Una visita inedita ai monasteri cisterciensi di Calabria e Lucania
L’arcivescovo di Santa Severina, il patrizio romano Fausto Caffarelli (1624-1651) nell’autunno del 1630, obbedendo all’ordine pervenutogli dalla Sacra Congregazione dei Cardinali sopra i Vescovi e i Regolari, che lo aveva designato visitatore e correttore della congregazione dei padri e frati cisterciensi nella Provincia di Calabria e Lucania, cominciò a visitare i monasteri appartenenti all’ordine cisterciense della Congregazione intitolata alla Beata Maria di Calabria e Lucania. L’intento era quello di ripristinare la disciplina monastica, correggendo alcune deviazioni, reprimere i molti abusi e punire i colpevoli di gravi delitti, che avevano gettato un’ombra su tutto l’ordine. Egli doveva inoltre indagare sui delitti commessi dal presidente dell’ordine Gabriele Mascaro di Scigliano, ed “avendo sufficienti inditii de delitti che si pretendono commessi da d.to D. Gabriele ( Mascaro) Presidente come più a pieno vengono riportati nell’aggionto memoriale procuri di assicurarsi della persona di lui e lo faccia ritenere sotto bona e sicura custodia, lo costituisca e servatis servandis, tiri avanti il processo sopra i sudetti eccessi fino alla sentenza diffinitiva esecutiva”. L’arcivescovo doveva quindi procedere all’elezione di un nuovo presidente dell’ordine, “dopo che si sarà diligentemente informata delle qualità e sufficienza di ciascuno Monaco, stimara più zelante et atto a ridurre questa povera Congregatione alla vera osservanza regolare in che si grava molto la coscienza di V. S.”. Inoltre doveva operare per la “ riforma et correttione tanto del corpo come nei ministri della Congregatione di detto ordine dell’osservanza et restitutione della disciplina monastica, creare novo Presidente e Regimento et novo officiale tanto per l’essegutione della riforma et restitutione impostaci e commessa quanto per il governo di d.a Congregatione Cisterciense et altre cose necessarie”. Lunedì 17 giugno 1630 il notaio apostolico Secondo Ansaldo, dal palazzo arcivescovile di Santa Severina, presenti il vicario generale Benedicto Clementino, il tesoriere Jacobo de Gaudio ed il canonico Lutio Zurlo, su mandato dell’arcivescovo Caffarelli, intimò e notificò al Reverendo Padre Don Gabriele Mascaro, presidente della congregazione ed al Padre Don Mauro Buffono della stessa congregazione, attuale priore di Santa Maria del Sagittario in provincia di Lucania Basilicata, che l’arcivescovo, come da mandato, era in procinto di iniziare la visita personale ai monasteri. La partenza tuttavia fu ritardata, dapprima per il gran caldo e poi perchè doveva arrivare il procuratore generale dell’ordine, che doveva unirsi ed assistere l’arcivescovo nella visita. Infatti i monaci della congregazione cisterciense di Calabria, allarmati per l’imminente arrivo dell’arcivescovo, erano ricorsi al procuratore generale dell’ordine, il quale aveva fatto presente al papa che, qualora si fosse eseguita la visita dei monaci e la celebrazione del capitolo senza la presenza dei superiori dell’ordine, potevano nascere “alcuni gravi pregiuditii.. alla sua religione”. Pertanto una nuova lettera, inviata all’arcivescovo da Roma il 30 agosto, gli ordinava di sospendere momentaneamente la visita e di “esseguire i medesimi ordini, ma però con l’assistenza e consiglio” del procuratore generale di Francia di tutto l’ordine cisterciense, il Padre Don Nicolò Legoux, Dottore di Sacri Testi, Abbate di San Sulpitio, e Procuratore Generale dell’Ordine Cisterciense nella Corte Romana.
Itinerario dell’arcivescovo Caffarelli
Partitosi da Santa Severina la mattina del 24 ottobre 1630, l’arcivescovo con il procuratore generale dell’ordine, il Padre Don Nicolao Legoux abbate di San Sulpitio, Don Gabriele Mascaro, presidente della congregazione ed altri raggiunse dopo circa tre miglia di cammino il monastero e chiesa di Santa Maria de Calabro, volgarmente detta Santa Maria di Altilia. Qui fu accolto dai monaci e dagli oblati. Mancava però il priore Don Stefano Bruno, il quale era stato inquisito per i molti eccessi, tra i quali l’adulterio e la dilapidazione dei beni dei monaci e del monastero. Processato e condannato, il priore era in Santa Severina, dove era in prigione nel convento di San Domenico dell’ordine dei predicatori. L’arcivescovo con il suo seguito, processionalmente con la croce davanti, entrò nella chiesa del monastero. Visitò l’altare maggiore, nel quale era conservata la SS.ma Eucarestia, le reliquie di alcuni santi, gli oli per gli infermi, la fonte dell’acqua benedetta, le cattedre per la confessione, i due altari, situati nell’ala destra entrando, uno dedicato a Santa Caterina Vergine e l’altro a San Bernardo, ed i sepolcri dell’università, dove l’università del luogo ha la possibilità di seppellire gli uomini della stessa università; quest’ultimi erano situati all’ingresso della porta maggiore della chiesa verso occidente. Visti i sepolcri per i monaci, posti alla fine dell’ala sinistra della chiesa dalla parte del corno dell’Evangelo dell’altare maggiore, ispezionò diligentemente tutta la chiesa e specialmente il pavimento, le pareti con le finestre ed il tetto con il soffitto, che aveva bisogno di urgente riparazione, da farsi a spese degli agenti e degli amministratori del commendatario. Entrò quindi nella sacrestia, che era situata al capo della chiesa, dove passò in rassegna le sacre suppellettili, gli indumenti ed i vestiti. Il tutto con l’assistenza e presenza continua e vigile del Padre Don Nicolao Legoux e di Don Gabriele Mascaro. Dopo aver pranzato, fu la volta del monastero e dei monaci. Vide la torre campanaria, che era senza campane, in quanto le due campane erano appese alla facciata della chiesa, luogo ritenuto più adatto e migliore per il suono. Poi esaminò la fabbrica del monastero, che aveva il chiostro, le officine, la cucina , il refettorio, il capitolo, il coro, le celle ecc. Interrogò i monaci sulle regole e costituzioni dell’ordine e quindi in presenza del presidente Don Gabriele Mascaro e dei padri Don Mauro Buffono visitatore maggiore, di Don Cesareo Ricciuto, padre del reggimento, di Don Emanuele Pelusio, al presente priore d’Altilia, e di altri, ammonì ad osservare le costituzioni ed i decreti ed a non alienare e frodare i beni dei monasteri, ordinò quindi all’amministratore Don Cesareo Ricciuto di esibire una relazione sui conti dell’amministrazione di Don Stefano Bruno. Finita la visita, l’arcivescovo ritornò a Santa Severina, da dove ripartì mercoledì trenta dello stesso mese con il suo seguito composto dal procuratore generale dell’ordine, il Padre Don Nicolao Legoux , dal presidente della congregazione, Don Gabriele Mascaro, dal notaio apostolico Secundo Ansaldo, dall’arciprete di Rocca Bernarda D. Giovanni Vincenzo de Rosis, dall’arciprete di San Mauro Don Salvatore Brundolillo, dal canonico della chiesa di Santa Severina Lutio Zurlo ed altri. Nel suo cammino verso la Sila, fece visita alla chiesa con campanile di S. Jacobo Apostolo de Verdò in territorio di Caccuri, diocesi di Cerenzia, di pertinenza di San Giovanni in Fiore e quindi giunse a tarda sera al monastero di San Giovanni in Fiore, dove rimarrà tre giorni. Il giorno dopo 31 ottobre, vigilia di Tutti i Santi, dal monastero di San Giovanni in Fiore l’arcivescovo prima di iniziare la visita, in esecuzione dei mandati della Sacra Congregazione sopra i Vescovi e i Regolari e con l’assistenza e consiglio del procuratore generale, emanò lettere edittali da leggersi in ogni monastero e dirette al Presidente di Calabria e Basilicata, ai Visitatori, ai Priori, Cellerari, Monaci ed ad altre persone di detta Congregatione per la convocazione per giovedì sette novembre 1630 del capitolo provinciale nel monastero cisterciense di Santa Maria del Soccorso in località Scalzati, diocesi di Cosenza. Sarà questo il settimo Capitolo Provinciale dopo la costituzione dell’ordine cisterciense della provincia di Calabria e Lucania, essendosi il primo tenuto tra il 10 ed il 12 settembre (?) 1606 nel monastero di S. Maria del Sagittario. (In un atto di subdelegazione per la esecuzione del capitolo generale Vincentius Longaspet, procuratore generale dell’ordine presso la curia romana, in data 20 marzo 1606, aveva fatto presente che l’abate cisterciense Nicolaus Boucherat lo aveva informato che nel capitolo generale era stata iniziata la riforma per ridurre i monasteri ad un miglior stato. Tra le varie decisioni vi era stata quella di unire i monasteri di Calabria e Lucania in un’unica congregazione. I singoli monasteri che erano governati dai loro abati con la sola dipendenza dal generale dell’ordine, dovevano unirsi in una sola congregazione provinciale. La nuova congregazione si sarebbe governata autonomamente, indicendo capitoli provinciali triennali che avrebbero anche eletto il presidente, o abate provinciale, uno o due visitatori e gli altri padri del reggimento, i quali sarebbero stati in carica per un solo triennio. Nel primo capitolo provinciale dopo che erano state esibite le lettere del protettore dell’ordine cisterciense presso la sede apostolica, il Cardinale de Giury, e dopo aver letto il decreto del capitolo generale, che stabiliva la formazione della nuova congregazione di Calabria e Lucania, fu creato notaio del capitolo D. Sixtus de Luca, vicario claustrale D. Jo.es de Giorgio e furono eletti nel definitorio: D. Ottavius Pirronus, D. Jacobus Grecus, D. Theodorius Bonivanellus, D. Mich. Angelus de Simone, D. Iyronimus Caricatus, D. Bernardus Facente e D. Marcus et D. Maurus Buffonus. Furono quindi discusse ed approvate sotto la presidenza di Rogerio de Gerus, priore del monastero di S. Maria de Ferraria, le costituzioni della nuova congregazione riguardanti: De Vestibus, De Victu, De Vestiariis, De Visitis, De Sede Presidis, De Casibus quibus omnes prelati a prelatum possunt deponi, De Casibus reservatis, De Elemosinis, De doveris officio, De Viatico monachorum, De Armis, De his qui seculares favores procurant, De adversis recipiendis, De laudibus ad Presidem, De mercatoribus, De secundo Capitulo celebrando.) Il settimo capitolo, presieduto dallo stesso arcivescovo Caffarelli sarebbe continuato anche nei giorni seguenti ed avrebbe dibattuto tutti i vari problemi dell’ordine, prendendo in considerazione le lettere testimoniali, presentate dai discreti, cioè dai delegati eletti dai vari monasteri. L’arcivescovo faceva inoltre presente che ogni discreto doveva essere “Sacerdote, et habbia voce attiva et passiva, e talm(en)te idoneo e sufficiente ch’al d(ett)o Cap(ito)lo possa si in generale, come in particolare rappresentare le necessità, aggravii e bisogni delli detti Mon(aste)rii da quali vengono mandati” ed ammoniva quelli che di diritto dovevano intervenire al Capitolo ad essere presenti, “avvertendo che contro quelli che non compareranno in detto Capitolo al giorno prescritto o vero impediti non mandaranno legitima scusa degl’impedimenti d’approvare dal medemo Capitolo, rispondeno con ogni rigore all’essecutione delle pene perciò incorse”. Lo stesso giorno visitò la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, la cui statua lignea e dorata era situata nell’altare maggiore in cornu Evangelii a destra della statua della Beatissima Vergine. Sempre nell’altare maggiore, però a sinistra, c’era la statua di fattura non indecente di San Benedetto. La chiesa era piccola ed aveva bisogno di essere ampliata e resa più maestosa e bella, anche perché essa era legata al culto dell’abate cisterciense il beato Gioacchino, il cui corpo riposa in pace in detta chiesa in un sepolcro fuori e vicino al presbiterio in cornu Epistole dell’altare maggiore e vicino alla sacrestia della stessa chiesa. La chiesa aveva bisogno di molti ripari soprattutto sopra il presbiterio ed il coro. Le pareti erano rovinate dal tempo e dovevano essere restaurate ed intonacate. Visitò gli oli degli infermi, le reliquie dei santi, i due vasi dell’acqua benedetta, la cattedra per diffondere la parola di Dio, i confessionali, gli altari ecc. La mattina del primo di novembre proseguì la visita e scese in un certo luogo, volgarmente detto catacomba, situato sotto il pavimento della chiesa, al quale si discende per una scala di pietra dal sacello della Beatissima Madre di Dio; qui riposava in pace il corpo dell’abate Gioacchino. Dopo pranzo completò la visita e con l’assistenza del procuratore dell’ordine percorse il monastero, cioè: le celle, il dormitorio, il refettorio, la cucina, il luogo dove si raduna il capitolo, le officine, il chiostro e gli orti. Sempre dal monastero di San Giovanni in Fiore il giorno 2 novembre intimava al presidente della Congregazione di Calabria e Basilicata Don Gabriele Mascaro ed al presidente precedente Don Placido Salerno che “fra il termine di tre giorni dall’intimatione da farseli debbano ciascuno di loro in virtù di S.ta ubidienza sotto pena di privatione di voce attiva e passiva e di scomunica ipso facto incurrenda et altre pene a nostro arbitrio dare nota di tutti li novitii che al tempo del loro Presidentato sono entrati e si sonno vestiti dell’habito di detta Religione et ordine cisterciense nella detta Provincia di Calabria e Basilicata. E di più ci debbino essibire le fedi che detti Novitii per potere legitimamente e secondo le Constitutioni e Regole della religione et ordine cisterciense pigliare l’habito di quello haveranno portato dal secolo e quelle presentarcelo nel monasterio di S.ta Maria del Soccorso detto delli Scalfati. In oltre volemo e comandiamo che parimente debbino nel med.o termine haver dato nota delli eccessi e delitti publici comessi dai detti monaci con li processi da loro fabricati nel tempo del loro Presidentato respettivamente sotto le medeme pene et altre più gravi a nostro arbitrio altrimenti passato detto termine mancando loro d’esseguire quanto si è ordinato li verrà da noi e si procederà con ogni rigore juditio mediante et senza altra monitione alla dichiaratione et essecutione delle dette pene et altre a arbitrio nostro”. Domenica 3 novembre per ordine dell’arcivescovo il notaio Ansaldo personalmente intimò al cellerario Clemente de Gardis, in presenza del presidente della congregazione Gabriele Mascaro, del priore Placido Salerno e di altri monaci, di consegnare le chiavi al reverendo Leonardo Cimino di Scigliano. Lo stesso giorno il Caffarelli, lasciato San Giovanni in Fiore e dopo aver percorso circa ventiquattro miglia, raggiunse Santa Maria di Corazzo, monastero così detto perché è situato vicino al fiume Corace. Qui, appena arrivato, ispezionò la chiesa, la sacristia, l’altare maggiore ed il sacello dedicato alla Beata Vergine Maria, a San Giovanni Evangelista ed a San Rocco. Dopo pranzo proseguì visitando il monastero, le celle dei padri e dei frati, il luogo del capitolo, il refettorio, la cucina, la dispensa, il chiostro e le officine. Martedì 5 lasciò il monastero di Corazzo e quasi al tramonto giunse alla volta del monastero di Santa Maria del Soccorso in località “Scalciati”. Il giorno seguente visitò la chiesa ed il monastero.
