Il palazzo dei Magliari

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Crotone, palazzo Magliari.

Sul finire del Cinquecento gli eredi di Gio. Domenico Canale possedevano delle case in parrocchia di Santa Narghina che confinavano con le case di Gesimira Lucifero.[i] Alcuni anni dopo il dottor fisico Gio. Andrea Canale abitava nelle sue case in parrocchia di San Pietro, in precedenza Santa Narghina, che confinavano con le case grandi dei Labrutis.[ii]

 

Le case del mercante Casanova

Le case passarono poi ai Casanova, come risulta da un successivo documento, rogato il 13 settembre 1629. In quel giorno Gio. Pietro Sculco, esecutore testamentario del genovese Gio. Aloysio Byscario, volendo portare a termine l’inventario delle cose lasciate dal genovese, si recò nelle case di Gio. Bernardo Casanova, situate in parrocchia di S. Pietro e confinanti con l’abitazione degli eredi di Gio. Domenico Labrutis.

In tali case vi era un magazzino dove erano conservati dei beni appartenenti al defunto Byscario. Lo Sculco, “aperto con la chiave delle fermature … ci a retrovata molta quantita di ciceri et orgio spartuti per quattro tavoli dapite di poco valore”. A causa della “strettezza del luoco e perche anco appare esser humido et in quello si vede una canaletta di fabrica per rispetto di detta humidita e per suspetto de tempi de inverno o che piovesse”, i ceci e l’orzo furono trasportati con i muli in alcuni magazzini presso il convento degli osservanti.[iii]

Lo spagnolo Gio. Bernardo Casanova è ricordato in alcuni documenti come mercante di grano e dedito al prestito ad usura.[iv] In seguito le case pervennero a Diego Casanova, che vi abitava nella seconda metà del Seicento. Esse allora confinavano con il palazzo di Stefano de Labrutis[v] e, via pubblica mediante, con alcuni casaleni di Gio. Battista Pagano, figlio ed erede di Francesco.[vi] Il dottor Diego o Didaco Casanova, possessore di alcune vigne,[vii] eresse un beneficio di iuspatronato della famiglia Casanova dapprima senza altare, poi con altare e cappella, nella nuova chiesa, o oratorio, della confraternita dell’Immacolata Concezione e delle Anime del Purgatorio. Il beneficio era intitolato alla Immacolata Concezione e a San Didaco e lo stesso fondatore nominò come rettore il sacerdote Sofronio Magliari.[viii]

 

Palazzo del medico Magliari

Poco prima della fine del secolo Diego Casanova moriva[ix] ed il beneficio con alcune proprietà passavano al dottor fisico Antonino Magliari,[x] “medico ordinario” della città,[xi] il quale alla fine del 1699 pagava un annuo censo di ducati 24 per capitale di ducati 400 sopra le sue case, che erano state dei Casanova, al beneficio dell’Immacolata Concezione e San Didaco, eretto dentro l’oratorio della confraternita dell’Immacolata Concezione.

L’abitazione di Antonino Magliari, come si rileva dai documenti, era situata in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo e confinava con il palazzo dei Labrutis, abitato in questi anni dal chierico Domenico de Labrutis.[xii] Nei primi anni dell’inizio del Settecento il Magliari ampliò la sua abitazione. Domenico de Labrutis infatti, prima di morire, per testamento fatto presso il notaio Silvestro Cirrelli il giorno 29 novembre 1701, istituendo suo erede e lasciando il suo palazzo al reverendo Marco Antonio Benincasa, dava la “continenza di case consistenti in tre camere col vignanello, site proprio dietro Santa Naina in parrocchia di S. Pietro e Paolo”, che si affacciava alla casa del signor Antonino Magliari”, a Tota Fota, con l’obbligo di darle in dote alla figlia, Isabella Letteri, e con la condizione che qualora il confinante Antonino Magliari “volesse fabricare al suo vignano con fare camera possi appoggiare sopra le mura della presente casa senza veruno impedimento di detto mio herede o altra persona purché non occupi o facci pregiuditio ai lume”.[xiii]

Antonino Magliari era proprietario di tre vignali in località Vrica, sui quali pagava complessivamente un annuo censo di 28 carlini all’arcipretato della cattedrale, di alcune vigne a Lamposa, gravate anch’esse di un annuo censo di carlini 24, per capitale di ducati 30 dovuto all’arciconfraternita del SS. Sacramento, e di ducati 7 per capitale di ducati 100, a favore del beneficio di San Giovanni Evangelista, e titolare anche di una “spetiaria” in piazza Lorda.[xiv]

Figlio di Isabella Cozza,[xv] sposò Berardina Scavello, figlia di Carlo e di Beatrice Petrolillo e morì prima del 1720.[xvi] I suoi fondi rustici e le sue case, confinanti con il palazzo dei Labrutis, ora di proprietà di Marco Antonio Benincasa, con i censi annui che vi erano infissi, erano passati agli eredi,[xvii] cioè al figlio Alfo e alle figlie.[xviii]

