Gli usi del matrimonio nel Crotonese durante la prima metà del Seicento

Costume calabrese.
I promessi sposi
Con la grazia di Dio e attraverso una più o meno lunga trattativa condotta da comuni amici, si poteva giungere a combinare un matrimonio, attraverso cui, vicendevolmente, i futuri sposi promettevano di contrarre “solennem et legitimum matrimonium secondum usum, et consuetudinem sacrosante romane Ecc.e”.[i]
4 dicembre 1580, Cirò. Davanti al notaro compaiono il no. Desiderio Pig.ro della terra di Scala e donna Jacoba Puglisia di Cirò, vedova del quondam Aphonso Morelli, asserendo che “mediante divina gr(ati)a et communium amicorum tractatum fuit habitum colloquium de matrimonium (Domino autore) contrahendo inter p.tum no: Desiderium sponsum ex una, et p.tam D. Jac.am sponsam ex altra. et volentes partes ipse pro nunc dictum matrimonium ad effectum ducere, et realiter perficere, devenerunt ad infrascriptum actum v(idelicet): quod p.tum No: Desiderius promisit dictam Donnam Jacobam per verba de futuro tenere trattare, et reputare in suam veram, charam, et legitimam uxorem, et cum ea contrahere solenne et leg(itimu)m m(at)rimonium per copulam carnalem intervenientibus prius sacros(an)tae Romanae ecc.e, benedictionibus et solennitatibus et juxta usum xpistianorum. Et viceversa p.ta D. Jacoba promisit omni excep.ne remota modis omnibus p.tum no. Desiderium tenere in suum verum maritum, modo quo s.a et per Oneribus dicti m(at)rimonii honorifice supportandis, et in dotem dicta D. Jacoba promisit p.to eius futuro viro p(rese)nti infra bona dotalia v(idelicet) more grecorum.”[ii]
10 giugno 1615, Policastro. Davanti al notaro compaiono: Vittoria Lamantia della terra di Mesoraca, vedova del quondam Marco Londino, e Fran.co Capicchiano di Mesoraca, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. “Prefata Vittoria promisit accettare, et pigliare cum iuram.to per suum legitimum sposum p(raedi)ttum franciscum, et cum eo contrahere solennem, et legitimum matrimonium secondum usum, et consuetudinem, sacrosante romane Ecc.e et consigli tridentini, Et versa vice prefatus fran.cus promisit cum Juram.to accettare, et pigliare per suam veram caram et legitimam sposam, et cum ea contahere solennem, et legitimum matrimonium secundum sacrosante romane Ecc.e, et consigli tridentini cum impositione anoli alisque solennitatibus in simili actus requesitis à ditta santa romana Ecc.a.”[iii]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
I capitoli matrimoniali
Passando dalle parole ai fatti, il primo passo verso le nozze era la scrittura dei capitoli matrimoniali, nei quali erano fissate le volontà delle due parti contraenti, in genere: il padre della futura sposa ed il futuro sposo, oppure quest’ultimo e una vedova, o una “virgine in capillo existente maijoris etatis”[iv] che, alla presenza di testimoni, provvedevano a fare redigere una scrittura privata[v] di questi capitoli detta “albarano”:[vi] documento che, successivamente, un notaro avrebbe provveduto ad utilizzare per la stipula di un atto pubblico di matrimonio, il cui rispetto era garantito da entrambe le parti, attraverso la promessa di pagare a titolo di penale, un’apposita somma “per arra, et nome di arra”, che sarebbe stata a carico della parte inadempiente.[vii] Ciò prevalentemente nei casi di persone facoltose, i cui accordi erano stati più elaborati e complessi, mentre i meno abbienti provvedevano a “stendere” il loro capitoli direttamente davanti al notaro e alla presenza del parroco,[viii] atto che, in genere, precedeva di qualche tempo le nozze,[ix] ma che poteva avvenire anche alcuni anni prima[x] o, in qualche raro caso, subito dopo.[xi]
Primo aprile 1652, Policastro. Davanti al notaro compaiono Carlo dell’Olivito del “Castello di S.to Mauro”, e Laurenso Vaccaro, padre di Catarina Vaccaro “Vergine in Capillo”. Le parti asseriscono che “per trattato de communi amici essere contratto matr.o”, tra le persone di detto Carlo e di detta Catarina, e considerato che “intendeno detto trattato redurlo in effetto”, oggi davanti al notaro, il detto Carlo promette di accettare per sua cara e leggittima sposa la detta Catarina, e con essa “contrahere solenne, et legitimo matrim.o conforme ordina la S.ta Madre Chiesa.” Viceversa, il detto Laurenso, padre della detta Catarina, “promette, che la d.a Cat.na accetti per suo caro, e legitimo sposo lo p(raedi)tto Carlo, e con esso contrahere solenne, e leg.mo matrim.o conf.e s’è detto di sopra.”[xii]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
Spose minorenni
Come nel caso di un qualunque atto di compra-vendita,[xiii] per poter comparire davanti al notaro a stipulare i capitoli matrimoniali, bisognava essere maggiorenni[xiv] di 18 anni,[xv] anche se, soprattutto per quanto riguarda la futura sposa, era quasi sempre suo padre (mancando questo un suo fratello o un suo zio), che si costituiva davanti al notaro in suo nome. Ciò poteva avvenire precocemente già quando la futura sposa era ancora bambina, così succedeva che, tra il momento in cui si faceva la stipula dei capitoli contenenti la promessa del “matrimonio de futuro”, e quello delle nozze celebrate “per verba de praesenti”,[xvi] trascorresse anche diverso tempo. Non era poi caso raro, specie tra le donne appartanenti agli strati più poveri della popolazione, che la loro convivenza con il marito iniziasse di fatto prima della maggiore età, come possiamo rilevare nel catasto onciario di Crotone del 1743, dove su 710 fuochi intestati a capofamiglia di sesso maschile,[xvii] in 15 casi, poco più del 2 %, la moglie risulta di età compresa tra i 13 e i 17 anni.
6 febbraio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono i coniugi Joannes Aloisio Luchetta e Polita Surrenti di Policastro, da una parte, e Fran.co delle Piane del casale “planis baglive figline”, pertinenze della città di Cosenza, dall’altra, asserendo di essere giunti “comunium amicorum mediante”, alla stipula dell’atto del “futuri matrimonii” tra detto Fran.co e Caterina Luchetta, figlia di detti coniugi. Si pattuiva però che detto matrimonio “non sia affidato in faccie Ecc.e per verba de p(raese)nti per la minori eta di detta Caterina”.
La dote era costituita da 250 ducati, di cui 50 da pagarsi alla “fera di santo Gianni minago seu Agli” prossima ventura. Con tale denaro il futuro sposo avrebbe dovuto comprare tanto “bestiame bovini per fatigarsine”, e “li detti bovi esso fran.co se le possa portare alle sile di Cosenza questa statura p.a futura, et il lucro che farà sia integro di esso sposo; Verum che Calato che sarà questo mese di settembre detti bovi detto Fran.co li industri, et fatighi tanto a massaria quanto a qualsivoglia altro uso, et se intendano tenuti à mita, et alle spese habbino di contribuire per mita di detto tempo inansi Cioe esso Fran.co mette la persona sua, et detto Gio: luise, detti bovi, quale patto se intenda durare insino a quel giorno, che essi sposi si affideranno, et si concluderà detto matrimonio per verba de p(raese)nti quia sic.”[xviii]
Accordo che, invece, non giungerà mai a conclusione. Il 27 novembre 1630, in Policastro, davanti al notaro compaiono Gio: Luise Luchetta e sua figlia Caterina di anni 14, come attestava la fede del R.do D. Gio: Paulo Blasco, arciprete e rettore della chiesa di S.to Nicola “della piazza” di Policastro, che faceva riferimento al “libro dei battizati” della detta chiesa parrocchiale. Detta Caterina, figlia di detto Gio: Luise e di Polita Surrenti, nata il 20 novembre 1616 di domenica, era stata battezzata tre giorni dopo da D. Petro Geraldi, mentre i “patrini” erano stato Gio: Fran.co Riccio e Livia Zupo.
Negli anni passati era stato contratto matrimonio “de futuro” fra detta Caterina e Fran.co delle Piane, del casale delle Piane, pertinenza di Cosenza e bagliva di Figlina, che però nel frattempo si era “accasato” con altra persona di detto casale. Al presente le parti si assolvevano reciprocamente, ripromettendosi, vicendevolmente, gli atti relativi all’annullamento del detto matrimonio, da parte della curia di Santa Severina e di quella del luogo di appartenenza del detto Francesco.[xix]
7 gennaio 1631, Policastro. Davanti al notaro compaiono il R.do D. Joannes Fran.co Rocca di Policastro, vicario foraneo delegato dall’Ill.mo et R.mo Domino D. Beneditto Clementino, vicario generale e luogotenente dell’Ill.mo et R.mo Domino Fausto Caffarelli, arcivescovo di Santa Severina, D. Salvatore de Arrichetta “incola” in Policastro, parroco della chiesa di S.ta Maria Magna di Policastro, ed il notaro apostolico Joannes Aloisio Luchetta assieme a sua figlia Caterina. Il 6 febbraio 1625 era stato contratto matrimonio “per verba de futuro”, fra la detta Caterina, che al tempo era una minorenne di anni 9, e Fran.co delle Piane del casale delle Piane, pertinenze di Cosenza e “bagliva di figliana”. Nell’atto si afferma che la detta Caterina aveva agito “per ubedentia” alla volontà del padre, mentre il detto Fran.co era ritornato al suo paese senza consumare il matrimonio, sposando poi un’altra donna. Al presente si annullava il matrimonio della detta Caterina.[xx]
Andarono invece a buon fine le nozze Anello Fontana Rosa e la giovane Anastasia de Pace. Il 29 dicembre 1630, in Policastro, davanti al notaro compaiono il magister Anello Fontana Rosa della città di Catanzaro, ma “habitator” in Policastro, e Minico de Pace di Policastro. Nei giorni passati, l’8 dicembre, era stato stipulato il “matrimonium de futuro” tra detto Anello e Anastasia de Pace, figlia di detto Minico, per atto del notaro Joannes Leonardo de Pace. Al presente, di comune accordo, le parti annullavano tale atto, in maniera che il detto Anello e la detta Anastasia, avrebbero potuto risposarsi con altra persona. I detti capitoli erano annullati “stante quod p(raedi)ttum Anellus nunquam pratticavit cum ditta Anastasia minori etatis.”[xxi]
Evidentemente i due uomini trovarono in seguito il modo di mettersi d’accordo. Il 20 giugno 1632, in Policastro, Minico de Pace di Santo, di Policastro, e Anello Funtana Rosa della citta di Catanzaro, ma “habitante” in Policastro da molti anni, confermano e ratificano i capitoli stipulati negli anni passati, relativi al matrimonio tra detto Anello ed Anastasia de Pace, figlia di detto Minico.[xxii]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
Annullamento dei capitoli matrimoniali
6 maggio 1612, Policastro. Alla presenza del notaro e del parroco, si costituiscono Vespesiano Blasco insieme a sua figlia Laura Blasco, e Gio: Thomaso Carrozza della città di Belcastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio del detto Gio: Thomaso e della detta Laura. La detta Laura, nei mesi passati, aveva stipulato altri capitoli matrimoniali con Stefano de Martino che, “per giustissime cause notorie”, non avevano avuto effetto, mentre attraverso il presente atto, si chiedeva che fossero condiderati nulli.[xxiii]
18 novembre 1612, Policastro. Alla presenza del notaro e del parroco, il presbitero Joannes Vincenso de Fiore, si costituiscono Filippo Gauterio della terra di “Laci nigri”, ed Elisabetta Mazzuca di Policastro, con il consenso di suo padre Joannes Baptista Mazzuca che, di comune accordo, chiedono ed ottengono di annullare il precedente atto, con il quale avevano promesso vicendevolmente di sposarsi.[xxiv]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
Un espediente provvidenziale.
4 luglio 1615, Policastro. Claudio Tuscano della città di Cosenza ma abitante in Policastro, asseriva che, dietro propria istanza, negli anni passati, in qualità di “Zio Carnale” di Maria dello Stocco, figlia del quondam Gio: Battista lo Stocco, fratello “utrino” di detto Claudio, presso la “banca di Gerolimo de amico”, era stata spedita una provvisione da parte del Sacro Regio Consiglio, la quale attestava che la detta Maria non aveva contratto matrimonio. Al presente però, il detto Claudio asseriva, invece, che la detta Maria aveva contratto legittimo matrimonio con Mauritio Pascale, nobile della città di Cosenza e, quindi, di pari grado e condizione della detta nobile Maria. Chiedeva così che la detta provvisione fosse annulata, in quanto era stata fatta solo per evitare che la detta Maria contraesse matrimonio con persone che non erano della sua condizione. Eleggeva perciò suoi procuratori: i dottori Fran.co Mandato Rizza e Fabio Milano, abitanti in Napoli, affinché comparissero nel Sacro Regio Consiglio, nella detta banca, e in ogni luogo ritenuto necessario, relativamente a tale questione.[xxv]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
La dote
La possibilità di trasmettere i beni alla propria discendenza, poteva concretizzarsi in due modi: per via patrimoniale, attraverso un lascito testamentario agli eredi maschi, oppure per via matrimoniale, dotando le figlie femmine in maniera paritaria (“paraggio”, al quale poteva essere aggiunto anche un “ultra paraggium”), così che i figli “mascoli se intendano istituiti heredi, et essendono femmine li habbiano da maritare con l’istesso peso, et Conditione come di sopra, le quali femmine se intendano instituite per lo paraggio quia sic.”[xxvi] Troviamo così nei testamenti, la frequente raccomandazione agli eredi da parte del testatore, che “habbiano pensiero” di maritare le femmine della famiglia ancora nubili.[xxvii]
Secondo questo rigido schema sociale era consuetudine che, la famiglia della futura sposa, donasse al futuro sposo una dote, affinché questi fosse meglio indotto a sopportare il “peso” del matrimonio (“In dotem dotis nomine per lo peso di detto matrimonio”),[xxviii] a cui poteva corrispondere un “dono” da parte del futuro sposo.[xxix] Come leggiamo nei capitoli matrimoniali, tale dote era costituita da beni stabili e mobili diversi (case, terre, animali, denaro, censi, panni, stoviglie da cucina, attrezzi da lavoro, ecc.), di valore adeguato allo status sociale dei futuri sposi,[xxx] e garantita dal padre della futura sposa, o da suoi “pleggi”, sui propri beni,[xxxi] a cominciare da “uno letto di panni conforme l’uso di questa Città”,[xxxii] a volte un primo ed un secondo “letto”,[xxxiii] “uno lavorato et l’altro fran.co conforme l’uso di Misoraca”,[xxxiv] come riportiamo nel caso seguente a titolo d’esempio.
Il 7 agosto 1604, in Policastro, alla presenza del notaro e del parroco, compaiono Scipio Cavarretta da una parte, e Fran.co Ant.o Fanele dall’altra, in relazione al matrimonio del detto Francesco Antonio con Lucretia Cavarretta, figlia del detto Scipio. Quest’ultimo promette “in dotem dotis n(omi)ne ditte lucretie”, ducati ottanta in beni mobili e panni, tra cui: “P. letto. In p.s uno matarazzo a scaccarello bianco pieno di lana pecorina / novo. Item un altro matarazzo sempio pieno di lana comu / ne di s.to Aleni. Item uno spolvere novo di tela alli dudici novo di Canne / quattordici con anti porte lavorate de filo bianco con guar / nitione di maroccoli, et frangie. Item uno paro di lensola / alli dudici novi con guarnitione lavorati ad aco de filo / bianco, et maroccoli longhi bianchi. Item un altro paro di / lensola della medesima tela, et guarnitione. Item una Cultra / lavorata nova a scerra Cavallo cossi la faccie come l’altra / parte. Item una Coverta lavorata allo tilaro accolonne bian / ca con frangie, et maroccoli. Item tre coscini lavorati di seta / carmosina di tela accattatizza. Item un avanti letto novo / di tela ornato di maroccoli con capadirti, et con frangie bianche.
