Una famiglia del ceto medio crotonese: i “La Piccola”
Nel Cinquecento e nel Seicento
I “La Picciola” sono già presenti a Crotone durante la prima metà del Cinquecento. Bartolo La Piccola abitante in parrocchia di Santa Maria, è annoverato tra coloro che lavorarono alla costruzione delle nuove fortificazioni della città e del castello.[i] Nella seconda metà del secolo sono citati Tomasino la Picciola, che abita in parrocchia di Sant’Angelo, vicino alle case di Geronimo Tibaldo, e Julio La Piccola.[ii]
Tra coloro che nacquero nella prima metà del Seicento è ricordato Pape La Piccola.[iii] Durante la seconda metà del Seicento troviamo i fratelli Gioseppe, Michele e Antonio. Gioseppe è il più anziano. Nato verso la metà del Seicento, nel 1719 dichiara di avere 73 anni, è indicato come un esperto “massaro” e colono;[iv] in quanto tale, nel luglio 1720 fa una dichiarazione sugli antichi usi agricoli di Crotone.[v] Pur non possedendo terreni propri, si dedica al lavoro dei campi, prendendo in fitto per tre anni i terreni dagli enti ecclesiastici e dai nobili, mettendoli a semina.[vi] Abita in due case in parrocchia e vicino alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo, nelle vicinanze del palazzo dei la Motta Villegas.[vii] Alcune di queste case furono poi comprate da Tommaso Guerra.[viii]
Mentre il fratello maggiore è destinato ad occuparsi dell’attività agricola e del commercio del grano, “Michele Lapiccola di Cotrone” può dedicarsi agli studi ed a perseguire una carica pubblica. Esso, infatti, compare in molti atti notarili, in quanto dal 1689[ix] al 1725, esercitò la carica di “Regius ad vitam ad contractus judex”.[x] Nel 1680 assieme al fratello Antonio, comprò dal canonico Antonio Fernandes una vigna in località “Isari”;[xi] vigna di cui in seguito, risulta unico proprietario.[xii]
Appartenente al ceto medio cittadino, spesso è indicato con la qualifica di “mastro”.[xiii] Nato poco dopo la metà del Seicento, nel 1714 ha 58 anni,[xiv] è ancora vivo nel 1725. L’ascesa sociale di Michele La Piccola, darà la possibilità ai suoi figli ed ai suoi nipoti, di accedere alle cariche ecclesiastiche e agli uffici pubblici. Il terzo fratello Antonio abitava in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, vicino al palazzo di Geronimo Venturi.[xv] Nel 1680 comprò assieme al fratello Michele, una vigna.[xvi] Nato poco dopo la metà del Seicento,[xvii] nel 1727 risulta già morto.[xviii]
Ognuno per la sua strada
La rinascita economica tra la fine del Seicento ed i primi decenni del Settecento ed in seguito, la formazione del nuovo stato borbonico, offrono nuove opportunità economiche e sociali, favorendo l’ascesa sociale di alcune famiglie. Possiamo così distinguere all’interno dei La Piccola il ramo dei massari, quello dei funzionari pubblici, degli ecclesiastici, dei mastri e dei lavoranti. Soprattutto la presenza dei La Piccola tra i mastri “sartori” è particolarmente rilevante, anche perché alcune appartenenti si sposarono con “sartori”, o ebbero figli che esercitarono tale professione;[xix] Carmena La Piccola andò in moglie al “lavorante sartore” Leonardo Scarriglia.[xx]
Il catasto onciario di Crotone del 1743 evidenzia la grande disparità economica esistente tra le varie famiglie dei La Piccola. Primeggia la famiglia del regio notaio Leonardo, segue quella del massaro Onofrio, vengono poi quelle del mastro “sartore” Carlo e del “lavorante sartore” Giuseppe. Quindi quelle dei “fatigatori di campagna” Giulio e Mario. Pur nella disparità sociale, i La Piccola furono particolarmente vicini all’ambiente ecclesiastico. Alcuni di loro vestirono l’abito, altri si imparentarono con famiglie dove erano presenti degli ecclesiastici.
