Le abbazie cisterciensi di Calabria tra il Cinque ed il Seicento

Luzzi (CS), Santa Maria della Sambucina.

I monaci cisterciensi arrivarono in Calabria al tempo di re Ruggero II, verso la metà del secolo XII. La prima fondazione fu l’abbazia di Santa Maria della Sambucina presso Luzzi, in diocesi di Bisignano. L’ordine nobiliare latino entrò in conflitto con il preesistente monachesimo greco, e si espanse specialmente in Val di Crati e Terra Giordana. Qui diede vita ad alcune abbazie, dedicate al culto mariano, così caro al “mellifluo dottore”. L’ordine fu favorito dagli Altavilla soprattutto dal re di Sicilia Gugliemo II.

Fra le prime abbazie che andarono a farne parte, sono da ricordare le benedettine di Santa Maria della Matina, di Santa Maria di Corazzo e di San Giuliano di Rocca Fallucca, la certosa di San Stefano del Bosco, S. Maria di Acquaformosa, ed i monasteri greci di Sant’Angelo in Frigillo e di S. Maria de Ligno Crucis. In seguito, li seguirono alcuni monasteri florensi. Durante i secoli XIV e XV i monasteri decaddero. Dopo il Concilio di Trento vi fu un tentativo di ripresa di breve durata.

Dalla relazione sullo stato dell’ordine dei monasteri cisterciensi, situati nello stato della Chiesa e nei regni di Napoli e di Sicilia, visitati nel 1569 dai frati Nicola Boucherat, procuratore generale dell’ordine, e dal vicario Dionisio de Laceronis, su 33 ben 14 erano in Calabria. I monasteri cisterciensi calabresi, come risulta dall’elenco dello “Status monasteriorum Cist. Ord. ex Visitationem an. 1569”, sono: “Sancta Maria de Aquaformosa”, “Sancta Maria de Martina”, “Sancta Maria de Sabuchina”, “Sanctus Angelus de Frigile”, “Sancta Maria de Fonte laureato”, “Sancta Maria de Balnearia”, “Sancta Lucia prope oppidum Palasseolo”, “Sancta Maria de Coratio”, “Monasterium de Acqua viva alias Sancto Laurentio”, “Sancta Maria de Altilia”, “Sancta Maria Nova”, “Sanctus Ioannes de flore”, “Sanctus Angelus Militinus” e “monasterium de Ligno Crucis”.

Tutti i monasteri erano in commenda a chierici e vescovi, quasi sempre cadetti dell’aristocrazia napoletana, che gestivano e davano in fitto i beni abbaziali tramite procuratori e fattori; così S. Maria di Acquaformosa era in commenda al chierico napoletano Marco Antonio Piscara, le tre abbazie unite di S. Maria della Matina, di S. Maria di Sambucina e di Sant’Angelo di Frigillo, al chierico napoletano Carlo Caracciolo, S. Maria di Fonte Laureato al vescovo di Fossombrone Aloisio Ardinghello, S. Maria di Corazzo era del vescovo di Feltre, S. Giovanni in Fiore del chierico napoletano Ferdinando Rota, Sant’Angelo Militino dei De Amato di Amantea, ecc.

Luzzi (CS), la Madonna della Sambucina.

Il paesaggio

L’economia abbaziale, almeno nella sua fase iniziale, era strettamente legata alle risorse del bosco e del pascolo. Le abbazie, di solito, erano situate in luoghi dominanti e strategici, presso alti monti, o vicino alla loro sommità, accanto a strade pubbliche importanti, in luoghi aperti e su vasti pianori, fuori dagli abitati, ma non molto distante da essi; di solito, a metà cammino tra i pascoli della marina e quelli della montagna. Tutte avevano vicino vasti boschi e selve di castagni, di noci e di querce. Accanto scorrevano i fiumi e le sorgenti, presso i quali macinavano i mulini ed i frantoi.

Così alla metà del Seicento è descritto dagli stessi monaci cisterciensi il paesaggio, dove sorgeva la loro abbazia; un ambiente che conservava quasi intatti molti dei suoi caratteri originali. L’intervento dei monaci si notava soprattutto nei pressi del monastero, con alcuni disboscamenti che avevano dato vita a piccoli orti, e chiuse con numerosi e svariati alberi da frutto, a vigne, a oliveti ed a qualche prato per il pascolo degli animali del convento.

Il monastero rimase quasi sempre una realtà isolata, immersa in un ambiente boschivo e pastorale. Circondati completamente da mura, alcuni si aprirono sull’esterno con la costruzione di stalle e di piccole abitazioni per gli oblati, le oblate ed i “servienti”. Solamente alcune abbazie e precisamente quelle di Santa Maria di Acquaformosa, di Santa Maria di Altilia e di San Giovanni in Fiore, sul finire del Quattrocento e durante il Cinquecento, per opera ed uso dei rispettivi commendatari, daranno vita nelle vicinanze a casali, popolati con schiavoni e gente “albanese”; casali che, pur prendendo il nome dall’abbazia, saranno vassalli del commendatario.

S. Giovanni in Fiore (CS).

Il luogo

L’abbazia di Corazzo, situata in montagna vicino al fiume Corace, era intitolata alla Purificazione della Beata Vergine Maria. Essa è descritta “nelle montagne circonferentia della Città di Scigliano diocesi di Martorano vicino strade publiche distante di detta Città di Scigliano otto miglia in circa, et miglio e mezzo d’un casaletto chiamato la templa della Castagna”. Nelle vicinanze del monastero i monaci possedevano “una continentia di terre lavorative” dell’estensione di circa dodici tomolate, parte utilizzate ad uso di orto per i monaci e parte a semina, ed un prato di circa due tomolate, adatto al pascolo degli animali del monastero.

L’abbazia di Santa Maria de Ligno Crucis era situata presso la città murata di Corigliano in diocesi di Rossano. L’abbazia anticamente era stata fondata nelle montagne tra Corigliano ed Acri. In seguito, poiché il luogo era solitario ed esposto alle incursioni dei ladri e dei banditi, i monaci abbandonarono l’antico monastero sulle montagne e si stabilirono in una loro grancia, situata presso la città di Corigliano. Qui i monaci andarono ad abitare e trasferirono il titolo abbaziale. La nuova abbazia era a circa quattro mila passi dal mare e “fuora d’habitato in luogo aperto et in strada publica un miglio distante dal’habitato” di Corigliano. Il monastero era attorniato da una sua “possessione … arborata da diversi arbori fruttanti con una vigna et giardini”.

L’abbazia di Santa Maria della Sambucina è “nella terra delli Luzzi Diocesi di Bisignano nella Calabria Citra, sta fuora delle mura di d(et)ta terra da due miglia in circa; posto in strada publica di d(et)ta terra, da dove si va nella terra d’Acri nelli Casali di Cosenza, et ad altre parti. Et dove è il sud(et)o monast(er)o è luogo aperto ma li convicini sono boscosi di castagne, et quercie, quali castagna sono di d(et)ta Abbadia cioè dell’Abbate Commendatario, ma è territorio comune di d.ta terra”.

L’abbazia di Santa Maria della Matina era in diocesi di San Marco. Essa era “in luogo aperto in una Pianura largiss(i)ma à canto un fiume confinato mezzo due strate publiche, un miglio, e mezzo incirca lontano dalla città di San Marco”. Era circondata da terre adatte al pascolo e nelle vicinanze vi era un folto bosco di querce e di alberi selvatici, mentre nei pressi scorreva il pescoso Follone.

L’abbazia di S. Maria de Leucio, o di Acquaformosa, era in montagna, circondata da folti boschi, da fonti e ruscelli. Era in diocesi di Cassano presso il casale di Acquaformosa, “distante un tiro di mano”, vicino alla via pubblica, posta “sotto una selva di Cerri, e circum circa vi sono delli celsi, castagne, e noci”.

L’abbazia di S. Maria di Fontelaurato era situata a due miglia dalla terra di Fiumefreddo, in diocesi di Tropea, “in luogo aperto fuor di strada publica à piede d’un altissimo monte chiamato il monte Cucuzzo, vicino ad un fiume volgarmente chiamato Fiume freddo, lontano dal mare Merditerraneo miglia due e mezo, e dalla città di Cusenza miglia dodeci”.

L’abbazia di Santa Maria della Terrata, grancia del monastero di S. Giovanni in Fiore, era in territorio di Rocca di Neto, diocesi di Santa Severina, “in loco aperto sopra un monticello distante dall’habitato per spatio d’un meglio”.

Il monastero di San Giovanni in Fiore era situato in un luogo molto freddo tra gli alti monti, che per tutto l’inverno sono coperti di neve, “nella terra che dal p(redit)to mon(aste)ro, et abb(ati)a trahe il suo origine San Giovan Infiore s’appella … nella Diocese di Cosenza sta ascritto. La primera sua habitatione fu grandiosa per quanto le rovine istesse dimostrano, anzi molte case di partic(ola)ri cittadini sopra gli edifitii antichi et anco congionte ad esse, edificate si vedono. Il p(redet)to Mon(aster)o è in un angolo della p(redet)ta Terra nella parte inferiore e per una strada publica dell’habitatione di essa viene disgionto”.

L’abbazia di Sant’Angelo in Frigillis era in diocesi di Santa Severina, presso Mesoraca, “nella montagna distante dalla sudetta terra per spatio di due miglia contiguo due vie publiche”. Era circondata da orti con alberi di castagno, di ciliegio, ecc., e da folti boschi e selve. Nel luogo vi erano numerose fonti adatte all’irrigazione e vicino scorreva il fiume, dove macinavano numerosi mulini, sia dell’abbazia che dei cittadini.

L’abbazia di Santa Maria della Nova, o della Paganella, era in territorio di Caccuri, diocesi di Cerentia e Cariati, “distante dall’habitato di detta terra per mezzo miglio incirca in luogo aperto à canto alla strada Publica”.

L’abbazia di Santa Maria di Calabro Maria, o di Altilia, era in diocesi di Santa Severina, “sopra un casale seu villagio habitato da vassalli, li quali stanno sottoposti al predetto Monasterio, seu Abbatia, … distante dall’habitatione di detto casale per un tiro di pietra incirca”.

Il monastero di Santa Maria di Pressano era situato in territorio di San Lucido, diocesi di Cosenza, “in loco aperto lontano due miglia et fuor di strada publica un tiro d’archibugio, dal mare mediterraneo due miglia et dalla Città di Cosenza miglia dodici”.

Il monastero di Santa Maria della Pietà era nella città di Cosenza, “ma fuor di essa un tiro d’Archebuscio, contiguo ad una strada publica, che mena alli Castelli di d(ett)a Città, e proprio nella contrada, volgarmente chiamata, l’Arena”.

Il monastero di Santa Maria del Soccorso era nella “terra delli Scalzati”, in diocesi di Cosenza Bagliva di Spezano Piccolo, ed “stà a canto della terra luogo aperto, via publica”.

Carlopoli (CZ), ruderi di Santa Maria di Corazzo.

I fondatori

Per quanto riguarda la primitiva fondazione e la dotazione, poche sono le notizie che i monaci riescono a fornire. Gli archivi dei loro monasteri sono quasi sempre privi delle antiche scritture, ed i monaci non riescono reperire alcun documento a causa delle spogliazioni e dei saccheggi, che i monasteri hanno subito a causa degli eventi storici. In pochi casi il riferimento è anche incerto, o errato. La scomparsa e la dispersione delle “carte” erano state anche favorite dall’istituto della commenda. Molti privilegi e atti erano stati sottratti ai monaci ed erano detenuti dai commendatari, che si erano impossessati dell’amministrazione economica. Per tutti questi eventi alcuni monasteri erano stati abbandonati dai monaci ed erano caduti in rovina. Altri erano decaduti, secondo i monaci, per la cacciata, avvenuta al tempo di Carlo V, dei frati francesi cisterciensi, che li abitavano.

La mancanza di documenti sulla fondazione era anche dovuta al fatto che molti di questi monasteri erano molto antichi, ed originariamente erano stati abitati da monaci greci. Alcuni erano appartenuti anche ai benedettini e ai florensi. Tra i monasteri greci ricordiamo l’abbazia di Sant’Angelo in Frigillo, Santa Maria de Ligno Crucis, Santa Maria di Altilia, Santa Maria di Fontelaurato, Santa Maria Nova, Santa Maria di Pressano; tra i benedettini: Santa Maria della Matina e Santa Maria di Corazzo; tra i florensi: S. Giovanni in Fiore, S. Maria di Altilia, S. Maria di Fontelaurato, S. Maria la Nuova, S. Maria delle Terrate, S. Maria di Pressano.

Così secondo i monaci cisterciensi, che alla metà del Seicento compilarono le relazioni, l’abbazia di Santa Maria di Corazzo fu “fondata, construtta, et eretta nell’anno 1128 da Rugiero e Riccardo di Martorano fra(te)lli con l’Autorità d’Alesandro tertio nel mese d’Agosto dell’Indit.ne II … quale chiesa, e suoi membri della detta fondat(io)ne furno assegnati à monaci del sac(ro) ord(in)e Cisterciense del Glo(rio)so Mellif.lico e contemplativo dottore Bernardo (s.to) con molte annue entrade”.

Dell’abbazia di Santa Maria de Ligno Crucis, “La fondatione erectione authorità di chi et chi lo fondò non s’ha notitia a causa che detto monasterio è stato molto tempo habitato da Padri francesi del med(em)o ordine et a tempo che furno cacciati da questo Regno li francesi s’andarno via detti P(ad)ri et si persero li scritture necessarii et concernenti a detta cognitione tantum se fossero in potere del sig(no)r comend(atario) solum si scorge alle frabiche esser mon(aste)ro più delli quattrocento anni; per esser chiamato in una cronica che fà l’Abbate Ioacchino monaco di d(ett)o tempo del med(em)o ordine”.

Per quanto riguarda l’abbazia di Santa Maria della Sambucina, i monaci asserirono che “Fu fondato, seu edificato prima del Abbate Giacchino, il quale fu figliolo di d(ett)o Monast(er)o, et questa cognit(io)ne l’habbiamo da un libro composto, et mandato alle stampe publiche dà un P(ad)re chiamato Don Giacomo Greco Dottore peritissimo nella Sacra Theologia del sud(ett)o ordine cisterciense, quale libro s’intitola Joachim Abbatis, et Florensis Ord.nis Chronologia. Non potemo sapere specificamente l’anno, che fu fondato, ne chi lo fundò ne con quali assignamenti, et oblighi per non trovarsi le scritture, essendo che la sua fondat(io)ne passa l’anni 400, et più, et d(et)to monast(er)o stette molt’anni in vigore. Ma dopo le guerre, che ultimam(en)te son state in Regno à tempo di Carlo Quinto furono discacciati li francesi, et li monaci abbandonarno i monasteri di d(et)to ord(i)ne ch’erano in questo Regno di Napoli, et però si disfecero et dopo furno dati in commenda”.

L’abbazia di Santa Maria della Matina “non tiene memoria del’Anno, et con l’authorità del quale fusse fondato per la continua mutation di tempi et per l’assalti, è dirutioni patiti per opera dell’inimici di la chiesa di Dio; Dicessi si bene per quanto s’è diligentemente informato d’homini antichi, è periti di d(et)ta cità che sia stata fondata dalle due Prencipesse di Salerno, et Bisogniano, et dalle sud(et)te sia stata dotata con l’intervento del Arcivescovo di Rossano, dal vescovo di Malvito, et dal vescovo di Bisogniano, ch’haverà di 700 Anni incirca, è li cui vestigii chiaramente dimostrano, eser stata abbatia famosissima, e di struttura di fabrica molto mirabile”.

L’abbazia di Santa Maria d’Acquaformosa “Fu fondato et eretto l’anno mille cento quaranta da Oggenio e Basilea coniugi P(atro)ni della Terra di Braalla hoggi chiamata Altomonte, nel mese di gennaro 1.ae Ind(ition)is sotto l’anno primo dell’Imperio d’Enrico Imp(erato)re Donorno a Pietro Abb(at)e Cister(cien)se per loro devottione la chiesa di S. Maria di Leucio, e di S. Maria del Monte con li loro tenimenti, e pertinentie quale instituì in Abbatia, e recevi sotto l’Ap(osto)lica protettione d(ett)o Mona(ste)rio di S. Leuccio, e d(ett)o Pietro Abb(at)e di d(ett)o Mona(ste)rio Innocentio terzo sotto la Regula di S. Benedetto secondo l’institu(tio)ne Cister(cien)se 10 Kal.s Augusti Ind(iioon)is 3.ae incarnationis Dominicae anno mille e ducento pontificatus eius anno tertio quale Bolla contiene molti beni di d(ett)a Abb(ati)a et instituti monastici”.

Il monastero di Santa Maria di Fonte Laureato “fu designato dal Beato Gioacchino Abbate del monast(er)o di Fiore ad istanza dell’Ill.mo Signor Simeone Mamistra Sig(no)re e P(atro)ne di d(ett)a terra nel 1201 e nel 1204 con il consenso et authorità di Monsignor Riccardo vescovo di tropea fu fondato et eretto, essendo stato prima riccam(en)te dotato di molti beni stabili e privilegii dal d(ett)o Sig(no)re Simeone Mamistra senza altro patto, che di pregar Iddio per la remissione tanto di peccati proprii, quanto di suoi Parenti, e che dovessero i Padri accettarlo per fratello del medemo monast(er)o”.

Per quanto riguarda il monastero di Santa Maria della Nova, “Della sua fondatione et erettione non si have memoria certa per essersi disperse le scritture, con l’occasione delle Commende, e per esser stato dishabitato da monaci con la quale dishabitatione si rovinò la Chiesa, et tutti gl’edificii, e molto meno s’have memoria dell’assignamenti, oblighi, et patti, con li quali fu eretto et edificato per la medesima dishabitatione, et rovina patita”.

Della fondazione del monastero di Sant’Angelo in Frigillis “non v’è mem(oria)a certa, stante che dopo d’esser Commendato il sud(et)to mancorno li Monaci et comminciò patire ruine grand(issi)me nelle fabriche chiesia ornamenti et commodità e per moltissimo tempo non v’habitorno Monaci”.

Del monastero di Santa Maria di Persano “di quando et con l’authorità di chi fosse stato fundato, et eretto non s’hà certa memoria”. Lo stesso vale per il monastero di Santa Maria di Altilia, in quanto “della sua fondatione et erettione, e da qual persona fusse fundato, et eretto, et con quale authorità, e pesi, non si have notitia certa, perche col occasione, che s’introdusse a comendarsi li Monasterii, con le comende mancorno li monaci, et per conseguensa il Culto Divino, et l’habitatione, et si rovinorno li stessi Monasterii, fabriche, et edificii per la multiplicità delli Comendatarii, si spersero anco le scritture”.

Identica sorte per la fondazione del monastero di Santa Maria della Terrata, della quale “non si have memoria, e molto meno del consenso, et authorità della persona che n’havesse la facoltà e ne meno dell’assignamenti oblighi e patti”. Anche i monaci del monastero di San Giovanni in Fiore nutrono alcuni dubbi. Essi infatti affermano che il monastero “fu fondato, et eretto dall’Abb(at)e Gioachino ma dell’anno preciso non se have docum(en)to, si trovano però alcuni privileggii come d’Henrico sexto Imp(erato)re sotto il di 12 di Marzo nell’anno 1195 che dice attendendo l’honestà e religione di Gioachino Gen(era)le Abb(at)e di San Giovan in Fiore constituimo perpetuamente per redent(ion)e dell’anima n(ost)ra cinquanta aurei Bizantini sopra l’entrata della salina di Netho la quale è nel territorio di S.a Severina, la quale rendita di p(rese)nte anco si possiede dal p(redet)to Mon(aster)o.”

Solo per i monasteri di più recente fondazione i monaci riescono a dare notizie certe. Il monastero di Santa Maria della Pietà “fu fondato, et eretto l’Anni del Sig.re mille seicento vinti tre con l’Authorità, e consenso di Monsig.r Ill.mo e R.mo Paulo Emilio Santoro Arcivescovo della Metropolitana Chiesa di d(ett)a Città di Cusenza con conditione, et espresso patto, che non potessero i Cist(ercien)si dentro la chiesa di d(ett)o Monast(er)o eriger sepulture, non potessero andar a Morti, ne mendicar per la Città, e con la confirmatione, e nova concessione di Monsig.r Ill.mo e Rev.mo Giulio Antonio Santoro suo soccessore del 1624 a di vinti due di giugno”.

Lo stesso vale per il monastero di Santa Maria del Soccorso, che “fu fondato, et eretto l’anno del Sig(no)re 1522 per q(ua)nto si vede da certi versi eroici manuscritti, composti da un nostro P(ad)re Dottor chiamato il P.re Don Giacomo Greco, il quale compose un libro intitolato La Chronoligia del P.re Abb. florense Giacchino, da un P.re del nostro ordine chiamato il P.re Don fran(ces)co di Casole à spese della med(em)ma Religione et elemosine di devoti christiani, che vi concorrevano. Con il consenso, et autorità di chi non si trova”.

Carlopoli (CZ), ruderi di Santa Maria di Corazzo.

Dopo il Concilio di Trento

Durante il periodo normanno-svevo le abbazie avevano goduto di ampie concessioni, privilegi ed esenzioni. Il loro potere giurisdizionale ed economico si era esteso su terre, casali, feudi, boschi, mulini, frantoi, vassalli, ecc. Poi l’istituto della commenda, la crisi economica e le vicende belliche, avevano favorito il trasferimento del capitale dalla campagna alla città; dalla produzione alla rendita. Gli abati, i priori ed i monaci, che operavano sul territorio e costituivano la parte vitale e decisionale, erano stati estromessi dall’amministrazione dei beni, dagli abati commendatari, veri e propri feudatari di nomina papale, quasi sempre erano residenti in Napoli, da dove gestivano i beni dell’abbazia, tramite un procuratore locale.

Per tale motivo la situazione delle abbazie cisterciensi in Calabria poco dopo la metà del Cinquecento era alquanto precaria. Dei quattordici monasteri elencati nella “Visita”, solo sette potevano considerarsi attivi: S. Maria di Acquaformosa, S. Maria di Corazzo, S. Maria di Altilia, S. Maria Nova, S. Giovanni in Fiore, il monastero di Ligno Crucis e S. Maria de Balnearia. In tutto vi erano 29 monaci. Ma, tolti gli otto di S. Maria di Balnearia, ed i sei rispettivamente di S. Maria di Corazzo e di S. Maria di Aquaformosa, i rimanenti potevano contare solo su uno o due monaci. Risultavano deserte, infatti, le abbazie di S. Maria della Matina, di S. Maria di Sambucina, di S. Angelo in Frigillis, di S. Maria di Fonte Laureato, di S. Maria di Acquaviva, di S. Angelo Militino e di S. Lucia presso Palasseolo.

Il disinteresse dei commendatari per le vicende religiose delle abbazie, la mancanza di qualsiasi intervento sugli edifici, e la sottrazione della maggior parte, se non di tutte le rendite, avevano determinato l’abbandono e la rovina. Nella seconda metà del Cinquecento, dopo i ripetuti richiami papali, alcuni di questi monasteri ritorneranno a nuova vita. Infatti, “conoscendo e considerando il Concilio Lateranense e successivam. la S(anti)ta di molti Sommi Potefici l’immenso danno che proveniva alle chiese e mon(aste)rii commendati per la mancanza de Religiosi e per il mancam(en)to del culto Divino, per il mantenimento et accrescimento del quale si erano invano disposti li benefattori largamente a donare e concedere tanti beni si risolsero d’emanare m(ol)te constitutioni come Pio Papa 4 nell’anno 1563 Pio Papa V nell’anno 1569 Gregorio Papa XIII nell’anno 1574 et Sixto V nell’anno 1596 con le quali espressam.te commandarono anzi con rigorossime pene ordinarono che dalli S.ri Abbati commendatarii si riedificassero li p(redit)ti Mon(aste)rii e si assignasse la 3.a parte delle rendite alli Monaci Cisterciensi li quali dovessero ripigliare li p(redit)ti Mon(aste)rii introducendovi in essi novam(en)te il debito Div(i)no culto et il competente num(e)ro di Religiosi con espressa facolta che ritrovandosi alcuno di essi occupato da Relig(io)si mendicanti prestam(en)te si discacciassero da quelli o pure ripigliassero l’habito d’essi Cister(cien)si e dopo il spatio d’un’anno emitessero la professione prestando all’Abb(at)e Generale, et a tutti gli altri Sup(erio)ri la dovuta obed(ienti)a e rever(enti)a, celebrando il Divino Officio conforme all’uso Cister(cien)se e confermandosi in tutto e per tutto all’Istituti reg(ola)ri del med(em)o ord(in)e”.

In virtù di tali costituzioni i monaci cisterciensi cominciarono a riprendere possesso degli antichi monasteri, che erano tutti rovinati, ma i commendatari non assegnarono la terza parte delle rendite delle abbazie, come stabilito, ma quanto a loro piacque, né curarono riparare gli edifici. Le prime assegnazioni ai monaci cominciarono nel 1570, ad opera di Carlo Caracciolo e Bernardino Rota, il primo commendatario delle abbazie unite di S. Maria della Sambucina, S. Maria della Matina e di Sant’Angelo de Frigillo, il secondo di S. Giovanni in Fiore. Seguirono l’anno dopo Giovanni Ferrato, commendatario di Ligno Crucis, e Marcello Pescara di S. Maria di Acquaformosa. Nel 1577 fu la volta di Tiberio Barracca (S. Maria di Altilia), poi nel 1581 Antonio Caraffa (S. Maria di Fonte Laureato), seguì nel 1583 Ottavio Protospataro (S. Maria La Nova).

Alla fine del Cinquecento molti degli antichi monasteri avevano riaperto, anche se con solo due o tre monaci e con poche rendite. Alla stessa data, tuttavia, non sono più citati i monasteri di S. Maria di Balnearia presso Bagnara, che era stato occupato dai domenicani, ed i monasteri di S. Maria di Acquaviva presso Cropani, di Sant’Angelo Militino presso Campana e di S. Lucia di Palasseolo. Cinquanta anni dopo la “Relazione” elenca ancora quattordici monasteri cisterciensi in Calabria ma alcuni non risultano, altri sono di nuova fondazione, o di nuova dotazione. Tra questi ci sono i monasteri di S. Maria di Persano in territorio di San Lucido, di S. Maria della Pietà presso Cosenza, di S. Maria di Soccorso vicino Scalzati, e di S. Maria di Terrata in territorio di Rocca di Neto. I più popolati in ordine decrescente, sono S. Giovanni in Fiore (nove monaci), S. Maria di Fonte Laureato e S. Maria del Soccorso (sette monaci), S. Maria di Acquaformosa, S. Maria di Corazzo, S. Maria di Altilia e S. Maria della Pietà (sei monaci), ecc.

Rocca di Neto (KR), resti di Santa Maria de Terrata (foto di Pino Barone).

Gli edifici

Il monastero era composto dalla chiesa a croce latina con i suoi altari, dalla sagrestia, dal chiostro “quadrangolare”, dalla sala capitolare, dal dormitorio con le sue celle, dalla sala del refettorio, dalla cucina, dalla dispensa e dall’edificio dove risiedeva l’abate. Vi erano poi i magazzini, i forni, le cantine, il mulino, il frantoio, le stalle, il giardino, l’orto, ecc.

La situazione degli edifici della maggior parte dei monasteri cisterciensi calabresi alla metà del Cinquecento, così com’è descritta, denota un lungo periodo d’abbandono e di trascuratezza a causa della mancanza di qualsiasi intervento, sia da parte dei commendatari che dei monaci. Tutti gli edifici di S. Maria di Sambucina presso Luzzi “… penitus destructa sunt praeter locum ubi dicitur missa … et aliud quoddam aedificium ubi sunt duo aut tria cubicula”. Lo stesso vale per Sant’Angelo de Frigillo presso Mesoraca: “… omnia aedificia corruerunt praeter Ecclesiam et dormitorium”. Non fa eccezione S. Maria di Fonte Laureato presso Fiumefreddo. Il monastero, secondo le testimonianze degli anziani del luogo, una volta era abitato da venti monaci. Poi era rimasto quasi privo di rendite perché dato ai commendatari, che avevano anche privato ed usurpato il monastero di molti beni. Ora si presentava in stato decadente: “… ecclesia … cum sacristia est male ornata. Tectum in plerisq. locis est discopertum … claustra et refectorium corruerunt … dormitorii cubicula fuerunt diruta, molendinum et reliqua aedificia destructa sunt”.

Identica è S. Maria di Acquaformosa nel casale omonimo: “… Claustra pro media parte corruerunt cubicula dormitorii non sunt in sufficienti numero, non habent monachi refectorium, non est sacrarium …”. Sinistrato e quasi completamente distrutto è S. Maria della Matina presso San Marco: “… omnia aedificia regularia et omnia alia penitus destructa sunt excepto Capitulo in quo est unicum altare erectum”.

Nel monastero di S. Maria di Corazzo presso Scigliano “quarta pars corruit”, mentre nel monastero di Santa Maria di Altilia non vi è alcun interessamento del commendatario, nonostante che “… claustra sint destructa, dormitorium et capitulum corruirint et ecclesia in plerisque locis sit discoperta”. A Santa Maria Nova presso Caccuri, solo la chiesa è integra ed ancora peggio si presenta il monastero di San Giovanni in Fiore, nel quale “Tectum dormitorii pro media parte corruit. Claustra et refectorium ac cetera omnia regularia edificia atque etiam domus abbatialis corruerunt preter ecclesiam et capitulum de quo factum est stabulum. et quantum ad ecclesiam in fenestris neq. est vitrum neq. tela. Ita ut in tempore hiemali non potest celebrari divinum offitium”.

Santa Lucia presso Palasseolo, le cui rendite sono state unite a quello di S. Maria de Balnearia, è ormai definitivamente abbandonato, in quanto “monasterium est omnino destructum praeter ecclesiam quae tamen in permultis locis est discoperta”. Ancora peggiore è la situazione del monastero di Sant’Angelo Militino, del quale a ricordo rimangono solo la chiesa completamente in abbandono, dove non vi si celebra, e qualche abitacolo.

S. Giovanni in Fiore (CS), abbazia florense.

I monaci

Lo stato decadente degli edifici dei monasteri rispecchiava il disagio e la ristrettezza economica, che i pochi monaci rimasti vivevano quotidianamente. Due monaci di S. Maria di Acquaformosa avevano dovuto andarsene dal monastero a causa delle poche rendite, che non permettevano a tutti i monaci il sufficiente “pro victu et vestitu”, mentre l’abbate commendatario se ne stava in Napoli e godeva di una rendita di più di duemila ducati.

La stessa situazione vivevano i monaci di S. Maria dei Dodici Apostoli de Balnearia. Gli otto monaci si lamentavano perché da soli dovevano celebrare l’ufficio divino ed aver cura di tutte le anime di Bagnara. Ciò comportava la celebrazione di molte messe e di fare le esequie ai defunti. Il monastero era unito al capitolo lateranense, ed ai monaci mancava il sufficiente “pro victu et vestitu”. Accogliendo le richieste dei monaci di S. Maria di Corazzo, che facevano presente lo stato precario del monastero, il commendatario, che godeva di una rendita di oltre mille e duecento ducati, promise con giuramento, che avrebbe riparato in breve tempo il chiostro e avrebbe fatto fare dei lavori alla chiesa.

Abbastanza singolare era la situazione dei monaci di S. Maria di Altilia. Le rendite erano state sequestrate nel 1567 al commendatario Mario Baracco, sospettato di eresia, ed assegnate al vicario dell’arcivescovo di Santa Severina, con la condizione che parte fosse data al commendatario, cioè all’arcivescovo di S. Severina, parte all’inquisizione e parte ai poveri. Il rimanente sarebbe dovuto servire a nutrire e vestire i monaci e a riparare gli edifici. L’amministrazione dei beni era già da due anni in mano al vicario, ma alcun denaro era stato speso nella riparazione del convento.

Per quanto riguardava i due monaci ed i due sacerdoti secolari del monastero di S. Giovanni in Fiore, ciò che era stato a loro concesso dal commendatario, era appena sufficiente a sfamarli per metà dell’anno.

S. Marco Argentano (CS), la sala capitolare dell’abbazia di Santa Maria della Matina.

A metà del Seicento

Alla metà del Seicento la maggior parte dei monasteri cisterciensi calabresi versava ancora in difficoltà economiche e poteva contare su pochi monaci. La maggior parte dei fondi migliori e delle rendite rimanevano in mano agli abati commendatari, che erano i cardinali: Marzio Ginetti (S. Maria di Corazzo), Gio. Battista Mechi (Ligno Crucis), Mutio Brancati, o Brancaccio (Sambucina, Matina e Sant’Angelo), Paolo Emilio Rondinino (S. Maria di Acquaformosa), Domenico Cecchini (S. Maria di Fontelaureato), Francesco Angelo Rapacioli (S. Maria La Nova), Bernardino Spada (S. Maria di Altilia), Bernardino Rocci (S. Giovanni in Fiore).

La mensa conventuale rimaneva povera, nonostante che in alcuni monasteri i monaci avessero intrapreso alcune iniziative per incrementare le entrate, mettendo i terreni vicini al monastero ad orto ed a giardino, ed acquistando oliveti, vigneti, animali da cortile e da pascolo. Tutto ciò è reso evidente dalle relazioni che, in obbedienza alla Costituzione, o Bolla, emanata dal papa Innocenzo X, i monaci cisterciensi di Calabria e Basilicata inviarono sullo stato dei loro monasteri. In queste relazioni sono descritti il luogo e la diocesi, in cui i monasteri erano situati, lo stato della chiesa e del convento. Sono richiamate anche alcune notizie storiche, riguardanti l’origine, la fondazione, la dotazione, i privilegi, i commendatari, ecc. Completa ogni relazione il dettagliato elenco dei beni e delle rendite amministrati dai monaci. Seguono le spese annue, per i restauri, il vitto, il vestiario, il culto, ecc. Il tutto è calcolato in moneta romana sulla media annua degli ultimi sei anni.

La relazioni riguardano i monasteri cisterciensi calabresi di Santa Maria di Corazzo in diocesi di Martirano, di S. Maria de Ligno Crucis in diocesi di Rossano, di S. Maria della Sambucina in diocesi di Bisignano, di S. Maria della Matina in diocesi di S. Marco, di S. Maria di Fonte Laureato in diocesi di Tropea, di S. Maria di Acquaformosa in diocesi di Cassano, di S. Maria delle Terrate, di Sant’Angelo in Frigillis, di S. Maria della Nova e di Calabro Maria in diocesi di Santa Severina, di S. Giovanni in Fiore, di S. Maria di Persano, di S. Maria della Pietà e di S. Maria di Soccorso in diocesi di Cosenza. Per quanto riguarda la Basilicata vi è la relazione del monastero di S. Maria del Sagittario in diocesi di Anglona.