2° letto. In primis uno spolveri lavorato a scaccarello di tela alli dudici di / canne quattordici ornato con frangie novo. Item uno matarazzo / ad occhicello novo. Item un altro matarazzo pinto di maiuto. Item / uno paro di lensola alli diece ornati con zagarelle torchine. / Item uno altro paro de lensola di tela alli dece ornati con ma / roccoli bianchi. Item una Cultra di tela alli diece nova lavo / rata ad onde. Item tre coscini di tela di olanda lavorati di filo / bianco in paria. Item una Coverta lavorata a peperello / con frangie, et maroccoli bianchi. Item uno avanti letto la / vorato a scaccarello ornato con frangie.”
Fanno parte della dote anche: “Item cinquanta braccia di tovaglie mita allo lato, et meta allo / stritto. Item vinti libre di rame lavorata nova. Item uno tripodo di ferro. Item una cascia nova di tutta tavola. / Itam uno vancale listijato. Item un altro vancale lavorato. Item una tovaglia di Cambra lavorata di piu colori. Item / una tovaglia di tela accattatizza lavorata a punti tagliati / con filo bianco. Item una altra tovaglia lavorata di seta / carmosina. Item una altra tovaglia con rizze gialle la / vorata di diversi colori con frangie.”[xxxv]
I panni che costituivano “il letto” rappresentavano una porzione a parte della dote,[xxxvi] che il futuro sposo guadagnava solo dopo la morte della sposa.[xxxvii] Il 6 maggio 1608, in Policastro, Davanti al notaro si costituiscono, da una parte, Aurelia Apa di Policastro e Joannes Thoma Carise suo marito, e dall’altra, Joannes Dom.co Buerio, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio, tra il detto Joannes Dom.co e Caterinella Tuscano, figlia della detta Aurelia. Fu pattuito che “morendo p.a la detta futura sposa di esso Gio: Dom.co si guadagni lo letto quia sic conforme è l’uso di detta t(er)ra.”[xxxviii]
Questa consuetudine, più in generale, rientrava tra quegli antichi usi locali del matrimonio, detti comunemente “more grecorum”, che avevano lo scopo di favorire la formazione di una nuova famiglia, cautelando i beni della dote donati da quella della futura sposa.[xxxix] Il 16 agosto 1630, in Policastro, davanti al notaro compaiono Joannes Vittorio Fanele di Policastro, padre di Gloria Fanele, con l’intervento del R.do D. Joannes Fran.co Rocca, vicario foraneo di Policastro, “advunculo materno”, ovvero “zio” di detta Gloria, da una parte, e Jacovo Marinaro della terra di Roccabernarda dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacobo e detta Gloria. Facevano parte della dote “dui letti di panni Compliti”, “quali letti, e pannamenti si promettono more grecorum patto speciale quia sic.”[xl]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
La restituzione della dote
L’uso medievale[xli] di costituire un “fundo dotale”[xlii] come obbligazione ipotecaria,[xliii] al fine di garantire la dote della sposa, risulta documentato nel Cinquecento in diversi centri del Crotonese, come Crotone,[xliv] Cirò,[xlv] Santa Severina,[xlvi] Cutro,[xlvii] ecc. Gli atti della prima metà del Seicento dei notari di Policastro, riguardanti la stipula dei capitoli matrimoniali, evidenziano che, essendo finalizzato alla procreazione dei figli, l’utilizzo della dote era regolato da antiche consuetudini, adottate per salvaguardare l’interesse delle parti e quelli della comunità in questa direzione.
Morendo così la sposa, senza aver dato alla luce figli leggittimi e naturali, oppure nel caso questi fossero morti prima di una certa età (solitamente i patti prevedevano dai tre ai cinque anni), lo sposo avrebbe dovuto restituire la dote al “trunco seu Ceppo”,[xlviii] ovvero al “trunco seu suoi heredi, et succ.ri”. Mentre, avendo la sposa procreato figli più grandi di questa età, lo sposo si sarebbe così guadagnata la dote ricevuta.[xlix]
Considerato che la restituzione dei beni riguardava anche i panni, c’era anche chi cercava di cautelarsi maggiormente in vista di questa possibile evenienza. Il 3 aprile 1634, in Policastro, davanti al notaro compaiono Joannes Baptista Traijna di Policastro e Blasio Launetti di Policastro, figlio di Minico Launetti, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Blasio e Andriana Traijna, figlia di detto Joannes Baptista. Quest’ultimo prometteva una dote di ducati 80 in beni stabili, da consegnare fra 8 anni. Intanto, i futuri sposi sarebbero andati a vivere con il detto Joannes Baptista che avrebbe provveduto al vitto, al vestimento ed ogni altra cosa loro necessaria. Questi prometteva anche alcuni panni, cautelandosi però nel caso di una eventuale restituzione: “quali se le possa minare, et strudere a suo modo. Cioè si minino li più peggio ma li buoni restino intatti accio stia cautelato detto Gio: Batt(ist)a”.[l]
In ragione della garanzia ipotecaria posta sulla dote, gli sposi potevano vendere i beni dotali solo dopo la concessione del regio assenso[li] che, in genere, era concesso per causa di esterma necessità.[lii] In altri casi troviamo consentita la vendita di un bene dotale, a patto però, che con il ricavato, fossero acquistati altri stabili in dote. Il 17 gennaio 1624, in Policastro, Davanti al notaro compaiono Julia Ceraldo di Policastro, vedova del quondam Andrea Caputo, e Vitaliano Schipano di Zagarise, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Si pattuiva che il futuro sposo avrebbe potuto vendersi i beni della dote, acquistando però in Policastro, o in Zagarise, altri beni che sarebbero rimasti per fondo dotale.[liii]
Anche il denaro ricevuto in dote era vincolato in questo modo. Il 19 agosto 1635, in Policastro, Ferdinando Cappa di Policastro vende ad Antonio Milea di Policastro, la domus terranea consistente in uno membro, posta dentro la terra di Policastro, nel convicino della chiesa matrice di S.to Nicola “de platea”. Considerato che il pagamento da parte del detto Antonio era avvenuto con il denaro della dote di sua moglie Innocentia Poerio, la detta casa si considerava acquistata da quest’ultima.[liv]
Bisogna evidenziare poi che, durante tutta la sua esistenza, la sposa rimaneva solo usufruttuaria dei beni della dote e soltanto in punto di morte, al tempo in cui avesse fatto testamento, le era concesso di lasciarne una parte in eredità secondo la propria volontà: 5 maggio 1613, in Mesoraca, davanti al notaro si costituiscono i coniugi Stefano Delessi e Andriana Nicotera, insieme al loro figlio Petro Alessi, da una parte, e Paulo Caputo di Mesoraca dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Paolo e Nastasia Alessi, figlia dei detti Stefano e Andriana, e sorella del detto Petro. Si pattuiva che detta futura sposa “si possa testam.re di detta dota nell’ultima di sua morte d.ti vinti per lassarli à chi essa piacera”.[lv]
Somma che si considerava quella dovuta al padre della sposa per aver emancipato la figlia dalla sua patria potestà. Il 2 gennaio 1624, in Policastro, davanti al notaro compaiono Joannes Thoma Ceraudo di Policastro e Laurentio Amannato di Zagarise, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Laurentio e Lucretia Ceraudo, figlia di detto Joannes Thoma. Il padre della futura sposa promette una dote di ducati 100, costituiti da un paio di buoi e una vigna alle Chianette. Per patto fra le parti, del valore di questa dote, la futura sposa avrebbe potuto “testamentare docati trenta delli quali detto Gio: thomaso padre ne la emancipi accio le possa lasciare a chi essa piacera”.[lvi]

Sposa calabrese (foto di Daddo Scarpino).
In attesa delle nozze
Il passaggio della sposa dalla tutela del padre a quella del marito, determinava che, durante il periodo di tempo che precedeva le nozze, quando la futura sposa rimaneva ancora nella casa di suo padre, fossero stipulati appositi capitoli, riguardanti i doveri di quest’ultimo nei suoi confronti. Il 30 ottobre 1633, in Policastro, davanti al notaro compaiono Spetio Vivacqua della terra di Mesoraca, ma “habitante” in Policastro, e Fran.co de Stilo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Caterina Vivacqua, figlia di detto Spetio. Si pattuiva che, nel frattempo che i due futuri sposi “non si affideranno”, detto Spetio s’impegnava ad alimentare la futura sposa,[lvii] spettanza che, in seguito, sarebbe stata del suo futuro marito.[lviii]
In altri casi si specifica che, in attesa delle nozze, la futura sposa non avrebbe potuto essere mossa dalla casa paterna. Il 28 gennaio 1629, in Policastro, davanti al notaro compaiono Joannes Zagaria di Policastro e Antonio Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Antonio e Auleria Zagaria figlia di detto Joannes. Si pattuiva che il futuro sposo “non possa admove la persona di detta futura sposa dalla Casa di detto Gianni”.[lix]
Una questione sconveniente
5 novembre 1630, Policastro. Il notaro si porta nella domus palaziata di Vittoria Faraco di Policastro, moglie di Lupantonio Rotella, per stipulare il suo testamento. La testatrice lasciava erede la madre Minica di tutto quello che poteva intestarsi in base ai suoi capitoli matrimoniali, e disponeva che, nel caso si fosse risposato, suo marito non avrebbe potuto abitare nella sua casa dotale durante la vita di detta Minica, “poi che non convene mentre detta minica have lo ius in quella di possire habbitare durante sua vita”.[lx]

Costume calabrese (foto di Daddo Scarpino).
La morte della sposa
Delle frequenti liti riguardanti la restituzione della dote, che troviamo tra gli atti dei notari di Policastro, riportiamo i seguenti due casi a titolo di esempio. 29 aprile 1627, Policastro. Tra Joannes Thoma Gara della città di Isola, da una parte e, dall’altra, Diana Campana, assieme a Dianora, Caterina e Lucretia Cepale, figlie di detta Diana ed eredi della quondam Vittoria Cepale, verteva lite nella regia corte di Policastro, in quanto detto Gio: Thomaso pretendeva la “legitima, et tribellianica”, relativamente alla morte di sua figlia Auleria, nonché “il letto viduale guadagnato in vigore dell’Consuetudine di questa Citta di Policastro”, per la morte della detta quondam Vittoria sua moglie, oltre alla restituzione di una gannacca di perle e di due anelli d’oro, che le aveva donato al tempo del loro matrimonio. Le dette “Constitute”, invece, ritenevano di non essere tenute a tutto ciò, e chiedevano che detto Gio: Thomaso fosse condannato alla restituzione della dote ricevuta.
Venute le parti ad un accordo, le dette “Constitute” consegnavano a detto Gio: Thomaso la gannacca, gli anelli e le altre robbe da lui “portate” alla quondam Vittoria, cedendogli la somma di denaro promessa in contemplazione di matrimonio. Dall’altra parte, detto Gio: Thomaso cedeva loro “il letto viduale per esso guadagnato”, con le ragioni della “legittima, et tribellianica”, che gli sarebbe spettata relativamente alla morte della detta quondam Auleria sua figlia.[lxi]
21 maggio 1632, Policastro. Davanti al notaro compaiono Bartolo Gariano di Catanzaro, tutore dei figli ed eredi del quondam Joannes Alfonso Cerasaro, e Camillo Cerasaro di Policastro. Negli anni passati, in occasione del matrimonio tra detto Camillo e la quondam Auleria Cerasaro, figlia del detto quondam Gio: Alfonso, Gio: Battista Callea, al tempo tutore della detta Auleria, aveva promesso loro in dote 1500 ducati. Detta Auleria era poi morta dando alla luce la figlia e dopo qualche giorno, era morta anche la sua figlioletta, che era stata chiamata Auleria come la madre. A questo punto, secondo i patti contenuti nei capitoli matrimoniali, la dote sarebbe dovuta tornare ai “promissori”, mentre, sempre secondo detti capitoli, risultava che la detta Auleria avrebbe potuto intestarsi 200 ducati della dote. Il detto Camillo, invece, non aveva voluto restituire la detta dote, adducendo a propria ragione la nascita della figlia, mentre pretendeva per sé i 200 ducati spettanti alla moglie. Il detto Bartolo, invece, aveva rifiutato di avvallare questa presa di posizione. Al presente le parti giungevano ad un accordo. Il detto Bartolo dava a detto Camillo ducati 570. Ducati 400 per la “legitima”, relativi alla morte della detta figliola, ducati 50 per le spese del funerale della moglie, ducati 50 della dote che non erano stati consegnati, e ducati 70 per il prezzo di un letto di panni che il detto Camillo si era guadagnato per la morte della detta quondam Auleria.[lxii]

Costume calabrese (foto di Daddo Scarpino) .
Il dotario (“dodario”)
A cautela della futura sposa, in caso di morte del futuro sposo, questi prometteva nei capitoli matrimoniali di costituirle il “dodario seu antefato”,[lxiii] ovvero una somma analoga al valore di quella parte di dote che lei avrebbe potuto intestarsi in punto di morte che, in genere, lui garantiva sopra tutti i propri beni patrimoniali.[lxiv] Il 19 settembre 1624, in Policastro, davanti al notaro compaiono Antonio Faraco di Policastro e Joannes Vittorio Accetta di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Vittorio e Laura Faraco, figlia di detto Antonio. Fu pattuito che “in casu quod absit venessi a morte Gio: Vittorio promette docati trenta di guadagnarli per dodario seu antefato essa futura sposa, Et versa vice venendo a morte essa laura futura sposa si possa testam.re à suo arbitrio docati trenta di detta dote, à suo modo, et volunta quia sic.”[lxv]
A parte qualche raro caso in cui si pattuiva espressamente che il futuro sposo non fosse tenuto a costituire il “dodario”,[lxvi] tale consuetudine ricorre sempre negli atti notarili, attraverso la formula: “Et perché la dota merita il dodario”[lxvii] (in alcuni casi si dice: merita “Ragionevolmente” il dotario).[lxviii]
Questo “dodario seu Antifato”,[lxix] ovvero “dodario, antefato seu terseria”, “secondo lantica consuetudine di questa Città di polic.o”,[lxx] analoga a quella di Mesoraca[lxxi] e di altri luoghi del Crotonese, rappresentava la terza parte del valore dei beni della dote della sposa,[lxxii] anche se, in alcuni casi, poteva essere pattuita “la tersa parte del dinaro che si ni trovera havere reciputo da detta dota”,[lxxiii] “preter li stabili”[lxxiv] che, secondo tale consuetudine, e in maniera “conforme li leggi”, ossia secondo la Regia Prammatica,[lxxv] la moglie avrebbe guadagnato, “lucro lucrato”,[lxxvi] dopo la morte del marito.[lxxvii]
13 aprile 1647, Policastro. Davanti al notaro compaiono i coniugi D.r Mutio Giordano e Rosa Traijna, padre e madre di Giulia Giordano. Dall’altra parte compare Andrea de Parise di Figline, pertinenza di Cosenza, marito di detta Giulia, che aveva sposato nel corso dell’anno passato. Il detto Andrea aveva costituito un dotario, o antefato, conforme le Costituzioni, le Prammatiche del Regno e le consuetudini di Policastro, che la detta Giulia avrebbe guadagnato in caso di “soluti matrimonii”, per morte del detto Andrea, potendone comunque usufruire vita natural durante.[lxxviii]
Il 21 ottobre 1648, ancora in Policastro, Giulia Giordano, vedova dell’ormai quondam Andrea Parise, che compare con l’assenso del D.r Mutio Giordano suo padre, afferma davanti al notaro che doveva ricevere da Giulia Martire, madre del detto quondam Andrea, e dagli altri eredi del marito morto, la somma di ducati 185, relativamente alla restituzione della dote di matrimonio promessa e consegnata al detto quondam Andrea, conformemente allo strumento stipulato nel casale di Figline, per mano del notaro Achille Soda. All’attualità, Ippolito Bovino di Aprigliano consegna per parte di detta Giulia Martire, i detti ducati 185 in zecchini d’oro.[lxxix]
In alcuni casi, invece, si conveniva tra le parti che la futura sposa potesse disporre di una somma di denaro, a titolo di dotario, durante la vita del marito. Il 16 novembre 1642, in Policastro, davanti al notaro compaiono Paolino Juliano della Roccabernarda ma, al presente, “incola” “cum Domo, et familia” in Policastro, e Jo: Dominico Cavallo di Policastro, agente con il consenso di suo padre Francisco Cavallo, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra: Beatrice Juliano “Virginis in capillo”, figlia del detto Paulino, ed il detto Jo: Dominico. Il futuro sposo prometteva per dodario ducati 20 alla futura sposa, “durante però sua vita, et altrim.ti conforme la Reg.a Pramatica perche cosi per speciale patto si sono convenuti”.[lxxx]

Costume calabrese (foto di Daddo Scarpino).