Il Settimo Capitolo Provinciale
La mattina di giovedì sette novembre, venne il giorno e l’ora del capitolo, che si protrarrà fino a sabato nove ed i cui atti saranno compilati per decisione dei partecipanti del Capitolo stesso dal padre professo dell’abazia cisterciense Calabromaria, il segretario e scrivano Don Emanuele Pelusio. Parteciparono al capitolo: Don Gabriele Mascaro, presidente e priore di S. Maria del Soccorso, D. Mauro Buffone, visitatore maggiore e priore di S. Maria del Sagittario, D. Giovanni Stocchi, visitatore minore e priore di S. Maria de Ligno Crucis, D. Cesare Calepino, priore di S. Maria di Sambucina, il padre del reggimento D. Cesareo Ricciuto, priore di S. Maria di Fonte Laureato, il padre del reggimento D. Placido Salerno, priore di S. Giovanni in Fiore, D. Sempliciano Forasterio, priore di S. Maria della Pietà, Don Diego Mascaro, priore di S. Maria di Corazzo, D. Teodosio Cayno, priore di S. Maria de Matina, D. Massimiano Longo, priore di S. Maria di Acquaformosa, D. Machario Martino, priore di S. Maria de Paganella, D. Emanuele Pelusio, Priore di S. Maria di Altilia, D. Tomaso Secreto, priore di Sant’Angelo, D. Benedetto Facente, priore di S. Maria de Terrata, D. Bonifacio Tarantino, discreto di Acquaformosa, D. Giovanni Domenico Ricciuto, discreto di Altilia, e D. Clemente Gardis, discreto di S. Giovanni in Fiore.
L’arcivescovo, dopo aver celebrato la messa in onore dello Spirito Santo nell’altare maggiore della chiesa del monastero di S. Maria del Soccorso, assieme al procuratore generale dell’ordine, ai padri priori ed ai discreti, convocati e convenuti da ogni monastero, si diresse al capitolo, ossia al luogo a ciò designato, che era situato nel dormitorio superiore del monastero e propriamente nel domicilio chiamato definitorio ( “diffinitorium”), che era coperto ed ornato con tappeti. Qui l’arcivescovo con l’assistenza del procuratore generale scelse e nominò come vicario claustrale D. Francesco Longo, segretario o notaio dello stesso capitolo D. Emanuele Pelusio e scrutatori D. Filippo Bruno e D. Domenico de Adamo. Poi dopo aver letto le lettere testimoniali dei discreti, per voti e suffragi segreti furono eletti definitori del capitolo: D. Mauro Buffone, D. Tomaso Secreto, D. Simpliciano Forasterio, D. Francesco Longo e D. Emanuele Pelusio. Finiva così la prima sessione. La seconda fu convocata per lo stesso giorno dopo pranzo ed in essa furono esaminati alcuni memoriali e dopo diligente e matura discussione fu deciso di stendere alcune costituzioni per il buon governo, amministrazione e riforma dei padri e frati della congregazione. Nella stessa sessione per esaminare diligentemente i conti dell’amministrazione dei vari monasteri furono eletti come revisori e calcolatori i padri D. Cesare Calepino, D. Cesareo Ricciuto, D. Massimiano Longo e D. Giovanni Battista Ricciuto.
Il giorno seguente, venerdì otto, l’arcivescovo intervenne al sacrificio della messa. Dopo aver pranzato con tutti i definitori e con l’assistenza dello stesso procuratore generale diede inizio alla terza sessione, dove furono esibite e lette alcune memorie e suppliche ed a quelle fu opportunamente risposto e provveduto. Sabato 9 novembre l’arcivescovo, celebrata la messa e distribuita con le sue mani l’eucarestia a tutti i padri e frati presenti nel monastero, diede inizio alla quarta ed ultima sessione nella quale furono nominati il presidente, i visitatori ed i priori. Chiamati a capitolo e congregati i monaci nel luogo solito del capitolo detto definitorio assieme agli stessi padri definitori, il segretario Emanuele Pelusio per mandato dell’arcivescovo lesse le lettere inviate dalla Sacra Congregazione dei Cardinali sopra i regolari in data Roma 26 aprile 1630 e mise in evidenza la facoltà concessa all’arcivescovo visitatore di scegliere e nominare un monaco appartenente a detta congregazione cisterciense come presidente e superiore di detta congregazione e che per tale incarico l’arcivescovo aveva scelto il padre D. Cesareo Ricciuti di Scigliano, diocesi di Martorano, nato da onesti genitori, di anni quaranta sei e di 27 di professione, che per molti anni aveva lodevolmente esercitato la carica di priore ed era stato anche visitatore. Poi sempre in vigore del potere concesso dalle lettere della Sacra Congregazione allo stesso arcivescovo visitatore, con l’assistenza del procuratore generale e con il consiglio degli stessi padri definitori, l’arcivescovo procedette alla nomina dei priori, dei visitatori e dei padri del reggimento della congregazione. Come da uso e consuetudine di detto ordine furono nominati: Visitatore maggiore D. Sempliciano Forasterio; Visitatore minore D. Tommaso Secreto; Padri di Reggimento: D. Sempliciano Forasterio, D. Tommaso Secreto, D. Mauro Buffone e D. Diego Mascaro; Priore di S. Maria de Sagittario, diocesi di Anglona, D. Mauro Buffone; Priore di S. Maria di Acquaformosa, diocesi di Cassano, D. Cesare Calepino; Priore di S. Maria de Matina, diocesi di S. Marco, D. Teodoro Cayno; Priore di S. Maria de Ligno Crucis, diocesi di Rossano, D. Giovanni Stocco; Priore di S. Maria de Sambucina, diocesi di Bisignano, D. Filippo Bruno; Priore di S. Maria di Fontelaureato, diocesi di Tropea, D. Massimiano Longo; Priore di S. Maria della Pietà, diocesi di Cosenza, D. Simpliciano Forasterio; Priore di S. Maria di Corazzo, diocesi di Martorano, D. Diego Mascaro; Priore di S. Giovanni in Fiore, diocesi di Cosenza, D. Francesco Longo; Priore di S. Maria della Paganella o dei Tre Fanciulli, diocesi di Cerenzia e Cariati, D. Macario de Martino; Priore di S. Maria de Terrata, diocesi di S. Severina, D. Geronimo Caputo; Priore di S. Maria de Altilia, diocesi di S. Severina, D. Tomaso Secreto; Priore di S. Maria della SS. Annunciazione o di S. Angelo in Frigilla, diocesi di S. Severina, D. Muzio de Piris. Le nomine furono rese pubbliche, intimate, pubblicate e fu comunicata ad ognuno dei prescelti. Si procedette poi alla nomina ed alla consacrazione del nuovo presidente Cesareo Ricciuti di Scigliano, che fu annunciata ad alta ed intelligibile voce dal segretario, su mandato dell’arcivescovo, assistente il procuratore generale, ai monaci congregati nel definitorio. I monaci presero atto della decisione dell’arcivescovo in forza dell’autorità delle lettere inviate dalla Sacra Congregazione dei Cardinali sopra i Regolari ed in segno di reale, espressa e totale approvazione ed omologazione, cantando l’inno di S. Ambrogio e di S. Agostino “Te Deum Laudamus”, processionalmente, quietamente e nessuno protestante si recarono in segno di ringraziamento all’altare maggiore della chiesa del monastero. Qui il nuovo presidente promise e giurò, nelle mani dell’arcivescovo visitatore e presente il procuratore generale, fedeltà e obbedienza al Papa, alla Sede Apostolica, alla Sacra Congregazione sopra i Regolari, all’ordine ed al capitolo generale. Convocati e congregati in capitolo e sedente il reverendo D. Cesareo Ricciuto, in segno di vera e reale obbedienza i padri ad uno ad uno baciarono le mani al nuovo presidente, il quale ricevette tutti al bacio in pace e li assolse.
All’atto furono presenti come testi: Il reverendo D. Lutio Zurlo, canonico della chiesa arcivescovile di Santa Severina; il reverendo D. Salvatore Brundolillo, arciprete di Castro S. Mauro; il reverendo D. Vincentio de Rosis, arciprete della terra di Rocca Bernarda; il notaio apostolico Secondo Ansaldo, della diocesi di Torino; D. Alfonso Ferrao, nobile cosentino, ed altri.
Arrivata l’ora della refezione ognuno si ritirò nel proprio; finita la refezione l’arcivescovo con l’assistenza del procuratore generale convocò tutti i padri e frati del monastero e gli altri padri congregati per il capitolo. Riuniti nel luogo del definitorio, in presenza dell’arcivescovo e del procuratore furono letti, pubblicati e promulgati i decreti e le costituzioni approvati dallo stesso capitolo per il buon governo e l’amministrazione della congregazione. Tali costituzioni furono lette e promulgate dal segretario Emanuele Pelusio “de verbo ad verbum alta, et intelligibili voce” a tutti i padri e monaci applaudenti. Quindi terminò il capitolo e coloro, che vi erano stati chiamati e si erano congregati, furono licenziati in nome del Signore.
Sempre sabato 9 novembre, ubbidendo all’ordine dell’arcivescovo, i reverendi Gabriel Mascaro, “olim presidente”, ed il suo antecessore Placido Salerno consegnavano, al Padre Don Cesareo Ricciuto da Scigliano, nuovo presidente dell’ordine eletto in quello stesso giorno, le scritture ed i processi da loro istruiti ed eseguiti durante il loro presidentato. Domenica 10 novembre l’arcivescovo era ancora nel monastero di Santa Maria del Soccorso. Alla visita ed al capitolo provinciale furono assenti e perciò persero la carica: Don Stefano Bruno, “olim” priore di Santa Maria di Altilia, e Don Giusto Petronio, “olim” priore di Santa Maria de Ligno Crucis.
