Dauni e dei Sanniti fino a raggiungere Beneventum. Su questa via c’è la città di Egnatia e poi Celia, Netium, Canusium ed Herdonia. L’altra via, che passa per Taranto, volge un po’ verso sinistra, allungando l’itinerario di circa un giorno. È chiamata via Appia ed è maggiormente praticabile per i carri; su di essa ci sono le città di Uria e di Venusia: la prima fra Taranto e Brentesion, l’altra sul confine fra il territorio dei Sanniti e quello dei Lucani. Tutte e due le vie, dopo essere partire da Brentesion, si ricongiungono presso Beneventum e la Campania. (…) La lunghezza complessiva della via da Roma a Brentesion è di 360 miglia. C’è poi anche una terza strada, che parte da Rhegion, passa attraverso i territori dei Brettî, dei Lucani e dei Sanniti e arriva in Campania, dove si ricongiunge con la via Appia. Questa strada passa attraverso i Monti Appennini ed è più lunga di tre o quattro giorni rispetto a quella che parte da Brentesion.”. Strabone, VI, 3, 7.
[ii] Secondo l’interpretazione corrente, la redazione tramandataci di questo itinerario, dove sono registrati i nomi e le distanze delle principali località poste lungo le vie della penisola italiana, risalirebbe al periodo di Diocleziano (fine III secolo-inizi IV), mentre la sua versione originale si fa risalire agli inizi del III secolo, al tempo dell’imperatore Caracalla da cui avrebbe preso nome.
[iii] “(…) Nerulo …… mpm XVI, Summurano …… mpm XVI, Caprasis …… mpm XXI, Consentia …… mpm XXVIII, Ad fluvium Sabatum …… mpm XVIII, Ad Turris …… mpm XVIII, Ad fluvium Angitulam …… mpm XIII, Nicotera …… mpm XXV, Ad Mallias …… mpm XXIIII, Ad Columnam …… mpm XIIII. (…)”. Parthey G. e Pinder M., Itinerarium Antonini Augusti et Hierosolymitanum, 1848, pp. 48-49.
[iv] “(…) Caesariana …… mpm XXI, Nerulo …… mpm XXIII, Summurano …… mpm XIIII, Caprasis …… mpm XXI, Consentia …… mpm XXVIII, Ad Sabatum fluvium …… mpm XVIII, Ad Turres …… mpm XVIII, Vibona …… mpm XXI, Nicotera …… mpm XVIII, Ad Mallias …… mpm XXIIII, Ad Columnam …… mpm XIIII. (…)”. Parthey G. e Pinder M., Itinerarium Antonini Augusti et Hierosolymitanum, 1848, pp. 50-51.
[v] Corpus Inscriptionum Latinarum I² 638.
[vi] “Ad postremum Romae ingressi Halarico iubente spoliant tantum, non autem, ut solent gentes, igne supponunt nec locis sanctorum in aliquo paenitus iniuria inrogare patiuntur. Exindeque egressi per Campaniam et Lucania simili clade peracta Brittios accesserunt; ubi diu resedentes ad Siciliam et exinde ad Africae terras ire deliberant. Bryttiorum si quidem regio in extremis Italiae finibus australi interiacens parti – angulus eius Appinini montis initium fecit – Adriaeque pelagus velut lingua porrecta a Tyrreno aestu seiungens nomen quondam a Bryttia sortitus regina.” Iordanes, De origine actibusque Getarum, XXX, 156.
[vii] “Belisario, lasciata guarnigione in Siracusa e in Palermo, col resto dell’esercito passò da Messina a Reggio (…) L’esercito procedette per terra per gli Abbruzzi (sic) e la Lucania e seguivalo lungo il continente la flotta”. Procopio di Cesarea, De bello Gothico I, 8. Ed. Comparetti D., La Guerra Gotica di Procopio di Cesarea, voll. 3, Roma 1895, 1896, 1898, in Fonti per la Storia d’Italia pubblicate dall’Istituto Storico Italiano.
[viii] Paolo Diacono, Pauli Historia Langobardorum in usum scholarum ex Monumentis Germaniae historicis recusa, Hannoverae 1878, p. 150. Burgarella F., Cosenza Durante la Dominazione Bizantina (sec. VI-XI), in Miscellanea di Studi Storici VI – 1987-88, pp. 45-46.
[ix] “Nerulos . XXVIII . Nteramnio . VIII . Caprasia . XXVI . Crater fl(umen) . XVIII . consentia . XX . Temsa . XI . Aque Ange .VIII . Annicia . vibona. Balentia. XXIII . Tauriana . XII . Arciade XII. XVII. Regio”.
[x] “cesernia . VII . Blanda . XVI . Lavinium . VIII . cerelis . XL . Clampeia . X . temsa . XIIII . Tanno fl(umen) . XI . vibona. Balentia”.
[xi] “(…) Nerbulos, Interamnium, Capratia, Cratia, Conscentia, Terisa, Aquae Anatiae, Angila, quae confinatur cum territorio supra scriptae civitatis … in ipsa regione id est Balarum, Crater, Silaceon, Cocineon, (…)”. Pinder M. et Parthey G., Ravvennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, 1860, pp. 278-279. “(…) Herbulum, Itemamnium, Capracia, Cratia, Cosentia, Terisa, Aque Ancie, Angitula, quae confinatur cum territorio civitatis Tauritanae, quae est in litore maris Gallici seu Tyrreni, et supersunt civitates in eadem regione Ballarum id est Billari, Crater, Scillaceum, Coccinium. (…)” Ibidem, pp. 482-483. “(…) Regio Julis, Columna Regia, Arciadis, Tauriana, Amantia, Agello, Item iuxta mare Gallicum est civitas quae dicitur Bibona Balentia, item Tanum, Tempsa, Clampetia, Cerellis, Laminium, Blandas, Cessernia (…)”. Ibidem, pp. 263-264. “(…) Regium, Columna Regia quae nunc Stilos, Arciades, Tauriana, Amantea, Angellum. 32. Item iuxta mare Gallicum et magnum, quod et Tyrrenum, civitates sunt Bibona Valentia, item Tanum, Temsa, Clampetia, Cerellis, Laminium, Blandas, Cessernia, (…)”. Ibidem, pp. 470-471.
[xii] Jamsilla N., in Del Re G., Cronisti e Scrittori Sincroni Napoletani editi ed inediti 1868, vol II, p. 181.
[xiii] Reg. Ang. XXVI (1282-1283), p. 54.
[xiv] Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1860, Tomo VI pars I, p. 28.
[xv] “Ma essendo già vicino l’inverno, la moglie di Filippo, figliuola del re d’Aragona, la quale, tutto che unto non fosse il suo consorte, nondimeno dir si potea regina di Francia, volendo con virile ardire sotto la città di Martorano, gravida com’era passare un fiume riboccante per le continue piogge, cadde di cavallo. (…). Per la qual cosa fu portata semiviva a Cosenza”. Istoria delle Cose di Sicilia di Saba Malaspina, in Del Re G., Cronisti e Scrittori Sincroni Napoletani editi ed inediti 1868, vol II, pp. 295-296.
[xvi] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 096-098 e 107-108.
[xvii] 11.12.1282, Reggio. “Re Carlo ordina rifarsi il ponte che sta tra Martorano e Cotroniano che per vetustà è vicino a crollare”. Reg. Ang. XXVI (1282-1283), p. 58.
[xviii] Filangieri G., Effemeridi delle cose fatte per il Duca di Calabria (1484-1491) di Joampiero Leostello da Volterra da un codice della Biblioteca Nazionale di Parigi, in Documenti per la Storia, le Arti e le Industrie delle Provincie Napoletane raccolti e pubblicati per cura di Gaetano Filangieri principe di Satriano, Volume I, Napoli 1883, pp. 198-199.
[xix] “Rogliano, a cinque leghe da Cosenza, è costruita su un’altura che domina una valle molto profonda e nella quale le acque delle montagne circostanti si gettano con un fragore assordante. In questo abisso si scende per uno stretto sentiero fiancheggiato da precipizi, e che è l’unica strada che collega Napoli a Reggio attraverso l’interno del paese.” De Tavel D., Lettere dalla Calabria, 1985 p. 12. “… trenta miglia, ciò che equivale in Francia a dieci leghe, …”. Ibidem, p. 10.
[xx] “Partiti da Cosenza il 22, arrivammo lo stesso giorno a Rogliano, (…). L’indomani scendemmo per un viottolo che gira attorno a questa valle profonda, (…). Attraversammo il torrente, che muggiva nel fondo di quell’abisso, su un ponte malfermo che immette su un sentiero che – dopo mille giri in cui spesso ci si vede sospesi su terribili precipizi – termina alla sommità di un’alta montagna.” De Tavel D., Lettere dalla Calabria, 1985, p. 29.
[xxi] Rende P., Sulle rotte di Levante. Crotone e la navigazione in “alto mare” nell’Antichità e nel Medioevo, www.archiviostoricocrotone.it
[xxii] “Demostene ed Eurimedonte diedero ordine alla flotta di salpare e di seguire la costa fino a Crotone; essi, invece, dopo aver passato in rassegna tutte le forze di terra sulle rive del fiume Sibari, si misero in cammino attraverso il paese di Turi. Quando giunsero al fiume Ilia, i cittadini di Crotone mandarono a dire che non volevano che l’esercito passasse per il loro territorio; allora essi scesero in riva al mare e bivaccarono presso la foce del fiume Ilia, dove anche le navi vennero a raggiungerli. L’indomani si imbarcarono tutti e continuarono la rotta lungo la costa, approdando nelle varie città, eccetto Locri, finché giunsero a Petra, che si trova in territorio di Reggio.” Tucid. VII, 35.
[xxiii] Polibio, Storie, framm. lib. X, 3-4-5-6. Rende P., Sulle rotte di Levante. Crotone e la navigazione in “alto mare” nell’Antichità e nel Medioevo, www.archiviostoricocrotone.it
[xxiv] Arriano, Samn., 7.
[xxv] Tito Livio, Ab Urbe Condita, XXXV, 23.
[xxvi] “Dein sinus Scyllaceus : et Scylacium, Scylletium Atheniensibus, quum conderent, dictum : quem locum occurens Terinaeus sinus peninsulam efficit : et in ea portus, qui vocatur Castra Hannibalis, nusquam angustiore Italia : XX M pass. latitudo est.” Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 95-96. Ed. Domenichi M.L., 1844, p. 369.
[xxvii] Tito Livio XXVII, 26.
[xxviii] “Belisario adunque aveva a cuore di andare diritto a Taranto. (…) Il corso di questo littorale si estende per mille stadi; e da ambe le parti là dove sbocca il mare son situate due città, delle quali l’una, Crotone, ad occidente, Taranto l’altra, ad oriente, verso il centro del littorale trovasi Thurii. Sorta ivi una tempesta ed il vento che spirava avverso impedendo coi grandi marosi alle navi di procedere oltre, approdarono nel porto di Crotone. Belisario, non trovando ivi alcuna fortificazione, né avendo modo di procacciare la vettovaglia pei soldati, si tenne egli e la moglie coi fanti colà per potervi chiamare a sé ed ordinare l’esercito di Giovanni. Ma tutta la cavalleria ordinò che s’inoltrasse e ponesse il campo presso all’entrata di quella regione, dandole a capi l’ibero Faza e la lancia spezzata Barbatione; poiché pensava che così avrebbero essi potuto coi loro cavalli facilmente provvedersi di vettovaglie e nelle angustie del luogo respingere i nemici. Infatti le montagne della Lucania che si estendono fino all’Abbruzzo (sic) vengono a riunirsi fra loro così strettamente che formano due soli assai angusti ingressi per quella regione, uno dei quali i Latini in loro lingua chiamano Pietra del Sangue, l’altro è chiamato da quei del paese Labula. Colà, presso la spiaggia, trovasi Rossano, rada di Thurii e più in là di questo a circa sessanta stadi costruiron gli antichi Romani un fortissimo castello, il quale poco prima era stato occupato da Giovanni che aveavi posto un considerevole presidio. Adunque, le truppe di Belisario giunte colà, si avvennero nelle truppe nemiche, le quali Totila avea spedite a tentar la presa di quel castello. Venute tosto con esse alle mani, senza difficoltà valorosamente, quantunque assai inferiori di numero volser coloro in fuga e più che dugento ne trucidarono. I rimanenti fuggendo recaronsi presso Totila e riferirongli tutto l’avvenuto. I Romani, posto ivi il campo, vi stettero; trovandosi però senza capi e vittoriosi, presero ad agire con assai licenza, poiché né tenevansi fermi e raccolti insieme, né presso ai passi angusti stavansi alla guardia degli ingressi, ma, resi trascurati, la notte dormivano attendati a gran distanza gli uni dagli altri, il giorno andavan qua e là in cerca di vettovaglie, senza mandare alcuno in esplorazione e senza prendere alcuna misura di cautela. Totila adunque risaputa che ebbe ogni cosa, scelti tremila cavalli da tutto l’esercito marciò contro i nemici e piombato loro addosso mentre non istavan raccolti ma si aggiravan come abbiam detto, si sorprese e li scompigliò tutti. Allora Faza, che trovavasi acquartierato lì prossimo, fattosi contro ai nemici, operando prodezze, diede modo ad alcuni di scampare, ma egli stesso insieme a tutti i suoi vi rimase morto. E questa fu grande iattura pei Romani che tutti riponevano la loro speranza in questi eccellenti guerrieri. Tutti quelli che riuscirono a fuggire si posero in salvo come ciascuno potè; per primo Barbatione, la lancia spezzata di Belisario, insieme ad altri due, fuggendo a tutta possa giunse a Crotone, e riferito il caso avvenuto, aggiungeva creder egli che presto i barbari sarebber colà. All’udir ciò Belisario grandemente addolorato salì tosto sulle navi. Salpato di là ed incontrato vento favorevole, in quello stesso giorno approdarono in Sicilia, a Messina, distante settecento stadi da Crotone e situata di contro a Reggio.”. Procopio di Cesarea, De bello Gothico III, 28. Ed. Comparetti D., La Guerra Gotica di Procopio di Cesarea, voll. 3, Roma 1895, 1896, 1898, in Fonti per la Storia d’Italia pubblicate dall’Istituto Storico Italiano.
[xxix] La città è ricordata da Strabone: “Petelia viene considerata metropoli dei Lucani ed è ancora oggi abbastanza abitata”. Strabone, VI, 1, 3.
[xxx] La Tabula Peutingeriana (segm. VII), riporta: “Turis . XXXVIII . Petelia . Crontona . XL . Lacenium . XXXVI (XXX) . Annibali . XXX . Scilatio . XXV .”, mentre la Cosmografia dell’Anonimo di Ravenna e la Geografia di Guidone, rispettivamente, menzionano in successione: “Turris”, “Pelia”, “Crotona”, “Facenio” e “Aniaba”, la prima, e “Turris”, “Pellia”, “Crotona”, “Facenium” e “Hannibal” o “Annibal”, la seconda. Pinder M. et Parthey G., Ravvennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, 1860, pp. 262-263, 470-471 e 507.
[xxxi] Rende P., Gli abitati scomparsi di Paterno e Neto, www.archiviostoricocrotone.it
[xxxii] “Turios” mpm XX, “Roscianum” mpm XII, “Paternum” mpm XXVII, “Meto” mpm XXXII, “Tacina” mpm XXIIII, “Scylacio” mpm XXII. Parthey G. e Pinder M., Itinerarium Antonini Augusti et Hierosolymitanum, 1848, pp. 52-53.
[xxxiii] La lettura del testo arabo nei passi in cui si menzionano Simeri e Santa Severina, risulta controversa, perché i due toponimi tendono a confondersi: “(…) Da Simeri pure ad ’.sṭ.r.nǵ.lî (Strongoli) ventun miglio. / E da Strongoli a Cotrone ventiquattro miglia. / Tra Strongoli e il mare sei miglia. / Inoltre da Strongoli ad ’.brîâtiqû (Umbriatico) undici miglia. / Da Umbriatico a bât.r bawl (Pietrapaola) ventisette miglia. / Da Pietrapaola a ’.b.shrû (Ipscrò, oggi Cirò) trentatre miglia. / Tra Cirò a rûsyânû (Rossano) la marittima quindici miglia. (…)”. Amari M. e Schiapparelli C., L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero”compilato da Edrisi, in Atti della Reale Accademia dei Lincei anno CCLXXIV, 1876-77, serie II – volume VIII, Roma 1883, p. 112 e nota 2.
[xxxiv] Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 24-27.
[xxxv] Reg. Ang. XXVI (1282-1283), p. 54.
[xxxvi] Bartolomeo di Neocastro, Istoria Siciliana (1250-1293), cap. LXXXII, pp. 56-59.
[xxxvii] Russo F., Regesto I, 1495.
[xxxviii] Ughelli F., Italia sacra, IX, 527.
[xxxix] “«Da parti levante confina la via che viene dalla terra di Melisa alla Ecclesia (?) di Santo Nicola dell’Alto che va per capo della Serra e la serra serra fino alla timpa della piczuta est verso boira (boria, settentrione) confina la detta via che vene dalla piczuta et esce alla Cruce dello Scanno e dalla Cruce dello Scanno cala fino al vallone che vene dalla valle della Scala e lo vallone a pendino verso ponente fine che vene alla bruca che è in meczo dello detto valloni et dalla detta bruca saglie suso allo monticello in capo le critaczi et va la crista crista della terra et esce alla via che vene dalla città di Umbriatico alla terra di Casabona per potamo e la via via fine alla Colla dello portio alla quale Colla e una via seu (ossia) carrera di bestiame e la carrera a pendino fine che cala al Vallone Grande che vene dalla valle dello Arango nominato lo vallone di Santo Nicola e lo detto vallone a pendino (,) saglie (poi) alla pietra dello giczo confine detta pietra lo vallone in suso finche vene alla Colla che cala verso connello (?) in la quale Colla nescie lo detto vallune, e la ditta colla in suso fine che va alla mesolame nominata la Scala dell’urso e va la mesolame in suso fino alla fontana e iunge la via che antiquitus (=anticamente) calava da San Nicola dell’Alto a Santa Domenica e saglie per detta via che si iunge con la via pubblica prenominata che vene dalla terra di Melisa allo detto tenimento S. Nicola dell’Alto e si conclude».”. Maone P., Casabona feudale in Historica n. 3/4 e 5/6, 1963, p. 206.)
[xl] “(…) saltus seu defensam sanctae venerae : vallonem quod delabitur ad pandolfus : viam pp.cam, qua itur ad civ.tem Um.ci (…)” (1575). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 129. “loco dicto lo varco de vito … Rosa intus defensam s(anc)te vennere,” confine la “via pp.cam qua itur ad Civ.tem [Um.ci] et illinc ad terram p.tam Cirò” (1582). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 94.
[xli] “(…) vallonem de s.ta venera juxam viam pp.cam qua itur ad t(er)ram crocolli (…)” (1580). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 413.
[xlii] ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 326v.
[xliii] ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 260v.