L’adorno
Un’altra incombenza spettante al futuro sposo era rappresentata dall’adorno, anche se non mancano i casi in cui troviamo provvedere a tale titolo: il padre del futuro sposo, quello della futura sposa, entrambi, ecc. La menzione dell’adorno, ossia di ciò che la futura sposa avrebbe indossato il giorno delle nozze per andare in chiesa, si rileva già nella documentazione tardo medievale. Il 22 marzo 1489, a Crotone, in occasione della stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra Donna Francisca Bagliona di Crotone e Joannes Monacho di Policastro, Nicolao Monacho, padre di detto Joannes, prometteva di “ad ornare” la sua futura “noram”, “more nobilium et consuetudine dicte civitatis Cotroni”.[lxxxi]
Durante la prima metà del Seicento, gli elementi principali che costituivano “l’adorno della persona” della futura sposa, erano: la “gonnella”, un paio di “maniche” e la “gannacca” di perle. Completavano ciò che serviva per “vestire, et adornare”[lxxxii] la sposa, anche altri gioielli ed altri capi di vestiario, il tutto comunque in maniera adeguata allo status della sua famiglia della futura sposa, “secondo la sua qualità”, ossia secondo la sua “Conditione, et faculta”, che il futuro sposo si era impegnato a rispettare al tempo della stipula dei capitoli matrimoniali.
Secondo questo principio, la gonnella e le maniche potevano essere di vario tessuto e foggia, così come dei colori più diversi, ed i gioielli più o meno ricchi: anelli e altri monili d’oro,[lxxxiii] pietre preziose[lxxxiv] e reste di corallo.[lxxxv] Il 18 dicembre 1604, in Policastro, alla presenza del notaro e del proprio parroco, si costituisce Liandra Mendolara, vedova del quondam Salvatore Campana, iure romano vivente, insieme al figlio Joannes Fran.co Campana di Policastro, da una parte, mentre dall’altra parte, si costituisce Ferdinando Cappa di Policastro, figlio del quondam Joannes Maria Cappa, in ragione della stipula dei capitoli matrimoniali, relativi al matrimonio tra il detto Ferdinando e Minica Campana, figlia del detto quondam Salvatore. Si pattuisce che, con il denaro della dote di 140 ducati, si debba comprare una “gonnella di stametta di quello Colore che à detti futuri sposi piacera et si habbia di guarnire de velluto di Catanzaro et che sia detta guarnitione di Quattro palmi in circa et lo deppio che handerà in detta gonnella, et uno paro de maniche di velluto napulitano lavorato prometteno pagarlo deppio essi promissori quia sic.”[lxxxvi]
5 maggio 1613, in Mesoraca. Davanti al notaro si costituiscono i coniugi Stefano Delessi e Andriana Nicotera, insieme al loro figlio Petro Alessi, da una parte, e Paulo Caputo di Mesoraca dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Paolo e Nastasia Alessi, figlia dei detti Stefano e Andriana, e sorella del detto Petro. Il futuro sposo promette alla futura sposa “di adornarla delle cose infra(scri)tte una gonnella di stametta di valore di docati diece uno paro di maniche di velluto chiano di valore di carlini vinti una gannacca di perle di valore di d.ti sei.”[lxxxvii]
Poiché le doti “meritano havere il dodario et adorno”,[lxxxviii] troviamo spesso la spesa necessaria per adornare “la persona della futura sposa” a carico del futuro sposo[lxxxix] o, qualche volta, della sua famiglia,[xc] anche se sono altrettanto diffusi i casi in cui l’adorno risulta promesso dalla famiglia della futura sposa: il padre e la madre,[xci] i fratelli,[xcii] o gli zii,[xciii] sia come parte della dote,[xciv] sia come capitolo a parte.[xcv] In altri casi troviamo la famiglia della futura sposa ed il futuro sposo, contribuire assieme a questa spesa.[xcvi]
Nel caso, comunque, che fosse stato lo sposo ad adornare la sposa, avvenuta la sua morte, gli eredi potevano leggittimamente reclamare la restituzione dell’adorno. 8 luglio 1636, Policastro. Su richiesta di Gregorio Spinelli di Policastro, erede del quondam Fabio Rotundo, suo “advunculum” (zio), il notaro si porta nella domus palaziata appartenuta a detto quondam Fabio, per fare l’inventario dei beni del defunto, dove il detto Gorio pretendeva che gli fosse consegnato l’adorno, che detto quondam Fabio aveva “portato” a Dianora Coco al tempo del loro matrimonio.[xcvii]
La restituzione dei gioielli ricevuti in contemplazione di matrimonio
15 novembre 1616, Policastro. Davanti al notaro compaiono Vespesiano Blasco di Policastro, tutore ed “avus Maternus” di Andriana Leusi, figlia del quondam Fran.co Antonio Leusi, e Joannes Dominico Pantisano della città di Crotone, padre di Peleo Pantisano, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Peleo e la detta Andriana. Il detto Gio: Dom.co “promette adornare la detta s.ra Adriana a sue spese di vestiti oro, et perle, et altri ornamenti, conforme alla qualità di essa s.ra et si usa fra persone nobili.”[xcviii] Il 2 marzo dell’anno dopo, sempre in Policastro, Andriana Leusi, essendo ormai risoluta a non contrarre più il matrimonio con Peleo Pantisano, restituisce a Joannes Berardino Blasco, procuratore di Gio: Dom.co Pantisano della città di Crotone, padre del detto Peleo, le robbe che aveva ricevuto “in contemplatione di matr.o”, tra cui i gioielli, diversi panni e i vestiti.[xcix]

Costume calabrese.
Il “dì dell’affidare”
I beni della dote promessi alla stipula dei capitoli matrimoniali, in “contemplatione matrimoni”,[c] potevano essere consegnati a scadenze diverse: “al tempo dell’effettuire” del matrimonio, in occasione della celebrazione delle nozze, ossia “nel tempo dell’affidare”,[ci] oppure in altri momenti concordati tra le parti, più o meno diluiti nel tempo, in genere coincidenti con quelli delle principali fiere locali, quando c’era circolazione di una certa liquidità e ricorrevano le scadenze dei contratti relativi alle principali attività economiche del ciclo agricolo/pastorale del territorio: fiera di Molerà presso Roccabernarda, fiera di S. Giovanni dell’Agli e di S. Giovanni Minagò presso Santa Severina, fiera di S. Vittorio a Cutro, ecc.
Si giungeva così al giorno delle nozze, per le quali poteva essere necessaria una “dispensa”,[cii] i cui atti sarebbero stati poi registrati dal parroco in un apposito libro.[ciii] Fatte le debite denuncie nei tre giorni festivi continui precedenti lo “sponsalitio”,[civ] attraverso l’affissione di avvisi alla porta della chiesa, e non avendo ricevuti impedimenti, il sacerdote provvedeva ad “affidare” gli sposi “in facie ecclesie”, “secondo la forma del sacro consiglio di trento”,[cv] congiungendoli in matrimonio “per verba de praesenti”,[cvi] “cum impositione anoli”, ovvero della “fede”, o “fidaglia” d’oro,[cvii] ed altre solennità che accompagnavano il rito.[cviii]
Per la celebrazione di questo sacramento il celebrante non riceveva alcun pagamento ma, eventualmente, solo dei regali da parte degli sposi, come si evidenzia a Cutro alla fine del Seicento: “per la quale costa non essersi ab antico esatti deritti di fedi ma solam.te dalli sposi sponte se regalava un maccaturo et una gallina da poveri, e da commodi si riconosceva con un sfoglio, o altro regalo consimile, e stava in libertà a sposi se volevano corrispondere in questa maniera, ma non potevano esser costretti”.[cix]
In alcuni casi particolari, previa l’autorizzazione vescovile, sappiamo che il matrimonio poteva anche essere celebrato nella casa della sposa. 13 marzo 1613, Policastro. Joannes Fran.cus Guarano, “Archipresbiter et Vicarius foraneus” di Policastro, nonché “Cappellanus et Curator” della venerabile chiesa “matricis” S.to Nicola “de platea” della detta terra, dichiarava che, il 15 novembre 1612, aveva celebrato il matrimonio tra Joannes Thoma Carrozza della città di Belcastro e Laura Blasco, nella “domo solite habitationes” di detta Laura.[cx]
Il 23 settembre 1617, in Policastro, Davanti al notaro Gio: Battista Guidacciaro, Joannes Dom.co Caccurio di Policastro ed il presbitero D. Salvatore Richetta del casale di S.to Joanni Minagò, asserivano che, nei giorni passati, era stato contratto matrimonio “per verba de futuro”, tra il detto Joannes Dom.co e Vittoria Richetta, figlia del detto presbitero D. Salvatore. Alla data odierna, detto matrimonio veniva solennizzato “per verba de p(raese)nti”, nella domus di Joannes Coschienti, sita in “parochia santi nicolai de grecis”, dal R.do Don Joannes Liotta “eiusdem parochie Curato”, con la celebrazione del rito e la firma dei capitoli matrimoniali di un “precedente albarano”. Ciò avveniva con il permesso dell’arcivescovo di Santa Severina, e dopo che erano state fatte le debite denuncie nei tre giorni festivi precedenti. Non essendo intervenuti impedimenti, il matrimonio trovava il suo pieno effetto ed avveniva la consegna dei beni pattuiti.[cxi]
12 novembre 1623, Policastro. Dietro l’istanza di Livio Zurlo di Policastro, per parte di Mario Sarsalis sindaco della città di Catanzaro, il notaro con il giudice ed alcuni testi, si porta nella domus del presbitero Salvatore de Richetta, “parochi et rettoris” della chiesa parrocchiale di S.ta Maria “Magnae” di Policastro. Qui, tra i “libros, et scripturas spettantes ad dittam parochia”, fu rinvenuto il libro scritto dal quondam D. Minico Palatio, parroco predecessore “premortuum”, dove, alla “pagina” 18, risultarono annotati i capitoli con i quali, domenica 14 febbraio 1593, alle ore 14.00, il detto D. Dom.co Palazzo aveva affidato e congiunto in matrimonio il Mag.co Ottavio Curcio e la Mag.ca Patientia Piterà. Il matrimonio era stato celebrato in casa della sposa a causa di una sua infermità, con licenza dell’arcivescovo ed in presenza dell’arciprete del luogo, il R.do D. Gerolimo Callea.[cxii]

Costume calabrese (foto di Daddo Scarpino).
Il bacio della sposa
Terminato il rito matrimoniale in chiesa, gli sposi si recavano a dimorare nella loro casa, in alcuni casi accolti con ghirlande colorate alla porta, dove erano loro offerti dei dolci, come è documentato anticamente ad Isola: “Prima ci erano alcuni abusi nel contrahere del matrimonio perche mettiano certe paiole colorate alla porta dove entravano li sposi et li davano de magnare una crustula con mele et confetto alli sposi (…) Io D. Colella Lorio cantore ho deposto.”[cxiii]
Qui lo sposo, dopo aver baciata la sposa, le consegnava un proprio dono nuziale. 20 luglio 1624, Policastro. Nell’inventario dei beni del quondam Joannes Agostino de Cola, dottore fisico di Policastro, fatto fare dalla vedova Lidonia Morello della città di Belcastro, risulta: “uno vestito de damasco a rosa sicca cioè fatto in mongile usato, et disse havercilo portato suo marito per dono quando trasi che la bascio”.[cxiv]
27 marzo 1634, Policastro. Lisabetta Tassitano di Roccabernarda, ma “habitante” in Policastro, e Fabritio Jerardo di Policastro, avevano stipulato “tra loro contratto matrimonio de futuro” di Lucretia Catanzaro, figlia di detta Elisabetta, con detto Fabrizio. Oggi però, “mentre detto mat.o non sie Consumato di Cosa veruna ne basciata detta Lucretia futura sposa”, di comune accordo rinunciavano a quanto avevano sottoscritto, liberandosi vicendevolmente dagli obblighi assunti.[cxv]

Costume calabrese (foto di Daddo Scarpino).
Note
[i] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 80v-82.
[ii] ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, foto Andrea, ff. 8-9.
[iii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 28-29.
[iv] 17 febbraio 1616, Policastro. Davanti al notaro, compaiono Caterina Spano di Policastro, “virgo in Capillo”, e Laurentio de Martino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 81-82v.
25 febbraio 1622, Policastro. Davanti al notaro compaiono Lucretia Lanzo di Policastro “virgo in Capillo maioris etatis”, figlia di Joannes Maria Lanso, e Petro Poerio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 12v-13.
30 settembre 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Vittoria Leune di Policastro “virgo in Capillo” di “maioris etate”, e Fran.co Paudari di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 151-151v.
31 ottobre 1626, Policastro. Davanti al notaro compaiono Angilella Caccurio di Policastro “Virgine in Capillo” “de maijore etate”, figlia ed erede del quondam Alfonso Caccuri, e Paulo Mazzuca di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 89v-90.
25 aprile 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Anna Turturella di Policastro “virgine in capillo existente maijoris etatis”, e Joannes Dom.co Levato di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 23v-25.
[v] 23 marzo 1620, Policastro. Davanti al notaro compaiono Marco Ant.o Cavarretta di Policastro e Mattio Cavarretta della città di Cotrone ma, al presente, abitante in Roccabernarda, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Mattio e Cornelia Cavarretta, figlia di detto Marco Ant.o. Nell’atto è riportato un “albarano valituro come se fussi publico”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 292, ff. 16-17. 27 dicembre 1643, Policastro. Joanne Dominico Ritia di Policastro che, negli anni passati, aveva prommesso in dote ducati 90 ai coniugi Camillo Renda e Francisca Ritia di Policastro, come appariva in una “semplice scrittura, seu albarano” scritto da Gio: Vicenso Girivasio e “firmato di testimonie”, provvede alla stipula di un atto pubblico in cui si elencano i beni mobili e stabili consegnati. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 802, ff. 109v-111.