I monasteri cisterciensi di Calabria e Lucania nella prima metà del Seicento
L’anno successivo l’arcivescovo inviava una lettera ed una relazione alla Sacra Congregazione dei Cardinali sopra i Regolari, riguardante la visita della congregazione cisterciense di Calabria e di Lucania (L.ra et relat.ne ad Sacram Cong.nem Eminen. DD. Cardinalium super Regularibus de anno 1631. Super Visit.ne Cong.nis Cisterciensis Calabriae et Lucaniae), dove, oltre a fare un interessante resoconto del compito svolto, esprime alcune considerazioni sullo stato precario di alcuni monasteri cisterciensi. La relazione accompagnatoria che l’arcivescovo inviò a Roma, assieme al resoconto delle visite ed alle relazioni dei monasteri, riassume lo stato dell’ordine in Calabria e Lucania nella prima metà del Seicento. Ogni singolo monastero è descritto minuziosamente con i suoi monaci, chiese e possessi. Il quadro, che si viene configurando, è quello della decadenza, della miseria e della perdita d’importanza di queste strutture religiose, che dalla seconda metà del Cinquecento avevano ripreso la vita religiosa. Fondati in onore della Vergine Maria, i monasteri sono situati lontani dalle città e dai villaggi e sono circondati da mura, all’esterno delle quali non vi è altra abitazione, se non stalle per gli animali e qualche casupola, dove di solito abitano gli oblati e le oblate, essendo proibita la coabitazione con le donne e non è a loro permesso di varcare la porta del monastero. Gli edifici che formano l’abbazia sono: l’oratorio, il refettorio, il dormitorio, il locale per gli ospiti ecc.. Le chiese sono quasi prive di sculture e di dipinti; vi sono quasi sempre solo croci in legno dipinte. Gli arredi, i vasi e gli utensili sono privi Vi abitano pochi monaci (Sacerdoti professi cinquanta in circa, Sacerdoti oblati tre, Diaconi sei, Suddiaconi tre, Chierici professi otto, Conversi dodici, Terziari quattro, Serventi due, Oblati otto oltre i quaranta Oblati del Monastero del Sagittario) ed hanno esigue risorse, che a volte in maniera sporadica mettono a disposizione i commendatari. I monaci traggono il loro sostentamento dalla coltivazione delle terre e dall’allevamento del bestiame, alla cura dei quali sono adetti i conversi e gli oblati. Possiedono di solito piccoli appezzamenti di terreno, situati lontani dagli abitati e nelle vicinanze del monastero. Gli edifici si elevano accanto e in mezzo alle rovine ed ai grandi ruderi delle antiche e potenti abbazie medievali. I vasti possedimenti abbaziali sono ormai per sempre perduti; essi appartengono ai commendatari, spesso cardinali che risiedono a Roma o a Napoli, i quali tramite procuratori e fattori li affittano. Mostrano ancora una certa importanza il monastero di Corazzo, dove la maggior parte dei monaci ha dato la professione, ed il monastero del Sagittario, per lo stesso motivo e per la sua importanza economica. Il tutto conserva tuttavia ancora tracce che testimoniano l’importanza e la potenza, che i monasteri cisterciensi avevano nel passato. Il resoconto non è completo: dei quattordici monasteri, che compongono l’ordine, si riporta la trascrizione completa di nove. La descrizione degli altri monasteri è in parte incompleta ed in parte mancante. Il documento, conservato nell’archivio arcivescovile di Santa Severina (Cart. 19A), si presenta in gran parte rovinato dal tempo e dall’umidità ed è carente di alcuni fogli. La visita non portò gli effetti desiderati e si concluse con un nulla di fatto. L’arcivescovo trovò una scusa valida per defilarsi da una situazione per molti versi pericolosa e d’impossibile soluzione, tanto era il degrado in cui vivevano i monaci, dediti alle risse con i secolari ed agli “eccessi”, quasi sempre armati e complici ed a volte loro stessi dediti al banditismo ed ai delitti.
La relazione accompagnatoria
Eminent.mi et R.mi S.ri P.roni miei Colen.mi
Con una dell’Emin.ze V. V. sotto li 6 Aprile 1630 mi venne incaricato che dovessi fare precetto, come feci, al Presidente, et altri Superiori della Congregatione di monaci Cisterciensi di Calabria sotto pena di privatione di voce attiva e passiva e degli Ufficii, che tenevano, e di perpetua inhabilità per gli altri, che potessero havere per l’avvenire, e quanto alli Novitii sotto pena della nullità della professione che non ardissero di ricevere all’habito, ne ammettere alla professione alcun novitio senza licenza speciale di cotesta Sacra Congregat.ne nella quale si ha espressam.te derogato alla detta prohibitione.
E che quantoprima visitassi tutti i Monasteri di detta Congregatione li loro po…., chiese, e beni così nel capo, come nei membri; e che li correggessi, castigassi, e riformassi secondo era necessario per restauratione della disciplina regolare.
Che ciò fatto, si celebrasse il loro Capitolo, al qual’io sopraintedere senza però permettere, che si venisse all’elettione del Presidente, il quale dovea da me, secondo le facoltà datemi da cotesta Sacra Congregat.ne, eliggersi per questa volta, dopo che diligentem.te mi fussi informato delle qualità, e sufficienza di ciascheduno monaco dovend’eleggere quello stimassi più zelante, et atto per ridurre detta Congregatione all’istessa osservanza regolare.
E che havendo sufficienti inditii de delitti commessi, per quello si pretende, da D. Gabriele Mascaro all’hora Presidente, quali erano espressi in un memoriale aggionto rimessomi dall’Emin.ze V.re, m’assicurassi della persona, lo facessi ritenere sotto buona custodia, lo costituisssi inter reos, e servatis servandis tirassi inanti il processo sopra il medemo. Li eccessi sin alla sentenza diffinitiva esclusiva essaminando sopra l’istessi eccessi etiam i Regolari, et in ogn’altro modo esenti, e che poi per via sicura rimettessi l’istesso siggillato a cotesta Sacra Congregatione.
Qual lettera mi fu presentata in tempo non era possibile per i gran caldi inviarsi per detta visita.
Tratanto del mese di set.bre mi fu resa un’altra dell’Emin.ze V.re sotto li 13 agosto 1630 nella qual’espressam.te misi comandava soprasedessi all’esecutione degli ordini sopra datimi, volendo, ch’in ciò non potesse io procedere si non con l’assistenza, e conseglio del Procuratore Gen.le di Francia di tutto l’ordine Cisterciense, ch’à tal effetto dovea trasferirsi in queste parti.
Qual venuto si diede principio alla visita sodetta con l’assistenza dell’istesso P.re, e ritrovai, che sin dall’anno 1606 in essecut.ne del Capitolo Gen.le di detto ordine li Luoghi e Monasterii di Calabria, e Basilicata erano stati radunati tutti in uno, ed’essi eretta e fatta detta Congregat.ne da reggersi da un Presidente, e due Visitatori, et altri P.ri di Reggimento, a quali si riservava l’elettione di Priori di detti Monasterii, da farsi ogni tre anni nelli Capitoli Provinciali, con dichiaratione, ch’un monaco professo in un monasterio s’havesse per professo in tutti gli altri, et altri ordini, e costitut.ni, che si leggono in dett’erettione, e nel Capitolo primo dopo dett’Erettione, delli quali si manda copia.
Detta Congregat.ne consiste in quattordici Monasterii, quali sono, eccetto due ( quattro), in commenda di diversi Eminen.mi SS.ri Cardinali e ciascheduno d’essi( e la maggior parte di essi) ha la mensa monacale separata, si com’appare negli atti della visita di detti Monasterii e chiese, delle quali si manda copia, dove stanno notati li beni, e ragioni di detta mensa monacale, ch’al presente possedono con il numero di monaci, frati, oblati, tertiarii e servienti in essi erano in tempo di detta Visita con lo Stato delle loro chiese.
Il numero di monaci professi di detta Congregat.e divisi per li sodetti luoghi, e Monasterii son in tutto Sacerdoti professi cinquanta in circa, Sacerdoti oblati tre, Diaconi sei, Suddiaconi tre, Clerici professi otto, Conversi dodici, Tertiarii quattro, Servienti due, Oblati otto oltre gli Oblati del Monastero del Sagittario posto nelle montagne d’Altomonte terra di Basilicata dove per viver i monaci con l’agricoltura saranno gli oblati oltre il numero di quaranta.
In detti Monasterii sono due ( tre) soli novitiati l’uno ( doi) nel monasterio di Corazzo, commenda del S.e Cardinale Ludovisio nel quale sono solamente due Novitii Clerici, e l’altro nel detto Monasterio del Sagittario Diocesi d’Anglona commenda del S.r Carlo della Porta, nel quale parimente sono due soli Novitii.
Professano li Monaci di detta Congregatione la Regola di San Benedetto, e si governano con gli ordini, e costitutioni delli Capitoli Generali di detti ordini cisterciensi di Francia, e Decreti, ch’ogni triennio si fanno nelli Capitoli Provinciali d’essa Congregatione.
L’habbito loro è conforme alli P.ri e frati del Cistercio di Francia non hanno però sin qui usato la cucolla, e sopraveste nera come quelli sogliono usare nelle solennità e quando vanno in publico.
Mangiano in Refettorio et hanno i loro dormitorii nei quali è un antico abuso contro an… gli espressi ordini di Capitoli Generali, che ciascuno in cella ha il suo camino, nei quali dormitorii e camere indifferentem.e, et in ogni tempo conversano laici.
Il coro non vien da anni frequentato nè hanno libri per uso d’esso degli ultimi riconosciuti et emendati d’ordine di cotesta Santa Sede, ne meno conforme all’ordini di Capitoli Generali pigliati i Messali Romani, e secondo il Rito d’essi cominciato à celebrare celebrando le messe secondo il solito di prima.
Non ho ritrovato in essi Monasteri Archivii formati, ne meno Archivio generale di scritture, et atti di detta Congregatione, eccetto alcune scritture in alcune casse maltenute, e mancanza di processi criminali, fabricati sopra gli eccessi di monaci, e persone soggette alla detta Congregatione.
Li Chiostri di detti Monasteri per il più non son perfetti, ne sicurri, et in molti di detti Monasterii sotto pretesto d’andar secolare dell’uno, e l’altro sesso à pigliar’acqua nè luoghi contigui essendo detti chiostri e clausure inperfetti, e li giardini di Monasterii senza muri, han dato continua occasione di murmuratione, e scandalo.
La rendita delle mense monacali per il più non è sufficiente ad alimentare i Monaci e frati, che vi sono che perciò son forzati industriarsi, con seminare, et allevare e nudrire diverse sorte d’animali, col qual pretesto si scusano circa la delatione dell’armi in campagna.
Il ricetto e conversatione hanno di huomini di mal’affare, come banditi e forgiudicati vien dall’istessi monaci, e frati coperta con il pretesto delli luoghi istessi vicini alle montagne in paesi lontani (?) e dal non potergli resistere per il poco numero di essi frati, e Monaci et havere li detti chiostri e clausure imperfette, con che anco scusano la retentione dell’armi in detti Monasterii dicendo essergli necessarii il più delle volte per loro difesa, e d’essi luoghi.
Non hanno alcuna cognitione di Decreti usciti d’ord.ne di cotesta Santa Sede sin dalla felice mem.a di Sisto quinto, e Clemente ottavo al presente tempo circa l’osservanza regolare, dicendo essersi sempre governati con gli ordini del Capitolo gen.le di detto ordine.
Anzi gli Commissarii e Vicarii Gen.li di dett’ordine sono stati soliti ogni triennio nelli Capitoli Provinciali conceder l’indulti et anco prima a tutti i delinquenti dell’istessa Congregat.ne sopra qualsivoglia eccesso da lor commesso, benche grave delitto con la rihabilitatione e dispensa amplissima etiiam di qualsivoglia irregolarità per causa d’homicidio volontario incorsa, con plenaria restitutione et espressa prohibitione, ch’ad essi indultati simili eccessi, e delitti non possano essergli opposti, nè rinfacciati.
Non hanno infermarie e da qua nasce che quasi tutti i monaci della detta congreg.ne sotto pretesto d’ammalati habbiano da potersi sovvenirse, procurino farsi peculio, e siano proprietarii.
Nelle loro chiese per il più vi è copia di reliquie di diversi Santi Martiri, delle vesti, e veli della Beatiss.ma Vergine et altri Santi, ma però malam.te tenuti e custoditi in vasi di vetro e senza scritture antiche donde e quando…
L’istesse chiese esser inornate, mal coperte, e manchevoli delli supellettili sacre, e necessarie, com’anco i lor Monasterii imperfetti, et in mal’essere, dicono esser colpa di Ministri di SS.ri Commendatarii, che mancano d’esseguire l’ordini sopra ciò impostogli da loro P.roni.
E nelle medeme chiese per la facilità di conceder erettioni d’altari, e cappelle senza dote congrua hanno usato li Priori pro tempore, si vedono con molt’indecenza destituti di tutte le cose necessarie et atte per celebrare, quali haverei fatto demolire, se non fusse stato lo rispetto di causare in coloro, a chi sono stati concessi, odio contro l’istessi monaci, e luogo, verso di quali professano devotione, col ritenere in dette Chiese e luoghi l’altari e cappelle sodette.
Non vi è in tutti detti luoghi libraria, nè meno tra essi monaci vi è professore d’alcuna scienza particolare, eccettuato un solo, ch’è graduato di teologia.
Hanno però per supplire tal difetto preso il luogo, e Monasterio in Cosenza, per servirsene come Seminario, e Scolastria, con occasione, ch’i P.ri gesuiti in detta Città leggono Filosofia e Teologia, oltre la Rettorica, et Humanità.
Per rimuovere gli abusi trovati in Visita, con l’assistenza, e conseglio del detto P.re Provinciale Gen.le, e P.ri anco più zelanti, e vecchi del dett’ordine feci alcuni Decreti li quali furono publicati nel Capitolo ultimo, nel qual’io fui Presidente, de quali si manda copia, conformandomi in essi con le Costitutioni moderne, e riforme fatte di Regolari in diversi tempi da cotesta Santa Sede, in part.re alla Costitutione della felice mem.a di Pio V sopra la riforma dell’istesso ordine, e Capitoli, e Decreti delli Capitoli generali e provinciali dell’istesso ordine Cisterciense quali senza contradittione furono ricevuti, e registrati negli atti di detto Capitolo provinciale.
Finalmente in essecutione di quanto mi fu comandato dall’Emin.ze V.re dopo una lunga, e diligent’inquisitione feci elettione di Presidente d’essa Congregatione in persona d’un P.re d’essa chiamato D. Cesareo Ricciuti originario di Scigliano Diocesi di Martorano nato d’honesti parenti, d’età d’anni quaranta sei professo nella medema Congregat.ne e Religione d’anni venti sette, di buoni costumi osservante della Regola, e Costitutioni di dett’ordine, che per diecesette e più anni havea lodevolm.te essercitato Priorati di Monasterii della medema Congregat.ne, et altre cariche senza querela et era stato visitatore dell’istessa, che sebene non è graduato in alcuna scienza, ha nondimeno eruditione, e capacità più che bastanti per tal carica, così tenuto e giudicato da tutti i P.ri, e frati della detta Congregatione, e fuori, dell’elettione de lo quale trattandosi , etiam da gli emoli, non segli pote attribuir alcun eccettione se non che, per esser egli sempre stato osservante della disciplina monastica e regolare, dubitavano non fosse per esser rigido essecutore della medema osservanza regolare, confessandolo, nel resto il più eminente soggetto, che fusse in detta Congregat.ne.