Luzzi (CS), Santa Maria della Sambucina.

L’economia

La maggior parte delle entrate dei monasteri provengono dalla “massaria”, dal pascolo e dall’allevamento, che forniscono denaro, grano, germano, orzo, fave, latticini, carne, pelli, ecc. I monaci danno in fitto i terreni e ricevono il pagamento in grano, latticini e denaro, che parte serve per la loro alimentazione, parte è venduto, parte è dato in prestito. Oltre alle grandi e piccole proprietà, costituite dalle terre aratorie e ad erbaggio, dai prati e dai boschi, essi hanno possessioni con oliveti, vigneti, castagneti e giardini con alberi da frutto (fichi, celsi, cerasa, pruni, poma, pera, noci, ecc.), e “ortalitii” (cauli, cepolle, lattuche, scarole, biete, porri, ecc). L’olio ed il vino, assieme al grano ed ai latticini, costituiscono i prodotti più importanti su cui si regge l’economia dei monasteri.

Tra quelli che mantengono una certa, anche se limitata, importanza economica, così come risulta dalle relazioni, sono da annoverare S. Maria di Fonte Laureato, S. Giovanni in Fiore e S. Maria della Pietà; seguono distanziate S. Maria di Altilia, S. Maria di Acquaformosa e S. Maria del Soccorso, ecc. In particolare, il monastero di S. Maria di Fonte Laureato è l’unico che conserva ancora molti suoi originari possessi economici e privilegi, esercitando un’attività agricola e pastorale con la lavorazione dei prodotti. Da queste varie attività proviene una rendita di circa mille ducati annui. Possiede un casale, una massaria, dei poderi, e terreni lavorativi con molti alberi da frutto, quali “fichi, celsi, cerasi, pruni, et altri”. Ha molte vigne che danno vino, non solo per il convento ma anche da poter vendere. Ha undici tra case e magazzini, un mulino e una “gualchiera seu battendero da mortella”. Esige numerosi censi e legati, può contare su donazioni ed elemosine tanto in denaro, quanto in pane, vino, olio, carne, grano, pesci, ecc. Possiede prati adatti per il pascolo e due giardinetti per comodità dei monaci. Ha un discreto numero di animali: 5 buoi, 34 vacche, 300 capre, quattro cani per la custodia degli animali, numerose galline e due porci.

S. Giovanni in Fiore (CS), abbazia florense.

I nuovi edifici

Nella seconda metà del Cinquecento alcuni monasteri erano stati riaperti e gli abati commendatari erano stati costretti ad assegnare alcuni beni alla mensa conventuale per il mantenimento dei monaci e per il ripristino degli edifici. Molti monasteri conservavano ancora, anche se in rovina, i resti della loro antica grandezza. In passato queste strutture avevano svolto un’intensa attività, sia economica che religiosa, ed avevano sviluppato un sistema di approvvigionamento, di gestione e di produzione delle risorse, che le aveva rese autosufficienti e capaci di sopportare anche lunghi periodi di calamità naturali.

Attraverso un uso accorto del territorio, delle proprietà fondiarie e degli animali essi potevano disporre ed immagazzinare risorse, che permettevano di alimentare comunità composte da decine, se non da centinaia di persone, tra monaci e lavoratori al loro servizio. Il numero esiguo di monaci, le poche rendite assegnate, le vicende del passato ed il permanere della lunga crisi seicentesca non permisero il ripristino della primitiva grandezza, ma causarono, nella maggior parte dei casi, un ridimensionamento dell’antica, varia ed articolata struttura architettonica abbaziale con la perdita di molte, se non di quasi tutte, le sue funzioni sia religiose che economiche.

Alcune parti dei monasteri, che a causa delle vicende storiche non erano state più utilizzate, non furono più recuperate e, abbandonate, caddero definitivamente in rovina; altre furono adattate dai monaci alle nuove e più limitate esigenze. La piccola famiglia monacale, che di nuovo s’insediò, si trovò ad abitare, infatti, in edifici che in passato erano stati progettati, o si erano sviluppati, per sostenere, alimentare ed ospitare una folta comunità con le sue esigenze pubbliche e private e con i suoi usi, tradizioni e riti, al pari di un piccolo abitato.

Il contrasto tra il glorioso ed opulente passato ed il deludente e precario presente è evidente nelle relazioni di ogni monastero. La nuova famiglia di S. Maria di Corazzo composta da cinque sacerdoti, un chierico, un converso, quattro oblati e due servienti, in tutto 13 persone, viveva in edifici dove il refettorio era per quaranta persone e vi erano 14 celle. “Ha la chiesa sotto il titolo, et invocat(io)ne della Purificat(io)ne della Beat(issi)ma Vergine non a volta ma col suffitto di legname, longa passi tridici et larga passi tre”. Il monastero “e di struttura quadrata con un solo chiostro nella cui pianta di basso in una parte vi e una stanza designata per capitolo dove si rendono le colpe delli monaci e si canta il Pretiosa dopo prima longo passi quattro e mezo e largo passi duoi di più vi sono due altre stanze che servino per magazeni di grani germani, et altri vittovagli dell’istesso monast(er)o e d’altre devote persone. De più in essa pianta di basso vi è una stanza lunga passi cinque q(ua)le serve per refettorio con mense doppie dove capiscono da quaranta religiosi incirca apresso del q(ua)le vi è un’altra stanza q(ua)le serve per cantina a canto di detto Refettorio vi è anco un’altra stanza q(ua)le serve per dispensa dove si conserva il pane et ossonio per il vitto cotidiano di più in detta pianta di basso vi è la cocina con quattro altre stantie appresso per conservar legna et altre cose necessarie vi sono anco due altre stanze in una vi sta il forno et nell’altra il luogo dove si fa il pane di più vi sono tre altre stantie che servono per stalle per le cavalcature et animali di monaci e forastieri con tre altre stanze dove si conserva l’herba e paglia per le medesime cavalcature. Nella parte super(io)re vi è un solo dormitorio doppio con camera dell’un e l’altra parte, nel q(ua)le vi sono quattordici camere dove habitano detti monaci. Fuora del quadro vi sta attaccato un Palaggio dell’Eminentiss(i)mo Sig.r Cardinale Commendatario dove habitano i suoi ministri, e si conservano li grani di S. E. Poco discosto dal monast(er)o vi sono anco due altre stanze fatte da detti monaci per commodità et habitat(io)ne degli ani(ma)li di detto monasterio”.

Nel monastero di Santa Maria de Ligno Crucis vi erano un monaco, un chierico converso, un oblato ed un serviente, in tutto quattro persone. L’edificio era così composto: “Ha la sua chiesa sotto il titulo di Santa Maria de ligno Crucis ove si trovano et si conservano molti et diversi reliqui e tanto della Croce di Xpo come di altri insigni santi con tre altari: uno l’altare maggiore ove resiede l’immagine della Beata Vergine di rilievo con detti reliquie il 2° è la cappella della Sant.ma Pietà con choro dove s’officia da P(ad)ri et sacrestia decente et ornata. È di strutture di Braccia cinquanta in quatro con il claustro chiusa iuxta ritum ordinis con tre porte cioe una la porta del Battere una entra nella chiesa et un’altra esce al giardino. Ha di sotto l’infrascritte stanze Dispensa grande, Dispensa piccola, Stalla, Refettorio, Cucina e Furno dal altra parte Pagliera, Cellaro et Gallinaro. Item tiene due scale di frabica una saglie alla loggia avanti il Dormitorio, quale v’e una porta che entra in detto dormitorio con currituro et in detto Dormitorio vi sono sei stanze seu cammere con il luogo comune. Item l’altra scala che saglie in due altre cam(er)e v’è anco una sala grande quale si dice esser il palazzo del sig(no)r Abb(at)e Com(endata)ro”. Il monastero è circondato da una “possessione”, dove ci sono diversi alberi da frutto, gelsi, ulivi, vigne ed ortaggi.

Nel monastero di Santa Maria della Sambucina abitavano tre sacerdoti, un converso e due servienti. Vi erano anche cinque garzoni, “cioè il massaro per li bovi et massaria, il baccaro per custodire le bacche, dui caprari per le capre et un porcarello per li porci”. In tutto undici persone che abitano un’abbazia, che conserva ancora i segni di un glorioso passato. “Tutta la chiesa et edificii del monast(er)o fra tant’anni si disfecero, conf(orm)e adesso appareno certi archi, et fabriche antiche della Chiesa per esser stata sontuosiss(i)ma; ma dopo che fu ripigliata da Religiosi la chiesa è stata fatta di q(ue)sta struttura longa palmi 70 larga pal(mi) 33 et alta pal(mi) 36 et più della metà di d(et)ta chiesa la lasciorno per non haver commodità di compirla et questa che s’è fatta sta ben accomodata, et il suo titolo è sotto il nome di S(an)ta Maria della Sambocina, et si fà la festa il giorno dell’Assuntione della B(eata) Vergine. Stanze in d(et)to monast.o vi ne sono quattro oltre della cucina cellaro dispenza granaio et altri fundachi, et un’altra stanza è principiata a farsi”.

Il monastero di Santa Maria dela Matina è abitato da due professi, un converso, un serviente e due oblati. Nonostante la distruzione della maggior parte degli edifici, esso conserva ancora alcuni segni, che denotano l’importanza che ebbe nel passato. I suoi “vestigii chiaram(en)te dimostrano, eser stata abbatia famosiss(i)ma, e di struttura di fabrica molto mirabile, oggi sibene non ha altro ch’una chiesa sotto il titulo, et invocat(io)ne dell’Assunt(io)ne della Beat(issi)ma Vergine Matre di Dio, è lunga palmi 55 larga palmi 35 Alta palmi 38 fatta à volta con dui Archi con artificio ingegnioso tiene un Dormitorio volto allamia à modo di croce con 10 camere sop(r)a, et un Camerone del quale si serve per Refittorio di sotto un Cortile, et un cellaro volto, et una de le camere serve per cocina, e fumo, et unaltra per dispensa, oltre due Dormitorii diruti, et le moraglie sono alte palmi 20 in circa, et large palmi sei, vengono serrati detti dormitorii, e chiesa d’una clausura lunga circum circa di canne 147, et le d(et)te mura sono palmi 14 di Altezza vi sono anche dentro d(et)ta clausura dui Giardinetti di mezza tumulata in circa”.

Il monastero di Santa Maria dell’acquaformosa era composto da quattro sacerdoti, due chierici, due oblati ed un serviente. Tra le rovine la chiesa conserva ancora alcuni elementi della sua bellissima struttura. “Ha la chiesa sotto il titulo dell’Assunt(io)ne della B(eata) Vergine di struttura e grandezza d’altezza palmi trenta, lunghezza palmi ottanta, e largezza palmi vintisei, dentro della quale vi è una ornatiss(i)ma cappella sfondata con l’Immagine di rilevo della Madonna SS.ma intitulata S. Maria d’Acquafor(mo)sa, il SS.mo Sacramento con le lampade accese di giorno, e notte, et in d(ett)a chiesa vi è il tempiato antico belliss(i)mo, et avanti l’altare Maggiore vi è un coro ornato di dodici sedie, e libri necessarii per l’officii, e cantare le messe … Il mon(aste)rio è quadrangulare unito con la chiesa tiene un dormitorio quale ha nove celle ha officine necessarie come granaro, forno, cellaro, stalla, dispensa, refettorio, cocina et altre officine, vi si trovano molte fabriche antiche dirute, vi è ancora attaccato a d(ett)o mon(aste)rio un Palazzo grande, quale è stato habbitato da monaci con stanze dodici di sopra, e di sotto altre sette, et una loggietta con un Baglio grande, et hoggi è posseduto dall’R(everendi)ss(i)mo Cardinale”.

Il monastero di Fonte Laureto era abitato da cinque sacerdoti, un chierico, un converso e dodici oblati. Tra gli oblati ci sono tre coppie sposate. Esse abitano fuori del chiostro in alcune case vicine e di proprietà del monastero. Gli oblati sono addetti alla custodia “de l’animali, alla Massaria, et alla cultura delle Possessioni del medemo monast(eri)o … il quale ha la sua chiesa sotto il titolo, et invocatione della Beata Vergine di S.ta Maria di Fonte Laureato, ha stanze numero sedici per i Religiosi, il Refettorio, Cucina, Dispensa, Furno, Granaro, Casolaro e Cellaro. È la chiesa lunga palmi 138, larga palmi 34, alta palmi 42: dentro l’intercapedine di palmi 45, ch’è fra il muro, o tiro di fabrica di palmi 122 di larghezza, e di palmi 38 d’altezza con le fenestre di stanze, che buttano al chiostro, e fra l’altro muro della medema, lunghezza di palmi 122 e d’altezza palmi 23 con fenestre che buttano fuori della clausura e fabricate si trovano, e coverte di tegole si vedono le sudette stanze, et officine, viene in quadrato detto devoto luogo dalla chiesa, dalla detta fabrica di stanze, da una antichissima muraglia di palmi 122 di lunghezza, e d’altezza palmi sedici, che dimostra à riguardarsi esser stata fabrica di Refettorio di servi di Dio, e da un’altra muraglia altro tanto lunga, et alta palmi vinti: ha fuori di d(ett)a clausura una stalla lunga palmi 28, e mezo, larga palmi sedici e mezo, et alta palmi 17. Non ha maggior struttura, ne maggior numero delle sudette stanze, e officine, si per esser stato una mano di volte saccheggiato, spogliato, e rubbato dall’inimici della Chiesa di Dio, si per esser stato più volte non tanto dall’antichità quanto dalle guerre e terremoti diruto, come anche per non haver reso i beni di detto luogo il loro frutto e beneficio alli Padri locali, ma alli Sig.ri Abbati Commendatarii, i quali per haver habitato in luoghi molto lontani dalla loro Commenda, non han possuto vedere la necessità tanto delle fabriche, quanto di Religiosi per poterci applicare il dovuto remedio; e quel poco restoram(en)to e resarcim(en)to ch’al presente si vede è provenuto dalli sodori, e fatighe di poveri Religiosi, e Charità di devoti tanto della religione Cist(ercien)se quanto della Beatiss(i)ma Vergine”.

Il monastero di Santa Maria dela Nuova, abitato da due sacerdoti ed un serviente, era stato in parte rifatto. “La Chiesa che è di nuova, e non dell’antica, struttura; have il titolo, et invocatione, di S(an)ta Maria della Nuova, è di lunghezza palmi 58, ed uguale larghezza, col suo Altare Maggiore, dove si celebrano li Divini officii, è della metà in sù v’è il soffitto di tavole ordinarie, fatto dal passato Commendatario: v’è un Cortile grande circondato de mura. Nel piano di d(et)to Cortile, vi sono cinque stanze habitabili, et una scoperta, le quali servono per cocina, furno, cellaro, magazeno, e stalla. Nella parte superiore vi sono quattro stanze per l’habitattione de Religgiosi è servienti”. Accanto alle mura del monastero possiede “tre casette fabricate di luto, e pietre, … lasciate da Benefattori, li quali l’habitavano, nelle dette case, è poi si sono ritirati dentro l’habitato, e vacano”.

Il monastero di Sant’Angelo in Frigillis è abitato da due sacerdoti ed un serviente. Sulle rovine della antica struttura i monaci ne hanno costruita una nuova molto più piccola. “La Chiesia anticha la quale è di lunghezza palmi cento quindici con la sua proportionata larghezza è rovinata e diruta e li Religiosi con le loro prop(ri)e fatiche n’hanno riedificato unaltra nelle rovine delle fabriche del detto Mona(ste)rio la quale è palmi trenta sei di lunghezza con proportionata larghezza, dove celebrano li divin’officii e Sante Messe, vi sono molte Santiss(i)me Reliquie di Santi. Have il sudetto Mona(ste)rio una Sala, quattro Camere, l’una distinta dall’altra, Cocina, Dispensa, Cantina, et altre officine necess(ari)e reedif(ica)te dalli medesimi Religiosi Cist(ercien)si”.

Il monastero di Santa Maria di Persano è abitato da due sacerdoti e da tre servienti. “Ha la sua Chiesa sott’il titulo medesmo di Santa Maria di Persano, la di cui festa celebrasi ogn’anno all’otto di settembre con gran devotione, et concorso di populi convicini, q(ua)le è lunga palmi 63 alta palmi 38 et larga palmi 21 et tiene a i lati dell’altare Maggiore due cappelle sfondate con la volta a tribuna, et la Chiesa parimente è fatta à volta al lato della quale e la struttura di detto Monasterio di palmi 80 di lunghezza dentro la quale sono stanze numero sette, una cucina, una dispenza, un cellaro, un furno, un gallinaro, et del corritorio del dormitorio si servono i Religiosi et servienti per Refettorio, et fuori di detta struttura à una stalla fabricata con creta et calce alta palmi 19 larga palmi 17 lunga palmi 59”.

Il monastero di Santa Maria della Pietà era abitato da tre sacerdoti, un suddiacono, un chierico, un converso, cinque oblati ed un serviente. “E la sua chiesa lunga palmi cento, e sei, larga palmi trenta sei, alta palmi quaranta quattro di belliss(i)ma prospettiva. Ha Camere diece, il Refettorio, Cucina, Dispensa, Cellaro, e Furno contenute da due titi di fabrica di lunghezza palmi settanta due, di larghezza, o intercapedine palmi quaranta otto, e l’uno, ch’ha le fenestre, che buttano fuori della clausura, d’altezza palmi cinquanta quattro, e l’altro palmi vinti sette, le di cui fenestre buttano nella clausura, qual’è di palmi trecento, e dodeci, e dentro d’essa tiene una stalla alta palmi sedici, et altro tanto lunga, e larga, et attaccata alla Chiesa ha una Cappella Vecchia alta palmi venti due, e mezo, lunga palmi venti sette, e larga palmi quindeci, nel di cui muro era per prima effigiata la B(eatissi)ma Vergine della Pietà, ch’oggi si vede nel più sublime luogo dell’Altare Maggiore di d(ett)a Chiesa decentemente riposta, e sotto il medemo titolo, et invocatione ha la chiesa sopra descritta”.

Il monastero di Santa Maria del Soccorso aveva quattro sacerdoti, un chierico, due conversi, un terziario, cinque oblati e due servienti. “Ha la Chiesa sotto il titulo di S(an)ta Maria del Soccorso, e la sua festività si celebra nell’otto di 7bre di ciaschedun’anno, et è di struttura, e grandezza di palmi ottanta di lunghezza, trenta due di larghezza, e cinquanta d’altezza, vi è l’altare maggiore essendovi di sop(r)a un arco di legno ben accomodato, e pittato, vi è anco una imagine di rilievo di S(an)ta M(ari)a del Soccorso, et in d(ett)a Chiesa vi sono anco 17 Cappelle con li loro Altari, vi è anco l’intempiato con un quadro della B(eata) V(ergine) e di S. Bernardo in mezzo d’essa che fà una bella vista con fenestre decenti. Dietro l’altare maggiore vi è il Choro con li libri necessarii per cantar la s(an)ta Messa e le divine lodi à sua Divina Maestà all’hore competenti ordinate da S(an)ta Chiesa, e sopra d(ett)o Choro vi è una lamia di fabrica rotonda q(ua)le è di palmi 60 incirca d’altezza, lunga palmi 24, et la larghezza dell’istessa misura, e dal d(ett)o Choro si va alla sagrestia à man sinistra quando s’entra in choro, vi è anco un crocifisso grande con due Marie dipinte. Vi sono tre Dormitorii uno stà attaccato alla chiesa dalla parte sinistra, dove vi sono 4 camere, et una dispensola et è lungo palmi 104 ma senza chiostro, l’altro è sopra del med(em)o con altre cinq(ue) camere dell’istessa misura, e nella parte di sotto q(ue)sto Dormitorio vi sono due stalle e un altro luogo per conservar la paglia. Nel 3° Dormitorio nella parte di basso attaccato con l’altro sono l’officine come il Refettorio, Dispensa, Cell(ar)o, Cocina, e forno con un luogo da tener legna, sopra delle q(ua)li officine vi è il Dormitorio doppio di palmi 108, e vi sono sette camere con dui magazeni per tener vettovaglie; tutto il Mon(asteri)o è ammurato, che và uguale alla Chiesa, e le mura sono di palmi 85 di lunghezza e d’altezza 18, l’altro muro che attacca al Dormitorio è 80 di lunghezza e 15 d’altezza et nel mezzo vi è una Cisterna d’acqua q(ua)le serve per il Mon(aster)o, et in q(ue)sta parte non vi sono officine. Poichè il terreno dove è la Chiesa e Mona(ste)ro erano possessioni di diversi, e si è comprato in più partite, et in diversi tempi, et non tutti ugualm(en)te hebbero voluntà di vendere, et in progresso di tempo vendettero, et li P(ad)ri havendo livellato il luogo con buoni architetti l’hanno inquadrato, e con l’agiuto di Dio, Maria Vergine, et del nostro Patriarca S. Bernardo sperano perfettionarlo con il tempo rendendosi però l’annate fertili giache per il passato son state sterili di modo che li Popuoli son resi inhabili al prop(ri)o vivere”.

Nel monastero di Santa Maria di Altilia abitavano cinque sacerdoti, un converso ed un oblato. “Have la chiesa il titolo, et Invocatione di S(an)ta M(ari)a de Altilia, et di nuova struttura cioè di longhezza palmi settanta sei, e di uguale largezza ben proportionata, con una sola ala lateritia, vi è il soffitto ordinario di tavole, e l’ala è coverta solam(en)te di tegole senza soffitto. Vi è il Coro anco ordinario, et la Sacristia attaccata al Coro, la q(ua)le è un poco angusta, et continuam(en)te in d(ett)a Chiesa si celebrano li Divini officii, et si canta la messa conventuale, conforme l’uso della Religione, et dentro di essa Chiesa vi sono cinque Cappelle nelle q(ua)li si celebra. Il Monastero, et habitat(io)ne di monaci è tutto circondato di muri; Vi è il Chiostro quatriangalato con suo pavim(en)to, et all’istessa parezza vi sono la Cantina, alcune dispense, il forno magazeni, et altre stanze, e nel mezzo del d(ett)o Chiostro vi è una nuova Cisterna; nella parte super(io)re vi sono due dormitorii con diece camere di habitat(io)ne per li monaci e fameglia, vi è un nuovo Refittorio, e Cocina con altre stanze diverse per dispense, et officine, et altre necessità”. La cisterna, il refettorio, la cucina ed alcune stanze erano state da poco costruite dai monaci a loro spese.

Il monastero di Santa Maria della Terrata era abitato da due sacerdoti ed un serviente. “Have la chiesa il titolo et invoca(tio)ne di S(anta) M(aria) della Terrata et è ben composta e finita di fabriche di soffitto et tetti con una devotiss(i)ma Imagine e statua della Madre di Idio col suo altare Mag(io)re et vi e anco un altro altare con l’Imag(i)ne di S(an) Dom(eni)co di Soriano. L’habitat(io)ne di d(etto) luogo è murata di intorno come monast(eri)o et vi è il suo Dormit(o)rio con tre camere finite dove al p(rese)nte habitano li Religiosi, et vi è luogo proportionato di fare molte altre camere habitabili, al piano del cortile vi sono il Refett(ori)o cantina, cocina e stalle et vi è anco un magazeno da riponere le vettovaglie, et altre robe di casa”.

Il monastero di San Giovanni in Fiore era abitato da sei sacerdoti, due chierici, un converso, due servienti, ed inoltre “vi sono ancora Gio. Thomase Salustro di San Gio. Infiore, che attende a carreggiare aqua dalle fontane al Mon(asteri)o per il servit(i)o necessario di essi Monaci e casa al quale si somministra il vitto e vestito solamente Fra Domenico Malandrino de Cacchuri oblato, che avendo per li servitii nella campagna Egidio d’Ayello del Castelluccio Molettiero, che con il mulo et altri animali conforme al bisogno attendea carreggiare legna e l’altre cose necessarie per servitio e comodo di esso Mon(asteri)o, Cola di Urso di San Gio. Infiore massaro, che attende all’arte del campo con li bovi, Gioseppe Barberio di San Gio. infiore che attende alla cultura e custodia d’un Podere che si chiama il Vordò, che è Grancia antica del pred(ett)o monast(asteri)o con chiesa, e casa e Cesare Barberio di Pietrafitta che custodisce quelle poche vaccine che da quindici anni in circa si sono introdutte per maggior utile, et commodo del predetto monastero”.

Il monastero conserva i segni della antica sua importanza. “La primera sua habitatione fu grandiosa per quanto le rovine istesse dimostrano, anzi molte case di partic(ola)ri cittadini sopra gli edifitii antichi et anco congionte ad esse, edificate si vedono. Il p(redit)to Mon(asteri)o è in un angolo della p(redit)ta Terra nella parte inferiore e per una strada publica dell’habitatione di essa viene disgionto… La p(redit)ta chiesa di p(rese)nte è tutta restorata, et abbellita stante il legato fatto dall’Emin(entissi)mo Ubaldino b. m. con sua intonicatura, soffitti et altri abbellimenti è di lunghezza palmi 182 e di larghezza palmi 39 vi è il suo altare Maggiore magnificamente ornato congionta ad essa chiesa vi è la sacristia restorata et abbellita come di sopra e con la pietà di benefattori per la continuatione del culto divino e con la buona edificatione e fatiche de Religiosi sono costrutte in essa tredici cappelle di molta devotione, nelle quali si celebrano le sante messe e tra le altre ve ne sono due molto magnifiche e di somma devotione l’una è del nostro Padre San Bernardo e l’altra delle Santissime insigni Reliquie che si conservano in d.a chiesa nella quale per l’intiera sua dispositione e bellezza altro non vi manca che l’ornam(en)to et acconcio delle solite costumate sedie de monaci nel choro che di presente si trova con banchi ordinarii e vi è anco un belliss(i)mo organo nuovamente construtto. Nella pred(et)ta chiesa continuam(en)te si celebrano e si cantano li Divini officii conforme alle feste occorrenti e quotidianam(en)te si canta la Santa Messa Conventuale conforme all’Istituti della Religione e si esercita l’osservanza regolare. Congionta ad essa chiesa vi è l’habitatione de Monaci, nella cui parte inferiore vi è il chiostro triangolato, due parti del quale sono ornate di belle historie sacre de miracoli del nostro glorioso Padre San Bernardo e l’altra parte è remasta imperfetta per le carestie e danni successi in questi anni delle revolutioni del Regno. Vi è il Capitolo dove si canta la Preciosa e si rendono le colpe. Per l’intiero ornam(en)to e necessità del detto chiostro non vi manca altro che il pavimento e la pittura remasta imperfetta come di sopra et anco nel mezo del cortile di esso chiostro è necessarissima una cisterna d’acqua per comodità, e bisogni del monast(eri)o e Religiosi, essendo di p(rese)nte constretti con scomodità e spesa prendersi di fuori. Nell’istessa parte inferiore vi sono molte stanze, et officine, cucina, refettorio nuovo, dispensa, cantina et altre comodita necessaria et una spetiaria per li bisogni occorrenti della infermita. Per una scala si sale a dui Dormitorii fabricati sopra l’antiche rovine del pred(ett)o Monastero, nelli quali vi sono tredici stanze nelle quali si habita. Di sopra il medesimo chiostro vi sono modernamente fabricati altri Dormitorii che vengono doppi e nelli quali vengono construtte altre otto camere e per le perfectione delle sudette camere vi mancano li pavimenti, li muri tra mezi, li soffitti, l’intonicatura, le porte e le fenestre per mancamento di dinari e manca ancora il pavimento a doi corridori che sono sopra il medesimo chiostro”.

S. Giovanni in Fiore (CS), abbazia florense.

L’allevamento

Pochi dati bastano ad evidenziare la scarsa attività economica dei quattordici monasteri cisterciensi della Calabria. Alla metà del Seicento vi erano in tutto, tra sacerdoti, chierici, novizii e conversi, 65 monaci, 22 servienti e 33 oblati. Il solo monastero di S. Maria del Saggittario in Basilicata alla stessa data contava 23 monaci e 44 oblati. In quanto al possesso di “bovi aratorii”, animali essenziali per fare “massaria”, una delle attività più redditizie, nei monasteri calabresi vi erano in tutto 41 “bovi aratorii”, a fronte dei 68 del solo Saggittario. Se poi prendiamo in considerazione l’allevamento degli animali, i monasteri calabresi possedevano 332 bovini, 12 equini, 2500 ovini, 138 suini per un totale di 2982 animali; il solo Saggittario aveva 223 bovini, 22 equini, 2445 ovini e 68 suini per un totale di 2758 animali. Questi pochi dati, presi anche con le dovute cautele, mostrano che da tempo era venuta meno ogni spinta innovativa e che i beni assegnati dai commendatari ai monasteri non avevano prodotto cambiamenti significativi, ma erano usati solamente per produrre una rendita di mantenimento per i pochi monaci assegnati. Solamente in alcuni monasteri i monaci, da pochi anni, avevano dato inizio con pochi animali, quasi sempre ricevuti in elemosina, ad una piccola mandria.

Tra questi primeggiavano nell’ordine l’abbazia di S. Giovanni in Fiore, S. Maria del Soccorso, S. Maria di Altilia e S. Maria di Corazzo. Le varie specie degli animali avevano un utilizzo ed un apporto diverso nell’economia del monastero. Spesso le dichiarazioni dei monaci sono reticenti; molte entrate infatti non risultano, col pretesto che il prodotto degli animali è stato utilizzato per l’uso della famiglia e degli ospiti. Altre volte la loro resa, non eguagliava ciò che si era speso. Mentre gli animali da cortile in pochi casi compaiono.

Il monastero di S. Giovanni in Fiore possedeva 453 pecore tra grandi e piccole, che dava in affitto, aveva 39 suini che, secondo l’uso del luogo, erano dati in custodia ricavando “carne salata e saggine” ad uso dei monaci. Da circa otto anni era in attività una segheria, che utilizzava i moltissimi pini, per il funzionamento della quale erano utilizzati undici buoi. Aveva poi 29 vacche, che fornivano i latticini, due cavalli, un mulo e 4 buoi per la massaria, che servivano per procurare le vettovaglie alla famiglia. Dagli animali provenivano inoltre al convento 74 ducati all’anno.

Il monastero di S. Maria del Soccorso possedeva 5 buoi aratorii, utilizzati per uso delle massarie, dalle quali ricavava solo grano e vettovaglie per uso del convento, in quanto “il d(ett)o Mona(ste)ro astretto da necessità fa alcune poche massarie per cagione che havendo molti territorii q(ua)li non sono profittevoli quando non s’arano, et non trovando di darli ad altri vengono li P(ad)ri coatti a far simili industrie, q(ua)li rendono poco conto per esser lontani li territorii e vi si fà molto dispendio”. Si ricava qualche ducato solamente qualche volta, quando i buoi finiscono in anticipo i loro lavori nella masseria del monastero “e si trovano gagliardi si mandan’à faticar ad altri”. Possiede poi 5 vacche offerte e date in custodia ai benefattori. Ha poi 500 pecore però non avendo il monastero luoghi di pascolo per l’inverno, “si mandano nelle marine di Cotroni tre giornate lontane da q(ue)sto luogo”. Per tale spesa non c’è utile per il convento. Ha anche due cavalli ed un somaro per la vettura del monastero; essi non sono sufficienti “per haver le massarie distanti, et le legna sono anco lontane che non possono far più d’un viaggio il giorno, e molte volte il Mona(ste)ro ne compra”. Ha poi due scrofe, date in offerta, e 5 porcellini. Possiede una possessione di celsi con i quali nutre “tre cozze di sirico et a q(ue)lle bisognano 30 cantara di fronda et q(ue)lle si dona a mezzi frutti”. Da questa attività ricava una buona quantità di seta che vende. In tutto ricava 65 scudi.

Il monastero di S. Maria d’Altilia possedeva 300 capre, che dava in fitto ad a un capraio, 14 suini, 101 bovini, tra i quali 4 buoi, alcuni “animali giomentili” ad uso dei monaci. In tutto ricavava 89 ducati. Il monastero di Santa Maria di Corazzo aveva 6 buoi aratorii per far massaria, “trentasette bacche grosse sette vitellazze auni tre e sei vitellacci maschi et un thoro con vintiquattro vitelluccie … due giumente et una stacca piccola”, 300 pecore, un verro e 18 scrofe. Tolte tutte le spese il ricavato era di 59 scudi circa all’anno.

Il monastero di S. Maria di Fontelaureato possiede 5 buoi e 34 vacche fra piccole e grandi, 300 capre, 4 cani per custodia degli animali, 32 tra galli e galline e 2 porci piccoli; fruttano 65 scudi e 77 baiocchi. Il monastero di S. Maria di Acquaformosa possedeva 300 pecore, 8 scrofe, 4 bovini ed un somaro. Dalla elemosina di “cerca di cucolli” otteneva una libra e mezza di seta, che vendeva. Ricava annualmente circa 36 scudi.

L’abbazia di S. Maria della Sambucina possedeva un cavallo per andare al mulino e quattro buoi. I monaci ebbero in elemosina sei bovini, che sono diventati 24 tra grandi e piccoli, nonostante “le male annate, che sono state, che ne sono morte, et mangiate dalli Lupi, che ci ne sono in quantità”. Possiedono da circa sette anni 200 capre parte comprate e parte avute in elemosina. Hanno anche comprato 9 porci, “et per esser stata mal annata di cibo, non hanno fruttato, ma il monasterio ne ha perciputo il vitto dello lardo in dui anni et certi porcazzoni venduti”. In un anno hanno ricavato mediamente 82 scudi.

S. Maria della Pietà aveva un bue, 3 genchi indomiti, 100 capre e 7 porci. In tutto rendevano 19 scudi e 95 baiocchi. S. Maria di Persano possedeva 5 buoi, 1 giumenta, 32 capre, 28 porci. Da essi ricavava 24 scudi e 70 baiocchi. Il monastero di S. Maria di Terrata ha due paia di buoi, uno lo dà in fitto, “a rag(io)ne di tum(ola) sidici di grano”, l’altro serve per la massaria della grangia, ha 11 suini, ha 20 capre avute in elemosina, due vacche figliate et una genca di frutto, “delle q(ua)li va per hora per la spesa dell’herbagi seu pascolo et sollevandosi genchi servono per la massaria et per sostituirsi alli bovi che muoiono et mentre di p(rese)nte sono così pochi non si riceve altro utile. In tutto il ricavato è di 12 ducati.

L’abbazia dela Mattina possiede quattordici porci, dieci alveari ed un bue, dai quali ricava 20 scudi all’anno. S. Maria La Nova aveva solo 2 buoi “con li quali si fa l’arte del Campo seu massaria per supplire al vitto del grano, e d.ta massaria s’è fatta a mezo col garzone seu massaro, e servendo per il sudetto vitto; il grano non si tira ad introito di denari”.