[vi] Primo dicembre 1607, Policastro. Davanti al notaro si costituiscono Ottavio Mannarino di Policastro e Joannes Thoma Curto di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Joannes Thoma e Nucentia Mannarino figlia di detto Ottavio. Nell’atto è riportato l’“Albarano di Capitoli matrimoniali” scritto il 23 novembre 1607. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 48-50. 10 marzo 1613, Policastro. Davanti al notaro ed al cospetto del parroco, si costituisce, da una parte, Auria Nigro, vedova del quondam dottore Joannes Dom.co Venturi, tutrice di Lutio, Fran.co e Giulia, figli ed eredi del detto quondam dottore Joannis Dom.co e, dall’altra, Gio: Laurentio Caruso di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Laurentio e Polita, o Ippolita Venturi, figlia del detto quondam dottore Joannes Dom.co. Sono riportati nell’atto i “Capitoli seu albarano” scritti da Camillo Poerio, e firmati da Gio: Laurenzo Caruso, Gio: Paulo Caruso, Auria Nigra idiota, Fabritio Caivano, Camillo Poerio, Gioseppe Scigliano, e Cesare Blasco. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 68-69.
Menzioni ed esempi di “albaranum capitolorum matrimonialum”, ovvero di “Albarano de Capitoli matrimoniali”, si trovano nei protocolli seicenteschi dei notari di Policastro, conservati all’Archivio di Stato di Catanzaro, alle seguenti segnature: ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 205-207; prot. 288, ff. 61v-63; prot. 290, ff. 84-86; prot. 291, ff. 81v-83; prot. 292, ff. 40v-41v; Busta 79 prot. 294, ff. 77v-80; prot. 295, ff. 23v-25v e ff. 171-181v; prot. 297, ff. 79-79v; prot. 298, ff. 17v-20; prot. 299, ff. 57-57v e ff. 83v-87; Busta 80 prot. 306, ff. 48-54; Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 804, ff. 181-185v; prot. 805, ff. 51-55; Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 33-39; prot. 875, ff. 116v-117; prot. 880, ff. 142-150.
[vii] 14 gennaio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Mattio Bruna “alias fasolo” di Policastro, ed Horatio Rizza di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Horatio e Lisabetta Bruna, figlia del detto Mattio, che le promette una dote di 120 ducati. A cautela reciproca le parti costituivano “per arra, et nome di arra”, ducati 50 che avrebbe pagato la parte eventualmente inadempiente. Salvatore Bruna “alias fasolo” garantiva la dote in solido con detto Mattio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 94-96.
8 marzo 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Minica Zagaria di Policastro, vedova del quondam Goro Faraco, e Lupo Rotella di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Lupo e Vittoria Faraco, figlia di detta Minica. Si pattuiva che la parte inosservante dei detti capitoli avrebbe dovuto pagare ducati 25, metà alla SS.ma Annunziata e metà al capitano o corte di Policastro. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 10-11.
[viii] 18 febbraio 1612, Policastro. Davanti al notaro ed “in p(raese)ntia infra(scri)tti Reverendi parochi”, si costituiscono, da una parte: Lucretia Scalise, vedova del quondam Hijeronimo Piccolo, insieme con i figli Gio: Berardino, chierico Horatio, Joannes Michele Piccolo, nonché Joannes Antonio Piccolo, fratello dei sopradetti ed assente, mentre dall’altra parte, si costituisce Nicolao Faraco, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio del detto Nicolao e Portia Piccolo, figlia della detta Lucretia. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 12v-14.
8 febbraio 1616. Davanti al notaro ed “in p(raese)ntia infra(scri)tti Reverendi pro paroco”, si costituiscono Nutia Guzzo di Policastro, vedova del quondam Cesare Malazita, e Minico Romano di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Minico e Isabella Marazita, vedova del quondam Petro Furesta. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 77-78.
Nei capitoli matrimoniali stipulati a Policastro fino al 1622, troviamo sempre tra i testimoni il cappellano, che sottoscrive sia come cappellano che come teste. Successivamente ciò non si riscontra più.
[ix] 30 novembre 1606, Policastro. Davanti al notaro si costituiscono Joannes Thoma Caruso di Policastro, figlio del quondam Salustio Caruso, e Vittoria Grandinetto di Policastro, vedova del quondam Vespesiano Zupo, per stipulare i capitoli relativi al loro matrimonio. Si pattuisce che detto matrimonio si celebrerà in “facie ecclesie” entro il termine di un mese. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 215-215v.
17 febbraio 1616, Policastro. Davanti al notaro, compaiono Caterina Spano di Policastro, “virgo in Capillo”, e Laurentio de Martino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Il matrimonio si sarebbe dovuto realizzare quanto prima, con licenza dell’arcivescovo, essendo periodo di “quatragesima”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290 ff. 81-82v.
29 gennaio 1630, Policastro. Albarano dei capitoli relativo al matrimonio tra la s.ra Claudia Torres ed il s.or Mario di Helia. Il s.or Ottavio Vitetta, “zio” della futura sposa, promette una dote di ducati 1700. Ducati 500 “al tempo dell’effettuire il d.o mat.o per verba de presenti”, ducati 200 in beni mobili, e ducati 1000 attraverso la consegna dello stabile detto “la furesta”, posto in territorio di Policastro. Si stabiliva che il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare l’ultimo di agosto prossimo venturo. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 79-79v.
[x] 7 agosto 1604, Policastro. In presenza del notaro ed al cospetto del parroco, compaiono Scipio Cavarretta, da una parte, e Fran.co Ant.o Fanele dall’altra, in ragione del matrimonio del detto Francesco Antonio con Lucretia Cavarretta, figlia del detto Scipio, che dovrà avvenire entro i prossimi tre anni. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78, prot. 286, ff. 27-28v.
[xi] 18 gennaio 1637, Policastro. Davanti al notaro compaiono D. Gio: And.a Alemanno di Policastro ed il S.r Mattio Curto di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio celebrato da più giorni, tra le persone del detto S.r Mattio e la Sig.ra Caterina Alemanno, “nepote Carnale” di detto D. Gio: And.a. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 304, ff. 120-122v.
[xii] ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 877, ff. 23v-25.
[xiii] 24 luglio 1629, Policastro. Feliciana Curto di Policastro, “Virgine in Capillo” e di “maiioris etatis”, vende a Fran.co Curto di Policastro suo fratello, la propria parte della casa palaziata con “Camera” contigua e “Cortiglio”, che deteneva assieme a detto suo fratello in comune ed indiviso, posta dentro la terra di Policastro nel convicino della SS.ma Annunziata “nova”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 40-41.
26 luglio 1629, Policastro. Per riparare le altre loro case che minacciavano “Roina”, Diana Coco “virgine in Capillo” di “maijoris etatis”, ed Auleria Cavaretta vedova del quondam Vincenzo Coco, vendono ad Elisabetta Corigliano, vedova del quondam Joannes Thoma Richetta, la domus palaziata posta dentro la terra di Policastro nel convicino di S.ta Maria “gratiarum”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 42-42v.
21 novembre 1638, Policastro. Maria, Anastasia e Polita Curto di Policastro “Verginibus in Capillis, et maijoris etatis”, figlie del quondam Joannes Baptista Curto, vendono a Perna Cuijello di Policastro, vedova del quondam Berardino Lamanno, il casaleno appartenuto alla quondam Dianora de Albo loro madre, posto nella terra di Policastro nel convicino della chiesa Matrice di S.to Nicola “de platea”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 305, ff. 105-105v.
[xiv] 22 novembre 1618, Policastro. Sono stipulati i capitoli matrimoniali tra Saturna Traijna di Policastro di anni 18, e Gio: Andria Ingazza di Cutro. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 125-126 e 126v-127v.
6 maggio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Vincensio de Ascanio assieme al chierico Joannes Berardino de Ascanio, “de maijori etate”, della terra di Roccabernarda, da una parte, mentre dall’altra parte compare Joannes Antonio Vaccaro di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Antonio e Francischella de Ascanio, sorella dei detti Joannes Vincensio e Joannes Berardino. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 112v-114.
[xv] 2 gennaio 1626, Policastro. Davanti al notaro compare il chierico Lutio Venturi di Policastro “maijoris etatis annorum decem, et octo”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 7-10.
4 maggio 1637, Policastro. Il chierico Joannes Fran.co Curto, della “Mayorem etatis annorum decem, et otto”, figlio di Innocentia Mannarino di Policastro, vedova del quondam Joannes Thoma Curto. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 304, ff. 40v-42v.
Primo ottobre 1647, Policastro. Jo: Gregorio Catanzaro, Elisabeth Ritia sua moglie, Andrea e Jo: Antonio Catanzaro suoi figli “Maioribus decem, et octo Annis”, assieme ad Isabella Ritia di Policastro, vedova del quondam Minico de Strongolo, in solidum, vendono al R.do D. Jacobo de Aquila di Policastro, l’annuo censo di ducati 4 sopra alcuni beni della detta Isabella Ritia. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 806, ff. 98v-102v.
[xvi] I due momenti potevano anche coincidere. 17 aprile 1634, Policastro. In occasione del “matr.o de futuro, et de p(raese)nti” contratto nei giorni prossimi passati, Lisabetta Natale di Policastro aveva promesso al suo sposo Andrea Lanzo di Policastro, i beni della dote elencati nei capitoli matrimoniali. Al presente avviene la consegna. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 77-78.
8 maggio 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono i coniugi Gio: Vicenso Caira e Passidia Mazzuca di Policastro, da una parte, e Battista Mazzuca di Policastro dall’altra, per la consegna della dote promessa da quest’ultimo in occasione della stipula dei capitoli di “matrimonio de futuro, et de p(raese)nti”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 92-93.
[xvii] Tallarico G., Crotone nella lettura settecentesca del catasto onciario del 1743, 2019, p. 14 nota n. 19, www.archiviostoricocrotone.it
[xviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 99-100v.
[xix] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 185-186.
[xx] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 298, ff. 2-2v.
[xxi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 189v-190.
[xxii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 53v.
[xxiii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 24-25v.
[xxiv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 52v-53.
[xxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 30-30v.
[xxvi] 6 maggio 1612, Policastro. Alla presenza del notaro ed al cospetto del parroco si costituiscono Vespesiano Blasco insieme a sua figlia Laura Blasco, e Gio: Thomaso Carrozza della città di Belcastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio del detto Gio: Thomaso e della detta Laura. “Et stante la preditta quantita di dote ut sup.a promesse delli quali essa laura come dotata di paraggio, et ultra paraggium nenesta contentiss.ma”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 24-25v.
25 settembre 1630, Policastro. Il notaro si porta nella domus palaziata di Livio Zurlo di Policastro, consistente in più e diversi membri, posta dentro la terra di Policastro nel convicino di S.ta Maria “delli fransisi”, per la stipula del suo testamento. Il testatore istituiva erede Gio: Battista Zurlo suo figlio, con il patto che avrebbe dovuto maritare le sue sorelle Isabella, Maria, Caterina, Lucretia ed Elisabetta Zurlo. Nel caso che queste, o alcune di queste, avessero voluto farsi monache, il detto Gio: Battista avrebbe dovuto dare loro la somma di denaro solita, “conforme luso, et Costume che donano l’altri gentilhomini, che entrano nel monasterio di donne nella città di Cotroni”, mentre se si fossero volute maritare, avrebbe dovuto dare loro “lo paraggio sopra il quale se intendano istituite heredi”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 166-167v.
8 ottobre 1630, Policastro. Nel proprio testamento Joannes Thoma Tronga istituiva eredi il Cl.o Scipione, il Cl.o Marcello e Gerolimo Tronga suoi figli, con il peso di maritare le sorelle Clarice e Giulia Tronga, “et fando esso testatore più figli di hoggi inansi mascoli se intendano istituiti heredi, et essendono femmine li habbiano da maritare con l’istesso peso, et Conditione come di sopra, le quali femmine se intendano instituite per lo paraggio quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 176v-177v.
13 novembre 1644, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Marchese di Policastro e Joannes Dominico Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra Angila Marchese, “Virginis in Capillo”, sorella del detto Joannes, e detto Joannes Dominico Jerardo. Apparteneva alla dote una casa terranea consistente in 3 membri, con orto “conticuo” posta dentro la terra di Policastro nel convicino della SS.ma Annunziata “nova”. Fu convenuto tra le parti che, se fosse stata mossa lite da parte di Francesco Mannarino, di Maria sua moglie, e di Vittorio Rizza, sopra la casa promessa, la futura sposa si riservava il diritto di chiedere “il paraggio”, che ascendeva a ducati 60 conformemente alle altre sorelle. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 803, ff. 115-117.
25 novembre 1647, Policastro. Davanti al notaro compiaono Gio: Dom.co Lomoio di Policastro, con il consenso di Andrea Lomoio suo padre, e Paulo e Laura de Maijda di Policastro, padre e figlia, anche per parte di Gio: Dom.co Scandale, marito di detta Laura. La detta Laura asseriva di essere stata dotata di “paraggio, et ultra paraggio”. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 103-106v.
[xxvii] 6 agosto 1606, Policastro. Nel proprio testamento Dianora de Ceraudo di Policastro, raccomandava ai suoi eredi che “habbiano pensiero” di maritare la loro nipote Vittoria Marsilio. ASCZ, Notaio Ignoto Policastro, Busta 81 ff. 27-28.
[xxviii] Primo giugno 1620, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Mazzuca, vedova del quondam Pauli Curto, di Policastro e Renzo Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Appartenevano “In dotem dotis n(omi)ne per lo peso di detto matrimonio”: una casa palaziata posta dentro la terra di Policastro, nel convicino della chiesa della SS.ma Annunziata “nova”, la “poss.ne seu terreno arborato”, loco detto “le scalille”, posto nel territorio di Policastro, e la possessione alberata di gelsi ed altri alberi, loco detto “l’orto di Jerardo”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 292, ff. 39v-40v.
30 giugno 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Romeo, vedova del quondam Joannes Aloisio Martulotta, e Petro Poerio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Petro e Francischina Martulotta, figlia del detto quondam Joannes Aloisio. “Et per il peso di detto futuro matrimonio Conmode sopportando in dote, et per nome di dote”, la detta Caterina promette a detti futuri sposi: la parte della possessione appartenuta al quondam Fabio de Mauro, loco detto “santa maria”, territorio di Policastro, arborata di “Castagne, Cerasa” ed altri alberi, e la vigna posta nel territorio di Policastro loco detto “santo dimitri”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 32v-33v.
[xxix] 13 gennaio 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Marco Antonio Cavarretta di Policastro e Dieco Caccurio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Didaco e Beatrice Cavarretta, figlia di detto Marco Antonio. Il detto Marco Antonio prometteva in dote ducati 100. Il detto Dieco, “versavice”, “per amorevolezza che porta alla persona di detta alla futura sposa li promette in contemplatione del p(rese)nte matr.o, at titolo donationis inrevocabiliter inter vivos docati Cento de moneta delli quali ne sia usufruttuaria sua vita durante, et che po siano delli heredi di detto Dieco futuro sposo, et suoi heredi”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 75-76.
In alcuni casi di donne più indigenti, che erano riuscite a sposarsi pur prive di dote, troviamo che lo stesso marito dopo il matrimonio, costituisce una dote per la moglie, in maniera che possa disporre di qualche sostanza dopo la sua eventuale morte. 25 febbraio 1652, Policastro. Davanti al notaro compaiono Gio: Dom.co Cavarretta de Nardo di Policastro e Vittoria Jerardo, moglie del detto Gio: Dom.co, assieme a suo fratello Gerolimo Jerardo. Il detto Gio: Dom.co, affinchè sua moglie non resti “indotata”, gli assegna la sua casa palaziata posta dentro la terra di Policastro, ed una vigna posta nel territorio di Policastro loco detto “S.to Dimitri”. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 877, ff. 17v-18v.