Circa quello poi mi fu ingionto dall’Eminen.ze V.re per l’inquisitioni, e processo da fabricarsi sopra i capi dati degli eccessi si pretendono commessi da Don Gabriele Mascaro antecedente Presidente della detta Congregat.ne, mentre il detto P.re Proc.re Gen.le di dett’ordine dovea assistere, ogn’hora affrettava il camino verso la Sicilia, non possendo, nè dovend’io esseguire le commessioni fattemi senza l’assistenza, e conseglio del sod.to P.re Procurat.re , essendosi..il Capitolo voluto onninam.te partire per quella volta, fui necessitato lasciar di fare detta inquisitione e fabricar detto processo, che quest’è quanto m’occorre, per dar all’Eminenz.e V.re un breve raguaglio circa la Visita della detta Congregatione, di che s’invia anco copia qui congionta, et all’Eminen.ze V.re con la dovuta humiltà baciando intanto le vesti, prego con ogni devot’affetto vere felicità.
Di Santa Severina a
Dell’Emine.ze V.V.
Abbazia di Santa Maria di Altilia
Nota de beni del Ven.le Monasterio de Santa Maria de Altilia de Padri commoranti in esso e de suoi pesi conforme all’ordine di Mons. Ill.mo Arcivescovo di Santa Severina Visitatore.
In primis possiede d.o Mon.rio una chiusa di tumula quattro in circa verso levante confine le mura de esso Monasterio dalla parte di sopra, la via publica e di sotto le timpe di Cancofrone quale serve per horto et altre comodità di detto Monasterio.
Di piu un altra chiusa di tumulate otto in circa loco detto Sant’Angelo verso ponente confine il Neto della Salina da la parte destra e dalla parte sinistra la gabella del Bosco dove sonno due vigne, un horto arborato di varie sorti di fruttiterre aratorie con cerze.
Di piu nel loco detto Cancofrone verso tramontana cinque pezze di vigne confine li communi del Casale d’intorno intorno le quali s’affittano a diverse persone e se ne percipe l’anno dieci ducati in circa.
Di piu un oliveto verso Ponente confine le case di detto Casale, la via publica e la Gabella del Bosco la qual tiene a censo perpetuo detto Casale per ducati otto l’anno.
Di piu una gabella chiamata Alimati verso scirocco confine la gabella di Neto et la terra della Rocca Bernarda dalla quale se ne percipe l’anno ducati trenta in circa quando si fa camera riservata dalla predetta terra della Rocca Bernarda et sopra detta gabella si pagano carlini trenta l’anno di censo alla sopra nominata universita e quando si dona a masseria per quanto si puo convenire con li massari.
Di piu un altra gabella detta le serre verso levante confina li cuna d’armiro et aqua fundente a Neto dalla quale se ne percipe l’anno ducati trenta cinque in circa.
Di piu un altra gabella detta Ardacuri verso oriente confine il fiume di Neto, il corso di Santa Anastasia et altri dalla quale se ne percipe quando non si dona a masseria … in circa.
Di piu alcune caselle nel Casale le quali alcune volte s’affittano et alcune volte no secondo che vengano ad habitare genti al detto casale.
Di piu una sila detta Sanduca nella Regia Sila di Cosenza, quale quando s’affitta se ne percipe l’anno ducati trenta in circa.
Di piu ducati annui sopra la Regia salina di Neto cinquanta e tari dui quali si pagano tertiatim dallo Regio Arrendatore di essa.
Di piu si fa la massaria con doi para de bove diverse gabelle.
Altari e pesi di messe
Nella chiesa abbatiale di d.o Monasterio oltre l’altare maggiore sono tre altari: uno sotto il titolo di San Bernardo, l’altro sotto il titolo di Santa Catherina dove è un peso della celebratione di una messa la settimana per lo pretio di una casa per la casa se ne pagano annui ducati cinque e nel med.o altare un’altra messa per ogni mese per Marco Antonio Russo per la quale se ne pagano annui carlini vinti e l’altro altare sotto il titolo di Santa Maria della Gratia … di d.o Casale d’Altilia paga li sodetti… Ducati per la celebratione della messa .. per il q. Pietro Benincasa conforme appare nel testamento fatto dal Rev. D. Gio. Vincenzo … arciprete di d.o Casale e Giulio Vivaqua l’annui carlini vinti sopra la casa dove al presente habita per la celebratione della detta messa per Marc’Antonio Russo.
Pesi del Monastero
Il d.o Monasterio paga annui Ducati tre per l’annuo censo sopra la gabella d’Alimati all’Universita della Rocca Bernarda.
Di piu annui Ducati dodici per le contributioni al Padre Procuratore generale in Roma.
Di piu annui Ducati dieci per la Cassa Comune della Congregatione la quale si amministra per il Padre Presidente.
Di piu annui Ducati doi per il viatico della Visita.
Di piu annui Ducati quindeci per il vestiario del Padre Priore, Ducati quatordeci per vestiario del Padre cellerario, Ducati dodeci per ciascheduno sacerdote, Ducati diece per qualsivoglia clerico e converso e Ducati sei per ciascheduno offerto, oltre le spese delle scarpe.
Nota de Monaci locali nel Venerabile Monasterio di Santa Maria d’Altilia nell’anno 1630.
Don Emanuele Peluso P.re professo nell’anno 16.. nel venerabile Monasterio di Corazzo sotto il governo di Don Gabriele Mascaro e ricevuto alla Religione dal Padre Don Placido Salerno all’hora Presidente mediante fede et approvatione quali si conservano nell’Archivio della Congregatione suo maestro Don Tomaso Secreto.
Don Gregorio Ricciuto Cellerario professo nell’anno 1618 nel Monasterio del Sagittario sotto il governo del Padre Don Placido Salerno Priore e D. Gabriele Mascaro Presidente suo maestro Santo Morsa.
Don Gio. Ricciuto sacerdote professo sotto il governo del P. Don Gabriele Mascaro Priore et dal med.o approbato e ricevuto alla Religione nell’anno 1626 suo maestro Don Tomaso Secreto.
Fra Gio. Battista Salatino Diacono professo nell’anno 1624 nel Monasterio di Corazzo sotto il governo di D. Gabriele Mascaro Priore e Don Placido Salerno Presidente suo Maestro Don Silvestro Negro.
Fra Benigno Dipignano subdiacono professo nell’anno 1618 sotto il governo e disciplina di Don Marsilio delle Pira priore di Corazzo e maestro de Novitii, Presidente Don Gabrile Mascaro.
Fra Michelangelo Mancuso Diacono professo nell’anno 1626 nel Monasterio di Corazzo sotto il governo di D. Gabriele Mascaro Priore e Don Placido Salerno Presidente, suo maestro Don Silvestro Negro.
Fra Dionisio Albano Converso professo nell’anno 1628 nel Monasterio di Corazzo sotto il governo di D. Diego Mascaro Priore e Don Gabriele Mascaro Presidente.
Fra Salvatore Russo oblato nell’anno 1617.
Fra Mercure Benincasa oblato nell’anno 1625.
Fra Paulo Mazzuca oblato nell’anno 1625.
Fra Gio. Maria Lofresi oblato nell’anno 1625.
Inventario della chiesa e sacristia del Ven.le Monasterio di santa Maria d’Altilia.
In primis Due campane grandi che sonno sopra la porta della chiesa.
Tre campanelli piccoli portatili.
Un paro di candelieri grandi sopra l’altare maggiore.
Una custodietta foderata.
Una pisside d’argento dove sta riposto il Sant.mo Sacramento.
Un paro d’angeli indorati et uno paro de candeglieri d’ottone per l’altare maggiore.
Tre altaretti portatili.
Uno secchiello di rame per l’aqua sacra.
Uno velo bianco di raso.. alla Beat.a Vergine.
Molte filze di coralli e di .. all’istessa.
Dieciotto torcie grandi di cera bianca appese in diverse parti della chiesa per voto.
Un confessionaro.
Nel Choro
Uno Graduale romano.
Un’Antiphonario.
Uno Santorale, tutti e tre vecchi e contorti.
Dui Missali dell’ordine.
Uno Martirologgio romano.
Una Regola del Padre nostro S. Benedetto.
Un Ordinario scritto a mano dell’ordine.
Dui Rituali romani.
Sacristia
Una Croce d’argento sebene antiqua e poco bona.
Una corona d’argento per la B.a Vergine.
Tre calici vecchi delli quali uno è disacrato con loro patene.
Cinque corporali con le sue palle si bene di tela grossa.
Quattro camisi vecchi … con li suoi ammitti e cingoli.
Un’oratoria con la carta della preparatione.
Un apparato di damasco bianco con pluviale.. manipoli, avant’altare e doi coscini.
….. damasco rosso vecchie con trene d’argento.
….. damasco bianco.
…… di variati colori per li calici.
Trenta tovaglie piccole senza nessuna grande per coprire l’altare.
Dieci purificatori.
Due mitre abbatiali.
Uno bacolo pastorale.
Doi cappotti per la custodia uno dermelino e l’altro di tela.
Tre lenze di seta.
Otto coscini di tela.
Quattro pianete vecchie di variati colori.
Otto avant’altari di tela e di panno di seta vecchi.
Una parata di damaschello bianco cioe due pianete, due tonicelle, stole e manipoli ma senza pluviale et uno avant’altare.
Un altra parata di damaschello russo dell’istesso modo con quattro coscini dell’istesso colore se bene tutte queste parate sono senza pluviale.
Una pianeta violata del mod.o damaschello con stola e manipolo.
Due burze del d.o damaschello per li corporali.
Una cotta di tela vecchia.
Doi missali romani vecchi.
Un incensiero, una navetta .. argento.
Uno paro di ferri per l’hostie.
Uno casciotto con forfice per l’hostie et un pallio di setta vecchio per accompagnare il Sant.mo Sacramento.
Monastero di San Giovanni in Fiore
Nota de Beni del Ven.le Monast.ro di S. Giovanni in fiore fatta per ordine di Mons. Fausto Caffarelli Arcivescovo di Santa Severina Visitator Apostolicus.
In primis possiede una chiusa sita in detto Casale verso oriente dietro le mura di esso Mon.rio … et altri frutti, qual serve per lo già detto et horto de Padri.
Di più una gabella detta Armiro dentro il Corso di Santa Severina confine la gabella delle Serre Vallone salito dalla parte inferiore e dalla parte superiore la gabella di caria qual s’affitta ducati …
Di più una gabella chiamata il Verdò, dove … pezzi vigne, olive, ghiandi et altri alberi fruttiferi con terre aratorie della quale si percipe l’anno Ducati ottanta in circacioè quando sonno ghiandi e dette olive.
Di più una difesa nella Regia Sila chiamata …. verso ponente confine la difesa di Girolamo Leonetti, la difesa di D. Andrea .. il fiume Garga et altro dove si fa la massaria con uno paro de bovi e se ne percipe tumula … di grano et herbaggio Ducati cinquanta .. secondo la valuta di detti giorni.
Di più uno pezzo di terra chiamato.. nel distretto … confine le terre del Rev. Don Francesco di Donato et altri da quale se ne percipe l’anno Ducati… in circa secondo che fruttano l’olive.
Di più un altro pezzo di terra chiamato Laconi nel med.o distretto di caccuri verso oriente arborato di cersi et altri frutti dal quale se ne percipe l’anno circa ducati dieci secondo che vagliano le frondi de celsi.
Di più una Grancia chiamata Canale nel distretto della Bagliva di Petrafitta pertinentie di Cosenza, la quale se possedeva per molti anni da essi Padri mediante Instrum.to et Assenso Papale adesso è da sei anni in circa hanno recusato et recusano l’Agenti dell’Abbate pagarci li frutti che importano sessanta Ducati in circa assignateci per l’Abbate passato mediante detto Instrum.to et assenso papale.
Di più Ducati sessanta sopra la Regia Salina di neto quali si pagano tertiatim.
Chiesa
Nell’abbatiale chiesa l’altare maggiore e un altro vi sono l’infrascritte cappelle videlicet.
La Cappella del Santissimo Rosario dove vi è obligo di una messa la settimana et altre venti messe extra l’anno per il quale obligo se ne percipe annui ducati sette pagati dal procuratore di d.a cappella.
La Cappella della SS.ma Concettione.
La Cappella seu altare di San Benedetto.
La Cappella di Santa Maria del Soccorso dove vi è obligo di una messa la settimana … se ne percipe l’anno ducati .. pagano al .. della cappella sopra ..
La Cappella di San Carlo dove vi è obligo di … messe la settimana per le quali si percipe Ducati .. l’anno del capitale .. pagano dali heredi delo Notar .. procuratore di d.a cappella..
La Cappella della Natività di N.stro Sig.re
La Cappella di Santo Bernardo
La Cappella di San Francesco di Paola.
La Cappella del Beato Joachino et è sotto l’altare …. altro altare.
Monaci locali
Don Placido Salerno Sacerdote Priore d’anni 52 in circa professo nell’anno 1614 nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e Don Gerolamo Caricati Presidente, tiene di professione anni diecisette.
Don Leonardo Cimino Sacerdote d’anni quaranta cinque in circa professo nell’anno 1614 nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e Don Gerolamo Caricati Presidente ,tiene di professione anni sedici.
Don Felice Benincasa della terra di Mesuraca Sacerdote di anni 35 professo nell’anno 1617 nel monasterio di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e Don… di … Presidente, tiene di professione anni quattordeci.
Don Mario Scuzzica del luogo delli Scalzati d’anni quaranta cinque professo nell’anno 1623 nel monastero del Sagittario nelle mani di Theodosio Caino e D. Placido Salerno Presidente, tiene di professione anni sette.