Il parroco
L’ascesa nella carriera ecclesiastica ha per protagonista Natale La Piccola, fratello di Onofrio. Nel 1702 è chierico e poi diacono; nel 1709 nonostante non abbia l’età, ascende al sacerdozio.[xxi] Nel febbraio 1711 il parroco Domenico Marturano lascia la chiesa parrocchiale di Santa Margherita per quella degli SS. Pietro e Paolo. Subentra Natale La Piccola, che diviene il nuovo parroco di Santa Margherita,[xxii] carica che coprirà fino alla morte avvenuta tra il 1763 ed il 1764.[xxiii]
Natale La Piccola ricoprirà anche la carica di ministro del pio Monte dei Morti[xxiv] e, facendosi scudo dei privilegi che gode, interverrà in molti atti notarili come prestanome di nobili e di affini. Nel giugno 1715 per mantenere la promessa fatta alla nipote Antonia Nocera, che aveva sposato Saverio Tropeano di Catanzaro, rivende a Salvatore Messina per il prezzo di ducati 710 una vigna con due vignali uniti, che aveva acquistato per 600 ducati all’asta dalla corte vescovile.[xxv] In seguito compra da Francesco Cesare Berlingieri un palazzo vicino al monastero di Santa Chiara, dichiarando in seguito che l’acquisto era stato fatto per conto e con denaro del cognato Domenico Mirielli.[xxvi]
Il massaro
Onofrio La Piccola proseguì l’attività di Gioseppe La Piccola. Presente negli atti notarili dal 1710[xxvii] al 1748,[xxviii] nel 1751 risulta già morto.[xxix] Sposato, la moglie gli porta in dote alcune case in parrocchia di Santa Veneranda.[xxx] Fratello del parroco Natale La Piccola così è descritto nel Catasto onciario del 1743: Il “massaro” cinquantenne Onofrio La Piccola, abita con i figli Francesco Antonio di 23 anni “in sacris”, il ventenne Giuseppe, “applicato alla massaria”, il clerico Domenico di 19 anni, lo scolaro quattordicenne Michele, e con le figlie Laura di 25 anni e Catarina di 24. Abita in casa propria in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, sotto della quale affitta un basso a Carmine Valente. Possiede una casa in parrocchia di Santa Veneranda che dà in fitto, 14 bovi aratori, 3 vacche di corpo, un giovenco, una giovenca ed una giumenta.[xxxi]
Tra i figli di Onofrio, Francesco e Domenico furono avviati alla carriera ecclesiastica. Il figlio maggiore Francesco, asceso al sacerdozio, nel 1754 risulta già sacerdote ed economo della chiesa parrocchiale di Santa Margherita. Fu cappellano a Capo Colonna, prestando assistenza religiosa ai forzati ed ai militari, che erano adetti ai lavori per il nuovo porto di Crotone.[xxxii] Ottenuto il canonicato di San Marco nella cattedrale di Crotone, nel maggio 1764, a 46 anni, maestro delle cerimonie e rettore del seminario, lo lasciò per quello più redditizio di San Biagio nella stessa cattedrale.[xxxiii] Dieci anni dopo, nell’agosto 1773 lasciò il canonicato di San Biagio per quello di San Silvestro,[xxxiv] che tenne fino al giugno 1775, quando dovette lasciarlo per una lite.[xxxv] Nell’agosto 1778, a 60 anni, lascia il canonicato di San Biagio per quello della SS. Annunziata e San Cataldo, sempre della cattedrale di Crotone,[xxxvi] che manterrà ancora nel 1793.[xxxvii] Nel dicembre 1772 il canonico aveva comprato una casa palaziata dai fratelli Rinaldi.[xxxviii] Domenico, diacono nel 1746,[xxxix] in seguito divenne sacerdote. Nel febbraio 1756 ottenne il beneficio semplice di San Giacomo nella cattedrale di Crotone,[xl] che tenne per poco tempo in quanto, nel maggio dell’anno seguente, ne restò privato a causa di una lite.[xli] In seguito si trasferì a Napoli.[xlii]