[xliv] In loco detto “lo puczillo”, nelle pertinenze della città di Umbriatico, troviamo la “viam pp.cam qua itur ad rura cos(enti)ae” (1577) (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 244), mentre “In loco dicto la palude alias spartia”, territorio di Verzino, troviamo: “rupem eiusdem loci : viam pp.cam qua itur ad p(rae)fatas rupes et in civ.tem cos(enti)ae” (1579), (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 333. parte seconda).
[xlv] In “loco dicto s.to stephano”: “(…) ex parte serronis dicti s.ti stephani juxam cararram dicti serronis (…)” (1583). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, ff. 24v-25.
[xlvi] “(…) vallonem de riganda carrera intermedia (…)” (1582). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 77v. In loco detto “le destre dila serra di vonaczo”: “(…) et la carrara, carrara (…)” (1599). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 466.
[xlvii] Trinchera F., Syllabus Graecarum membranarum, 1865, pp. 206-207 n. CLVI; pp. 207-209 n. CLVII; pp. 209-210 n. CLVIII; pp. 210-211 n. CLIX; pp. 335-336 n. CCXLII.
[xlviii] Longo L. (a cura di), La platea del monastero dei SS. Stefano e Brunone, Cosenza 1996, pp. 65-67.
[xlix] Amari M. e Schiapparelli C., cit.
[l] Delaville Le Roulx J., Cartulaire Général de l’Ordre des Hospitaliers de S. Jean de Jérusalem (1110-1310), Parigi 1897, tome second (1201-1260), pp. 900-901.
[li] Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 24-27.
[lii] De Rosis L., Cenno Storico della Città di Rossano e delle sue Nobili Famiglie, Napoli 1838, p. 355.
[liii] ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, ff. 90-91.
[liv] ASCZ, Not. Consulo B., Busta 9, ff. 306 e 319v.
[lv] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di A. Centelles, Napoli, 1963, p. 192; Font. Arag. I, p. 38.
[lvi] Font. Arag. I, pp. 39-44.
[lvii] Font. Arag., I, pp. 38-39.
[lviii] Font. Arag. I, p. 39.
[lix] Font. Arag. I, pp. 42-43.
[lx] Mazzoleni J., Fonti per la storia dell’epoca aragonese nell’archivio di stato di Napoli, ASPN a. 1954, p. 352.
[lxi] Fiore G., Della Calabria Illustrata, tomo I, p. 213.
[lxii] D’Amato V., Memorie historiche dell’illustrissima famosissima e fedelissima città di Catanzaro, Napoli 1670, p. 98.
[lxiii] Costanzo A., Istoria del Regno di Napoli, Milano 1805, III, p.132; Pontieri E., cit., p.132.
[lxiv] “(…) Die xvij. Martii. In lo ciro. Surrexit bona hora et partio da cotrona et uenne allogiare quel di a lo ciro: et quel di leuo lo castello al castellano et dece li doi milia ducati per lo castello che tenea pigno et fece castellano Gurello carazolo: et iunto mangio: et passo neto et lu puda. Die xviij. In cariate. Partio da lo ciro et uenne a cariata et mangio per una volta et ando a vespro a l osservantia et poi torno in casa: et quel di uenne uno cauallaro da napoli: et passo quel di buluri et la schomonicata. Die xviiij. In Rossano. Partio da cariata et uenne a Rossano et come fo junto mangio et poi ando a uespro a l osservantia et torno in casa: et quel di passo trionti et sagniti. (…)”. Filangieri G., cit., pp. 205-206.)
[lxv] “Ferrante Spinello, patrone del passo nella terra del Cirò con Regio Fisco, ad ostendendum titulum” (1582-1583); “Passagiero del passo di Carriati, per esigere detto ius di passo et bagliva etiam da quelli di Cutrone” (1587-1588). ASN, Reg. Camera della Somm., Segreteria, Inventario.
[lxvi] La via pubblica “qua itur ad t(er)ram melissae”, detta anche “veteram”, aveva origine sotto la porta di Cirò detta “cuccuviae” (1577), (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, ff. 209v-210 e ff. 238v-239.) e transitava dal luogo detto “la serra de giajmo” (1591), (ASCZ, Notaio Durande G.D., busta 36, f. 193.) Un atto del 1581, evidenzia la presenza della “viam pp.cam descendentem à via molinara, et qua itur in t(er)ram melissae juxta vallonem descendentem à pignaterio”, “in loco dicto lacqua de lulmo” (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, ff. 478-478v.), mentre un atto del 1583, menziona il “vallonem de pignaterio juxam viam molinaram veteram” (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 30v.). Un atto del 1586, evidenzia la presenza della “viam qua itur ad t(er)ram Melisse” e della, “viam qua itur ad flomaram dictam dela lepuda”, in “loco dicto munitari” (ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 338.).
[lxvii] La “via pp.cam, qua itur in Civ.tem Strongili”, passava per il loco detto “s.to Bartholomeo” (1580), (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 404.), il loco detto “li umbri” (1580), (ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 10), ovvero il “vallonem de lumbri” (1582), (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 522.), il “loco dicto lo monaco” (1561, 1562, 1585), (ASCZ, Notaio Cadea Cesare Cirò, busta 6, ff. 314v e 318v; Notaio Consulo B., busta 9, f. 128v.) ed il “loco basilagi” (1586), dove passavano la “viam pp.cam qua itur ad S.tam Anastasiam et al(te)ram viam pp.cam qua itur in civ.tem strongili” (ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 166v.).
[lxviii] In loco detto “volvite”, troviamo “la fiumara de volvite et la via che se va ad cariati” (1561). (ASCZ, Notaio Cadea C., busta 6, f. 116v.
[lxix] In “loco dicto s(anc)to blasio”, troviamo la “viam pp.cam qua itur ad Civ.tem Crotonis ed de contram ad Civi.tem Cariati, et viam qua itur à loco p.to ad defensam planam” (1588). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 529. In “loco s.to Blasio”, troviamo la “viam pp.cam qua itur ad sanctum Januarius : juxam aliam viam pp.cam qua itur in civ.tem cariati” (1585). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 136. In loco detto “fatagò”, troviamo la “viam qua itur ad planicie s(anc)ti Januarii” e la “viam qua itur ad Civ.tem Cariati” (1581). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 28v.
[lxx] ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 103.
[lxxi] ASCZ, Notaio Consulo B., busta 9, f. 111v.
[lxxii] In “loco ditto la motta”, troviamo “la via pp.ca per la quale si va al mendolito” (1563). ASCZ, Notaio Cadea C., busta 6, f. 8v. In “loco dicto salvogari”, troviamo la “viam qua itur ad mendolitum” (1583). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 143.
[lxxiii] “viam qua venitur dela Cropia et itur ad Civ.tem Crotonis” (1582). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 69v.
[lxxiv] In “loco la valle de alomia”, troviamo la “viam pp.cam qua itur ad aliciam reggionem”. ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 428v. parte seconda.
[lxxv] ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 500.
[lxxvi] “In loco subter aliciam regionem”, troviamo la “viam pp.cam qua itur crotonem” (1580). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 382. “loco dicto sobto lo palaczo dela lice, sobto via” (1581). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 22.
[lxxvii] In loco “lo ceramidio”, troviamo “la via pp.ca che si va ad cotrone” (1562). ASCZ, Notaio Cadea C., busta 6, ff. 225-225v. In “loco dicto lo marinetto”, troviamo “flumen de fraxa : viam pp.cam qua itur crotonem” (1578). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 283v. In “loco lo marinetto”, troviamo la “viam pp.cam qua itur crotonem juxta torrentem de fraxa” (1580). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 374v. In “loco dicto brisi seu lo marinetto”, troviamo la “viam pp.cam qua itur in civ.tem crotonis” (1581). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 422. In “loco dicto brisi”, troviamo la “viam pp.cam qua itur in civ.tem crotonis” (1581). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, f. 428v. parte seconda.
[lxxviii] In “loco laere doniche”, troviamo il “vallonem descendentem à Basilisca : viam pp.cam seu areas qua itur crotonem” (1581). ASCZ, Notaio Consulo B., busta 8, ff. 471-471v. Presso il “lictus maris”, troviamo il “loco dicto la falda de … juxta viam pp.cam qua itur ad Civ.tem Crotonis, juxta viam qua venitur a loco dicto le aire do(mi)niche, et juxta vallonum p.tum de armeri” (1583). ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, f. 123v.
[lxxix] ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, ff. 268-269v.
[lxxx] De Tavel D., cit., pp. 65-68.
[lxxxi] “La Città di Santa Severina sta nella Provincia di Calabria ultra distante dalla Città di Napoli per la marina di Ponente Sino alla Torre di Santa femia miglia 250 dalla quale per terra Sino a Catanzaro m.a 30 e da essa Sino a Santa Severina miglia 32 distante da Belcastro m.a 15 da Misuraca m.a 12 da Policastro m.a 8 dalla Rocca Bernarda m.a 3 dalli Cotronei m.a 7 dalla Abbatia d’altilia m.a 4 sotto della q.le ci sono le Saline della Regia Corte dette di Neto da Caccuro m.a 12 dalla Città di Cerenza m.a 12 da Belvedere e monte Spinello m.a 4 da Casa buona m.a 10 dalla Rocca di Neto m.a 4 dalla Città di Strongoli m.a 12 dalla Città di Cotrone m.a 12 da Papanice m.a 8 da Santo Gio. minagò m.a 8 da Cutri m.a 10 in circa.”. AASS, 31 A, f. 12.
[lxxxii] ASRC, Super fondo Raccolte e Miscellanee, fondo Blasco Salvatore, in ASMM, www.archividelmediterraneo.org. “Ex regest. An. 1309 lit. A n. 184 fol 108 109.”.
[lxxxiii] “Paccionello. (sic) Essendo noi Giudice not.o e Testim.o conferiti coll’assistenza del mag.co delegato nello pod.o Picciarello (sic) posto nel Territ.o di d.a Città di S. Sev.a per descrivere una quantità di Terre poste in d.o luogo, … habbiamo ritrovato, che la via, che era trà la Chiusa del q.m francesco Infantino detta delli Salici, non è quella, che al presente appare mà da cinquanta anni, e quella parte la detta via, Scendeva à canto del fiume di neto, e lucicuso in d.o tempo era Sop.a le leuche, che al presente vi Sono, e proprio vicino il corso dell’acquaro, che al p(rese)nte vi Sono, e proprio vicino molina della rocca di neto, di modo che il d.o fiume Solamente vi mandi via d.a Continentia di terre, mà ancora parte delle Chiuse Inferirono infanchi, ed ancora parte del Terr.o di Simile pacrirello (sic) del d.o D. Chirurgo fran.co Antonio Ferraro, mentre il d.o fiume Si è tanto ritirato verso d.o loco di Picciarello, (sic) che verso la parte Soprana dove Sono l’oche, (sic) e vi è rimasto molto terr.o, che resta in corporato con un altro Territ.o di essa med.a Abbadia di S. Gio d.o Suloppio (sic) Sottano posto nel Territ.o di d.a Rocca di Neto Provincia di Calabria Citra, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 57-57v).
[lxxxiv] “Item lo d.o Monast:rio de S. Ioanne tene, et possede uno Territorio grande nominato Scillopio da circa salmati vinti, confinato in quisto modo V(idelicet) Principia da lo Fiume de Neto dove se domman da la volta de lingiria, … et fere ad uno glast.o grande, che sta accosto la via publica, che va alla motta de Neto, et vene ad bello vedere, et per tutto, et passa per direto la dicta Strata, et pigliano per uno termino, et fere ad Neto, et Neto ad pendino, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 121). “L’Abbate di S. Giovanni possiede ancora nel d.o Territorio della Rocca di neto una Gabella d.o Scillopio Sottano, la quale comincia dal fiume di neto, e proprio nel luogo, incontro dove è la frinscita di Scrivo, ch’è dalla banda di là di d.o, e Saglie per la volta di ligina, ed esce alla Tigna di Santo Giannello, e per la Tigna fere allo Vallone delli pedalaci, e poi Saglie per dritto alla timpa di menzo, e tira fin dove Si domanda il Canalicchio, e per lo vallone d.o Canalicchio in giù esce al timparello, dov’era l’ogliastro, che confina colla Gabella della Corte Baronale della Rocca, e vicino al detto timpanello vi è la Strada che và alla detta rocca, per il termine, che Stà tra la detta Ga belluzza, e Sciloppio Sottano esce à neto, e proprio per dritto al terreno detto il Vodetto, che Stà dalla banda di là da neto, e per lo fiume in giù ritorna al primo termine della volta, che Stà dirimpetto alla firicisa di Sciocco, come Si è detto di Sopra, quale Gabella coll’accrescimento fà del fiume di neto, Sarà di Capacità di Salmate cinquanta in circa.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 51v-52).
[lxxxv] “Item se notifica como essendo venuto ad notitia del Sig.r Salvatore Rota Abbati de S. Ioanne de Fiore como ad fronti pulligroni in Capo Scillopio nce erano certe Terre de S. Ioanne, … confine alli Terre di Polligroni destende deritto, et fere alla via chiamata de pulligroni, et la vina (sic) adirto, … et per deritto fere ad dicta vina (sic) de Polligrone …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 121).
[lxxxvi] “Li eredi del q.m Iulio Infantino tene uno ortale subto la mocta dove se chiama la Croce cum sei pedi de olive, et multi altri glastri, et è da una quartuchiata de terreno confinato de due vie publiche, una va ad Neto, et l’altra va ad vinetta, (sic) …”. (a margine: La Croce Sotto La motta). Felice Garbeo tene in dicto loco uno altro ortale cum certi pedi di glastri, et olive confinato da la via publica, che va ad vinetta, (sic)…” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 117v).
[lxxxvii] “Iacubo de Polestina tene in loco dicto Santo Nicola una vigna confinata … de la banda de sopra la via publica, che va ad vinetta, (sic)…”. “La ereda del q:m Ottaviano Laurello tene una chiusura, nella quale fo vigna, … et confinate de la banda de supra la via publica, che va adrinetta, (sic) verso levante le vigne, che tene m(as)tro Tomaso de la Corte, verso S. Nicola le vigne de Iacobo de Polestina, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 113-113v).
[lxxxviii] “Tomasi Pergulo teneva una desertina supra la via de la Cappella de S. Nicola, … et de la parte di subto la via publica, che va ad venetta” (sic) a margine: “Sopra La via della Cappella di S. Niccola”. “Gonfreda Pancali tene in lo medesimo loco due tumolate de Terre, … confinato da la banda de subto la via, che va ad vinetta, (sic)…” a margine: “Sopra La via S. Niccola”. “Lo q:m Ioanberardino Tuscano teneva uno pezo de Terreno in loco dicto S. Nicola … confinato verso Tramontana via publica, che va ad venetta, (sic)…” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 118-118v). “Item d.a Abbatia seu Monast:rio de S. Ioanne tene uno Territorio grande in hoc modo confinato V(idelicet) da la via, che descende da la mocta, et va alle macchiole, et fere subto una Chiusa, che tenia lo q:m Ottaviano Laurello, et per subto una vigna, che tene Tomasi barrilato subto la ecclesia de S. Nicola, et fere allo tempone pizuto de subto S. Nicola, … et passa la via publica, che va ad vinetta, (sic) et verso levante le Terre de li Capesacchi, et la via publica, che va alli vallitelli … et passa la via, che va ad vinetta, (sic)… et reversa alla via, che va ad luca, … et confinano alle Cruterie de la difesa nominata la Colla de vinetta, (sic) et la via ad pendino, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 126v).
[lxxxix] “nel Tenimento de Iuga (sic) Et in primis semo stati in lo loco dove si dice la volta de gavello (sic) dove nce sonno Terre de dicta Abbatia, seu Monasterio in magna quantitati, consistenti con tali confini V(idelicet) … et passa una via publica, che vene da la Terra, et va ad Suca (sic) verso la volta de lo dattilo, et lo Termino ad pendino, et fere de dericto allo Fiume de Neto, et neto ad pendino, et fere ad uno altro termine confine alli Terre de S. Petro de Niffi, nelle quali Terre de S. Petro nce una Cappella chiamata S. Nicola de fuca, (sic) … et piglia per la trazera, che vene de lo piano de fuca, (sic)… et passa la via, che vene da la difesa, et de la Rocca, et va allo magazeno, … et esce alla via, che vene da la difesa, …”. “In lo piano de Suca (sic) tene d.o Monast:rio de S. Ioanne verso lo magazeno uno altro Territorio confinato in questo modo V(idelicet) … confinando alle Serre de S. Petro Camast.o alla via che vene da la Motta allo magazeno, et lo termino ad pendino, et fere ad Neto, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 120-120v). “Il Seminario di Santa Severina vi possiede un Cugnale à canto l’ombra divinetta d.o di Carvolino, e S. Pietro Cramasto, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 43v).
[xc] “Vincilao Tarentino tene una vigna in lo dicto loco de li vallitelli … quale vigna è confinata de la banda di supra de la vigna de Marchionno Tignanello via mediante, … Et subto dicta vigna d.o Vincilao tene quattro tumulati de seminato, mediante uno fosso V(idelicet) una Costera integrata la via de la mizera, (sic) et de laltro lato uno viarolo convicinale …”. “Ferrante Venneri erede di Bardasario Veneri tene una vigna in loco dicto li vallitelli confinata … de la banda de subto la via de la Trantera, (sic) …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 105).
[xci] “Nel medemo Territorio della Rocca la detta Abb.a di S. Giovanni possiede una Chiusa detta di Santa maria delli monaci quale è Camera chiusa per tutto l’anno di essa Abbadia, ed è vicino al monastero di Santa maria della Terrata, e confina colle Vallettelle di d.o monastero verso Ponente, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 51v).
[xcii] “Nel detto Territorio della Rocca vi è il corso Iuca, la maggior parte del quale appartiene all’Abb.a di S. Giovanni, … comincia dall’ombro di Vinetta, (sic) e tira per dirittura à deto (sic) alla volta di Nicoli, e con altri in giù, finche arriva à term.re d.o attilo (sic) per lo termine, escie alla fiumarella di Vetrano (sic) in Sù à Cavolino, (sic) e per lo termine à Cuocolino (sic) in Sù, esce alla difesa della Corte Baronale, e prop.o accanto della Valle dell’Olmo, e la Terra, Seu Stazzi per le mandre Soprane, che confinano colla detta difesa, cala per un termine in giù, finche esce alla via, che viene da Strongoli alla difesa per la via finisce al detto Omero di netto, (sic) che è il primo tenimento, e termine d.o di Sopra.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 43-43v). “Ambrosio Cancali tene in loco dicto lo umbro de vitetta certi pastina, quali so in numero de mille pedi, et circum circa una clausura de tumulati dece, … et so confinati in questo modo V(idelicet) … verso oriente la via publica, che va alla difesa de li voi, fossi mediante, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 112).
