Tra pozzi e cisterne del centro storico di Crotone, alla ricerca del pozzo di “Tiferi”
Un anonimo nei primi anni del Seicento, descrivendo la città di Crotone, annotava lo stato di disagio che soffrivano i cittadini a causa della mancanza di sorgenti all’interno della città murata, poiché “… quivi c’è penuria d’acqua, provedendosene i Cittadini da una sola fontana ch’è fuori delle mura. Le cisterne di poco sollevano il bisogno comune, rimanendo il paese d’ordinario molto soggetto all’aridità per la scarsezza delle piogge”.[i]
Anche il Nola Molise nella “Cronica” affermava che “Mezzo miglio lontano dalla Città è il fonte d’acqua, detta l’acqua bona, che beve tutta la Città, et Terre convicine, perche se bene dentro la Città vi sono molti pozzi, e cisterne, non beveno di questa acqua; ma di quella …”.[ii]
Pozzi e cisterne
La presenza di pozzi è segnalata da diversi documenti del Cinquecento e del Seicento. La maggior parte di essi si trovava nelle parrocchie di Sant’Angelo e di Santa Maria de Protospatariis. I pozzi erano situati all’interno delle mura cinquecentesche nella parte bassa della città, vicino alla marina, soprattutto nel quartiere della Pescheria.[iii] Sempre nella Pescheria è segnalata la presenza di una importante fonte d’acqua utilizzata durante i lavori di costruzione delle mura al tempo di Carlo V.[iv]
Se la maggior parte dei pozzi era localizzata nel quartiere popolare della Pescheria, altri pozzi erano presenti sempre nella parte bassa della città vicino alla cattedrale ed al convento di San Francesco d’Assisi, soprattutto nella parrocchia di Santo Nicola di Cropis e nella vicina parrocchia di Santa Nargina: parrocchie che alla fine del Cinquecento, saranno accorpate alla parrocchia di San Pietro.[v]
Nella parte più salubre e in quella più elevata della città, dove vi era il monastero di Santa Chiara e le dimore dei nobili e dei benestanti, vi erano le cisterne, che erano alimentate dall’acqua piovana, raccolta dai tetti tramite un sistema di canalizzazione su “sajiette” sorrette da mensole. Le cisterne erano situate nelle parrocchie di Santa Margherita, di Santa Veneranda, di San Pietro e del SS.mo Salvatore.[vi]
Un pozzo particolare: il pozzo di “Tiferi”
Ancora nel Settecento il toponimo “Tiferi” è presente nella toponomastica[vii] e onomastica[viii] cittadina. Esso identifica un luogo e delle abitazioni all’interno del centro storico in parrocchia di Santa Veneranda.
Il primo documento, che accenna al “puczo di tiferi”, è un atto del notaio Joanne Laurentio Guercio stipulato in Roccabernarda il 24 ottobre 1571. Da esso apprendiamo che Vincenzo Caparra, sposato con Andreana Strati, per testamento aveva lasciato carlini venti annui al monastero di Gesù Maria dei Minimi di Crotone, per celebrare una messa alla settimana per sua anima, gravando la sua casa “del puczo di tiferi”.[ix]
In seguito, Donna Andreana Strati, che si era risposata con Berardino de Amminò ed era rimasta nuovamente vedova, non avendo i venti carlini annui più gli arretrati per la messa settimanale del suo primo marito, dava al monastero una sua casa “confine lo puzo di tiferi jux.a domum mattei caparra”.[x]
In parrocchia di Santa Veneranda, tra la piazza Lorda, Santa Chiara ed il palazzo dei Berlingeri