Nel 1763-1764 Francesco e Michele La Piccola cercarono di ampliare la loro abitazione, ma entrarono in lite con il vicino Domenico Greco. Il palazzo dei La Piccola, che era stato del padre Onofrio e dello zio Natale, era situato in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, ed è descritto come “isolato e consistente in più e diverse camere superiori, inferiori e loro bassi con vaglio ammurato scoverto”. Esso era dirimpetto e separato da una strada, da quello dei Greco, cioè quello dei Greco era verso la parte orientale e quello dei La Piccola nell’occidentale. La lite sorse quando i fratelli La Piccola cominciarono ad innalzare la muraglia del vaglio scoperto ed a costruirvi sopra, oscurando una finestra del quarto inferiore del palazzo dei Greco.[xliii]
Nel 1790 Michele era ancora vivente; egli aveva ereditato i beni e i debiti dello zio Natale,[xliv] ed assieme a Raffaele Antico, anche quelli di Leonardo Antico.[xlv]
Il mastro sartore
Il mastro “sartore” trentaduenne Carlo La Piccola è coniugato con la venticinquenne Angela Schipani. Vive con i figli Domenico di otto anni, Michele di due, Isabella di dieci e Anna di sei. Abita in casa del sacerdote Gio. Battista Schipani, suo cognato, in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo. La casa dove abita è situata vicino alla chiesa. Possiede quattro casette portate in dote dalla moglie, che dapprima affitta,[xlvi] e poi vende agli Sculco.[xlvii]
Nel 1767 i coniugi Carlo La Piccola ed Angela Schipano, che abitavano in un palazzo vicino a quello degli Sculco, sono già morti, mentre sopravvivono i figli e fratelli germani Domenico e Michele. Michele La Piccola, facoltoso mercante, dedito al commercio granario ed al prestito di denaro, assieme a Giuseppe Profeta, nell’ottobre 1763 prende in fitto per tre anni dall’abate Perrelli, residente in Roma, l’abbazia di Nastasi che possiede numerose terre in territorio di Isola. Fa parte della congregazione laicale della B. V. M. Immacolata e l’Anime del Purgatorio, della quale riveste anche le cariche: nel 1761 è cassiere,[xlviii] e nel 1778 è “Superiore”.[xlix]
Il 5 aprile 1772 Domenico, Giuseppe e Margherita La Piccola, fratelli e sorella, figli del fu Carlo e nipoti materni del canonico Gio. Battista Schipano, anche a nome del fratello assente Michele, stipulano un contratto.[l] Giuseppe La Piccola è ricordato come mastro.[li]
Il fatigatore di campagna
Il “fatigatore di campagna” Giulio La Piccola ha 36 anni ed abita con fratello ammalato Dionisio di 34 anni. Fanno parte della sua famiglia anche la sorella vedova Paola di 30 anni, con le figlie di questa, Beatrice di 11 anni e Lucrezia di 10. Tutti abitano in casa del cugino Leonardo Scarriglia.[lii] Era ancora vivente nel 1761.
Il notaio
Leonardo La Piccola, figlio di Michele, indicato come “clerico” in un atto notarile del 1714,[liii] risulta che esercitò la professione di regio notaio dal 1718 al 1750. Il 13 gennaio 1721 ottenne la dispensa papale per sposare Helena La Nocita per l’impedimento del 3° e 4° grado di affinità,[liv] ed il 30 marzo successivo, in presenza dei testimoni D. Gregorio Montalcini e D. Gregorio Aragona, il parroco di Santa Veneranda ed Anastasia, visto il decreto papale, congiunse in matrimonio Leonardo La Piccola della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, ed Helena La Nocita della parrocchia di Santa Veneranda.[lv] Ben presto dovette però rimanere vedovo. Alcuni atti notarili lo hanno come protagonista: da uno di essi si apprende di una lite con Orazio Zurlo;[lvi] in un altro, in data 10 giugno 1722, Caterina Lo Presto, vedova di Paulo Commenale, dichiara di aver fatto a suo favore una donazione.[lvii]
Nel catasto del 1743 la famiglia del cinquantenne “pubblico regio notaro” Leonardo La Piccola, è composta dai fratelli Pietro, nobile vivente di 48 anni, Giacinto, “speziale di medicina” di 34 anni, Marcello, “capitano torriero” di 49 anni, e dalle sorelle Margarita di 40 anni, Teresa di 38, Teodora di 35 e Angelica di 29. Vi sono poi la nipote Antonia Mirielli di 21 anni, e la madre Anna Martorana di 74 anni. Abita in casa propria in parrocchia di Santa Margherita e possiede 14 giumente, 5 polledri selvaggi, 15 troie ed un somaro. Possiede anche un vignale.[lviii]