[xciii] “Pietro Paolo di Vico nella Rocca possiede un pezzo di Terra in luogo d. Carcidonii … confina colle Terre della Corte della Gabella di Parnunto essendo la via che cala dalla colle dell’acqua, e la via, che và à Strongoli, e colle Terre di Santo Agostino. … Item lo detto tiene tum.e due, e mezzo in loco Carcidonii, … confina colla via publica, e colle Terre del monastero di S. Agostino … e la Gabella di S. Biasio.”. “Gio Batt(ist)a Carcea … E più tum.a trè in Circa alli colli dell’acqua confina colli PP. Agostiniani, e la via publica, che và à Strongoli.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 47-48v).
[xciv] Pesavento A., La Valle del Neto dalla Conquista Romana al sec. XVI, dattiloscritto 1984, p. 26.
[xcv] AASS, 002A.
[xcvi] Pesavento A., Le vicende del castello e del casale di Crepacore, www.archiviostoricocrotone.it
[xcvii] Pesavento A., La Valle del Neto dalla Conquista Romana al sec. XVI, dattiloscritto 1984, p. 26.
[xcviii] Pesavento A., Il fiume Esaro e la città di Crotone, www.archiviostoricocrotone.it
[xcix] Nell’agosto 1620 l’università di Crotone permuta con la nobile Adriana Berlingierio, una strada in località “Potighella”. L’università cedeva una strada pubblica in parte “diruta, guasta, fangosa et pantanosa … per la quale non possono l’itineranti passare et camminare ne a piede ne a cavallo”, con una strada “più piana asciutta e comoda” L’università possedeva una strada pubblica “tra il giardino del S.r Petro Antonio Pagano et la gabella dela Potighella”. La strada “principia dala porta di fabrica da detto giardino et tira abascio verso tramontana et termina alle bruche grandi che sonno ad termine di detto giardino”. La strada è permutata “con una strada nova per dentro detta gabella dela potighella”. ASCZ, 49, 1620, 31-32.
[c] “La strada che da Cotrone, Botteghelle, Cerza, Vignali dell’Angona, Passovecchio, (Barbarella), Ponticelli, Margherita, Cantorato, Bucchi conduce a Nieto.” AVC, s.c.
[ci] “Strada che da Margherita pel pozzo del Fellao, S. Pietro, Poerio, Iannello porta ai Mulini di Corazzo.” AVC, s.c.
[cii] “Strada che dalla Chiusa di Grimaldi per Crepacuori, Brasimatello, Martorano, Carpentieri, Schiavone, Corazzello, conduce ai Mulini di Neto” AVC, s.c. Agli inizi del Novecento, la strada è descritta da Nicola Sculco partendo dalla porta principale della città: “In linea retta incontriamo i magazzini, Albani Morelli, era Cantafora, Valloncello Pignataro, Orto Conventello, magazzini Barracco con casinetta, Albani, Berlingieri, Bruno con stanza superiore, Lucifero Marchese, Giunti, Barracco, termine del vignale Gesù e Maria, fabbriche del convento di S. Francesco con piccolo vignale, magazzini Seminario Diocesano, Albani-Lucifero, Orto Lucifero con portone a volta, e per i termini dei vignali Berlingieri- Frisenda, si giunge al ponte dell’Esaro. A man destra di detta strada, il fondo Gesù, chiuso da mura, sottostante è la stradetta Acquabona, con magazzini e giardinetto murato detto la Concia proprietà Albani, Zurlo e Giglio”. Superato il ponte sull’Esaro, la strada “dalle Botteghelle attaccate al torrente Esaro, continua per il Passo Vecchio, Vallo di Crepacore, Brasimatello, Carpentieri e Schiavone fino a Corazzo” (Pesavento A., Il fiume Esaro e la città di Crotone, www.archiviostoricocrotone.it).
[ciii] “Strada che dai Terzi di Albani, Sovaretto, Colla della Sala conduce a Nieto.” AVC, s.c.
[civ] “Strada che dall’angolo Botteghelle, Palma Ventura, Armerì, Passovecchio”. AVC, s.c.
[cv] “Strada che dal vallone Cipolla per Cipolla esce a Barbarella.” AVC, s.c.
[cvi] Pesavento A., Breve storia di Roccabernarda, www.archiviostoricocrotone.it
[cvii] “Per custodire per causa dei disertori i passi di Cotrone, Sanseverino, Tatina, Rocca Bernarda e vicinanze”. Reg. Ang. XXVII, p. 479.
[cviii] Fiore G., Della Calabria Illustrata, Tomo I, p. 454.
[cix] “Cesaro de Loffredo utile signore della Rocca Bernauda per lo passo in detto loco, seu ragione di Pagliaro à Caccavo, che se esige da ogn’mandria che passa tra Neto et Facrina (sic).” “Detto Cesare signore ut supra, per lo relevio deve consegnare da Giovanni Pietro Rocco suo suffeudatario.” (1565-1585). ASN, Reg. Camera della Somm., Segreteria, Inventario.
[cx] Mannarino F.A., Cronica della Celebre ed Antica Petilia detta oggi Policastro” (1721-23).
[cxi] “ITEM supplicano, che siano franchi del passagio novamente indutto alli Cotronei et alla Roccabernarda, fanno pagare ad omne Mandra de pecore quindici carlini alla Roccabernarda, et tre alli Cotronei. CAMERA Summarie super supplicatis provideat.” (Cancro M., cit., f. 57v).
[cxii] “ET hanno capituli ditti Casali che ditto Castellano per ragione del portello non possa domandare se non grana dece revocando la consuetudine de quindici Carlini soleva havere, al presente il Castellano exige ditti quindici Carlini, ad V.S.I. piaza farci observare ditto capitolo ad unguem. PLACET Illustrissimo Domino servari dictum capitulum.” (Cancro M., cit., p. 74).
[cxiii] “ITEM che siano franchi del passagio del Castello de Cosenza et cossi del carnagio, et che non siano tenuti pagare al portello eccetto che uno Carlino pernoctandoci per testa, et similiter lo passagio dela Rocca Bernarda et de ogni altro passagio solito pagarli in la provintia. IN premissis stetur consuetudini.” (Cancro M., cit., p. 70).
[cxiv] “ITEM ditta Città et Casali fanno intendere alla prefata Catholica Maiesta como da certi tempi cqua in lo contato de Cariati et suo territorio sonno stati imposti alcuni passagi contra il solito in grave danno deli populi et etiam in la terra de la Rocca Bernarda et Casale de li Cotronei per tanto supplicano la prefata Catholica Maiesta se degni provedere et ordinare che de cetero in ditta Citta de Cariati et altre terre del contato, et etiam in la dicta terra dela Rocca Bernarda et Casale deli Cotronei li citatini de ditta Città de Cosenza et casali non siano constretti ad pagamento nesciuno per causa de ditti Passagi seu carnagi per essere insoliti et imposti contra ogni dovere, maxime che non ci sono castelli ne forteze.
REGIA Maiestas mandat quod provintialis Gubernator provideat, ne quid iniuste innovetur.” (Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maieta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557., pp. 81-81v).
[cxv] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 479.
[cxvi] “Varco. Con questo nome si distinguono quei luoghi vicino ai fiumi donde devono passare gli animali per traversare i fiumi stessi per andare alla parte opposta.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 488.
[cxvii] AASS, 109A.
[cxviii] Nel 1583 la chiesa parrocchiale di Santo Nicola de Plastò di Roccabernarda, possedeva un pezzo di terra posto in loco detto “la foresta, et proprie ubi dicitur Gioannino”, “iuxta la trazza dicta de’ Lostirei” (sic) e la via pubblica. AASS, 080A, f. 44.
[cxix] La chiesa di Santa Maria la Magna di Rocca Bernarda, possedeva un pezzo di terra “loco d.o la foresta”, “iuxta la via, che si dice di Sfodari, la Gabella di Alimati …”. AASS, 080A, f. 49.
[cxx] La chiesa di Santa Maria la Magna di Rocca Bernarda, possedeva una continenza di terre ed un pezzo di terra loco detto “Stragurace”, “iuxta la via publica, per la quale si và al fiume Neto, alla Salina di Neto, iuxta lo Vallone Corrente di Stragurace”. AASS, 080A, f. 49v.
[cxxi] “Dalla Rocca a S.ta Severina si sono da quattro miglia incirca, e dalla Rocca poi alla T(er)ra di Cutro ci sono dudici miglia buoni.” AASS, 040A, f. 70.
[cxxii] AASS, 041A, f. 65v.
[cxxiii] La “viam novam” che divideva il “terr(itor)ium S. mauri à territ.o Rocceb.ae” e quella che anticamente passava più vicino al fiume Tacina ed ora si trovava sottesa a quella nuova (“in antiqua via subtus viam novam”), sono evidenziate in un atto del 1663. AASS, 028A, ff. 55-55v.
[cxxiv] AASS, 056A, ff. 31-32.
[cxxv] Mannarino F.A., Cronica della Celebre ed Antica Petilia detta oggi Policastro, 1721-1723.
[cxxvi] ASCZ, Fondo Prefettura, Serie I.a Cat. 22, Acque Pubbliche, Porti, Laghi, Bonifiche, aa. 1884-1885, B. 38.
[cxxvii] Pesavento A., Paesaggi Crotonesi: il torrente e la vallata di Tuvolo, www.archiviostoricocrotone.it. Al tempo dell’Unità d’Italia, come doveva essere ormai da molto tempo, la via che conduceva al Lacinio percorreva invece il litorale: la strada comunale di categoria A, che “da Cotrone conduce al Camposanto”, proseguiva infatti con la strada vicinale soggetta a servitù pubblica, “che dal cimitero lungo la marina per la Conicella di S. Leonardo, Marina di Sanda, Sandella, Donato, Erticello, Erto Grande, Tenimento, conduce al Capo alla cappella della Vergine”. AVC, s.c.
[cxxviii] AVC, Privilegio dello Sacro Vescovato dell’Isula, in Processo Grosso, f. 418v.
[cxxix] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 39-41. Così risulta anche in un atto del 14 maggio 1252: “Incipit a loco ubi nascitur aqua Tripani, et inde versus orientem ascendit vallis usque al lacum Spinnosum … et ad viam quae venit a Cotrono, et vadit via per Rubertum Staembarbarre, usque ad Sanctum Nicolaum de Trodio; et inde per caput tenimenti, quod tenet episcopium Cotronense …” (Ibidem, pp. 143-145).
[cxxx] BAV, Vat. Lat. 7572, ff. 44-47.
[cxxxi] Pesavento A., Crotone nel Medioevo, 1985, dattiloscritto presso la Biblioteca di Crotone.
[cxxxii] AVC, Acta Sanctae Visitationis … A. D. 1699 Confecta, f. 74v.
[cxxxiii] Nel 1593, il vescovo Caracciolo fondava 6 canonicati, dotandoli, tra l’altro, con una vigna posta nel territorio di Isola in luogo detto la via vecchia, redditizia al vescovo di Crotone, comprata dagli eredi del quondam Trojolo Ricca, confine la vigna del Cle.co Minico Piperata, la vigna di Blasio di Nofrio, la via pubblica e altri confini. Quale vigna è giovane di dieci anni, di sette o otto migliara, con diversi alberi fruttiferi (AVC, atto sciolto). Descrizione della rendita del vescovo di Isola fatta il 4 marzo 1787: “… nel vignale della Via vecchia si ave usurpato porzione di terra della strada pubblica” (Valente G., La Costa dei Dioscuri Isola di Capo Rizzuto, 1982, pp. 146-147, nota 270). Diversi cittadini di Isola possiedono vigne nella “Via vecchia” (AVC, Catasti 1746-1747, 1768-1769 e 1800). La mensa vescovile di Isola possiede il vignale Via Vecchia detto Bombole di ha 3 e 6/8 sito in Crotone nel comprensorio di Tuvolo, che il demanio l’ha portato sito in Isola. Si trova sfittato. (AVC, Platea della Mensa Vescovile di Isola aggregata a quella di Crotone, 1819).
[cxxxiv] Tra le “Strade Vicinali soggette a servitù pubbliche” elencate in un documento del 1868 esistente nell’Archivio Vescovile di Crotone, troviamo: “1) Strada che dalle porti Spadaro per la Carrara, Bernabò, Piani del Conte, comprensorio Tuvolo, salita di Coppola per Salica e Carbonara conduce in Isola. 2) Strada che da Cotrone, Carrara, Bernabò, Olivella, S. Polito, Magliarello, Miccisi, salita di S. Andrea conduce in Isola pei piani della Ventarola. 3) Strada da Cotrone, Carrara, Bernabò, Olivella, S. Polito, Magliarello traversa il vallone per mezzo Traffinello, Valle di Liotta, ai Mulini di S. Anna.”. AVC, s.c.
[cxxxv] “1) Strada da Papanice, vigne di Lampus, Torritonda e stretto delle Vigne a Cotrone. 2) Strada che da Papanice per la Petrarella Esca Vela stretto delle vigne conduce a Cotrone”. AVC, s.c.
[cxxxvi] “Strada che dal pozzo Torritondo innestata alla Comunale sale per Apriglianello, da ove scende al vallone Chiacchiavia, volta Infortunata, Arcidiaconato, Vituso, per Gullo mena a Scandale e S. Mauro.” AVC, s.c.
[cxxxvii] “Strada che dalla Comunale sotto (Brauso) pel vallone Cacchiavia, Giammiglione, Strongoliti, S. Domenica, Mezzaricotta, Vituso conduce a S. Mauro e Scandale.” AVC, s.c.
[cxxxviii] “La strada che da quella Comunale delle vigne e precisamente dal Portone Vigna Nuova scende al Papaniciaro, riunisce il Ponte di Albano, Vigna di Messina riunisce la salita di S. Brase.” AVC, s.c.
[cxxxix] “Strada che da Papanice per Gian Cavaliere esce in mezzo la via del Vituso e va a Scandale e S. Mauro”. AVC, s.c.
[cxl] “Per custodire per causa dei disertori i passi di Cotrone, Sanseverino, Tatina, Rocca Bernarda e vicinanze”. Reg. Ang. XXVII, p. 479.
[cxli] D’Amato V., Memorie Historiche di Catanzaro, 1670, p. 103.
[cxlii] Grimaldi G., Istoria delle Leggi e Magistrati del Regno di Napoli continuata da Ginesio Grimaldi, tomo 5, 1767, pp. 232-233.
[cxliii] ASN, Dipendenze della Sommaria, Fs. 552 I serie. “Salvo de stilo de dare per la scafa et chusa de tacina duc.ti cinque per lo presente anno iiij indictione” (f. 14v). “Salvo de stilo resta a dare per la scafa duc.to uno” (f. 26v). “Salvo de stilo de dare duc.ti cinque sono per la scafa et chiusa de tacina” (f. 39v). “Salvo de stilo resta a dare per la scafa duc.ti dui” (f. 46v).
[cxliv] ASN, Dipendenze della Sommaria, Fs. 552 I serie. “Et a di dicto tari dui a dicto mast.o ant.o sono per avire acconczato et calafatato la scafa de tacina” (f. 43). “Et a di xxiij.o may tari uno a mastro pirro sono per rotula dui de chiova per Acconczare la scafa”, “Et tari uno sono per uno barili de pici per inpicare la dicta scafa” (f. 43v).
[cxlv] AVC, Reintegra di Andrea Carrafa, s. c., f. 30v.
[cxlvi] “(…) incipit in vallone Terrastri ad terras Turturene et ascendit per terras Niceti Marata et vadit inde per terras Robberti Tigani et ferit ad vallonem Draconis et tendit per ipsum vallonem ad viam de Cutro et vadit per ipsam viam ad vineas Iohannis Franci et ferit inde ad divisas tenimenti Rocce Bernardi et vadit per serras et serras et ferit ad terras Iohannis Mandali et descendit ad prefatum vallonem Terrastri iuxta puteum Rabda et vadit per vallonem ipsum ad predictas terras Turturene et ibi concluditur. (…)”. Pratesi A., cit., pp. 160-162.
[cxlvii] “(…) Item Petium alium t(er)rarum salmatarum decem vel Circa situm et positum / in tenim.to p.to tachine, in loco ditto terrastro, iux.a val / lonum Dragonis, iux.a littus maris, iux.a vallonum / dittum terrastrum, iux.a ter.nos et viam qua itur men / suracam, et iux.a passum ubi dicitur lo Pirillo et iux.a / airas veteras, intus quas t(er)ras est queddam via nova / q.a itur ad Casale ditte turris tachine (…)”. “(…) Item continentia alia t(er)rarum salmatarum quinque vel Circa sitam / et positam in ditto tenim.to tacine in loco ditto lacqua / delo judeo, iux.a t(er)ras Alberici inprove viam publicam / et t(er)ras s.ti lionardi, viam veteram usque ad t(er)ram plani / tiei, et iux.a t(er)ras stephani sarago (…)”. “(…) Item aliud petium t(er)re salmatarum duarum in semine situm et positum / in tenim.to tachine in loco ditto Pucio fetido, iux.a t(er)ras / curie ditte Tacine, via pp.ca mediante et iux.a terras her.i / q.o mag(ist)ri Marchetti blondi de mesuraca mediante / vallono ditto de terrastro (…)”. AVC, Reintegra di Andrea Carrafa, s. c. ff. 30v-31.)
[cxlviii] Pratesi A., cit., p. 421-423.
[cxlix] AVC, Processo grosso di fogli cinq.cento settanta due della lite, che Mons. Ill.mo Caracciolo ha col S.r Duca di Nocera per il Vescovato, ff. 98 e sgg.
[cl] AVC, Processo grosso, cit., f. 420.
[cli] “(…) La Gabella delo Archidiaconato di circa salmate deci iux.a / le terre de s.ta Dominica, la via traversa, le Terre de / Thomasi la guardia (…)”, AVC, Reintegra di Andrea Carrafa, s. c., f. 11v. “(…) Le terre de grigorello da circa salmate cinque iux.ta le / terre de Simone scazurro, la lenziata et la / via traversa (…)”, ibidem f. 12v. “(…) La gabella de Campo longho di circa salmate quaranta iuxta / la via traversa et spiaggia del mare (…)”, ibidem f. 13. “(…) Le terre di Guglielmo de castellis de circa salmate dudici / iux.a le terre di Petro di marsico et le terre de Not.o / Henrico de Rasis, et la via traversa (…)”, ibidem f. 15v. “(…) Le terre de Notario henrico de Rasis et frati de circa salmate / cinque iux.a le terre de thomasi dela guardia, le terre / di Petro di marsico et la via traversa (…)”, ibidem f. 16. “(…) Le terre di camarella de Dominico spataro et caynati de circa / una salmata iux.a la via traversa et le t(er)re de Not.o henrico / de Rasis (…)”, “(…) Le terre de Dionisi greco et frati de circa una salmata iux.a le terre / de Antonio bellhomo et la via traversa (…)”, “(…) Le terre de Antonio Perrone de circa salmati quatt.o iuxta / le terre de juliano greco et la via traversa (…)”, “(…) Le terre de juliano greco de circa tuminati sei iux.a le terre / de Antonio Perrono, le terre de Ant.o de Aloy et la via / pp.ca (…)”, “(…) Le terre de Antonio de Aloy di circa dudici tuminati iuxta / le terre de juliano greco et campolongo (…)”, ibidem f. 16 v. “(…) Item Petium aliud terre salmatarum trium vel circa situm / et positum in tenim.to t(er)re p.te in loco ubi dicitur / cosentino iux.a t(er)ras Nicolai de Cicco filii Rubani / de Cicco iux.a viam pp.cam dittam de Cosentino et iux.a / aliam viam pp.cam dittam la via traversa ex q.o petio / t(er)re cum aliis infra(scri)ttis vinealibus seu petiunculis / terrarum locari solent annuatim ad rationem gabella / et percipi solent salme due et tumula quinque annuatim / dico sl 2 – 5 – 0. (…)”, “(…) Item aliud petium terre tumulatarum duarum vel Circa situm et / positum in tenim.to preditto in loco ubi d(icitu)r cosentino iux.a / Terras Ber.di de Jancola ex duobus lateribus et vias / pp.cas q. petium terre fuit q.o lamberti de marsico per / eum permutatum pro alio petio t(er)re ipsius ecc.e positum in / loco ditto Selino et includitur cum gabella p.ta. (…)”, ibidem f. 29.)