[xxx] “lo letto Nobile conforme l’uso di questa Città”. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 805, ff. 23v-26.
[xxxi] 18 gennaio 1626, Policastro. Davanti al notaro compaiono Marco Ant.o Cavarretta di Policastro e Joannes Thoma Caccurio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Thoma e Cicilia Cavarretta, figlia di detto Marco Antonio. A cautela dei futuri sposi, il detto Marco Ant.o istituiva “per suoi pleggi, et principali expromissori”: Marco Ant.o Poerio, Gio: Mattio Cavarretta e Minico de Pace di Santo, i quali, in solido, garantivano la detta dote sopra i loro beni. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 13-14.
[xxxii] ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 804, ff. 210v-213v.
[xxxiii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 27-28v; Busta 79 prot. 295, ff. 10v-11v, ff. 26-27, ff. 145v-146v; Busta 79 prot. 300, ff. 4-5. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 876, ff. 65-66v.
[xxxiv] 6 luglio 1614, Policastro. Davanti al notaro ed alla presenza del parroco, si costituiscono Fran.co Rotella di Mesoraca e Luca Iannici, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Luca e Cipressa Rotella, figlia del detto Fran.co. Detto Fran.co prometteva “dui letti de panni uno lavorato et l’altro fran.co conforme l’uso di Misoraca”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 289, ff. 15v-17.
[xxxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 27-28v.
[xxxvi] 6 maggio 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Lucretia Russo di Policastro, vedova del quondam Goro Mazzuca, ed Horatio Castagnino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Horatio e Polita Mazzuca, figlia di detta Lucretia e del detto quondam Goro Mazzuca. Apparteneva alla dote il vignale arborato di “fico, Celsi” ed altri alberi fruttiferi, loco detto “santo todaro” territorio di Policastro, che si donava ai futuri sposi la metà “per lo letto” e l’altra metà “In dote”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 90-90v.
[xxxvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 6-7, ff. 26-27, ff. 99-100v, ff. 100v-101v.
[xxxviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 71v-73; Busta 79 prot. 300, ff. 94v-96; Busta 80 prot. 301, ff. 75v-77.
[xxxix] 3 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Baptista Traijna di Policastro e Blasio Launetti di Policastro, figlio di Minico Launetti, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Blasio e Andriana Traijna, figlia di detto Joannes Baptista. Quest’ultimo prometteva una dote di ducati 80, da consegnare fra 8 anni in beni stabili. Intanto, i futuri sposi sarebbero andati a vivere con detto Joannes Baptista, che avrebbe provveduto al loro vitto, ai loro vestiti e ad ogni altra cosa necessaria. Il detto Joannes Baptista prometteva loro anche alcuni panni: “quali se le possa minare, et strudere a suo modo. Cioè si minino li più peggio ma li buoni restino intatti accio stia cautelato detto Gio: Batt(ist)a”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 58-59v.
[xl] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 133v-134v.
[xli] Nell’anno 1223 (a. m. 6731), XI indizione, in Policastro ?, Rogerio Markiaphabas promette alla sua futura sposa Anna, figlia di Petro Bètalès, una oncia d’oro per il vestiario ed una oncia d’oro per il “théorétron”, mentre il padre della futura sposa dota la figlia con le terre che aveva acquistate suo padre, il presbitero Lamberto, poste a Policastro, in loco Hagia-Bénentzéa (Αγίαν Βενεντζήαν) a Riakia (Ριακήαν). Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 110-112.
[xlii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro Busta 78, prot. 291 ff. 46-50v; Busta 80 prot. 304, ff. 17v-19; Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 804, ff. 170-173.
[xliii] 27 luglio 1632, Policastro. Consalva Villirillo di Cutro, ma al presente “habitante” in Policastro da più anni, vedova del quondam Fran.co Carcello, assieme ad Anna Carcello sua figlia, vende a Diego Littello di Policastro, la domus palaziata con “alto, et vascio”, ipotecata per la dote, posta dentro la terra di Policastro nel convicino della SS.ma Annunziata “nova”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 55v-56v.
[xliv] 21 agosto 1546, Crotone. Alla presenza del regio giudice a contratto e dei testi sottoscritti, su richiesta dello U.J.D. D.no Ant.o Ferraro, il notaro si porta nelle “domos” dove abitavano gli eredi del quondam notaro Hier.mo Apuli, poste in Crotone nella parrocchia di “s(an)ti angeli”, dove si trovavano i “prothocollis” del detto notaro. Qui, fu rinvenuto il “dotalium contrattum” stipulato l’8 ottobre 1545 in Crotone, tra detto domino Ant.o e la mag.ca domina M.a Thiberia Monaca, nel quale, si conveniva tra le parti, la costituzione del “dotario s(econ)do lo uso dela citta de Cotrone”, da parte del detto domino Ant.o. ASCZ, Pergamena n. 44.
[xlv] 29 dicembre 1562, Cirò. Matrimonio tra Jac.o Greco della terra di Tarsia e la “honesta puella” Dianora de Perri di Cirò, “secundum usum que ditte t(er)re cirò ditto more grecorum.” ASCZ, Notaio Cadea Cesare Cirò, busta 6, ff. 255-255v.
4 dicembre 1580, Cirò. Davanti al notaro compaiono il no. Desiderio Pig.ro della terra di Scala e donna Jacoba Puglisia di Cirò, vedova del quondam Aphonso Morelli. Detta “D. Jacoba promisit p.to eius futuro viro p(rese)nti infra bona dotalia v(idelicet) more grecorum.” ASCZ, Notaio Durande G. D., busta 35, ff. 8-9.
[xlvi] 22 gennaio 1570, Santa Severina. Massimo Infantino di Santa Severina, padre di Polisena Infantino che sposa Matteo Pizolo di Santa Severina, promette ai futuri sposi gli “infr(ascritt)a bona dotalia more grecorum jux.a usum et Consuetudinem dicte Civ.tis”. AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 1, ff. 20v-21v.
12 novembre 1570, Santa Severina. Crucetta Scigliano di Santa Severina che sposa Salvatore Grandello di Santa Severina, gli promette “infr(ascritt)a bona dotalia dicto salvatori p(raese)nti more grecorum jux.a usum et consuetudinem Civ.tis s.tae s(everi)nae”. AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 2, ff. 23v-24v.
16 ottobre 1571, Santa Severina. In occasione della stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra la mag.ca muliere Dianora Susanna di Santa Severina e il mag.co Joannes Jac.o Casazone di Crotone, fatta il 23 aprile 1554, la mag.ca Beatrix de Abenante, madre della futura sposa, agente anche in qualità di tutore testamentario dei figli ed eredi del quondam mag.co Joannello Susanna, con il consenso del clerico Andronico de Abinante suo fratello e suo mundualdo, assieme al clerico Fabio Susanna, fratello maggiore di detta Dianora, aveva promesso ai futuri sposi la dote “more nobilium jux.a lo usu et consuetudine dela Città de s(an)ta s(everi)na.” AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 3, ff. 14v-17v.
15 settembre 1577, Santa Severina. Davanti al notaro compaiono il mag.co Jo. Maria Novellisio, da una parte, e dall’altra, i coniugi nobile Alex.o de Martino e la mag.ca Portia de Novellisio, figlia di detto Jo: Maria, il quale, al tempo il cui fu contratto il matrimonio, aveva promesso loro “non nulla bona dotalia more nobilium Civ.tis s(an)te s(everi)ne”. AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 7, ff. 5v-6v.
[xlvii] 30 settembre 1571, Cutro. Joannes Vinc.o Foresta di Cutro, in occasione del matrimonio tra sua sorella Innocentia e Scipio Monteleone, promette loro gli “infr(ascritt)a bona dotalia ipsos coniugibus more grecorum jux.a usum dicte T(er)re Cutri”. AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 3, ff. 11v-12v.
[xlviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 6-7.
[xlix] 5 maggio 1613, Mesoraca. Davanti al notaro si costituiscono i coniugi Stefano Delessi e Andriana Nicotera, insieme al loro figlio Petro Alessi, da una parte, e Paulo Caputo di Mesoraca dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Paolo e Nastasia Alessi, figlia dei detti Stefano e Andriana, e sorella del detto Petro. Si pattuiva che, morendo la futura sposa “senza figli legitimi et naturali di suo Corpo”, la detta dote sarebbe ritornata al “trunco seu suoi heredi”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 80v-82.
23 luglio 1623, Policastro. Davanti al notaro compaiono Lucretia Blasca, vedova del quondam Joannes Andrea Grosso e Fran.co Carcea di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Antonella Grosso, figlia della detta Lucretia. Fu pattuito che venendo a morte la detta futura sposa “senza figli legitimi di suo Corpo discendenti del p(rese)nte matrimonio ò vero fandone et quelli morissero di anni tre abascio”, la detta dote sarebbe ritornata “ad essi promissori, et heredi, et di anni tre in su se la guadagni detto sposo quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 97v-98v.
28 agosto 1623, Policastro. Davanti al notaro compaiono Marco Valente di Policastro e Ciombo Santella della città di Napoli, ma al presente “incola in Policastro”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ciombo e Isabella Valente, figlia di detto Marco. Si pattuiva che i figli nati dal presente matrimonio non potessero ereditare prima dei tre anni, mentre “abascio ritorni al trunco”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 102-103v.
2 gennaio 1624, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joanne Thoma Ceraudo di Policastro e Laurentio Amannato di Zagarise, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Laurentio e Lucretia Ceraudo, figlia di detto Joanne Thoma. Il padre della futura sposa promette una dote di ducati 100, costituiti da un paio di buoi, una vigna alle Chianette, che sarebbe ritornata al “trunco seu suoi heredi” nel caso di morte della sposa. Lo stesso nel caso i suoi figli fossero morti entro i tre anni, mentre oltre questa età, la dote se la sarebbe guadagnata il futuro sposo. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 1v-2v.
30 ottobre 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Spetio Vivacqua della terra di Mesoraca, ma “habitante” in Policastro, e Fran.co de Stilo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Caterina Vivacqua, figlia di detto Spetio. Fu pattuito che, morendo la futura sposa senza figli leggittimi, la dote sarebbe ritornata al “trunco. I figli non avrebbero potuto ereditare prima di aver compito 5 anni, e morendo questi dopo questa età, lo sposo si sarebbe guadagnato la dote. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 94v-96.
[l] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 58-59v.
[li] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 147v-149.
[lii] 11 settembre 1606, Policastro. A causa della loro povertà ed in forza del decretro di vendita emanato da parte della curia del regio capitano di Policastro, i coniugi Minica Campana e Joannes Fran.co de Adorno, sono costretti a vendere a Livia de Fiore, nonostante che fosse dotale, la loro “domum terraneam” posta dentro la terra di Policastro “in convicinio Ecclesie sante Marie angelorum”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 200v-201v.
22 settembre 1617, Policastro. Il chierico Innocentio Accetta di Policastro, con l’assenso di suo padre Joannes Paulo Accetta, retrovende (al prezzo maggiorato di un ducato per il costo degli atti) a Marco Ammannito di Policastro, un “vignale arborato di celsi” della capacità di circa una mezalorata, posto dentro il territorio di Policastro “loco ditto sotto la nutiata di fora”, che, nei mesi passati, aveva comprato mediante pubblico incanto, dai coniugi Diana Campana e Gio: Petro Cepale. L’incanto era potuto avvenire a seguito del decreto della regia corte, la quale, considerato che i detti coniugi con sei figli di cui una grande, femmina, “si ritrovano in necessità grande, et in modo tale che essi comparenti insieme con sui figli si murino di fame oltre, che pateno pericolo dell’honure”, aveva autorizzato la vendita anche se il bene era “fundo dotale”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 46-50v.
10 novembre 1620, Policastro. Davanti al notaro compaiono Marco Dardano “de Casali Alvorum” pertinenza di Taverna, Tiberia “della ratta” dello stesso casale, ma abitante in Policastro, e Joannes Baptista “delarata” suo marito, in presenza del magnifico capitano Lactantio Coscia “Gubernatoris, et officialis Civitatis p(raedi)ttae”. I coniugi Laratta, essendo poveri, senza figli ed invalidi, con il regio assenso, in quanto il bene era gravato dall’ipoteca dotale, vendono un loro “Casalenum” al detto Marco. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 292, ff. 70v-72;
7 aprile 1633, Policastro. Antonina Ceraldo, avendo inoltrata alla regia curia di Policastro ed al suo regio capitano, la richiesta per la scarcerazione di Joannes Dominico Valente suo marito, affinchè non muoia in carcere, vende la sua domus dotale con orto, obbligando nello strumento di vendita Laurenzo Ceraldo suo padre. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, f. 65.
[liii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 6-7.
[liv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 302, ff. 79-80v.
[lv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 80v-82.
28 agosto 1623. Davanti al notaro compaiono Marco Valente di Policastro e Ciombo Santella della città di Napoli, ma al presente “incola in Policastro”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ciombo e Isabella Valente, figlia di detto Marco. Fu pattuito che la detta sposa “si possa testam.re docati vinti Cinque morendo senza heredi legitimi del p(rese)nte matrimonio, et detto sposo si guadagni lo letto.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 102-103v.
30 ottobre 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Spetio Vivacqua della terra di Mesoraca “habitante” in Policastro e Fran.co de Stilo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Caterina Vivacqua figlia di detto Spetio. Fu pattuito che la futura sposa potrà “testamentare” la dote “in ultimo di sua morte docati diece”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 94v-96.
[lvi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 1v-2v.
[lvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 94v-96
[lviii] 13 giugno 1649, Cotronei. Lucretia Grastello di Napoli, ma commorante nella terra di Cotronei da dieci anni, istituisce in qualità di suo procuratore l’U.J.D. Antonino Sosanna di Catanzaro, affinché possa comparire nella Regia Udienza Provinciale ed in ogni altro tribunale, per costringere Agostino Ramires suo marito, “ad sumministrandum alimenta” dovuti a detta Lucretia, pagando tutto il denaro che la detta Lucretia aveva sborsato durante il decennio in cui detto Agostino era stato assente, lasciandola senza risorse e constingendola a contrarre debiti. Essendo molestata dai creditori, la detta Lucretia chiedava assicurazione circa la sua dote ed il suo antefato, e che fossero sequestrati i crediti del detto Agostino per pagare i suoi creditori. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 876, ff. 39-40.
[lix] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 5v-7.
[lx] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 182-182v.
[lxi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 124-124v.
[lxii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 51v-53.
[lxiii] 27 giugno 1447. “antefato”. ACA, Cancillería, Reg. 2912, ff. 63v-64v.
[lxiv] 2 gennaio 1624, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Thoma Ceraudo di Policastro e Laurentio Amannato di Zagarise, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Laurentio e Lucretia Ceraudo, figlia di detto Joannes Thoma. Il futuro sposo promette ducati trenta per “dodario seu antifato” alla futura sposa, “da guadagnarsi” dopo la morte del futuro sposo, obbligando tutte le sue robbe mobili e stabili. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 1v-2v.
2 febbraio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Auleria Faraco di Policastro, vedova del quondam Joannes Petro de Martino, e Ferdinando de Miglio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ferdinando e Caterina de Martino, figlia di detta Auleria. Il futuro sposo promette alla futura sposa “per dodario seu antefato docati quindici lucro lucrato, quali si l’habbia di guadagnare detta futura sposa eseg.ta la morte di esso sposo sopra tutte le sue robbe”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295 ff. 97-98.