S. Giovanni in Fiore (CS), abbazia florense (foto di Lala Aufsberg, 1953, da kos.aahvs.duke.edu).

Relazioni della metà del Seicento di abbazie cistercensi di Calabria e Basilicata – Riformati San Bernardo (Cistercensi)[i]

Abbazia di S. Maria di Corazzo

“Relatione del stato della Ven.bile Chiesa Monast(er)o dell’Abadia di Corazzo sotto il vocabolo della Purificat.ne della Beat.ma Verg.e Madre Maria fondata, construtta, et eretta nell’anno 1128 da Rugiero e Riccardo di Martorano fra.lli con l’Autorità d’Alesandro tertio nel mese d’Agosto dell’Indit.ne II nelle montagne circonferentia della Città di Scigliano diocesi di Martorano vicino strade publiche distante di detta Città di Scigliano otto miglia in circa, et miglio e mezzo d’un casaletto chiamato la templa della Castagna, q.le chiesa, e suoi membri della detta fondat.ne furno assegnati à monaci del sac. ord.e Cisterciense del Glo.so Mellif.lico e contemplativo dottore Bernardo (s.to) con molte annue entrade possedute hoggi in vigore di commenda dall’Eminent.mo Sig.r Cardinal Gianetti, con essersi per quanto si dice divoluti molti territorii di detto s.to luogo in dominio di Sig.ri temporali, ma hoggi per quanto noi sapemo frutta annual.te computando un’anno all’altro a dett’Eminenza docati 2000 delli q.li paga annual.te alli monaci per provisione del cotidiano vitto e vestiti di detti monaci, e servienti, medicinalia, medici, Barbieri, letti, suppellettili, biancherie di menza, et adornamenti della chiesa, et altri bisogni necessarii alla manutentione di q.lli conforme si vede per publico istrumento di annua assegnat.ne docati centoquaranta tre in ciasched’un’anno (dico D. 143 a ragione di X giulii p. scudo) di più paga t.la cento e diece di grano bianco, et anco paga trenta salme di vino alla mesura di detta città di Scigliano ad alcuni particolari di paesi convicini, et q.lli habbino pensiero consignarcilo in detto Monast.ro q.le vino e per vitto delli sudetti monaci a scudi venticinq. ogn’anno per riparat.ne 1.25 –

Ha la chiesa sotto il titolo, et invocat.ne della Purificat.ne della Beat.ma Vergine non a volta ma col suffitto di legname, longa passi tridici et larga passi tre.

Il monast.ro e di struttura quadrata con un solo chiostro nella cui pianta di basso in una parte vi e una stanza designata per capitolo dove si rendono le colpe delli monaci e si canta il Pretiosa dopo prima longo passi quattro e mez. e largo passi duoi di più vi sono due altre stanze che servino per magazeni di grani germani, et altri vittovagli dell’istesso monast(er)o e d’altre devote persone.

De più in essa pianta di basso vi è una stanza lunga passi cinque q.le serve per refettorio con mense doppie dove capiscono da quaranta religiosi incirca apresso del q.le vi è un’altra stanza q.le serve per cantina a canto di detto Refettorio vi è anco un’altra stanza q.le serve per dispensa dove si conserva il pane et ossonio per il vitto cotidiano di più in detta pianta di basso vi è la cocina con quattro altre stantie appresso per conservar legna et altre cose necessarie vi sono anco due altre stanze in una vi sta il forno et nell’altra il luogo dove si fa il pane di più vi sono tre altre stantie che servono per stalle per le cavalcature et animali di monaci e forastieri con tre altre stanze dove si conserva l’herba e paglia per le medesime cavalcature. Nella parte super.re vi è un solo dormitorio doppio con camera dell’un e l’altra parte, nel q.le vi sono quattordici camere dove habitano detti monaci.

Fuora del quadro vi sta attaccato un Palaggio dell’Eminentiss.mo Sig.r Cardinale Commendatario dove habitano i suoi ministri, e si conservano li grani di S. E. Poco discosto dal monast(er)o vi sono anco due altre stanze fatte da detti monaci per commodità et habitat.ne degli ani.li di detto monasterio.

Ab antiquo vi fu prefisso il numero di sei religiosi, oltre delli servienti necessari e di presente vi habitano di famiglia sacerdoti cinque Cl.ci uno converso professo uno, oblati quattro, e servienti dui i nomi cognomi e padrie dei quali sono l’infr.ti:

Sacerd.ti

D. Clemente Gardis delli luzzi terra della diocesi di Bisig.no Abb.e Reg.re di detto monast(er)o.

D. Placido Salerno Abb.e di detta Cong.ne della terra di Misoraca diocesi di S.ta Severina.

D. Stefano Bruno della città di Scigliano diocesi di Martorano.

D. Ignatio Papaleo della terra di Castellucci diocesi di Cassano.

D. Dionisio Federici da Mont’Alto diocesi di Cosenza.

Converso professo

Fra Vincenzo Mirabello della città di Scigliano diocesi di Martorano.

Oblati

Fra Cortisano Bianco della città di Scigliano diocesi di Martorano.

Fra Marcello Mirabello da Scigliano

Fra fran.co Corcio da Pedaci diocesi di Cosenza

Fra fran.co Ricciuto da Scigliano diocesi di Martorano.

Servienti

Frat’Agostino Campana dalli Scalzati diocesi di Cosenza

Fra Carlo Noto della terra di Morano diocesi di Cassano.

Vicino di detto monasterio vi è una continentia di terre lavorative di t.la dodici incirca dalle quali in parte il detto Monast(er)o si serve per ortalitii e commodità delli P.ri e parte sono lavorative dalle q.li raguagliandosi la rendita di sei anni precedenti si calcula che rendo. un’anno per l’altro ogn’anno t.la sei di germano, e quali un’anno per l’altro sapprezzano scudi di moneta Romana cinque e quattro giulii         5 – 2 – 0

Item possiede un’altro comprensorio di terre aratorie da dove un’anno per l’altro se ne riceve t.la di germano due le q.li calculate come di sopra s’apprezzano un scudi otto giulii e diece baiocchi 1 – 4 –10

Item possiede un’altra continenza di terre parte culte parte inculte quattro miglia discosto da detto monast(er)o di t.la sessanta dalle q.li un’anno per l’altro si ne riceve t.la trenta di germano lo q.le computato come di sopra sommano scudi vinti sette 22

Item vicino detto Monast(er)o possiede un prato di t.la due incirca q.le serve per far herba per l’ani.li di detto monast(er)o

Item possiede una vigna q.le serve per frutti fresci per li monaci.

Item non possiede casali, castelli. nè arboreti da vino, case Botteghe granari nè fenili d’annuo affitto.

Item non possiede molini di nessuna sorte, cartiere, nè guarchieri, nè altr’edificii nè officine.

Item possiede un luogo da monti seu bosco di cerri et altri alberi selvaggi da vinti t.la incirca dal q.le computando un’anno per l’altro si ne riceve scudi tre et giulii sette. 3 – 3 – 10

Item non possiede censi, livelli, legati annui, nè donationi annue nè elemosine certe solo che alcune mensure d’oglio e pochi baiocchi q.li un’anno per l’altro ascendono alla somma di dui scudi l’anno 2 –

Item si suol ricevere d’obentioni et elemosine incerte computando un’anno per l’altro un scudo in circa 1 –

Item detto Monast(er)o tiene sei bovi aratorii per far massaria dalla q.le dedutte le spese di garzoni e coltura e terraggi computando un’anno per l’altro se ne percepe da trenta scudi incirca ogn’anno 30 –

Item detto monast(er)o possiede trentasette bacche grosse sette vitellazze auni tre e sei vitellacci maschi et un thoro con vintiquattro vitelluccie appresso il lattocinuio se ne percepe da quelle serve per il vitto delli monaci, oblati, servienti, garzoni di detto monast(er)o serve anco gli hospiti t.o Religiosi q.to secolari che per il monast.ro il luogo al pre.te ve ne concorrono giornalmente dalle quali dedutte le spese di Baccari per custodia di dette Bacche et herbaggi un’anno per l’altro se ne percepe da diece scudi in circa 10 –

Bufali q.o monast(er)o non ne tiene, ha q.o monast(er)o due giumente et una stacca piccola q.li servono per uso e commodità di monaci e loro servienti.

Di più detto monast(er)o possiede trecento pecore q.li sono donate in guadagno si come l’uso e costume di q.e parti del lattocinio non s’introita mentre ha servito simil.te per servitio delli monaci et altre bocche ordinarie et straordinarie per esser detto monast(er)o sogetto al concorso d’ogni persona l’utile dell’Agnelli ha servito per pagar l’herbaggi delle lane un’anno per l’altro si computa haverne detto monast(er)o scudi sedici in circa ogni anno 16 –

Capre non ne ha possiede detto monast(er)o dociotto scrofe et un verre q.li sono date a mezzo guadagno, e dedutti quelli porci che servono per grasso del detto monast(er)o computando un’anno per l’altro se ne percipe ogni anno tre scudi in circa 3 –

Item detto monast(er)o non ha rendite di pescaggioni, spetierie nè d’altro simile.

Item detto monast(er)o tiene obligo di due messe la settimana per le q.li detto monast(er)o ne possiede uno di detti territorii, e dette messe si sodisfanno alla giornata, anniversarii non ve ne sono. tiene anco obligo detto monast(er)o celebrar la messa conventuale ogni giorno per l’anime di t.ti benefattori.

Di messe temporali q.o monast(er)o un’anno per l’altro ne riceve da sei scudi incirca ogn’anno d’elemosina 6 –

Item detto monast(er)o non è gravato di resposte di canoni, nè di censi passivi perpetui o vitalitii alla Camera Apost.ca non ha debito di annue prestationi e contributioni, bensi paga e contribuisce ogni anno detto monast(er)o al Procurat.re Gen.le di dett’ordine alla Corte Romana docati quindeci e di più paga detto monast(er)o anno quolibet alla cassa commune di detta congreg.ne per il peso ordinario cioè per il vestiario del Presid.te di detta Congregat.ne e per vitto del cavallo di essa e poste di lettere scudi dico 24 – 1- 10

Item detto conv.to non ha altri debiti per causa nisciuna di nova struttura cossi per la chiesa come per il con.to.

Item per paramenti et altre suppellettili cera oglio et altre cose necessarie per la chiesa e sagrestia computando un’anno epr l’altro si spenderà da scudi venticinq. Incirca 25-

Item per spesa ordinaria di vitto per li sopradetti monaci e servienti oblati, e garzoni passaggieri tanto religiosi com’altra persona per starvi suggetto detto monast.o computando un’anno per l’altro, e per il giorno della festa di detto monast.o venendovi grandiss.o concorso di gente da duicento settanta scudi incirca ogni anno 270 –

Item per vestiti et indumenti di religiosi, oblati, e servienti computando un’anno per l’altro ogni anno novanta scudi incirca 90 –

Item per medici, medicine, chirurgici, barbieri, un’anno per l’altro ogni anno scudi quindici incirca si spenderanno 15 –

Item per viatici tanto per occas.e di cap.li, quanto per spese di detti capitoli e per altri occasioni di Religiosi un’anno per l’altro da scudi quindici ogni anno 15-

Item per spese vittuali e procurat.ni in occasione di visite di superiori un’anno per l’altro scudi cinq. 5-

Item per le spese per alloggi di forastieri cossi di Religiosi come di altri oltre il pane già che sta computato con il calculo un’anno per l’altro da scudi quindeci ogni anno 15-

Item per spese straordinarie come biancherie, letti et altri mobili di casa, vasi e robbe di tavola, di cucina, ferramenti rame e simili computando un’anno per l’altro scudi venti ogn’anno 20-

Noi infrascritti col mezzo del n.ro giuramento attestiamo d’haver fatto diligente inquisit.ne e recognitione del stato del monast.o sud.o e che tutte le cose espresse di sop.a e ciasched.a di esse sono vere, e reali, e che non habbiamo lasciato d’esprimere alcuna entrata, ò uscita, o peso del medesimo monast.o che sia pervenuto alla n.ra notitia et in fede ne habbiamo sottos.to la presente di n.ra p.pria mano esegnata con il solito sigillo questo di 10 di marzo 1650.

Io Don Clemente Gardis Abbate Regolare delegato confi.mo quanto di sopra.

Io Don Placido Salerno Abbate Cist.e Deputato inciò confermo q.nto di sopra.

Io Don Stefano Bruni delegato confermo ut supra.”

Monastero di Santa Maria de Ligno Crucis

“Relatione del stato di questo monasterio di Ligoni secondo la Bulla di N. Sig. Inn.o X°

Il monasterio di ligoni del Ordine Cister.se situato et posto nella terra di Corigliano Dioc. di Rossano fuora d’habitato in luogo aperto et in strada publica un miglio distante dal’habitato è commenda del Rev.ss.m hodierno Abbate Comendatario nomine Gio. Ba.tta Michini Romano quale commenda tiene d’entrada sopra cinque cento scudi annui oltre l’assignam.to fatto alla mensa monacale.

La fondatione erectione authorità di chi et chi lo fondò non s’ha notitia a causa che detto monasterio è stato molto tempo habitato da Padri francesi del med.o ord.ne et a tempo che furno cacciati da q.sto Regno li francesi s’andarno via detti P.ri et si persero li scritture necessarii et concernenti a detta cognitione tantum se fossero in potere del sig.r comend.r solum si scorge alle frabiche esser mon.ro più delli quattrocento anni; per esser chiamato in una cronica che fà l’Abbate Ioacchino monaco di d.o tempo del med.o ordine.

Ha la sua chiesa sotto il titulo di Santa Maria de ligno Crucis ove si trovano et si conservano molti et diversi reliqui e tanto della Croce di Xpo come di altri insigni santi con tre altari: uno l’altare maggiore ove resiede l’immagine della Beata Vergine di rilievo con detti reliquie il 2° è la cappella della Sant.ma Pietà con choro dove s’officia da P.ri et sacrestia decente et ornata

È di strutture di Braccia cinquanta in quatro con il claustro chiusa iuxta ritum ordinis con tre porte cioe una la porta del Battere una entra nella chiesa et un’altra esce al giardino.

Ha di sotto l’infrascritte stanze Dispensa grande Dispensa piccola stalla Refettorio Cucina e furno dal altra parte Pagliera, cellaro et gallinaro.

Item tiene due scale di frabica una saglie alla loggia avanti il Dormitorio, quale v’e una porta che entra in detto dormitorio con currituro et in detto Dormitorio vi sono sei stanze seu cammere con il luogo comune.

Item l’altra scala che saglie in due altre cam.e v’è anco una sala grande quale si dice esser il palazzo del sig.r Abb.e Com.d.ro.

Li fu fatto l’assignamento della mensa monacale in virtù di Bulle Apostoliche dal Rev.ss.mo Abbate Commendatario Don Gioanne ferrato nell’anno 1571 e detto assignamento fu di scudi centotrentacinq. senza assignamento di numero di famiglia come per publico instruimento appare.

Hogi vi dimorano l’infratti Il P.re Don Lorenzo Buonhomo della terra di francavilla della Certosa Prov.a di Basilicata per Superiore. Don Benedetto Barberio monaco sacerdote della terra di San Gioanni di fiore, fra Gioseppe fuscaldo clerico converso della terra d’Altomonte fra Domenico regitano della citta di Nicastro oblato et fra Gioanni di lauria della terra di Layno serviente.

Tiene et possiede uno molino assignato a detta mensa per scudi cinquanta quattro annui quale non s’affitta piu di tt.a di grano che settanta che sommano scudi sessantatre deducendovi la spesa che va a detto molino anno quolibet che sono scudi vinti restano a beneficio di d.a mensa tantum scu. 43.

Item li fu assignato un pezzo di territorio nella campagna di d.a terra di tumulate 97 per scudi cinquanta quattro annui et perche è convicinato da dui fiumi viene indonato a molti anni sono per industria di monsig.r Arcivescovo di Rossano Spinello Affittuario di d.a Commenda il quale per defensione d’alcuni territorii divertè uno d’essi fiumi dentro detto nostro territorio del quale il monast.o non lo può affittare, et calculato il pervenuto da sei anni in qua conforme l’ordine di sua santità non ne percipe più di tt.a sette di grano annui che sono in moneta romana scudi 6 – 1 –10

Item possede una possessione circumcirca monasterii arborata da diversi arbori fruttanti con una vigna et giardini assignata alla d.a mensa per scudi vintisetti quali per industria et faticha di Religiosi è aumentata che ni percipe il mon.ro l’infratte partite:

Per oglie delli olive scudi quindici annui 15

Dalli celsi se ne percipino scudi diciotto 18

Dalli herbaggio et gliannagio scudi 10

Dalla vigna in tanto musto scudi 10

Di piu per altri frutti diversi 4

Dall’hortalitii in tanta fogliame scudi 6

Item tiene uno pizzotto di terre comprate da religiosi da tumulate cinq. in circa et se ne percipe 2

Item tiene dui membri di case lasciate per obligo di celebratione di messe et ni percipe anno q.b 2 – 2 –10

Item un annuo censo tiene di Pauli sei annui 0 – 3 –10

Item per elemosine eventitii scudi dieci annui 10

All’incontro tiene d.o monastero di peso di fare celebrare una messa la settimana.

Item undici altri messe in tutto l’anno quali l’una et laltri per tutto hoggi sono sodisfatti.

Deve pagare al Reve.ss.mo Comend.ro di d.a Commenda per annuo censo baiocchi vintiotto 0 – 0 – 28

Paga per l’annui contributioni al R.mo P.re Gen.le scudi 10 – 4 – 0

Per la Cassa Comune della nostra Congr.ne scudi 4 – 2 – 10

Per la visita scudi 1 – 4 – 0

Per spesa di capitulo 1 –

Per vestimenta et calciamenta tanto per il superiore come per l’altri scudi 45-

Per grano tt.a 30 (scudi) 27

Per vino Barrili 40 scudi 8

Per Pitanza 6

Per oglio 6

Per Barbiero scudi 2

Al medico Medicine scudi 4

Risarcimento di frabiche biancherie di letti refittorio et cucina scudi 9

Per spesa che si fa alli P.ri Visitatori et forasteri 4

Per la sacrestia in oglio cera et altre cose necessarii alla chiesa 4

Noi infratti con il mezo del nostro giuram.to attestiamo d’havere fatto diligente inquisitione et recognitione del stato del monasterio sudetto e che tutte le cose espresse di sopra e ciascaduna d’esse sono veri e reale e che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna entrada o uscita o peso del medesimo monasterio che sia pervenuto alla nostra notitia et in fede habbiamo sottoscritta la presente di nostre proprie mani et signata con il solito siggillo hogi 20 di febraro 1650.

Io Don Lorenzo Buonhuomo sup.re di detto mon.ro attesto q.to di sopra manu p.pria

Io Don Bartolomeo Sapia Deputato nel sud.to mon. attesto q.nto di sopra.

Io Don Benedetto Barberio deputato attesto ut supra.”

Monastero di Santa Maria della Sambucina

“Relatione di questo Monast.o di S.ta Maria della Sambocina del Sacro Ordine Cisterciense della Congreg.ne di Calabria tanto dell’Intr.o, come del uscita fatta secondo la Constit.ne, overo Bolla di N. S. Papa Innocentio X°.

Relatione dell’Introito, et esito dell’entrade del Monast.o di S.ta Maria della Sambocina, fatta secondo la Constitut.ne overo Bolla di N. S. Papa Innocentio X°.

Il Monast.o di S.ta Maria della Sambocina del Sacro Ordine Cisterciense, situato nella terra delli Luzzi Diocesi di Bisignano nella Calabria Citra, sta fuora delle mura di d.ta terra da due miglia in circa; posto in strada publica di d.ta terra, da dove si va nella terra d’Acri nelli Casali di Cosenza, et ad altre parti. Et dove è il sud.o monast.o è luogo aperto ma li convicini sono boscosi di castagne, et quercie, quali castagna sono di d.ta Abbadia cioè dell’Abbate Commendatario, ma è territorio comune di d.ta terra.

Fu fondato, seu edificato prima del Abbate Giacchino, il quale fu figliolo di d.to Monast.o, et questa cognit.ne l’habbiamo da un libro composto, et mandato alle stampe publiche dà un P.re chiamato Don Giacomo Greco Dottore peritiss.mo nella Sacra Theologia del sud.o ord.ne cisterciense, q.le libro s’intitola Joachim Abbatis, et Florensis Ord.nis Chronologia. Non potemo sapere specificam.te l’anno, che fu fondato, ne chi lo fundò ne con quali assignam.ti, et oblighi per non trovarsi le scritture, essendo che la sua fondat.ne passa l’anni 400, et più, et d.to monast.o stette molt’anni in vigore. Ma dopo le guerre, che ultimam.te son state in Regno à tempo di Carlo Quinto furono discacciati li francesi, et li monaci abbandonarno i monasteri di d.to ord.ne ch’erano in questo Regno di Napoli, et però si disfecero et dopo furno dati in commenda. Et à tempo di Papa Quinto di felice recordo, et di molt’altri sommi Pontefici, tanto antecessori, quanto successori di d.to Papa Pio V uscirono molte Lettere, et Bolle favorevoli, che si ripigliassero tutti i monasteri diruti, et commendati, et in dette lettere et Bolle commandavano espressam.te alli Commendatarii, che facessero habitare in d.ti monasterii il numero di monaci secondo l’entrada di ciascun monast.o, et molt’altre ordinat.ni alli pred.ti commendatarii tanto per far reparat.ne alla chiesa come al monast.o. Onde un certo Padre chiamato Don Giusto Bufalati Fiorentino del sud.o ord.ne cisterciense vicario Generale di molte Provincie fortificato con le sud.te lettere, et Bolle Pontificie passò in queste parti (con il consenso del Cap.lo Generale) per pigliare gli p.tti diruti monasterii, et ne ripigliò molti, che fu in tempo del sopranominato Pontefice, et cio fu fatto a richiesta dell’Emin.mo Cardinal di Chiaravalle Don Geronimo Socherio, che fu Gen.le del sud.to Ord.ne Cist.se.

S’esplica anche ch’a tempo furno dati in Commenda q.sto monast.o, et dui altri della med.ma Religione, cioè la Matina di San Marco, et S.to Angelo nella terra di Mesoraca furono commendati ad un solo Abbate Commend.o il q.le dopò che si ripigliorno assignò competente entrada al sud.to monast.o della Matina per vitto et vestito di monaci, quale entrada dopò col consenzo dell’abbate Commend.o et delli Superiori della Religione si divise a tutti tre i monasterii, a ciaschedun la portione sua, quale portione si dirà qui sotto.

Tutta la chiesa et edificii del monast.o fra tant’anni si disfecero, conf.e adesso appareno certi archi, et fabriche antiche della Chiesa per esser stata sontuosiss.ma; ma dopo che fu ripigliata da Religiosi la chiesa è stata fatta di q.sta struttura longa palmi 70 larga pal. 33 et alta pal. 36 et più della metà di d.ta chiesa la lasciorno per non haver commodità di compirla et questa che s’è fatta sta ben accomodata, et il suo titolo è sotto il nome di S.ta Maria della Sambocina, et si fà la festa il giorno dell’Assuntione della B. Vergine.

Stanze in d.to monast.o vi ne sono quattro oltre della cucina cellaro dispenza granaio et altri fundachi, et un’altra stanza è principiata a farsi.

A tempo che li Padri fecero conventione con l’Abbate Commend.o, il sud.to loro assignò scudi ottantacinque di moneta di Regno, et secondo la moneta Papale ogni scudo son diece giulii, credo saranno stati per tre bocche cioè dui Religiosi et un serviente. Adesso vi n’habitano numero sei et molti anni vi ne sono stati sette ma il Superiore della Cong.ne uno Religioso l’have posto, et levato secondo la necessità dell’altri monasterii. Sacerdoti numero tre conversi n° uno et servienti n° 2. Il superiore si chiama Don Bartolomeo Sapia della terra di Caccuri Diocesi di Cerentia et cariati, Don Gennaro Pelusi sacerdote della terra di Mont’Alto Diocesi di Cosenza il q.le al p.nte attende alli studii nella città di napoli, Don Domenico Buffone sacerdote della terra di San Gio.e in Fiore Diocesi di Cosenza. Il converso si chiama fra Nicolao Sapia della terra di caccuri Diocesi di Cerentia et Cariati li servienti sono fra Giacomo Mingaccu di Caccuri et fra Cesare Romano d’Aprigliano casale di Cosenza. Garzoni num.o 5, cioè il massaro per li Bovi et massaria, il Baccaro per custodire le Bacche, Dui caprari per le capre et un porcarello per li porci, che connumerati con li sei di sopra fanno undici persone.

Il sop.a d.tto monast.o fa d’intr.o l’anno le qui sottoscritte somme.

L’Abbate Commend.o, ch’adesso è l’Em.mo Cardinal Brancaccio c’assegna ogn’anno scudi ottantacinque in censi in olive, castagnie, et in terre lavoratorie, che q.ndo si fanno a massaria dalla gente di d.ta terra si ne percipe d.ta somma et piu, ma q.ndo non si seminano che le genti per l’estrema povertà non le possono fare, sempre si ce perde, ma un’anno paragonando l’altro si ne percipe scudi ottantacinque dico scudi 85 – 0 – 0

Di più il d.to monast.o et li Padri per esso hanno acquistato alla mensa monacale q.ndo una , et q.ndo una altra, l’infratte partite:

Un rendito di censo di scudi vinti anno q.bet che si paga il capitale sono scudi duicento et q.ndo s’affrancheranno se investiranno ad altri beni stabili dico scudi 20 – 0 –0

Per l’affitto d’una posses.ne alborata di olive et celsi ogn’anno scudi 2 – 0 – 0

Per l’affitto d’una altra poss.ne, cioè vigna et olive giulii vinti quattro 2 – 0 – 0

Cenzo di case nella sopra d.ta terra anno q.bet scudi tre 3 – 0 – 0

Affitto d’un’altra casa anno q.bet giulii dieciotto 1 – 4 – 0

Li Padri hanno comprato certi oliveti alla menza monacale ch’un’anno raguagliando con l’altro vi se fanno d’oglio litre 60 sommano a giulii dui la litra scudi dudici 12 – 0 –0

Possiede d.to monast.o due vigne, una delle quali certi anni la donano in affitto per tanto musto, et un’anno raguagliando al altro dà ambedoe si ne percipe barrili ottanta di musto, q.le si mette a baiocchi 25 il barrile, somma scudi vinti 20 – 0 – 0

Possiede d.to monast.o et menza monacale certe terre aratorie da tumulate sidici in circa et un’anno si seminano, et l’altro nò, viene ogn’anno tt.a otto, che sono scudi quattro dico 4 – 0 – 0

In q.sto prossimo passato anno 1649 è stato lasciato alla mensa monacale un castagnito q.le s’è affittato un scudo 1 – 0 – 0

Si vende la fronde delli celsi ogn’anno scudi tre 3 – 0 – 0

Il monast.o fa la massaria ogn’anno, et in sei anni have fatto grano tt.a 370 et germano tt.a 200 che tutti fanno la somma di tt.a cinquecentosettanta 570 viene l’anno tt.a novantacinque à giulii cinque il tt.o viene l’anno scudi quaranta sette et mezo 47 – 2 – 10

Possiede un pezzotto di terre con castagne che s’affittano ogn’anno giulii             0 – 3 – 0

Sole fare d’elemosine di messe manuali in die ogn’anno scudi dui, à giulii uno per ciascheduna messa, somma scudi 2 – 0 – 0

Sole fare d.o monast.o di elemosina di seta ogn’anno scudi cinque 5 – 0 – 0

Sole fare d’elemosina nella sua festa scudi 2 2 – 0 – 0

Farà d’elemosina di grano ogn’anno tt.a dui, che sono giulii dece 1 – 0 – 0

Farà d’elemosina d’oglio ogn’anno giulii dece 1 – 0 – 0

Possiede un cavallo per andar al molino

Possiede Bovi numero quattro, che si ne fà la massaria, et in sei anni oltre la massaria hanno guadagnato in giornate per aggiutar ad altri scudi ottantaquattro, viene l’anno scudi 14 – 0 – 0

Possiede detto monast.o Animali Baccini fra piccoli et grandi num.o vintiquattro, che haverà otto anni in circa che ci furno dati animali sei elemosinaliter, li Padri l’hanno aumentate, con tutte le male annate, che sono state, che ne sono morte, et mangiate dalli Lupi, che ci ne sono in quantità, et in sei anni hanno fruttato scudi cento ottantasei et giulii sette, viene l’anno scudi trent’uno dico 31 – 0 – 0

Possiede capre n.° 200 che haverà sette anni parte nè hanno comprato et parte l’hanno fatte per elemosina, et con due male annate di mortalità di bestiame in sei anni hanno fruttato scudi scudi centoottantacinque, viene l’anno scudi trenta uno dico 31 – 0 – 0

Possiede porci n°. nove, che le comprò l’anno passato, et per esser stata mal annata di cibo, non hanno fruttato, ma il monasterio ne ha perciputo il vitto dello lardo in dui anni et certi porcazzoni venduti quali si mettono ad intr.o scudi sei 6 – 0 – 0

Esito et Pesi del d.to Monast.o

In primis ha peso di celebrare ogn’anno messe vinti oltre la messa conventuale in perpetuum et ni percipe d’utile della possess.ne assignataci per d.te 20 messe, giulii otto l’anno che vorrebbono essere giulii vinti, quali messe insin adesso son tutte celebrate.

Per vestimento alli quattro Religiosi, et dui servienti scudi sessantauno dico scudi 61 – 0 – 0

Per salario et vitto al Baccaro scudi dieceotto l’anno 18 – 0 – 0

Per salario et vitto alli caprari l’anno scudi 17 – 0 – 0

Per salario al porcarello scudi cinque 5 – 0 – 0

Per salario vitto et spesa al massaro et massaria d’ogni cosa l’anno scudi trenta cinque dico 35 – 0 – 0

Per visita et pesi della Religione ogn’anno scudi settembre 7 – 0 – 0

Spesa per il Capitolo Provenciale ogni quattro anni scudi dudici viene l’anno scudi tre 3 – 0 – 0

Paga di cenzo ad altri per certe poss.ni ogn’anno scudi dui et baio 2 – 0 – 5

Per grano per li sei bocche cioè monaci, et servienti tt.a settantadui in danari sono scudi trentasei 36 – 0 – 0

Per grano per la semente tt.a vintiquattro scudi dudici 12 – 0 – 0

Per oglio per il vitto della fameglia et lampade del Santiss.mo scudi dece 10 – 0 – 0

Per lattocinio per tutta la fameglia l’anno scudi quattordici 14 – 0 – 0

Per pietanza di carne et pesci l’anno scudi otto 8 – 0 – 0

Per medici, Barbieri, et medicine l’anno scudi otto 8 – 0 – 0

Per vino per la fameglia l’anno scudi sidici 16 – 0 – 0

Per spesa per acconciar la vigna l’anno scudi quattro 4 – 0 – 0

Spesa per li forastieri, et peregrini di mangiare l’anno scudi otto 8 – 0 – 0

Per biancherie soppellettili, letti, vasi et altre coselle di casa l’anno scudi diecenove 19 – 0 – 0

Per reparat.ne ogn’anno alla sacristia et monast.o scudi dece 10 – 0 – 0

Per mastria di ferramenti al forgiaro l’anno scudi tre 3 – 0 – 0

Noi infratti col mezo del nostro giuramento attestiamo haver fatto diligente inquisit.ne, et recognit.ne del stato del monast.o sud.o, et che tutte le cose espresse di sop.a, et ciascheduna d’esse sono vere et reali, et che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna entrada, o uscita, o peso del medesimo monast.o, che sia pervenuto alla nostra notitia, et in fede habbiamo sottoscritto la presente di nostre proprie mani et signata con il solito siggillo, questo di li 26 di febraro 1650.

Do Don Bartolomeo Sapia Sup.re di d.to monast.o attesto q.nto di sop.a

Io Don Lorenzo Buon Huomo Deputato di d.o monasterio attesto quanto di sopra manu pp.a

Io Don Domenico Buffone Deputato attesto q.to sopra manu pp.a.”

Abbazia di Santa Maria della Matina

“Relatione del Monast.o seu Abbatia di S. Maria della Matina della Cità di S. Marco del ord.ne Cisterciense fatta dall’infras.ti monaci per osservansa della Costitut.ne di N.ro Sig.re Innocentio Xmo ultimam.te uscito alli 12 di Xbre 1649.