Don Clemente Gardis cellerario sacerdote della terra delli Luzzi d’anni 26 professo nell’anno 1622 nel monastero del Sagittario nelle mani di D. Placido Salerno Priore e Don Gabriele Mascaro Presidente, tiene di professione anni otto.
Frat’Antonio Cimino della terra di … d’anni vintiquattro professo nell’anno 1625 nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e D. Placido Salerno Presidente, tiene di professione anni cinque.
Fra Jacomo Gagliano della terra di Scigliano Clerico d’anni vinti in circa professo nell’anno 1627 nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Presidente tiene di professione anni tre.
Fra Matteo Leonetto del luogo di Pedace Clerico d’anni decenove professo nell’anno 1629 nel monastero di Corazzo nelle mani di D. Diego Mascaro Priore e Don Gabriele Mascaro Presidente, tiene di professione anni uno.
Fra Vincenzo Mirabello converso della terra di Scigliano d’anni trent’uno professo nell’anno 1626 nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e Don Placido Salerno Presidente, tiene di professione anni quattro.
Fra Giovanni Malandrino della terra di S. Giovanni in Fiore oblato nell’anno 1623.
Fra fabritio Tignanelli di Petrafitta oblato nell’anno 1622.
Monastero di Santa Maria di Corazzo
Nomine Monachor. loci Sanctae Mariae de Coratio
Don Diego Mascaro Sacerdote Priore d’anni vinti nove in circa della terra di Scigliano professo nello monasterio di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro presidente nell’anno 1618, tiene anni di professione dodici.
Don Mario Bruno Sacerdote di anni ventinove in circa della terra di … professo nel monasterio di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Presidente nell’anno 1618, tiene anni di professione dodici.
Don Augustino de Luca Sacerdote d’anni trenta sette in circa delli Baglii di Laino professo nel monastero di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro presidente nell’anno 1623, tiene anni di professione sette.
Don Vincenzo Altomare Sacerdote della terra di Rogliano di anni trenta sette in circa professo nel monasterio di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Presidente nell’anno 1622, tiene di professione anni otto.
Fra Vittorio Federico clerico della terra di … di anni vinti dui professo nel monasterio di Corazzo nelle mani di Don Gabriele Mascaro Priore e presidente Don Placido Salerno.
Frat’Anselmo Talarico Converso della terra di .. d’anni cinquantacinque professo nel monasterio di Corazzo nelle mani di Don Michelangelo de Simone nell’anno 1608, tiene anni di professione vinti dui.
Fra Francesco dattilo converso della terra ….. di anni .. circa professo nel monasterio di Corazzo nell’anno 1624 nelle mani di Don Gabriele Mascaro Presidente, tiene anni di professione sei.
Monastero di Santa Maria del Soccorso
Lista e numero de Monaci
Don Gabriele Mascaro Presidente d’anni sissanta in circa professo nel monasterio del Soccorso sotto il Presidentato del Pa.re Don Giusto … nativo nella terra di Scigliano, tiene anni di professione in circa quaranta.
Don Fra… della Scalea d’anni trent’uno in circa vestito a tempo del Presidentato del Padre Don Gabriele Mascaro et nel monasterio di Corazzo essendo Priore in quel tempo Don Mascaro Gabriele, tiene di professione anni undeci in circa.
Don … d’Adamo della terra di … d’anni trenta cinque in circa professo nel monasterio di Corazzo essendo Priore … Marsilio a tempo del Presidentato di Don Jacomo Greco tiene di professione anni decisette.
Don Filippo Bruno delli Luzzi professo in Corazzo essendo Priore il d.o D. Marsilio e Presidente il d.o Jacomo, tiene di professione in circa anni vinti e d’età 38.
Fra Vespasiano Salerno di Misuraca d’anni vint’uno professo nel Sagittario essendo Priore il Padre Theodoro Caino et Presidente il Padre D. Placido salerno, tiene anni di professione cinque in circa.
Fra Cornelio Palazzo de Pedaci d’anni vinti cinque professo nel monasterio di Corazzo essendo Priore il Padre Don Diego Mascaro et Presidente il Padre Don Gabriele Mascaro, tiene anni di professione dui in circa.
Fra Matteo Federico converso.
Fra Alano le Pira converso.
Nota delle Cappelle e Messe
Nell’altare maggiore per il q. Pompeo Perillo messe quaranta anno quolibet.
Al medemo per il q. Pietro Perrotta messe vinti anno quolibet.
Al medemo per la gamiglia delli Salatini messe vinti anno quolibet.
Al medemo per la famiglia delli Sapiati messe dodici.
Al medemo per il q. Nicodemo Pangari messe vinti quattro.
Nella cappella di San Marco per la famiglia degli Amati messe quaranta.
Nella cappella di S. Catherina per la famiglia delli Terioli messe vinti cinque.
Nella cappella di Sant’Antonio del Padre q. D. Placido messe vinti.
Al medemo per la famiglia delli Durantesi messe vinti.
Nell’altare della S.ma Trinità messe vinti quattro della cui celebratione non si sa l’entrata.
Nell’altare del Carmine per il q. Mario Pirainelli (?) messe trenta.
Nell’altare della S.ma Annuntiata per la famiglia delli Rossi messe quaranta.
Nell’altare della Transfiguratione messe quaranta della cui celebratione non si sa ne il padrone ne l’entrata.
Nell’altare dell’Immacolata Concettione per la famiglia delli Branca messe quaranta.
Nell’altare dello Spirito Santo per la famiglia delli Geveni messe trenta due.
Nell’altare di San Fran.co de Paula per il q. Don Tifilato messe venti.
Al medemo per il q. Angelo di Napoli messe venti.
Inventario della Chiesa
In primis un immagine della Beata Vergine.
Una custodia et un ciborio per il SS.mo Sacramento.
Un vaso per l’oglio santo.
Tre missali dell’ordine et un Romano.
Due graduali uno Dominicale e l’altro santo.
Una Regola dell’ordine e Martirologio.
Quattro calici con pianete e corporali.
Una parata bianca . Otto pianete. Quindeci veli di calici di vari colori. Cinquanta tovaglie varie. Avant’altari di varii colori. Cinquanta tergisieri. Un paro di tonicelle violate. Quindeci coscini. Sei Camisi et una cotta. Uno Paro di ferri d’hostie. Un reliquiario con vasi dove si conservano dette reliquie. Un vaso d’aqua santa. Una croce d’argento.
Abbazia dei Tre Fanciulli
Abbatia seu mon.rium Divae Mariae della Nova al.s Trium Puerorum S. Ordinis Cistercien. Congreg.nis B. M. Calabriae et Lucaniae est situm et positum in territorio terrae Caccurii Dioecesis Geruntinen. et Cariaten. , Provinciae Calabriae Citerioris, et est commendatum ad.m R.do Domino Ridolpho Ridolphi Romano, cuius antiqua aedificia omnia sunt diruta, apparent solummodo aliqua vestigia antiquitatis, et in eius ruinis haec pauca videntur restaurata.
Ecclesia parva à mediis muris reaedificata, et ab inferiori parte versus meridiem tribus basis munita ne ruat, est absque testudine, crustatura, et pavimento; et quia exposita est omnibus ventis in ea retegenda multum laborant Patres, et quasi semper in medio ubi iunguntur trabes, quae Cavallara dicitur manet detecta, eget aliqua decenti reparatione, ut in ea missarum solemmnia, et divinum officium absque periculo, et molestia celebrari possint.
Eius altare est ad occidentem, et in eo est icona Beatae M.ae Virginis, Angelis circumdata spectans tres pueros in camino ignis ardentis, et in eo nullum est onus, nisi tantum onus Religionis.
In ea nulla est Sacristia, sed haec pauca pro cultu Divino servantur in quadam archa in Camera Prioris: Calix unus cum sua patena, Alba una cum suo amittu, et duo corporalia, et quatuor pallae altaris, planetam vero et pallium altaris mutuo accepit seu potius ( elemosinaliter) a monasterio Sancti Joannis in flore.
Palatiolum, in quo habitant Patres, quod distat à dicta eclesia cubitis quindecim in circa in eisdem ruinis à fundamentis erectum, tres habet officinas superius: salidam unam pro coquina et refettorio, et duas cameras tabulis separatas, in quibus habitant et dormiunt Patres sub imbricibus et duas officinas inferius et terraneas pro Cellario et Dispensa. In cuius ecclesiae et mon.rii servitio ad p.ns inveniuntur collocati infras.tti Patres:
R.dus Pater D. Macharius Martinus Sacerdos professus in anno 1622 in Mon.rio B. M. de Curatio sub Praesidentatu ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
Don Andreas Buffonus sacerdos professus in anno 1620 in eodem mon.rio sub Praesidentatu eiusdem ad.m R. di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
F.r Jacobus Spina tertiarius , et Marius Manfreda serviens.
Habent dicti Patres pro mensa separata à mensa abbatiali pro victu et vestitu duorum monachorum sacerdotum, et unius servientis, pro manuntentione fabricae et aliis necessitatibus, pro contributionibus Cap.li Gen.lis, pro visitis et aliis oneribus docatos quinquaginta assignatos in infras.ttis bonis stabilibus.
Habent medios terragios cuiusdam comprehensorii terrarum tumulatarum centum quadraginta in circa, partim cultarum, et partim incultarum siti et positi in territorio dictae terrae Caccurii, et in montaneis dictae Abbatiae loco dicto Yimmella, et aliis nominibus, pro ducatis quindecim tunc appretiatos singulis annis, nunc vix reddit pro medietate.
Habent item Forestellam Casalis Novi, suis finibus limitatam pro ducatis undecim.
Habent item ducatos quinque super censibus minutis terrae Caccurii, ut in Platea est vid.
Habent tandem ad complimentum dictorum ducatorum quinquaginta, ducatos decem et novem super omnibus redditibus dictae Abbatiae, et precise super censibus Defensae Campi de Manno, quos soluit singulis annis dictae Abbatiae Trium Puerorum Abbas, seu Commendatarius Abbatiae Sancti Joannis de Flore, et pro eo eius Conductores.
Habent praeterea dicti Patres circiter modios tres terrarum circum circa muros dirutos dicti Monasterii et ecclesiae cum diversis arboribus fructiferis, pro viridariis faciendis.
Item vineam unam salmarum trium vini in circa prope dictum monasterium ab anteriore parte versus orientem.
Soluunt singulis annis dicti Patres ex eisdem introitibus pro contributionibus debitis Capitulo Generali ducatos duos.
Capsae Communi Congregationis singulis annis ducatos tres.
Patribus Visitatoribus singulis annis ducatos duos.
Singulis quibusque quatuor annis pro Cap.li Provincialis celebratione, et pro Viatico Praesidentis dicti Cap.li ducatos sex et alias taxas extraordinarias.
Abbazia di Santa Maria di Fonte Laureato
Abbatia seu Monasterium Divae Mariae Fontis Laureati Sacri Cistercien. Ordinis Congreg.nis Beatae M.ae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in territorio terrae Fluminis Frigidi dioecesis Tropeen. Prov.ae Calabriae Citerioris, et est commendatum Eminent.mo et R.mo Cardinali Boncompagno.
Ecclesia est à parte superiore dicti mon.rii versus aquilonem, Ianua maior est a parte occidentis, et Altare maius ad orientem sub quadam media fornice rotunda, in quo altari est custodia SS.mi Sacramenti, et Icona Beatae Mariae Virginis a sexcentis annis in tabula depicta et deaurata, sedens cum eius benedicto filio in gremio; super habens imaginem eiusdem filii eius a cingulo supra in fonte positi, seu calcantis torcular, a manibus, et latere fundens sanguinis rivos, in cuius parte dextera, et sinistra, est Annunciatio Beatae Virginis. A dextris vero, et sinistris eius habet imagines Divi Joannis Baptistae et Divi Benedicti Abb. omnia quibusdam decentibus et deauratis separationibus divisa in pariete à cornu Epistole est quaedam fenestra cum sacrario, et lavatorio calicum et corporalium.
Dicta ecclesia est longitudinis 160 pedum in circa fundata in modum Crucis, duas habens Cappellas magnas à dextris et à sinistris subtus altare maius ecclesiae forniculatas in modo Crucis, quaelibet duas habens Cruces, tota vero navis ecclesiae est absque testudine, sed cum decenti pavimento, et crustatura. In medio dictae ecclesiae à parte dextera ingressus, est quaedam Ianua per quam itur ad claustrum, super quam est quidam gradus, et in capitibus eius iuxta parietes sunt duo altaria absque titulis et servitio. Per tres vero partes dictae ecclesiae est quidam magnus Arcus sub quo, in simplici choro recitant et celebrant Divina officia Patres, supra pedem vero dicti arcus, et subtus ianuam cappellae sinistrae partis extat constructa Cappella una ex lapidibus sub vocabulo S.mae Annunciationis , fundata et dotata in bonis stabilibus a q.m Francisco Bulotta cum onere duarum missarum in qualibet ebdomada.
Supra Ianuam vero Cappellae dexterae partis et subtus infimum gradum Altaris maioris est alia cappella idem ex lapidibus constructa, fundata à nicolao fran.co Sasso adhuc vivente ad honorem Divi Caroli , et Divi Thomae Aquinatis, et dotata in bonis stabilibus, cum onere duarum missarum in qualibet ebdomada.
In dicta ecclesia extat legatum familiae de Pontio pro cappella construenda in honorem Divi francisci de Paula cum onere quindecim missarum in quolibet anno, est dotata super omnibus eius bonis, interim missae celebrantur in Altare maiori.