20 marzo 1626, Policastro. Davanti al notaro compaiono Gloritia Taranto di Policastro, vedova del quondam Joannes Antonio Tavernise, e Jacinto Ventorino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacinto e Diana Tavernise, figlia della detta Gloritia. Fu pattuito che morendo la futura sposa, “esso Jacinto si guadagni lo letto”, e morendo il futuro sposo la detta Diana si guadagni ducati 15, “quali ci li constituisci per dodario seu antefato”, “sopra le robbe che aquistera detto futuro sposo”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 26v-27v.
24 aprile 1629. Davanti al notaro compaiono Fran.co Tavernise di Policastro e Nicolao Galati della terra di Filogasi “ut dixit nominari, et cognominari”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Nicolao e Feliciana Tavernise, figlia di detto Fran.co. Il fututo sposo promette alla futura sposa “per dodario la terza parte della dota conforme luso di poliCastro del quale dodario ne sia essa futura sposa usufruttuaria sua vita durante, et dopo sua morte sia delli heredi di detto futuro sposo per lo quale dodario liga se stesso, et sue robbe presenti, et futuri quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 17-18.
[lxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 71-73.
[lxvi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 167-167v.
[lxvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 27-28v. 5 maggio 1613, Mesoraca. Davanti al notaro si costituiscono i coniugi Stefano Delessi e Andriana Nicotera, insieme al loro figlio Petro Alessi, da una parte, e Paulo Caputo di Mesoraca dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Paolo e Nastasia Alessi, figlia dei detti Stefano e Andriana, e sorella del detto Petro. “Et perchè la dota merita il dodario seu antefato per questo lo p(raedi)tto paulo futuro sposo promette a dessa sposa per dodario seu antefato la tersa parte del dinaro si ritrovera esser consignato attempo di sua morte”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 80v-82.
[lxviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 88v-90;
[lxix] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 23v-24. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 806, ff. 103-103v. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 44v-46; Busta 196 prot. 875, ff. 3-4.
[lxx] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 18v-20; Busta 79 prot. 295, ff. 78-80v; Busta 79 prot. 297, ff. 17-18.
[lxxi] 10 giugno 1615, Policastro. Davanti al notaro compaiono: Vittoria Lamantia della terra di Mesoraca, vedova del quondam Marco Londino, e Fran.co Capicchiano di Mesoraca, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Dotario “secundo luso et consuetudine di Misoraca, et Reg.a Pramatica”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 28-29.
[lxxii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 39-40; ff. 178-179. Busta 78 prot. 288, ff. 40-41. Busta 79 prot. 295, ff. 78-80v. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 801, ff. 81-83v; Busta 182 prot. 803, ff. 21-23, ff. 26v-30, ff. 50v-53, ff. 94v-97, ff. 115-117, ff. 128v-130; Busta 182 prot. 804, ff. 7v-9, ff. 52-57, ff. 57-58v, ff. 75-77v; ff. 81-83v, ff. 83v-86, ff. 98v-101, ff. 146-148v, ff. 150-152, ff. 158-160v, ff. 181-185v, ff. 205v-208, ff. 210v-213v; Busta 182 prot. 805, ff. 11-13v, ff. 23v-26; Busta 182 prot. 806, ff. 17v-19, ff. 56-57v, ff. 59v-61v, ff. 135-137v, ff. 138-140v. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 82-84; Busta 196 prot. 875, ff. 117v-119; Busta 196 prot. 876, ff. 18v-19v, ff. 21v-23, ff. 24-26, ff. 81-82v.
[lxxiii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 188v-189v. Busta 78 prot. 291, ff. 81v-83.
[lxxiv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 76v-77v.
[lxxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 28-29; Busta 79 prot. 300, ff. 19-20; Busta 80 prot. 305 ff. 7-8. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 805, ff. 44-46; Busta 182 prot. 806, ff. 71v-73, ff. 132v-135. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 3v-5, ff. 7-9, ff. 107-108v; Busta 196 prot. 875, ff. 49v-51, ff. 107-108v, ff. 122-124, ff. 126v-129, ff. 129-131; Busta 196 prot. 876, ff. 7v-9, ff. 30v-32, ff. 32-33, ff. 41v-42v, ff. 68v-70, ff. 84-86; Busta 196 prot. 877, ff. 3v-5v.
[lxxvi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 97-98.
[lxxvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 73v-74v; ff. 181v-183; Busta 79 prot. 295, ff. 99-100v.
[lxxviii] ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 33-39.
[lxxix] ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 875, ff. 94v-96.
[lxxx] ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 801, ff. 115-117.
[lxxxi] ASCZ, Pergamena n. 16. 16 ottobre 1571, Santa Severina. In occasione della stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra la mag.ca muliere Dianora Susanna di Santa Severina e il mag.co Joannes Jac.o Casazone di Crotone, fatta il 23 aprile 1554, il fututo sposo e suo padre, promettono di “adornare la persona di essa sposa more nobilium jux.a l’uso et consuetudine dela Città de s(an)ta s(everi)na et dela Città di Cotrone.” AASS, Fondo Arcivescovile, Protocollo notaio Santoro M., vol. 3, ff. 14v-17v.
[lxxxii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 1v-2v.
[lxxxiii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, f. 67bis; prot. 287, ff. 71v-73, 86v-87v, 100-101; prot. 289, ff. 14v-15v; prot. 291, ff. 12v-14v, 53-54v, 84-85v; prot. 292, ff. 16-17; Busta 79 prot. 294, ff. 46v-48; prot. 295, ff. 35-36, 61v-62v, 63-64v, 64v-65, 97-98; prot. 296, ff. 124-124v, 169-170; prot. 297, ff. 10-11, 106-107, 121v-122v, 135-135v; 154v-155, 188v-189v; prot. 298 ff. 61-62v, 88-90; prot. 299 ff. 23v-24v, 36-37v, 43-44v, 49v-51, 92v-94v; prot. 300 ff. 4-5, 26v-30, 93-94v; Busta 80 prot. 301, ff. 16v-18v, 22v-25, 35-36v, 58-59v, 78v-80v, 92-93, 106v-107v, 109v-112; prot. 302, ff. 74v-76; prot. 303, ff. 51v-53, 109v-110v; prot. 305, ff. 33-34; 96-102; prot. 306, ff. 17v-18v; prot. 307, ff. 17-18v. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 801, ff. 74-75v, 103v-105. Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 307, ff. 24-26. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 802, ff. 32v-34v, 57v-59v; prot. 804, ff. 16v-18v, 75-77v. Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 307, ff. 83v-84v. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 805, ff. 44-46. Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 307, ff. 93-94v. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 874, ff. 82-84. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 806, ff. 132v-135, 135-137v, 138-140v. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 875, ff. 21v-23v, 29v-32v; 93-94v; prot. 876, ff. 11v-13v, 13v-15, 24-26, 55v-57, 81-82v; 84-86; prot. 877, ff. 8-10, 23v-25, 25-27, 43v-45; prot. 878, ff. 10-11v; prot. 879, ff. 63v-65, 67-68, 153v-155, 157v-159; prot. 880, ff. 2v-3, 17v-19, 25v-27, 54-56, 96v-98, 191-193v, 206-207v.
[lxxxiv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 100-101, 209-212v; prot. 291 ff. 53-54v; Busta 79 prot. 297, ff. 14v-15v, ff. 121v-122v; Busta 80 prot. 301, ff. 47v-49, 58-59v, 109v-112. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 801, ff. 103v-105; prot. 804, ff. 75-77v. Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 307, ff. 83v-84v, 90v-092. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 875, ff. 93-94v; prot. 877, ff. 43v-45; prot. 878, ff. 67v-69; prot. 879, ff. 11-13; prot. 879, ff. 35-36v, 57-58v, 63v-65, 67-68, 157v-159; prot. 880, ff. 6-7v, 96v-98.
[lxxxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 12v-13v; Busta 79 prot. 296, ff. 155-156; prot. 297, ff. 188v-189v; Busta 80 prot. 301, ff. 47v-49, 92-93; prot. 304, ff. 77-79; prot. 305, ff. 7-8, 96-102. Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 801, ff. 103v-105; prot. 802, ff. 32v-34v; prot. 804, ff. 16v-18v. Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 307, ff. 99v-100v. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 876, ff. 11v-13v, 68v-70. Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 877, ff. 23v-25, 25-27; prot. 880, ff. 17v-19, 96v-98.
[lxxxvi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 79v-81v.
[lxxxvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 80v-82.
[lxxxviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 62v-64v.
[lxxxix] 6 luglio 1614, Policastro. Davanti al notaro ed alla presenza del parroco, si costituiscono Fran.co Rotella di Mesoraca e Luca Iannici, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Luca e Cipressa Rotella, figlia del detto Fran.co. Il futuro sposo prometteva di “adornare” la persona della futura sposa con una “gonnella” del valore di 12 ducati, un paio di maniche di velluto di ducati 3 e una gannacca di perle del valore di ducati 10. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 289, ff. 15v-17.
10 giugno 1615, Policastro. Davanti al notaro compaiono: Vittoria Lamantia della terra di Mesoraca, vedova del quondam Marco Londino, e Fran.co Capicchiano di Mesoraca, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Il fututo sposo promette di adornare la futura sposa con “Una gannacca di perle di valore di docati quindici, Una gonnella di valore di docati dudici, Item uno paro di maniche di velluto di valore di docati quattro.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 28-29.
23 luglio 1623. Davanti al notaro compaiono Lucretia Blasca, vedova del quondam Joannes Andrea Grosso e Fran.co Carcea di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Antonella Grosso, figlia della detta Lucretia. Fu “pattuito fra essi parti che detto sposo habbia di adornare la detta sposa secondo la sua qualità.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 97v-98v.
11 gennaio 1624, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Baptista Lanzo di Policastro e Battista Mazzuca di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio, tra detto Battista e Lucretia Lanzo, figlia di detto Joanne Baptista. Detto Battista prometteva di “adornare la persona di detta futura sposa secondo la sua conditione, et fagolta quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295 ff. 5-5v.
19 settembre 1624, Policastro. Davanti al notaro compaiono Antonio Faraco di Policastro e Joannes Vittorio Accetta di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Vittorio e Laura Faraco, figlia di detto Antonio. Fu pattuito che il detto Gio: Vittorio “habbia di adornare detta sposa conforme la sua Conditione.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 71-73.
14 gennaio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Mattio Bruna “alias fasolo” di Policastro, ed Horatio Rizza di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Horatio e Lisabetta Bruna figlia del detto Mattio. Dote di 120 ducati. Il detto Mattio prometteva di adornare la persona della futura sposa “sopra li preditti docati Cento vinti ad elezione di detto futuro sposo quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 94-96.
24 aprile 1629. Davanti al notaro compaiono Fran.co Tavernise di Policastro e Nicolao Galati della terra di Filogasi “ut dixit nominari, et cognominari”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Nicolao e Feliciana Tavernise, figlia di detto Fran.co. Il fututo sposo promette “adornare” la futura sposa “secundo la sua cond.e”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 17-18.
30 giugno 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Romeo, vedova del quondam Joannes Aloisio Martulotta, e Petro Poerio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Petro e Francischina Martulotta, figlia del quondam Joannes Aloisio Martulotta. Il futuro sposo promette di adornare la futura sposa “Conforme la sua Conditione”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 32v-33v.
12 luglio 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Isabella Veneri, vedova del quondam Joannes Dom.co Sacco, e Joannes Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes e Fragostina Sacco, figlia del detto quondam Joannes Dom.co. Il futuro sposo promette di adornare la futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 35-35v e 38.
25 luglio 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Fran.co de Martino di Mesoraca e Joannes Berardino Molinari di Mesoraca, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Berardino e Francisca de Martino, figlia di detto Francisco. Il futuro sposo promette alla futura sposa, una gonnella del valore di ducati 12, un paio di maniche di velluto del valore di ducati 3 e una gannacca di perle del valore di ducati 10. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 41-42.
16 agosto 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Vittorio Fanele di Policastro, padre di Gloria Fanele, con l’intervento del R.do D. Joannes Fran.co Rocca, vicario di Policastro, “advunculo materno”, ovvero “zio” di detta Gloria, da una parte, e Jacovo Marinaro della terra di Roccabernarda, dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacobo e detta Gloria. Il futuro sposo promette e si obbliga “ad ornare” la futura sposa, “Conforme la loro Conditione”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297 ff. 133v-134v.
5 settembre 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Caccuri di Policastro, vedova del quondam Fabritio Priamo e Fran.co Conmeriati di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co ed Angilella Priamo, figlia di detta Caterina e del detto quondam Fabritio. Il detto Fran.co promette di adornare la persona della futura sposa “secondo la sua Conditione, et faculta.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 151v-153.
9 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Burtio Carvune di Policastro e Dieco Cavarretta di Policastro, figlio di Filippo Cavarretta, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Didaco e Vittoria Carvune, figlia di detto Burtio. “Item fu tra loro pattuito, che intorno allo adornare la persona di detta futura sposa detto burtio non sia tenuto a cosa alcuna ma per l’adorno p(raedi)tto sia obligato detto futuro sposo adornare la persona di essa sposa quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 72-73v.
3 giugno 1635, Policastro. Davanti al notaro compaiono Santo Ventorino di Policastro e Nardo Tuscano di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Leonardo e Lisabetta Ventorino, figlia di detto Santo. Il futuro sposo promette di “adornare” la persona di detta futura sposa “secondo la sua Conditione, et fagolta quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 302, ff. 49-51.
19 novembre 1635, Policastro. Capitoli matrimoniali di Flaminia Carvello de Abrigliano, pertinenza di Cosenza, e Fabritio Marra di Magisano pertinenza di Taverna. Il futuro sposo promette adornare la persona della futura sposa “secondo la sua Conditione, et fagulta.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 302, ff. 116v-118.
27 gennaio 1636, Policastro. Davanti al notaro compaiono Vittoria Spinello di Policastro, vedova del quondam Fabritio Piccolo, e Nicolao Prospero della terra di Mesoraca, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Il futuro sposo promette di adornare la futura sposa secondo la sua condizione e facoltà. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 5v-6v.
17 febbraio 1636. Davanti al notaro compaiono Lisabetta Tassitano, vedova del quondam Cornelio Catanzaro, e Ferdinando Rizza di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ferdinando e Lucretia Catanzaro, figlia di detta Lisabetta. Il detto Ferrante promette di adornare la futura sposa secondo la sua condizione. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 20v-21v.
17 febbraio 1636, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Dom.co Rizza de Mundo di Policastro e Joannes Dom.co Catanzaro di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joanne Dom.co Catanzaro e Polita Rizza, figlia di detto Joannes Dom.co Rizza. Fu pattuito che il detto futuro sposo debba adornare la futura sposa secondo la sua condizione e facoltà. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 21v-23.
4 marzo 1638, Policastro. Davanti al notaro compaiono Giulia Mazzuca di Policastro, vedova del quondam Joannes Thoma Rizza de Cesare, e Marco Ant.o Luchetta di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Marco Ant.o ed Elisabetta Rizza, figlia di detta Giulia. Fu pattuito che il futuro sposo debba adornare la persona della futura sposa secondo la sua condizione e facoltà. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 305, ff. 27-28v.
2 agosto 1654, Policastro. Davanti al notaro compaiono da una parte, i coniugi Alfonso Vallone e Catarina de Martino e, dall’altra, Marco Tuscano della terra di Mesuraca, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Marco e Maria Venuto “Vergine in Capillo”. Il futuro sposo promette di adornare la futura sposa. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 879, ff. 75-77v.