Da un atto del notaio crotonese Gio. Antonio Protentino sappiamo che il pozzo di Tiferi era in parrocchia di Santa Vennera o Santa Veneranda. Infatti, Nardo Perretta, come erede del reverendo Paolo Perretta, possedeva una casa palaziata “con scale di pietra e puzzo”, in parrocchia di Santa Vennera nel luogo detto Tiferi.[xi] Sappiamo inoltre che nel luogo detto Tiferi vi era anche una casa che apparteneva al convento domenicano di Santa Maria delle Grazie di Crotone. Dopo la soppressione del convento, avvenuta alla metà del Seicento, la casa passò al seminario, il quale la dava in affitto e versava un censo annuo alla mensa vescovile.[xii]
Documenti successivi confermano che il luogo detto Tiferi era situato in parrocchia di Santa Veneranda ai confini con quella di Santa Margarita. Nel febbraio 1654 il chierico Homobono Leone dichiarava che la madre Beatrice Pirrone aveva venduto anni prima a Lorenzo Siciliano una casa palaziata con pozzo e pila presso il luogo detto “li Molina”.[xiii] Il luogo era situato in parrocchia di Santa Margarita, “olim San Giorgio”, vicino al monastero di Santa Chiara e alla piazza Lorda.[xiv]
Sulla casa gravava un censo dovuto al monastero di Gesù Maria, non essendo stato soddisfatto per più anni i frati passarono il credito a Homobono Leone, il quale a sua volta lo trasferì sulla casa venduta a Lorenzo Siciliano, che fu acquistata all’asta pubblica da Giuseppe Gerace.[xv] In seguito Nicola Gerace vendeva le sue proprietà composte da un palazzo, due casette, pozzo ecc. a Francesco Cesare Berlingeri, il quale stava ampliando il suo palazzo. Le case del Gerace, sulle quali gravava ancora “un censo, seu annuo canone di carlini venti dovuti al venerabile Convento de Padri Minimi di S. Francesco di Paola sotto il titulo di Giesù Maria di questa Città, solvendi in ogni mese d’Agosto di ciaschedun’anno”, erano situate tra la parrocchia di Santa Veneranda e quella di Santa Margarita olim San Giorgio.[xvi]
Tiferi un pozzo particolare
Tiferi deve probabilmente il suo nome da “Cifero = Lucifero”. Il pozzo, che darà per molti anni anche il nome al luogo, si trovava in un’area del centro storico, dove erano presenti solo cisterne, come evidenzia anche il vicino Monastero di Santa Chiara.[xvii] Esso inoltre era situato all’interno della cinta medievale della città ed in vicinanza dell’antica porta e della piazza, dove era concentrata l’attività commerciale.
Note
[i] Manoscritto Barberino Latino 5392 in Mercati G. S., Collectanea byzantina, Dedalo 1970, Vol. II, p. 704.
[ii] Nola Molise G.B., Cronica dell’Antichissima e Nobilissima città di Crotone, 1649, p.56.
[iii] Crotone, 19 settembre 1570. La vedova Vittoria Rizza dona al figlio il chierico Antonio Limari una sua continenza di case composta da quattro membri inferiori e superiori,“vaglio, puteo et aliis comoditatibus”, in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, confinante con la casa di Laurentio de Vennera e la casa degli eredi di Francesco Presterà (ASCZ, Not. Tiriolo Pelio, B. 253, ff. 114v-115r).
Crotone, 26 ottobre 1614. Compaiono da una parte Renzo Romeo e la figlia Joannella Romeo, dall’altra Cesare e Joanne Vincenzo Bruno. Sposalizio tra Ioannella e Ioanne Vincenzo. Tra le doti vi è “Una casa palatiata consistente in doi membri, cio è uno superiore et uno inferiore con vignano et scala di petra et puzzo … sita et posta nella parocchia di S.ta Maria Prothospatariis confine la casa di cornelia de sanda” (ASCZ, Notaio Palmieri Girolamo, B. 113, f. 81).
Crotone, 25 febbraio 1626. Francesca Ferraro vedova di Cesare Jannice, promette in dote alla figlia Vittoria Jannice che sposa Mutio de Brindis “una casetta palatiata in parrocchia Santa Maria de Protospatrariis iux.a la casa di Gio.e Strina da unj lato e la casa di nisio carpanella nella quale vi è un puzzo” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 117, f. 7).