[clii] ASCZ, Notaio L. Larussa, Busta 1912, prot. 12.382 ff. 218-262.
[cliii] “(…) Incipiendo a littore maris ubi ponit vallonus / dittus de cucuriaci alias la burga de lo lino et per dittum vallonum / ascendendo ferit ad molendinum Pauli Marrelle et per / vallonum p.tum de cucuriaci vadit et ferit ad locum dittum / lo Ponte quo transitur et itur versus Civi.tem Insule et / exinde ascendendo per eundem vallonum vadit et ferit ad / locum dittum lo passo de Cotroni, et ex ditto loco vadit / per dittum vallonum et ferit ad exitum cursus aquarum molendini / Simonis Scazurri et inde per eundem vallonum ascendit usque / ad passum dittum de s.to Petro (…)”. AVC, Reintegra di Andrea Carrafa, s. c., f. 5.
[cliv] AVC, Privilegio dello Sacro Episcopato della città dell’Isula, in Processo grosso di fogli cinq.cento settanta due della lite, che Mons. Ill.mo Caracciolo ha col S.r Duca di Nocera per il Vescovato, ff. 417 e sgg.
[clv] Pinder M. et Parthey G., Ravvennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, 1860, pp. 455-456.
[clvi] Strabone VI, 1, 4.
[clvii] Strabone, VI, 1, 10.
[clviii] “L’imperatore avendo appreso i fatti di Crotone, spedì messi in Grecia con ordine che le truppe di presidio alle Termopili navigassero al più presto verso l’Italia e recassero con ogni potere soccorso agli assediati in Crotone. E coloro tanto eseguirono. Salpati sollecitamente e incontrato vento propizio improvvisamente approdarono al porto di Crotone. Al subitaneo apparir la flotta i barbari, messi in grande spavento, subito tumultuariamente sciolser l’assedio; e quali di essi si rifugiò con navi nel porto di Taranto, quali marciando a piedi ripararono al monte Scilleo.”. Procopio di Cesarea, De bello Gothico IV 26, Ed. Comparetti D., La Guerra Gotica di Procopio di Cesarea, voll. 3, Roma 1895, 1896, 1898, in Fonti per la Storia d’Italia pubblicate dall’Istituto Storico Italiano.
[clix] “Dal Simeri ad ’awsalah (Isola), che è piccola [pen]isola, sei miglia. Da questa a qurṭ mâriyah («L’orecchino di Maria»), porto considerevole nel quale cresce la scilla di mare, sei miglia.” Amari M. e Schiapparelli C., L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero”compilato da Edrisi, in Atti della Reale Accademia dei Lincei anno CCLXXIV, 1876-77, serie II – volume VIII, Roma 1883, pp. 72-73.
[clx] Rende P., Vicende feudali della contea di Catanzaro, dalle origini al dominio di Giovanni Ruffo (sec. XI-XIV), www.archiviostoricocrotone.it
[clxi] “(…) Da Cotrone la marittima a tâǵinah (Tacina), entro terra, tre miglia franche, che son nove miglia [siciliane]. / Da Cotrone poi a ǵ.n.qû qasṭ.rû (Geneocastrum, in oggi Belcastro) tre miglia franche. / E da Tacina a Belcastro … / Da Belcastro a sîm.rî (Simeri) quindici miglia. / Tra Simeri e il mare tre miglia. / Tutti questi paesi sono piccoli [ma] popolati; hanno mercati e commercio e tutti si rassomigliano nelle loro qualità e condizioni. / Da Simeri poi a qaṭanṣâr (Catanzaro) quindici miglia. / E da Simeri a ṭabarnah (Taverna) diciotto miglia. / (…)”. Amari M. e Schiapparelli C., L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero”compilato da Edrisi, in Atti della Reale Accademia dei Lincei anno CCLXXIV, 1876-77, serie II – volume VIII, Roma 1883, pp.111-112.
[clxii] Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1852, Tomo II pars I, pp. 361-364, 364-366, 367-369, 369-372, 373 e 374-375.
[clxiii] D’Amato V., Memorie Historiche di Catanzaro, 1670 pp. 49-51.
[clxiv] D’Amato V., Memorie Historiche di Catanzaro, 1670, p. 103.
[clxv] ASN, Privilegi della abbadia di S.ta Maria de Altilia dello Eminenti.o et Reverend.o cardinal Spada abate di detta Abbatia in Calabria, Archivio Ruffo di Scilla, inc. 697, f. 14.
[clxvi] Filangieri G., Effemeridi cit., pp. 205-206.
[clxvii] “(…) Item d.a Mensa Vescovile tiene, e possiede un territorio loco d.o Crocchia da quaran / ta salmate in circa, lo quale incomincia dalla fiumara di Crocchia dove / se giunge con la fiumara di Nasari, e per d.a fiumara adiritto va a ferire allo / passo di Cotroni, et la fiumara adirto va a ferire allo termine d’un pezzo di ter / ra che fù di N.r Iacomo la Castellana hoggi possesso per il mag.co Geronimo Cosentino / di Cropani, e lo termine adiritto va a ferire allo Vignale che hoggi lo possiedeno / il SS.mo, e la Chiesa della Sanità, e lo termine, termine d.o il torno va a ferire allo / Vallone d.o di S. Nicola, et il termine adiritto và à ferire alle terre hoggi d.e Laucel / luzzo possesse dalli heredi del q.m Fran.co Ferraro di Catanzaro che furono del q.m Sebastiano / Lofrerio, e la serra serra va a ferire ad un altro Vignale che tiene il SS.mo, e da d.o Vigna / le cala dentro la Valle del Casaleno di d.o Manilio hoggi possesso dal d.o di Scarrillo, e / termine adiritto va a ferire allo timpone di Macidonio Morello hoggi lo possiede d.o / di Scarrillo, e lo termine à bascio va a ferire all’Agliastro d.o Macidonio hoggi pos / sesso per d.o di Galzarano che prima fù del d.o q.m Sebastiano lofrerio, e lo termine a pen / dino per diritto và à ferire alla fiumara di Nasari, e la fiumara a pendino va a fe / rire alla fiumara di Crocchia da dove s’incominciò Havertendosi che della par / te verso lo lochicello seu manche, di quella parte Nasari vi è un pezzo di terreno / che va incluso con d.o Territorio di Crocchia quale confina con d.e Manche dello / Lochicello, e dall’altra parte di Nasari confina con la gabella d.a Le Vertoline / che hoggi tiene d.o di Galzarano che furono di d.o q.m Sebastiano Lofrerio, et detto ter / ritorio di Crocchia anticamente si chiamavano il cutetto l’aucelluzzo le Vote / di Crocchia et attorno hoggi senza distinzione si chiamano le Vote di Crocchia, e / sono franche, e libere d’ogni servitù eccetto il Ius Sterziandi che si dona al / feudo di Spertuso di d.a Mensa Vescovile nelle quali terre delle Vote di Crocchia / vi è un Casaleno con due Molina quali al presente sono Dirute e l’acqua / ro di d.a Molina si piglia del passo di Crocchia del Ceramedio senza nessu / na servitù perché non progiudica a nessuno per passare tutto dentro le / sud.te terre di d.a Mensa, e così anticamente quando macinavano si /osservava. (…)”.
“(…) Item d.a Mensa Vescovile tiene, e possiede due Gabelle chiamate l’Umbri, e la Verto / lina, le quali, Incominciano dela Fiumara de Nasari Chiamato lo passo di Cotroni / e lo Vallone adiritto che cala del Umbro della Colla dell’Acqua Fetida và a ferire / al termine delle terre delli R(evere)ndi Canonici, e delle terre furono di N.r Iacomo la Castel / lana possesse per d.o di Galzarano che furono prima di d.o Mag.co Sebastiano, e lo Vallone / a diritto che divide le terre della Chiesa di S. Gregorio e di d.o N.r Iacomo e di d.a Mensa / va a ferire alla via che si và a Botro e la via via va a ferire al termine / del mag.co Sebastiano al presente possesse per d.o di Galzarano, e lo termine adiritto / va a ferire alle Cinte dell’Agliastri d’esso predetto Sebastiano possesse per d.o / di Galzarano, lo termine d’Abascio per sotto le Cinte va a ferire alla Via seu / trazze che di d.o Mag.co Sebastiano, che si va a Botro, e lo termine termine, che / divide le terre delli Mazza possessi per d.o di Galzarano, che furono di d.o mag.co Sebastiano / va a ferire al termine delle terre, che furono di N.r Iacomo Castellana hoggi pos / esse per il Sud.o di Galzarano, e lo termine a bascio va a ferire alla fiumara di / Nasari dove s’incominciò, E dette Gabelle l’una si domanda l’Umbri che / sono da sei salmate in Circa, e l’altra si domanda la Vertolina da sette sal / mate in circa, e sono franche, e libere, et Camera solo sogette a d.o Feudo di / Spertuso per le Sterzature. (…)”. AASS, 15B, ff. 95v-96.
[clxviii] ASV, Relatione del Con.to di San Dom.co di Belcastro, S. C. Stat. Regul., Relations, 25, ff. 751-755.
[clxix] “(…) Item d.a Mensa Vescovile tiene, e possiede un altro territorio Loco detto la / Chiubica dentro il Feudo di Botricello che fù d’Alfonso Piterà et / Isabella Morella, e poi posseduto d’Ippolita Grimaldi come moglie d’Anto / nio Piterà, et al presente lo tiene il Sig.r Angelo di Riso di Catanzaro di qua / ranta salmate in circa, et incomincia dallo termine della Gabella detta / la Castellana hoggi posseduta dal Sig.r Horatio Poerio della città di taverna / è va a ferire allo termine delli Cursi del Sig.r Giuseppe Ugo Galzarano di Cro / pani, e lo termine per diritto va a ferire nello Vallone d.o dell’Arango e di quella / parte il predetto Vallone confina con il Vignale d.o di Giulio Leone, hoggi lo pos / siede la Venerab.e Chiesa di S. Francesco di Belcastro, e lo termine per diritto và / a ferire allo Vignale d.o di S. Tomaso possesso dal Sig.r Antonio Politi Beneficiato / di Catanzaro, e lo termine per diritto và à ferire alle terre di Botricello di d.to / Sig.r Angelo Riso, e lo termine abascio confina con le predette Terre di Bo / tricello et va a ferire con l’altro Vignale Sottano di S. Tomaso posseduto dal d.o / di Politi, e lo termine termine, il quale va al quanto serpendo va a ferire / allo Vignale d.o le Maragliule possesso dal d.o di Riso, e lo termine a bascio con / fina col pezzotto del D.r Rotilio Cavallo olim marito della q.m Cica Bulotta / di Catanzaro, e lo termine abascio finisce nel frago di mare et il frago frago di mare / va a ferire allo scino d.o di S. Pietro gabella del d.o di Riso, e lo vacante, / vacante và a ferire allo termine di S. Pietro, e termine termine va / a ferire allo termine della predetta gabella d.a la castellana, e lo ter / mine adiritto va à ferire allo termine delli predetti Cursi del Sig.r / Giuseppe Ugo Galzarano dove si è incominciato.”
“(…) Item d.a Mensa Vescovile tiene, e possiede due Sozze di terre de sidici salmate in circa / dentro il Feudo di Magliacane sotto, e sopra via, e quella di sotto via seu sotto la Chiu / bica d.e Crasta Cane, confina dalla parte verso il Fiume Tacina con la gabella d.a Pal / meri della Baronia di Tacina, e dalla parte di sopra, e confinata con le terre di d.o Feudo / posseduti prima dalli Matera di Cosenza poi dalli Marincoli di Catanzaro, da Carlo / Mannarino di Catanzaro et hoggi da Gio: Tomaso Anania di Zagarisi, e così della parte / verso Crocchia e confinta delle terre del medesimo Feudo, e finisce verso mare nel frago. / L’altra sopra la Chiubica limita di questo modo, comincia dal Pittasio seu piliero / fatto da d.o d’Anania, e lo termine adiritto va a ferire allo Scinetto, e lo termine per / traverso esce lo Scinetto Scinetto, e ferisce alla Aira di pesarello, e per traverso va / a ferire allo Scinetto d.o Vittorella, e ferisce nel termine della gabella d.a l’arango / possessa dal d.o di Galzarano, e lo termine abascio esce nella via della Chiubica e la / via via và à ferire allo Pittasio dove s’incominciò. (…)”. AASS, 15B, ff. 97-97v.
[clxx] ASN, Catasto onciario di Belcastro 1742-43, f. 492.
[clxxi] Pesavento A., Il fiume Esaro e la città di Crotone, www.archiviostoricocrotone.it. Nel passato la via camminava “a man sinistra fra le costa, e li piani di detta Pignera” (ASCZ, 665, 1736, 100).
[clxxii] Moio G. B. – Susanna G., Diario di quanto successe in Catanzaro, p. 147; De Lorenzis M., Catanzaro, III, pp. 65, 73.
[clxxiii] Vaccaro A., Kroton, vol. I, p. 463.
[clxxiv] 14.03.1799. “Campo di Catanzaro”. “Sono alla marina di Catanzaro. Ho passato il fiume dopo aver stentato due giorni a passarlo, e finalmente mi è riuscito con tutta l’artiglieria. Mi sono risoluto di prendere la strada di Cotrone, invece di quella di Cosenza, poiché ho saputo con certezza ch vi è una strada che viene da Matera, e prima da Puglia, che viene comodamente a Cosenza e mi sembra che debbasi parare ed assicurare. Questa strada si unisce con quella che unicamente porta per Lagonegro a Napoli, e dovrebbe essere a Tarsia, con un fiume anche di riguardo, che puol servire di un luogo da tener fermo con poca gente.” Lucifero A., Il 1799 Nel Regno di Napoli in generale ed in Cotrone in particolare, 1910, rist. 1983, p. 263.
[clxxv] 19.03.1799. “Marina di Cropani”. “Io ancora mi trovo nel casino del barone Schipani alla marina di Cropani donde scrissi a V. E. l’altro ieri. Sono circondato da fiumi, e questi sono gonfi a segno, a motivo delle dirotte piogge cadute in questi giorni, che m’impediscono d’inoltrarmi a Cutro. Spero però che dentro domani si renderanno guadabili, perché le piogge sono meno abbondanti e vanno cessando.” Lucifero A., cit., p. 268 e sgg.
[clxxvi] “Territori nobili, che sono (ven) / ti cinque, cioè / 1. La Castellana tum.a 160 e più affit. / a D. Vitaliano de Riso di Catanz.o per / un triennio 7mbre 1801 a tutto Agosto / 1804 ad ogni uso, come per obbl. de’ 7 / 9mbre 1801 per Not.o Vincenzo Nicoletta, / per annui, pagabili in ogni Mole / rà 8 7mbre di ciascun anno d. 180 / La med.a sita in q.o territorio di / Belcastro, come tutti gl’altri fon / di, che non vengono espressi in ap / presso ne’ luoghi propri, nel Compren / sorio di Botricello, Confine li dui vi / gnali del sem.rio d.i di S. Fran.co alcuni cor / si di d.o Sig. Riso ed altri ha la sua pro / pria trazza, che dalla chiubica, o sia / strada publica porta alla stessa Castel /lana”. “8. Due gabelle, tum.a 128 e più, conf. al / feudo di Magliacane una sotto via, e l’ / altra sopra, ciascuna di salmate otto, e più / affit. ad ogn’uso per un anno 7mbre 1801 ad Agos. / 1802 a D. Felice de Nobili di Catanz.o, pagab. / la 3.a Dom.ca di Maggio d. 95”. AASS, 15B.
[clxxvii] “… dal Piede della Sala (di Catanzaro ndr.) si fè salire la strada a sinistra sormontando colli, e promettendo di scendere pel corso di Alli alla così detta Chiubbica; dopo qualche tempo s’immaginò di continuare per le colline fino a raggiungere la Chiubbica nella marina di Sellia; ed infine si venne al progetto di andar per i monti onde avvicinar la strada a taluni comuni, e farla passare per altri. E per tal modo gli ordini augusti del Re Nostro Signore, il quale decretava una strada lungo la marina del Jonio, ove è naturalmente tracciata, si posero in obblio …”. “Da Tacina dovrebbe tenersi sempre la via della marina per la così detta Chiubbica, Qualunque andamento diverso, che avesse lo scopo di passar per i comuni più prossimi, raddoppierebbe le difficoltà, e la spesa.” Per le Sessioni del Consiglio Distrettuale di Cotrone nel 1858, Discorso del Sottintendente Lorenzo Riola, Catanzaro 1859, pp. 8-10.
[clxxviii] s.d. Nella pianta realizzata dal regio ingegnere ed agrimensore Antonio d’Aloisio l’appezzamento rilevato confina a levante con la “Gabella d.a S. Nicola della Baronia” ed il “Triangolo della Madalena del Capitolo d’Isola”, a mezzogiorno con la “Gabella della Marina del Monistero di S. Chiara di Catanzaro”, “Strada Publica” mediante, a ponente con la “Gabelluccia d.a la Madalena del Capitolo d’Isola”, “via dello Steccato” mediante, ed a settentrione con la “Gabella di S. Luca della Baronia di Tacina”. Nella pianta realizzata da Vito de Luca che rileva lo stesso luogo, il “Vignale del Sopp.o Conv.to di S.to Dom.co di Cutro” confina a levante con la “Gabella detta S. Nicola della Baronia” ed il “Triangolo delle Monache di S. Chiara di Catanz.o”, a mezzogiorno con la “Gabella del Capitolo d’Isola” e con la “Gabella detta la Marinella del Monastero di S. Chiara di Catanz.o”, “Strada” mediante, a ponente con la “Gabella del Capitolo d’Isola detta della Maddalena”, “via dello Steccato” mediante, ed a settentrione con la “Gabella detta S. Luca della Baronia”. Nella seconda pianta di Vito de Luca il “Vignale del Sopp.o Conv.to di S. Dom.co di Cutro” ed il “Vignale del d.o Conv.o di S. Dom.co di Cutro” confinano a settentrione con le “Terre dette Gabella di S. Nicola” dove si evidenzia la chiesa (?), a levante con la “Gabella detta S. Nicola della Baronia”, a mezzogiorno con la “Marinella del monistero delle monache di S. Chiara di Catanzaro” “via Publica” mediante, a ponente con il “Triangolo delle Monache di S. Chiara di Catanz.o, ed a settentrione con la “Gabella di S. Nicola della Baronia” mediante un’altra strada.