Il monast.o di S.ta Maria della Matina del ord.ne Cisterciense di Calabria, e Basilicata commenda del Ill.mo Abbate D. Mutio Brancaccio situato in luogo aperto in una Pianura largiss.ma à canto un fiume confinato mezzo due strate publiche, un miglio, e mezzo incirca lontano dalla cità di San Marco, è diocesi nel di cui territorio fundato si vede, non tiene memoria del’Anno, et con l’authorità del quale fusse fondato per la continua mutation di tempi et per l’assalti, è dirutioni patiti per opera dell’inimici di la chiesa di Dio; Dicessi si bene per q.nto s’è diligentem.te informato d’homini antichi, è periti di d.ta cità che sia stata fondata dalle due Prencipesse di Salerno, et Bisogniano, et dalle sud.te sia stata dotata con l’intervento del Arcivescovo di Rossano, dal vescovo di Malvito, et dal vescovo di Bisogniano, ch’haverà di 700 Annin incirca, è li cui vestigii chiaram.te dimostrano, eser stata abbatia famosiss.ma, e di struttura di fabrica molto mirabile, oggi sibene non ha altro ch’una chiesa sotto il titulo, et invocat.ne dell’Assunt.ne della Beat.ma Vergine Matre di Dio, è lunga palmi 55 larga palmi 35 Alta palmi 38 fatta à volta con dui Archi con artificio ingegnioso tiene un Dormitorio volto allamia à modo di croce con 10 camere sop.a, et un Camerone del quale si serve per Refittorio di sotto un Cortile, et un cellaro volto, et una de le camere serve per cocina, e fumo, et unaltra per dispensa, oltre due Dormitorii diruti, et le moraglie sono alte palmi 20 in circa, et large palmi sei, vengono serrati detti dormitorii, e chiesa d’una clausura lunga circum circa di canne 147, et le d.te mura sono palmi 14 di Altezza vi sono anche dentro d.ta clausura dui Giardinetti di mezza tumulata in circa dedutta la spesa d’annua rendita fruttano scudi dui 2 – 0 – 0

Sino ad esso per q.nto si è fatta diligentia non si trova decreto di p.fissione di numero di monaci, è servienti bensi v’hanno soluto abitare sacerd.ti numero dui professi conversi num.o uno servienti uno oblati dui, et q.lli d’hoggi chi vi abbitano sono il P. D. Gio. Batt.a Saladino Abbate Conventuale di d.ta Antica Abbatia D. Marco Ant.o dell’Amori sacerdote anbi dui della terra delli Scalzati Diocesi di Cosenza, Fr. Agostino Machia converso professo di la t.ra di Calipizati diocesi di Rossano serviente Fra Giordano Pirillo di la t.ra di Limagli Diocesi di Cosenza; oblati Fra Gio. Batt.a Andriotta, e Fra Berard.no di rao della d.ta Cita di San Marco; et per instrom.to Plubicodel Ill.mo Abb.e Commendatario, et per concess.ne di esso possiede:

Una massaria, terreni lavorativi in quantità e misura di tumulate quaranta i q.li raguagliandosi la vendita di sei anni p.ced.ti si calcula che rendono ogni anno per la parte Dominicale o vero detratte le spese casi di grandini, guerre, et altri furtuiti grano 34 li quali uno anno per l’altro si apprezzano scudi di Moneta Romana trenta otto, e baioc. trent’otto dico scudi 38 – 0 –38

Orgio tt.a due che s’apprezza come di sop.a scudi tre e baioc. quaranta dui 3 – 0 – 42

Fave tt.a uno che s’apprezza come sop.a scudi quatro 4 – 0 – 0

Germano tt.a che apprezzati come sop.a scudi cinq. 5 – 0 – 0

V’è una vignia dentro detto territorio d’annua rendita detratte le spese rende ogni anno scudi tre          3 – 0 – 0

Di piu in altri luogi vigni vechie e sfatte che rendeno ogni anno baiochi 0 – 0 –95

Item dui altri pezotti di terre di tumulate quatro con certe pira, che rendeno ogni anno scudi tre 3 – 0 – 0

Item una annua provisione di D.ti cento vinti quatro di moneta di regnio, è di moneta Romana cento, è dicesette e baiochi ottanta 117 – 0 – 80

E benche l’Ill.mo D. Carlo Caracciolo cavalier Neapolitano, et commendatario di d.ta Abbatia l’anno 1570 siano convenuti con l’Eminentiss.mo Cardinal di Sichera Generale di d.to ord.ne per obedire un ordro proprio di la santita di Pio quinto Felice mem.a assignassi un certo num.o di monaci q.le assignam.to non si trova ma v’assigniò scudi di moneta di Regnio 320 alla mensa monacale di d.ta Abbatia per vitto, e vestito di monaci ed ad ogni modo q.sta è per molti Anni p.a non ha posseduto ne possiede altra entrata della sop.a posta per eser stata detta somma di D.ti 320 divisa per mantenim.to di Patri locali nelli monasterii della Sambocina diocesi di Bisogniano e di S.to Angelo in Fringillo Diocesi di sancta Severina come grancie e figlie di d.ta Antica Abbatia della Matina.

Item oltre l’assignam.to e concess.ne sop.a d.ta possiede una casa alla d.ta Cità che dedutte l’acconcimi e spigionam.ti rende ogni anno scudi uno e baiochi novanta 1 – 0 – 90

Item possiede quatordici Porci che dedutte la spesa rendeno ogni ano scudi 15 – 0 – 0

Item tiene alvario d’Ape n. 10 che deduta la spesa rendeno ogni ano scudi cinq. 5 – 0 – 0

Item sole ricevere d’obensioni, et elemosine in certe ma consuete da diversi benefactori scudi trenta 30 – 0 – 0

Item tiene un bove per servitio della massaria.

Al incontro d.to mona.ro tiene di peso la messa conventuale perpetuamente.

Obligi di messe manuali non ne tiene per le q.li si sole dare baiochi nove e mezzo per ciascheduna.

Item ha debito d’annue p.stat.ni alla Cassa Comune per li bisogni della Congreg.ne sudetta scudi quatro e baiochi 72 4- 0 – 72

Item alli Patri Visitatori scudi uno e baiochi novanta 1 – 0 – 90

Item per spesa alli detti scudi uno 1 – 0 – 0

Item ogni quatro anni per cibarii del Cap.lo scudi tre e baioc. novanta 3 – 0 – 90

Item per il viatico di Presid.te di Cap.lo scudi sette, e baiochi sesanta 7 – 0 – 60

Item ha peso per la reparat.ne della fabrica, e spesa estraordinaria scudi 19 – 0 – 0

Item per viatico di Religiosi scudi uno, e baiochi quaranta dui 1 – 0 – 42

Item per medici medicine chirurgici Barbiero e lavandaro scudi cinq. e baiochi vinti dui 5 – 0 – 22

Item per la sacristia sacri suppellettili cera oglio e altre cose scudi uno e baiochi quaranta dui 1 – 0 – 42

Per vestiario di Religiosi al superiore scudi quattordici e baioc vinti cinq. 14 – 0 – 25

Al sacerdote scudi undici e baiochi quaranta           11 – 0 – 40

Al converso scudi nove e baiochi cinquanta 9 – 0 – 50

Per dui oblati, et uno serviente scudi 15 – 0 – 0

Per vitto ordinario per ciascheduna bocca scudi vinti quatro che in tutto sono 144 – 0 – 0

Item per ologi di forastieri scudi uno e baiochi novanta 1 – 0 – 90

Noi infras.ti col mezzo del n.ro giuramento attestiamo d’haver fatto diligente inquisit.ne, et recognitione del stato del monasterio sudetto, et che tutte le cose espresse di sop.a sono vere e reali ciascheduna d’esse, et che non habiamo tralasciato d’esprimere alcuna entrata uscita o peso del med.mo monast.o che sia pervenuto a n.ra notitia, et in fede n’habbiamo fatto la p.nte di n.re pp.e mani, e signata con il solito sigillo q.sto di ultimo di Febraro 1650.

Io D. Gio. Batt.a Saladino Abbate Convent.le faccio fede come di sop.a

Io Don Filippo Cascitella deputato faccio fede come di sopra

Io Don Marc’Ant.o dell’Amori deputato faccio fede come di sopra.”

Monastero di Santa Maria d’Acquaformosa

“Relatione del Monasterio d’Acquaformosa sito nel Casale d’Acquafor.sa della Diocese di Cassano della Provincia di Calabria Citra.

Il Monas.rio è dell’Ord.ne Cistercien.e Comenda dell’R.ss.mo Cardinal Peondinini situato nel d.o Casale distante un tiro di mano, via publica posto sotto una selva di Cerri, e circum circa vi sono delli celsi, castagne, e noci quali rendono a d.o R. ss.mo.

Fu fondato et eretto l’anno mille cento quaranta da Oggenio e Basilea coniugi P.ni della Terra di Braalla hoggi chiamata Altomonte, nel mese di gennaro 1.ae Ind.is sotto l’anno p.mo dell’Impe.rio d’Enrico Imp.re Donorno a Pietro Abb.e Cister.se per loro devottione la chiesa di S. Maria di Leucio, e di S. Maria del Monte con li loro tenimenti, e pertinentie quale instituì in Abbatia, e recevi sotto l’Ap.lica protettione d.o Mona.rio di S. Leuccio, e d.o Pietro Abb.e di d.o Mona.rio Innocentio terzo sotto la Regula di S. Benedetto secondo l’institu.ne Cister.se 10 K.L.s Augusti Ind.is 3.ae incarnationis Dominicae anno mille e ducento pontificatus eius anno tertio quale Bolla contiene molti beni di d.a Abb.a et instituti monastici.

Rainaldo di Guasto Conte di S. Marco, e P.ne di d.a terra di Braalla nell’anno mille ducento e sei nel mese di 9bre l’anno ottava del Regno di Federico Re di Sicilia e di Puglia in mano di Bernardo Abb.e di d.to Mona.rio d’Acquafor.sa confirmò tutte queste donationi, e ne fece a d.o mon.rio molte altre amplissime ricevendolo sotto la sua protettione l’Imp.r Federico per più Privilegii.

Fu poi d.o Mon.rio dato dalli Sommi Pontefici in Commenda.

Ha la chiesa sotto il titulo dell’Assun.ne della B. Vergine di struttura e grandezza d’altezza palmi trenta, lunghezza palmi ottanta, e largezza palmi vintisei, dentro della quale vi è una ornatiss.ma cappella sfondata con l’Immagine di rilevo della Madonna SS.ma intitulata S. Maria d’Acquafor.sa, il SS.mo Sacramento con le lampade accese di giorno, e notte, et in d.a chiesa vi è il tempiato antico belliss.mo, et avanti l’altare Maggiore vi è un coro ornato di dodici sedie, e libri necessarii per l’officii, e cantare le messe fu fondato come di sopra senza obligo alcuno.

Nell’anno mille cinquecento settantuno fu fatto assegnamento come per instro.to appare per l’Abb.e Comendatario all’hora Marcello Pescara al P. D. Giusto Bufalati Fiorentino all’hora Vicar.o Gen.le Cister.se dove li fu assegnato per vitto e vestito per quattro Sacerd.ti et un converso.

Hoggi vi sono di famiglia bocche nove tra sacerd.ti, chie.ci, oblati, e servienti quali sono l’infrascritti.

D. Machareo Martino Abb.e Claus.le del casale della Serra Baglia di Cosenza.

D. Andrea Buffone Sacerd.te della terra di S. Gio. in Flore.

D. Vittorio Federico Sacerd.te della terra delli Luzzi.

D. Hippolito Faraldi sacerd.e della terra della Bollita.

Fra Francesco Alberti chier.co della tyerra di Laco Libero.

Fra Bernardo Buffone chie.co della terra di S. Gio. in Flore.

Fra Francesco Caruso oblato della terra d’Altom.te

Fra Paulo Coco obl.to della terra di Misuracha.

Fra Domenico Maurelli servi.te della terra di Misuracha.

Il mon.rio è quadrangulare unito con la chiesa tiene un dormitorio quale ha nove celle ha officine necessarie come granaro, forno, cellaro, stalla, dispensa, refettorio, cocina et altre officine, vi si trovano molte fabriche antiche dirute, vi è ancora attaccato a d.o mon.rio un Palazzo grande, quale è stato habbitato da monaci con stanze dodici di sopra, e di sotto altre sette, et una loggietta con un Baglio grande, et hoggi è posseduto dall’R.ss.mo Cardinale.

In p.mis d.o Mon.rio tiene quattro bovi per uso della Massaria.

Item li perviene dalla massaria tt.a centovinticinq. di grano che computando da sei anni in qua un’anno per l’altro dedutta la spesa , e terraggi dedutto in danari fanno la somma di scudi settantacinq. 75 –

Item possiede d.o Mona.rio una vigna sita nel loco d.o Carbonello di tt.te quatro della quale se ne ha di vino computansdo da sei anni in qua un’anno per l’altro tra fertile et infertile annui Barrili trenta, che levatoni la spesa della coltura sommano in danari scudi quindici 15 –

Item d.o mon.rio possiede un’altra vigna sita nel territorio d’Altom.te in loco d.o L’Oliveto alborata di fichi, olive, cerasa, e poma dove circum circa vi sono da tt.e cinq. di terre aratorie dalla quale s’ha di vino computando da sei anni in qua tra fertile et infertile Barrili trenta che levatoni la spesa della coltura un’anno per l’altro, e reducendoli in danari sommano scudi quindici 15 –

E per le terre aratorie se ne percipe un tumolo, e mezo di grano computando da sei anni in qua un’anno per l’altro che deducendoli in danari som.no scudi uno e mezo 1 – 2 – 10

Item possede un altra vigna sita in d.o territorio la quale sta affittata annui scudi quattro 4 –

Item pervene a d.o mon.rio da particolari di questo casale d’Acquafred.a annui Barrili dodici di mosto che deducandoli in danaro sommano scudi sei 6 –

Item li perviene ancho da particolari della terra di S. Donato annui Barrili sedici di mosto che deducendoli in danari sommano scudi otto 8 –

Item d.o Mon.rio possiede per diversi censi che li pervengono annui da diverse persone scudi trenta 30 –

Item perviene a d.o Mon.rio per diverse partite l’olive pile quaranta d’olio computando da sei anni in qua un’anno per l’altro reducendoli in danari sommano scudi quattro 4-

Item possiede un giardino di tt.te quattro arborato di celsi,noci, pera, cerasa, e castagne ove si fanno cauli, cepolle, lattuche, scarole, biete, e porri che facendo il computo da sei anni in qua un’anno per l’altro se ne percepe con la fronda annui scudi sessantacinque 65-

Item possiede una possessione da otto tt.te in circa arborata di pera, poma, noci, olive, quercie e terre aratorie, sita nel territorio d’Acquafor.sa nel loco d.o Carbonello pervenuuta a d.o mon.rio da un’anno in qua che se ne sono havuti scudi otto 8-

Item possiede d.o mon.rio pecori trecento dalle quale se ne percipono levata la spesa e mortalità da sei anni in qua computando un’anno per l’altro, e deducendo in danari sommano scudi vinticinque 25

Item perviene a d.o mon.rio per elemosina computando da sei anni in qua un’anno per l’altro annui scudi tre 3

Item tiene d.o mon.rio scrofe numero otto che si ne ricevono , computando da sei anni in qua un’anno per l’altro dedutta la spesa e mortalità annui scudi dieci 10-

Item d.o mon.rio possiede l’infratti poderi assignatoli per la mensa monachale come di sopra

In p.mis scudi settantadue sopra la Reg.a Salina d’Altom.te e sono anni quattro che non sono stati pagati dalli Regii ne vi è speranza di pagarsi però computati l’anni due ricevuti da sei anni in qua un’anno per l’altro scudi vintiquattro 24-

Item un territorio nel loco d.o Sassone nel territorio di Morano assignato per scudi trentatrè quale al p.nte non s’affitta più di scudi vint’uno 21-

Item scudi quattro assignatoli sopra particolari di Castrovillare Murano, e la Schalea levata la spesa per esigerli sommano annui scudi tre           3 –

Item scudi dieci sopra particolari della terra di S. Donato dalli quali non si n’esigono più di quattro 4-

Item un molino concessoli per tt.a sessanta di grano quale al p.nte sta affittato tt.a trenta di grano e cinq. di miglio, che raguagliata la spesa, fattura e portatura di pietre, et altri acconci computando da sei anni in qua un’anno per l’altro dedutto in danari annui scudi dieceotto 18-

Item annui tt.a diece di grano sopra l’U.tà d’Acquafor.sa che deducendoli in danari sommano scudi dieci 10 –

Item li sole pervenire per elemosina di cerca di cucolli un mezo tt.o che se ne cava una libra e meza di seta, quale si vende scudi uno e mezo 1 – 2 – 10

Item si riceve ogn’anno dalla salina per elemosina tt.a sei di sale che dedutti in danari sommano scudi otto 8 –

Item per spese di fabriche, e reparattione per la chiesa e mon.rio scudi vinticinq. quali deve d.o R. ss.mo Cardinale come per Instrom.to appare, che sono quindeci anni che non sono stati pagati.

Item possiede d.o mon.rio animali baccine numero quattro, e uno somarro.

Tutte le soprad.tte partite d’introito scendono alla somma di scudi trecento cinquanta nove 359-

Pesi che tiene d.o Monas.rio

In p.mis d.o mon.rio paga quolibet anno alla Baronal Corte della terra d’Altomonte carl. tre 1- 10

Item per la contributtione della medesima Relig.ne come propina il P. R.ss.mo Proc.re gen.le dell’Ord.ne annui scudi dodeci 12-

Item per Cassa Comune al n.ro P. Presid.te annui scudi sette 7

Item per le visite delli Padri Visi.ri annui scudi due 2

Item ha di spesa ordinaria per il vitto delli Padri comprendendo il vino, grano, et altre cose racolte di beni del mon.rio a scudi vinti per ciascheduna bocca di nove persone per essere il paese fertile abbondante, e s’hanno le cose di prezzo dolce si spende in tutto l’anno computando un’anno per l’altro da sei anni in qua fanno la somma di scudi cento ottanta 180

Item per li vestiarii di Religiosi cioè scudi quindici il P. Abb.e dodici per ciascheduno sacerd.te diece per ciascheduno chie.co sei per ciascheduno oblato, che in tutto sommno scudi ottanta nove 89-

Item per la sacristia, e sacre suppellettile come per cera, oglio per le lampade annui scudi dieci 10 –

Item per medici e medicine un’anno per l’altro computando da sei anni in qua scudi dieci 10-

Item per spesa e salario del massaro un’anno per l’altro da sei anni in qua computando il grano, vino e tutto quello si mancia dedotto in danari scudi trenta 30-

Item per il cap.lo provin.le che si celebra ogni quattro anni per il viatico de P. Presid.te del Cap.lo et pro cibariis computando da sei anni in qua un’anno per l’altro scudi tre e tari uno           3 – 1 –

Item per spesa per biancheria per la tavola e per le camere di Padri, e vasi della cocina computando da sei anni in qua un’anno per l’altro annui scudi dieci 10-

Item per fattura, e condotta di legne per haverle vicine annui scudi tre 3-

Item per la lavandara annui scudi due 2-

Item per alloggi et hospitii tanto di monaci, quanto di secolari computando da sei anni in qua un’anno per l’altro scudi cinq. 5

Le soprad.tte partite d’esito ascendono alla somma di scudi trecento sessanta tre tari due e grana dieci 363 – 2 – 10

Noi infra.tti col mezzo del n.ro giuramento attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione, et recognitione del stato del mona.rio sud.to e che tutte le cose aspresse di sopra, e ciascheduna d’esse sono vere, e reale, e che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna intrata o uscita, o peso del mon.rio sud.to, che sia pervenuto alla n.ra notitia, et in fede habbiamo sottoscritta la p.nte di n.ra propria mano e signata con il solito sigillo hoggi 20 febraro 1650.

Io Don Macario Martini Abbate Claustrale confermo q.to di sopra.

Io Don Andrea Boffone Deputato dico quanto di supra

Io Don Vittorio Federico deputato dico quanto di sopra.”

Monastero di Santa Maria di Fonte Laureato

“Relatione del Stato del Monasterio di fonte Laureato dell’Ordine, e Congregatione Cisterciense delle Provincie di Calabria, e Basilicata fatta dall’infra.tti per ordine di N. S. Innocentio Papa decimo.

Il monasterio di fonte Laureato della Congregatione Cisterciense della Provincia di Calabria e Basilicata situato due miglia dalla terra di Fiume freddo diocese di Tropea in luogo aperto fuor di strada publica à piede d’un altissimo monte chiamato il monte Cucuzzo, vicino ad un fiume volgarmente chiamato Fiume freddo, lontano dal mare Merditerraneo miglia due e mezo, e dalla città di Cusenza miglia dodeci fu designato dal Beato Gioacchino Abbate del monast.o di Fiore ad istanza dell’Ill.mo Signor Simeone Mamistra Sig.r e P.n di d.a terra nel 1201 e nel 1204 con il consenso et authorità di Monsignor Riccardo vescovo di tropea fu fondato et eretto, essendo stato prima riccam.te dotato di molti beni stabili e privilegii dal d.o Sig.r Simeone Mamistra senza altro patto, che di pregar Iddio per la remissione tanto di peccati proprii, quanto di suoi Parenti, e che dovessero i Padri accettarlo per fratello del medemo monast.o: quali beni assieme con gl’altri dati, e concessi dopo la fondatione sudetta dal sudetto mons.r Riccardo, da monsig.r Basilio arcivescovo di Rossano, dall’Imperator Frederico secondo, da Raynaldo del Guasto conte di San Marco, da Mattheo di Tarsia marchese di Fuscaldo e da altri benefattori titulati, e non titulati, hoggidi rendono il loro frutto all’Em.mo Sig.r Cardinal Cicchini Abbate Commendatario di d.o luogo con qual medemo peso di celebrar ogn’anno l’anniversario della depositione di d.o monsignor vescovo, e suoi soccessori e di dar ogn’anno libre otto di cera alli Prelati sudetti respective con il quale loro concessero i beni della loro chiesa al monast.o p.nominato di quali qui non si fà mentione per non esser posseduti come s’è detto dal monast.o di Fonte Lauretao, il quale ha la sua chiesa sotto il titolo, et invocatione della Beata Vergine di S.ta Maria di Fonte Laureato, ha stanze numero sedici per i Religiosi, il Refettorio, Cucina, Dispensa, Furno, Granaro, Casolaro e Cellaro. E’ la chiesa lunga palmi 138, larga palmi 34, alta palmi 42: dentro l’intercapedine di palmi 45, ch’è fra il muro, o tiro di fabrica di palmi 122 di larghezza, e di palmi 38 d’altezza con le fenestre di stanze, che buttano al chiostro, e fra l’altro muro della medema, lunghezza di palmi 122 e d’altezza palmi 23 con fenestre che buttano fuori della clausura e fabricate si trovano, e coverte di tegole si vedono le sudette stanze, et officine, viene in quadrato detto devoto luogo dalla chiesa, dalla detta fabrica di stanze, da una antichissima muraglia di palmi 122 di lunghezza, e d’altezza palmi sedici, che dimostra à riguardarsi esser stata fabrica di Refettorio di servi di Dio, e da un’altra muraglia altro tanto lunga, et alta palmi vinti: ha fuori di d.a clausura una stalla lunga palmi 28, e mezo, larga palmi sedici e mezo, et alta palmi 17. Non ha maggior struttura, ne maggior numero delle sudette stanze, e officine, si per esser stato una mano di volte saccheggiato, spogliato, e rubbato dall?inimici della Chiesa di Dio, si per esser stato più volte non tanto dall’antichità quanto dalle guerre e terremoti diruto, come anche per non haver reso i beni di detto luogo il loro frutto e beneficio alli Padri locali, ma alli Sig.ri Abbati Commendatarii, i quali per haver habitato in luoghi molto lontani dalla loro Commenda, non han possuto vedere la necessità tanto delle fabriche, quanto di Religiosi per poterci applicare il dovuto remedio; e quel poco restoram.to e resarcim.to ch’al presente si vede è provenuto dalli sodori, e fatighe di poveri Religiosi, e Charità di devoti tanto della religione Cist.se quanto della Beatiss.ma Vergine.

L’anno 1581 con l’authorità dell’Em.mo Sig.r D. Antonio Caraffa Cardinal dal titolo di S.ta Maria in Via Lata Abbate Commendatario di d.o V.le Monast.o vi fu prefisso il numero di due Religiosi di buona vita, e costumi, à quali fè assegnaredal suo Agente in virtù di publico instrom.to oltre l’Elemosine che potevano concorrere in dies, scudi di Napoli cinquanta in tanti beni stabili per loro sostentam.to e scudi diece per reparatione della chiesa, quale assegnamento fu poi confermato, et anco concesso da Clemente Ottavo di felice memoria il 24 aprile l’anno del Sig.re 1604 e del suo Ponteficato l’anno tredici: ma per esser poi vie più accresciuta l’entrata per sostentam.to di servi di Dio con l’esemplare vita di Religiosi concorrendovi anco la Charità di fedeli, e devoti Christani come appresso descriverassi, hoggi vi habitano sacerdoti numero cinq., clerico uno, converso uno et oblati num.o dodeci, e sono il P.re D. Fran.co Longo Abbate Claustrale della terra delli Scalzati diocese di Cusenza, D. Mutio delle Pira Priore della città di Scigliano Diocesi di Martorano, D. Martio Frezza della terra di Latronico diocese di Policastro, D. Pietro Maramaldi della terra di Mormanno, D. Agostino di Marco della terra di Murano sacerdoti, fra Cesare Maurello clerico della terra d’Altomonte, fra Pietr’Antonio di Filpo converso della terra del Castelluccio tutti quattro della Diocese di Cassano, e l’oblati sono fra Mattheo Carella, frat’Ant.o Chiappetta, fra Pietro Cicco Jurni, fra Ferrante d’Aiello, fra Mercurio Conte, fra Cola Giovanne Salvatore, soro Felice sua moglie ambidue d’età di settant’anni, fra Mutio Bolognino, soro Celia Brusca sua moglie di anni sessanta in circa ambidue, fra Cola Provenzano d’anni 62 e soro Praxedia sua moglie d’anni cinquanta sei della d.a terra di Fiume freddo Diocese di Tropea, li maritati habitanti con le loro moglie fuori del chiostro in case al monastero contigue, e dal monast.o possedute e li liberi habitanti nelle mentionate stanze, in una delle quali si ritira ancora fra Giacomo Coscarella della terra di Longobardi diocesi di tropea, quali oblati attendono alla custodia de gl’animali, alla Massaria, et alla cultura delle Possessioni del medemo monast.o, il quale

Possiede un casale, massaria, poderi, e terreni lavorativi, inclusici li stabili assegnati alla Mensa Monachale come si è detto, dove stanno piantate diverse sorti di arbori in quantità, e misura di tumulate trenta otto, e meza, i quali raguagliandosi la rendita di sei anni precedenti si calcula che rendono ogn’anno per la parte Dominicale cioè detratte tutte le spese e risarcim.ti di detto casale, casi di grandini, sterilità, guerre ,et altri fortuiti, ma comprendendo le giornate e fatighe di Bovi et oblati del medemo monast.o grano tumula cento e cinq. e mezo, i quali un’anno per l’altro s’apprezzano scudi di moneta romana cento cinquanta sei e baiocchi novanta sei 156 – 96

Item orgio tumula trenta l’anno s’apprezza come di sopra scudi diece e nove e baiocchi quaranta sette e mezo 19- 47 ½

Item dalla diversità de gl’alberi come fichi, celsi, cerasi, pruni, et altri, piantati nel medemo terreno lavorativo e poderi sopradetti se ne riceve ogn’anno uno per l’altro scudi Romani cento quaranta e baiocchi novanta dui 140 –92

Item pèossiede vigne di quantità e misura di tumulate cinque e meza, le quali raguagliate l’entrata e spesa di sei anni precedenti si calcula che rendono ogn’anno per la parte Dominicale come di supra some di vino numero trenta le quali s’apprezzano un’anno per l’altro scudi vinti otto, e baiocchi cinquanta 28 – 50

Item per Regagli, et altri frutti che s’apprezzano scudi vinti e baiocchi novanta quattro 20 – 94

Item possiede case e fundichi numero undeci d’annuo affitto detratte le reparationi, acconcimi e spigionamenti raguagliati li sei anni precedenti scudi Romani vinti quattro, e baiocchi sessanta uno 24 – 61

Item possiede un Molino et una Gualchiera, seu Battendero da Mortella che raguagliati l’anni sei preced.ti detratte le spese rendono ogn’anno scudi sessanta quattro, e baiocchi cinquanta 64 – 50

Item possiede censi in più partite d’annua rendita di scudi tredici e baiocchi quaranta otto esigibili e scudi otto inesigibili 13 – 48

Item possiede legati annui, e donationi annue et elemosine certe che ascendono ogn’anno a scudi vinti e baiocchi quaranta sei in tutto esigibili 20 – 46

Item suol cavare d’obventione e d’elemosine incerte ma consuete da diversi benefattori Pane, vino, oglio, carne, grano, pesci, et altre cose e danari, che reducendo il tutto à moneta e raguagliandosi gl’anni come di sopra, si calcula che ascendino ogn’anno a scudi trecento e sei, e baiocchi novanta dui 306 – 92

Item possiede Prati in luoghi scoscesi e per l’animali grandi in parte precipitosi e due guardinetti per commodità di Padri, il tutto in quantità, e misura di tumulate cento che detratte le spese ascendono uno anno per l’altro a scudi vinti tre, e baiocchi trenta due 23 – 32

Item possiede Bovi cinq. per uso della massaria sopra posta Bacche fra piccole e grandi trenta quattro, capre num.o trecento, cani quattro per custodia di d.ti Animali e galline con li galli num.o trenta due e porci piccoli due i quali detratta ogni spesa e mortalità si calcula che fruttino li fruttiferi un’anno per l’altro scudi sessanta cinq., e baiocchi settanta sette 65 – 77

All’incontro il d.o monast.o ha peso di messe perpetue l’anno trecento novanta quattro quali si sodisfanno secondo il loro determinato tempo, e per elemosina di messe manuali si suol dare baiocchi nove e mezo e per l’Anniversarii giulii due, baiocchi tre, e quadrini quattro.

Item è gravato di resposte di canoni ogni anno di tumula tredici e mezo di grano quali raguagliati come di sopra vagliono scudi vinti due, e baiocchi quaranta sei 22 – 46

Item paga di censi passivi perpetui ogn’anno scudi due e baiocchi sette e mezo 2 – 7 ½

Item paga di annue prestationi, e contributioni alla Religione medesima scudi trenta tre, e baiocchi settanta nove, cioè al Rev.mo Procurator. g.le scudi nove, e baiocchi cinquanta, al R.mo Presid.te di d.a Congreg.ne e Cascia Commune, per i bisogni della Congr.ne scudi nove, e baiocchi cinquanta à Padri Visitatori scudi uno, e baiocchi novanta, al Monast.o della Pietà del med.mo Ordine posto nella città di Cusenza in grano scudi sei, e baiocchi vinti quattro, et ogni quattro anni per cibarii del Capitolo Provinciale scudi sei, e baiocchi settanta cinq. 33 – 79

Item per peso di fabrica, risarcim.to e reparat.ne così della Chiesa, come del Monast.o paga ogn’anno scudi nove e baiocchi cinquanta 9 – 50

Item per la Sachristia, e sacra suppellectile, cere, ogli, vini, ostie e cose simili suole spendere un’anno per l’altro scudi vintiquattro, e baiocchi vinti nove 24 – 29

Item ha di spesa ordinaria di vitto comprendendo il grano, vino, et altre cose raccolte ne i beni tanto assignati, come s’è detto quanto pervenuti dopo l’assegnam.to in beneficio della Mensa Monachale a raggione di scudi vinti otto per ciascheduna bocca in tutto scudi cinq. cento trenta due 532 – 0

Item per vestiario di Religiosi, et oblati, cioè per vestiario dell’Abbate claustrale, scudi quattordici, e baiocchi vinticinq., de sacerdoti scudi undeci, e baiocchi quaranta, del cellarano scudi dodeci, e baiocchi trenta cinq., delli clerico, e converso scudi nove e baiocchi cinquanta, dell’oblati scudi cinq. e baiocchi settanta per ciascheduno ogn’anno in tutto scudi cento trent’otto e baiocchi vinti 138 – 20

Item per Medici, Medicine, chirurgici, barbiero e vucatano un’anno per l’altro scudi trenta e baiocchi quaranta 30 – 40

Item per viatici tanto per occasione di Capitoli, quanto per altri bisogni della Religione un’anno per l’altro scudi vinti e baiocchi novanta 20 – 90

Item per spesa d’una giomenta e d’una mula mula di stalla, e salario d’un garzone scudi quaranta, e baiocchi cinquanta nove un’anno epr l’altro 40 – 59

Item per spese vittuali, e procurationi in occasione di visite di superiori un’anno per l’altro scudi sei 6 – 0

Item per le spese straordinarie come biancherie, letti, et altri mobili di casa, vasi, robbe di tavola, di cucina, e cose simili un’anno epr l’altro scudi vinticinq. e baiocchi sessanta cinq. 25 – 65

Noi infra.tti con il mezo del nostro giuram.to attestiamo d’haver fatto diligente inquisione, e recognitione del stato del monast.o sudetto e che tutte le cose espresse de sopra e ciascuna d’esse sono vere, e reali, e che non habbiamo tralasciato d’esprimer alcuna entrata o uscita, o peso del medesimo monast.o che sia pervenuto alla nostra notitia, et in fede habbiamo soto scritto la p.nte di nostra propria mano, e signata con il solito sigillo questo di otto di marzo 1650.

Io D. Fran.co Longo Abb.e Claustrale dico con giuramento q.o di sopra.

Io D. Gregorio Lauro Abbate Cist.se ho scritto la p.nte e conf. come deputato quanto di sopra

Io D. Agostino de Mano deputato sacerdote dico quanto di sopra.”

Monastero di Santa Maria della Nova

“Relatione del stato del monasterio di S.ta Maria della Nova seu della Paganella della Congregatione Cisterciense di Calabria et Lucania.

In conformità della Costitutione della Santità di N. S. Papa Innocentio Decimo

Il Monasterio di S.ta Maria della Nova, seu della Paganella, dell’ordine Cisterciense, è situato nella terra di caccuri, Diocesi di Cerentia, è Cariati et è distante dall’habitato di detta terra per mezzo miglio incirca in luogo aperto à canto alla strada Publica.

Della sua fondatione et erettione non si have memoria certa per essersi disperse le scritture, con l’occasione delle Commende, e per esser stato dishabitato da monaci con la quale dishabitatione si rovinò la Chiesa, et tutti gl’edificii, e molto meno s’have memoria dell’assignamenti, oblighi, et patti, con li quali fu eretto et edificato per la medesima dishabitatione, et rovina patita.

S’introdusse poi di nuovo il culto Divino col’habitatione di Religgiosi nel d.to e nell’altri monasterii per molte Constitutioni de sommi Pontefici, di Pio Papa quarto, de Pio Papa quinto, de Sisto Papa quinto, e di Gregorio Papa XIIII con express’ordine, che si reedifficassero le chiese, et edificii diruti, et s’assignasse la tertia parte de’ frutti conforme ampiamente si vede nelle dette Costitutioni, e di presente stà commendato il pred.to Monasterio et Abbadia all’Eminentissimo Sig.r Cardinale Rapacioli.

La Chiesa che è di nuova, e non dell’antica, ò struttura; have il titolo, et invocatione, di S.ta Maria della Nuova, è di lunghezza palmi 58, ed uguale larghezza, col suo Altare Maggiore, dove si celebrano li Divini officii, è della metà in sù v’è il soffitto di tavole ordinarie, fatto dal passato Commendatario: v’è un Cortile grande circondato de mura.

Nel piano di d.to Cortile, vi sono cinque stanze habitabili, et una scoperta, le quali servono per cocina, furno, cellaro, magazeno, e stalla.

Nella parte superiore vi sono quattro stanze per lìhabitattione de Religgiosi è servienti.

Di presente v’habitano di fameglia, il superiore che D. Gregorio Ricciuto della T.ra di Mesoraca, D. Michel’Angelo Prospero della d.ta terra, sacerdote, e Gio. Pietro Ricciuto del casale d’Altilia serviente.