Crotone, 18 agosto 1627. Julio Cesare Petrolillo possiede una casa consistente in due membri cioè una camara e sala con puteo et scala lapidea in parrocchia Santa Maria Prothospatariis olim S.ti Angeli iux.a domum dotalem fabritii Caparra et domum octavii cizza stricto mediante. La vende a Pirruccio Prothospataro (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 48v).
Crotone, 8 ottobre 1629. Scipione Berlingerio procuratore dell’ospedale dei poveri dichiara che l’ospedale possiede un casaleno in parrocchia di Santa Maria de prothospataris confinante con un altro casaleno al presente casa di Gio. Francesco de Squillace e la casa degli eredi di Gio. Lorenzo Amoruso “cum puteo volta super.d.o puteo et scala lapidea” (ASCz. Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 56).
Crotone, 2 luglio 1643. Maria Berlingeri vedova di Berardino Mangione possiede una casa palatiata nella parrocchia di Santa Maria Protospataris iusta la casa di And.a Risitano e la torre di Narvaes al presente di San Francesco di Assisa e dall’altra li magazeni di Isabella Berlingeri, consistente in cinque camere et una sala et cortiglio scoperto e coperto con scala di petra puzzo et pila con li membri inferiori e superiori” (ASCZ, Not. Protentino G. A., B. 119, f. 43).
Crotone, 15 marzo 1648. Hippolita Capicchiano possiede “quamdam domum cum duobus casalenis cum puteo arboribus seu vitibus in eis plantatis sitam intus d.am Civitatem in Par.a S.tae Mariae Protospataris iux.a domum Dianorae Ferrero et domum Cesaris et Anibalis Marzani” (ASCZ, Not. Ignoto B. 133, f. 39v).
Primo febbraio 1661. Gio. Francesco Cerrello e Iosepho Cerrello. I due Cerrelli possiedono “domos consistentes in sex membris inferioribus et superioribus in Parrocchia S.tae Mariae Prothospatariis, iuxta domos iacobi antonii longobucco et domos D. Jois Duarte cum puteo et scala lapidia”. La vendono a Franceschella Cerrello vedova di Gio. Francesco Syllano (ASCZ, Not. Hieronimo Felice Protentino, B. 229, f. 3).
Crotone, 24 giugno 1668. Don Gio Iacono Syllano, figlio ed erede di Milelli, possiede “due camere con suoi bassi et alti, l’una fabricata da esso istesso D. Gio. Jacono, qual è la propria da dove s’entra fronte spizio le case del q.m Gioseppe Suriano che si va al largo d.o S.to Angelo con suo basso che si serra per cortiglio con sua scala di pietra, et l’altra camara contigua dell’istessa con il cellaro di sotto et con suo vignano lungo discoperto, et un casaleno similm.te discoperto contiguo d.a cam.a nova et contigua un’altra camara d’esso d. Gio. Jacono dentro il quale v’è il puzzo, pergola et pila et un casaleno diruto fronte le case furno delli q.m Gio.e et Gio. Paulo Fiascone … in parrocchia Santa Maria Prothospatariis” (ASCZ, Not. Pelio Tirioli, B.253, f. 19v).
Crotone, 11 ottobre 1671. Nei capitoli matrimoniali tra la vedova Cornelia Bolotta con Francesco Amoruso la Bolotta promette una casa palaziata “in tre membri inferiori et superiori puzzo et altre comodità in Parrocchia Santa Maria Prothospatariis nel loco detto S.to Angelo confine la casa di Ger.mo Garecto e la casa dell’heredi del q.m Giando Squillace”. Sulla casa grava un censo di carlini 15 annui al monastero di San Francesco di Paola (ASCZ, Not. Tiriolo Pelio, B. 253, f. 135).
[iv] “Addi p.o jan.rii 1547”. “Ad terar acqua con le cate dela fonta dela piscaria et mandaro per sayette allo sponton del castello”. ASN, Dip. Som. Fs. 197, f. 248.