[xc] 19 giugno 1616, Policastro. Davanti al notaro ed al cospetto del parroco si costituiscono Thomas Jerardo di Policastro e Joannes Rotundo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Joannes e Vittoria Jerardo, figlia del detto Thomas. Fabio Rotundo di Policastro “promecte ad esso Gianni per l’affezione che l’ha portato, et al p(raese)nte li porta adornare la persona di detta sua sposa conforme la sua conditione quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 103v-105v.
[xci] 28 agosto 1623. Davanti al notaro compaiono Marco Valente di Policastro e Ciombo Santella della città di Napoli, ma al presente “incola in Policastro”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ciombo e Isabella Valente, figlia di detto Marco. Feliciana Cozza madre della futura sposa, prometteva di “adornare la persona detta futura sposa secondo la sua Conditione, et possibilità nel quale adorno promette comprarli una gonnella a molera p.o di valore ducati diece”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 102-103v.
2 gennaio 1624. Davanti al notaro compaiono Joanne Thoma Ceraudo di Policastro e Laurentio Amannato di Zagarise, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Laurentio e Lucretia Ceraudo, figlia di detto Joanne Thoma. Il padre della futura sposa prometteva una dote di ducati 100, costituiti da un paio di buoi, una vigna alle Chianette, e dieci ducati alla fiera di S.to Fantino prossimo futuro, che dovranno servire per “vestire, et adornare” la futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 1v-2v.
13 aprile 1630. Davanti al notaro compaiono Joannes Baptista Spinello di Scipione di Policastro e Marco Romei del casale di “Sansosti”, pertinenza della città di Squillace, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Marco e Laura Spinello, figlia di detto Joannes Baptista. Il padre della futura sposa dava ducati 6 “inansi l’effettuire del p(rese)nte mat.o a desso futuro sposo accio ne possa adornare la persona di detta futura sposa”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 98v-99v.
4 agosto 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Dom.co Crocco di Policastro e Fran.co Rocca di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Francisco e Vittoria Crocco, figlia di detto Joannes Dom.co. Il detto Gio: Dom.co promette “et se obliga ad ornare la persona di detta futura sposa ascendete alla somma di ducati quindici quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 127-129.
25 febbraio 1632, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Dom.co Rizza de Mundo di Policastro e Jacinto Palmeri di Rocca Bernarda, ma “Commorante” da più anni in Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacinto e Laura Rizza, figlia di detto Joannes Dom.co. Il detto Gio: Dom.co promette di “adornare” la persona della futura sposa “conforme la sua Conditione, et qualita”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 30-31v.
30 ottobre 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Spetio Vivacqua della terra di Mesoraca “habitante” in Policastro e Fran.co de Stilo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Caterina Vivacqua figlia di detto Spetio. Detto Spetio e Margarita Misiano sua moglie, promettevano di adornare la persona della futura sposa dell’infrascritte robbe: “una gonnella di rascia guarnita di trene, una gannacca conforme se ritrova, un paro di maniche di velluto di valore di carlini vinti, et altre Cose che entrano in detto adorno” che promettono di consegnare “alleffettuire” di detto matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 94v-96.
1 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Isabella Anmannito di Policastro, vedova del quondam Scipione Lanzo, e Joannes Dom.co Berardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Dom.co e Minica Lanzo, figlia di detta Isabella e del detto quondam Scipione Lanzo. La detta Isabella prometteva i ducati 20 del legato del quondam Alessandro Circhione, che doveva ricevere dalla cappella del SS.mo Sacramento, dei quali ducati 15 dovevano servire per adornare la futura sposa. Prometteva di più “una gannacca di perle di poste Cinque di fila quindici la posta”. Si pattuiva che relativamente ai ducati 15 per l’adorno della sposa, essendo presente Vincensa Pagano, madre del detto futuro sposo, con il consenso di suo marito Paulo Maurello, garantiva detti 15 ducati sopra il vignale dello “mortilletto” arborato di olive. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 54-56.
3 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joanne Baptista Traijna di Policastro e Blasio Launetti di Policastro, figlio di Minico Launetti, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Blasio e Andriana Traijna figlia di detto Joanne Baptista. Rosa Casizzune moglie di detto Joanne Baptista Traijna. Il detto Joanne Baptista e sua moglie Rosa Casizzune promettono di adornare la persona della detta Andriana “Conforme la loro Conditione, due anella di oro Ornare la sposa con le pietre turchine, quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 58-59v.
4 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Auleria di Martino di Policastro, vedova del quandam Joannes Petro de Martino, e Vincentio Curto figlio del quondam Paulo Curto, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Vincenso e Vittoria de Martino, figlia di detta Auleria. La detta Auleria promette di adornare la persona della futura sposa e comprarle una gonnella “conforme la sua Conditione”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 59v-61.
16 aprile 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Fran.co Tavernise di Policastro e Joanne Ant.o Altomare di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joanne Ant.o, figlio di Petro Altomare, e Lucretia Tavernise figlia di detto Fran.co. “Item promette esso Fran.co adornare la persona di detta futura sposa di una gonnella solam.te di valore di docati nove quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 75v-77.
2 dicembre 1636, Policastro. Davanti al notaro compaiono i coniugi Minico Carise e Isabella Tuscano, da una parte, e Carolo Trocano di Policastro dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Carolo e Catarina Carise, figlia di detti coniugi. I detti coniugi promettevano di “ad ornare” la sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 153v-156v.
29 novembre 1637, Policastro. Davanti al notaro compaiono Nardo Manfrida “alias monetto” di Policastro, e Gio: Thomaso Cappa di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Gio: Thomaso ed Elisabetta Manfreda, figlia del detto Nardo. Detto Nardo promette “ad ornare” la persona della futura sposa secondo la sua conditione. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 304, ff. 107v-109v.
26 luglio 1655, Policastro. Davanti al notaro compaiono Sancto Misiano, padre di Franceschina Misiano “Virginis in capillo”, e Joanne Paulo Iannici di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detti Franceschina e Joanne Paulo. Il detto Santo promette al futuro sposo ducati 10 per compare una “Gonnella” nella fiera di Molerà per “adornare” la sposa. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 880, ff. 95-96v.
[xcii] 8 aprile 1624, Policastro. Davanti al notaro compaiono Elisabetta Natale di Policastro e Joannes Coschienti di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loco matrimonio. Filippo Carata fratello della futura sposa, le promette una “gonnella a sodisfatione di essa futura sposa, et godersela per amore, et affitione di detto suo fra(te)llo”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 26-27.
20 marzo 1626, Policastro. Davanti al notaro compaiono Gloritia Taranto di Policastro, vedova del quondam Joannes Antonio Tavernise, e Jacinto Ventorino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacinto e Diana Tavernise, figlia della detta Gloritia. Fran.co Tavernise fratello della futura sposa. I detti Gloritia e Francesco promettevano di adornare la futura sposa “secondo la sua qualità”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 26v-27v.
[xciii] 11 febbraio 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Laurentio Scalise di Policastro e Fran.co Apa di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Polisena Scalise figlia di detto Laurenzo. Gerolimo de Percia “zio” di detta futura sposa, prometteva ducati 33, tra cui ducati 11 per “adornare” la persona della futura sposa alla fiera di Molerà del presente anno. Detti ducati 33 erano per residuo della somma che detto Gerolimo doveva a detto Laurenzo, per la dote di Lucretia Percia sorella di detto Gerolimo. Tra i beni mobili promette di consegnare “all’effettuire del p(rese)nte mat.o”, una “gannacca” che “è di poste quattordici dico fila, et de tre poste” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 84-85v.
[xciv] 2 febbraio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Auleria Faraco di Policastro, vedova del quondam Joannes Petro de Martino, e Ferdinando de Miglio di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Ferdinando e Caterina de Martino, figlia di detta Auleria. Fu pattuito che la detta Auleria “adorni detta sposa di jannacca [et] di due anella di oro”, beni che, apprezzati da due comuni amici, sarebbero stati scomputati “sopra la p(redi)tta promissione”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295 ff. 97-98.
26 febbraio 1625, Policastro. Davanti al notaro compaiono Andrea Jerardo di Policastro e Joanne Dom.co Cavarretta de Nardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joanne Dom.co e Vittoria Jerardo figlia di detto Andrea. Appartenevano alla dote ducati 120, di cui 20 sarebbero stati consegnati “il di che si effettuerà il detto matrimonio delli quali esso futuro sposo né habbia di adornare la persona di detta futura sposa”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 105-107.
13 gennaio 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Ippolita Cervino di Policastro vedova del quondam Alfonso Conmeriati, assieme a Joanne Gregorio Conmeriati suo figlio maggiorenne e Philippo Lamanno di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Filippo e Francischina Conmeriati figlia di detta Polita e sorella di Joanne Gregorio. Sopra la dote di ducati 100 “tanto adorno per adornare” la persona di detta futura sposa, apprezzato da due comuni amici eligendi dalle parti. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 3-4v.
12 giugno 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Isabella Veneri di Policastro, vedova del quondam Joannes Dom.co Sacco, e Joannes Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes e Fragostina Sacco, figlia della detta Isabella. Il fututo sposo promette “adornare” la futura sposa “secundo la sua cond.e sopra l’istessa dota”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 25v-26v.
10 febbraio 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Filippo de Pace di Policastro e Fran.co Scandale di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Fran.co e Isabella de Pace, figlia di detto Filippo. Il detto Filippo, in conto del denaro promesso in dote, promette di pagare alla fiera di Molerà una gonnella del valore di ducati 5, una gannacca di perle ed un paio di maniche di velluto del valore di carlini 20. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 83v-84.
18 marzo 1632, Policastro. Davanti al notaro compaiono Isabella Amannito di Policastro, vedova del quondam Scipione Lantio, e Luca de Maijda del “Casalis Cotroneorum”, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Luca e Catherina Lanzo, figlia della detta Isabella e del quondam Scipione. Dote di 110 ducati. La detta Isabella prometteva di adornare la persona di detta Caterina alla fiera di Molerà, “secondo la cond.ne di essa futura sposa, et il prezzo che piglierà detto adorno promette scomputarlo sopra li preditti ducati Cento, et dieci, quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 299, ff. 40v-42.
26 marzo 1634. Davanti al notaro compaiono Lisabetta Conmeriati di Policastro, vedova del quondam Santorio Sagaci, e Berardino Modio figlio di Fran.co Lomoijo, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Berardino e Catherina Sagaci, figlia di detta Lisabetta. Quest’ultima prometteva di adornare la persona della futura sposa scomputando la spesa dai 100 ducati di dote. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 41-42v.
26 agosto 1635, Policastro. Davanti al notaro compaiono il Cl.o Gio: Vittorio Lanzo di Policastro e Joannes Dom.co Corea di Policastro, per la stipula dei capitoli matrimoniali tra detto Joannes Dom.co ed Anastasia Lanzo, sorella di detto Cl.o Gio: Vittorio, e figlia del quondam Antonio Lantio e di Ippolita Catanzaro. Dote di 120 ducati. Di questi 120 ducati della dote, 20 avrebbero dovuto essere consegnati da detto Vittorio alla fiera di Molerà prossima ventura, per “adornare” la futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 302, ff. 84-85v.
2 febbraio 1636, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Mazzuca di Policastro, vedova del quondam Paulo Curto, ed Antonio de Vona di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Antonio e Vittoria Curto, figlia della detta Caterina. La detta Caterina prometteva di adornare la futura sposa secondo la sua condizione “sopra detta promissione di dote promessa quia sic”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 11-12v.
16 luglio 1637, Policastro. Davanti al notaro compaiono da una parte, Fran.co Antonio Fanele, suo figlio il R.do D. Luca Antonio Fanele e sua moglie Lucretia Cavarretta, tutti di Policastro e, dall’altra, Marcello Cervino di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Marcello e Cassandra Fanele, figlia di detti Fran.co Antonio e Lucretia, e sorella di detto Lucantonio. Dote di ducati 300. I detti de Fanele “prometteno Comprare l’adorno di detta futura sposa secundo la loro conditione con l’intervento di detto Marcello futuro sposo et il prezzo di detto Adorno simil.te si habbia di scomputare sopra li p(redi)tti ducati trecento”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 304, ff. 55-57.
[xcv] 28 aprile 1630, Policastro. Davanti al notaro compaiono Feliciana Cavarretta de Marsilio di Policastro e Mattio Palazzo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Matteo e Lisabetta de Stilo, figlia di detta Feliciana. Di più della dote, la detta Feliciana gli promette ducati sei “in tante perle et oro” da farsi apprezzare da comuni amici, “nell’effettuire del p(rese)nte mat.o”, affinchè possa adornare la persona della futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 106-107.
Primo febbraio 1634, Policastro. Davanti al notaro compaiono Paulo de Maijda di Policastro e Jacobo Callea di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Jacobo e Dominica de Maijda, figlia di detto Paulo. Di più della dote, il detto Paulo promette di adornare la persona della futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 5v-6v.
[xcvi] 14 maggio 1617, Policastro. Davanti al notaro si costituiscono Joannes Battista Gerardo di Policastro e Joannes Dom.co Crocco di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Joannes Dom.co e Vicensa Gerardo, figlia del detto Joannes Battista. Fran.co Antonio e Gio: Dom.co Gerardo, fratelli della futura sposa, “con lo consensu et assensu di d.to Gio: Batt(ist)a loro patre p(raese)nte, et suo Consensu prestante omni modo meliori, prometteno et se obligano pagare due parti dello prezzo che comprera detto sposo una gonnella, et uno paro di maniche come amorevoli frati di detta vicensa, et il restante del danaro promette esso Gio: Dom.co adornarla come meglio potra, et piacera adesso quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 20v-21v.
25 dicembre 1622, Policastro. Davanti al notaro compaiono Livia Capozza di Policastro, vedova del quondam Marco Capozza, e Joannes Vittorio de Pace di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Joannes Vittorio ed Ippolita Capozza “virginis in capillo”, figlia della detta Livia. Quest’ultima prometteva di pagare “una mita di gonnella che detto sposo haverà di pigliare per detta sposa”. Gio: Thomaso Capozza fratello della futura sposa. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 60-62.
8 marzo 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Minica Zagaria di Policastro, vedova del quondam Goro Faraco, e Lupo Rotella di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Lupo e Vittoria Faraco, figlia di detta Minica. Appartenevano alla dote: “Item da più una gonnella di stam.ta azola sempia, item uno paro di maniche di velluto ad electione di essa futura sposa, una gannacca di perle di valore di ducati quattro”. Il futuro sposo prometteva di adornare la persona della futura sposa con “uno anello et fidaglia di oro”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 10-11.
19 ottobre 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Vincensio Leune di Policastro e Salvatore Coco di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Salvatore e Vittoria Leune, figlia di detto Vincenzo. Appartenevano alla dote di 100 ducati: “una gannacca di perle di fila sidici di valore di ducati sei similmente scomputanda sopra li preditti ducati Cento. Un anello di oro, et una fide d’oro similm.te scomputandi sopra detti ducati Cento per ducati quattro.”. Dato che il futuro sposo aveva promesso di comprare una gonnella alla futura sposa, detto Vincensio s’impegnava a contribuire alla spesa con ducati 4 al tempo che la comprerà. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 93-94v.
18 novembre 1635, Policastro. Davanti al notaro compaiono Andria Campana di Policastro ed Andria Rizza di Nardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Andria Rizza ed Elisabetta Campana, figlia di detto Andria Campana. “Item tanto detto And.a quanto detto And.a Rizza prometteno insolidum ad ornare la persona di detta futura sposa di una gonnella di valore di docati diece, li quali prometteno di pagarli mita per uno di essi promissori quia sic.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 302, ff. 118-119v.