Nell’anno 1583 ripigliandosi dalli Religiosi del d.to ordine il pred.to monasterio, in virtù delle soprad.te Constitutioni, de sommi Pontefici, si venne in conventione, per Publico Instrumento, con Ottavio Protospataro Commendatario in quel tempo, et assignòper vitto, vestito, fabrica, et altre cose necessarie, per dui monaci et uno Diacono, docati cinquanta di Regno in q.sto modo:

Assignò tumoli 141 de terre situate nella montagna, delle quali terre si riceve, il mezzo terraggio, ogni volta che si sementano da particolari, cioè per ogni tumolo, che si sementa in dette terre, va a beneficio del d.o monasterio, un mezo tumolo di resposta, che nel Paese si chiama terraggio, et l’altro mezo tumolo, v’à beneficio delli Patroni, delle dette terre, la quale resposta, ò terraggio, fu apprezzato, in quel tempo, per annui docati quindici, et ragguagliata l’entrata, seu resposta, ò terraggio, dalli sei anni; se calcula, ch’hanno renduto ogni anno per la parte del monasterio di germano tumoli diece che ridotti al prezzo, in dinari, sono moneta di Regno docati otto, et in q.sta assignatione si perdono per ogni anno docati sette, talche si hannotano per li sudetti docati otto come sopra 8 –

Item assignò un’altro territorio, chiamato La Forestella de Casale novo apprezzata per docati undici l’anno, et per li sudetti sei anni, se ne sono recevuti li detti docati undici, incluso in essi, il frutto, di certe altre terre, de tumoli otto in circa, à canto di d.o territorio pervenute al d.o monasterio per donatione fattole da francesco Antonio Perito della d.ta terra di Caccuri docati 11-

Item assignò docati cinque in diversi censi minuti affissi sopra diverse case, vigne e terre situate nel territorio et confini della d.a terra di Caccuri, et perche molte d’esse case et vigne sono deruteal presente non si ricevono d’essi censi altro che docati 3 – 2 –10

Item assignò annui docati diecenove sopra tutti li beni della Abbadia q.li si pagano per le ministri et affittuarii di d.to Sig.r Abbate Commendatario docati 19 – 0 – 0

Item assignò contigue alle mura del d.to monasterio e Chiesa due tumulate e mezzo di terre, le quali servono per comodità dell’animali de Religiosi, quando non si sementano, et quando si sementano il frutto d’esse ancho serve per li sudetti Religiosi in parte del loro vitto.

Item assignò una tumolata e mezza di terreno vacuo per comodità d’orto, e soglionoaffittarsi ad ortolani docati diece l’anno 10 –

Item assignò una vigna con due tumolate di terreno vacuo il frutto della quale vigna alcuni anni è bastevole, et alcuni anni manca per il sufficiente vitto di vino per la fameglia, e passaggi di forastieri, cosi regolari come secolari et le dette terre vacue quando si sementano il frutto d’esse và per parte del vitto in grano come di sopra, e quando sono vacue il pascolo serve per commodo d’animali di d.to Monasterio.

Item nel d.to Instrumento il pred.to Sig.r Commendatario donò alli Padri et Religiosi la tertia parte del tenimentello ch’in q.l tempo si litigava fra esso Commendatario et il Barone della D.ta T.ra di Caccuri et oltre dalla d.ta tertia parte dello sudetto territorio donò altri docati diece l’anno d’esigersi sopra la portione d’esso Commendatario, dal detto Tenimentello, li quali docati diece, ogn’anno servissero per reparatione della Chiesa e Monasterio; Successe poi la morte del predetto Commendatario, durante la lite, et il suo sucessore venne in accordio con il Barone e si convennero ch’il d.to Tenimentello si possedesse liberamente per il Barone, e pagasse alla d.ta Abbadia annui docati trenta otto et dui tari e così si continua, et li d.ti Religiosi non hanno ricevuto ne ricevono cosa alcuna della pred.ta transattione et accordio e restano spogliati della predetta assignatione fatta et reparatione.

Item possiede vigne numero due pervenute ad essi Religiosi per donatione di Benefattori et sogliono affittarsi, luno anno epr l’altro docati 5 –

Item have per le frondi di celsi piantate d’essi Religiosi luno anno per l’altro docati 5 –

Item possiede alcuni vignali, che sono vigne dirute, et altre terre ricadute ad essi Religiosi per renuncia fattole da diversi per non pagarne l’annuo censo d’essi beni assignati dal Sig.r Abbate Commendatario, come di sopra, e compensato lun’anno per l’altro sono docati 4-

Item possiede alcune grotte a canto la Forestella; le quali sogliono affittarsi a caprari, et lun’anno per l’altro, per li sei anni se ne sono recevuti 3-

Item have Bovi numero dui con li quali si fa l’arte del Campo seu massaria per supplire al vitto del grano, e d.ta massaria s’è fatta a mezo col garzone seu massaro, e servendo per il sudetto vitto; il grano non si tira ad introito di denari.

Item per grano venduto ragguagliati l’anni sei luno per l’altro docati 9-

Item per vendita di sale che sopravanza al vitto per l’elemosina che si concede per la Maestà Catholica 1 – 2 – 10

Item possiede tre casette fabricate di luto, e pietre, a canto le mura del monasterio lasciate da Benefattori, li quali l’habitavano, nelle dette case, è poi si sono ritirati dentro l’habitato, e vacano.

All’incontro il d.to monasterio non have peso nissuno di messe ma si celebra in esso per li Benefattori

Per la sacristia, et cera lun’anno per l’altro ha speso           2 – 2 – 10

Have peso ogni anno per il vestiario del Padre Priore moneta di Regno annui docati 15-

Per il compagno Sacerdote docati 12-

Per il Serviente docati           8 –

Al Barbiero docati 1 – 1

Alla lavandara 1 – 1 –

Per l’annue contributioni al Padre Procuratore Generale docati 2-

Per la Cassa comune, che serve per il sostentamento del Padre Presidente della loro Congregatione et per altri bisogni d’essa 3-

Per visita del d.to Padre Presidente e Visitatori docati 1 – 2 – 10

Item perche ogni quattro anni si celebra il loro Capitolo si pagano per li cibarii d’esso docati dui, viene per ogni anno 0 – 2 – 10

Item per lo viatico del Padre Presidente che viene deputato dal Padre Generale per soperintendere al d.to loro Capitolo ragguagliati li pred.ti anni quattro lun per l’altro docati 0 – 4 – 10

Item ha di spesa ordinaria di vitto, comprendendosi in essa spesa passaggi, et alloggi cosi di regolari, come di secolari; delli quali passaggi, et alloggi, non si tiene nota particolare cibandosi del Pane che si fa d’essi Religiosi nel monasterio, è così del vino che racchiude , et dell’altre cose commestibili, delle quali si fa provisione ogni anno, non comprendendosi però nel d.to vitto il grano, che si riceve dalla massaria con loro bove, et il vino che si racchiude della loro vigna, il quale grano, et vino, non si tira ne ad introito, ne ad esito, ma solamente, s’annotano le cose commestibili, che si comprano, luno anno per l’altro a raggione di docati quattro per ciascheuna Bocca, in tutto docati 12-

Item ha peso per spese straordinarie di Biancherie, mobili di casa vasi et robbe di tavola, di cucina, et simili, et ancho per ferri, et cose necessarie per li animali, per loro uso, et commodo un’anno per l’altro docati 4-

Item à peso per le spese per mantenimento della vigna, et acconcimi di botte per il vino, un’anno per l’altro docati 2 – 3

Item à peso per le spese che corrono nella massaria, seu arte del campo, per il grano et altri vettovagli, per il vitto dela casa l’un’anno per l’altro docati    8 –

Item fa spesa per mantinimento, delli tetti, et altre reparationi del monasterio, docati 1 – 2 –10

Noi infrascritti col mezo del n.ro Giuramento, attestiamo, d’havere fatto diligente inquisitione, et recognitione, dello stato del soprad.to monasterio, e che tutte le cose expresse di sopra ,sono vere, et reali, et che non s’è tralasciato d’exprimere, entrata, uscita o peso d’esso monasterio, che sia pervenuto, alla n.ra notitia, et in fede habbiamo sotto scritto la pre.te di n.ra propria mano, et segnata col solito sigillo nel monasterio di S. Maria della Nova seu della Paganella q.sto di 20 di marzo 1650.

Io D. Gregorio Ricciuti Priore Affermo come di sop.a

Io D. Michel’Angilo Prospero sacerdote affermo come di sop.a.”

Monastero di Sant’Angelo in Frigillis

“Relat.ne del Monast.ro di S. Ang.lo della Cong.ne Cist.se di Calabria et Basilicata.

Il Monast.ro di S. Angelo dell’ordine Cist.se è situato nella T.ra di Mesoraca diocese di S.ta Sev.na nella montagna distante dalla sudetta Terra per spatio di due miglia contiguo due vie publiche, della sua fund.ne non v’è mem.a certa, stante che dopo d’esser Commendato il sud.to mancorno li Monaci et comminciò patire ruine grand.me nelle fabriche chiesia ornamenti et commodità e per moltiss.mo tempo non v’habitorno Monaci. La Santità poi di Pio Papa Quarto, di Pio Papa Quinto, di Sisto Papa Quinto, e di Greg.rio Papa XIIII comandorno che dalli medesimi Monaci Cist.si si ripigliassero li Mona.rii dell’istesso ordine, et che vi s’introducesse il debito Culto divino e numero competente di Religiosi con assignarvisi la 4a parte delli frutti dove la mens’Abbatiale è separata, dove poi sia comune la 3a parte in restorat.ne delle fabriche, compra dell’ornam.ti e reparat.ne ed espress.ne e facolta che ritrovandosi alcuno d’essi Monast.rii occupato da Religiosi Mendicanti si discacciassero o almeno piglassero l’habito d’essi Cist.si per il spatio d’un’anno, et emittessero la profess.ne prestand’all’Abbate G.le, et a tutti gl’altri Sup.ri la dovuta Obed.a et Rev.a, celebrand’il divin’officio conf.e all’uso Cist.se e conformandos’in tutto per tutto all’Instituti Regolari del med.mo Ord.ne, stante le predette rovine non s’have memoria in q.le Anno, et con Autorità di chi fosse edificato e molto meno con quali assignamenti, oblighi e patti.

La Chiesia anticha la quale è di lunghezza palmi cento quindici con la sua proportionata larghezza è rovinata e diruta e li Religiosi con le loro prop.e fatiche n’hanno riedificato unaltra nelle rovine delle fabriche del detto Mona.rio la quale è palmi trenta sei di lunghezza con proportionata larghezza, dove celebrano li divin’officii e Sante Messe, vi sono molte Santiss.me Reliquie di Santi.

Have il sudetto Mona.rio una Sala, quattro Camere, l’una distinta dall’altra, Cocina, dispensa, cantina, et altre officine necess.e reedif.te dalli medesimi Religiosi Cist.si.

Habitano in detto Mona.rio di pre.nte Religiosi doi cioè il Super.e chiamato il S. D. Ger.mo Caputi della T.ra di Mesoraca diocese di S.ta Sev.na et il S. D. Gioseppe Valentino sacerdote della T.ra di Scigliano diocese Martorano, v’è anco un serviente secolare chiamato Marc’Ant.o Militi della detta T.ra di Mesoraca.

Questo Mona.rio per Commenda è unito con du’altri Mona.rii del med.mo ord.ne luno chiamato il Mona.rio della Sambucina diocese di Bisignano e l’altro della Matina Dioc. di S. Marco in Calab.a di modo, che congiuntam.te si conferiscono dalla Santità di N. S. q.do occorre la vacanza di p.nte sono commendati questi Mona.rii a D. Mutio Brancaccio et il Capo di d.tte Commende è il monast.ro della Matina e questo di S. Ang.lo e della Sambucina si chiamano Grancie.

Nell’Anno 1570 essend’Abb.e Commed.rio Carlo Caracciolo in virtù delle Bolle spedite da S.mi Pontefici che si pigliassero li Mon.rii del detto ordine e che fossero habitati dalli Monaci Cist.si e s’introducesse et coltivasse il Culto divino nelli detti Mon.rii e Chiese si venn’in accordio tra esso Carlo Caracciolo et il S.r Cardinale di Chiara valle G.le dell’istess’or. Cist.se sotto il di X di Novembre del med.mo Anno 1570 con publico et solenn’Instrum.to s’assignorno per vitto sostenta.ne vestito et altre necessità di Monaci, Reprat.ni Contribut.ni docati 320 d’assignarsi e segregarsi nelli Lochi più vicini e più commodi al d.tto Mona.rio e Monaci.

La q.le assig.ne non hav’havuto effetto nessuno; ma solam.te si sono pagati per Ministri et Affittuarii di SS.ri Commendatarii con cond.ne ch’il num.ro di Monaci e Religiosi per serv.o di d.tti Mon.rii e chiese si facesse da esso G.rale et dell’altri Sup.ri.

Li q.li Sup.ri assignarono al p.to Mon.ro di S. Ang.lo docati cento dalli p.tti 320 assignati con cond.ne però che dalli p.detti docati cento il sudetto Mon.rio per nome e parte delli Mon.rii della Matina e Sambucina pagass’ogn’anno docati vinti per le Contrib.ni che si pagano al Cap.lo G.rale e per esso al Proc.re G.rale dell’ord.ne residente in Roma.

Li predetti d.ti Cento si pagano al p.to Mon.rio di S. Angelo dalli Ministri et Affittuarii del S.r Abb.e Commend.o dalli frutti e renditi, che sono dell’istessa Abbadia e Mon.rio nel territorio e convicinanza della pred.tta T.ra di Mesuraca, dove sta fundata l’Abbadia e Monast.ro.

Però è di grand.ma considerat.ne e compass.ne che li p.tti Ministri et Affittuarii giammai pagano li pred.tti docati Cento ut sup.a assignati nel stabilito tempo che è nel p.o di Settembre di ciascun’Anno il q.l tempo e stag.ne e proportionata per farsi la necess.a prov.ne del vitto e vestito de Religiosi e si pregiano li medesimi Ministri et Affittuarii di strapazzarli e di donarli a loro muodo che però si supp.ca ordinare sotto grav.me pene che l’assignat.ni stabilite per Instrum.to si consegnino e sodisfacciano il determinato e congruo tempo e per decenza della Relig.ne e per poter meglio fare le provisioni necess.e et attendere con più fervore al divino Culto, stante che molto tempo si consuma per andare a mendicare appo’ di costoro qualche parte di quel che se li deve per debito di modo ch’have il p.to Monast.ro per assig.ne come di sopra sop.a li beni d’ess’Abbadia annui D. ti Cento 100-

Possiede un certo castagneto che raguagliandosi la rendita di sei anni precedenti si calcula che rende ogn’anno carlini di Regno venti sei D. 2 – 3 – 0

Have il Jus antico per li porci ch’entrano a pascolare le castagne tanto dell’Abbadia q.to d’essi Monaci di ricevere un porco per carnata e si suole transigere dalli Ministri o Affittuarii in danari che raguagliandosi questa transatt.ne per sei Anni preced.ti si calcula che possa rendere ogn’Anno carlini di Regno diecesette D. 1 – 3 – 10

Possiede un horto contiguo al Monast.o che serve per uso e commodo della fameglia del detto Monast.ro e de dotte le spese et il commodo di detta fameglia raguagliandosi li p.nti Anni sei si calcula havern’ogn’anno carlini diece D. 1 – 0 – 0

Possiede unaltro terr.o chiamato Le Vigne delle Timpe ch’è bosco et suole vendersi per herbagio a capre et altri A.li et raguagliandosi l’un’anno per l’altro come di sop.a si calcula che rend’ogn’anno carlini quindici D. 1 – 2 – 10

Have un altro terr.o contiguo il p.to Monast.o chiamato Le Macchie sop.a il quale vi s’è fatta una lunga lite per l’ann’adietro col Sig.r duca Altemps P.rone di d.tta T.ra di Mesoraca, et s’ottenuto incompositione et accordio mediante Instrum.to che il sop.a d.tto terr.o si posseda per il p.to sig.r duca et che pagh’ogn’anno al p.to Monast.o docati diece D. 10 – 0 – 0

Possiede una vigna contigua al p.to Monast.o et il frutto d’essa serve p. uso e commodo di Monaci e fameglia.

Si riceve per elemosine incirca lun’anno per l’altro docati tre D. 3 – 0 – 0

Item have la solita annua elemosina del sale che si dona per ord.e della Maesta Catolica nelle reg.e Saline

Il detto Monast.ro non have pes’alcuno di messe particolari, ma solam.te si celebrano le S.te Messe per li Benefattori in G.rale et per l’uso prescritto della Santa Relig.ne

Et all’incontro il p.to Monast.ro ha debito particolare per una volta tantum di docati trenta spesi per il p.nte superiore in refatione di fabriche per la Chiesia e stanze e per una nuova Campana D. 30 – 0 – 0

Item per servitio del Culto divino l’un’anno per laltro D. 2 – 0 – 0

Item ha spesa per far coltivare la vigna e suo mantenim.to, et anco per Boti Tine e loro acconcii lun’anno per l’altro docati quattro D. 4 – 0 – 0

Item per mantenim.to delli Tetti del monast.ro, porte, fenestre et altri acconci l’un’anno per l’altro docati doi D. 2 – 0 – 0

Item ha di spesa ordinaria di vitto comprendendosi in esso solamente il vino dell’istessa vigna e foglie del prop.o horto giach’ogni altra cosa si compra computati in essi li passagii, allogi et hospitat.ni cosi di Religiosi, come di forastieri, l’un’anno per l’altro docati trenta ch’arag.ne delle tre bocche che sono ordinarie in d.tto Monast.ro vengono docati diece per ciasche duna bocca, in tutto poi sono docati trenta D. 30 – 0 – 0

Item per le spese ordinarie, et anco biancherie, et altri mobili di Casa, Vasi e Robe di Tavola e di Cucina e simili l’un’anno per l’altro docati quattro D. 4 – 0 – 0

Item per Vestiarii ogn’Anno d.ti quaranta sette cioè d.ti quindici al Sup.re, d.ti dudici al Sacerdote et docati diece al Garzone seu serviente sono D. 47 –

Item per ch’ogni quattro Anni si celebra il loro Capitolo e paga per la portione de suoi cibarii docati tre dividendosi li predetti docati tre alli quattr’anni viene per ciasch’un’anno D. 0 – 3 – 15

Item ha soluto pagare al P. Presid.te per sua portione al P. Presid.te che viene deputato dal S.r G.rale per sop.a intendere al loro Cap.o docati sei, li q.li dividendosi per li quattr’Anni, viene per ogni Anno D. 1 – 2 – 20

Item paga per visita alli Sup.ri l’un’anno per l’altro D. 1 – 2 – 10

Item paga ogn’Anno per sua portione et anco per parte delli Monast.ri della Matina e Sambocina per essere uniti insieme tutti tre questi Monast.rii come s’è d.tto di sop.a li contribut.ni al Capitolo G.rale et per esso si pagano ogn’Anno al P. Procu.re G.rale in Roma docati vinti D. 20 –

Item paga alla Cassa Comune della Cong.ne con la q.le si mantiene il loro Padre Presid.te e Vis.re Minore et anco per l’occorrenza della d.tta Cong.ne D.ti 5 annui

Item al Barbiero annui docati uno D. 1-

Item alla Lavandara annui docati uno D. 1-

Noi Infra.tti col mezzo del n.ro giuram.to attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione, et recogn.ne del stato del sud.tto Monast.o, et che tutte le cose espresse di sop.a sono cose reali, et che non s’è tralasciato d’esprimere alcuna entrada et uscita del medemo Monast.o che sia pervenuto alla n.ra notitia, et in fidem habiamo sotto scritto la p.nte di n.ra prop.a. m.o e siggillata con il solito siggillo questo di 10 di Marzo 1650

Io D. Ger.mo Caputi Priore sudetto Monast.ro di S. Angelo conf.mo q.to di sopra

Io D. Ludovico Nicastro Sacerdote Cisterciense conf.mo q.to di sop.a

Io D. Felice Benincasa Sacerdote Cisterciense aff.mo ut sup.a.”

Monastero di Santa Maria di Persano

“Relatione del stato del Monasterio di Santa Maria di Persano del Ordine et Cong.ne Cisterciense nelle Provincie di Calabria, et Basilicata fatta dall’infrascritti per ordine di N. S.Innocentio Papa X.

Il Mon.rio di Santa Maria di Persano dell’Ordine Cisterciense situato nel terretorio della Terra di Santo Lucido Dioc. di Cosenza in loco aperto lontano due miglia et fuor di strada publica un tiro d’archibugio, dal mare mediterraneo due miglia et dalla Città di Cosenza miglia dodici, di quando et con l’authorità di chi fosse stato fundato, et eretto non s’hà certa memoria, di certo solo si testifica esser stato rihabitato da Padri Cisterciensi nell’anno 1642 con l’authorità di Monsig.r Ricciulli Arcivescovo di Cos.a, et del Capitulo Cosentino in beneficio de quali ritrovavasi divoluto detto santo Luogo et con Apostolico assenzo fu alienato in favore di detti Padri ad istanza del Ecc.mo Sig.r D. Lutio Sangres Marchese di Santo Lucido, dal quale non solo fu fatta la spesa necessaria per haver detti Padri il Mon.rio sudetto, m’ancora fu assignata à Padri Cisterciensi in tanti beni stabili et censi la somma di due mila scudi; Romani mille et novicento de quali qui si farà mentione con l’oblighi, et patti infrascritti.

Primo che lasciando i Padri d’habitar in detto santo luogo la Chiesa, et l’assignamento sudetto non andasse a beneficio di Padri Cisterciensi, ma a beneficio di detto Ecc.mo Sig.r Marchese.

Secondo che per diec’anni fosse lecito à detti Padri far stanziare dui Sacerdoti Religiosi in detto Luogo, et cio per restorare dett’antica fabrica et provedersi de mobili necessarii a Religiosi, ma passato il decennio fossero obligati à collocarci Quattro Sacerdoti almeno, del medesmo Ordine.

Terzo et ultimo che fossero obligati perpetuamente ad applicar la Messa Conventuale per Lui, et passato il medemo all’altra vita a celebrar l’anniversario ogn’anno per l’anima sua.

Ha la sua Chiesa sott’il titulo medesmo di Santa Maria di Persano, la di cui festa celebrasi ogn’anno all’otto di settembre con gran devotione, et concorso di populi convicini, q.le è lunga palmi 63 alta palmi 38 et larga palmi 21 et tiene a i lati dell’altare Maggiore due cappelle sfondate con la volta a tribuna, et la Chiesa parimente è fatta à volta al lato della quale e la struttura di detto Monasterio di palmi 80 di lunghezza dentro la quale sono stanze numero sette, una cucina, una dispenza, un cellaro, un furno, un gallinaro, et del corritorio del dormitorio si servono i Religiosi et servienti per Refettorio, et fuori di detta struttura a una stalla fabricata con creta et calce alta palmi 19 larga palmi 17 lunga palmi 59.

Viene habitato di presente da dui Sacerdoti cioè il P.re Priore D. Pietro Sacco della terra di fiume freddo Dioc. di Tropea, et da D. Marsilio Rosano della terra di Altomonte Dioc. di Cassano, et da tre tertiarii ò vero servienti chiamati frat’Antonio Milano di Montalto fra Leonardo Strongoli della medema terra di Montalto Dioc. di Cosenza et frat’Ignatio Acido della terra di Marano Dioc. di Cosenza.

Possiede Massarie, poderi, et terreni lavorativi in quantità et misura di tumulate settanta li quali raguagliandosi la rendita di sei anni precedenti si calcula che rendono ogn’anno detratte tutte le spesi et risarcimenti d’una casa rusticale che vi è, casi di grandini, sterlità, guerre, et altri fortuiti comprendendo la fatiga delli bovi del mon.rio grano tumula ottantatrè li quali un’anno per l’altro s’apprezzano scudi moneta Romana ottantacinq. et baiocchi novanta trè 85 – 93

Item orgio tumula vint’uno et quarti uno s’apprezza come di sopra scudi vintidui et baiocchi quattro 22 – 4

Item fave tumula due s’apprezzano come di sopra scudi uno et baiocchi settantacinq. 1 – 75

Item lini pise tre scudi uno et baiocchi quaranta due et mezo 1 – 42 ½

Item Regagle et altri frutti che s’apprezzano come di sopra scudi dodeci et baiocchi trentacinq. 12 – 35

Item vigne di quantità et misura di tumulate cinq. et meza quale raguaglando l’entrata et spesa di sei anni come di sopra si calcula che rendono ogn’anno some dieci scudi come di sopra nove et baiocchi novantacinq. per la parte domenicale 9 – 95

Item possiede censi et livelli in più partite di annua rendita di scudi vinti sei et baiocchi ottanta otto et mezo exigibili 26 – 88

Item suol cavare d’obventioni et elemosine incerte, ma consuete da diversi benefattori, pane, vino, oglio, carne et altre cose et denari che reducendo il tutto à moneta et raguagliando l’anni come di sopra si calcula che ascende ogn’anno scudi trentasei et baiocchi novanta quattro 36 – 94

Item possiede un Horto in quantità, et misura d’una tumulata et meza che detratte le spese rende l’anno per l’altro scudi tre et baiocchi novi 3 – 9

Item possiede due Castagneti di tumulate due che rendono l’anno per l’altro scudi novi et baiocchi novantacinq. 9 – 95

Item possiede Bestiame cioè Bovi cinq. una giomenta, capre numero trenta due porci numero vint’otto li quali detratte tutte le spese rendono ogni anno scudi vintiquattro, et baiocchi setanta 24 – 70

All’incontro detto Mon.rio ha peso d’una messa perpetua hoggi et di più seguita la morte del retroscritto Ecc.mo Sig.re di celebrare ogni anno il suo Anniversario, et quando viene qualche messa manuale per elemosina nove baiocchi et mezo.

Item paga di censi passivi perpetui ogn’anno scudi novi et baiocchi cinquanta nove et mezo 9 – 59 ½

Item ha debiti di annua prestatione a P.i Visitatori scudi uno et baiocchi novanta 1 – 90

Item ha debito contratto per diverse cause et occasioni oltre le sopra detti da pagarsi ogni anno pro una vice tantum scudi duicento et novi 209 –

Item per la sacrestia et sacra suppelettile, cera, oglio, vino, hostie et simili cose un’anno per l’altro scudi sette et baiocchi sessanta 7 – 60

Item ha di spesa ordinaria di vitto comprendendo il grano, vino, et altre cose racolte nei beni del Mon.rio a ragione di scudi vintitre, et baiocchi settantacinq. per ciascheduna bocca in tutti scudi cento et dieci et otto et baiocchi quaranta due 118 – 42

Item per vestiario di Religiosi et servienti a scudi quattordici et baiocchi vinticinq. il Priore et scudi undici et baiocchi quaranta il Sacerdote, et scudi cinq. et baiocchi settanta per ciascheduno serviente in tutto scudi quaranta due et baiocchi settantacinq. 42 – 75

Item per medici, medicine, chirurgici, barbiero et lavandaro un’anno per l’altro scudi quattordici et baiocchi vinticinq. 14 – 25

Item per la spesa di una cavalla et salario al garzone un’anno per l’altro scudi vinti et baiocchi novanta 20 – 90

Item per le spese vittuali et procurationi in occasione di visite scudi quattro et baiocchi settantacinq. 4 – 75

Item per allogii et hospitationi così di Religiosi come di forastieri un’anno per l’altro scudi tre et baiocchi ottanta 3 – 80

Item per le spese estraordinarie un’anno per l’altro scudi quattordici et baiocchi vinticinq. 14 – 25

Noi infrascritti con il mezo del n.ro giuramento attestiamo di haver fatto perquisitione et recognitione del stato del Mon.rio sudetto et che tutte le cose espresse come di sopra et ciascheduna di esse sono vere et reali, et che non habbiamo lasciato di esprimere alcuna entrata ò usci.a ò peso del medesmo monasterio che sia pervenuto alla nostra notitia et in fede habbiamo sotto scritto la presente di nostra propria mano et signato con il solito sigillo questo di 20 del mese di Marzo 1650.

Io D. Pietro Sacco Priore Aff.mo quanto di sop.a mano propria

Io D. Roberto di Simone Delegato in tal luoco affermo q.to di sopra manu pp.a

Io D. Thadeo Terrazzo Delegato in tal Luoco affermo q.nto di sopra manu propria.”

Monastero di Santa Maria della Pietà

“Relat.ne del Stato del devoto, e V.le Monasterio della Pietà dell’Ordine, e Congregatione Cisterciense delle Provincie di Calabria, e Basilicata fatta dall’Infra.tti per ordine di N. S. Innocentio Papa X.

Il Monasterio della Pietà del sacro Ordine Cistercien. della Congreg.ne delle Provincie di Calabria, e Basilicata situato nella città di Cusenza, ma fuor di essa un tiro d’Archebuscio, contiguo ad una strada publica, che mena alli Castelli di d.a Città, e proprio nella contrada, volgarm.te chiamata, l’Arena, fu fondato, et eretto l’Anni del Sig.re mille seicento vinti tre con l’Authorità, e consenso di Monsig.r Ill.mo e R.mo Paulo Emilio Santoro Arcivescovo della Metropolitana Chiesa di d.a Città di Cusenza con conditione, et espresso patto, che non potessero i Cist.si dentro la chiesa di d.o Monast.o eriger sepulture, non potessero andar a Morti, ne mendicar per la Città, e con la confirmatione, e nova concessione di Monsig.r Ill.mo e Rev.mo Giulio Antonio Santoro suo soccessore del 1624 a di vinti due di giugno, il qual poi, e suoi R.R. Canonici nel mille seicento trenta tre a di sette di Gennaro concessero alli medemi Cisterciensi la facoltà di poter eriger sepultura in d.a Chiesa, restando in piedi l’altri due patti, e conditioni, dalla Congreg.ne sudetta per l’acquisto delle sacre, e divine lettere, e per la defentione della libertà, et immunità di suoi Monasterii. E la sua chiesa lunga palmi cento, e sei, larga palmi trenta sei, alta palmi quaranta quattro di belliss.ma prospettiva. Ha camere diece, il Refettorio, Cucina, Dispensa, Cellaro, e Furno contenute da due titi di fabrica di lunghezza palmi settanta due, di larghezza, o intercapedine palmi quaranta otto, e l’uno, ch’ha le fenestre, che buttano fuori della clausura, d’altezza palmi cinquanta quattro, e l’altro palmi vinti sette, le di cui fenestre buttano nella clausura, qual’è di palmi trecento, e dodeci, e dentro d’essa tiene una stalla alta palmi sedici, et altro tanto lunga, e larga, et attaccata alla Chiesa ha una Cappella Vecchia alta palmi venti due, e mezo, lunga palmi venti sette, e larga palmi quindeci, nel di cui muro era per prima effigiata la B.ma Vergine della Pietà, ch’oggi si vede nel più sublime luogo dell’Altare Maggiore di d.a Chiesa decentemente riposta, e sotto il medemo titolo, et invocatione ha la chiesa sopra descritta.

L’anno del Sig.re 1627 con l’Authorità di Padri Diffinitori del Capitolo della medema Congreg.ne vi fu prefisso il numero di tre sacerdoti, un chierico, un converso, et un serviente, oltre gl’altri garzoni per uso della campagna, e di presente vi habitano sacerdoti numero tre, un subdiacono, et un chierico, un converso, oblati cinq. e serviente uno, e sono

D. Gregorio Lauro Abbate della terra del Castelluccio Cassanen., D. Theodoro Barci della terra di Martino Taranten., D. Roberto di Simone Sacerdoti fra Tadeo Terrazzo subdiacono ambidue della terra di Laino Cassanen., fra Bernardo di Nap.li longo delli Scalzati Cusentin. chierico, fra Machario Granaro Converso della Città di S. Marco, fra Michel’Angelo di Martino del Castello di Pietrafitta, fra Giacomo Costabile, fra Fabritio Rogata, Soro Giustina Verre, Soro Eliodora di Federico del Castello delli Trenta, e fuori di esso habitanti le Donne, spesate dal Monast.o, frat’Antonio Rosso serviente del castello di Casoli Diocese di Cusenza, della quale anche sono li prenominati oblati delli castelli di Pietra fitta e Trenta.

Possiede un casale, massarie, poderi, e terreni lavorativi di qualità, e misura di tumulate trenta due, e meza, i quali raguagliandosi la rendita di sei anni preced.ti, si calcula, che rendino al Monast.o detratte tutte le spese, et acconcimi, e resarcimenti di case rusticali, casi di grandini, tempeste, sterilità, guerre, et altri fortuiti Grano tumula vinti sei, i quali un’anno per l’altro s’apprezzano di Moneta Romana scudi trenta quattro, e baiocchi novanta sei 34 – 96

Germano tt.a trenta, che s’apprezzano come sopra scudi vinti otto, e baiocchi cinquanta cinq. 28 – 55

Fave, et altri legumi tumula sei, che s’apprezzano come sopra scudi sei, e baiocchi quaranta sei 6 – 46

Item possiede vigne, et arboreti da vino di quantità, e misura di tumulate sei, i quali raguagliata l’entrata, e spesa di sei anni come sopra, si calcula che rendino ogn’anno per la parte Dominicale some cinquanta di vino, le quali s’apprezzano un’anno per l’altro scudi cinquanta sette 57 –0

Item possiede tre case che servono per l’Oblate sopra dette. Item un’altra d’annuo affitto detratte tutte le spese acconcimi, reparationi, e spigionam.ti raguagliati gl’anni come sopra scudi uno, e baiocchi quaranta due, e mezo 1 – 42 ½

Item Censi esigibili in più partite scudi otto, e baiocchi tredici, e mezo 8 – 13 ½

Item possiede Legati annui, et donationi annue, et elemosine certe, et esigibili ch’ascendono ogn’anno a scudi dodeci, e baiocchi novanta due 12 – 92

Item suol cavare d’obventioni, et elemosine incerte, ma consuete da diversi Benefattori, Pane, Vino, Oglio, Carne, Legumi, Grano, foglie, frutti, Latticinii, e cose simili, e denari, che reducendo il tutto a moneta, e raguaglianno gl’anni, come sopra, si calcula, ch’ascendino ogn’anno a scudi quattrocento cinquanta nove, e baiocchi novanta due 459 – 92

Item possiede horti in quantità, e misura di tumulate una, e meza, che detratte le spese rendono un’Anno per l’altro scudi uno, e baiocchi quaranta due e mezo 1 – 42 ½

Item possiede Oliveti, selve cedue, e Castagneti in quantità, e misura di tumulate tre, che rendono un’Anno per l’altro scudi dodeci, e baiocchi novanta sette 12 – 97

Item possiede un Bue, e tre Genchi indomiti, che detratta la spesa un’anno per l’altro rendono scudi sette, e baiocchi sessanta 7 – 60

Item possiede Capre numero cento, e porci numero sette, che per esser di fresco comprate, non s’è possuto esperimentare l’annua loro rendita, ma havendosi rimira alle capre, e Porci del convicino si giudica siano per rendere un’anno per l’altro scudi dodeci, e baiocchi trenta cinq.           12 – 35

643 – 71 ½

All’incontro detto monast.o ha peso d’una messa perpetua ogni giorno, e d’Anniversarii quattro ogni mese, e per elemosina di ciascheduna messa manuale, di quali hoggi non ha peso, si suol dare baiocchi nove, e mezo, e per l’Anniversario baiocchi vinti quattro.