[v] Crotone, 7 luglio 1591.Il nobile Dionisio Pisanello fratello del fu Consalvo e tutore del nipote ed erede Gio. Battista Pisanelli, tra i beni ereditari vi è “Domum palatiatam in parrocchia Sancti Nicolai de Cropis cum puteo et granarro intus eam iux.a domum m.rum Joannis et Vincentii Perrettae iux.a domum nob. Marci Antonii Drago. La casa era stata comprata dal fu Consalvo da donna Fabia de Falco vedova di Astelio de Ricca per ducati 50 (ASCZ, Not. Rigitano Gio. Francesco., B. 49, f. 19).
Crotone, 8 luglio 1594. Gesimina Lucifero possiede “continentiam domorum in pluribus et variis membris inferioribus et superioribus cum cortilio, puteo in parrocchia Sanctae Narginae iuxta domumq.m m.ci joannis dominici canale ex uno latere iuxta domum q.m camilli venturi ex altero latere viam publicam” (ASCZ, Not. Rigitano Gio. Francesco, B. 49, f. 132).
Crotone, 3 luglio 1614. Manilio Susanna possiede “uno palazzo seu continentia di case consistenti in una sala, et quattro cammare in piano, con altri tanti nell’appartamento di sop.a con bascio, puzzo et cortiglio”(ASCZ, Not. Palmieri Girolamo, B. 113, f. 32).
Crotone, 20 novembre 1627. Antonio Scandella e Marcansia Gauyello, vedova di di Dionisio Scandillo, fratello di Antonio. Divisione di una casa che apparteneva ai due fratelli “sita e posta in parrocchia di San Pietro iux.a le case dell’heredi di manilio susanna e le case di gioseppe presterà. Che detto q.m Dionisio hab.a la camara e parte di casa col puzzo verso le case del d.o q.m manilio et d.o antonio la camara e parte di casa confine le case del d.o gioseppe presterà” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 80).
Crotone, 8 gennaio 1634. Mercanza Gauyello, vedova di Dionisio Scandella, possiede una casa palaziata con puzzo dentro nella parrocchia di Santo Pietro confine la casa dotale di Giuseppe Presterà, confine la casa dell’heredi di Carmena Susanna. La dona al nipote Mutio Capicchiano (ASCZ, Not. Dionisio Speziale, f. 13).
Crotone, 29 aprile 1663. Il soldato del castello Michael Juan e la moglie Francisca Capicchiano possiedono una casa palaziata dotale consistente in più appartamenti inferiori et superiori puzzo et altre comodità nella parrocchia di S.to Pietro confine le case dotali del M.co Horatio Presterà d’uno lato, ac domum q.m Antonii Scandella dell’altro lato. La vendono per ducati 100 a Gio Aloise Fernandes (ASCZ, Not. Tiriolo Pelio, B. 253, f. 32v).
[vi] Crotone, 13 settembre 1613. Gio Paulo de Labruto possiede una continentia di case grandi con più e diversi membri superiori e inferiori con “cortiglio stalla, magazeno, horto et gisterna dentro nella cappella di Santo Petro, confine le case del dottor fisico Gio. Andrea Canale d’una parte et lo palazotto di Gio. Battista Mangione dell’altra parte” (ASCZ, Not. Dionisio Speziale, f. 102).
Crotone, 25 ottobre 1614. I coniugi Pompilio Berlingeri e Feliciana Peluso comprano dalla vedova Lucretia Ormazza “la metà delle sue case nella parrocchia del SS.mo Salvatore, confine l’altra metà delle case d’essa Lucretia, confine le case del q.m oratio scarnera via publica et altri fini, et proprio la metà del cortiglio insino all’archi che sono mezzo il cortiglio, quali archi s’intendano et restino communi dun cortiglio all’altro, la scala et vignano di petra, che si trova in detta parte di cortiglio, la metà della sala intrante, la porta grande dello detto vignano, nella quale metà di sala sono tre camare a man sinistra all’intrare che si fa dalla porta di detta sala, l’una appresso l’altra, una delle quali confina con la casa del sud.o Horatio scarnera, et l’altre due cammare affacciano la volta del Castello, nella quale metà di sala et cammare p.ditte vi s’includono li bassi che vi sono, la gisterna che v’è dentro, et la scala di petra co il vignano” (ASCZ, Not. Dionisio Speziale, f. 183v).