[clxxix] “Il nahr nîtû (fiume Neto) scende da ’aṣṣîlâ (la Sila) a destra di ǵ.runtîah (Cerenzia) e si dirige verso levante. A sinistra di questa città esce un altro fiume (fiume Lese) che si unisce col precedente nel luogo chiamato ’al mallâhah (“la Salina” in oggi Salina di Altilia), distante da ǵ.runtîah, che dicesi pur ǵ.ransîah (Cerenzia), nove miglia. Il Neto quindi continua il suo corso fino a che passa sotto śant samîrî (Santa Severina) lontano un miglio e mezzo, e proseguendo tra qutrûnî (Cotrone) e ’.str.nǵ.lî (Strongoli) mette in mare.” (Amari M. e Schiapparelli C., L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero”compilato da Edrisi, in Atti della Reale Accademia dei Lincei anno CCLXXIV, 1876-77, serie II – volume VIII, Roma 1883, p. 128).
[clxxx] Nel presente lavoro sono state utilizzate quella del 1534-35 (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, Libri maggiori e platee, busta 78/I) e quella del 1652-54 (ASCS, Corporazioni Religiose, B. 8, Vol. 89).
[clxxxi] “Sicque per ardua adiacentium montium inde digrediens, Cusentium venit.”. Goffredo Malaterra, De Rebus Gestis Rogerii Comitis, in Muratori L.A., Rerum Italicarum Scriptores, Zanichelli N. Bologna s.d., tomo V, parte I, p. 94.
[clxxxii] “viam publicam que a Lucio ascendit ad Sylam, et vadit via publica magna Sylara” (Pratesi A., Carte Latine di Abbazie Calabresi provenienti dall’Archivio Aldobrandini, Biblioteca Apostolica Vaticana 1958, pp. 112-116).
[clxxxiii] “Varco. Con questo nome si distinguono quei luoghi vicino ai fiumi donde devono passare gli animali per traversare i fiumi stessi per andare alla parte opposta.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 488.
[clxxxiv] L’esistenza di questa strada detta anche “strada delli Carri”, che transitava in località “Varco di S. Mauro”, dove si camina per la strada Silara, e si giunge dove era la chiesa di S. Mauro”, ovvero la “Ecclesia antiqua de S. Mauro delli Zifonati”, è testimoniata ancora alla fine del Settecento (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 48-49).
[clxxxv] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 9-10; 11-13; 29-31; 88-89; 123-130; 194-196; 230-233. Russo F., Regesto I, 533. Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1852, Tomo II pars I, pp. 361-364.
[clxxxvi] “Della Difesa detta Garga. Questa difesa comincia dalla via publica, che và al passo del fiume Garga, e … per la Catena grande in giù ed esce alle case di marco mello al presente posseduti da Andrea Oliviero, e tira per lo prato delle pera, e passa il fiume di Garga, e prende la Cuttura di marcarello Sattano, e Saglie per la Strada, che esce alla Serra di Gaio, e và alla Stradalati di marc’Antonio Nicoletti e per il termine fere allo lano vecchio per il Cavone in Sù, e Siegue lo termine Sotto le Case di matteo Rosa al presente possedute da Gio Domenico Pecora, e per il detto termine ascende all’istessa fiumara di Garga e la fiumara in Sù esce la Scala di Casciano, e per la detta fiumara in Sù passa il fiume verso mezzo giorno, e Siegue lo termine termine, e fere Sopra lo pino di Garga, che Stà vicino la Strada, ch’era il passo del fiume di Garga, d’onde S’è incominciata questa difesa …”. “E divisa l’istessa difesa di Garga in più Colture, … La Coltura detto Valle confina al fiume di Garga, e colla via publica che và alli Casali, e colla Coltura dell’Imp.re …”. “La Cultura dell’Imp.re confina colla detta via publica, con il detto fiume, e colla Sopradetta Cultura di Valle, …”. “La Coltura di manicolla confina colla detta Strada, che và alli Casali, e colla Strada, che và al Vallone delle Case e con il detto fiume, …”. “La Coltura di mancarello Sottano confina colla via publica che và alli Casali con il fiume, e con la Cultura dell’Imp.e …”. La Coltura detta Carrata, ò vero Penacchia confina colla via publica, e colla coltura di Santa Barbara …”. “La Coltura di Santa Barbara confina colla via publica, che và alli Casali con il detto fiume, e colla Coltura delli monaci, …”. “La Coltura della fabrica confina colla via publica delli Casali, e con la Coltura di mancarello Soprano …”. “La Coltura di mancarello Soprano confina colla via publica grande, che và alli Casali colla Coltura della fabrica, e con le Terre di marco molla, …”. “Dentro la detta difesa vi Sono molti prati di taglio, che sono contigui con il detto fiume di Garga, …”. “Quando la detta difesa Si fà à massaria Si Suol fare ancora la Coltura detta Stradolati, la quale confina alla via publica Sopra, e Sotto il vallone d.o Stradolati, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, B. 8, Vol. 89, ff. 12v-14v).
[clxxxvii] “M(as)tro Ianuario de Parisio tene in loco dicto Macchia de Trono da circa tumulate cinquanta de Terre lavoratorie, et so confinate de la via publica, che veneno li Consentini, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, Libri maggiori e platee, busta 78/I, f. 75)
[clxxxviii] “Item lo Ill(ustrissi)mo Sig.r Duca di Castrovillari, tene da lo dicto monasterio uno Territorio, in lo Tenimento de Caccuri nominato lo prato de la Serra, et nce una Serra di acqua, et è confinato da una parte lo Fiume de neto, et lo vallone, che vene da bonbino, et la via publica, che veneno li Cosentini, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 17). “La Corte Baronale di Caccuri … e più paga annui ducati quattro come S.a il terreno, e prato delle Terre, dove Sono molti terreni ed una Serra d’acqua Sono confinati dal fiume di neto e lo Vallone, che viene di Barbino, (sic) e la via publica d.a la via grande, che passano li Cosentini, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 73v).)
[clxxxix] “Item Cesare de venturo tene de lo stesso Monasterio in loco dicto le Serre de lo Circhiaro da circa tumulate de Terre quindeci, confinate verso scirocco la via che veneno li Consentini, la via publica, verso Ponente uno cavone siccagno, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 58v).
[cxc] “In primis Cola de lo Preite de dicta Città tene in loco dicto namorella una vigna arborata … et è confinata verso Ponente la via Convicinale, che va ad Cornicello et allo vallone de vesta, verso scirocco la via publica, che veneno li Cosentini, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 97). “La erede de Luisio Paterno tene in loco dicto Stavennera (sic) una Vigna … confinate verso scirocco la via publica, che veneno li Cosentini, verso levante la via convicinale, che va ad Cornicello, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 100). “Il Ven(erabi)le monastero di Santa maria delle Grazie dell’Ordine di San Domenico di detta Città al p(rese)nte Soppreso, ed abolito, tiene, e possiede nel luogo detto esnamorello, Seu Donna morella un pezzo di Terra, … confina colla via publica, ed altri confini, e più nel luogo detto S. Vem.o (sic) un Vignale, che in detta Platea vecchia Stà notato Sotto il medesimo nome di Paterno, confina colla via publica, e lo Vallone. E più in d.o luogo di S. Vem.o (sic) un’altro pezzo di Terra, che in d.a Platea vecchia à fol: 132. Stà notato d.o martino Paterno, lo quale confina colla via pub.a che vengono quelli delli Castelli, (sic)…” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 60v-61). “Il Ven(erabi)le monast.o di S. maria delle Grazie dell’ord.e di S. Domenico della Città di Carentia (sic) al presente Soppresso, ed abbollito paga Sopra una Vigna posta in luogo d.o Namorella con un terreno Intorno … confina alla via convicinale, che va à Carnicello e và al Vallone di Ursina, e la via publica” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 75).
[cxci] “Il Ven.e Monast.o de PP. Cisterciensi di San Giovanni in fiore paga annue grana 151. Sopra un Territ.o posto nel luogo detto il Viadò (sic), … confina colla via, che viene da Carentia (sic), e dalli Casali, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 77).
[cxcii] “Item la erede del q:m Evangelista Gallo tene da lo dicto Monasterio una vigna arborata, in loco dicto lo Virdò … confinata verso Ponente la via publica, che vene da Cerentia, verso levante via publica, che va alle Cuture, …”. “Item Fran:co Gallo tene da lo dicto Monasterio, una vigna … confinata verso borea la via publica, che destende da Caccuri, et va alle Cuture …” a margine: “Virdo”. “Item Petro Gallo, et Alfonso Gallo fili, et eredi de Cola Gallo teneno da lo dicto Monasterio, in loco dicto lo Virdo, una vigna arborata da circa tumulata una, et cum meza tumulata de Terreno verso la Casa confinata verso Ponente la via publica, che vene da Cerentia …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 10-10v). “Il d.o fisico michel Angelo Pecina … paga grana dodici, e mezzo Sop.a un Terreno in loco d.o il Verdo, …” confine la “via publica” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 69v).
[cxciii] “Item m(as)tro Ianuario de Parisio tene da lo dicto Monasterio uno molino in loco dicto lo passo de lepore cum terreno intorno, confinato da una parte la via publica, che vene da Caccuri, et di l’altro lato lo vallone, che vene da Santo chirico, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 43v). “… un altro pezzo de Terreno nominato la Cutura de le Craparizze confinato hoc modo, ex parte boreali via publica, che va alla Fiomara de Lepore, ex alia parte la Defesa del d.o Monast:rio nominata mala herede, …”. “Et la Defesa predetta de mala herede sta confinata de li infrascritti confini V(idelicet) da lo passo de Lepore dove descende la via publica, che vene da la d:a Terra, et se ne descende alla via nominata de le Cuture, et che và allo Casale de bellovedere, et da lo passo de Lepore … et fere alla via publica, che va alla Fiomara de Lepora, et la via adirto per le cerze adfilarate che sono in fronte lo virdò, et la via via, et fere allo Vallone de Phillivoi, … Infronte la via di Fran:co Thomasi, che è de ditto monasterio, et de la vigna de d.o Pelegrino, et la via publica, et conclude al ditto passo de Lepore, …”. “Item d.o Monasterio tene in lo Tenimento de Caccuri uno Territorio nominato le Cuture, Terre lavoratorie confinato verso mezo giorno la Defesa sopradetta, verso Tramontana cavone seccagno de lo Brullo, et l’acqua, che vene de Santa leni, verso Ponente le vigne de barzamo, verso oriente la Fiomara de Lepore, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 1v-2v). “Coture. L’Abb.a possiede pred.a di S. Giovanni in fiore tiene, e possiede dentro il Territ.o di Cacurri un’altro Territorio d.o le Coture quale comincia dal fiume di lepore, e dal fiume in giù fino che unito allo Vallone dell’acque calde, e lo detto Vallone in Sù Sino allo Vallone del Bullo, e lo vallone in Sù, finche arriva alla Comarello di S. Elena, e di la Sotto le Vigne del Bassamo, finche esce alla Strada publica, e la Strada in giù à canto il Verde, e le Crassarizzi in giù per lo Vallone Sicco, e non conclude il d.o fiume di lepore, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 65).
[cxciv] “Item Capuano Putelle tene da lo dicto Monast:rio una vigna arborata … confinata de la parte de Ponente, la via publica verso borea, via publica, …”. “Item Theodoro Salvino tene da dicto Monasterio una vigna … posta in lo dicto loco de Bauzamo confinata … verso borea, la via publica …”. “Item lo d.o Teodoro tene da lo d.o Monasterio una vigna arborata … in lo preditto loco de Bauzamo, confinata verso Ponente la via Publica, … verso levante lo vallone de Bauzamo, …”. “Item Alfonso acepta tene da lo dicto Monasterio certo terreno … in lo dicto loco de Bauzamo confinato … verso borea, et mezo giorno la via publica, …”. “Item Ioanne Garraperta tene da dicto Monasterio in loco dicto Bauzamo una vigna … confinata verso Ponente la via publica, …”. “Item Aurelio Spulveri, et fratri filii, et eredi del q:m I(oan)ne Spulveri teneno da lo dicto Monasterio in loco dicto Bauzamo, una vigna arborata … confinata verso Ponente la via publica, …”. “Item Ioanbatt(ist)a de Rose tene de lo Monasterio in loco dicto bauzamo una vigna … confinata verso mezo giorno, et levante, la via publica …”. “Item Iacobo buchinfuso tene da lo dicto Monast:rio in loco dicto Bauzamo una vigna arborata … confinata verso Levante, et Ponente la via publica …”. “Item Antonio Bucinfuso, et Ioanne suo fratre teneno da dicto Monasterio una vigna in loco dicto Bauzamo … confinata verso Ponente la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 7-9v). “Cl. Gio leonardo le piane paga di più retroscritte … paga annui grana dodici, e mezzo Sopra una Vigna in loco d.o Belzamo, … in luogo detto Balzamo confina colla Via publica ed altri fini, e qui paga annui grana quindici Sopra certo terreno nel d.o luogo de Balsamo, … confina colle Terre di S. Elena, (sic) e la via publica, …”. “Girolamo Girardi di Cerentia paga annui grana venti cinque Sopra una Vigna con terreno poste nel luogo d.o Balzano, … confina colla via publica, ed altri confini.”. “Il mag.co D. Giulio di Chiara di S. Gio … e più paga grana annui diecisette, e mezzo Sopra un’altra Vigna posta nel predetto loco di Balsamo con terreno intorno intorno, … confina con un terreno di S. Elena, (sic) e la via publica, e ne paga altri grana diecisette, e mezzo Sopra una pezza di terre con Vigna posto nel d.o loco di Balsamo, … confina colla via publica uno gravettone grande, e lo Vallone Siccagno di Balsamo.”. “La Venerabil Cappella di S. Agostino della matrice di Cacurri paga annui ducati uno, e grana diecisette e mezzo Sopra una vigna con terre nel luogo detto Balsamo, … confina colle terre delorto, e la via publica.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 71-73). “Gio Matteo Mozzello paga colli altri eredi del q.m R.do matteo Antonio Parise annui Carlini Sei Sopra una Terra in luogo detto di S. Elena, (sic)… confina colla via publica, e lo vallone Siccagno, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 74v).
[cxcv] “Item lo dicto Monasterio tene in lo Territorio de d.a Citate de Cerentia in loco dicto bardaro una quantità di Terreni Confini in questo modo V(idelicet) … et fere alla via che va ad bellovedere, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 103).
[cxcvi] “culturam Mardati, quae in tenimento Gerenthiae prope flumen quod Lesa dicitur, iuxta viam, quae in confinio terrae filiorum Iohannis Stefanitii ab eadem civitate descendit.”. De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 123-130.
[cxcvii] “Item Pascarello de Stilo tene da lo dicto Monast.rio in loco dicto lo Casale de Laconi una meza tumulata di terreno boscuso confinato verso Tramontana la timpa grande de lo Casale de Laconi, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 28v).
[cxcviii] “Item Donno Ioanne mazeo tene da dicto Monast:rio una vigna in loco dicto phillivoi, … confinata verso mezo giorno la via publica, che vene da Cerentia …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 11). “Item Ioanne Cantarino tene una vigna in loco dicto Phillinoi, che fo de Alfonso Perri da circa tumulata una confinata in questo modo, incommenza da lo vado de lapo Messione de m(as)tro Pelegrino Piloso, … et fere allo Vallone di Phillivoi, et lo vallone adirto, et fere alla via publica et la via via, et conclude allo vado del d.o Pelegrino, …”. “Item li eredi del q.m Cola de Rose teneno una vigna in loco dicto Phillinoi da circa tumulata una, cum terreno intorno, … et scende alla via publica, et la via via, et fere alla Colla, et la Colla Colla acqua fundente abascio verso ponente, via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 12v). “Item Facio de Rose tene da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto Phillivoi … confinata verso Levante la via publica, verso mezo giorno via publica, …”. “Item Ioanmaria Bruno, et sui fratri teneno da lo dicto Monasterio una vigna … confinata verso mezo giorno la via publica verso Levante, la via publica … verso borea via publica, …”. “Item Dominico de Rose tene da lo dicto Monast:rio una vigna in loco dicto Phillivoi, … verso ponente, et Tramontana la via publica, …”. “Item Donna Dorotea figlia, et erede del q:m Ioanne de Rao tene da lo dicto Monasterio una vigna in lo dicto loco, … verso ponente, levante, e borea la via publica circum circa, …”. “Item Tadeo maglocco tene da lo dicto Monasterio in loco dicto phillivoi una vigna … confinata verso mezo giorno la via publica verso borea le petre grande, et le ripe, …”. “Item la erede de Berardino de Sara tene da lo dicto Monasterio una vigna cum certo terreno, che tutto è da circa una tumulata, in loco dicto phillivoi confinata … verso borea le timpe grandi de li milissi, verso levante una muraglia grande, verso mezo giorno le petre grande …”. “Item Miguino de Aprigliano tene una vigna in loco dicto philivoi dal d.o Monasterio … confinata verso Ponente le timpe grande … verso mezzo giorno via publica, …”. “Item mastro Laurentio detini tene da lo d.o Monast.rio una vigna in loco dicto Phillivoi, … verso Ponente via publica, …”. “Item Neapoli de Andriccoli tene da dicto Monasterio una vigna arborata … et è confinata verso Ponente la via publica, …”. “Item m(as)tro Antonucio Piluso tene da lo dicto Monasterio, una vigna in loco dicto phillinoi … verso Ponente via publica, … verso Levante lo vallone de Phillinoi, et va alla via publica, …”. “Item Cesare Peluso tene da dicto Monasterio una vigna in loco ditto Phillivoi … verso Ponente la via publica, …”. “Item D. Silentia figlia, et erede del q:m Ivezze de Gaita, tene da lo dicto Monasterio una Possessione cum vigne, et arborata de celsi, et altri arbori fruttiferi in lo dicto loco de Phillinoi … verso scirocco, et levante la via publica, …”. “Item m(as)tro Pelegrino Piluso tene una possessione cum vigne … in loco dicto Phillinoi, … confinata verso Ponente la via publica, et va la via via, … et fere alla via, …”. “Item Angelo de Angosto tene da dicto Monast:rio una vigna in loco dicto loco … confinata verso ponente la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 13-18). “Pietro di Rose paga ogni anno grana quindici S.a una Vigna posta nel luogo detto Sillicoli, … confina colla via publica, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 72v-73).