Item è gravato di Censi passivi perpetui ogn’anno scudi nove, e baiocchi sette, e mezo 9 – 7 ½

Item per la sachristia, e sacra suppellettile, cere, ogli, vini, ostie, musiche, e cose simili suol spendere un’anno per l’altro scudi quattordeci, e baiocchi settanta due, e mezo 14 – 72 ½

Item ha di spesa ordinaria di Vitto comprendendo il grano, vino, et altre cose raccolte ne i beni del Monast.o a raggione di scudi trenta, e baiocchi quaranta per ciascheduna bocca in tutto scudi trecento sessanta quattro, e baiocchi ottanta 364 – 80

Item per Vestiario di Religiosi, e servienti, come sopra a scudi quattordici, e baiocchi venti cinq. L’Abbate, a scudi undeci, e baiocchi quaranta li Sacerdoti, a scudi nove e baiocchi cinquanta li Clerici e converso, a scudi cinq. e baiocchi settanta l’Oblati, e serviente in tutto novanta nove, e baiocchi settanta cinq. 99 – 75

Item per Medici, e medicine, chirurgici, Barbiero e Vucataro un’anno per l’altro scudi nove e baiocchi cinquanta 9 – 50

Item per spesa d’una Giomenta di stalla, e salario d’un garzone un’Anno per l’altro scudi vinti otto, e baiocchi cinquanta 28 – 50

Item per spese vittuali, e Procurationi in occasione di visite di soperiori un’anno per l’altro scudi uno, e baiocchi novanta 1 – 90

Item per viatici tanto per occasione di Capitoli quanto per altri bisogni della Congreg.ne un’anno per l’altro scudi due, e baiocchi ottanta cinq. 2 – 85

Item per alloggi, et hospitationi tanto di Religiosi, quanto di forastieri un’anno per l’altro scudi cinquanta sette 57 – 0

Item per le spese estraordinarie come biancherie, letti, et altri mobili di casa, vasi, e robbe di tavola, di cucina, e simili un’anno per l’altro scudi quaranta due, e baiocchi novanta 42 – 90

631 – 0

Noi infrascritti col mezo del nostro giuramento attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione, e recognitione del stato del Monast.o sudetto, e che tutte le cose espresse di sopra, e ciascuna di esse sono vere, e reali, e che non habbiamo tralasciato di esprimere alcuna entrata, ò uscita, ò peso del med.o Monast.o che sia pervenuto alla nostra notitia. Et in fede habbiamo sottoscritto la presente di nostra propria mano, e segnata con il solito sigillo questo di 19 di marzo 1650.

Io D. Gregorio Lauro Abbate di d.o Monast.o testifico quanto di sopra p. m. pp.a

Io D. Theodoro Barci Priore deputato testifico quanto di sop.a

Io D. Roberto di Simone Deputato confermo quanto di sopra manu pp.a.”

Monastero di Santa Maria del Soccorso

“In Dei nomine Amen

Relatione di q.sto Mona.ro di S. Maria del Soccorso del sacro ord.ne Cister.se della Cong.ne di Calabria et Basilicata fatta per comandam.to della Santità di N. S. Papa Innocentio X feliciter regnante.

Il Mona.ro di S.ta Maria del Soccorso dell’ordine Cister.se situato nella terra delli Scalzati Dioecesi di Cosenza Bagliva di Spezano Piccolo stà a canto della terra luogo aperto, via publica, fu fondato, et eretto l’anno del Sig.re 1522 per q.nto si vede da certi versi eroici manuscritti, composti da un nostro P.re Dottor chiamato il P.re Don Giacomo Greco, il q.le compose un libro intitolato La Chronoligia del P.re Abb. florense Giacchino, da un P.re del nostro ordine chiamato il P.re Don fran.co di Casole à spese della med.ma Religione et elemosine di devoti christiani, che vi concorrevano. Con il consenso, et autorità di chi non si trova, mentre il progresso di tempo per mancam.to e paucità di Religiosi del nostro ordine, che non vi erano fu dato a cert’altri Religiosi ad habitare dall’Ill.mo Arcivescovo di Cosenza Acquaviva con conditione però in sin’a tanto che li superiori del med.mo ord.ne non mandassero loro Religiosi, e così dall’anno 1570 in circa à petitione dell’Ill.mo Cardinal di Chiaravalle Papa V b.m. fece una Bolla che si ripligassero tutti monas.rii del nostro ord.ne, e così fu mandato un P.re fiorentino di molt’autorità e dottrina chiamato il Rev. P.re Don Giusto Bufalati Vic.o Gen.le di molte Provincie, e così fu ripligliato di nuovo con l’accordo d’un Vic.o Gen.le di Cosenza di Cognome Cefaloso, come anco ripigliò tutti mon.rii di Calabria, e fecero l’Instrumenti della Mensa Monachale con l’Ill.mi Comendatarii per ord.ne del pred.o Papa Pio V e dall’hora in qua sempre è stato in potere del nostro ord.ne Cisterciense dove non vi fù niun obligo ne assegnam.to, ne patto, e fu edificato come ho detto a spese della Religione, e con elemosine di Devoti.

Ha la Chiesa sotto il titulo di S.ta Maria del Soccorso, e la sua festività si celebra nell’otto di 7bre di ciaschedun’anno, et è di struttura, e grandezza di palmi ottanta di lunghezza, trenta due di larghezza, e cinquanta d’altezza, vi è l’altare maggiore essendovi di sop.a un arco di legno ben accomodato, e pittato, vi è anco una imagine di rilievo di S.ta M.a del Soccorso, et in d.a Chiesa vi sono anco 17 Cappelle con li loro Altari, vi è anco l’intempiato con un quadro della B. V. e di S. Bernardo in mezzo d’essa che fà una bella vista con fenestre decenti. Dietro l’altare maggiore vi è il Choro con li libri necessarii per cantar la s.ta Messa e le divine lodi à sua Divina Maestà all’hore competenti ordinate da S.ta Chiesa, e sopra d.o Choro vi è una lamia di fabrica rotonda q.le è di palmi 60 incirca d’altezza, lunga palmi 24, et la larghezza dell’istessa misura, e dal d.o Choro si va alla sagrestia à man sinistra quando s’entra in choro, vi è anco un crocifisso grande con due Marie dipinte. Vi sono tre Dormitorii uno stà attaccato alla chiesa dalla parte sinistra, dove vi sono 4 camere, et una dispensola et è lungo palmi 104 ma senza chiostro, l’altro è sopra del med.o con altre cinq. camere dell’istessa misura, e nella parte di sotto q.sto Dormitorio vi sono due stalle e un altro luogo per conservar la paglia.

Nel 3° Dormitorio nella parte di basso attaccato con l’altro sono l’officine come il Refettorio, Dispensa, Cell.o, Cocina, e forno con un luogo da tener legna, sopra delle q.li officine vi è il Dormitorio doppio di palmi 108, e vi sono sette camere con dui magazeni per tener vettovaglie; tutto il Mon.o è ammurato, che và uguale alla Chiesa, e le mura sono di palmi 85 di lunghezza e d’altezza 18, l’altro muro che attacca al Dormitorio è 80 di lunghezza e 15 d’altezza et nel mezzo vi è una Cisterna d’acqua q.le serve per il Mon.o, et in q.sta parte non vi sono officine.

 Poichè il terreno dove è la Chiesa e Mona.ro erano possessioni di diversi, e si è comprato in più partite, et in diversi tempi, et non tutti ugualm.te hebbero voluntà di vendere, et in progresso di tempo vendettero, et li P.ri havendo livellato il luogo con buoni architetti l’hanno inquadrato, e con l’agiuto di Dio, Maria Vergine, et del nostro Patriarca S. Bernardo sperano perfettionarlo con il tempo rendendosi però l’annate fertili giache per il passato son state sterili di modo che li Popuoli son resi inhabili al prop.o vivere.

Non vi fu assegnato num.o di Religiosi, che possiamo haver notitia, ma da 40 anni in qua vi sono stati e sono cinq. o sei Religiosi oltre l’oblati e servienti che al p.nte giongono al num.o di 15 persone: Il P.re Don Tomaso Segreti di S. Giovanni in fiore Dioecesi di Cosenza per Superiore e d’anni 52 d’età et 34 di Religione, il P.re Don Marco Bruni sacerdote della Città di Scig.no Dioecesi di Martirano, il P.re Don Delfio Cent’Amuri anco sacerdote dell’Isule di Sicilia habitante in q.sta Cong.ne di Calabria, il P.re Don Filippo Cascitella di Petrafitta Dioecesi di Cosenza anco sacerdote, fra Gioseppe Faraldi cl.co della terra della Bollita Provincia della Basilicata Dioecesi d’Anglona q.le per causa di studii si tratiene nella Città di Cosenza, fra Matteo Federico converso del casale delli Trenta Dioecesi di Cosenza d’anni 90 in circa invalido, fra Alano delle Pira converso della Città di Scigliano, fra Bonifacio Mantia tertiario della terra di Mesoraca, fra Giacomo e fra Natale di Marco f.lli et oblati dela casale di Perito Bagliva di Pedaci, fra Domenico di Ciarro anco oblato del casale della terra di Pedaci Serra, fra Gio Domenico Magri oblato del casale della Serra di P.ri Cartusiani di S. Stefano lo Bosco, fra Gio. B.sta di Zumpano oblato del casale delli Trenta, fra Giosono Lupinazzo del casale di Casole et Horatio Mango persona di 95 anni in circa serviente, quale si tiene per amor di Dio da diece anni in circa et è del casale delli Scalzati citadino di q.sto luogo.

Il pred.o Mona.ro possede l’infra.tti territorii:

un comprensorio di terre nella Sila di Cosenza nominato S.ta Barbara distante dal sud.o Mona.ro 30 miglia in circa di capacità di tt.e 250 culte et inculte dove fà la massa.a con uno paro di Bovi, che computando da sei anni in qua un’anno per l’altro dedutta la spesa restano per il Mona.ro tt.a 60 di ger.no q.li tirati in danari fanno la somma di scudi 42 dico 42 –

Si riceve anco dal sud.o comprensorio per herbaggio computando da sei anni in qua uno per l’altro scudi trentasei 36 –

Di più vi sono alcuni Prati d’herba di taglio q.li servono per uso di nostri animali di vettura et alcune volte se ne fa supplica che computando da sei anni in qua deductis expensis un’anno per l’altro et d.a quantità convertita in danari sono scudi sei 6 –

Item nel sud.o comprensorio possede alcune case rusticali q.li servono per uso e comodità di massa.a et quelle tengono bisogno di gran risarcim.to per esser quasi derute e ciccorre di spesa da scudi trenta e forse più.

Item possede un altro Prato d’herba di taglio nel luogo nominato il Monte comprato dal mon.ro molti anni sono per comodità delli animali, e vi si fa da dodeci some d’herba in circa dal q.le mai si è percepito niente mentre si tiene ad usu, poichè q.lla della Sila si fa più tardi nelli ultimi giorni di luglio.

Item possede una continentia di terre nominato L’Angaro sottano di capacità di tt.e cento in circa et culte et inculte q.le alcuni anni si è venduta in herbaggio, che computando il ger.no pervenuto da d.a massa.a da sei anni in qua , et deduttone le spese un’anno per l’altro si sono percepiti tt.a 40 q.li calculati in danari fanno la somma di scudi vinti otto dico. Al p.nte il pred.o territorio vaca, e non se ne percipe frutto 28 –

Di più il sud.o territorio e distante da q.sto mona.o 40 miglia in circa, et quando si è venduto in herbaggio calculando un’anno per l’altro se ne sono ricevuti giulii 36 poiche il pred.o territorio non è tutto camera chiusa, ma in esso possono pascolare li buoi aratorii di longobucco dico giulii 0 – 36

Item possede un’altro pezzotto di terre nominato Le Destre di Golia sito nella Sila di Cosenza di capacità di tt.e 12 in circa, q.le alcune volte si fà a massa.a, et calculando da sei anni in qua uno anno raguagliando a l’altro se ne è ricevuto tt.o uno e q.to uno di ger.no, q.le convertito in danari fanno la somma di giulii novembre 0 – 4 – 10

Item quando il d.o pezzotto di terra non si trova di dar a massa.a si suol vendere in herbaggio vinti o vinti cinq. giulii l’anno, et essendoci contiguo un territorio di P.ri Gesuiti di Cosenza se l’hanno pascolato con il loro bestiame senza darci niente, et perche sono ricchissimi, e potenti sono patroni di tutti tribunali, tanto spirituali, come temporali, e di tutto il mondo, e non potendoci litigare si son lasciati andar via per evitar maggior spesa.

Item possede un’altro comprensorio di terre nominato Li Barresi di capacità di tt.e 50 in circa distante dal d.o mona.o una giornata dove dentro questi sei anni si è affittato tre volte un’anno s’affittò tt.e sidici, l’altri dui anni tt.e 36 raguagliando un’anno à l’altro e deduttone le spese se ne sono ricevuti tt.e 8 q.li convertiti in danari fanno la somma di scudi sei 6 –

Et non essendosi dopo q.llo possuto affittare il Mona.o ci ha fatto la massa.a dalla q.le dedutte le spese raguagliando un’anno a l’altro se ne sono havuti tt.e vinti e mezzo, q.li convertiti in danari fanno la somma di scudi 14 14 –

Item possede un’altro comprensorio di terre loco detto Lo Pantano longo distante da q.sto Mona.o una giornata et è di capacità di tt.e 10 in circa, et nel corso di sei anni a dietro si è affittato due volte per prezzo di tt.e tre l’anno, et uno delli sud.ti anni s’affittò tt.e 4 che in tutto fanno la somma di tt.e sette q.li raguagliando un’anno à l’altro se ne sono ricevuti anno quolibet tt.o uno e q.to uno q.li convertito in danari sommano giulii nove 0 – 4 – 10

Di più possede dui altri pezzotti di terre nominati uno Serra di Stuppa di capacità di tt.e vinti in circa culte et inculte, l’altro L’Anatra di capacità di tt.e sei in circa distanti una giornata da q.sto mona.o et nel corso di sei anni dalli sud.ti pezzotti per una volta tantum se ne sono ricevuti tt.e otto e mezzo q.li divisi nelli pred.ti anni sei dalli sud.ti pezzotti se ne sono havuti tt.o uno et mezzo quando però si dona a massa.a, ma quando non si trova di darlo a massa.a come sono al p.nte vacui per esser comuni non se ne percipe niente, talche convertito in danari fanno la somma di scudi uno 1 – 0 – 0

Possede anco una continenza di terre nominate S.to Pietro distante da q.sto Mona.o 35 miglia in circa sito nel territorio di Rossano di capacità di tt.e 80 in circa culte, et inculte, del q.le territorio non ha il Mona.ro nel corso di sei anni percepito niente, ne per infiniti altri anni per esser stato vacuo si come è al pre.nte, ne si trova di vendere in herbaggio per esser comune, et il Mona.ro non vi ha altro che il ius arandi.

Item possede un altro comprensorio di terre nominato Mungia distante da q.sto Mona.ro ut sup.a di capacità di tt.e cento in circa culte et inculte q.le ha vacato infiniti anni per non trovarsi d’affittare, ne di vender in herbaggio per esser comune, et in tutti luoghi comuni il Mona.ro non vi tiene altro che il jus arandi.

Item possede un’altra continenza di terre nominata La Croce del Curatore di capacità di tt.e vinti in circa dal q.le il Mona.ro da tempo immemorabile non ha percepito niente per non essersi trovato a darlo a massa.a ne vendersi in herbaggio per esser comune.

Item possede un’altro pezzotto di terre nominato Le Fanella di capacità di tt.e 20 in circa q.le è stato, et è vacuo come di sopra per esser comune.

Item possede un’altra continenza di terre nominata La Spagnola di capacità e misura di tt.e 20 in circa del q.le il Mona.o per infiniti anni non ha percepito niente per esser comuni ut sup.a.

Item possede altro comprensorio di terre nominato l’Ordichetto sito nel territorio di longobucco di capacità e misura di tt.e vinti in circa culte et inculte q.le è stato et è vacuo ut sup.a per non trovarsi d’affittare per molti anni viene ciò cagionato che li Populi si trovano in tanta calamità e miseria per le superfluità di fiscali, gabelle, datii et altri pesi che pagano al nostro Catolico Re e più stanno più pegiorano.

Item possede una possessione intorno al Mona.ro di capacità e misura di tt.e diece incirca dove vi sono vigne, celsi, fichi, olive, et altri frutti con alcuni pezzotti di terre aratorie, quali sono sementate dal Mona.ro in grano, et calculando da sei anni in qua un’anno per l’altro deductis expensis se ne percepe anno quolibet in grano tt.e 16 e mezzo q.le somma convertita in danari sono scudi quindici 15 –

Dalle vigne che sono in d.a possessione seu chiusa computando un’anno per l’altro deductis expensis se ne percepeno barili 80 di mosto quali convertiti in danari fanno la somma di scudi 24 24 –

Dalli celsi che sono in d.a possessione quali servono per nutrire tre cozze di sirico et a q.lle bisognano 30 cantara di fronda et q.lle si dona a mezzi frutti dalli q.li se ne percepe alcuna quantità di seta dalla q.le dedutte le spese il Mona.ro ne riceve un’anno per l’altro scudi quattordici computando da sei anni in qua scudi quattordici 14 –

Item possede un’altra vigna sotto la Chiesa di capacità e misura d’una tt.a e mezza s’affitta anno quolibet scudi quattro e giulii cinque 4 – 2 – 10

Item possede un’altra possessione di vigne arborata di celsi di capacità e misura d’una tumulata e mezza nel casale dello Verticilli, e sta affittata per giulii cinquanta che sono scudi quattro e mezzo 4 – 2 – 10

Item possede un’altra possessione di vigne e terre lavorative quale si è comprata q.o prossimo passato mese di Gennaro et è di capacità, e misura di tt.e due et in sin adesso non se ne è percepito frutto alcuno, et è molto deruta di modo che per rendersi fertile tiene bisogno di molta spesa.

Item possede altra possessione nel territorio di Petrafitta di capacità e misura di tt.e due in circa arborata di fichi e quercie e vi è anco vigna q.le si è affittata q.o corrente anno docati otto e mezzo dalla q.le non si ha anchora percepito frutto.

Item possede molti censi sopra diverse persone consistenti da docati sessanta cinq. in circa delli q.li se ne è persa una partita quattro anni sono di docati cinque l’anno oltre la spesa fatta per ricuperarlo et in sin adesso si è fatta spesa di docati quattro et perche le robbe censuate si trovano potegate ad altre persone anteriori al Mona.ro però si viene à perdere d.a partita di docati cinq. l’anno e si tirano gl’altri in scudi cinquantacinque 55 –

Item possede dui pezzotti di terre arborate di castagne di capacità e misura di tt.o uno e mezzo in circa q.li hanno acquistato li Padri con loro fatiche, e se ne riceve anno quolibet tt.e tre in circa di castagne q.li calculandoli in danari ne perviene scudo mezzo seu giulii 5 0 – 2 – 10

Item possede un horto di capacità e misura di mezza tumulata à canto il Mona.ro compreso nella possessione pred.a delle Vigne q.le serve per comodità di fogliame per l’inverno mentre nell’està non vi è acqua e vi sono l’estrade in mezzo con inpergolate d’uve diverse

Item li suole pervenire d’obventioni d’elemosine incerte di grani da diversi benefattori che raguagliando un’anno à l’altro si ricevono tt.e sette e q.ti 1 di grano anno quolibet q.li riducendoli à moneta fanno la somma di scudi sei e mezzo 6 – 2 – 10

Item li suol provenire regaglie di latticini frutti et altre cose simili un’anno per l’altro scudi tre 3 –

Item proviene d’elemosine incerte nella Chiesa raguagliando un’anno à l’altro scudi tre 3 –

Item possede bovi aratorii num. cinq. q.li servono per uso delle massarie pred.e et il frutto ne proviene si è tirato nelli grani, e gen.ri con dechiaratione che il d.o Mona.ro astretto da necessità fa alcune poche massarie per cagione che havendo molti territorii q.li non sono profittevoli quando non s’arano, et non trovando di darli ad altri vengono li P.ri coatti a far simili industrie, q.li rendono poco conto per esser lontani li territorii e vi si fà molto dispendio, con tutto ciò di più è di bisogno eliges il minore.

Item si dichiara come alcune volte quando d.ti bovi spediscono presto li sementati e si trovano gagliardi si mandan’à faticar ad altri , che calculando un’anno per l’altro apporta d’utile scudi sei dico 6 –

Item possede bacche num. cinq. figliate q.li furno date da sette anni sono piccole da diversi benefattori, et hoggi Dio lodato sono al num. pred.o ma non se ne è perceputo altro frutto, poichè si è atteso all’aumento d’esse, e sono in potere di diversi benefattori.

Item possede pecore num. cinq. cento in circa dalle q.li detratta ogni spesa e le mortalità si calcula che fruttino un’anno per l’altro scudi quaranta cinq.       45 –

Con dechiaratione che non havendo herbaggio per l’inverno, si mandano nelle marine di Cotroni tre giornate lontane da q.sto luogo che però vi si fà gran spesa.

Item possede dui cavalli et uno somarro di vettura per uso di d.o Mona.ro et neanco sono bastevoli per haver le massarie distanti, et le legna sono anco lontane che non possono far più d’un viaggio il giorno, e molte volte il Mona.ro ne compra come si vede in tre anni continui.

Item possede due scrufe e cinq. porcelli piccoli le q.li scrufe dui anni sono ci furno date da un nostro benefattore dalle q.li non si è ricevuto utile nessuno ma si è atteso all’aumento di q.lle.

Item si è ricevuto anno quolibet per elemosina datali dalla R. Camera di Napoli tt.e sei di sale nelle saline di monti, q.le serve per uso del Mona.ro dalle q.le detratte le spese può importare scudi sei in circa 6 –

Item tiene una casa nel casale di Petrafitta recaduteli q.sto corrente anno per lascito d’un devoto dalla q.le in sin’adesso non si è ricevuto niente.

All’incontro il d.o Mona.ro ha peso di messe perpetue ogn’anno

Num. 400 in circa oltre la Conventuale quotidiana che si costuma dirsi sicome l’uso della nostra Religione Cist.se q.le non è d’obligo et quelle s’applica per li Benefattori e Devoti che ci hanno giovato e gioveranno e sono state sotisfatte per tutto l’anno 1649 et al p.nte si è cominciata l’altra annata à sotisfarsi per le q.li messe il Mona.ro ne possede in parte alcune possessioni pred.te

Paga di censo anno quolibet docati cinq. della nostra moneta, q.li di moneta romana sono scudi quattro e giulii sei cum potestate affrancandi quandocunq. 4 – 3 – 0

Item paga anno quolibet docati sette al Rev.mo Generale per l’annue Contributioni di nostra moneta q.li di moneta romana fanno la somma di scudi sei e giulii quattro 6 – 2 – 0

Item paga per reparationi e manuntentioni di fabriche, tetti, e cose simili scudi otto 8 – 0 – 0

Vi è anco da fornire la nuova struttura che è l’inquadratura del Mona.ro per la q.le vi bisognano da mille scudi in circa, che per adesso non può eseguirsi; che però si riserba ad meliorem formam et annuatim li s’impiegherà quel che si puole, stimando che tra il corso di vinti anni quella potrà terminarsi.

Item per cera, oglio et altri soppellettili per la sagrestia, et per il giorno della festa si suol spendere un’anno per l’altro scudi quattordici 14 –

Item per vestiario di Religiosi, oblati, e servienti pred.ti q.li le si dona in vestimenti scudi sessanta cinq. con declaratione che dui Religiosi che stantiano in d.o Mona.ro non hanno l’indum.ti e vestiti dal pred.to MOna.ro ma dalla Cassa comune cosi costumandosi nella Cong.ne mentre q.lli portano il peso d’essa, che perciò non si tirano solo che li scudi sessanta cinq. 65 –

Item per medici, medicine, barberi, e lavandara un’anno per l’altro scudi quattordici 14 –

Item per vitto di grano, germano, carne, oglio, legumi, foglie et altre cose necessarie al vitto humano scudi cento cinquanta 150 –

Item per viatico di Cap.li, Visitatori e loro spese,q.nto per altri bisogni della Religione un’anno per l’altro scudi sei 6 –

Item per spese estraordinarie d’alloggi et hospitalità si di religiosi, come secolari un’anno per l’altro scudi otto 8

Item per spese straordinarie come biancherie, letti, et altri mobili di casa, vitri, e vasi di cucina un’anno per l’altro scudi diece otto 18 –

Item per orgio per l’animali di vittura et altri animali occorrenti per haver tutte le massarie distanti con condur il fieno che vi sono due giornate, una per l’andata et l’altra per il ritorno tt.a sessanta d’orgio un’anno per l’altro scudi trenta 30 –

Item per ferro e azaio si della massa.a, ferrar l’animali, come anco ferram.ti di casa per le possessioni e mastrie d’essi ferram.ti un’anno per l’altro scudi quindici 15 –

Si fa anco testimonianza, che se non fussero le fatiche d’oblati et esercitii di Religiosi ad uso di Santi Apostoli et nostri Padri antichi non si potrebbe vivere, ma si speragna a q.nto si puole e con ogni carità si compatisce l’impotenza del luogo vivendosi parcamente con render le dovute gratie à N. S. Iddio qui vivit et regnat in secula seculor. Amen.

Noi infra.tti col mezzo del nostro giuram.to attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione e recognitione del stato del Mona.ro sudetto e che tutte le cose espresse di sop.a e ciascuna d’esse sono vere, e reali e che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna entrata, ò uscita, ò peso del med.mo Mona.ro, che sia pervenuto alla nostra notitia. Et in fede habbiamo sottoscritto la p.nte di nostra prop.a mano, e signata con il solito sigillo questo di pr.o marzo 1650.

Io Don Tomaso Segreto Superiore di Monaci del pred.to Mon.o confermo quanto di sopra

Io Don Marco Bruni Deputato confermo q.nto di sop.a

Io Don Delfo Cent’Amore deputato conf.mo q.nto di sop.a.”

Monastero di Santa Maria di Altilia

“Relatione del stato di S.ta M.a di Calabro Mariae, seu d’Altilia della congreg.ne Cisterciense di Calabria.

In Conformità della Constitut.ne della s.ta di n.ro sig.r Papa Inn. X°.

Il Monast.o di s.ta M.a di Calabro Mariae, seu d’Altilia dell’Ord.ne Cisterciense Diocesi di S.ta Severina sta situato sop.a un casale seu villagio habitato da vassalli, li q.li stanno sottoposti al pre.tto Monast.o, seu Abb., la q.le di pre.nte sta commendata all’Em.mo Sig.r Cardinale Spada distante dall’habitatione di d.o casale per un tiro di pietra inc.a.

Della sua fondatione et erettione, e da qual persona fusse fundato, et eretto, et con quale authorità, e pesi, non si have notitia certa, perche col occasione, che s’introdusse a comendarsi li Monasterii, con le comende mancorno li monaci, et per conseguensa il Culto Divino, et l’habitatione, et si rovinorno li stessi Monasterii, fabriche, et edificii per la multiplicità delli Comendatarii, si spersero anco le scritture: si ritrova però un libro di carta pergamena, nel q.le sono enarati alcuni Privilegii concessi dall’Imperatori, et Re antichi, come da federico 2° nell’anno 1220, et nell’anno 1221 da Ferdinando Re di Sicilia nell’anno 1466 di Herrichetta Ruffa Marchesa di Cotroni, nell’anno 1439 da Alfonso Re di Sicilia nell’anno 1445, e nell’anno 1459 dal Re Ferdinando di Sicilia concedendo alli stessi Monasterii, e monaci molti beni stabili per mantenim.to et ampliatione del Culto divino, li q.li si possedono dall’Em.mo Comendatario, e parte di essi poi furno assignati à monaci per la loro mensa conventuale, in virtu delle Bolle e Constitut.ni di Sommi Pontefici per ripigliarsi di novo da monaci dell’Ord.ne li Monasterii, et che li deruti li riedificassero, et si introducesse il dovuto culto Divino, et l’habitatione di essi Monaci; come ampiam.te si vede nelle Bolle, e Constitu.ni di Sommi Pontefici, Pio papa 4 Pio Papa V, da Sisto Papa V, da Gregorio Papa XIIII.

Have la chiesa il titolo, et Invocatione di S.ta M. a de Altilia, et di nuova struttura cioè di longhezza palmi settanta sei, e di uguale largezza ben proportionata, con una sola ala lateritia, vi è il soffitto ordinario di tavole, e l’ala è coverta solam.te di tegole senza soffitto. Vi è il Coro anco ordinario, et la Sacristia attaccata al Coro, la q.le è un poco angusta, et continuam.te in d.a Chiesa si celebrano li Divini officii, et si canta la messa conventuale, conforme l’uso della Religione, et dentro di essa Chiesa vi sono cinque Cappelle nelle q.li si celebra.

Il Monastero, et habitat.ne di monaci è tutto circondato di muri; Vi è il Chiostro quatriangalato con suo pavim.to, et all’istessa parezza vi sono la Cantina, alcune dispense, il forno magazeni, et altre stanze, e nel mezzo del d.o Chiostro vi è una nuova Cisterna; nella parte super.re vi sono due dormitorii con diece camere di habitat.ne per li monaci e fameglia, vi è un nuovo Refittorio, e Cocina con altre stanze diverse per dispense, et officine, et altre necessità.

Vi fu prefisso il num.o mediante Instrumento stipulato nell’anno 1577 da Tiberio Barracca Comendatario del d. Monast.o et Abbadia, a tempo che fu repigliato il sud.o Monast.o dalla religione in virtù delle pre.tte Bolle pontificie, il quale num.o fu di quattro sacerdoti et un converso professi nella Religione, cioè li Padri D. Giacomo Gagliano Abbate del d.o Monasterio della città di Scigliano, D. Filippo Bruno della T.ra delli Luzzi, D. Felice Ben’incasa della T.ra di Mesoraca, D. Ludovico Necastro della d.a T.ra di Mesoraca, et D. Marc’Ant.o Secreto di S. Gio. Infiore, e fra Gulelmo Russo Converso di Fiumefreddo, fra Mercurio Ben’incasa oblato dell’istesso casale d’Altilia, che sta assignato per custodia delle bacche, frat’Aurelio sproveri di Caccuri serviente per la chiesa, et per l’altri servitii ripigliato frescam.te in luogo di fra Benigno dipignano di S. Gio. Infiore Clerico professo della d.a Congreg.ne Cisterciense, che stava collocato in q.to med.mo Monast.o et che si è morto nel prossimo passato mese di febraro, Vitaliano Galtiero di scigliano serviente per le necessità del Monasterio, Gallo di Tiano di q.o med.o Casale d’Altilia garzone, che mena gl’animali per le cose necess.e del Monast.o Domitio Angotto di scigliano massaro, che attende alla coltura della massaria, seu arte del campo, Giacomo stocco del d.o Casale d’Altilia, che custodisce insieme con fra Mercurio le Bacche.

Nell’anno 1577 da Tiberio Barracco comendatario del pre.tto Monast.o et Abbadia in virtù delle Constitu.ni di sommi pontifici p.ti assignò alli Padri della med.a Religione il pre.tto monast.o Chiesa, et pochi ornamenti, che si ritrovorno, et li sottoscritti beni per vitto, vestito e sustentatione delli pre.tti quattro monaci sacerdoti et del diacono come di sop.a, con declaratione però, che la reparat.ne della Chiesa e Sacrestia fusse sempre a peso del Sig.r Abbate Comendatario, li q.li beni sono li sottoscritti:

Sopra la regia Salina di Neto dalli Credentieri della d.a Reg.a Salina per concessione antichissima delli sop.a detti antichissimi Re annui docati cinquanta, tari due di moneta del Regno di Napoli li q.li sempre si vanno dilatando dalli pre.tti regii Ministri, et non si pagano intieram.te, et quel poco, che si riceve con molte spese e travagli, di modo che li pre.tti docati 50 – 2 – 0 per sei anni intieramente sommano docati 302 – 1 – e solamente si ne sono ricevuti per tutti li medemi sei anni docati 143 – 3– et havendosi anco riguardo all’altri anni precedenti computati dalli fallimenti delli Regi Arrendatori, et la retinenza delli Regi ministri a non pagare si fa conto, che lun’anno per l’altro se ne possa ricevere dal sud.o assignamento per docati cinquanta, due tari annui doc. 35

Item la Gabella d’Ardavuri, ch’è membro di terreni per pascoli, et per sementare assignato dal pre.tto Comendatario per annui docati 28 raguagliandosi alli sei anni l’uno per l’altro doc. 40

Item una continenza di terreni che confinano con il Giardino di Monaci e con listessa Gabella d’Ardavuri, che si nominano Le Serre, la Canetia et con altri nomi assignati per il pre.tto comendatario per annui docati cinquanta rauguagliandosi alli med.i anni sei inclusovi anco li censi delle vigne piantate in d.i terreni, et donati a particolari con assenso apostolico l’un’anno per l’altro doc. 49

Item dalla Gabella d’Alimati che sono terreni per pascoli et per sementare assignati da esso Comendatario per docati dicennove rauguagliandosi alli pre.tti sei anni l’uno per l’altro duc.40

Item dall’Auliveto contiguo al pre.tto Casale assignato come di sop.a annui docati otto et il d.o oliveto è stato concesso per utile e commodo delli Vassalli e Cittadini del pre.tto Casale d’Altilia sono doc. 8

Item le fu concesso il portello, cioè un luogo dove si rimettono gli animali che dannificano li territorii dell’Abbadia senza espressione di lucro per esser poco emolumento rauguagliandosi alli pre.tti anni sei l’un per l’altro     doc. 2

Item le fu concesso la Cornata la quale è, che per ogni morra di animali piccoli spetta al Monast.o un animale di essa morra, et perche è cosa di pochissimo emolum.to, e quando succede il caso suole mangiarse pero non si tira ad introito di denari.

Item le fu concesso un giardino e vigna chiamato S.to Ang.lo per sustentatione di essi monaci, et per che il vino non si vende, ma si racchiude per il vitto della fameglia perciò non se tira ad introito.