Crotone, 3 agosto 1620. Il diacono Gio. Battista Suriano, Figlio di Isabella Sillano, ha “unam continentiam domorum cum gisterna et cortilio in parrochia Sanctae Venerae” (ASCZ, Not. Rigitano G. F., B. 49, f.19).
Crotone, 10 settembre 1620. Gio. Domenico Labruto possiede “Continentiam domorum consistentem in pluribus membris inferioribus et superioribus cum gisterna positam in parrocchia olim S.tae Narginae et ad presens S.ti Petri iuxta domos quae fuerunt q.m Jois Andreae Canale et viam publicam” (ASCZ, Not. Rigitano G. F., B. 49, f. 43).
Crotone, 29 luglio 1628. Bartolo De Martino di Strongoli possiede una continenza di case in parrocchia di Santa Margarita in più e diversi membri inferiori e superiori “cum fabrica nova pro cortile et gisterna”. La vende a Scipione Mendicino (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 58).
Crotone, 18 marzo 1629. Il Reverendo Francesco Petrolillo possiede una continenza di case in parrocchia del SS.mo Salvatore confinante da un lato con le case degli eredi di Marco Antonio Petrolillo e la casa della cappella di iuspatronato dei Syllani e dall’altro le case da lui comprate da Faustina e Didaco Iacino. La continenza consiste in quattro membri superiori e inferiori “cum gisterna et scala lapidea” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 13v).
Crotone, 22 novembre 1629. “Robbe rimaste nell’heredità del q.m fabio pelusio In primis una continenza di case palatiate in la par.a di S.to Pietro confine le case dell’heredi del q.m Gio. And.a Pelusio consistenti due bassi habitabili basso et alto et in la parte di basso vi sono una sala con tre camare con cortiglio in comuni con detti heredi di Gio. And.a Pelusio con gisterna e la parte di alto vi è una sala et due camare et una camaretta piccola” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 94).
Crotone, 28 febbraio 1630. Compaiono Ferdinando Pelusio e Hieronimo Michele di Strongoli marito di Feliciana Pelusio, sorella di Ferdinando. Tra le doti promesse vi fu “una continenza di case superiori e inferiori gisterna et altre comodità eo modo che furno possessi dal q.m Pompilio Berlingeri e Feliciana quale e in parrocchia SS.mo Salvatore iux.a le case di Lucrezia Ormazza (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 38v).
Crotone, 17 novembre 1630. L’arciprete Petro Gio. Ormazza possiede una continenza di case in parrocchia di Santa Margarita “olim S.ti Georgii”, isolata consistente in una sala e quattro camere con cortile e “gisterna”. La dona a suo figlio Cesare Ormazza (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 118, f. 147).
Crotone, 10 ottobre 1633. Gio. Pietro, Horatio e Laura Suriano, figli ed eredi di Elisabetta Presterà e di Mutio Suriano, possiedono una casa palatiata consistente in più e diversi membri superiori et inferiori con gisterna dentro in parrocchia di S.to Pietro (ASCZ, Not. Dionisio Speziale, f. 74).
Crotone, 5 ottobre 1636.Il canonico Horatio Zurlo promette in dote a Leonardo Telesio e Francesca Zurlo “una casa palatiata consistente in una sala e due camere et di sotto dette due camere uno magazeno di sotto la sala una grotta et uno mezanile e lo cortiglio con scala di petra con uno corcio riguardante la Scalilla dove vi e uno camerino con tamburo di tavole s.a la scala e uno camerino di tavole con una gisterna dinante la porta del cortiglio … sita nella parrocchia di Santa Margarita (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio B. 119, f. 130).
Crotone, 17 novembre 1638. Inventario dei beni lasciati da Gio. Paulo Basoino al figlio Leonardo. “In primis una casa palatiata (in parrocchia S.ta Margarita) consistente in una sala et una camera che furno di quelli d.i Carpenteri La camera sim.te divisa in due par.ti di parita di tavole. Tre altre camere conf.e li stessi due delli quali sono stati migliorati dal detto erede dopo se ritirò da cutro dove è stato casato più tempo, l’una delle quali è censuata dalla Venerabile Cappella della Mad.a dello Capo delle Colonne in car.i venti lanno del mese di Agosto … nella sudetta casa nel cortile che ascende per scala di pietra vi è una gisterna con suo segchio di rame e corda” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio, B. 119, ff. 39-42).