[cxcix] “Item ettore Cristiano tene una vigna in loco dicto li milessi … verso borea la via publica, et destende ad una grava …”. “Item li eredi del q:m Ioannello muto, teneno una vigna in loco dicto li milissi, … confinata verso scirocco le timpe grande de li melissi … verso Ponente nce la via publica, …”. “Item la erede del q:m Iacubo Calvella tene da lo dicto Monasterio una vigna arborata de molti arbori, in loco dicto li melissi … confinata verso oriente la via publica, che va alla Coni, …”. “Item li eredi del q:m Neapoli figlino teneno da lo dicto monasterio certo terreno cum una desertina in loco dicto li milissi … confinato verso oriente la via publica, … verso mezo giorno la Timpa de li milisse, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 26-27v). In loco detto “subto le timpe de li milessi” passava “la via, che vene da Phillinoi”: “Item li Eredi del q:m Francesco Lauretta tene da lo dicto Monasterio molti terreni a due stacci cum grutti, dove so olivi in loco dicto subto le timpe de li milessi, … et scinde alla Fiomara de Lepore l’aqua ad pendino, et vene alla via publica, et la via, che vene da Phillinoi, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 10v).
[cc] “Il Clero di Cacurri (sic) … e più paga grana due Sopra un pezzo di terra alborato, … nelloco d.o Cacurri (sic), confina colla d.a via di Carentia, (sic)… e più paga grana diciotto Sopra certe terre poste nel d.o luogo di laconi, … confina colle vie publiche, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 68).
[cci] “Item Dominico Scartello tene una vigna in loco dicto laconi, … confinata … verso borea via publica, verso levante lo vallone currente, che va ad phillinoi, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 12). “Item Baptista de anilia tene da lo dicto Monasterio una desertina in loco dicto laconi, … verso borea via publica …”. “Item Donato de anilia tene da dicto Monast:rio una vigna, et una desertina, … confinata … verso borea la via publica, …”. “Item Neapoli mancuso figlio, et erede del q:m Andrea mancuso tene da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto Laconi, … verso borea la via publica, …”. “Item Donno evangelista perito tene da lo dicto Monasterio una vigna, quale fo de margarita mancoso in lo dicto loco de Laconi, … confinata verso ponente la via publica, …”. “Item l’eredi del q:m Ioanne lauretta tene da lo dicto Monasterio in lo dicto loco de laconi una vigna … confinata verso borea via publica, …”. “Item Ioancorallo Lauretta tene da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto laconi, … confinata verso scirocco lo vallone de Phillonei, …”. “Item lo dicto Ioancorallo tene da lo dicto Monast:rio una vigna in loco dicto laconi, … et è confinata verso borea, et ponente le vigne, che foro de dicto Cola Spulveri, et la via publica, …” . “Item la ereda del q:m Gonu Spulveri, et Paulo Spulveri, et Fratri teneno da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto laconi … confinata verso borea via publica, verso levante via publica, …”. “Item li eredi del q:m Cola Imbriaco teneno da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto laconi … confinata verso borea lo vallone currente, che vene da laconi, et la via publica … verso scirocco la via publica, …”. “Item Donno Angelo macri tene da lo dicto Monasterio, una vigna, in loco dicto laconi, quali fo di Gregorio Ieso, … verso scirocco la via publica, …”. “Item la erede de Iacobo Calvella tene da lo dicto monasterio una vigna in loco dicto laconi … verso levante la via publica, …”. “Item Donno Evangelista Perito tene da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto laconi, … verso borea via publica, …”. “Item la Erede del q:m Bartulo Mancuso tene da lo dicto Monasterio, una cum la erede del q:m Cristofaro Mancuso fratre del d.o Bartolo una vigna in loco dicto Laconi … confinata verso ponente la via publica, verso scirocco la via via publica, …”. “Item Ioallinardo mangone figlio, et erede de Fran:co mangone, alias Iaccaro tene una vigna in loco dicto laconi, … confinata verso Ponente, et scirocco le vie publiche, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 19-25v).
“Item Iancola Ieso tene da dicto Monasterio una vigna in loco dicto laconi … confinata verso Ponente, et mezo giorno la via publica, …”. “Item li eredi del q:m Cicco Ieso tene una vigna in loco dicto Laconi, … et di tutti li altri lati la via publica, …”. “Item Paolo Ligiano tene da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto Laconi, … et fere alla via publica, et la via via, …”. “Item li Eredi del q:m Francesco Tabernise teneno da lo dicto Monasterio uno pezo de Terreno in loco dicto Laconi … et la via publica, che vene dal acqua de la Castagna …”. “Item lo Monasterio predicto de S. Ioanne, tene una poco de vigna cum terreno da circa una tumulata in loco dicto laconi, … verso mezo giorno la via publica, che vene da Laconi, …”. “Item li eredi di Cesare Crocco, et Paulo Crocco, et la erede de Colella Crocco teneno da lo dicto Monasterio una vigna in loco dicto Laconi … verso Ponente la via publica, verso Tramontana l’altra via publica, …”. “Item li eredi di Cesare Perito teneno da lo dicto Monasterio una vigna da circa tumulata meza, cum terreno boscuso” confine “la via publica, verso mezo giorno lo Vallone, che cala de Phillinoi, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 28v-31). “La Venerabile Cappella del S(ancti)S(si)mo di Caccuri (sic) paga … Sopra una Vigna di un pezzo di terra delle laconi, …” confina la “via publica” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 70-70v). “Il R.s D. Pietro Gio Giaconetto paga annue gr.a due e mezzo Sopra certa terra d’esso Vinc.zo in luogo d.o Cacori, (sic)… confina colla via publica, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 76).
[ccii] “Item lo dicto Monasterio teniva in loco dicto posetto uno Casalino quale donò ad dicto Monasterio la q:m Solumea de Matteo milito, et al p(rese)nte lo ha fabricato Cosentino …”. “Item nce uno orto fore la porta piccola, cum uno pede de granato, quale tenia Donno Ramundo lauretta, et fo de Ioanne Ieso et lo tenia una cum la casa” a margine: “Posetto” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 41v-42).
[cciii] “Sanctello Mangone, et fratri, et Natale Purelle, et li eredi de li fratri del d.o Natale teneno del d.o Monast:rio uno pezzo di Terreno posto in tenimento de d.a Terra, in loco ditto li luzi … confinate verso Ponente la via publica, che confine alla Fiumara de Calosira, et va allo Vallone de lo Stano, et lo vallone ad irto, et conclude alla via verso Ponente, …” “Donato Salvino alias de lo Vajro tene del d.o Monasterio una possessione cum terreno boscuso, et cultivante la quale possessione è posta in lo Tenimento de d:a Terra, in loco ubi dicitur la Serra de li luzi, confini di una parte verso Ponente lo Timpone de innati li grutti de la Casa de Magognano, … de la banda di subpta la via publica, verso Tramontana le Terre del d.o Monasterio nominati la Siliensa, …”. “Item Donna Durabile Macri erede del q.m Luisio Macri tene dal dicto Monasterio uno pezzo di Terre Lavoratorie, in loco dicto tenimento in loco ditto in capo li luzzi … et piglia del acqua de la Mortilla adirto, et va alla via publica che vene da Caccuri, …”. “Item dicto Sig.r Abbate ave recuperato uno pezzo de Terreno boscuso da circa tumulate due. In lo dicto Tenimento confini de uno lato la via publica, che vene de posetto, et lo vallone de lo Stano, et altri confini.” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 3v-5). “Il Ven(erabi)le monastero dei PP. Domenicani di d.a terra paga … e più certo terr.o nel med.o luogo di là, che confina colla via publica, … e più la metà della Terra, ed olive poste in mezzo li Valloni di Calostra, e dello Strano, confina colla via publica, … Sopra una possessione loco detto la terra delli luzzi … confina colla via publica e le grotte della Corte Baronale.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 66-67).
[cciv] “… e più un’altro pezzo di Terreno di tt.e due in circa d.o farchetto Seu mammeri, … confina colla Parte inferiore l’oliveto del Signor Barone di d.a Città dele Gullea, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 60).
[ccv] “… nella strada detta la Carrara per causa delli carri, che per essa calano li legni della marina. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 82.
[ccvi] “Item d.o Sig.r Abbate ha recuperato uno altro pezzo de Terreno contiguo allo ditto Territorio de Franchiscia il quale teniva occupato m(as)tro Pelegrino Peluso, et uno, et l’altro Territorio è limitato, et se include de li infra(scri)tti confini V(idelicet) piglia de lo passo subtano de Scanna Iudeo, nominato lo passu di Panphilio, et la via via, et fere alli fronti de le camarde, et li fronti fronti verso Franchiscia, et fere allo Fronte grande donde piglia la carrera, che descende allo cavone de Franchiscia, et lo cavone ad pendino, et fere alla Fiomara de Lepore, et la Fiomara adirto, et con clude allo ditto passu de Pamphilio.” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 3).
[ccvii] “La erede del q:m m(as)tro ettore de Gaita, et Dominico Segitta fratri teneno da lo ditto Monast:rio uno pezzo de Terra aratorio da otto tumulate, et uno Territ.o lo q.ale non è stato extimato, posti in lo d.o Tenimento, in loco nominato le Pantana de Magognano confinati de la banda de la borea la via publica, et de tutti li lati sonno le vie publiche, …”. “Item Alfonsello de Rose tene da lo dicto Monasterio in loco dicto Paulito la Casa di Magognano certi terreni da tumulate due lavoratorie, et tene altre Terre inculti, et petrara, confinate … verso Ponente la via che vene de li luzi, …”. “Item Martuccio de Aprigliano, et m(as)tro Alfonsello de Rose teneno da lo detto Monast:rio una vigna in loco dicto Magognano, … confinata verso Tramontana via publica, …”. “Item Ioannico de Rose, et li eredi de Bartulo de Rose suo fra(te)llo teneno dal detto Monasterio uno pezzo de Terreno in loco dicto Magognano … confinata verso levante la via predetta, …”. “Item lo soprad.o Ioannico, et sui nepoti teneno da lo dicto Monasterio uno pezzo de Terreno da circa tumulata meza, posto in loco dicto Magognano, … confinata di la banda de lo levante la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 3-6v). “Il Clero di Cacurri paga Sopra un Territorio di otto tum.te in circa, con alcuni piedi di Quercia posto nel luogo d.o le pantana di marsignano, (sic) … confinia colla via publica, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 67v).
[ccviii] “Item Philippo Madia tene da lo dicto Monasterio una Chiusura di Terreno cum terra desertina in loco dicto in capo li Campanelli … confinata verso Ponente, et la via publica, et da scirocco, quale via va alli Campanelli, verso Levante uno cavone siccagno, verso borea lo vallone currente de Ialandari, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 32). “La Corte Baronale di Caccuri paga annui grana Sei Sopra una Chiusa con terre aratorie di tt.e trè in circa poste nel luogo d.o in capo di Campanelli, … confina colla via publica … e collo Vallone, che discende dalla dirittura …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 73-73v). “La Corte Baronale di Caccuri … e più paga annui grana venti S.a una chiusa in luogo detto Rittura con quercie ed altri alberi, … confina colla via, che và alli Campanelli, e più paga annui grana otto Sopra un pezzo di terra posto in loco d.o la Caria. E più paga altri grana quindici Sopra un’altro pezzo di Terra nel pred.o luogo, … e confina dalla via publica, e lo Vallone grande, che discende di Caria, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 73v-74).
[ccix] “… il Romitorio di S. Maria della Paganella … ed il Romitorio è posto nel sito dell’antico Monastero di Santa Maria Trium Puerorum.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume III, Napoli 1867, p. 18. “… strada, che va a S. Maria trium Puerorum …” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 76. “E seguitando più avanti, si giunge alla detta Chiesa di S. Maria trium Puerorum, oggi detta Badia della Paganella, quale sta dentro la Sila.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 79.
[ccx] “… fiume d.o Ampolino, e discende Secondo và detto fiume finche Si unisce col fiume di Neto, e Saglie in Sù con l’istesso fiume di Neto, finche arriva al termine, che esce à Borga negra, e passando per detta Borga negra Saglie per la via vecchia delle Chiave (sic) Secondo li fini dell’Abbazia detta Sanctorum trium puerorum, e Seguitando la via per acqua fredda, e per la Stanzata (sic) delle fontane[lle] esce alle d.e Abbate Marco, dove prima era il Territorio dell’Abbate Marco, Sino alla via che viene della Città di Cosenza loco detta la Calcara della Staula, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 4v).
[ccxi] “Item li eredi de Dattilo Ieso teneno dalo dicto Monasterio in loco dicto sopra le Fontanelle tumulate de Terre circa septe, confinate dele Terre de dicto Donno Gratiano, et la via publica, …”. “Item li eredi del q:m Dominico de Iania teneno da lo dicto Monasterio in loco dicto lo passu de lo Salice da circa septe tumulate de Terre, confinate de le Terre del dicto Donno Gratiano, et la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, f. 56v). “Il R.s D. filippo di Luca di Caccurri … e più un Capo di Terreno Sotto le timpe delle fontanelle confina circum circa la via publica, ed altri fini, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 66). “Si eccettua una quantità di terra, che possiede nella detta montagna l’Abbazia della Paganella, quale non paga il mezzo Terraggio, cominciando dalla Scanzala tira verso Ponente per la via via, che và à S. Gio: in fiore, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 24-24v).
[ccxii] “Dal detto luogo di Porto il limite della Sila va per la medesima strada camminando verso la Chiesa di S. Maria trium Puerorum, lasciando alla destra le Fontanelle, e la sinistra il luogo detto Guido si giunge dove la strada che viene da S. Giovanni in Fiore va verso Caccuri, all’incontro della quale per ordine del Presidente Valero nell’anno 1663 si pose un termine segnato col n.° 44, e propriamente dove detta strada fa trivio nel luogo detto sopra la Cerza del Quarto.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 78.
[ccxiii] “Li eredi de Cesare Perito Striba teneno supra li Castagni de Abbati Marco da circa tumulati quattro de Terre lavoratorie, et so confinate de la via publica, che va allo Circhiaro, et la via, che va ad San Ioanne.” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 90).
[ccxiv] “Item Cesare de venturo tene de lo stesso Monasterio in loco dicto le Serre de lo Circhiaro da circa tumulate de Terre quindeci, confinate verso scirocco la via che veneno li Consentini, la via publica, verso Ponente uno cavone siccagno, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 58v).
[ccxv] “Item Natale Purelle tene da lo dicto Monasterio in le dicte Montagne in loco dicto in capo lepore, da circa tumulate quattro de Terre, confinate … verso Tramontana la via che va allo circhiaro …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 47v). “Evangelista de antriccoli, cum Venetio, et Neapoli de Andrucoli sui nepoti tenia in loco dicto dove nasce l’acqua de lepori da circa tumulate sedeci di T(er)re lavoratorie confinate verso borea la via publica, verso scirocco l’acqua de lepore, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 89).
[ccxvi] “… alla strada pubblica, che dalla terra di Cerenzia va verso S. Giovanni in Fiore, vicino la quale, e proprio dove si dice in piedi l’Acqua della Stragola si pose per ordine del Presidente Valero nell’anno 1663 un termine segnato col n.° 40.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 75. “… la Calcara della Stragola, ch’è nell’angolo tra la via, che passa per li descritti luoghi, e la via che viene da Cerenzia; …”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume III, Napoli 1867, p. 18.
[ccxvii] “Attraversando il Vallone del Lepore si arriva al Vallone dell’Abate Marco, dove erano molti piedi di castagne antiche che stavano alla destra del Cammino nella falda della collina, ed a sinistra in un poco di Piano vi sono li vestigj del Monistero detto dell’Abate Marco. In questo luogo vicino la strada per ordine del Presidente Valero nell’anno 1663 fu posto un termine, che fu segnato col n.° 42. (…) Nell’anno 1755 appena se ne ritrovò il vestigio, né si ritrovarono le reliquie del monastero dell’Abate Marco, né gli alberi delle castagne che vi erano negli anni 1663 e 1721”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 76-77.
[ccxviii] “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum Trium Puerorum et monasterii Abatis Marci usque ad viam, que venit a civitate Cerentie et vadit per portium, …” (De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi, 2001, pp. 009-010). “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum Trium Puerorum et monasterii Abatis Marci usque ad viam que venit a civitate Acheronteae et vadit per portium, …” (Ibidem, pp. 011-013). “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum Trium Puerorum et monasterii abbatis Marci usque ad viam que venit a civitate Acherentee et vadit per portium, …” (Ibidem, pp. 029-031). “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum Trium Puerorum et monasterii abatis Marci usque ad viam que venit a civitate Acheronteae et vadit per portium, …” (Ibidem, pp. 088-089). “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum trium Puerorum, et monasterii Abbatis Marci, usque ad viam, quae venit a civitate Acherentiae, et vadit per Portium, …” (Ibidem, pp. 123-130). “… et vadit ultra flumen per fines monasterii Sanctorum trium Puerorum, et monasterii Abbatis Marci, usque ad viam quae venit a civitate Acherenteae, et vadit per Portium, …” (Ibidem, pp. 194-196). “… et ascendit per ipsum flumen usque ad Serram, que respicit Gimellara et est in finaita monasterii Sancti Trispedii (sic) a parte orientis, et inde vadit terminus per fines monasterii abbatis Marci, usque ad viam que venit a Cherentea, et vadit per porticum, (sic) …” (Ibidem, pp. 239-241).
[ccxix] “In primis mastro Ottaviano Castello tene da lo dicto Monasterio in la dicta Montagna certe Terre lavoratorie … confinate verso borea la via publica che va allo Cerchiaro, … verso scirocco la via publica che va allo Portio, …”. “Item Cilsello Crissune tene in le dicte montagne in loco dicto la Colla de Gemmella … verso mezo giorno la via publica, che va allo Portio, … . Item Ioanne Donato Solda tene in le dicte Montagne in loco dicto la Colla de gemmella da circa tumulate otto de Terre confinate da una banda, et l’altra le vie publiche, …”. “Item Marco Antonio Migatio tene da dicto Monasterio in loco dicto gemmella in le dicte Montagne da circa cinque tumulate de Terre confinate … verso scirocco la via che va allo Portio, …”. “Item li eredi de Cola Imbriaco teneno da lo dicto Monasterio in le dicte Montagne in loco dicto Iemmella tumulate octo de Terre lavoratorie confinate … verso scirocco la via publica, …”. “Item li eredi de Petro Cosentino teneno da lo dicto Monasterio in dicto loco de Iemmella tumulate tre de Terre lavoratorie confinate verso Ponente la via publica, …”. “Item li eredi de Angelo Cosentino teneno dal dicto Monasterio tumulate de Terre tre lavoratrie in lo dicto loco confinate … verso borea, et Ponente la via publica, …”. “Item Cesare Rizo tene da lo dicto Monasterio In lo dicto loco tumulate de Terre tre confinate … et la via publica, …”. “Item Cesare Petrasanta tene dal dicto Monasterio in le dicte montagne, in loco dicto lo Portio tumulate otto di Terre confinate … et la via publica, …”. “Item Paulo Tuscano tene da lo dicto Monasterio in loco dicto lo Portio tumulate quattro de Terre, confinate … et la via publica, …”. “Item mastro Dominico Perito tene da lo dicto Monasterio in lo dicto loco tumulate due de Terre confinate … et la via publica, …”. “La erede del q:m Ioanne Perito tene in lo dicto loco due tumulate de Terre confinate de la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 46-51). “Item Luca Milito tene da lo dicto Monast:rio da circa tumulate de Terre tre in loco dicto la Colla de lo Portio, confinate … et la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 53v). “Item lo erede de Marco Brogno teneno da lo dicto Monasterio in lo dicto loco da circa tumulate quattro de Terre confinate de una parte la via publica, …” a margine: “Gemmella”. “Item Ioannello Madeo tene in lo dicto loco da circa tumulate tre de Terre confinate … et la via publica, …” a margine: “Gemella”. “Item Francesco Leonetto tene da lo dicto Monasterio in lo dicto loco da circa septe tumulate de Terre, quali foro de ettore de Gaita confinate de la via publica, et de latra banda lo vallone de Gemmella, …”. “Item li eredi de Cola Gallo teneno da lo dicto Monasterio in loco dicto gemmella sei tumulate de Terre, confinate … et la via publica, …”. “Item Donno Gratiano mangone tene dalo dicto Monasterio in lo dicto loco da circa tumulate de Terre cinque confinate de la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 54-56).)
