Assalti barbareschi e naufragi dalla fine del Cinquecento alla seconda metà del Settecento, ricavati dagli atti notarili di Crotone (1578-1778)

ex voto assalto barbareschi

Ex voto raffigurante l’assalto di una imbarcazione da carico da parte di una galea di barbareschi (da www.stilearte.it).

Da una piccola indagine condotta sugli atti notarili riguardanti specialmente la citta di Crotone si è potuto annotare qualche considerazione sul traffico marittimo e su alcuni fenomeni legati alla navigazione.
Abbiamo potuto verificare che, tra le imbarcazioni che durante il Seicento attraccano al porto di Crotone (un molo su una rada o spiaggia protetto da una scogliera, prima che nel 1753 fosse iniziata la costruzione del porto), primeggiano quelle patronizzate da patroni, ed equipaggi, provenienti dall’area napoletana (Napoli, Procida, Piano di Sorrento, Vico Equense, Positano, Conca, Vietri ecc). Su un campione di 122 barche prese in esame i Napoletani rappresentano quasi la metà (47%).
Seguono le navi patronizzate da Genovesi (Finale, Lavagna, Arenzano, San Remo, Montone ecc.) con circa un quarto del naviglio (26%).
Infine il rimanente quarto è costituito da patroni francesi (Marsiglia, Tolone, Antibo ecc) (5%) ed in misura minore da Messinesi, Maltesi, Veneziani, Greci, ecc.
Abbiamo inoltre potuto verificare che durante il Settecento si nota un cospicuo aumento delle imbarcazioni patronizzate dai Napoletani.
Su un campione di 250 navi essi rappresentano ben il 68 % mentre nello stesso periodo si assiste ad un vistoso calo della presenza genovese che si riduce al solo 9%.
Da una più attenta analisi risulta che il calo diventa più evidente soprattutto dopo l’ascesa al trono di Napoli dei Borboni. Durante il Settecento rimane pressochè invariata la presenza francese mentre accanto ai tradizionali Siciliani, Maltesi ecc. compaiono sempre più frequentemente i velieri inglesi.

Patroni di navi presenti a Crotone durante i secoli XVII e XVIII (da fonte notarile)

Patroni Seicento Settecento
Napoletani 53 (47%) 170 (68%)
Genovesi 29 (26%) 23 (9%)
Francesi 6 (5%) 16 (6%)
Altri 24 (21%) 41 (17%)
Totale 112 (100%) 250 (100%)

Da uno studio rivolto al tipo di imbarcazione possiamo affermare che predominano le navi commerciali che trasportano merci (soprattutto grano, olio, vino, legname, manna) dalle Puglie e dalla Calabria verso l’area napoletana. Tra le navi da trasporto le più numerose sono le tartane, grosse barche da carico, con scafo in legno di forma piena ad un solo albero con vela latina ed uno o più fiocchi, con un equipaggio composto da una decina di marinai e che di solito trasportano un carico variante da 2000 a 3000 tomolate di cereali.
Esse nel Seicento rappresentano un quarto di tutto il naviglio che attracca al porto di Crotone e nel Settecento sono più della metà. Le tartane verranno soppiantate o sostituite dalla metà del Settecento dalle marticane, piccoli velieri di maggiore portata con tre alberi e con un equipaggio
composto da una decina di persone (Il patrone, due timonieri, uno scrivano, un nostromo, un pilota ed alcuni marinai).
Tra le navi mercantili frequenti sono anche da ricordare le polacche e i pinchi, questi ultimi presenti dalla fine del Seicento in poi. Entrambi questi velieri a tre alberi con vele latine erano quasi sempre fortemente armati e spesso praticavano la guerra di corsa.
Altre imbarcazioni tipiche del Seicento ricordiamo tra quelle remiche, la saetta e la galea, usate contro i corsari barbareschi, e tra quelle veliche il galionetto, la fregata, il brigantino, la feluca, il pitacchio e la ganga.
Nel Settecento tra le veliche oltre alle citate feluche troviamo tra le mercantili il cozzo, il lontro o londro, la marsegliana ed il trabacco o trabaccolo e tra quelle particolarmente armate la galeotta, lo sciabecco, il brigantino ed il vascello.