Crotone, 17 luglio 1654. Victoria Mangione, vedova ed erede di Gio. Paolo Suriano, abita in una casa in parrocchia di San Pietro isolata consistente in più membri inferiori e superiori con uno casalino discoperto et con una cisterna (ASCZ, Not. Protentino Hieronimo Felice, B. 229, f. 86).
[vii] Il seminario possiede una casa nel luogo d.o Tiferi nella parrocchia di S.ta Veneranda D. sette. AVC, Atti della visita del vescovo Anselmus dela Pena, f. 16v.
[viii] La Mensa Vescovile esige dal pio Seminario sopra la casa, che fu di Tiferi annui -50. AVC, Mensa Vescovile 1780, f. 25.
[ix] “Instrumento copia in carta per m.o di not.r Jo.s lorenzo guercio tra Dona Andreana de Strati vidua di vinc.o Caparra con li frati di Ihesu Maria di vinti carlini l’anno lassati per una missa la settimana per detto defunto elicendi sopra la casa del puczo di tiferi fatto nell’anno 1571.” ASCZ, Misc. B. 26, Notatione dele scritture e intrati di Jhsu M.a di Crotone.
[x] Rocca Bernarda, 24 ottobre1571. Compare Dona Andreana de Strati vidua de berardino de amminò col consenso del suo procuratore il magistro Salvatore Strati. Il suo primo marito Vincenzo Caparra di Crotone lasciò ai frati di Jhesu M.a vinti carlini l’anno per una messa la settimana sopra la casa del puczo di tiferi; non avendo i venti carlini dona al monastero la casa “confine lo puzo di tiferi jux.a domum mattei caparra”. ASCZ, Misc. B. 26, Notatione dele scritture e intrati di Jhsu M.a di Crotone.
[xi] Crotone, 25 marzo 1634. Nardo Perretta come erede del Rev.do Paolo Perretta morto in Mesoraca possiede tra i beni ereditati “Una casa palaziata sita nella d.a Città nella par.a de S.ta Vennera loco d.o Tiferi con scale di pietra e puzzo ” (ASCZ, Not. Protentino Gio. Antonio B.118, 1634, ff.13-14).
[xii] Il Seminario possiede “una casa nella cappella di Santa Veneranda loco detto Tiferi, s’affitta doc.ti cinque, paga un censo di: cinque car.ni annui a questa mensa vescovile sopra la prenominata casa detta di Tiferi”. AVC, Acta, ff. 130, 132.
La Mensa vescovile esige “sopra la casa di S. M. della Gratia hoggi del Pio seminario di questa Città nella parrocchia di Santa Veneranda car.ni cinque”. AVC, Acta, f. 70.
La mensa vescovile esige “sopra la casa di S. Maria delle Grazie hoggi del Seminario nella med. Par. ( S. Veneranda) annui car. 5”. AVC, Atti della visita del vescovo Anselmus dela Pena, f. 58.
Onera del Seminario. “Messe 13 la 7.na dentro la cattedrale nell’altare del Rosario delle quali sette furono de’ PP. Domenicani. AVC, Atti della visita del vescovo Anselmus dela Pena, f. 17v.
Rendite dell’anno 1711. La Mensa vescovile esige “Dal procuratore del Pio Seminario s.a la casa fu di Tiferi duc. – 2-10. ASN, Dip. Som. Fs. 315, f. 4.
[xiii] Crotone, 2 febbraio 1654. Il chierico Homobono Leone, figlio e donatario di Beatrice Pirrone, dichiara che il 2 settembre 1652, la madre vendette a Laurenzo Siciliano “una continenza di case consistente in più membri inferiori et superiori con puzzo, pila et uno casaleno perrupato dalla parte del revellino di d.a Città, detto delli Molina”, per ducati 330 (ASCZ, Not. Protentino, Hieronimo Felice, B. 229, f. 18).