In documenti successivi il palazzo risulta intestato ad Alfo Magliari, il quale lo abitò assieme alle sorelle. Alfo Magliari visse “civilmente”; il 9 aprile 1738 per atto del notaio Pelio Tirioli, essendo stato annoverato per decreto della Camera Reale di Santa Chiara, come appartenente al secondo ordine, fece un atto di rinuncia perché si riteneva leso in quanto discendente da antiche famiglie della città di Crotone.[xix]

Dal catasto onciario di Cotrone del 1743 risulta che Alfo Magliari in quell’anno aveva 54 anni e abitava nel palazzo che era stato del padre assieme alle sorelle Teodora, Geltrude, vedova di Marco Dardano, e Petronilla, vedova di Dionisio de Laurentiis, e la figlia di quest’ultima Maria de Laurentiis. La sua abitazione, situata in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo e confinante col palazzo che dal Benincasa era passato agli Schipani, continuava ad essere gravata dal vecchio censo di ducati 24 per il capitale di ducati 400, dovuto al semplice beneficio dell’Immacolata Concezione, fondato dalla famiglia Casanova. Alfo Magliari possedeva anche le proprietà che aveva ereditato dal padre e cioè la chiusura con vigne in località Lampusa e i tre vignali nel luogo detto la Brica; su quest’ultimi pagava ancora i vecchi censi per complessivi carlini 28 all’arcipretato della cattedrale.

Nello stesso palazzo dei Magliari abitavano anche i componenti della famiglia di Francesco Dardano, figlio di Marco Dardano e di Geltrude Magliari, e cioè la moglie Caterina Schipano, il fratello Giuseppe e le sorelle gemelle Anna e Nicolina. Altre parti del palazzo, cioè un magazzino ed un basso situati sotto l’abitazione, erano date in fitto.[xx]

Crotone, palazzo Magliari.

 

Abitazione del massaro Prospero Giaquinta

Poco dopo la metà del Settecento, parte delle case, o palazzo dei Magliari, erano già passate di proprietà a Prospero Giaquinta. Il 27 settembre 1755 per atto del notaio Felice Antico, il capitolo della cattedrale di Crotone concedeva un prestito di cento ducati al cinque per cento a Prospero Giaquinta e Maria Todaro, sopra una loro casa che avevano acquistato dai Magliari.

Tale casa era situata in parrocchia di San Pietro e confinava con le case, o palazzo, degli stessi venditori, cioè dei Magliari.[xxi] Pochi anni dopo il palazzo che era stato dei Magliari[xxii] risultava in possesso di Prospero Giaquinta.[xxiii] Il passaggio dai Magliari ai Giaquinta è da situarsi tra il 1764, anno in cui Alfo Magliari annullava il suo testamento, ed il 17 settembre 1766, giorno in cui Prospero Giaquinta effettuava con atto del notaio Antonio Asturi, una finta vendita in favore della moglie Anna Todaro e dei figli, il diacono Giuseppe e Michele, i quali divennero anche eredi universali e particolari rispettivamente del marito e del padre per testamento rogato il 9 settembre 1768.

 

Eredi e nuovi proprietari

Nel settembre dell’anno dopo, essendo morto Prospero Giaquinta, la moglie e vedova Anna Todaro ed i figli il diacono Giuseppe e Michele Giaquinta, risultano proprietari di “una continenza di casa palaziata o palazzo consistente in quattro camere superiori, una inferiore seu mezzanile, e tre bassi uno di questi per casa matta con portone di cantoni”, posto in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo e confinante con il palazzo detto dei Labrutis che ora apparteneva ai figli ed eredi del fu Giuseppe Schipano.

Gli eredi di Prospero Giaquinta il 5 settembre 1769, come da atto del notaio Antonio Asturi, ottennero un prestito dal monastero dei Minimi di Gesù Maria, impegnandosi a pagare un annuo censo che andò a gravare il loro palazzo.[xxiv] Tre anni dopo, nel 1772, il palazzo appartiene ancora ai figli ed eredi di Prospero Giaquinta; esso confina con il palazzo dei Labrutis che il reverendo canonico Gio. Battista Schipano, ha ereditato dal padre e parte del quale sta vendendo al massaro Salvatore Varisano.[xxv]

Ancora sul finire del Settecento il massaro Michele Giaquinta, figlio del fu Prospero, sposato con Lisa o Aloisia Messina,[xxvi] pagherà un annuo censo sulla sua casa al convento di San Francesco di Paola; allora essa confinava con quella di Salvatore Varisano.[xxvii] L’edificio, di cui è stata ricostruita brevemente la storia, è oggi situato tra il largo detto Piazza della Neve, o della Neve Vecchia, e via Francesco Antonio Lucifero.

 

Note

[i] ASCZ, Busta 49, anno 1594, f. 132.

[ii] ASCZ, Busta 108, anno 1613, f. 102.

[iii] ASCZ, Busta 118, anno 1629, f. 47.