[ccxx] “Item Notario Dominico mingatio erede del q:m Ioanne mingatio tene dalo dicto Monasterio in loco dicto in pede gemmella da circa tumulate quattro de Terre confinate verso scirocco la via publica, che va ad Simigati verso levante lo vallone de Gemella, …”. “Item Consalvo de Iania tene da lo dicto Monast:rio in loco dicto le Coste de Gemella, da circa tu mulate de Terre tre, confinate verso borea lo vallone currente de Gemella verso scirocco la via publica, …”. “Item Laurentio Silvetta tene da lo dicto Monasterio in lo dicto loco da circa tumulate cinque de Territorio confinate verso scirocco la via publica, che va ad Simigadi …” a margine: “Serre di Gemmella”. “Item la erede de Antonino Rinaldo tene dalo dicto Monasterio in dicto loco da circa tumulate quattro di Terre confinate verso scirocco la via publica, …” a margine: “Serre di Gemmella”. “Item Felice Donato, et fratri eredi de Ristaldo Donato, teneno in loco dicto le colle de Gemmella da circa tumulate di Terre trè confinate, verso Ponente le Terre, che foro de Girolamo Seciliano, et la via publica …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 57-58).
[ccxxi] “Item li Eredi del q:m Cola Inbriaco teneno dalo dicto Monasterio in le dicte Montagne in loco dicto Simigadi, … et la via publica, …”. “Item la erede de Tomasino Carrochia, et li fratri teneno in loco dicto la volta de Simigadi tumulate tre de Terre confinate de la Fiomara de Neto, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 50-50v).
[ccxxii] “… arriva alla Strada, che và à Senigale, e per la detta via cala à neto nel luogo, dove le Si giunge con il fiume Albo, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 24-24v).
[ccxxiii] “In primis d.o Monast:rio tene, et possede in lo d.o tenimento una Defesa vicina, et circum circa d.o Monast:rio confinata de li infra(scri)tti confini V(idelicet) incomenza de lo passu de le Iunture, dove se surgeno (sic) li dui fiumi Alvo, et Neto, et va Neto adirto, et fere allo passu, che se va ad S. Ioanne, et piglia la via via, che se va allo d.o Monasterio fi dove sta la Cruce de lo ligno, in mezo la via dove è uno Cavone, … et conclude allo suprad.o passu de li Iunture, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 122).
[ccxxiv] “Item Ercule Mingatio tene da lo dicto Monast:rio in loco dicto Canalagii da circa nove tumulate de Terre confinate verso levante la via publica vallone currente, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, f. 49v). “Item Glorioso Accepta tene da lo dicto Monasterio in loco dicto Canalagii da circa tumulate dece de Terre lavoratorie confinate da la via publica et lo vallone currente di bonbino, …”. “Item in alia dicto Glorioso tene in dicto loco cinque tumulate de Terre confine la via publica, che vene da Santo Ioanne, …”. “Item Luca Milito tene in dicto loco da circa tumulate dece de Terre confinate de una banda lo vallone seccagno et la via publica, …”. “Item Georgio de Menardo tene in loco dicto lo Ponte de Santo Ioanne da circa tumulate de Terre dece, confinate de la via publica, che va ad San Ioanne, …”. “Item la erede del q:m Francesco Rinaldo tene da lo dicto monasterio in la dicta Montagna in loco dicto Canalagii confinate da una banda lo fiume de neto, et de l’altra banda la via publica …”. “Item Notario Dominico Mingatio erede del q.m Ioanne mingatio tene da lo dicto Monasterio in loco dicto in capo lo irto de lo ponte de San Ioanne de Terre da circa tumulate quattro lavoratorie, et foro confinate de la via publica, et de le Terre de laurentio de Martino, et lo vallone de bombino, …”. “Item Laurentio de Martino, e suo fratre eredi del q:m Ioanloise de Martino teneno in lo Ponte de San Ioanne da circa tumulate de Terre cinque confinate dela via publica, et de lo vallone de bonbino, …”. “Item li Eredi di Cola macri teneno da lo dicto Monasterio in loco dicto bonbino da circa tumulate octo de Terre confinate de la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 51v-53v).
[ccxxv] “Item la erede del q:m Cesare Cristiano tene da lo dicto Monasterio in loco dicto La colla de la Straula verso Arcovaida (sic) da circa tumulate de Terre quattro, confinate verso Ponente cavone seccagno, verso scirocco la via pubblica, …”. “Item Domenico Cressune tene da lo dicto Monasterio in loco dicto la Serra de la Lenzana, (sic) et lo Canale de la Staula da circa tumulate de Terre sedeci, et nce so triste confinate verso Ponente la via, che va ad Arcovadia, et la via publica, che vanno li Consentini, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 62). “Item li eredi del q:m mastro Agatio buratto di Aprigliano, et abitatore de la Terra de Caccuri teneno dal dicto Monasterio in lo dicto loco da circa tumulate de Terre sei, quali foro di Bap(tis)ta de Martino, et so confinate de la via che va allo Funaro, …” a margine: “Arcovadia” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 59v).
[ccxxvi] “Lo q:m Iacubo Calvella tenia in loco dicto supra la via de la Staula da circa cinque tumulati di Terre lavoratorie, confinati de la via publica verso borea, verso levante la via che veneno li Cosentini, …”. “Li eredi de Antonello Crissune teneno in loco dicto la Staula da circa tumulati dudece de Terre lavoratorie, confinati de la via publica, …”. “Li eredi di Ioannello Muto teneno in dicto loco da circa tumulati sei de Terre lavoratorie confinati de la via publica verso Ponente, …”. “Donno Evangelista Perito tene in dicto loco da circa tre tumulate de Terre lavoratorie, et confinate de la via publica, …”. “Antonio Cosentino tenia in dicto loco da circa due tumulate, et meza de Terre confinati … et de la via publica, et verso scirocco l’acqua de la Staula, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 89-90). “… fiume d.o Ampolino, e discende Secondo và detto fiume finche Si unisce col fiume di Neto, e Saglie in Sù con l’istesso fiume di Neto, finche arriva al termine, che esce à Borga negra, e passando per detta Borga negra Saglie per la via vecchia delle Chiave (sic) Secondo li fini dell’Abbazia detta Sanctorum trium puerorum, e Seguitando la via per acqua fredda, e per la Stanzata (sic) delle fontane[lle] esce alle d.e Abbate Marco, dove prima era il Territorio dell’Abbate Marco, Sino alla via che viene della Città di Cosenza loco detta la Calcara della Staula, e la via dove ci è un termine, che fere alla Colla dell’Aritara e poi per la via, che và verso Calamidea, finche Si arriva alla Colla Sottana della Gradia, e dalla Colla in giù verso tramontana Scende alla fiumarella delle sole Cosid.o la macchia delle fave, e colla fiumarella in giù Sino, che arriva al fiume di losa (sic), dov’è la Chiesa di Cravia, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 4v). “L’Abbate di S. Gio in fiore dentro il Suo Territorio tiene una Continenza di montagna detta delli Communi, …”. “Comincia la detta montagna dal fiume di neto, e proprio nel luogo, che Si dice Burganessa, (sic) e tira in Sù per la via Vecchia, che passa Sotto la Vigna del monastero della Paganella, e poi Saglie alle Chiate (sic) Secondo vanno li fini della d.a Abbazia della Paganella d.a Santa maria Sanctorum trium Puerorum, e Seguitando per la via via per l’acqua fredda, e per la Scancala (sic) delle fontanelle esce alle Castagne d.e dell’Abb.te marco per la via via finche Si trova la Strada, che viene dalla Città di Cosenza loco detto la Calcara della Sta[ula] e Seguitando l’istessa via via, dove è un termine che fere alla Colla dell’Anstona (sic), e poi per la via via che và verso la Calancidea (sic) finche arriva alla Colla Sottana della Gradia, … e per il fiume in giù, finche ritorna à burga negra, di dove incomincia il primo termine di detta montagna.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 23-23v).
[ccxxvii] “Item la erede de Paulo de Angelo tene da lo dicto Monasterio in loco dicto supra l’acqua de Lausino da circa sei tumulate de Terre, et nce ne so tre triste confinate de la via, che va alla gradia, et de le Terre de Minico Crissune, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 62v). “Le Terre q.ale Teniano li eredi de Ioancola macri, et Ioannello de lo Guasto in due partite An gilo Rinaldo baptista Pilato, Geronimo de Sara, Domenico de Sara, Mundillo de buglio et li eredi de Francesco de buglio, in loco dicto la Gradia, confinati tutti le dicti partiti de quisto Confini V(idelicet) verso Ponente le Terre de Cola de Facio, et distendi lo Gravastone adirto, et fere alla Cruce de Arduino, et la via via, che vene in Caccuri, et conclude alle Terre, che tenia Cola de Facio …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 94v). “Le Terre, che forono de Cola di Facio in lo dicto loco de la Gradia, … et la via publica, …”. “Le Terre, che tenia Ioannello de lo Guasto in loco dicto la Gradia, quali so una tumulata, et meza, … confinati de la via publica, …”. “Le Terre, che tenia Girolamo de Sara in dicto loco, … confinate de la via publica, et l’acqua de Scanona, …” a margine: “Gradia”. “… in lo dicto loco de la Gradia, et avemo trovato como li eredi de Carlo Piluso, et Pelegrino Piluso, et m(as)tro Ottaviano Castillo teneno le Terre, che foro di Cola Piluso, … confinate in questo modo V(idelicet) da la retara de la Gradia, et la via publica de la Gradia, che va ad Cravia, … et fere allo vallone de Scavona, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 86-88). “Chiesa di S. Marco di Clavia. Dal detto luogo del Perdice il limite della Sila traversa la suddetta Fiumarella di Jole, e per la falda della Difesa di Calamodea arriva nella Chiesa di S. Marco di Clavia, vicino la quale si pose nel 1663 per ordine del Presidente Valero un termine triangolare segnato col n.° 36.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 72.
[ccxxviii] “… alla Crocevia di Arduino nell’angolo che due strade, una delle quali viene da S. Marco di Clavia, e l’altra va al Colle della Giumenta …”. “E seguitando per detta Strada si passa per la Serra della Gradia e si arriva alla Serra di Laurenzana” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 73-74.
[ccxxix] “Item Domenico Cosentino tene da lo dicto Monast:rio in loco dicto lo Casale Innante Santa Maria de lo Succurso una troppa de celsi confinati … verso ponente la via publica, verso levante le mura de dicta ecclesia, …”. “Item lo Monasterio de Santa Maria de lo Succurso, tene da dicto Monasterio de S. Ioanne certi celsi, … dereto le mura de d.a ecclesia, confinata verso Ponente la via Publica, verso levante le mura de d.a ecclesia, …”. “Item d.o Monasterio tene una troppa de celsi in lo dicto loco, quale fo de Antonio Cosentino vicino le mura de dicta ecclesia, verso Ponente la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 35v).
[ccxxx] “Lo q:m Zola de Aulise tenia in dicto loco una tumulata, et meza de Terre confine le Terre de lo dicto Laurentio et lo passo de lo acummaro”, a margine: “Perdice” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 79). “Li Eredi de Angelo Cosentino teneno alle Colle de lo battizato, seu la Colla de lo acummaro da circa dudici tumulati de Terre lavoratorie, confine alli Terre de Ioannello muto, et la via, che cala alla machia de le Sane (sic), …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 83). “Michele Iaquinto possiede una Vigna, ed horto in loco lo passo dell’Accumbaro detto lo pendice …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 29v).
[ccxxxi] “Marc’Antonio Nicoletta possiede una Vigna in mezzo delle altre Terre Sue proprie in loco d.o lo passo della luposa …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 29v).
[ccxxxii] “Item Venetio Mancuso tene da dicto Monasterio la vurga de lo Cusentino in loco dicto lo Ponte de lo Olivaro tumulate de Terre otto, confinate verso Ponente Francesco de Venturo, et lo trampone pezuto de Sautante, …”. “Item la Ecclesia de Santa Maria de lo Succurso tene da dicto Monasterio in lo dicto loco, da circa tumulate tre de Terre confinate de le Terre de Martuccio de Aprigliano, et la via publica, …”, a margine: “Vurga delo Cosentino”. “Item Martuccio de Aprigliano tene da lo dicto Monasterio in loco dicto Sautante da circa tumulate sedeci de Terre bone, et triste confinate verso Ponente la via publica, verso scirocco la via publica …”. “Item Ioanniello Cantarino tene da lo dicto Monasterio in loco dicto Sautante da circa tumulate venti de Terre bone, et triste, confinate verso Ponente la via publica, et lo passo de lo trefoglo, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 69-70). “Lo Sig.r Abbate ave concesso ad Ioanne Andrea de Rose certe Terre poste in lo tenimento di Caccuri in loco dicto l’acqua de lo trifoglio da circa tumulate quattro confinati de le Terre de Ianuario de Parisio, et la via che va allo loco de Macchia de Trono, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., f. 74v).
[ccxxxiii] “Item Florello Paterno tene da lo dicto Monasterio in loco dicto lo passo de lo milo, da circa tumulate quattro de Terre confinate de le Terre che foro de Cola Crissune, et de la via publica, …”. “Item Consalvo de Iavia tene da lo dicto Monasterio in loco dicto lo milo da circa octo tumulate di Terre confinate verso Ponente la via publica …”. “Item Cola de Iavia tene da lo dicto Monasterio in loco dicto lo milo in due partite da circa tumulate de Terre dece otto confinate de lo vallone de lo milo, et la via publica, …”. “Item m(as)tro Ferrante Prothospataro tene da lo dicto Monasterio da circa tumulate deceotto de Terre in loco dicto lo Milo, … confinate verso Ponente la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 65-67).
[ccxxxiv] “Item la erede del q:m Trojano Giorgio tene in lo dicto loco di homo morto da circa quindeci tumulate di Terre confinate verso Ponente le Terre de Paulo Tuscano, et la via publica …”. “Item certi Cosentini teneno da lo dicto Monasterio in loco dicto lo passo de Materi da circa septe tumulate de Terre confinate verso levante le Terre, che foro de Cola Crissune, et de Trojano Giorgi, …”. “Item Donno Ioanne mazeo tene da lo dicto Monasterio in loco dicto homo morto da circa septe tumulate de Terre et la major parte triste, confinate verso Ponente la via publica, …” (ASN, Real Militare Ordine Costantiniano, cit., ff. 64-65). “Nella detta montagna da dodici, ò quindici anni in quà Sono State fatte molte vigne da Particolari di S. Gio …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 24v). “Pietro Antonio lonaosso nel luogo detto de matteri possiede una Vigna di mezzo Stuppello, che confina con … la Strada publica dalla parte di Sopra …”. “Pietr’Antonio Pelusi in detto luogo possiede una Vigna di Capacità di Stuppelli Sei che confina … di Sopra la via publica …”. “Salvatore Cicinio possiede una Vigna in d.o luogo di uno Stuppello, che confina … colla via publica, …”. “Saltorio Scafaglio possiede una Vigna in d.o luogo di Stuppelli trè che confina colla via publica …”. “Antonio Barone possiede una Vigna in d.o luogo di materi di Capacità di Stuppelli due, che confina con … la via publica …”. “Agostino Scarpello hà una Vigna di quattro Stuppelli che confina … dall’altro lato di Sopra la via publica …”. “Gio Domenico Sellaro possiede una Vigna in d.o luogo di un tumulo, e quattro Stuppelli, che confina … la via publica, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 27v-29).
[ccxxxv] “Incipit a vado fluminis Neti quod est subtus castellum de Sclavis et vadit per viam publicam usque ad ecclesiam Sancti Nicolai de Trigia et ascendit in directum ad serram Trium Capitum et ascendit in directum ad aream picatam et inde ad flumen Neti et ascendit flumen usque ad vadum predictum quod est subtus castellum de Sclavis et concludit.” Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1852, Tomo II pars I, pp. 361-364.
[ccxxxvi] “… a vado fluminis Neti, quod est subtus castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni et serraticum usque ad vadum Sabuti, …” (De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi, 2001, pp. 009-010). “… a vado fluminis Neti, quod est subtus castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni et serraticum usque ad vadum Sabuti, …” (Ibidem, pp. 011-013). “… a vado fluminis Neti, quod est subtus castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni et per Serraticum usque ad vadum Sabuti, …” (Ibidem, pp. 029-031). “… a vado fluminis Neti, quod est subtus castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni et per serraticum usque ad vadum Sabuti, …” (Ibidem, pp. 088-089). “… a vado fluminis Neti, quod est subptus Castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni, et serraricum usque ad vadum Sabuti, …” (Ibidem, pp. 123-130). “… a vado fluminis Neti, quod est prope subtus Castellum de Sclavis, sicut vadit via ipsa versus meridiem per petram Caroli Magni, et per serraricum usque ad vadum Sabuti, …” (Ibidem, pp. 194-196).
[ccxxxvii] “… Sino che arriva al fiume di Sambuco (sic, ma Savuto) in Sù, e Sino che arriva al Vado, d’onde principia d.o fiume quale vado hora communemente Si chiama fontana di labro, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 4-4v). “… In luogo detto Canale vi è ancora un Commune il quale principia proprio dalla fontana di labro, e tira in giù la fiumarella dell’istessa fontana chiamata Sabuto Sino al passo Petrarva, di dove volta alla via, che ritorna verso la detta fontana di labro in loco detto li rizzosi, dove è una difesa che fù già delli Rizzusi, … . Vi è un Commune, il quale comincia dal passo del Vallone, e proprio dove era la forgia, e per lo Vallone in giù Si unisce con l’altro Vallone, e per lo Vallone in Sù esce alla Strada publica, che và verso li Casali di Cosenza, e per la via ritorna al passo Sopradetto del Vallone.” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 40v).