Tipo di nave Seicento Settecento
Tartana 25 (22%) 128 (51%)
Marticana 42 (17%)
Pinco / Polacca 5 (5%) 25 (10%)
Altre 82 (73%) 55 (22%)
Totale 112 (100%) 250 (100%)

Proseguendo nella nostra ricerca abbiamo indagato le cause che determinano la perdita delle navi ed abbiamo potuto constatare che nel periodo compreso tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento esse sono riconducibili quasi sempre alla forte presenza dei Turcheschi e dei corsari in agguato tra i capi della penisola crotonese (Capo Colonna, Capo Manna e Capo Rizzuto).
Le barche vengono assaltate e predate e spesso portate via con il loro carico, compreso l’equipaggio, durante la bella stagione (primavera inoltrata ed estate).
Abbiamo inoltre notato che dalla seconda metà del Seicento la presenza turchesca o barbaresca diminuisce, pur non sparendo, mentre diventa predominante la perdita di navi per naufragio da tempesta o maltempo.
Abbiamo notato numerosi naufragi da tempesta già durante gli inverni del 1627 e del 1632, ma nel periodo compreso tra il 1666 ed il 1730 le tempeste rappresentano un rischio costante per la navigazione autunnale ed invernale.
Nell’ultimo decennio del Seicento e negli anni compresi dal 1718 al 1722, come segnalano i numerosi naufragi, la loro forte presenza si estende anche nella primavera inoltrata.
Possiamo inoltre affermare che i naufragi di navi causati da tempesta durante il Seicento accadono quasi sempre durante l’autunno e l’inverno (96%) mentre nel Settecento avvengono anche in primavera ed in autunno (49%), segno quindi dell’estensione delle tempeste anche nelle stagioni di mezzo fenomeno legato molto probabilmente alla variazione climatica causata dalla piccola età glaciale.
Riguardo ai luoghi dove avvengono i naufragi, ben la metà di essi (37 su 74) avvengono sulle secche presso il molo e la marina di Crotone. Altre località particolarmente pericolose per la navigazione sono i capi: Capo Colonna (10 naufragi), Capo Rizzuto (5), Capo di Neto (4), Capo Cimiti e Capo Alice (2).

Naufragi da tempesta

1578 / 1699 1700 / 1778 Totale
Novembre – Febbbraio 21 22 43
Marzo – Ottobre 2 20 22
Totale 23 42 65

Possiamo inoltre aggiungere che per quanto riguarda l’attività corsara, specie turchesca, essa appare particolarmente sviluppata durante il Cinquecento ed i primi decenni del Seicento ed è concentrata nei mesi primaverili ed estivi (90%).
In seguito essa è presente soltanto in particolari periodi (Rivolta di Messina, Ascesa dei Borboni ecc).

Navi perdute a causa dei corsari (1578/1778)
Novembre- Febbraio: 3; Marzo – Ottobre: 28.
Tipiche imbarcazioni usate dai Turcheschi per assalire e predare le numerose tartane, cariche di generi alimentari, che dalle Puglie e dalla Calabria costeggiavano per Napoli erano la galeotta (1613- 1778) ed il brigantino (1583 – 1670).
La prima era una piccola galea armata sottile e veloce con scafo leggero e fornita di una o due vele latine e potenziata da una ventina di remi per fianco con un solo remo per banco ed un solo vogatore per remo. Il secondo era similare alla prima ma più piccolo contando solitamente una decina di remi per banda ed una sola vela latina.
Altre imbarcazioni usate dai Turcheschi: alla fine del Cinquecento ed all’inizio del Seicento il vascello (1691-1594) e le galee (1606). In seguito compaiono anche la caravella (1670-1698) e lo sciabecco (1778); quest’ultimo era un grande vascello trealberi attrezzato con vele latine e con scafo lungo, stretto e slanciato.
Dall’analisi della documentazione si può affermare che nel Mediterraneo, venuta meno alla fine del Cinquecento la guerra tra le flotte degli stati, composte prevalentemente dalle galee, prese vigore la pirateria. All’inizio del Seicento nella guerra di corsa praticata sia dai cristiani che dai musulmani il veliero leggero ma armato con numerosi cannoni venne sempre più sostituendo le sottili galee e galeotte dagli scafi leggeri ed affilati ma sovraccarichi di rematori.


Creato il 12 Marzo 2015. Ultima modifica: 17 Aprile 2015.

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