Item in eadem ecclesia extat donatio U.J.D. Ioannis Andreae Carelli pro ornanda p.tta cappella maiori dexterae partis, cum onere unius missae in qualibet ebdomada, et est dotata in bonis stabilibus, interim celebratur in altare maiori, nam adhuc vivit.
Item in eodem altare maiori est onus duarum missarum in qualibet ebdomada ex legato q.m Ioannis Ferdinandi Sacchi super omnibus eius bonis.
Item in eadem ecclesia extat onus unius missae in quolibet mense ex legato q.m francisci palmuccio in bonis stabilibus.
Dicta ecclesia nullam habet sacristiam sed retro altare maius est quidam parvus locus in quo sacerdotes induuntur sacris vestibus pro missis celebrandis, tres habet tantum calices et veteres, et pauca vestimenta, seu paramenta, et vetustate consumpta, multum indiget reparatione.
A praefata cappella dexterae partis per quamdam magnam ianuam egreditur ad claustrum et per quamdam scalam ex lapidibus ascenditur ad dormitorium monachorum in quo septem sunt tantum cellulae, in quibus dormiunt monachi, et tam dormitorium, quam maior pars cellarum sunt absque testudinibus et subtus dictas cellulas habent Patres officinas necessarias. Cap.lum culparum, Coquinam, Refectorium, Dispensam, Cellarium, Horreum et Clibanum, sed non sunt sufficientes cum sint omnes dimidiatae. In medio quasi dicti dormitorii est alia ianua et scala per quam descenditur ad claustrum iuxta dictum dormitorium, quod solum est tectum imbricibus, nam alia tria sunt discoperta, quorum tantum extrinseci.. serviunt pro clausura; subtus quam scalam est quoddam posticum per quod itur ad viridarium et ad fontem aquae et corrispondet portae maiori dicti monasterii per unum ex dictis claustris detectis, iuxta quod est aliud dormitorium dirutum prope fundamenta, sicut , et coetera omnia alia aedificia antiqua; in quorum ruinis Patres sumptibus propriis reaedificaverunt quatuor domus unitas, in quibus habitant familiae et servientes dicti monasterii, et recipiuntur hospites. In cuius ecclesiae et monasterii servitio ad p.ns adsistunt infras.tti P.res:
R.dus P.r D. Caesareus Ricciutus Prior professus in anno 1602 ante congreg.nis erectionem, tempore reformationis fel. rev. Clementis VIII sub vicariatu q.m ad.m R.di P.ris D. Michael’Angeli de Simone.
D. Mutius delle Pira sacerdos professus sub Praesidentatu q.m ad.m P.di P.ris D. Michaelis Angeli de Simone in anno 1606.
D. Petrus Saccho sacerdos professus in anno 1626 sub prasidentatu ad.m R.di P.ris D. Placidi Salerni.
D. Hieronymus Catamusto sacerdos professus in anno 1628 sub Praesidentatu ad.m R.di P.ris Don Gabrielis Mascarii.
F.r Blasius Arcerius Diaconus professus in anno 16…. sub praesidentatu ad.m P.di P.ris D……
F.r Bernardus Zaccaro cl.s professus in anno 1628 sub praesidentatu adm R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
F.r Petrus Antonius Tramontana oblatus.
F.r Horatius de Acri oblatus.
F.r Petrus de Aloe oblatus.
F.r Ottavius de Leo oblatus.
F.r Petrus Fran.cus Iurno oblatus et F.r Guillermus Russus tertiarius.
Habent dicti Patres pro mensa separata à mensa abbatiali ducatos quinquaginta pro victu et vestitu duorum monachorum sacerdotum et ducatos decem pro manutentione ecclesiae, et sacristiae in bonis stabilibus, pro quibus docatis , 60, Procurator Eminentissimi tunc Cardinalis Antonio Caraffa cum sufficienti mandato in anno 1581, assignavit, et consignavit eis infrascripta bona stabilia. In p.s
Medietatem possessionis francisci layni, loco dicto la dispensa subtus viam qua venitur a terra fluminis frigidi ad monasterium, arboratam sicomis et aliis arboribus fructiferis.
Hortum unum situm iuxta dictam possessionem et monasterium. Aliam petiam terrarum pro horto, positam super ecclesiam cum aliquibus sicomis. Aliam petiam terrarum dicta lo Pantano. Terras et nemus Mortilletti iuxta suos fines. Omnes ripas fluminis à dicto Mortilletto usque ad Pontem. Terras quae fuerunt Andreae de Pace. Terras quae fuerunt Nicolai Carluccio cum sicomis. Terras de Nuce Luciani. Medietatem terrarum et frondium familiae de Francella loco dicto lo Manco. Terras Laurentii. Terras de dispensa super viam. Terras Petri de Francella, loco dicto la ferrera. Terras dello Manco. Pristinum unum mortillae et molendinum unum, prope monasterium. Item terras delli Mazza. Item quartucciatam unam terrarum, quae continetur cum praedictis terris de Nuce.
Quae omnia fuerunt appretiata et assignata pro ducatis quinquaginta quinque. Et ad complimentum dictorum ducatorum sessaginta assignavit eis ducatos quinque annui census super possessionem de trambaria familiae de ruperto iuxta suos fines. Item assignavit eis gratis Decimam calcinarum totius territorii abbatiae. Passum animalium. Unam petiam terrarum in qua Patres plantaverant vineam et nemusculum prope monasterium.
Inde praefatus commendatarius Eminentiss.s propria manu resignavit eisdem Patribus, officinam cartariam, et fabricas palatii abbatiales, quae nunc sunt diruta, sicut tunc erant.
Item pro reparatione dicti mon.rii assignavit Patribus diurnales eleemosinas, si ascendissent ad summam ducatorum quadraginta annuatim; ab.s teneretur ipsemet commendatarius ad totalem reparationem, quae eleemosinae nunc vix ascendunt ad summam ducatorum decem.
Quae omnia p.tta bona stabilia fuerunt multum aucta a monachis propria industria, plantando in eis sicomos sumptibus propriis et propriis manibus in eis laborando, et possunt ascendere annuatim ad summam ducatorum centum quinquaginta, sed quid inter tantum.
Ex eisdem introitibus soluunt singulis annis dicti Patres pro contributionibus Capituli Generali ducatos decem.
Capsae Communi Congregationis ducatos decem.
Patribus Visitatoribus tempore Visitationis ducatos duos.
Pro charitaturo subsidio Monasterio Divae Mariae de Succursu ducatos quatuor, in rebus tamen.
Singulis quibusque quatuor annis pro expensis in celebratione Cap.li Provincialis et pro viatico Praesidentis ducatos sexdecim in circa.
Abbazia di Santa Maria de Ligno Crucis
Abbatia seu Monasterium Divae Mariae de Ligno Crucis S. Ordinis Cistercien. Congregationis B. M. Calabriae et Lucaniae est situm et positum in territorio terrae Coriolani Dioecesis Rossanen. in Provin.a Calab.ae Citerioris et est commendatum Eminentissimo et R.mo Cardinali Theti.
Ecclesia longitudinis quadraginta pedum in circa est sita in parte dextera ingressus dicti Mon.rii et est absque testudine, sed cum mediocri crustatura et pavimento. Altare maius est in parte occidentis, super quod est imago Beatae Mariae Virginis sedentis cum eius filio super genu dextrum ex sculptura. Subtus quam in quadam parva capsula asservantur decenter in vasis vitreis, et in una cruce lignea plura fragmenta reliquiarum S.mae Crucis, Beatae Mariae Virginis et aliorum diversorum sanctorum et est sub quoddam arcu et retro ipsum altare sub quadam fornice in modum crucis recitant divinum officium, et comune missas Patres in duobus scannis cum non habeant chorum. In parte dextera dictae ecclesiae est ala una usque ad altare maius, item absque testudine in cuius superiori parte est aliud altare sub vocabulo Sanctissimae Crucis, In parte vero sinistra dictae ecclesiae est aliud altare nemini dicatum et in eis nullum est onus, nisi unius missae in qualibet ebdomada ex antiquo legato propter duas domus quas habent in terra Coriolani. Super quod altare et sub infimo grado altaris maioris est ianua sacristiae, in qua est calix unus , pauca vestimenta et paramenta vilis materiae et à monachis facta.
Super dictum vero gradum est alia parva ianua per quam ingreditur ad locum claustri, ubi nulla videntur vestigia claustri, sed contra dictam ianuam est quadam scala ex lateribus per quam ascenditur ad dormitorium monachorum in quo sunt quinque cellulae in quibus habitant Monachi et subtus eas sunt officinae agrariae ad usum dictorum monachorum: Dispensae, Refectorium, coquina et clibanus cum aliis locis necessariis. Cellarium vero est retro eccelsiam super quod est alia magna camera pro horreo ipsorum monachorum, a quo usque ad caput dicti dormitorii est initiatum aliud dormitorium à Patribus dicti monasterii, sed ad nullam devenit perfectionem servit tamen pro clausura; contra quod est porta maior dicti mon.rii, ad orientem. In quo monasterio, et pro servitio dictae ecclesiae ad p.ns reperiuntur collocati infras.tti Patres.
R.dus Pater D. Petrus Ioannes Stocchi Prior, professus in anno 1622 sub Praesidentatu ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
D. Hieronymus Caputo sacerdos professus in anno 1616 in manus ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
D. Iustus Petronius sacerdos absens.
F.r Paulus oblatus et f.r Petrus à Coriolano tertiarius.
Habent P.res dicti Mon.rii pro mensa separata à mensa abbatiali in bonis stabilibus ducatos centum quinquaginta, pro victu et vestitu monachorum assignandorum ad arbitrium superioris, et pro omnibus oneribus.
Habent quoddam petium terrarum tumulatorum nonaginta septem, positum in territorio dictae terrae Coriolani, loco dicto brica russa, et proprié l’ulmella iuxta suos notorios fines pro ducatis sexaginta sed ad p.ns pro inevitabili inundatione cuiusdam fluminis vix reddit pro medietate.
Molendinum unum situm et positum in flumine dictae terrae Coriolani pro aliis d.tis 60.
Aliqua petia terrarum circum circa mon.rium diversis nominibus nominata et arborata diversis arboribus fructiferis: vineis, olivis, sicomis, malis aureis, prunis, piris, quercubus et aliis diversis arboribus, et pro viridariis faciendis, in quorum medio est turris pro reliquis docatis triginta ad complimentum dictorum ducatorum centum quinquaginta.
Habent praeterea duas domus in dicta terra Coriolani cum onere supradictae missae in qualibet ebdomada ex antiquo legato.
Habent insuper decimam calcinarum, quae sunt in toto territorio Abbatiae quae nunc nihil reddit et Portellum animalium damnificantium in territorio Abbatiae.
Soluunt singulis annis ex eisdem redditibus, pro contributionibus Cap.li Gen.lis d.tos duodecim Capsae Communi Congregationis ducatos quinque.
Patribus visitatoribus tempore visitationis ducatos duos.
Mon.rio Beatae Mariae de Succursu pro caritativo subsidio in rebus tamen, ducatos quatuor.
Singulis quibusque quatuor annis pro expensis Cap.li Provincialis, et viatico Praesidis ducatos decem in circa.
Abbazia di Santa Maria di Acquaformosa
Abbatia sive Monasterium Divae Mariae de Aquaformosa S. Cistercien. Ordinis Congreg.nis Beatae Mariae Calabriae et Lucaniae, est situm et positum in territorio terrae Altimontis, et prope casalem de Aquaformosa ipsius Abbatiae Dioecesis Cassanen. in Provincia Calabriae Citra, et est commendatum Eminentiss.mo et R.mo Cardinali Laudivio Zacchia Sancti Sisti nuncupati resignatum Benedicto Rondenino eius nepoti.
Ecclesia dicti monasterii est mediocris magnitudinis, cum antiqua testudine, sana crustatura et pavimento, cum armis familiae de Pischara. Altare maius est in parte occidentis sub quadam media fornice, super quod est tabernaculum, seu custodia SS.mi Sacramenti, et icona Assumptionis Beatae Mariae Virginis, insignis picturae, iuxta quam à dextris et à sinistris sunt imagines Beatorum Bernardi, et Benedicti Abbatum, eiusdem picturae et cum eisdem armis de Pischara.
Iuxta parietem a cornu Epistolae est quoddam tabernaculum ligneum, in quo in una cruce, et in duobus tabernaculis ex ebano dixtinctis locis, et in diversis aliis capsulis eburneis asservantur multa fragmenta reliquiarum diversorum sanctorum, tabulis vitreis tecta. Ante ipsum altare est chorus simplicibus sedilibus compactus. Iuxta ianuam vero à dextera parte ingressus dictae ecclesiae est cappella una dicata Beatae Mariae Virgini in qua descenditur per tres gradus cum nova testudine, pavimento et crustatura depicta, adornata à R.do D. Donato Antonio de Iulianis Celentano, cum eius armis supra arcum ingressus dictae cappellae in qua adhuc nullum est onus; et in ea est antiqua statua dictae ecclesiae Beatae M.ae Virginis , sedentis cum eius filio in gremio, renovata tamen ab eodem de Iulianis.