Dal Giardino contiguo alla pre.tta vigna, che sono terreni vacui per pascoli et per sementare, rauguagliandosi alli pre.tti sei anni l’uno per l’altro sono doc. 5

Item le fu concesso il giardino contiguo al pre.tto Monast.o per uso di detti Religiosi, et fameglia, dal quale non si riceve altro utile che le fogliami nell’Inverno per uso della d.a fameglia contigui al pre.tto Giardino vi sono certi terreni li quali si soglono sementarsi dalli pre.tti Monaci per commodo d’essi, e quando vacano l’herbagio si pascola dall’animali del pre.tto Monasterio.

Nell’anno poi 1601 con un’altro Instrum.to rogato per publico Notario fu concesso dal pre.tto Abbate Comendatario alli pre.tti Monaci un territorio nella Sila di Cosenza chiamato S. Duca con sua Giurisditione, la quale è stata affittata per ogni anno rauguagliati li pre.tti anni sei doc. 30

Item le fu concesso nell’Istesso instrumento da diece tumulate di terra inc.a chiamate la radicchia confine S. Angelo, et al bosco della salina per ricompensa che pagandosi alla Ducal Corte della Rocca Bernarda annui docati tre di censo sop.a li pre.tti terreni assignati alli pre.tti religiosi come di sop.a, il frutto di queste terre andasse per ricompensa delli sud.i docati tre di censo che pagano alli Monaci anno quolibet alla pre.tta Corte della T.ra della Rocca Bernarda, le quali t.re per moltissimi anni sono state occupate dalli ministri dell’Abbate Comendatario per beneficio dell’Abbadia et essi Monaci restano agravati a pagare lannui docati tre di censo, come sopra senza il frutto e proprietà delle d.e terre.

Item perche in quel tempo l’Abbadia haveva il Molino le fù concesso che macinassero franchi nel sud.o molino dell’Abbadia.

Li sop.a detti beni sono per assignatione fatta, come di sop.a dal Sig.r Abb.e comendatario, e confirmati con l’authorità Apostolica dalla S.ta di Clemente VIII in Roma l’anno 1603.

L’infrascritti altri beni, emolumenti, et animali sono pervenuti da benefattori, et per industrie religiose e sono le seguenti:

Item possiede il pre.tto Monast.o un orticello acanto al Casale, che s’affitta annui doc. 0. 1. 10

Item possiede alcuni censi affissi sop.a alcune vigne situate nel territorio della d.a Abbadia sono annui docati 5. 4. 10

Item possiede vigne num.o 6 situate nel med.o territorio dell’Abbadia affittate a diverse personi, et rauguagliati li pre.tti anni sei l’un per l’altro sono doc. 8. 0. 0

Item possiede molte case situate nel pre.tto Casale, et dedotte li spigionamenti, e refettioni di esse l’un’anno per l’altro sono doc. 16. 0. 0

Item possiede certe grotte, che servino per uso di Capre l’un’anno per l’altro doc. 0. 2. 10

Item possiede nel Casale di Monte spinello una Chiusa, seu terre che s’affittano doc. 1. 0. 0

Item possiede una meza Casa nella T.ra di Mesoraca, havendo la benefattrice lasciato l’altra metà alla SS.ma Annunciata di d.a terra, dedotta le refett.ni s’annota la pigione doc. 1. 1. 0

Item rauguagliati li pre.tti anni sei si ricevono per la fronda delli celsi doc. 2. 0. 0

Item rauguagliati li pre.tti anni sei pervenuto dall’emolumenti della Chiesa e sacrestia per fonerali, messe, et altre elemosine l’un’anno per l’altro doc. 9. 2. 0

Item have docati 190 di Capitale sopra l’Università del pre.tto Casale d’Altilia donatoli per pagare li regii fiscali, et altre angarie regie con patto redimendi quadocumque si ricevono per essi annui doc. 19. 0. 0

Item have trecento Capre affittate a un capraro a ragione di docati tridici il cento, sono doc. 39. 0 . 0

Item have verri e porche femine num.o 14 le quali s’affittano a mezo da dividersi ogni tre anni dedotte le spese rendono per ciascheduno anno doc. 6. 0. 0

Item have Vaccine num. 101, le quali dedotte le spese dell’herbagi et rauguagliato l’utile per li sei anni l’un per l’altro sono doc. 35. 0. 0.

Item have bovi num.o 4 che provengono dalle pre.tte Vaccine, e servono per la industria della massaria, seu arte del campo, dalla quale proviene buona quantità di grani, e vettovagli per sostentamento di tutta la fameglia, et dell’altri allogi de forestieri, così religiosi, come secolari, et anco per farsi le elemosine a poverelli =

Item have animali giomentili, dalli quali vene il servimento dell’animali, et serv.o per li bisogni, et sostentam.to della Casa rauguagliati li pre.tti anni sei rendono doc. 5

Item per vendita di Cascio, che suole avansare alla quantità, che si compra per il vitto necess.o della casa l’un’anno per l’altro doc. 4

Item per la vendita del Sale, che sopra avansa all’elemosina, che si dona a religiosi dalla Maestà Catolica, l’un’anno per l’altro doc. 2.

Item per avansamento di grani un’anno per l’altro doc. 15

Si nota, che per li sei anni pre.tti si sono spesi in fabriche del monast.o con farsi anco una Cisterna nuova un Refittorio, et una Cocina con altre stanze docati 352 –2 –13, et la mag.r parte del detto denaro e pervenuto dall’Industria con alcuni grani, et per non esser q.a entrata certa, et per essersi fatto tal spesa in queste utilità non li mette ne ad introito ne ad esito =

Item se nota, che in questi med.i anni si è dato a credito à diverse persone tum 100 inc. di grano, et per le caristie successe travagli, et altre angarie regie, le medesime persone si sono rese impotenti, a sodisfare, et per tal causa non si mette ne ad introito, ne ad esito, bensi vi è futura speransa di esigensi si non tutto imparte.

All’incontro il d.o Monasterio ha speso di messe perpetue num.o 20 ogn’anno, et uno Anniversario imposto dal d.o tiberio barracco Comendatario nell’assignatione fatta de beni come di sop.a.

Per elemosina di ciasched’una messa, così perpetua come manuale si suole dare un Carlino di Regno.

Item è gravato ogn’anno d’un perpetuo censo di docati tre alla Corte della terra della Rocca Bernarda sop.a li beni assignati dal pre.tto Sig.r Abbate Comendatario come di sop.a doc. 3.

Item per la sacristia suol spendere l’un’anno per l’altro doc. 5. 2. 10.

Item perche il d.o Monasterio suole fare la massaria seu l’arte del Campo, et il frutto di essa suole mancare e così ancora il vino, che se riceve dalla vigna, et non sono sufficienti per l’intiero sostentam.to della fameglia e dell’operarii, allogi di forastieri, cosi religiosi, come secolari, et anco elemosina non tenendosi nota particolare delle spese, che si costuma fare all’operarii et all’altri forastieri, mentre mangiano del med.o pane, che si fa da essi Monaci nel Monasterio, e bevono del med.o vino, che si racchiude per il vitto ord.rio. Suole havere di spesa per il d.o vitto per cascio, oglio, vino, che manca, pietanza et ogn’altra cosa necess.a tanto per essa fameglia ordinaria, che sono numero dudici, quanto per li sud.i operarii, et allogi rauguagliati li pre.tti anni sei in d.ti 101. 4.  divisi confusamente à bocche 12 ordinarie viene per ciasched’una bocca docati otto, tari quattro et sono in tutto doc. 101. 4.-

Item per vestiarii di religiosi, servienti, garzoni, massari, vaccari, come al P. Abb. doc.ti 15 l’anno, docati 13 al P. Cellerario, d.ti. 12 per ciascheduno sacerdote doc.ti 10 al Converso, doc.ti 7 a fra Mercurio Ben’incasa oblato, che custodisce le vaccine doc.ti 10 al serviente per chierico alla Chiesa, et per altri servitii doc.ti 12 al serviente della casa doc.ti 18 alli vaccari doc.ti 18 al garzone che mena gl’animali per le commodità, e necessità della casa, et doc.ti 18 al massaro che fa la massaria seu l’arte del campo, in tutto doc. 157.

Item per medici e medicine un’anno per l’altro doc. 13. 2. 10

Item per il Barbiero che viene delle terre convicine, mentre in d.o Casale d’Altilia non vi sono se non contadini poveri, che vivono con le loro fatiche doc. 5.

Item alla Lavandara doc. 2. 2. 10

Item per le spese straord.rie, come biancherie letti et altri mobili, vasi, et robbe di tavola, di cocina, forno et simili, et per mantenimento et reparam.to delli tetti, porte, fenestre, chiavi, et altri simili bisogni un’anno per l’altro doc. 18.

Item per la spesa ord.ria della Vigna et per le botti et acconcimi di esse un’anno epr l’altro doc. 7

Item per orgio comprato per mantenim.to dell’animali della casa et per gli ospiti, et anco per ferramenti usuali alla d.a casa, et per la ferratura, et cose necessarie di esso Monastero un’anno per l’altro doc. 10.2.10

Item per la spesa nella Massaria seu arte del campo inclusi in essa li garzoni stra ordinarii conforme al tempo, e necessità d’essa massaria un’anno per l’altro doc. 29.

Item per le annue contributioni, che si pagano al P. Procu.re Generale dell’ord.ne doc. 12.

Item per la Cassa Comune con la quale si mantiene il P.re Presidente della Congreg.ne et per l’altre necessità comuni di essa Congreg.ne               annui doc. 10.

Item paga per ogni quattro anni di visita docati sei et un’anno per l’altro sono doc. 1.2.10

Item perche ogni 4 anni si celebra il nostro Cap.lo et per li cibarii spettanti ad esso Monasterio sono docati sette un’anno per l’altro sono doc. 1.3.9

Item perchè viene deputato dal P. Generale un presidente al d.o loro Cap.lo, che si celebra per ogni quattro anni, ha peso raguagliati li pre.tti anni quattro di pagare un’anno per l’altro doc. 3

Noi infrascritti col mezzo del nostro Giuramento attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione e recognitione del stato del sudetto Monasterio, et che tutte le cose espresse di sopra sono vere, et reali et che non si è tralasciato di esprimere alcuna entrada, o uscita del med.o Monasterio che sia pervenuto alla nostra notitia et in fede habiamo sotto scritto la pre.nte di nostre proprie mano, et sigillata con il solito sigillo questo di 16 di marzo 1650.

Ego D. Jacobus Gaglianus s.t.m. et Abbas pred.i Monasterii affirmo ut sup.a

Ego D.s Philippus Brunui Prior aff.mo ut sup.

Ego D. Felix Benincasa aff.mo ut supra

Ego D. Lodovicus Nicastrus aff.mo ut sup.a.”

Monastero di Santa Maria del Saggittario

“Relatione del Stato del Venerabile Monasterio di S. Maria del Saggittario del sacro ordine Cisterciense Anglonen. in conformità della Constitutione della Santità di N. S. Innocentio Papa X publicata in Roma sotto il dì 22 Decembre 1649.

Il Monasterio del Saggittario del sacro ordine Cisterciense, Comenda del R.mo Sig.r D. Carlo della porta, situato nel tenimento della terra di Chiaromonte, Diocesi d’Anglona, Provincia di Basilicata, dentro una selva, volgarmente chiamata, La Difesa del Saggittario, lontana da detta Terra miglia otto e dalla terra, ò Castello di francavilla, posseduta dal venerabile monasterio di S. Nicolò del Sacro ordine Cartusiano, miglia cinq. di quando, con l’authorità et consenso di chi, da qual devoto Prencepe ò devoto Christiano, et con q.li assegnamenti, oblighi, ò patti fosse stato fondato, et eretto non ha certa memoria, per certo si bene tiene esser stato fondato et eretto molto prima del mille ducento et diece et l’appare per privilegio dell ‘Eminen.mo et R.mo Sig.r D. Gregorio Diacono Cardinale del titolo di S. Theodoro, et Legato Apostolico nelle parti di Sicilia, spedito sub Datum Panormi quarto idus ottobris, indictionis decimae tertiae, anno vero Innocentii Domini Papae III Pontificatus duodecimo, che fatt’il computo secondo l’annali de pontefici, fu spedito nell’anno del sig.re mille ducento et dieci, col q.le Privilegio, che nell’Archivio di detto antico Monasterio originalm.te conservasi, a suppliche dell’Abbate Palumbo et di monaci Cisterciensi del medemo Monasterio detto Emin.mo Sig.r Cardinale, come Legato, confirmò la donatione, et concessione delle tre terre principali, sono nella Provincia di Calabria Citeriore chiamate Sant’Aghata, Malvito et Sancinito, fatta in beneficio di detto monasterio del Saggittario dall’Ecc.mo Sig.r Raynaldo del Guasto Conte di S. Marco, q.li terre, assieme con molti altri feudi, et beni stabili, di q.li fann’ mentione altri antichi privilegii di esso monasterio, conservati come di sopra, hoggi di rendono il loro frutto a persone mere secolari et non al Saggittario, ò suo R.mo Abb.e Comendatario.

Ha la sua Chiesa sotto il titolo, et invocatione della Beatiss.a Vergine del Saggittario, qual’è alta palmi trenta due, lunga palmi settanta cinq., larga palmi trenta, et ha seco contigua La cappella del Beato Giovannni da Carambola cittadino tholesano Converso di detto mon.rio, et Ordine, la di cui anima benche fosse passata a godere in paradiso il suo Creatore a di vinti sei d’Agosto nell’anno del sig.re mille trecento trent’otto, il suo beato corpo nondimeno conservasi incorrotto in detta Cappella, che scaturisce miracolosa fragranza, et in rendim.to di gratie, per i molti miracoli da sua divina Maestà oprate per mezo del detto Beato in beneficio di fedeli et devoti christiani, tanto lui, q.nto il suo Abb.e Commendatario possedono molti beni Stabili, Privilegii, Raggioni et Attioni, è detta Cappella di longhezza palmi sessanta quattro di larghezza palmi vinti due, et d’altezza palmi vinti sei. Dentro l’intercapedine di quattro tiri di fabrica, che riguardan circum circa detta difesa, di lunghezza per ciasched’uno palmi cento settant’uno, et d’altezza palmi trenta due et di quattr’altri che buttano al chiostro alti palmi trenta, et lunghi palmi sessanta sei. Ha esso Monasterio quattro corritori nel Chiostro, il Capitolo de Colpe, dove sogliono ancora i Religiosi di Choro ogni giorno cantar il Praeciosa, il Carcere per i malfattori, il Refettorio, Cellaro, Cucina con l’acqua dentro, Dispensa, Calefattorio, Magazeno da oglio, Guardarobba, Casciolaro, tre Camere et un Vaglio da rimetter legna per la Cucina, et furno, et gl’Animali per cibare i padri. Item sopra dette stanze, officine et corritori vi sono quattr’altri Corritori di Dormitorii, dove sono coverte di tegole, oltre le tempiature vinti nove stanze et un altro granaro per meglio conservarsi il frumento, essendo le stanze inferiori alquanto humidi. Sin’adesso non l’è stato prefisso il numero di Religiosi, a causa che la maggior parte dell’introito li proviene, non da vive, et perpetue rendite, ma dall’industrie, et fatiche d’oblati, che custodiscono l’infrascritti Animali, et lavorano l’infrascritti beni d’esso Monasterio, che fallendo, tal industrie et lavori, lui non haverebbe modo da poter alimentar perpetuam.te una grossa determinata famiglia di Religiosi, essendo come sono, quasi spopulate le terre convicine, et rese quasi impotenti questi puoche son rimaste a pagar etiam Dio a sua Maestà Catholica i pagamenti fischiali. Ma per il passato quando più et quando meno della p.nte famiglia vi sono habitati, et adesso vi habitano Sacerdoti numero tredici, Chierici numero dui, Conversi numero sei, Novitii num.o dui, Oblati num.o trent’otto, Oblate num.o sei, et sono.

Sacerdoti

D. Simpliciano Forastiero Abb.e Claustrale della Terra di Lauria Policastren. Dioec.

D. Eugenio di Mauro Priore della terra della Tegana Anglonen Dioec.

D. Giovanni Viola della terra di Chiaromonte Anglonen. Dioec.

D. Sisto di Stabile (della terra di Chiaromonte) Anglonen. Dioec.

D. Giovanni Grosso (della terra di Chiaromonte) Anglonen. Dioec.

D. Domenico Marrocco della terra dell’Episcopia   Anglonen. Dioec.

D. Innocentio Perrone della terra di Mormando Cassanen. Dioec.

D. Gioseppe Schirco Cellerario della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.

D. Geronimo Belmusti della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.

D. Gio. Battista Cundo della terra della Rotonda Cassanen. Dioec.

D. Honofrio La Banca della terra di Vincianello Cassanen. Dioec.

D. Francesco Antonio Padulese della terra di Vincianello Cassanen Dioec.

et D. Alano de Sociis Napolitano

Chierici

Fra Ferdinando Noci della terra dell’Episcopia Anglonen. Dioec.

Fra Giacomo Filomena della terra di Morano Cassan. Dioec.

Novitii

Fra Alberico della città di Cosenza chierico

Fra Ambrosio Sasso della terra di Fiumefreddo Tropien. Dioec.

Conversi

Fra Francesco d’Attoli della Rocca Bernarda Dioec. di S. Severina

Fra Cosmo Vacca della terra di Morano Cassanen. Dioec.

Fra Santio Morra della t.ra dell’Episcopia Anglonen, Dioec.

Fra Pietro Paulo Cestaro della terra di Montisano Capacien. Dioec.

Fra Mansueto Montisano della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.

Fra Diegho Pugliese della Città di Cosenza

Oblati

Fra Taranto Menzetta della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.

Fra Gio. Battista Guadino (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Plinio Martorano (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Gio. Camillo Donadio (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Andrea Donadio (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Santo Cosentino (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Luigi Gazaneo (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Ferrante Petruzzo (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Francesco Martorano (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Nicola lo Gioia (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Giovanni d’Aiello (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Domenico Donadio (della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.)

Fra Domenico Rendinello della terra di Laino Cassanen. Dioec.

Fra Fabio Grandezza della terra di Laino Cassanen. Dioec.

Fra Carlo di Lorenzo della terra della Rotonda Cassanen. Dioec.

Fra Marcio La Terza della terra di Morano Cassanen. Dioec.

Fra Gio. Domenico d’Oringa della terra di Lauria Policastren. Dioec.

Fra Biasi Brancati (della terra di Lauria Policastren. Dioec.)

Fra Gioseppe Scaldaferro (della terra di Lauria Policastren. Dioec.)

Fra Natale di Lascio (della terra di Lauria Policastren. Dioec.)

Fra Andrea Celano (della terra di Lauria Policastren. Dioec.)

Fra Santoro Cretto (della terra di Lauria Policastren. Dioec.)

Fra Ottavio La Daga della terra di Laconegro (Policastren. Dioec.)

Fra Santo Grisolia della terra di Laconegro (Policastren. Dioec.)

Fra Pietro Viola della terra di Latronico (Policastren. Dioec.)

Fra Fulgentio Marzano della terra di Latronico (Policastren. Dioec.)

Fra Silvio Negro della terra di Noia Anglonen. Dioec.

Fra Luc’Antonio Mancino della terra di Chiaromonte Anglonen. Dioec.

Fra Pietr’Antonio di Laino della terra di Francavilla (Anglonen. Dioec.)

Fra Iacovo di Noia (della terra di Francavilla Anglonen. Dioec.)

Fra Domenico di Borza (della terra di Francavilla Anglonen. Dioec.)

Fra Flavio Faillaci (della terra di Francavilla Anglonen. Dioec.)

Fra Leonardo Antonio Ferraro (della terra di Francavilla Anglonen. Dioec.)

Fra Antonio Luglio (della terra di Francavilla Anglonen. Dioec.)

Fra Luca Rinello della terra dell’Episcopia (Anglonen. Dioec.)

Fra Carlo lo Feo della terra dell’Episcopia (Anglonen. Dioec.)

Fra Giacomo Quanto della terra dell’Episcopia (Anglonen. Dioec.)

Fra Antonio Mancino della terra dell’Episcopia (Anglonen. Dioec.)

Oblate

Soro Giovannella Montagna d’anni novanta di Chiaromonte Anglonen. Dioec.

Soro Colonna Falcone d’anni settanta (di Chiaromonte Anglonen. Dioec.)

Soro Angela Grisolia d’anni cinquanta della terra di Laconegro Policastren. Dioec.

Soro Vittoria Cretta d’anni sessant’otto della terra di Laurea (Policastren. Dioec.)

Soro Costanza di Lascio d’anni settat’uno della terra di Laurea (Policastren. Dioec.)

Soro Domenica Petruzza d’anni cinquantacinque della terra del Castelluccio Cassanen. Dioec.

quali donne habitano fuori di detto monasterio, il q.le

Possiede, unitici i beni assignati alla mensa monacale in virtù di publico istrumento del mille cinquecento settanta tre dal R.mo Abbate Commendatario di quel tempo D. Geronimo Vergallito corroborato, et confirmato dalla felice memoria di Gregorio decimo terzo sub Datum Romae Apud S. Petrum anno Incarnationis Dominicae millecinquecento settanta cinq. idibus decembris, sui pontificatus anno quarto, Grancie otto, casali due, massarie num.o dieci, poderi et terreni lavorativi di q.ntità et misura di tummulate ottocento in circa, i q.li raguagliandosi la rendita di sei anni precedenti, si calcula che rendino ogn’anno per la parte dominicale, overo detratte tutte le spese, et resarcimenti de case rustica li casi di grandini, sterilità, Guerre, et altri fortuiti, ma comprendendo la fatica degl’oblati sopraposti, et bovi del medesimo Monasterio.

Grano tummula mille ducento sessanta sei, i q.li un’anno per l’altro s’apprezzano scuti di moneta Romana ottocento, et otto 808 – 93

Germano tummula trenta cinq. che s’apprezza come sopra scudi trenta, et baiocchi otto 30 – 8

Biada tumula centoquaranta sei, e mezo che s’apprezza come sopra scudi settanta setti, et baiocchi cinquanta cinq. 77 – 55

Item legumi tumula vint’otto, che s’apprezzano come sop.a scudi vint’otto et baiocchi ottanta 28 – 80

Item de lini et canapi decine vinti, che s’apprezzano scudi novi et baiocchi cinquanta 9 – 50

Item legna d’ogni sorte per qualsivoglia comodità, et bisogno del monasterio et sostentam.to di Padri q.li non s’apprezzano per la troppa abondanza che n’ha, senza speranza di poterne vendere una soma per mancam.to di compratori.

Item Regagli et altri frutti che s’apprezzano scuti cento vinti quattro, et baiocchi quaranta cinq. 124 – 45

Item possiede vigne, et arboreti da vino di q.ntità et misura di tummulate sessanta quattro i quali raguagliata l’entrata et spesa di sei anni come sopra, si calcula che rendino ogn’anno per la parte dominicale cioè detratte tutte le spese et comprendendo la fatica degl’oblati come sopra, some di vino setticento sessant’uno i q.li s’apprezzano scudi di moneta Romana trecento cinquant’otto, et baiocchi cinq. e mezo 358 – 5 ½

Item possiede case num.o vinti sei quali per esser quasi spopulate le terre, et castelli, non donano altra annua rendita dedutte le spese et calculati gl’anni come sop.a che di scudi otto et baiocchi cinquanta cinq. 8 – 55

Item possiede molini da grano num. quattro, da oglio num. due et una gualchiera q.li per esser loro stato tolto il Concorso con la nuova truttura del molino fatta dal Veneb.le Monasterio di S. Nicolò del S. ordine Cartusiano et per quanto volgarm.te dicesi, con l’espressa proibitione del medemo Monasterio à loro Vassalli del Castello di Francavilla habitanti un miglio lontano da detti molini, che non vadino ad altri molini a macinare, che in quelli del loro Padrone, hoggi non rendono più d’annua rendita scudi vinti quattro, et baiocchi dieci, et nove et cio intendesi raguagliati gl’anni come sop.a, et detratte tutte le spese acconcimi, et reparationi 24 – 19

Item possiede censi, et livelli in più partite d’annua rendita di moneta Romana scudi cento sessanta sei, baiocchi cinquanta quattro, et quadrini tre inesigibili, et esigibili d’annua rendita di moneta come di sop.a scudi settanta quattro, et baiocchi tredici 74 – 13

Item possiede legati annui, et donationi annue, et elemosine certe et esigibili, che ascendono ogn’anno a scudi cinquanta quattro, et baiocchi settanta novi 54 – 79

Item suol cavare d’obventioni et elemosine incerte., ma consuete da diversi benefattori comprendendo ogni cosa, et reducendo il tutto a moneta, et raguagliando gl’anni come sop.a si calcula ch’ascendino ogn’anno à scudi cento sessanta sei, et baiocchi trenta 166 – 30

Item possiede orti di q.ntità, et misura di tu.te sei che detratte le spese, ma comprendendo l’industria degl’oblati, rendono un’anno per l’altro scudi ottanta cinq. baiocchi ottant’uno 85 – 81

Item possiede oliveti, selve cedue, cerqueti di ghiande, et castagneti unitam.te di quan.tà et misura de cinque mila seicento novanta cinq. tumulate, che comprendendo la valuta del cascolo degl’animali del medemo Monasterio, et raguagliando gl’anni come sop.a, et detratte le spese rendono un’anno per l’altro scudi trecento, et setti, et baiocchi dieci, et novi. Avertendo che fra dette selve cedue, et cerqueti di ghiande vi sono incluse due difese di quan.tà et misura di tumulate quattro mila, et ducento in circa, ch’esso Monasterio tiene con il patto retrovendendi quandocumque et nulla data temporis praescrip.ne per prezzo di moneta Romana scudi duimila, et novanta 307 – 19

Item possiede Bestiami, cioè bovi num.o sessant’otto, vacche num.o cento cinquanta cinq., pecore, castrati, montoni, capre et caproni unitam.te num.o duimila quattrocento quaranta cinq., giomente num.o vintidue, porci num.o sessant’otto, i q.li detratta ogni spesa, etiamdio la valuta del loro pascolo ne i beni del Monasterio, ut sup.a introitata et la mortalità raguagliando li sei anni immediatè precedenti si calcula che fruttino un’anno per l’altro, et comprendendo l’industria, et fatica degl’oblati ut sup.a scudi quattrocento settanta quattro, et baiocchi tre 474 – 3

Item suol cavare di pescagione per la mensa monacale dal fiume frido, così chiamato, et Acquari di detti molini baiocchi novanta cinq. 0 – 95

All’incontro il detto Monasterio ha peso di messe perpetue ogn’anno num.o quattro, et una Litania, oltre l’oblighi comuni à tutti i Monasterii secondo La Robrica del Missale Cisterciense, q.li messe si sodisfanno secondo il loro determinato tempo, et per elemosina di ciascheduna messa manuale si suol dare baiocchi nove e mezo, e per l’anniversario baiocchi vinti quattro.

Item è gravato di resposte di canoni in tanto grano, cera, et oglio, q.li reducendo a moneta vagliono un’anno per l’altro scudi due, baiocchi sessant’otto, et quadrini tre 2 – 68 ½

Item paga di censi passivi perpetui scudi quattordici, baiocchi cinquanta tre, et quadrini due 14 – 53 ½

Item ha debito d’annue prestationi, et contributioni alla Religione medema, cioè al R.mo General Procuratore scudi dieci, e nove 19 – 0

Al R.mo P.re Presidente di detta Congregatione per i bisogni comuni scudi quattordici, et baiocchi vinti cinq. 14 – 25

A m.to Riverendi Padri Visitatori scudi uno baiocchi novanta 1 – 90

Al devoto Monasterio della Pietà della città di Cosenza per decreto Capitolare tumula quattro di grano, che reducendosi in denari un’anno per l’altro come sopra deve scudi quattro, et baiocchi sessanta quattro 4 – 64

Al Capitolo Provinciale ogni quattr’anni docati dudici, di moneta di Regno, et di moneta Romana scudi undici, baiocchi quaranta, q.li divisi per quattro, deve per ciasched’un’anno scudi due, et baiocchi ottanta cinque 2 – 85

Item è stato, et è gravato d’una lite con li Reverendi P.ri del detto Vene.bile Monasterio di S. Nicolò del sacro ordine Cartusiano sopra l’interesse di Giurisd.ne, che esso Monasterio del Saggittario per special privilegio di poter proibire a qualsivoglia persona il fabricar molini nel tenim.to di Chiaromonte, sopra la qual causa per q.nto s’è cavato dal libro di esito di esso Monasterio nel far diligentem.te la pre.nte Relatione si son spesi dal Saggittario di moneta Romana scudi mille et undici, et baiocchi novanta sette q.li di moneta di Regno sono scudi mille, et sessanta cinq. un tari, et tre grana, oltre l’altri interessi patiti tanto nel perdere il di più soleano rendere et fruttare detti molini, quanto nel somministrare il vitto a dui vescovi delegati apostolici et loro honorata comitiva, quando alternativam.te furono di persona a veder sopra la faccia del luogho le giuste raggioni di esso Monasterio del Saggittario, et oltre ancora la spesa di vitto di Procuratori et Sig.ri Avocati per assistere appresso detti Ill.mi et R.mi Delegati, et Ordinario Giudice, et giornate delle cavalcature, et garzoni di detto Monasterio, qual’esito è provenuto dal vivere di Religiosi, et Oblati vi è più sobriam.te di quel che prescrive il Glorioso Patriarca S. Benedetto, et constitut.ne di detta Congregat.ne Cisterciense, et non potendosi più restringere il modo di vivere di detti Religiosi, et Oblati, per la medema causa, ch’hoggi di è nella S. Romana Ruota, ha debito contratto di moneta Napolitana docati trecento, et tre da pagarsi pro una vice tantum à pii, et devoti Christiani, quali acciò potessero difendere le giuste raggioni d’esso Monasterio appresso il detto sacro tribunale, hanno imprestato detta somma ad esso Monasterio senza niuno interesse, et senza prescriver tempo per la restitutione di detta somma, mossi ancora a compassione, et a pietà per l’aspra vita vide anco menare a detti Religiosi, et Oblati.

Item per Resarcim.to di fabriche tanto di Chiese, q.nto del Monasterio, quanto ancora de Grancie suoi membri un’anno per l’altro suol spendere di moneta scudi dieci et nove non comprendendo la mercede de Muratori, et Falegnami per esser oblati di esso Monasterio 19 – 0

Item per la sacrestia tanto di detta Chiesa, q.nto delle Cappelle de Grancie seu membri sopradetti, sacra soppellettile, cere, ogli, vini, ostie et cose simili suol spendere un’anno per l’altro di moneta scudi sessanta sei, et baiocchi cinquanta 66 – 50

Item ha di spesa ordinaria di vitto comprendendo il grano, vino, lattocinio, frutti, et altre cose raccolte ne i beni del Monasterio a raggione di scudi vinti sei et baiocchi sessanta per ciasched’una bocca in tutto scudi mille setticento et due baiocchi quaranta 1702 – 40

Item per vestiario di Religiosi, et Oblati a raggione di scudi quattordici, et baiocchi vinticinq. l’Abbate, a scudi dodici, et baiocchi trenta cinq. il cellerario, a scudi undici et baiocchi quaranta il Priore et sacerdoti, a scudi nove et baiocchi cinquanta i Chierici et Conversi, a scudi cinq. et baiocchi settanta l’oblati, et oblate in tutto scudi quattrocento settant’otto, et baiocchi ottanta 478 – 80

Item per medici, medicine, et Chirurgici non comprendendo il premio al Barbiero et Vucatari per esser oblati, di moneta scudi quaranta sette, et baiocchi cinquanta 47 – 50

Item per Viatici tanto per occasione di Capituli q.nto per altri bisogni della Religione un’anno per l’altro scudi quattordici, et baiocchi vinti cinque 14 – 25

Item per spesa di due Cavalli, Muli tre di stalla, et due Somari non comprendendo la spesa di quelli ni tengon cura per esser’oblati di moneta scudi cento cinquanta due 152 – 0

Item per le spese Vittuali et procurationi in occasione di Visite di Soperiori un’anno per l’altro scudi otto, et baiocchi cinquanta cinq. 8 – 55

Item per alloggi et Hospitationi cosi di Religiosi, come di forestieri un’anno per l’altro scudi quaranta et baiocchi ottanta cinque 40 – 85

Item per le spese estraordinarie come biancarie, letti, et altri mobili di casa, Vasi et robbe di tavole, et di Cucina et simili scudi quaranta sette et baiocchi cinquanta 47 – 50

Noi infrascritti col mezo del n.ro giuram.to attestiamo d’haver fatto diligente inquisitione, et Recognitione dello stato del Monasterio sudetto, et che tutte le cose espresse di sopra, et ciasched’una di esse sono vere, et reali, et che non habbiamo tralasciato di esprimere alcuna entrata ò uscita, ò peso del med.mo Monasterio, che sia pervenuta alla nostra notitia. Et in fede habbiamo sotto scritto la presente di nostra prop.a mano, e segnata con il solito sigillo di questo Venerabile Monasterio di S. Maria del Saggittario della Congregatione Cisterciense delle Provincie dell’una et l’altra Calabria, et Basilicata questo di 8 d’Aprile 1650.

Io D. Simpliciano Forastieri Abb.e Claustrale dico con giuramento quanto di sop.a

Io D. Gregorio Lauro Abbate Cisterciense deputato confesso quanto di sopra

Io D. Gioseppe Schirco deputato dico q.to di sopra

Io D. Gio. Batt.a Le Criato deputato dico q.to di sopra.”

Monastero di Santa Maria della Terrata

Relat.ne del luogo di S.ta M.a della Terrata della Rocca di Neto Dioc. Di S.ta Severina Grancia del Monast. Di S. Gio. in Fiore dell’ordine cisterciense della Cong.ne di Calabria in conformità della Constitu.ne della S.ta di Nostra Sig.re P. P. Innoc. o X.

