Storia di una famiglia borghese nel Seicento. I Telesio di Santa Severina e di Crotone

Arme della famiglia Telesio “D’azzurro alla fascia d’oro” (da Wikipedia).

Ancora oggi in territorio di Crotone, troviamo i toponimi: “Telese”, “lago di Telese” (1930), e “torrente Telese”, vicino alle località “Piani di Neto”, “Cantorato”, “Bucchi”, “Frasso”, “Li Patrimonii” e “Prelati”.

I Telesio a Santa Severina

Come risulta dalla “Reintegra” di Andrea Carrafa del 1521,[i] i Telesio abitavano all’interno delle mura, cioè dentro la città di Santa Severina, “in loco dicto Piccileo”. In questa parte della città vi erano le case palaziate di Gaspar Telesius,[ii] le case grandi terranee di “Gregorius et heredes Gasparis Telesii”[iii] e quella degli eredi di Fatius Telesius,[iv] le case terranee degli eredi di Fatius Telesius e degli eredi di Gaspar Telesius, ed i casalini di Gregorius Telesius.[v] Il luogo era situato presso le rupi della città,[vi] in parrocchia e vicino alla chiesa di Santa Maria de Puteo,[vii] al castello, alla chiesa di Santo Biase, e vicino alla timpa della porta della città detta della Grecia.[viii] Anni dopo in parrocchia di Santa Maria de Puccio abitava ancora l’erede di Andrea Telese.[ix]

La chiesa di “S. Biaggio” nella “Veduta Occidentale della Città di S. Severina” (Pacichelli G. B., Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1702).

Il canonico Giovanni Antonio Telesio

Al tempo della visita del vicario Giovanni Tommaso Cerasia, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è già congiunta alla cattedrale e dipende per la cura dalla mensa arcivescovile. Nel maggio 1559, il vicario visitò l’altare dedicato a Santa Maria de Nive. Trovò un altare non consacrato/ un altare portatile/ tre tovaglie/ un indumento completo/ un coprimento di cotone/ un messale. Il rettore Don Gio. Antonio Tilesi disse che l’altare possedeva quattro tomolate di terra a Ferrato e altre venti tomolate a San Mauro. Intervenne Don Battista Tramonte, il quale affermò, che Delfino Tilesi prima di morire, lo aveva incaricato di dire una messa alla settimana in detto altare.

Il vicario ordinò di rifare entro un mese, pena la scomunica, le sepolture e la porta. Rivolgendosi poi ad Gio. Antonio Tilesi disse, che se aveva da far valere qualche diritto contro qualcuno, lo doveva dimostrare entro il termine. Il Tilesi allora mostrò una certa concessione dell’altare, che però non fu ammessa in quanto apparve fatta in forma non legittima. Il vicario gli ribadì di dimostrare il titolo e la concessione dell’altare entro il termine prefissato, altrimenti esso sarebbe divenuto della camera arcivescovile. Il sacerdote compare successivamente in una lite con Tesidio Oliverio[x] e come comunero del capitolo.[xi] Nel 1589 il reverendo acquistò due case palaziate in parrocchia di Santa Maria Magna[xii] e, sempre in quegli anni, ottenne il canonicato di Santo Pietro delle Sette Porte.[xiii]

Trani, palazzo Telesio, albero genealogico della famiglia Telesio, sec. XIX (da catalogo.beniculturali.it).

Da Santa Severina a Crotone

I lavori di fortificazione della città e castello di Crotone, iniziati nella primavera del 1541, rappresentarono una occasione di guadagno per numerosi abitanti delle città e dei casali del Crotonese. Molti di loro si accasarono a Crotone e lavorarono come mastri, manipoli e devastatori alla fabbrica, altri fornirono dietro pagamento, mazze di frasche, canne di pietra, travi, tavole, ecc. Tra costoro troviamo Sancto Telesi.[xiv] Sempre a Crotone nella seconda metà del Cinquecento, troviamo tra le clarisse del monastero di Santa Chiara Soror Antonella Tilesia[xv], ed il diacono,[xvi] poi sacerdote, Gasparo Tilesi.[xvii] Un atto di ritiro di querela fatto da Tiberia Tilesia, vedova del nobile Aurelio di Ancona, ci informa che, alla fine del Cinquecento, i Tilesio sono bene inseriti nella vita economica e politica della città, e hanno stretto vincoli parentali con la nobiltà locale.[xviii]

Trani, palazzo Telesio, l’arme della famiglia Telesio in particolare del ritratto di Antonio Telesio di Cosenza (da catalogo.beniculturali.it).