[iv] Nel dicembre 1628, il Casanova consegna 150 tomoli di grano a Gio. Francesco e Antonino Tiriolo, che si obbligano a restituirli ad ogni richiesta, o a pagarli al prezzo che il grano varrà il giorno della richiesta. Dopo un’annata di carestia, il creditore rivuole il grano, ma i Tiriolo non riescono a soddisfarlo. Per non incorrere nel fallimento, anche per l’intervento di comuni amici, i debitori riescono a guadagnare tempo, rinnovando l’obbligazione, ipotecando però le loro case e terre. ASCZ, Busta 118, anno 1632, ff. 87-91.

[v] ASCZ, Busta 337, anno 1694, f. 111.

[vi] AVC, Atti del beneficio di S. Maria degli Angeli.

[vii] Nel 1689 Diego Casanova, per pagare alcuni censi arretrati, vende una “vigna alborata et vitata con albori fruttiferi” a Francesco Cerrelli. ASCZ, Busta 336, anno 1689, f. 105.

[viii] Il sacerdote Sofronio Magliari nel 1720 è ancora rettore del beneficio dell’Immacolata Concezione e San Didaco, con altare e cappella dentro l’oratorio della confraternita dell’Immacolata Concezione. Egli fu anche rettore del beneficio eretto in cattedrale di San Giovanni Evangelista di iuspatronato della famiglia Petrolillo. AVC, visita del vescovo Anselmus de La Pena, 1720, f. 42v.

[ix] Poco prima di morire, nel 1697, il dottor Diego Casanova vendeva al parroco Francesco Cirrello “una continenza di vigne fruttiferi, consistentino in tre pezze, et una altra vacante con terre libere alborate con più e diversi alberi fruttiferi con casella scoverta” in località Lamposa. ASCZ, Busta 659, anno 1715, f. 42.

[x] Il beneficio di iuspatronato della famiglia dei Casanova diventa dei Magliari. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Illmo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama. A.D. 1699 confecta, f. 40v.

[xi] Il 14 marzo 1690 i dottori fisici Gio. Mazzaccaro e Antonino Magliari, medici ordinari della città, testimoniano che Gio. Pietro Presterà è in letto con la febbre e quindi non può recarsi presso la Gran Corte della Vicaria di Napoli. ASCZ, Busta 336, anno 1690, f. 44.

[xii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Illmo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama. A.D. 1699 confecta, f. 158.

[xiii] ASCZ, Busta 497, anno 1701, ff. 77v-79.

[xiv] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Illmo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama. A.D. 1699 confecta, ff. 87, 137v, 154.

[xv] “A di 27 8bre (1691) morì Isabella Cozza madre di Anton.o Magliari”; “A di 31 8bre morì Beatrice Petrolillo madre della moglie di Anton.o Magliari”. AVC, Platea Capitolo 1691/1692, f. 13.

[xvi] AVC, visita del vescovo Anselmus de La Pena, 1720, f. 42v.

[xvii] AVC, visita del vescovo Anselmus de La Pena, 1720, ff. 42v, 83.

[xviii] Un atto del 15 maggio 1715 fa riferimento ad Alfo Magliari. Il Magliari, con le sorelle Teodora e Getrude ed altri, è accusato da un memoriale inviato al vicerè di avere tentato di uccidere nella chiesa parrocchiale di S. Pietro e Paolo il parroco Domenico Marturano, la sorella ed il cognato di costui. ASCZ, Busta 612, anno 1715, f. 66.

[xix] ASCZ, Busta 665, anno 1738, ff. 37-38.

[xx] ASN, Catasto Onciario Cotrone, 1743, ff. 3, 90, 209.

[xxi] AVC, Platea del R.do Capitolo di questa città di Cotrone… per gl’anni 1758 e 1759, f. 26.

[xxii] “Nel maggio 1767 Gio. Battista Schipano come erede del padre Giuseppe e del fratello Francesco Antonio, possiede un palazzo in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo confinante, da un lato, con quello che era stato dei Magliari ed ora è di Prospero Giaquinta. ASCZ, Busta 1129, anno 1767, ff. 116-118.

[xxiii] Nel catasto onciario del 1743 troviamo che in quell’anno Prospero Giaquinta, “fatigatore di campagna”, aveva 23 anni e viveva con i fratelli Antonio e Pascale e la sorella Teresa. ASN, Catasto Onciario Cotrone, 1743, f. 171.

[xxiv] ASCZ, Busta 917, anno 1769, f. 181.

[xxv] ASCZ, Busta 917, anno 1772, f. 22.

[xxvi] ASCZ, Busta 917, anno 1772, f. 116v.

[xxvii] Michele Giaquinta per canone sulla sua casa in parrocchia di San Pietro e Paolo, doveva ogni anno ducati 4 e grana 50 al convento di San Francesco di Paola. AVC, Lista di carico, Cotrone 1790, f. 18v.


Creato il 6 Marzo 2015. Ultima modifica: 26 Gennaio 2022.

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