Pietro lasciò erede Girolama Capozza.[lix] Marcello oltre che “capitano torriero”, svolge anche il lavoro di rais; nel 1742 “erige e prepara la solita tonnara nel Capo delle Colonne”.[lx] Marcello è inoltre citato come addetto ai servizi della casa degli aristocratici Suriano. “Salariato e provisionato” dal decano Filippo Suriano, spesso è in viaggio in quanto svolge la mansione di “sovracarico” nelle estrazioni di grano via mare anche fuori regno.[lxi] Giacinto ricoprì la carica di eletto[lxii] e di sindaco (1752-1753) della seconda piazza. Teodora non si sposò e passò gli ultimi giorni della sua vita come superiora del conservatorio delle Vergini sotto il titolo della Madonna Addolorata. Il conservatorio era situato in parrocchia del SS. Salvatore, ed era stato fondato dal vescovo Domenico Zicari ed aperto il 16 luglio 1755. Morì nell’agosto 1755 e fu seppellita nella sepoltura gentilizia dei La Piccola situata nella cattedrale. Angela si sposò con Giuseppe Riccio e nel 1755 risulta vedova.[lxiii]
Il lavorante sartore ed il pittore
Il “lavorante sartore” Giuseppe La Piccola di 28 anni, abita con il fratello Antonio, lavorante calzolaio di 18 anni. L’altro fratello, il quindicenne Nicola, “applicato alla professione di pittore”, è assente. Compongono la famiglia la sorella Genueffa di 20 anni, e la madre Lucrezia Piscitello di 46 anni. Non è nominato e, quindi, non fa parte della famiglia il padre Leonardo che, evidentemente, per sfuggire le tasse è stato inserito nell’altra famiglia. Giuseppe, in quanto capo fuoco, abita in casa in affitto in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, e non possiede cosa alcuna.[lxiv]
Antonio “mastro calzolaro” con gli altri “mastri calzolari”, il 26 settembre 1754 chiede di essere ammesso in qualità di fratello nell’arciconfraternita del SS. Sacramento.[lxv] Nicola La Piccola, figlio di Leonardo e di Lucrezia Piscitello, trasferitosi in giovane età a Roma, sarà un valente pittore. Discepolo di Francesco Mancini, alcune sue opere di carattere religioso abbelliscono diverse chiese della capitale (Basilica dei SS. Apostoli, Chiesa di S. Caterina), altre decorano villa Albani e palazzo Chigi. Nel 1772 inviò una supplica al papa Clemente XIV, per ottenere la grazia della successione nella carica di custode del Museo Capitolino delle statue, ufficio che era esercitato allora dall’abate Cippoloni. Una volta resasi vacante per morte del titolare, chiese di esercitarla per tutta la vita con gli onori e pesi annessi a tale impiego. Suggerì inoltre che tale carica venisse per l’avvenire sempre esercitata da un accademico pittore, o scultore, della Romana Accademia. La richiesta fu accolta dal papa con un breve del 15 dicembre 1772, in virtù “della diligenza, integrità ed eccellente abilità nell’arte della pittura” del richiedente.[lxvi] Nicola La Piccola morì a Roma in povertà nel 1790.
Il fatigatore di campagna
Il “fatigatore di campagna” di 25 anni Mario La Piccola abita in una casa in affitto con la sorella uterina di 18 anni Flavia Gotti.[lxvii]
Crisi economica ed emigrazione
A causa della crisi economica della seconda metà del Settecento, che colpisce il mercato del grano ed in specie l’area crotonese, molti abitanti lasciano la città di Crotone per Napoli e Roma. Essi percorrono la via del grano verso i centri del potere commerciale, ecclesiastico e statale. Alla fine del secolo, come evidenzia il catasto del 1793, rimarrà in città una sola famiglia dei La Piccola. Essa sarà composta da Michele La Piccola, figlio di Carlo, di 64 anni, dal figlio Giuseppe di 24 anni e dal canonico D. Francesco di 80 anni. Michele possiede alcuni bassi sotto la sua casa che affitta, un “molino macinante”, una vigna e dichiara di aver dato in prestito denaro per il valore di 800 ducati.[lxviii] Giuseppe fa parte del ceto medio (1800).