Contra quam in parte sinistra dictae ecclesiae est ianua parva per quam ingreditur sub campanile forniculato, et ad sacristiam etiam ex fornice ad modum crucis, in qua sunt pauca paramenta et tres tantum calices et per eundem campanile ingreditur ad claustrum monachorum iuxta dictam sacristiam, quod solum est ex fornice, sed propter antiquitatem minatur ruinam, et in eo apud sacristiam est Capitulum Monachorum pro culpis reddendis; dormitorium vero quod est supra, a paucis annis possidetur a conductoribus dictae abbatiae, non contenti Palatio Abbatiali, quod est prope ianuam maiorem ecclesiae à parte sinistra ingressus, et coniungitur cum praefato dormitorio. Coetera vero tria claustra sunt detecta et diruta. Contra praedictum Dormitorium ab alia parte est dormitorium monachorum, in quo tantum quinque sunt cellae pro Monachis, sub quo est cellarium forniculatum, et stabulum. Habent aliquas alias officinas terraneas ab hoc dormitorio, usque ad iam dictum q. possidetur à conductoribus, ubi erat olim dormitorium antiquum, sed male conditionatas. Ipsum vero dormitorium in quo nunc habitant, est medietas cuiusdam dormitorii antiqui. Nunc Eminentissimus Cardinalis S.ti Sisti commendatarius suis expensis reaedificat a fundamentis aliam medietatem, quam officinis necessariis et divisis et terraneis duxit usque ad pavimentum ubi posuit trabes et stellas; reliquos muros extrinsecos tantum duxit ad tegumentum sed continuat eius perfectionem et in caput istius dormitorii in posteriori parte ecclesiae nunc est porta maior monasterii.
In quo Mon.rio et pro dictae ecclesiae servitio ad p.ns inveniuntur collocati infras.tti P.res:
R.dus Pater D. Massimianus Longus Prior professus in anno 1607 sub Praesidentatu q.m ad.m R.di P.ris D. Michaelis Angeli de Simone S. T. D.
D. Bonifatius Tarantinus professus in anno 1619 sub praesidentatu ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
F.r Ioacchinus Bon’homo cler.s professus in anno 16.
F.r Ioseph Schirco subd.s professus in anno 16..
F.r Sebestianus Casella oblatus.
F.r Iulius Fuscaldus oblatus.
F.r Caesar Rigio oblatus.
Habent dicti Patres pro mensa separata à mensa abbatiali in bonis stabilibus ducatos centum viginti, pro victu et vestitu quatuor monachorum et unius conversi et pro omnibus necessitatibus monasterii.
Item sexaginta modios frumenti et sexaginta cados vini puri pro quibus omnibus habent infras.tta bona.
Habent et exigunt ab officialibus et affictuariis Regiae Salinae Altimontis singulis annis ducatos septuaginta duos.
Habent territorium unum dictum Sassone (quod antiquitus erat civitas) situm et positum in territorio terrae Morani pro ducatis triginta.
Habent census minutos Civitatis Castrovillarum, et terrae Morani pro ducatis quatuor.
Habent census minutos terrae Schaleae pro ducatis quatuor; pro quibus exigendis magis expenditur quam exigitur ob distantiam loci et paulatim depereunt.
Habent fidam piscationis advenarum in flumine Cassani pro ducatis duobus, quam nunquam potuerunt exigere ob potentiam dominorum dictae civitatis.
Habent item census minutos terrae Sancti Donati et Pulicastrelli pro ducatis octo, et vix exigunt medietatem.
Habent pro frumento molendinum unum in flumine Grondi et in territorio dictae abbatiae pro modiis quinquaginta; sed expenditur medietas pro manutentione dicti molendini.
Habent alios modios decem frumenti ab hominibus dicti casalis Aquaeformosae pro decimis debitis dictae abbatiae.
Habent pro vino a particolaribus hominibus dicti casalis pro censibus debitis seu decimis dictae abbatiae pro eorum vineis cados quadraginta vini.
Habent et exigunt à particularibus terrae Sancti Donati ex eadem causa pro decimis debitis dictae abbatiae alios viginti cados vini.
Habent insuper modios quatuor in circa terrarum propé abbatiam pro viridariis faciendis ubi Patres propriis manibus, et suis expensis plantaverunt sicomos et possunt reddere singulis annis ducatos viginti in circa.
Habent item duas alias vineas in terra Altimontis et quasdam petias terrarum, quas emerunt propriis pecuniis, cum non sufficeret eis vinum predictum nam ordinario assistunt decem in servitio dictae ecclesiae, licet nunc non inveniantur plures supras.ttis.
Ex quibus introitibus soluunt singulis annis. Pro contributionibus Cap.li Gen.lis ducatos decem.
Capsae Communi Congregationis ducatos septem.
Patribus visitatoribus tempore visitationis ducatos duos.
Mon.rio Beatae Mariae de Succursu pro charitativo subsidio ducatos sex, in bonis singulis quibusque quatuor annis pro expensis in celebratione Cap.li Provincialis et pro viatico Praesidentis dicti Cap.li ducatos sexdecim.
Abbazia di Santa Maria de Matina
Abbatia seu Monasterium Beatae Mariae de Matina S. Ordinis Cisterciensis, Congregationis Beatae Mariae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in territorio civitatis Sancti Marci , Dioecesis etiam Sancti Marci Provinciae Calabriae Citerioris, et est commendatum Eminentissimo et R.mo Cardinali Burghesio.
Cuius omnia antiqua aedificia sunt diruta, apparent solum haec pauca antiquitatis vestigia.
Capitulum Culparum, in quo nunc Patres habent ecclesiam, in cuius medio sunt duae columnae super quibus sunt fundatae fornices.
Item scala magna, qua ascendebantur ad Dormitorium, absque tamen gradibus, et sub qua nunc Patres habent cellarium.
Item locutorium, seu posticum unum per quod Patres antiqui ibant de uno ad alium claustrum, et in quo ratiocinabantur de rebus necessariis, quae omnia continentur in unum, et sunt ex fornice; super quibus nunc Patres habent habitationem.
Super Capitulum habent septem cellulas hinc inde, et in medio Dormitorium, seu corritorium.
Super scalam habent salam magnam pro refectorio, et super locutorium seu posticum; duas cameras pro coquina, et dispensa. In quo locutorio nunc est ianua mon.rii et scala per quam ascendunt ad habitationes.
Apparent etiam muri exteriores antiqui claustri, qui nunc serviunt pro magna clausura, ad quam ingreditur per ianuam ecclesiae antiquae, intra cuius fines est alia parva ecclesia sub vocabulo SS.mae Annunciationis, quae est discperta, et ab una parte dicti antiqui claustri nunc est praefatum monasterium. Et in medio dictae clausurae est quidam magnus puteus Aquae Vivae.
In cuius Monasterii et ecclesiae servitio ad p.ns inveniuntur collocati infras.tti P.res:
R.dus Pater D. Theodosius Cayno Prior professus in anno 1614 in manus R.di P.ris Don Gabrielis Mascarii, sub Praesidentatu q.m ad.m R.di P.ris D. Hieronymi Caricati.
D. Fabius de Nuce sacerdos oblatus monasterii de Sagittario.
F.r Franciscus Curcione Diaconus professus in anno 1624 sub Presidentatu ad.m R.di P.ris D. Placidi Salerni et Franciscus à Castelluccio serviens.
Habent dicti Patres pro victu et vestitu et per omnibus aliis necessitatibus ordinariis et extra ordinariis ducatos centum et quindecim in pecunia tamen, et non in bonis stabilibus, assignatos eisdem, à Patribus Regiminis dictae Congregationis, ex mensa assignata praefato Mon.rio de Matina, à Commendatariis praeteritis in docatis Tercentum viginti, reliquos assignaverunt Abbatiae de Sambucina, et abbatiae Sancti Angeli, cum sint commendatae eidem Eminentiss.o et R.mo Commendatario, quibus nulla est assignata mensa; habent etiam dicti Patres de Matina ex eisdem pecuniis alios docatos viginti pro reparatione dicti Mon.rii, quos ducatos centum triginta quinque soluunt dictis Patribus conductores dictae Abbatiae de Matina, ita sparsim et contra tempus, ut vix sufficiant eis pro medietate temporis.
Habent praeterea modios decem terrarum prope Abbatiam et iuxta flumen, ubi Patres plantaverunt vineam unam, et pro eis soluunt singulis annis conductoribus dictae Abbatiae ducatos sex canonis, seu annui census.
Soluunt dicti Patres ex eisdem nummis singulis anni capsae communi Congreg.nis ducatos quinque.
Patribus Visitatoribus tempore visitationis ducatos duos.
Et singulis quibusque quatuor annis pro expensis in celebratione Cap.li Provincialis et pro viatico Praesidentis ducatos sex.
Abbazia di Santa Maria de Sambucina
Abbatia seu Monasterium Divae Mariae de Sambucina S. Ordinis Cistercien. Congregationis Beatae Mariae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in montaneis territorii terrae Lutiorum Dioecesis Bisinianen. Provitiae Calabriae Citerioris et est commedatum Eminentissimo et R.mo Cardinali Burghesio. Omnia eius antiqua aedificia sunt diruta. In quibus ruinis haec pauca sunt restaurata à monachis.
Ecclesia una mediocris in tertia parte antiquae ecclesiae iuxta altare maius, quod est sub quadam antiqua fornice in modum dolii, et est ad orientem, et super eum est icona Assumptionis Beatae Mariae Virginis. Habet novam testudinem, crustaturam et pavimentum, in cuius medio, hinc inde sunt duo alia altaria absque titulis, et absque oneribus.
A posteriori parte dictae ecclesiae est erectum Dormitorium unum à fundamentis, in cuius superiori parte sunt tres cellae, et coquina, et in parte inferiori sunt aliae officinae necessariae et terraneae.
In cuius ecclesiae servitio ad p.ns adsistunt infras.tti P.res:
R.dus P.r Don Caesar Calepinus Prior unus ex antiquis Patribus professus ante Congregationis erectionem.
D. Ottavius Riccius sacerdos.
F.r Vittorius Federicus subd.s professus in anno 1626 in manus R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii sub Praesidentatu ad.m R.di P.ris D. Placidi Salerni et aliis servientes.
Habent dicti Patres pro eorum victu et vestitu, et per omnibus aliis oneribus ducatos octuaginta quinque in pecunia; assignatos eisdem pro Patris Regiminis a mensa Mon.rii de Matina, ut ibi dictum, quos exigunt ex fructibus dictae abbatiae de Sambucina, … concessione annua Agentis eiusdem Eminentissimi ac R.mi Cardinalis, vel conductoris praefatae Abbatiae de Matina.
Habent item vineam unam prope Monasterium, propriis manibus, et suptibus plantatam.
Soluunt singulis annis capsae communi Congregationis ducatos quatuor.
Patribus Visitatoribus tempore Visitationis ducatos duos et singulis quibusque quatuor annis pro expensis Cap.li Provincialis et viatico Presidentis ducatos sex.
Abbazia di Sant’Angelo in Frigilla
Abbatia seu Monasterium Sancti Angeli in Frigilla S. Ordinis Cisterciensis Congregationis Beatae Mariae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in montaneis territorii terrae Mesurachae Dioecesis Sanctae Severinae, Provinciae Calabriae Ulterioris, et est commendatum Eminentissimo et R.mo Cardinali Burghesio.
Quod propter nonnullas tunc magni ponderis causas ex paucis annis fuit derelictum, et eius servitium ex consensu eiusdem Eminentissimi et R.mi Cardinalis Burghesii, ac Ill.me et R.mi Archiep.pi Sanctae Severinae fuit translatum ad ecclesiam SS.mae Annunciationis praefatae terrae Mesurachae, sitam et positam subtus et prope castrum dictae terrae. In qua est confraternitas, et in ea Presbyteri seculares habent praecedentiam in canendis et celebrandis missis, ex quo fit ut non possint monachi statutis horis, et debitis temporibus, Divinum officium et missas celebrare.
Ad p.ns Patres cum non habeant cellas prope dictam ecclesiam habitant in quadam domo intus praefatam terram, cum non modico incomodo et indecentia.
Pro quo servitio ad p.ns adsistunt infras.tti Patres:
R.dus P.r Thomas Secretus Prior professus in anno 1617 sub vice praesidentatu ad.m R.di P.ris Gabrielis Mascarii.
Don Joseph Valentinus sacerdos professus in anno 1618 sub vicepraesidentatu ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
F.r Ioannes Thomas Richetta oblatus.
Habent dicti Patres pro eorum victu et vestitu et omnibus aliis necessitatibus et oneribus in pecunia ducatos centum, eis assignatos ex mensa monasterii B. Mariae de Matina per Patres Regiminis, quos tamen exigunt ab Agentibus dicti Eminentissimi et R.mi Cardinalis Commendatarii, vel à conductoribus dictae Abbatiae Sancti Angeli.
Habent item vineam unam prope dictum mon.rium de Sancto Angelo, et aliquas petias terrarum circum circa mon.rium arboratas castaneis et aliis diversis arboribus fructiferis, et pro viridariis faciendis.
Soluunt dicti Patres tum pro dicto monasterio Sancti Angeli, quam pro praefatis B. Mariae de Matina et Beatae Mariae de Sambucina sindulis annis pro contributionibus Capituli Generalis ducatos viginti.
Capsae Communi Congregationis ducatos quinque. Patribus visitatoribus tempore Visitationis ducatos duos.
Singulis quibusque quatuor annis pro Cap.li Provincialis celebratione et viatico Praesidentis ducatos sex.
Monastero di Santa Maria de Terrata
Monasterium Beatae Mariae de Terrata S. Ordinis Cisterciensis Congregationis B. Mariae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in territorio terrae Roccae Neti Dioecesis Sanctae Severinae in Provincia Calabriae Citerioris, erat Gracia Abbatiae Sancti Joannis in flore, sed in anno 1624 per Decretum Patrum Regiminis dictae Congregationis fuit fundatum et erectum in Mona.rium formale quapropter nemini est commendatum.
Ecclesia est parva sed magnae devotionis, eius altare est ad orientem, et in eo est statua Beatae Mariae Virginis parva sed mirae maiestatis in quam semper desiderat oculus prospicere.
Subtus quam ecclesiam est quoddam Palatiolum, in quo habitant monachi, tres habens officinas terraneas et unam cameram supra cum principio dormitorii. Apparent tamen circumcirca multa aedificia diruta.