29 maggio 1645, Policastro. Davanti al notaro compaiono Victoria Piccolo, vedova dell’olim Joannes Dominico Ligname, insieme con i suoi figli Fran.co e Bartolo Ligname, da una parte, e dall’altra, Joannes Dominico Cepale di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra Maria Ligname, figlia di detta Victoria, e sorella di detti Fran.co e Bartolo, e detto Joannes Dom.co. La madre ed i fratelli della futura sposa per la metà del prezzo, ed il futuro sposo per l’altra metà, s’impegnavano a comprare alla futura sposa “una Gonnella di rascia fabiana del colore che piacerà à detta sposa”. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 804, ff. 83v-86.
26 dicembre 1655, Policastro. Davanti al notaro compaiono Agostino Mannarino di Policastro e Nutio Carvello di Policastro padre di Catherina Carvello, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detti Agostino e Catherina. Detto Nutio promette al futuro sposo carlini 20 al tempo che comprerà la gonnella per la futura sposa. ASCZ, Notaio F. Cerantonio, Busta 196 prot. 880, ff. 206-207v.
[xcvii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 303, ff. 73v-76.
[xcviii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 146v-155v.
[xcix] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 12v-14v.
[c] 7 agosto 1604, Policastro. Scipio Cavarretta consegna a Fran.co Ant.o Fanele ducati 200 in monete d’argento “ad rationem contemplatione matrimoni”, in relazione della dote della figlia Lucretia. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 29-29v.
11 ottobre 1617, Policastro. Joannes Fran.co Milioti di Policastro consegna ai coniugi Goro Bruna e Andriana Milioti, i beni promessi “in contemplatione matrimonio”, tra cui: una casa palaziata con camera posta dentro la terra di Policastro nel convicino della chiesa matrice di S.to Nicola “della piazza”, “un vignale arborato di cerse con uno pede di oliva”, posto nel territorio di Policastro loco detto “Cropa”, il censo di 10 ducati l’anno che pagava al detto Milioti Gio: Laurenzo Corigliano, oltre a diversi panni e diverse altre cose. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 57-58.
12 agosto 1631, Policastro. Davanti al notaro compaiono Joannes Dom.co Marinaro della Roccabernarda, da una parte, e i coniugi Camillo Cepale e Laudonia Marinaro di Policastro dall’altra. Le parti affermavano che, il 18 febbraio 1629, “in contemplatione del matrimonio che dopo alCuni giorni sequio con beneditione sacerdotale, et Carnis Coppula fra esso Camillo, et la ditta Laudonia”, fu promessa “ad essi Coniugi” la dote da detto Gio: Dom.co, per atto del notaro Giulio di Vona di Rocca Bernarda. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 298, ff. 53v-54v.
[ci] 11 febbraio 1618. “albaranum capitolorum matrimonialum” stipulato in Policastro tra Joannes Thoma Scoleri e Joannes Andrea suo figlio, in solidum, della terra di Roccabernarda, e Joannes Laurentio Corigliano di Policastro, relativi al matrimonio tra il detto “magnifico” Gio: Laurenzo e Feliciana Scoleri, figlia di detto Gio: Thomaso. Tra i beni che il padre ed il fratello della futura sposa promettevano al futuro sposo, “nel tempo dell’affidare che sarà a penticoste p.a futura”, vi erano: “un paro di buoi”, tra quelli che possedeva il detto Gio: Thomaso, “una stacca delli due anni in tre”, tomoli quattro di grano e due di orzo, che dovevano essere seminati a proprie spese dal detto Gio: Thomaso nella sua “massaria”. Il costo del seme era a spese del detto Gio: Laurenzo. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 81v-83.
11 giugno 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Isabella Callea di Policastro, vedova del quondam Cesare Blasci, e Joannes Thoma Tronga di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Dote di ducati 1230 di cui: ducati 150 in tanto mobile, che sarebbe stato stimato da due comuni amici “secondo il valore del Carlino et uso di questa Citta di policastro attempo dell’affidare” (ossia al prezzo di mercato a quel tempo), per altri ducati 300 si obbligava Gio: Battista Callea, fratello di detta Isabella, mentre i restanti ducati 780 sarebbero stati consegnati in stabili, animali, censi e denari, da consegnarsi “attempo dell’affidare”, sopra le robbe del quondam Cesare, Vespesiano Blasco e Vittoria Caputa, beni che detta Isabella deteneva “jure pignoris, et hipotece” per detta somma. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 25-25v.
26 agosto 1629, Policastro. Capitoli stipulati tra il S.r Mutio Scurò e la Sig.ra Tribisunda Riccio, vedova del quondam S.r Fabritio Argise, madre della sig.a Caterina Argise, relativi al matrimonio tra detti Mutio e Caterina, scritti da Gio: Fran.co Mangione della città di Crotone. Dote di ducati 1300, di cui ducati 1000 in beni mobili e stabili da fare apprezzare da comuni amici, e da consegnare “al di del affidare che sara a comune volunta, et beneplacito di anbe essi parti.” ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 54-55.
[cii] Primo settembre 1616, Policastro. Davanti al notaro si costituisce Joannes Fran.co Milioti, abitante in Policastro, assieme a Joannes Leonardo Milioti, suo figlio “maioris etatis” di Policastro, da una parte, e dall’altra, Gorio Bruna di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra il detto Goro e Andriana Milioti, figlia del detto Joannes Fran.co e sorella del detto Joannes Leonardo. Si pattuiva che a proprie spese, il futuro sposo facesse venire la “dispensa” del matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 290, ff. 121v-126.
[ciii] 9 dicembre 1612, Policastro. Il presbitero Joannes Dominico Palatio di Policastro, “Cappellanus, et Curatos” della venerabile chiesa di “sante marie magne” di Policastro, dichiarava che, il 6 novembre 1611, aveva celebrato il matrimonio tra Joannes Dom.co Mannarino e Joanna Piccolo, figlia di Lucretia Scalise, come appariva dal libro in cui erano annotati simili atti. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 53v-54.
3 marzo 1613, Policastro. Joannes Liotta di Policastro, “Cappellanus, et Curator” della venerabile chiesa parrocchiale di S.to Nicola “de grecis” di Policastro, attestava che il 2 aprile 1609, aveva celebrato il matrimonio tra Filippo Schipano e Portia Nicotera, come era annotato nel relativo libro. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, f. 63v.
27 settembre 1629, Policastro. D. Joannes Fran.co Rocca “Vicarius foraneus et parocus” della chiesa di S.to Nicola “de grecis” di Policastro, avendo ricercato “in libris matrimoniorum” della detta chiesa, asseriva di avervi rinvenuto l’atto attraverso il quale, giorno 11 luglio 1623, il quondam D. Joannes Leotta “olim parochi”, “premissis publicationibus in tribus Continuis festas diebus”, in detta chiesa parrocchiale: giorno 29 giugno festa dei SS.mi Apostoli Petri e Paoli, il 2 luglio domenica ed il 9 luglio domenica, Alfonso Mannarino “incola Cotroneorum” (avendo avuta “fide” dall’archipresbitero di quella chiesa “de eius solutione”) e Julia Fontana, erano stati congiunti in matrimonio “per verba de p(raese)nti”, “in clesie Santiss.e nuntiate nove”, davanti a Joannes Baptista Guidacciro, “frate erario franco”, Livio Zurlo, U.J.D. Marco Ant.o Guarano, e Marcello Leusi. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 60v.
[civ] 22 novembre 1626, Policastro. Davanti al notaro compaiono Battista Cavarretta di Policastro e Julio Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Julio e Laura Cavarretta, figlia di detto Battista. Apparteneva alla dote una vigna ad elezione del futuro sposo, Il detto Battista prometteva ducati 25 al tempo che sarebbe stato effettuato detto matrimonio “per lo sponsalitio”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 92-92v e 97.
16 agosto 1627, Policastro. Davanti al notaro compaiono Dianora Federico di Policastro, vedova del quondam Joannes Cavallo, e Santo Mascaro di Castiglione, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Gegnacovo de Torres prometteva loro in dote un “paro di bovi domiti”, di queli che al presente teneva nella sua “massaria”, da consegnarsi “il di stesso dello sponsalitio” del presente matrimonio. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 136-136v.
[cv] 17 ottobre 1604, Policastro. Alla presenza del notaro si costituisce il presbitero Luca Musitano “Cantor et curator Ecclesie s.ti Nicolai de grecis” di Policastro, asserendo che, il 29 maggio 1604, “in faciem eclesie”, “affidasse” i coniugi Joannes Vittorio de Panfilia e Vittoria Berardo con la benedizione sacerdotale. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, f. 60v.
23 settembre 1605, Policastro. Davanti a notaro il presbitero Dom.co Catanzario di Policastro “Curator ecclesie s.ti petri”, attestava che il quondam presbitero Hijeronimo Campana “affidasse” i coniugi Joannes Petro Bonanno e Julia Niele “in faciem ecclesie”, nella “ditta parrochiali Ecclesia santi petri sub anno 1591”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 135v-136.
3 ottobre 1605, Policastro. Davanti al notaro il presbitero Luca Musitano di Policastro “cantor et curator ecclesie santi nicolai de grecis” di Policastro, dichiarava che il 30 maggio 1599 “affidasse” “in facie ecclesie”, i coniugi Franc.co de Stilo ed Isabella Schipana. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, ff. 139v.
18 luglio 1606, Policastro. Il presbitero Joannes Dom.co Catanzaro di Policastro che aiuta Don Luca Musitano, cappellano della venerabile chiesa di S.to Nicola dei Greci, dichiara che, il 4 febbraio 1604, aveva affidato “in facie ecclesie” nella chiesa di S.to Pietro, i coniugi Hijeronimo Poerio de Alfonso e Julia Ritia. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 286, f. 170.
Primo maggio 1633, Policastro. Davanti al notaro compaiono Andria Ligname di Policastro e Vincensio Jerardo di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Vincensio e Cornelia Ligname “sororis utriunque coniuntis” di detto Andria. Decorrenza del pagamento della dote dal “di dell’affidare”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 300, ff. 26v-30.
16 agosto 1617, Policastro. Dietro richiesta di Gianni Pettinato, il R.do D. Gio: Filice Oliverio, vicario foraneo di Policastro, ed “economo della chiesa matrice di essa”, esibiva un “libro in quarto foglio dove stanno notati li parrocchiani di essa matrice di lui desponsate”. In questo libro, al foglio 19, si trovava riportato che, il 13 novembre 1616, seconda domenica dopo Pentecoste, D. Gio: Filice Oliverio, nella predetta chiesa matrice, aveva fatto “una altra denuntia del sup(radi)tto matrimonio, et non essendo Comparsa persona neuna a darci legitimo inpedimento”, in presenza del chierico Jacinto Richetta, Gio: Battista Jerardo, Scipione Condopoli ed altri, aveva “coniunto in matrimonio” Gianni Pettinato e Caterinella Truscia “secondo la forma del sacro consiglio di trento”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291 ff. 35v-36.
18 settembre 1630, Policastro. Don Salvatore Richetta di Policastro “Curato, et Cappellano”, ovvero “paroco” della chiesa di S.ta Maria “Magne” di Policastro, dichiarava che il 21 settembre 1628, giorno di S.to Mattio, aveva unito in matrimonio Joannes de Franco, parrocchiano di S.to Nicola “delli greci”, e Isabella Faraco “mia parrocchiana”, facendo “le debite denuntie”, tanto da parte del detto D. Salvatore Richetta, che da D. Fran.co Rocca “paraco di santo nicola”, senza che fosse avanzato alcun impedimento: la prima il 29 giugno “santo Petro”, la seconda il 2 di luglio domenica, e la terza il 9 di luglio domenica, presenti Fran.co Ant.o de Cola, Joanne Fran.co Rizza, Scipione Gardo, Alfonso Campitello, Gio: Vittorio Caccurio ed altri. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 163-163v.
[cvi] 15 settembre 1638, Policastro. Il R.do D. Scipio Callea di Policastro “Curator, et rettor venerabilis Ecclesie santi Petri” di Policastro, asseriva che, il 15 marzo dell’anno prima, aveva congiunto in matrimonio “per verba de p(raese)nti”, Marcello Venturi e Rosa Coco, come risultava dal relativo libro. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 305, f. 74v.
[cvii] 9 novembre 1627, Policastro. Davanti al notaro compaiono Caterina Valente di Policastro, vedova del quondam Fran.co Leo, e Micaele Fezza della terra di Sellia, per la stipula dei capitoli relativi al loro matrimonio. Tra i beni che la detta Caterina promette in dote al futuro sposo, troviamo: “una gonella nova di rascia intocco di valore di d.ti otto, Una onza di perle, uno anello, et una affidaglia di oro”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 296, ff. 169-170.
8 marzo 1629, Policastro. Davanti al notaro compaiono Minica Zagaria di Policastro, vedova del quondam Goro Faraco, e Lupo Rotella di Policastro, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra detto Lupo e Vittoria Faraco, figlia di detta Minica. Tra i beni promessi da quest’ultima per la dote della futura sposa, troviamo “una gonnella di stam.ta azola sempia, item uno paro di maniche di velluto ad electione di essa futura sposa, e una gannacca di perle di valore di ducati quattro. Il futuro sposo prometteva “di adornare la persona di detta futura sposa, di uno anello, et fidaglia di oro”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 297, ff. 10-11.
30 dicembre 1647, Policastro. Davanti al notaro compaiono i coniugi Octavio Spinello e Aurelia Palazzo di Policastro da una parte, e Joannes Andrea Catanzaro di Policastro dall’altra, per la stipula dei capitoli relativi al matrimonio tra Lucretia Grispino, figlia della detta Aurelia Palazzo e “privignae” del detto Octavio, e detto Joannes Andrea. I detti coniugi dichiaravano che “la Gonnella, ci la davano gratis giuntamente con la fede, et nizzo d’oro”, ossia “una fede d’oro, et uno nizzo”. ASCZ, Notaio G. M. Guidacciro, Busta 182 prot. 806, ff. 138-140v.
[cviii] 13 dicembre 1608, Policastro. And.a Gerardo promette di prendere come sua sposa Geronima Tuscana “in facie Ecc.e cum impositione anoli”. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 116v-117.
2 febbraio 1610, Policastro. Il presbitero Joannes Liotta, al presente parroco della venerabile chiesa di “santi nicolai de grecis” di Policastro, attesta che in precedenza, il 26 febbraio 160… (?), da parte del parroco del tempo, il quondam R.do presbitero D. Luca Musitano, i coniugi Joannes Furesta e Laura Russo, erano stati “affidatos, et benedittos in faccie ecc.e cum impositione anoli alique solennitatibus in simili attis requisitis”, come risultava “in libro annotationis” scritto dallo stesso parroco. ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 287, ff. 181.
[cix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 57A, f. 123c. Verso la fine del Settecento, invece, troviamo a Policastro: “Si è dunque appuntato, che l’Arciprete, e gli altri due Parrochi abbiano i diritti della sola stola bianca.” AASS, Fondo Arcivescovile, volume 86A, f. 32.
[cx] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 288, ff. 71.
[cxi] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 78 prot. 291, ff. 53-54v.
[cxii] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 294, ff. 117-118.
[cxiii] AVC, Visita fatta per il Decano di Catanzaro Nicolao Tiriolo Vicario Generale di d.o Mons.r Caracciolo nell’anno 1594, f. 77.
[cxiv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 79 prot. 295, ff. 40v-54.
[cxv] ASCZ, Notaio G. B. Guidacciro, Busta 80 prot. 301, ff. 44-45.
Creato il 20 Febbraio 2025. Ultima modifica: 20 Febbraio 2025.