Alla ricerca dei simboli aristocratici: una badessa borghese
Rosa Lapiccola, compiuto il noviziato nel monastero di Santa Chiara di Crotone, professò il 25 ottobre 1832 e col nome di Maria Michela,[lxix] fu la prima clarissa a prendere il velo in Santa Chiara senza essere nobile e fu l’unica badessa di estrazione borghese. Essa fu presente nel monastero di Crotone dal 1832 al 1876, anno della sua morte. Durante tale periodo fu anche due volte badessa e precisamente nel triennio 1837-1839 e dal 1849 al 1852.
La continuità ecclesiastica
Gio. Battista La Piccola fu sacerdote (10/12/1809). Francesco La Piccola fu canonico (1853-1896), insegnò matematica e fisica nel seminario di Crotone, ed è ricordato come filoborbonico al tempo dell’Unità d’Italia.
Note
[i] Pesavento A., Abitanti di Crotone che hanno partecipato alla costruzione delle fortificazioni della città e del castello (1541–1550), in wwwarchiviostoricocrotone.it
[ii] L’11 novembre 1570 muore “lo figlo de Julio La Piccola”. ASN, Dip. Som. 315/9, Mensa vescovile di Cotrone, 1570, ff. 57-62.
[iii] Nel 1714 dichiara di avere 84 anni. ASCZ, Busta 611, anno 1714, f. 138.
[iv] ASCZ, Busta 612, anno 1719, f. 2.
[v] ASCZ, Busta 660, anno 1720, f. 75.
[vi] Dal 1701 al 1703 ha in fitto un vignale del monastero di S. Chiara di Crotone. AVC, Platea del monastero di S. Chiara, 1701-1704, f. 6.
[vii] Il palazzo del q.m D. Antonio la Motta Villegas sito in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo confinava con le case degli eredi del q.m Antonio Varano e le case di Giuseppe La Piccola. ASCZ, Busta 611, anno 1710, f. 71.
[viii] Nel 1729 il capitolo possedeva due case lasciate dal fu Tommaso Guerra, le stesse che egli aveva comprate da Giuseppe La Piccola. AVC, Platea del R.mo Capitolo 1729-1730, f. 5.
[ix] ASCZ, Busta 336, anno 1689, f. 29.
[x] ASCZ, Busta 614, anno 1725, f. 58v.
[xi] ASCZ, Busta 336, anno 1690, f. 52.
[xii] Nel 1720 il monastero di S. Chiara di Crotone esigeva un annuo censo sopra la vigna di Michele La Piccola nel vallone di Esaro. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 14.
[xiii] Nel 1700 l’oratorio dell’Immacolata Concezione e delle Anime del Purgatorio aveva in deposito 75 ducati che erano consegnati al Mastro Michele La picciola. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, 124v.
[xiv] ASCZ, Busta 611, anno 1714, f. 138.
[xv] Palazzo di Geronimo Venturi in par. dei SS. Pietro e Paolo, confine al palazzo del S.r Mirtillo Barricellis e la casa fu d’Antonio La Piccola. ASCZ, Busta 662, anno 1727, f. 29.
[xvi] ASCZ, Busta 336, anno 1690, f. 52.
[xvii] Nel 1715 aveva circa 53 anni. ASCZ, Busta 659, anno 1715, f. 94.
[xviii] ASCZ, Busta 662, anno 1727, f. 29.
[xix] Angela La Piccola sposò Giuseppe Riccio ed ebbe come figli il sacerdote Francesco Antonio ed il discepolo di “sartore” Dionisio. ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 121.
[xx] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 143.
[xxi] 11.3.1709. “Pro Natale La Piccola, diacono, dispensatio super defectu aetatis – 13 m. – ad presbyteratus ordinem”, Russo F., Regesto, X, 51251.
[xxii] Nel 1715 risulta già parroco. ASCZ, Busta 659, anno 1715, ff. 43-49.
[xxiii] ASCZ, Busta 862, anno 1763, f. 154v; Busta 916, anno 1764, f. 150.
[xxiv] ASCZ, Busta 731, anno 1729, f. 27.
[xxv] ASCZ, Busta 659, anno 1715, ff. 43-49.
[xxvi] ASCZ, Busta 660, anno 1720, ff. 174-175.
[xxvii] ASCZ, Busta 497, anno 1710, f. 27.
[xxviii] ASCZ, Busta 912, anno 1748, f. 33.