In servitio dictae ecclesiae ad p.ns inveniuntur infras.tti Patres:
R.dus P.r D. Benedictus Facente Prior professus ante Congregationis erectionem.
D. Philippus Brunus sacerdos professus in anno 1616 in manus R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii et f.r Michael Ursinus tertiarius.
Habent tantum dicti Patres vineam unam prope monasterium et modios decem terrarum in circa à Benefactoribus eidem ecclesiae legatos, sed vivunt de eleemosinis et piorum largitionibus. Et quia nihil habent, nihil soluunt.
Abbazia di Santa Maria de Sagittario
Abbatia seu Monasterium Divae Mariae de Sagittario S. Ordinis Cisterciensis Congregationis B. Mariae Calabriae et Lucaniae est situm et positum in montaneis territorii terrae Clarimontis, Anglonen. Dioecesis in Provin.a Lucaniae, et est commendatum ad.m Ill.i et R.mo D.no Abbati Carolo la Porta.
Ecclesia est à parte inferiori dicti Monasterii versus Aquilonem, ante eius ingressum est atrium unum, et post ingressum in tertia parte dictae ecclesiae est quidam murus in cuius medio est ianua, et in parte dextera est cappella Beatae Mariae Virginis, in cuius altare , et quasi retro ex statua antiqua eiusdem B. Virg. in eodem trunco in quo fuit reperta ab annis circiter 400m et est tecta tabulis depictis et est ex fornice. In parte vero sinistra est alia cappella sub vocabulo SS.ae Crucis.
Retro ipsum murum est chorus monachorum cum sedilibus sculptis et in vera forma monasticha, supra chorum dexterae partis est organum magnum. In extremitatibus dicti chori ab utraque parte sunt duae parvae ianuae per unam ingreditur ad claustrum, et per aliam ad cappellam seu ecclesiam Beati Ioannis à Caramda conversi ordinis Cistercien. et supra eius altare in quadam arca vitrea tecta alia archa ex tabulis asservatur integrum corpus eiusdem B. Ioannis; et alia vasa vitrea cum multis reliquiis diversorum sanctorum. In quo altari item est Icona Annunciationis B. Mariae Virginis et in eadem ecclesia item est aliud altare dicatum Divo Antonio de Padua, quae sunt absque oneribus, sicut et alia omnia.
Supra quas ianuas est quidam magnus Archus, in quo est trabs, cum crucifisso magno et paulo sup.a in sinistra parte est alia ianua per quam ingreditur ad sacristiam, in qua sunt calices, turibula, vestimenta, et paramenta diversarum materiarum, et diversorum colorum, et sufficientia pro cultu divino. Inde est altare maius positum ad orientem supra quod est tabernaculum SS.mi Sacramenti, et icona magna Assumptionis Beatae Mariae Virginis, et hinc inde credentiae necessariae pro missis solemnibus et sedilia pro ministris in cornu Epistolae. Sub quibus sedilibus est quaedam schala ex lateribus, per quam ascenditur ad dormitorium, quod dicitur Capituli in quo est habitatio novitiorum diversis cellulis dixtincta sub uno ingressu, ubi est cella Magistri Novitiorum, quae separat dictas cellas à cellis professorum, in quo novitiatu super est unus Novitius. In fine dicti primi Dormitorii est alia schala magna item ex lateribus per quam descenditur ad claustrum, sub qua est carcer ad correctionem monachorum. In principio sequentis Dormitorii in quadam sala magna est libraria dicti Mon.rii et inde sequuntur cellae monachorum professorum, et haec duo Dormitoria sunt dupplicata et habent cellas hinc inde. Aliud Dormitorium, quod dicitur ianuae est simplex adhuc, in cuius tertia parte est hospitium iuxta ianuam maiorem quae est ante p.ttum atrium ecclesiae, et in reliqua parte habitant conversi et oblati.
Dictum Monasterium habet sua claustra et cupraclaustra formata, quorum duo: Cap.li et Refectorii sunt ex fornice in modum Crucis, cum nova crustatura, in quibus sunt depicta aliqua ex miraculis Divi Bernardi, alii duo fient quamprimum deo favente. Sub primo Dormitorio est Capitulum Culparum et duo horrea, scala et carcer. Sub secundo cella vinaria ex fornice in modum dolii et refectorium etiam ex fornice in quo est depicta arbor Divi Benedicti Abbatis.
Sub 3° est coquina, calefactorium, refectorium hospitum et coeterae officinae necessariae.
Ante praefatum mon.rium est palatium unum, in cuius superiori parte habitant familiae mon.rii et in inferiori est stabulum.
Habet monasterium et mensa monachalis aliquas grancias in terris convicinis, in quibus habitant et adsistunt oblati et famuli dicti Mon.rii pro culturatione agrorum, vinearum, et possessionum eiusdem mon.rii.
In praefata terra Claromontis Granciam unam.
In territorio monasterii loco dicto Ventrile granciam unam ubi est maior pars vinearum.
In terra Episcopiae Granciam Unam.
In terra Castellucii Granciam unam.
In terra Laini Granciam unam, omnes cum sufficientibus habitationibus et aliam modernam in terra Rotundae,
In cuius ecclesiae servitio ad p.ns inveniuntur collocati infras.tti P.res:
R.dus Pater D. Maurus Buffonus Prior ex antiquioribus Patribus ante Congregat.nis erectionem.
D. Martius Grezze Sacerdos.
D. Carolus Calà sacerdos professus in anno 1615 in manus R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
D. Theodorus Baru Sacerdos professus in anno 1620 sub Praesid.tu ad.m R.di P. D. Gabrielis Mascarii.
D. Constantius Perillus sacerdos professus in anno 1620 sub Praesid.tu ad.m R.di P.ris D. Gabrielis Mascarii.
D. Innocentius Pyrronus Sacerdos.
D. Petrus Maramaldo Sacerdos.
D. Stephanus Grezze Sacerdos.
D. Ioannes Baptista Donadio sacerdos.
F.r Santius Viola cler.s.
F.r Robertus de Simone cler.s.
F.r Eugenius de Mauro cler.s.
F.r Marcus de Iure Conversus.
F.r Magnus à Padula conversus.
F.r Macharius à S.to Marco conversus.
F.r Salvator Maranus Cler.s novitius.
F.r Grisostomus … conversus novitius.
D. Ioannes Nicolaus à Episcopia oblatus sacerdos.
D. Ioannes Baptista à Claromonte oblatus sacerdos.
D. Ioannes à Layno oblatus sacerdos.
-Appendice-
Documenti per la celebrazione del Settimo Capitolo Provinciale
“Celebratio Septimi Capituli provincialis in hoc Ven.li Mon.rio Beatae Mariae de Succursu sub anno D.ni 1630.
Literae Sacrae Congregationis pro assistentia R.mi P.ris Procu.ris Gen.lis Ap.lico Visitatori directae.
Ill.e e R.mo Monsig.r Come fr.ello. Essendo ricorso a N.ro Sig.re il Procurator Gen.le di francia di tutto l’ordine cisterciense, et havendo rappresentato alla S.ta S. alcuni gravi pregiuditii che potrebbero nascere alla sua Religione da gli ordini dati a V. S. intorno alla Visita de i monaci della Congreg.ne di Calabria del medesimo ordine et intorno alla celebratione del loro Cap.lo, mentre si esseguissero senza alcuna assistenza de superiori dell’ordine ha S. B.ne comandato ch’io scriva a V. S. ch’ella dovrà tuttavia esseguire i medesimi ordini, ma però con l’assistenza e consiglio del sopradetto Procurator Gen.le, il quale per tal effetto si transferirà quanto prima in coteste parti, che perciò S. S.ta vuole ancho che fino all’arrivo di esso Procu.re V. S. sopraseda in procedere da se stessa più avanti nell’essecutione delle sue commissioni. Non manchi dunque di conformarsi in ciò col senso della S.ta S. E.
Dio la preservi. Roma li xxx Agosto 1630. D.V.S. Come fratello Il Cardinal S. Onofrio.
In nomine Sanctae et Individuae Trinitatis Patris, et Filii et Sp.us Sancti, et ad honorem et laudem B. Mariae semper Virginis et B. Bernardi P.ris n.ri. Incipiunt acta et decreta Cap.li Provincialis Congreg.nis Cisterciensis Calabriae et Lucaniae in venerabili Mon.rio Beatae Mariae de Succursu die septima, et sequentibus mensis Novembris 1630 celebrati, Praesidente in eo Ill.mo et R.mo D.no Archie.po Sanctae Severinae a Sacra Congreg.ne special.r delegato cum assistentia, et consilio R.mi P.ris D. Nicolai Legoux S. T. in facultate Parisiensi Doct. Abbatis S. Sulpitii et totius Cistercien. ordinis in Romana Curia Procu.ris et Vicarii gen.lis cum infrascriptis diffinitionibus.
Die XXXI mensis Octobris 1630. In venerabili Mon.rio Divi Ioannis in flore in actu visitationis in executionem mandatorum praefatae S. Congreg.nis super Regularibus, assistente eodem R.mo D.no Procu.re Gen.li. Per paefatum Ill.mum et R.mum D.num Archiep.um Delegatum et Visitatorem fuerunt decretae litterae edictales indictionis septimi Cap.li Provincialis iam dicti, quarum litterarum, seu indictionis tenor est qui sequitur.
Sacra Congreg.o Eminentissimorum ac R.morum D.D. Sactae Romanae Ecclesiae Cardinalium super Ep.is et Regularibus prapositorum et eorumdem consultationibus/ Faustus Caffarellus Romanus Dei et Ap.licae Sedis gra. Archie.pus S. Severinae et ab eadem p.tta Sacra Congreg.ne Visitator et Corrector Congreg.nis R.dorum P.rum et fratrum Ordinis Cisterciensis in Provinciis Calabriae et Lucaniae specialiter deputatus.
Alli R.R. In … P.P. Presidente di Calabria et Basilicata, Visitatori, Priori, Cellerarii, Monaci, et altre persone di detta Congreg.ne per tenore del p.nte editto notifichiamo qualm.te in essecutione delle comissioni dateci, et mandate dalla p.tta S. Congreg.ne sotto il di 26 d’Aprile prossimo passato habbiamo resoluto e determitato che si celebri il Caplo Provinciale, sin’hora da noi per ordine speciale di detta S. Congreg.ne con l’assistensa e conseglio del R.mo P.re Don Nicolò Legoux Dott.re di S. T. Abbate di San Sulpitio, et Procu.re Gen.le del d.o Ordine Cisterciense nella Corte Romana presediremo: E perché in detto Cap.lo si dovrà trattare in essecutione de gl’ordini, e comissioni della D.a S. Congreg.ne della riforma e correttione tanto nel corpo, come nei membri della Congreg.ne di detto ordine, dell’osservansa e restitutione della disciplina monastica, creare nuovo Presidente e Regimento, e nuovi officiali, tanto per l’essecutione della Riforma, e Restitutione impostecci e commesse, quanto per il buon governo di detta Congreg.ne Cisterciense, et altre cose necessarie. Però a tutti, et a ciascuno delli detti P.ri notifichiamo, et intimamo d.o Cap.lo da celebrarsi nel Ve.le Mon.rio di Santa Maria del Soccorso di detto ordine nel luoco detto li Scalzati Diocese di Cosenza da incominciarsi giovedi prossimo futuro, che saranno li sette di 9bre prossimo futuro con li seguenti sino alla totale speditione di detto Cap.lo, et incidenti negotii che in esso si dovranno trattare e con l’aggiuto di S. Divina Maestà terminare.
Tratanto in virtù dell’istesso editto si moniscono tutti li Padri e fr.i di Monasterii della Congreg.ne di d.o Ordine in virtù di S.ta obedientia, et altre pene a n.ro arbitrio che debbiano per tal effetto al tempo debito eligere, et haver eletto il suo Discreto per mandarlo al d.o Cap.lo con le loro lettere testimoniali, il quale sia Sacerdote, et habbia voce attiva et passiva, e talm.te idoneo e sufficiente ch’al d.o Cap.lo possa si in generale, come in particolare rappresentare le necessità, aggravii e bisogni delli detti Mon.rii da quali vengono mandati. Di piu si moniscono tutti che de Jure, o vero de consuetudine sonno tenuti esser pre.nti al d.o Cap.lo e si ordina che omnim.te debbiano intervenire; et a questo effetto comandiamo al P. Presidente ch’egli intimi, e faccia intimare à chi spetta il p.nte n.ro editto, del che procuri legitima relat.ne e subbito a noi ne dia notitia. Ordiniamo ancho a tutti quelli dovranno esser p.nti al d.o Cap.lo v’intervengano, e siano p.nti con ogni dovuta modestia e religiosità si conviene ad un monaco, che professa il d.o Ord.e Cistercien. Avertendo che contro quelli non compareranno in detto Cap.lo al giorno prescritto, ò vero impediti non mandaranno legitima scusa de gl’impedimenti d’approvare dal med.o Cap.lo, si procederà con ogni rigore all’essecutione delle pene perciò incorse. Volendo e dichiarando che basti il p.nte editto sia letto una volta in convento, e di cio data relat.ne dal Superiore di quel luogo al Presidente e da esso Presidente a noi habbia forza come se personalm.te a ciascheduno di sudetti fusse stato intimato. Dat. In Mon.rio florensi hac die ult.a 8bris 1630. Faustus Archiep.us S.tae S.nae Visitator et Delegatus Ap.licus locus sigilli. Secundus Ansaldus Not. Ap.licus Secret. de mandato.”.
Creato il 10 Febbraio 2015. Ultima modifica: 27 Marzo 2015.