[ccxxxviii] “Instrumentum delle chiuse sotto lo passo di Canale allo manco, anno 1566.” (De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi, 2001, p. XL).
[ccxxxix] La difesa di “Camporotondo” era situata parte nella Regia Sila e parte nella Real Badia di S Giovanni in Fiore, e cominciando dal “Passo di Cosenza”, era confinata dal “fiume Savuto, quando si va a Catanzaro, e per la via quando si va alli Comuni di Chiazza”, ed altri confini. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, pp. 97-98. Il regio demanio “Chiazza”, cominciava dal “passo di Giommella” e proseguiva per “la via che porta a Catanzaro”, fino al luogo in cui questa intersecava quella “che viene dalli Parenti, e va a Camporotondo”, terminando per la via “che porta a Scigliano” e quella che porta a “Spineto”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 246.
[ccxl] “… cammina pure per la via della Cava, che passa Sopra la Terra di Campo rotondo, e và à Nicastro, e tira per Campo rotondo Sino che arriva al fiume di Sambuco (sic) in Sù, e Sino che arriva al Vado, d’onde principia d.o fiume quale vado hora communemente Si chiama fontana di labro, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 4-4v).
[ccxli] “Da detto termine fatto in detta Serra di Piro si cala per essa fino ad arrivare alla strada pubblica, che da dentro la Sila va verso Nicastro …”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 105.
[ccxlii] Nella confinazione del regio comune di “Camarda”, si menziona la “strada pubblica, che porta da Cosenza alle Marine di Cotrone”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 203.
[ccxliii] Nella menzione dei confini del tenimento detto “Chyricilly et Capitis Tacine” (1224), troviamo “ad vallonem Boni qui est subtus vadum Cusentinorum quod est in flumine Ampullini”. Pratesi A., Carte Latine di Abbazie Calabresi provenienti dall’Archivio Aldobrandini, 1958, pp. 333-335.
[ccxliv] Cancro M., cit., f. 67v.
[ccxlv] ASN, Fondo Ferrara Pignatelli di Strongoli, Prima Parte n.o Busta 51.
[ccxlvi] Mannarino F.A., “Cronica della Celebre ed Antica Petilia detta oggi Policastro” (1721-23).
[ccxlvii] “Nucelletto del medesimo ex Barone. (…) a scirocco dal suddetto fiume Tacina (…) dalla parte di tramontana confina con la via pubblica e con demanio comunale nominato Cocciolo, da oriente confina col demanio comunale chiamato Bisciglietto e da ponente collo stesso fondo diviso e restato all’ex Barone medesimo. (…) Comuni del Reggio del suddetto Demanio. (…) da scirocco confina con la via pubblica e col fondo Nucelletto dell’ex Barone Filomarini (…) a tramontana confina col fiume Ampolino, da oriente confina col demanio comunale detto Petraro e da ponente con l’istesso fondo chiamato comuni del Regio (…) rimasto a benefizio del Regio Demanio.” (Oliveti L., Istruttoria Demaniale per l’accertamento, la verifica e la sistemazione del demanio civico comunale di Cotronei, 1997, pp. 14-15). Alla fine del Settecento, la “strada pubblica, che porta alli Cotronei” confinava con il regio demanio di “Cocciolo” (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 251), mentre la difesa “Nucelletto” posseduta dal principe della Rocca, che “ha la qualità di Feudo”, confinava con la “Strada Regia detta Carrara”, con l’abbazia di Altilia, con il fiume Tacina, “col Territorio delli Cotronei” ed altri fini (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 607).
[ccxlviii] “Il Monastero di S. maria de Domenicani di Pietrafitta nel d.o Territorio possiede una difesa, … che è il luogo d.o Agnara, ed hora Stà confinato … ed il fiume d’Ampolino …”. “… e nel detto luogo d’Agnona (sic) ò Ampolino …”. “Pietro Gio: Azzimbatore per le Terre di Ragnalo Azzimbatore possiede dentro il d.o Territorio un pezzo di Terra in d.o luogo lo Ponte di Ampollino, …”. “… in d.o luogo di Agnara nello ponte di Ampolino …” confine “… li Communi della Terra di S. Gio: …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 20v-21v). “Domenico Maffeo paga annue grana ventidue, e mezzo per l’eredi di Agata allo Ponte d’Ampollino, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 40-40v). “Il Commune delli piani d’Ampolino comincia dal d.o fiume, e proprio nel luogo detto lo passo de coco, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., f. 40v).
[ccxlix] “… a parte orientis iuxta flumen Neti nec non ab occidente iuxta viam ingressus Colli Floris et itur ad locum Agnarae versus civitatem Tabernae, a septentrione iuxta flumen Iannatii, a meridio seu austro iuxta flumen Ampolini, incohando a loco dicto Agnara …” (De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 214-217).
[ccl] In un atto del 1641, stipulato in Mesoraca, s’evidenziava che il loco detto “Borga Seccagna”, era “… situato entro il Territorio di Policastro qual Territorio s’estende molti miglia più il là di essa Borga seccagna verso il Ponte d’Ampolino e verso gli Casali di Cosenza …” e che “il medesimo Territorio di Policastro per spatio di molti miglia si stende più là della Borga seccagna verso il Ponte d’Ampolino …” (AASS, documento senza segnatura).
[ccli] “… 52. Ponte d’Ampolino …” (Valente G., La Sila dalla Transazione alla Riforma 1687-1950).
[cclii] Valente G., La Sila dalla Transazione alla Riforma 1687-1950, pp. 265-279.
[ccliii] Valente G., cit., pp. 63-64.
[ccliv] ASCS, Regia Udienza Provinciale, mazzo 2, fascicolo 37.
[cclv] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 607.
[cclvi] Marini C., cit., p. 46.
[cclvii] “… il governo possedeva nella Sila solamente le camere riservate di Gallopano, Carlo Magno e Luparella … destinate per lo taglio degli alberi da costruzione, e per la così detta Carrea ai rispettivi littorali del Regno …”. Marini C., La Selva Bruzia, 1844, Ed. Orizzonti Meridionali 1995, p. 46.
[cclviii] Valente G., cit., pp. 63-64. “… alla destra della Strada de’ Carri, che va alla Marina di Cropani.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 94.
[cclix] A riguardo della confinazione della “grangiam de Terratis” si evidenzia: “… flumine Tachin(e) per vallonem de Ma(n)na et ascendit per eundem et vadit per terras Formose de Citrono per viam et condig[i]t ad Unbrum de Flagloso per terras q[ue …..] h[….] de [……. te]rre sunt in confinibus Iohannis de Magistro et per terras demanii et vadit perinde et ferit ad terras Iohannis Stefanicii et ferit ad serronem de Vucuro et ad terras de s(u)p[………………..] ad scalam Cutri et transsendit viam et vadit ad frontem ipsius scale usque ad Porticellam et descendit per viam carraram et ferit ad vallonem Brucus(i) quod est super p[…………] et assendit per ipsum vallonem et ferit ad terminum grossum …”. Pratesi A., cit., pp. 335-339.
[cclx] Mannarino F. A., Cronica della Celebre ed Antica Petilia detta oggi Policastro, 1721-1723.
[cclxi] “(…) incipiunt ab oriente per viam veterem [que] solebat ire et venite de terra Misurac(e) in casali de Cutro et ab oriente vadit per meridiem et inde per qu[at]uo[r] serras que sunt inter ipsas predictas [terr]as nostras et sic descendit in directum usque ad brucas que sunt i(n) pede serre et vadit usque ad vallonem siccum qui descendit per istas terras et nostras et per eundem vallonem it usque ad viam veterem que olim solebat ire et venire ad Misuracum et deinde per meridiem, scilicet per eandem viam, vadit per istas terras et infra terras domini Ieremie, que terre domine Ieremie sunt iuxta vallonem siccum et per alias terras dicti monasterii Sancti Ang(e)li et per Sanctam Mariam de Rabda(m) contra occidentem et per eandem viam revertitur contra orientem et per vallem que est infra ipsam terras et terras que dicuntur de Rocca usque ad serricellam ubi sunt schini et ascendit per serricellam de medio eiusdem serricelle et de aliis que sunt iuxta illam contra aquilonem et vadit in directum per vallonem qui contra occidentem descendit et per mediam vallem que est infra ipsas terras et per predictas terras de Rocca usque ad Aquam Salsam et revertitur inde per mediam aliam vallem que est contra aquilonem et per alium vallonem siccum et per brucas que sunt infra ipsas terras et terras Matine usque ad predictam viam veterem que est infra ipsas terras et nostras et inde per eandem viam vadit per partem boire et per vallem et per ballones sicc[o]s et per [petram orientis prope] serricellam parvulam unde incepimus, et ita concluduntur. (…)”. Pratesi A., cit., pp. 317-321.
[cclxii] Pratesi A., cit., pp. 372-376.
[cclxiii] ASCZ, notaio Biondi G. F., busta 158, 1634, f. 71.
[cclxiv] AASS, 124B.
[cclxv] “Strada che dalla Provincia conduce a Catanzaro e propriamente dal vallone Vudi traversa per S. Giorgio sale per S. Biase lambeggiando Lavaturo conduce verso Policastro”. AVC, s.c.
[cclxvi] “Alla morte del Sersale (2 marzo 1676) il duca don Fabio Caracciolo denunzia le seguenti entrate feudali policastresi: Portulania, i feudi di Enrico soprano e sottano, Copati, Andreoli, i censi dovuti per detti feudi, le gabelle di Mangiacardone e di Mustacchio, Pizzicatina, Pellecchia, del Solito, i vignali di Furcina e Carrara, la vigna dei Coco, la valle dei Pinoli, il castagneto della Corte, il palazzo del Comune.” Sisca D., Petilia Policastro, 1964, p. 133.
[cclxvii] “Monacello Difesa nel med.o Territ.ro dell’estensione di tumulate / 1000, quasi tutta piantata di Castagne, appartenenti a / Naturali di Policastro, confina al passo di Scinello, il Fiu / me Soleo, Vallone Cupo, Difesa di Montano, Castagneto di / Napoli, via della Carrea, vigna di Campizzi, Strada / tra l’orto del Convento, e quello di D. Pietro Grano, e le / Castagne, e quercie della Cappella di S. Giacomo”. AASS, 24B fasc. 3.
[cclxviii] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 9-10.
[cclxix] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 11-13.
[cclxx] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 29-31, 44-45, 88-89, 99-101, 102-103, 106, 141-142.
[cclxxi] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 170-172.
[cclxxii] Le vigne poste nel loco detto il “piano dela taverna” in territorio di Melissa, sono menzionate in un atto del 22 aprile 1568 (ASCZ, Notaio Cadea Cesare Cirò, busta 6, f. 101v). Agli inizi del Settecento, esisteva la taverna di “Ponticelli” in territorio di Crotone (Pesavento A., Il Casino con taverna di Ponticelli, www.archiviostoricocrotone.it
[cclxxiii] La platea dell’abbazia di San Giovanni in Fiore del 1652, evidenzia tra i possedimenti dell’abbate florense, quello della taverna: “… Vi è anco la Taverna, la quale l’Abbate la Suole affittare per ducati Settata cinque l’anno, come al presente la tiene Pietro Guzzo, ed il Tavernaro hà facoltà di poter vendere à grosso, ed à minuto tutte le Sorti di robbe comestibili, ed alloggiare li forastieri, e li Cittadini non possono alloggiare forastieri, che ne Siano da loro pagati, ne possono vendere à detti forastieri vino comprato di fuora della Terra, e l’oglio non possano vendere à tornizato nè à Cittadini ne à forastiero, del resto non possano vendere di quelli Solamente che si ritrovano nella detta Taverna, mà li venda il Tavernaro colla Assisa dell’Università con vendere il vino un tornese di più di quello, che lo vendono gl’altri Cittadini del vino forastiere.” ASCS, Corporazioni Religiose, B. 8, Vol. 89. ff. 8v-9.
[cclxxiv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301 ff. 124v-128; Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 013-016.
[cclxxv] AASS, 039A.
[cclxxvi] Nel 1667, Gio: Battista Grossi di Cotronei possedeva un ortale arborato con sicomori posto nel territorio di Cotronei “in loco ubi dicitur sotto la taverna”, confine i beni di Lucrezia Brescia, la via pubblica ed altri fini. AASS, 24B, fasc. 1, f. 62b. Un atto del 25 agosto 1745, evidenzia che Lorenzo Vaccaro di Cotronei, possedeva un orto identificato “sotto la Taverna”, confine l’orto degli eredi di D. Vito Miglio e via pubblica mediante. AASS, 015D, fasc. 1.
[cclxxvii] ASN, Fondo Notai del Seicento, Notaio Giuseppe de Vivo, scheda 714 prot. 18.
[cclxxviii] “… mentre il fabbro Rizza Vincenzo ritornava da Cotronei, giunto al passo di S. Venere …”. Sisca D., Petilia Policastro, 1964 rist. 1996, p. 300.
[cclxxix] Il 12 agosto 1631, Joannes Dom.co Marinaro della Rocca Bernarda, per mantenere fede agl’impegni precedentemente assunti, donava ai coniugi Camillo Cepale e Laudonia Marinaro di Policastro, le entrate della sua parte della “gabella della taverna” posta nel territorio di Roccabernarda. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 298, ff. 053v-054v.
[cclxxx] Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 154-157.
[cclxxxi] “Il terzo Pilastro nella costa d’Isco Serrato, e proprio nella strada pubblica, che dalla Città di Cosenza e suoi Casali tira alle Marine di Levante ed altri luoghi.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 123.
[cclxxxii] “Da detta Pietra di altare cammina il limite della Sila calando per la strada che va a Longobucco sino al Fiume Lamanno” (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 58).
[cclxxxiii] “Che detta Pietra di Altare assegnata da’ Cosentini, secondo la confinazione fatta da’ medesimi alle Timpe Rosse si trova per mezzo a due Strade, una, che va a Cosenza, e l’altra a S. Giovanni in Fiore, ed altre Terre, …”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 146.
[cclxxxiv] La parte della difesa “Frassineto” situata dentro la regia Sila confinava con la “Difesa del Germano”, quella di “Redisole”, la “Difesa Picata” e “via pubblica del Fiume Neto”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 409.
[cclxxxv] “Dal congiungimento di detto Fiume Moccone con quello di Ponticella si sale per detto Fiume di Moccone, sino ad arrivare dove il Fiume di Melisa si unisce con esso. E seguitando per detto Fiume di Melisa si giunge nel luogo dove la strada pubblica, che viene da Corigliano ed altri luoghi attraverso detto fiume, e va verso S. Giovanni di Paliati” (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 54). “Salendo poi il detto Vallone di Melisa si arriva nella cima della Montagna, dove è la strada pubblica, che va verso Longobucco” (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 55). La “strada pubblica, che va a’ Corigliano” è richiamata tra i confini del comune di “Acqua Calda”, assieme alla “Difesa di Cupone”, la “Fiumara di Cicita”, e le “coste nominate di S. Giovanni di Paliati” (Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 191-192).
[cclxxxvi] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 329.
[cclxxxvii] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 298.
[cclxxxviii] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 321.
[cclxxxix] La difesa denominata “Difisella della Forgia” confinava verso mezzogiorno con il “Fiume Cuponello”, con la difesa “Cupone” di D.a Rosa Ferraro, e “strada, che viene dalle Marine di Levante, e fa fine verso levante collo stretto del Fiume Cicita.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 331.
[ccxc] La difesa detta “Cupone e Cicita” e quella detta “Camigliati Sottano”, confinavano con la “via pubblica che va alla Marina”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, pp. 308-309.
[ccxci] Nella confinazione del regio comune di “S. Lorenzo”, che incominciava nel punto in cui si uniscono i fiumi “Camigliati” e “Moccone”, si menziona: “… sotto la Chiesa di S. Lorenzo”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, p. 223.
[ccxcii] La difesa detta “Cuponello” confinava con “Baccarizzo” dei Paolotti di Spezzano Grande, “colla via pubblica detta de’ Siciliani”, “Campicello” e la difesa detta “Zagaria”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 318. “Comincia dal Vado del fiume di Neto, quale è Sotto il Castello delli Schiavi, e tira in Sù col fiume di Reyo, e la Strada delli Siciliani, …” (ASCS, Corporazioni Religiose, cit., ff. 4-4v).
[ccxciii] La difesa detta “Camigliati confina da levante colla strada che porta ne’ Casali di Cosenza; da mezzogiorno colla medesima strada pubblica”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 314.
[ccxciv] La difesa detta “Coppo” che confinava “da sopra colle Montagne Regie, e proprio con quella detta Botte di Donato, che corrisponde a quella di Macchia Sacra, colla Difesa di Mellariello, quella di Magnauta ed altri confini”, e da tramontana “coll’antica e pubblica via, o sia Carriera che limita colla montagna Rijo”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, pp. 287-289.
[ccxcv] La difesa detta “Fallistro o sia Camigliati”, “confinava colla via pubblica Vecchia Soprana”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume II, Napoli 1866, p. 345.
[ccxcvi] Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 227-228. e 290 e sgg.
[ccxcvii] Nella confinazione del regio demanio di “Laghicello” che “è confinato da un lato colla via pubblica che viene da S. Bartolo Carlomanco, e Crocifisso”, si nomina la “Carriera seu via di S. Bartolo”. “… avanti la Cappella di S. Bartolo s’intersecano le due strade, una che viene dalli Macchisi e porta a Fallistro, e l’altra che viene da Garopato e porta al Varco Siciliano.” Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 337-338.
[ccxcviii] La via “che passa per fianco della Cappella di S. Bartolo e porta alla Crocevia delle Magare, e l’altra che viene dal Varco Siciliano e porta all’istesso punto della detta Crocevia, …”. Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo, volume I, Napoli 1862, pp. 416.
Creato il 28 Novembre 2018. Ultima modifica: 1 Agosto 2024.
Mi piacerebbe sapere la storia toponomastica ed etimologica del nome fiume ” Ampollino “a partire dalla colonia greca dell’area di Crotone.
Grazie
Luigi Ampollini
anluva@libero.it
Può consultare G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria, Longo Editore Ravenna, 1974. Saluti, Pino Rende.
La ringrazio molto.
Ing. Luigi Ampollini
Ho ricevuto ieri il dizionario che ho comperato a 40€.
Alla voce Ampollini si dice che è un affluente del Neto e nulla più. Nessuna indicazione sulle origini greche o latine. Nessuna indicazione toponomastica ed etimologica.
Se avesse comunque qualche indicazione in merito le sarei grato.
Ing. Luigi Ampollini
Le mando per mail la nostra scheda relativa al toponimo. Essendo solo una scheda di spoglio compilata con appunti, potrebbe contenere errori e imprecisioni. Abba cura di verificare tutto. Saluti, Pino Rende.
Gentile dott. Giuseppe Rende,
la ringrazio moltissimo per le numerose informazioni che mi ha inviato. Le studierò con piacere e con molta attenzione.
Ancora grazie.
Luigi Ampollini