[xxix] ASCZ, Busta 855, anno 1751, f. 132.
[xxx] ASCZ, Busta 659, anno 1717, f. 247. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 23v.
[xxxi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 167.
[xxxii] ASN, Dip. Som. Fs. 521, fs.1 (1756).
[xxxiii] Russo F., Regesto, XII; 65474.
[xxxiv] Russo F., Regesto, XII, 66630.
[xxxv] Russo F., Regesto, XII, 66808.
[xxxvi] Russo F., Regesto, XII, 67237.
[xxxvii] AVC, Catasto Cotrone, 1793, f. 146v.
[xxxviii] ASCZ, Busta 917, anno 1772, f. 113.
[xxxix] ASCZ, Busta 912, anno 1746, f. 25v.
[xl] Russo F., Regesto, XII, 63753.
[xli] Russo F., Regesto, XII, 64094.
[xlii] ASCZ, Busta 916, anno 1764, f. 150.
[xliii] ASCZ, Busta 916, anno 1764, ff. 149v-152.
[xliv] Come erede di Natale La Piccola doveva pagare un censo annuo al Monte dei Morti dell’Immacolata Concezione, di ducati 4 e grana 80. AVC, D. Aragona Reg. Amminin. Lista di Carico, 1790, f. 34.
[xlv] AVC, D. Aragona Reg. Amminin. Lista di Carico, 1790, ff. 20v, 38v.
[xlvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 39.
[xlvii] “D. Gio. Battista Schipano si trova nel leggittimo e quieto possesso di un palazzo pervenutoli dall’eredità del q.m Giuseppe Schipano suo padre parte e parte dall’eredità del q.m Francesco Antonio suo fratello, quali coeredi di d.o fu di loro padre, sito entro questa città parrocchia dei Santi apostoli Pietro e Paolo confine quello olim di Magliari ora di Prospero Giaquinta di un lato e dall’altro alcune casette locate da essi Sig.ri Sculco e del Sig. D. Alfonso Aragona, ed altri fini via publica però intermezza al palazzo di essi Sig.ri Sculco e di altre case locande da medesimi: comprate dall’olim coniugi Carlo La Piccola ed Angela Schipano”. ASCZ, Busta 1129, anno 1767, ff. 116-117.
[xlviii] ASCZ, Busta 861, anno 1761, f. 184.
[xlix] ASCZ, Busta 1345, anno 1782, f. 32.
[l] ASCZ, Busta 917, anno 1772, f. 22.
[li] ASCZ, Busta 1329, anno 1781, f. 97.
[lii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 119.
[liii] ASCZ, Busta 659, anno 1714, f. 97.
[liv] Russo F., Regesto, X, 54224.
[lv] AVC, s.c.
[lvi] Il 26 settembre 1717 presso il notaio Pelio Tirioli in presenza del regio giudice di Crotone Saverio Amore, alcuni abitanti di Crotone dichiaravano di essere stati convocati dallo scrivano della regia udienza di Catanzaro per testimoniare “se il S.r Oratio Zurlo havesse buttato sopra di leonardo La Piccola un vaso di sporchitie”. Poichè affermarono di non essere a conoscenza del fatto, furono trattenuti dallo scrivano per sei giorni nella casa della corte “con molto trapazzo, e precise nel dormire”. ASCZ, Busta 659, anno 1717, ff. 191v-192r.
[lvii] ASCZ, Busta 661, anno 1722, f. 130.
[lviii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 148.
[lix] AVC, Platea mensa vescovile per il 1780, f. 15.
[lx] ASCZ, Busta 854, anno 1742, f. 28.
[lxi] ASCZ, Busta 1124, anno 1748, f. 31v.
[lxii] ASCZ, Busta 854, anno 1746, f. 46.
[lxiii] ASCZ, Busta 858, anno 1755, ff. 194-196.
[lxiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 110.
[lxv] ASCZ, Busta 1266, anno 1754, ff. 207-209.
[lxvi] ASV, Secr. Brev. 3762, ff. 91-92.
[lxvii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 153.
[lxviii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 102.
[lxix] AVC, Platea del Vble monastero delle Clarisse di Cotrone, a. 1832, f. 16.
Creato il 4 Marzo 2015. Ultima modifica: 27 Ottobre 2022.