[xiv] Crotone, 26 luglio 1651. Gio. Lorenzo Pirrone affitta a Gio. Dionisio Pudano una casa palaziata consistente in più membri inferiori e superiori in parrocchia Santa Margarita confinante con la casa di Paulo Spina e il monastero di Santa Chiara “stricto mediante” (ASCZ, Not. Protentino Hieronimo Felice, B. 229, ff. 59v-60r).
[xv] Crotone, 10 febbraio 1675. Il monastero di Gesù Maria dell’ordine di San Francesco di Paola, esigeva un annuo censo da Prospero e Odoardo Lopes. Non essendo stato pagato cedette il suo credito a Homobono Leone il quale a sua volta, lo trasferì sulla casa che quest’ultimo aveva venduto a Lorenzo Siciliano. Giuseppe Gerace acquista all’asta la casa palatiata di Lorenzo Siciliano nella parrocchia di S.ta Margarita consistente in più membri superiori et inferiori con puzzo pila et casalino diruto nella p.te delli molina iux.a li beni che furno del q.m Paulo Spina hoggi del m.co Gioseppe Gerace confine uno molino ch’era del d.o Leone (homobono) similmente del d.o di Gerace, confine il monastero di S.ta Chiara stritto med.te et altri fini vendutoli da beatrice perrone herede cum benef.o et inventarii del pp.tto Gio. Laurenzo perrone suo fratello. “Una casa palatiata consistente a quattro membri alti et quattro bassi con suo pozzo dentro et un casalino dietro d.a casa vicino d.o casaleno l’orticello del Cl.co Sig. Gioseppe Gerace la qual casa e posta nella Parocchia di S.a Margarita nel loco detto S. Giorgio iuxta le case del Cl.co Sig.r Gioseppe Gerace, il monasterio di S.ta Chiara stritto med.te” (ASCZ, Not. Varano Antonio, B. 334, ff. 26-30).
[xvi] Il 23 dicembre 1719, Nicola Gerace di Napoli vende a Francesco Cesare Berlingeri un palazzo in parrocchia di Santa Veneranda con più e diverse camere superiori, inferiori e bassamenti con cortile di cantoni, scala di cantoni, con l’archi di cantoni loggetta di sopra con due altre casette, una con alto e basso con l’uscita avanti il monastero di Santa Chiara e l’altra casetta consistente in due bassi e uno superiore con l’uscita avanti la casa di Ciriaco Tesoriero con un pozzo, attaccate dette due casette al vignano seu loggia grande scoperta del palazzo di Francesco Cesare Berlingeri isolato per tre strade attaccato al palazzo e vaglio scoperto del Sig. Cesare Berlingeri“. Le casette erano gravate da “un censo, seu annuo canone di carlini venti dovuti al venerabile Convento de Padri Minimi di S. Francesco di Paola sotto il titulo di Giesù Maria di questa Città solvendi in ogni mese d’Agosto di ciaschedun’anno”. Il Berlingeri si obbligò nell’atto di acquisto a pagare ducati 34 annui a Tomaso Gerace come Rettore e beneficiato del semplice beneficio sotto il titolo di San Francesco di Paola ed Assisi. Le case del Gerace erano situate parte in parrocchia di Santa Margarita e parte in quella confinante di Santa Veneranda. ASCZ, Not. Pelio Tirioli, B. 665, ff. 8-10; B. 660, ff. 69-74.
[xvii] “A 30 Sett.e (1703) habbiamo ric.o dal Rev.do n.ro proc.re D. fran.co Cirrelli tavole n.ro 8 a gr.na 15 l’una, e predarello uno uno carlino, e più chioda n.ro 200 e dubloni para tre che tutti uniti fanno la somma di d.ti due e gr.na 42 che servirono per il coperchio della cist(er)na”. AVC, Platea del monastero di Santa Chiara, 1703, f. 53v.
Creato il 17 Giugno 2020. Ultima modifica: 17 Giugno 2020.