Il luogo di S.ta M.a della Terrata è grancia del monast. di S. Gio. in Fiore dell’Ord.ne Cister.se e stà situato nel territorio della Rocca di Neto Dioc. di S.ta Severina in loco aperto sop.a un monticello distante dall’habitato per spatio d’un meglio. Della sua fund.ne et erett.ne non si have memor.a, e molto meno del consenso, et authorità della persona che n’havesse la facoltà e ne meno dell’assignam.ti oblighi e patti, ma si congettura ch’havendo la p.tta Abbadia di S. Gio. in Fiore la q.le di p.nte sta conferita e commendata all’Em.mo Sig.r Cardinale Rocci molti beni stabili e censi nel territ.o della p.tta terra della Rocca da q.lli Padri antichi vi si fondasse q.a Grancia per devot.ne de fedeli et benefatt.ri. Have la chiesa il titolo et invoca.ne di S. M. della Terrata et è ben composta e finita di fabriche di soffitto et tetti con una devotiss.ma Imagine e statua della Madre di Idio col suo altare Mag.re et vi e anco un altro altare con l’Imag. ne di S. Dom.co di Soriasno. L’habitat.ne di d. luogo è murata di intorno come monast.o et vi è il suo Dormit.rio con tre camere finite dove al p.nte habitano li Religiosi, et vi è luogo proportionato di fare molte altre camere.habitabili, al piano del cortile vi sono il Refett.o cantina, cocina e stalle et vi è anco un magazeno da riponere le vettovaglie, et altre robe di casa. Vi habitano di p.nte di famiglia il P. D. Ottavio Riccio Priore sacerdote della T.ra d’Altomonte Dioc. di Cassano, il P. D. Ant.o Cimino sacerdote della città di Scigliano Dioc. di Martorano. Vi è anco un serviente per servitio della chiesa e casa. Possiede una vignola con terre vacue attaccata al d. luogo li q.li t.re sono infruttifere. Possiede un’altra vigna et sei tumulate ad uso del Regno di terre vacue loco d.o Le Vallitelle confine alla via publica. Le q.li terre vacue si soglono sementare per essi religiosi nel tempo quando si sementano e coltivano l’altre t.re convicine et quando vacano si pascolano dall’a.li di d.o Luogo. Possiede ancora un’altra vigna loco d.o La Volta di Gallina pervenuta al d.o Luogo da tre anni in q.a parte per la oblatione di fra Vincenzo Marinaro oblato.

L’un’anno per l’altro se riceve per vendita di vino che sopra avanza al vitto della famiglia e che proviene dalle d.e vigne docati di Regno diece dico D. 10 – 0 –0.

Possiede un altro comprensorio di T.re chiamate le Vallitelle e compensato l’un’anno per l’altro si ne riceve docati quindici dico D. 15- 0 –0.

Possiede un orticello di sotto il med.o luogo che solam.te serve per uso della famiglia per fornagliarne per l’inverno.

Possiede quattro case dentro della d.a t.ra della Rocca pervenute al d.o luogo da tre anni in q.a parte per la oblat.ne et dona.ne del sud.o fra Vincenzo Marinaro oblato le q.li case sono state pigionate per tutti questi anni tre e detratto la spesa dell’acconcime se ne ricevono per affitto l’un’anno per l’altro docati tridici dico D. 13 –0 –0.

Item have un’altra casa nella d.a t.ra donatali da una benefattrice chiamata Catarinella nella q.le habita essa benefattrice durante sua vita non se ne riceve lucro alcuno di p.nte.

Item have la solita elemosina di sale concessa a Religiosi dalla M. Catholica, dalla quale detratto la spesa per la tagliatura, cacciatura condutta di esso, et la quantità che si conserva per la famiglia il restante suole vendersi l’un’anno per l’altro D. 3-0-0.

Item have soluto havere dal sindaco et Regim.to della d.a T.ra della Rocca per una messa la settimana il sabato all’altare mag.re della Madre Dantiss.ma per molti anni per loro devot.ne et al loro arbitrio et per ogni anno sono D. 5-0-0.

Item ha soluto ricevere per servim.to d’una messa la settim.na nella chiesa Parochiale nell’altare della SS.ma Trinità ch’è beneficio particolare D. 4-1-10.

Item ha soluto ricevere per messe da particolari benefattori in dies l’un’anno per l’altro per elemosine manuali di denari D. 4-0-0.

Item ha soluto ricevere per elemosina di Grano l’un’anno per l’altro tumula diece che ha ragione di carlini otto il tum. Rauguagliandosi il prezzo del d.o grano per il più e meno sono D. 8-0-0.

Item suole ricevere per affitto di un paro di bovi a rag.ne di tum. Sidici di grano che scomputati in denari sono un’anno per l’altro D. 12-0-0.

Item have un altro paro di bovi con li q.li si fa l’arte del campo seu massaria e delle vittovagli che si ricevono dalla p.tta massaria si alimenta il garzone si scomputa la spesa, che corre in d.a massaria et anco s’alimenta per il vitto necess.o di grano et legumi la fameglia residente in d. luogo e gli hospiti passagieri cosi relig.si come secolari.

Item have diece porche femine et un verre et con li frutti di esse l’un’anno per l’altro si riceve il commodo della famiglia per il salato sagime et prisotti computandosi in essi animali la spesa per loro sostenta.ne.

Item have capre giovenette ricevute per elemos.a da diversi, numero venti le q.li per essere giovenette per ancora non si n’è recivuto frutto alcuno.

Item have due vacche figliate et una genca il frutto delle q.li va per hora per la spesa dell’herbagi seu pascolo et sollevandosi genchi servono per la massaria et per sostituirsi alli bovi che muoiono et mentre di p.nte sono così pochi non si riceve altro utile.

All’incontro il d.o luogo ha peso di una messa perpetua una volta per ogni settimana da Gio. Vito Pignanello fondata sop.a il territorio delle Vallitelle notato come di sop.a.

Item ha peso di sodisfare una messa la settimana che suole concedere per elemosina et devotione il sindaco et Regim.to della Rocca annotata ut supra.

Item ha peso di sodisfare per questo p.nte anno tantum una messa la settimana per Gio. Vito Pignanello nell’altare di S. Dom.co di Soriano.

Item ha peso di sodisfare le messe manuali che occorrono per elem.a come si è notato di sop.a per ogni messa comunem.te si suole dare un carlino di moneta di Regno.

Item paga ogn’anno di censo perpetuo alla chiesa arcivescovale si S. Severina sopra le case pervenute da fra Vincenzo Marinaro oblato per come di sopra carlini diece di regno D. 1-0-0.

Item paga sop.a la vigna del loco detto La Volta di Gallina sop.a la vigna del med.o fra Vincenzo oblato grana quindici annui D. 0-0-15.

Item paga sopra la vigna et terre delle Vallitelle all’abb.a di S. Gio. in Fiore di censo perpetuo annui D. 0-1-2.

Item per candele e bisogno di chiesa l’un’anno per l’altro D. 1-2-10.

Item per reparat.ne delli tetti et altri bisogni manuali del d.o luogo l’un’anno per l’altro docati tre dico D. 3-0-0.

Item per spese estra ordi.rie di mobili et biancherie di case vasi robbe di tavola, cocina et per acconcioni di botti et per altri necessità della cantina l’un’anno per l’altro D. 6-0-0.

Item per vestiario al supe.re annui D. 15-0-0.

Item per vestiario al P. sacerdote D. 12-0-0.

Item per salario del serviente D. 6-0-0.

Item al barbiero D. 1-1-0.

Item alla lavandara D. 1-1-0.

Item per coltivare et acconciare custodire et vendemiare le vigne un’anno per l’altro docati otto dico D. 8-0-0.

Item perche ogni quattr’anni si celebra il loro capitolo provinciale e viene tassato il d. luogo per cibarii et viatico del P. Presid.te che viene deputato dal P. Generale per sopra intendere al d.o loro Cap.lo paga docati quattro dico D. 1-0-0.

Computati l’un’anno per l’altro.

Item ha di spesa ord.ria di vitto comprendendosi in essa passagi et allogo così di relig.si come di secolari, non comphrendendosi pero in essa med.a spesa il grano e vino le q.li cose si ricevono dalle loro vigne e massarie l’un’anno per l’altro docati dicedotto li q.li dividendosi a tre bocche che sono ord.rie in d. luogo viene per ciasceduno docati sei l’anno in tutto D. 18-0-0.

Noi Inf.tti col mezo del n.ro giuramento facciamo fede di haver fatto diligente inquisitione del stato del soprad.o luogo et grancia et che tutte le cose di introito et uscite sono vere et che non si è tralasciato d’esprimere l’istessa entrada et uscita del d.o luogo che sia pervenuta alla n.ra notitia et in fede habiamo sottoscritto la p.nte di n.re pp-e mani e sigillato con il sigillo questo di 11 di marzo 1650.

Io Don Ottavio Riccio Priore

Io D. Ludovico Nicastro sacerdote Cisterciense

Io Don Felice Benincasa sacerdote cist.se affirmo quanto di sopra.”

Monastero di San Giovanni in Fiore

“Relatione dello Stato del Mon.ro di San Gio. in fiore della Congreg.ne Cisterciense di Calabria e Basilicata. In conformità della Constitut.e della Santità di N. S. Papa Innocentio X.mo.

Il Monast.o di San Giovan. In fiore dell’ord.e Cisterciense situato nella terra che dal p.to mon.ro, et abb.a trahe il suo origine San Giovan Infiore s’appella, li suoi cittadini, alla med.a Abb.a, e Sig.r Abb.e Commend.o sono subditi e vassalli, e di p.nte sta commendata all’Emmin.mo Sig.r Card.e Rocci, e nella Diocese di Cosenza sta ascritto.

La primera sua habitatione fu grandiosa per quanto le rovine istesse dimostrano, anzi molte case di partic.ri cittadini sopra gli edifitii antichi et anco congionte ad esse, edificate si vedono.

Il p.to Mon.o è in un angolo della p.ta Terra nella parte inferiore e per una strada publica dell’habitatione di essa viene disgionto.

Fu fondato, et eretto dall’Abb.e Gioachino ma dell’anno preciso non se have docum.to, si trovano però alcuni privileggii come d’Henrico sexto Imp.re sotto il di 12 di Marzo nell’anno 1195 che dice attendendo l’honestà e religione di Gioachino Gen.le Abb.e di San Giovan in Fiore constituimo perpetuam.te per redent.e dell’anima n.ra cinq.ta aurei Bizantini sopra l’entrata della salina di Netho la quale è nel territorio di S.a Severina, la quale rendita di p.nte anco si possiede dal p.to Mon.o.

Vi sono anco altri privileggii della Reggina Costanza e di Federico Imp.re nell’anno 1208, e nell’anno 1221 nelli quali appare la donatione di molti beni, e territorii, che la p.ta Reggina, et Imp.re a contemplat.ne del sud.o Abb.e Gioachino per la redent.ne delle loro anime e per mantinim.to del culto Divino donarono volendo che il p.to Mon.o, Religiosi e beni siano sempre nella loro Imperiale e Regale protett.ne e li p.ti beni et assignam.ti di presente anco sono nel dominio e proprietà della sud.a Abb.a e Sig.r Abb.e Commend.o.

Vi è anco un altro privileg.o di Centio del tit.o di San Lorenzo in Lucina della S. R. Chiesa Prete Card.e e della S. a Sede Ap.lica Legato sotto la data del mese di marzo nell’anno 1200 sotto il Pontificato di Papa Innocentio III che andando in Sicilia e passando per Calab.a a nome di sua Santità e della S.a Apostolica Sede conferma il p.to Mon.o dell’abb.e Gioachino preso conf.e all’Istituto del suo Ord.e e concede ad esso Abb.e et suoi success.ri e Religiosi molte gratie.

Have la chiesa il tit.o et Invocat.ne di San Gio. Batt.a e dell’antica struttura ma non di quell’antica magnificenza di lamie et ornam.to per le rovine grandiss.me patite con la mancanza del culto Divino, et abandono di Religiosi per l’introdutt.ne delle Commende.

Conoscendo e considerando il Concilio Lateranense e successivam. la S.ta di molti Sommi Pontefici l’immenso danno che proveniva alle chiese e mon.rii commendati per la mancanza de Religiosi e per il mancam.to del culto Divino, per il mantenimento et accrescimento del quale si erano invano disposti li benefattori largamente a donare e concedere tanti beni si rtisolsero d’emanare m.te constitutioni come Pio Papa 4 nell’anno 1563 Pio Papa V nell’anno 1569 Gregorio Papa XIII nell’anno 1574 et Sixto V nell’anno 1596 con le quali espressam.te commandarono anzi con rigorossime pene ordinarono che dalli S.ri Abbati commendatarii si riedificassero li p.ti Mon.rii e si assignasse la 3.a parte delle rendite alli Monaci Cisterciensi li quali dovessero ripigliare li p.ti Mon.rii introducendovi in essi novam.te il debito Div.no culto et il competente num.ro di Religiosi con espressa facolta che ritrovandosi alcuno di essi occupato da Relig.si mendicanti prestam.te si discacciassero da quelli o pure ripigliassero l’habito d’essi Cister.si e dopo il spatio d’un’anno emitessero la professione prestando all’Abb.e Generale, et a tutti gli altri Sup.ri la dovuta obed.a e rever.a, celebrando il Divino Officio conforme all’uso Cisterc.se e confermandosi in tutto e per tutto all’Istituti reg.ri del med.o ord.e.

In virtù delle p.te Constit.ni cominciossi a ripigliare li p.ti Mon.rii commendati tutti diruti, ma non altrimen.te assignorno la 3.a parte delli frutti di ciasc.a Abb.a e mon.ro ma q.lla parte, che meglio a loro piacque e così da med.mi Monaci al meglio che si potette si riedificorno alcune stanze per l’habitatione e così anco si preparorno le chiese.

La p.ta chiesa di p.nte è tutta restorata, et abbellita stante il legato fatto dall’Emin.mo Ubaldino b.m. con sua intonicatura, soffitti et altri abbellimenti è di lunghezza palmi 182 e di larghezza palmi 39 vi è il suo altare Maggiore magnificamente ornato congionta ad essa chiesa vi è la sacristia restorata et abbellita come di sopra e con la pietà di benefattori per la continuatione del culto divino e con la buona edificatione e fatiche de Religiosi sono costrutte in essa tredici cappelle di molta devotione, nelle quali si celebrano le sante messe e tra le altre ve ne sono due molto magnifiche e di somma devotione l’una è del nostro Padre San Bernardo e l’altra delle Santissime insigni Reliquie che si conservano in d.a chiesa nella quale per l’intiera sua dispositione e bellezza altro non vi manca che l’ornam.to et acconcio delle solite costumate sedie de monaci nel choro che di presente si trova con banchi ordinarii e vi è anco un belliss.mo organo nuovamente construtto. Nella pred.ta chiesa continuam.te si celebrano e si cantano li Divini officii conforme alle feste occorrenti e quotidianam.te si canta la Santa Messa Conventuale conforme all’Istituti della Religione e si esercita l’osservanza regolare. Congionta ad essa chiesa vi è l’habitatione de Monaci, nella cui parte inferiore vi è il chiostro triangolato, due parti del quale sono ornate di belle historie sacre de miracoli del nostro glorioso Padre San Bernardo e l’altra parte è remasta imperfetta per le carestie e danni successi in questi anni delle revolutioni del Regno. Vi è il Capitolo dove si canta la Preciosa e si rendono le colpe. Per l’intiero ornam.to e necessità del detto chiostro non vi manca altro che il pavimento e la pittura remasta imperfetta come di sopra et anco nel mezo del cortile di esso chiostro è necessarissima una cisterna d’acqua per comodità, e bisogni del monast.o e Religiosi, essendo di p.nte constretti con scomodità e spesa prendersi di fuori.

Nell’istessa parte inferiore vi sono molte stanze, et officine, cucina, refettorio nuovo, dispensa, cantina et altre comodita necessaria et una spetiaria per li bisogni occorrenti della infermita.

Per una scala si sale a dui Dormitorii fabricati sopra l’antiche rovine del pred.o Monastero, nelli quali vi sono tredici stanze nelle quali si habita. Di sopra il medesimo chiostro vi sono modernamente fabricati altri Dormitorii che vengono doppi e nelli quali vengono construtte altre otto camere e per le perfectione delle sudette camere vi mancano li pavimenti, li muri tra mezi, li soffitti, l’intonicatura, le porte e le fenestre per mancamento di dinari e manca ancora il pavimento a doi corridori che sono sopra il medesimo chiostro.

Non si have documento ne memoria se vi fosse prefisso alcun num.o de Religiosi e servienti stante che per le successione e varietà de Sig.ri Abbati Commendatarii e molto più per le rovine successe nell’edificii per la mancanza de Monaci si sono disperse molte scritture, privilegii et documenti antichi di presente vi habitano di famiglia sacerdoti num.ro 6 chierici num.ro 2 conversi professi num.ro uno, servienti num.ro cinque cioè D. Emanuele Pelusio del Castelluccio Abb.e de Monaci, D. Silvestro Negro di Noya Priore, D. Paulo Pozella di San Giovanni Infiore cellerario, D. Antonio Vertunno di Chiaromonte sacerdote, D. Marcellino Biondi di Altomonte sacerdote, D. Hilarione Fittipaldi di Lauria sacerdote, fra Giuseppe della Vigna di San Gio. Infiore chierico, fra Luc’Ant.o Greco di Scigliano chierico, fra Mattheo Martorano del Castelluccio converso, Lorenzo Barberio di Aprigliano serviente e Francesco Pesce del Castelluccio serviente oltre di questi vi sono ancora Gio. Thomase Salustro di San Gio. Infiore, che attende a carreggiare aqua dalle fontane al Mon.o per il servit.o necessario di essi Monaci e casa al quale si somministra il vitto e vestito solamente Fra Domenico Malandrino de Cacchuri oblato, che avendo per li servitii nella campagna Egidio d’Ayello del Castelluccio Molettiero, che con il mulo et altri animali conforme al bisogno attendea carreggiare legna e l’altre cose necessarie per servitio e comodo di esso Mon.o Cola di Urso di San Gio. Infiore massaro, che attende all’arte del campo con li bovi, Gioseppe Barberio di San Gio. infiore che attende alla cultura e custodia d’un Podere che si chiama il Vordò che è Grancia antica del pred.o monast.o con chiesa, e casa e Cesare Barberio di Pietrafitta che custodisce quelle poche vaccine che da quindici anni in circa si sono introdutte per maggior utile, et commodo del predetto monastero.

L’assignatione fatta de beni per la sostentatione de religiosi e pesi è come siegue.

Nell’anno 1570 in virtù delle soprad.e Constitutioni Pontificie dalli Sup.ri del nostro Ord.ne si venne in accordo con Bernardino Rota all’hora commend.o per publico Instrumento e constitui per il vitto, vestito et altre cose necessarie alli Religiosi commoranti in detto Mon.o D. 220 passò nell’istesso anno a miglior vita il pred.to Bernardino Rota commendat.o e fu conferita la commenda all’Eminentiss.o Cardin.e Santoro alias de S.ta Severina b.m. e volendo metter in esecut.ne il concordato fatto col suo predecessore assignò li pred.ti D.ti 220 nel modo che se dirà appresso in alcuni beni e con essi due Grancie con chiese e case: l’una chiesa e casa è nel podere chiamato Il Vordò nella terra di Caccuri distante da esso Monast.ro per spatio di sei miglia sotto l’Invocat.ne e titolo di San Giacomo Apostolo; l’altra Grancia con chiesa e casa è situata nel territorio della Terra di Rocca di Neto dove la pred.a Abb.a possiede molti beni et è distante dal pred.o Mon.ro per spatio di sedeci miglia sotto l’Invocatione di Santa Maria della Terrata con patto e condit.ne che essi Religiosi celebrassero e facessero celebrare la santa messa nella predettae chiese.

L’assignatione della sud.a Grancia di S.a Maria delle Terrate non fu altro che la pred.a chiesa et una casa con un pezzo di terreno d’una tumulata e meza all’uso del Regno, acciò vi potesse fare una vigna et in quel tempo la pred.a chiesa era servita da uno Heremita. Molti anni sono conoscendo li Religiosi di questo Mon.o che la manutentione della pred.a chiesa era molto spesosa con mantenervi anco un cappellano per farvi celebrare la Santa messa senza havere assignam.to de beni con li quali si potesse sopportare tal peso condescendettero che il loro capit.o vi provvedesse d’alcuno religioso che ivi comorasse e cosi con la buona edificat.ne et assistenza di Religiosi con la devotione de popoli e benefattori si è ampliata quella Grancia la quale è ridotta in forma di monast.o con alcuni beni et elemosine continuate conforme ampiamente si vede nella relat.ne e parte del detto luogho di Santa Maria delle Terate. Furono assignati D.ti sessanta di Regno sopra l’introiti e resposta della Grancia, e Podere chiamata San Martina de Canale con patto e conditione nell’istesso Instrumento, che volendo esso Sig.r Abbate Commend.o per qualsivoglia causa revocare a se medes.o e ripigliarsi la med.a Grancia e Podere liberam.te che fosse lecito, et in tal caso fosse tenuto et obligato assignare e fare assignare alli R.di Padri del detto Mon.o presenti e futuri li pred.ti >D.ti sessanta delli potiori beni della detta commenda et abbatia.

Si continuò il possesso della pred.a Grancia e resposta delli detti docati sessanta per tutto il tempo che visse il pred.o Eminentiss.o Sig.r Card.e de Santa Severina commendata.o et anco per molti anni, che visse Monsig.r Alfonso Pisani Arcivesc.-o della detta città di Santa Severina, che fu suo nepote e success.re nella medesima commenda et Abbatia: successe poi a costui l’Eminentiss.o Ubaldini b.m. e li suoi Ministri de fatto spogliorno li predetti Religiosi della detta Grancia e resposta delli detti D.ti sessanta senza donarle, ne farle donare l’assignam.to. et equivalente di essi in virtù del sopracitato Instrumento con manifesto aggravio e danno et insino al presente restano totalmente spoliati di essi annui docati sessanta.

Item assignò altri D.ti sessanta, li quali devono pagarsi per ciascun’anno dalli SS.ri Officiali Reggii sopra la salina di Neto nel territorio di Santa Severina, ne giamai da questi e dalli Reggii Arrendatori si riceve l’intiera sodisfatt.ne, e quel poco che si have, e con molte spese di ordini, e provis.ni Reggie di Napoli; di modo che fatto il calculo solam.te delli sei anni in conformità della pred.a Constit.ne Ap.lica in molte, e diverse volte si sono ricevuti docati 48 che l’un’anno per l’altro sono docati 24 – 3 –6 e gli altri si vanno deperdendo per la renitenza delli predetti ministri et arrendatori docati 24 – 3 – 6.

Item assignò la Grancia del Vordò dove si trova fundata una chiesa sotto l’invocatione di San Giacomo Apostolo con una casa come di sopra con quantità di terreni vacui, vigne et oliveto per annui docati cento, li quali si vanno percipendo l’un’anno per l’altro con l’aggregatione e compra fattavi d’alcuni altri terreni contigui per un legato fatto da un benefattore duc.ti 100.

Di modo che l’assignatione fatta per li predetti ducati 220 come di sopra alla Mensa Monacale delli beni del predetto Monast.o come ridoto di presente è ridotta a ducati 124 – 3 – 6.

Item possiede un territorio chiamato Armirò, il quale fu comprato da Monsig.r Alfonso Pisano Arcivesc.o di Santa Severina, e Commendatario di detta Abbadia con dinari pervenutri nelle mani di esso Commendatario dalla vendita fatta d’alcuni alberi inutili del bosco della Grancia di San Martino di Canale, la quale Grancia fu per prima assignata dal Sig.r Cardinale Santoro alias de Santa Severina alli predetti Religiosi come di sopra, et assignata alla mensa monacale per accrescersi il numero di sacerdoti se ne riceve l’un’anno per l’altro ducati D.ti 75.

Item possiede un altro territorio chiamato Vallone delle case e con altri nomi similmente comprato come di sopra con dinari del sudetto bosco da esso Monsig.re Pisano commendatar.o per accrescimento del culto Divino, e numero de Monaci rende l’un’anno per l’altro per il pascolo ducati D.ti 33.

Item riceve per resposta di frumento chiamato germano che in esso si sementa l’un’anno per l’altro ridotto in dinari D. 20.

Item essendo contigui al predetto territor.o molti boschi di pini da otto anni a questa parte si è introdotta da essi Religiosi una serra per segare tavole dalli predetti pini, e dedotte le spese l’un’anno per l’altro se ne riceve d’utile ducati D. 35.

Item di presente possiede bovi num.ro undeci, li quali sono impiegati nel servitio della detta serra, l’esercitio della quale s’adopra solamente per mesi sette , e si riceve dall’utile di detti bovi l’un’anno per l’altro ducati D. 35.

Item suole ricevere l’anno per l’altro per vendita di frutti piantati e coltivati nel.a pred.a Grancia del Vordò ducati D. 6.

Item sole ricevere dalla vendita delle frondi di celsi lasciati per legato fatto da Not.o Pietro Giovanne Oliverio per una messa la settimana nella cappella di San Carlo fondata nella chiesa di detto Mon.o l’un’anno per l’altro ducati D. 3-10.

Item possiede un territor.o chiamato Lacane pervenuto ad essi Religiosi con obventioni di diversi benefattori e sarà da dodeci tumulate in circa, e si riceve l’un’anno per l’altro per rendita del pascolo ducati quattro, e quando si sementa e con li bovi del monast.o et il frumento che si riceve serve per parte del vitto de Religiosi dico ducati D. 4.

Item possiede dentro il territorio di Lacone alcuni celsi le fronde di quali l’un’anno per l’altro rendono ducati D. 7.

Item possiede un horto congionto al detto Monaster.o nel quale vi erano molte fabriche dirute per l’antica habitatione et il detto horto anco le fu assignato dal Sig.r Abb.e Commendatar.o nel precitato Instrumento et havendolo li pred.ti Religiosi ridotto in cultura e remosso tutte quelle fabricaccie, e pietre, et piantato molti celsi si riceve dal detto horto, e frondi di celsi l’un’anno per l’altro ducati D. 16.

Item possiede un altro horto con alcuni celsi contiguo al pred.o loro horto ad essi Religiosi assignato dalli benefattori della cappella Santiss.mo Rosario fundata nella pred.a chiesa per celebratione d’una messa la settim.a rende l’un’anno per l’altro ducati D. 5.

Item possiede una vigna chiamata la civitella contigua alla predetta Grancia del Vordò comprata con li dinari pervenuti da un benefattore per legato fatto, che si erigesse una cappella sotto l’invocatione di San Domenico nella detta chiesa, la quale già sta eretta, e s’affitta l’un’anno per l’altro ducati D. 3 –2- 10.

Item possiede un territorio chiamato Caria comprato con li dinari del medesimo Benefattore per il legato fatto della detta cappella di San Domenico et l’un’anno per l’altro rende ducati D. 15.

Item possiede un territorio pervenuto ad essi Religiosi da un Benefattore da tumulate dieci in circa nel loco detto Acoretto nel quale per ogni tre anni si sementa in esso un certo frumento chiamato germano e nell’istesso tertio anno si ricevono otto tumuli del medesimo frutto, che ridotto in dinari e raguagliati gli anni sei sono l’un’anno per l’altro ducati D. 1 – 3-

Item possiede un altro territorio nel loco detto placi da tumuli tre incirca nel quale per ogni tre anni si semina in esso il medesimo frumento chiamato germano e di esso frumento si ricevono tre tumuli per ogni tre anni e raguagliati all’anni sei sono per ciascun’anno carlini D. 0 –3 –

Item possiede un altro territorio chiamato l’olivaro pervenuto ad essi Religiosi per legato fatto da un Benefattore, acciò del frutto di esso si celebrino tante messe nella cappella di San Michele Archangelo e s’affitta l’un’anno per l’altro docati D. 4.

Item possiede una spetiaria eretta nel detto monast.o dall’anno 1642 con vasi e cose necessarie per occurrenti infermità di essi religiosi e fameglia mentre per prima erano constretti mandare in città et terre forastiere lontane con incomodo, e pericolo grande, vi esercita da spetiale secolare e detratte le medecine della fameglia et altre spese necessarie si riceve l’un’anno per l’altro ducati D. 25.

Item possiede un annuo censo sopra una possessione chiamata Canginati di ducati D. 5.

Item riceve da diversi benefattori per la celebratione di molte messe imposte da essi settimana per settimana alle sopradette capelle erette dalli detti nella medesima chiesa annui ducati D. 25.

Item riceve l’annuale elemosina del sale concessa dalla Maestà Catholica a Religiosi e detratte le spese et il vitto necessario suol cavare dall’avanzo l’un’anno per l’altro ducati D. 2.

Item raguagliati li predetti anni sei suol cavare d’obventione di messe manuali di funerali e d’altre elemosine incerte l’un’anno per l’altro ducati D. 35.

Item possiede pecore num.ro 453 confuse grandi, e picciole le quali si sono donate in affitto da sei anni incirca a diverse persone e si è ricevuto dal detto affitto l’un’anno per l’altro D.ti 39.

Item possiede animali porcini confusi maschi e femine grandi e piccioli num.ro 39 apprezzati da huomini esperti per ducati quaranta donati in guadagno conforme all’uso del paese ad un particolare, che li custodisce e governa e detratte le spese se ne riceve l’un’anno per l’altro l’utile et il comodo della fameglia della carne salata e saggime e di questi non si fa ne introito ne uscita.

Item possiede vacche num.ro 29 confusamente grandi e piccole introdotte da alcuni anni per servitio e commodo del detto Monast.ro et per non esser ancora accresciute a num.ro grande detratta la spesa de pascoli, et anco le mortalità di presente se n’have ricevuto e si riceve l’utile e comodo per il mantinimento delli bovi destinati alla serra delle tavole conforme si è notato di sopra et anco per il mantinimento delli bovi destinati alla massaria seu arte del campo et il latticinio ha servito in parte del comodo della fameglia. Item possiede una cavalla, un cavallo et un mulo per servitio di d.o mon.ro.

Item possiede altri bovi num.ro quattro destinati alla coltura della massaria seu arte del campo dalla quale si sogliono havere l’un’anno per l’altro tumuli 130 di diversi vettovagli li quali consumandosi per parte del vitto della fameglia non si pone ad introito in dinari.

All’incontro il detto Monast.ro ha peso di messe perpetue ogn’anno num.ro 736 et Anniversarii num.ro

Item ha peso di messe temporali ogn’anno ad arbitrio delli Benefattori delle dette Cappelle construtte in detta chiesa num.ro 136 delle quali vi sono messe cantate per ciascun’anno nume.ro 36.

Le sudette messe tanto perpetue e temporali, quanto manuali e quotidiane che pervengono alla predetta chiesa sino al presente giorno sono tutte adempite.

Per elemosina di ciascuna Messa si suol dare un carlino di moneta di regno.

Item è gravato di resposta d’un canone ogn’anno di grana dicisette 0 –0 –17

Item ha debito di annue contributioni al Padre Procuratore Generale dell’Ordine in Roma di annui ducati D.ti 15.

Item ha debito d’annue prestationi alla Cassa Comune per il vestiario et altre spese occorrenti al Padre Presidente della Congregatione annui doc.ti D.ti 12.

Item ha debito per la visita annuale D.ti 1-2-10.

Item ha debito per il viatico del Padre Presidente, che si destina dal Padre Generale per ogni quattro anni per superintendere al Capitolo Provinciale, e raguagliati li detti anni quattro sono per ciascun’anno duc.ti D.ti 3.

Item per li cibarii del detto Capitolo l’un’anno per l’altro ducati D.ti 2.

Item per la sacristia, cere et per la musica nel giorno solamente della festività del Glorioso Precursore S. Gio. Batt.a un’anno per l’altro duc.ti D.ti 18.

Item ha di spesa ordinaria del vitto senza il grano, vino, et altre cose raccolte ne beni del monast.ro mentre che il grano si raccoglie dalla massar.a che si fa con li suoi bovi, e di esso si tiene conto solamente della quantità che si riceve, e che si consuma, ma non del prezzo, che si vende, e si compra, e così anco del vino, comprendendosi ancora in detta spesa di vitto li passaggi et alloggi de superiori, di tutte le persone ecclesiastiche, d’officiali e d’altri secolari, la quale hospitalità è continuata essendo la predetta terra e Monast.ro in luogo di continuo passaggio ne di queste spese si tiene nota particolare, mentre, che si cibano dellìistesse cose, delle quali si fa la dovuta e competente provisione ogni anno, cumulando dunque ogni cosa che si compra per il detto vitto con dinari contanti si calcula che viene confusamente a raggione di docati dieci per ciascuna bocca, e ridotta la detta spesa a diecisette bocche come di sopra sono l’un’anno per l’altro ducati D.ti 170.

Item per vestiari di Religiosi, servienti et oblati,che sono numero 17 a raggione di docati quindeci l’Abbate doc.ti 13, il Cellarario docati dodeci per ciascun sacerdote docati dieci per chierico e per converso docati sei l’oblato et altri docati sei per ciascun serviente e docati tre per vestire ordinariamente quello che carreggia l’acqua in tutto docati D.ti 127.

Item per salario al Molettiero docati quindeci

Al Massaro, che fa l’arte del campo e massaria docati diecisette. Al Custode e Garzone della Grancia del Vordò docati sedici. Al Vaccarello docati dieci in tutto docati D.ti 58.

Item per il Medico ogn’anno D.ti 5

Item per il Barbero 2-2-

Item per la lavandara 2-2-10

Item per opere nel sementare, zappoliare, mietere, scognare, et altre cose occorrenti alla massaria seu arte del campo l’un’anno per l’altro ducati 17.

Item per acconcimi della botte nel cellaro per putare, zappare, refondere, ompalare, e ligare le vigne, piantare nuovi propagini, vendegnare, carreggiare il musto, e per altre opere necessarie, e bisognanti nel Podere, e Grancia del Vordò, la quale è distante per spatio di sei miglia dal detto mon.o, l’un’anno per l’altro ducati D.ti 40.

Item al Cappellano che celebra la Santa Messa in tutte le Domeniche e feste de precetto nella chiesa della detta Grancia del Vordò per ciascun’anno ducati D.ti 10.

Item per ferro, che si compra ogn’anno per servitio dell’animali et massaria, per il m.ro ferraro, per li finimenti, e mantinimento delli detti animali destinati al servitio del Monast.ro e fameglia l’un’anno per l’altro ducati D.ti 16.

Item per le spese ordinarie di biancherie mobili di casa, vasi, et altre robbe di cucina, del furno, del Refett.rio, e simili l’un’anno per l’altro ducati D.ti 12.

Item ha debito contratto per necessarie reparationi fatte in fabriche in tetti, in un nuovo Refettorio et in altre necessità da pagarsi per una sol volta tantum ducati D.ti 170.

Noi Infratti col mezo del n.ro giuram.to attestiamo d’haver fatto diligente inquisi.ne e recognittione dello stato del soprad.o Monastero e che tutte le cose espresse di sopra sono vere e reali e che non si è tralasciato d’esprimere entrata, uscita, o peso di esso Monastero che sia pervenuta alla n.ra notitia.

Et in fede habbiamo sottoscritto la presente di n.ra prop.a mano e segnata col solito siggillo di questo ven.le monastero di San Gio. in Fiore, questo di 7 di marzo 1650.

Io D. Emanuele Pelusio Abb. e affirmo

Io D. Silvestro Nigro sacerdote affirmo quanto di sopra

Io D. Paulo Pozella sacerdote affirmo q.nto di sopra.”

Note


[i] ASV, S. C. Stat. Regul. Relationes 16, ff. 52-115v.


Creato il 12 Luglio 2024. Ultima modifica: 12 Luglio 2024.

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