Il Dottore fisico Gio. Paolo Telesio (seniore)

Imparentato con gli Scazzurro (Zurlo) e con i Corrales (spagnoli),[xix] facoltoso, in società con altri speculatori interviene nelle aste pubbliche, acquistando la riscossione delle imposte cittadine.[xx] La sua abitazione, situata in parrocchia di Santa Vennere, era costituita da una casa palaziata “con dui alti seu areri et dui membri”. Essa confinava con quella della vedova Laura de Arrichetta, con il rivellino della città e le vie pubbliche. Proprietario di alcune continenze di terre; in località Nao detta “Schifo Vecchio”, che rendeva salme dodici, in località “Neto detta S.to Stefano” di salme dodici, ed una detta “Mad(amm)a Ger(onim)a” di dodici salme. Esigeva inoltre un annuo censo di ducati ventisei e tari uno, sopra delle vigne che aveva venduto a Francesco Scrivano di Cotrone. Morì nei primi giorni dell’ottobre 1625.

Il 4 ottobre 1625, su richiesta di Leonardo Thelesio, uno dei figli e eredi dell’A.M.D. (Artis Medicinae Doctor) Jo. Paulo Thelesio, il notaio Giovanni Antonio Protentino si recò nelle case del fu Jo. Paolo Thelesio in parrocchia di Santa Vennere, “Jux.a domum Laurae de Arrichetta vid.a et rivellinum Civitatis p.ttae vias pp.cas”. Giunti, Leonardo Thelesio affermò che, nei giorni passati, il padre Jo. Paulo Thelesio morì, e per testamento dichiarò eredi i figli A.M.D. Jo. Francesco, U.J.D. D. Josepho e Leonardo Telesio. In presenza di Leonardo Thelesio si procedette all’inventario.

“Nel cortiglio ciarre otto piene et una cominciata di oglio tra grande e piccioli che disse d.o herede che saranno da cento sessanta militra d’oglio in circa delli quali se ne sono venduti per grassa della Città per ordine et ad instantia delli Sindici della Città barili sei di militra setti luno et quarti quattro et meza. Item dodici tumula di grano in circa. Dui matarazzi pieni di lana usati. Uno sproviero con zagarella rossa. Item uno secchio di rame per la gisterna. Tre caldaronetti. Uno tripodo grande. Una caldara mezana usata. Tre tavole usate. Dui scanni usati nella sala delle ditte case. Uno reposto piccolo di tavole dapite. Una sotto tassa et navetta d’argento. Una tassa et salera di faenza. Uno vaso di cristallo becchiero et vrenale. Sei piatti creta. Una caraffina di vetro. Item una cascia. Una cultra gialla di tela et crapicciola. Uno sproviero di banbace. Una terzina di sproviero retorto. Dui capofochi tre spiti una gradiglia una frissura due accetti et uno ronciglio. Una boffetta quattro seggie uno armaro con uno arcabugio, uno scopettolo, una spada uno mortaro di ferro una travacca usata dui matarazzi usati una coperta di banbace lavorata usata et uno sproviero con rizzi usato dui coscina uno bocale di rame una seggia di legno uno portero.

Nella Camera di dentro dudici quadri di diversi santi tre boffette una trabacca di noce usata uno tappito una sella una seggia di noce uno baulo usato grande dentro lo quale sono le infrascritte robbe dudici bergamini dui instrumenti di diverse compre uno casciotto rosso dentro lo quale sono le infrascritte robbe una resta di coralli lunga e lorga tondi una fiannacca di perle grosse e minute con migliuzzi d’oro et granatini et migliuzzi di oro. Una meza cascia di perle a quattro fila et quattordici conocchie con partituri di diaspri. Una fiannacca di perle grosse d’uno filo. Dui para di boccolette d’oro semplici due ciarrelli tutte dette perle pesano due onze et una quarta.Uno brasciero di rame et scarpaletto dui cappelli negri. Item un altro baulo dentro lo quale sono l’infratte robbe/ una guttunera di domasco negro, una cultra di seta verde saya di taffità, una robetta di ciambelletto, una altra di rascia vecchia, una altra di scotto vecchia, uno ferriolo di venti quatina usato, unaltra robetta di rascia usata, uno gilecco, uno manu di scotto, una robba di panno, una tovaglia grande di seta, tre coscini pieni di lana, una ferzaca di lana usata bianca, unaltra rossa usata, una coperta lavorata a scacco, uno paro di lenzola boni alli 15 usati, uno matarazzo pieno di lana, dui scanni, uno ciancale, uno quadro di tavola di noce, una cascia vecchia, sei sottane, quattro coscina lavorati di seta nera et dui rossi, due tovaglie di faccia lavorate di seta rossa, cinque stujabucche fiandenise, una tovaglia di tavola. Nel cascione grande di noce una roba negra di raso raschognaro una fodera di taffità torchina, uno paro di lenzola novi alli 12 con tagliari, uno sprovero di filondenti lavorato a scacco, uno sprovieri novo di tela alli 12 con maroccoli bianchi et avanti portina tagliati, un altro sprovieri di filo arrocciato usato e suo cappelletto, un altro sproviero novo alli 20 con maroccoli bianchi, un altro sprovero novo alli 11 con tagliati et frangi bianchi. Item una cultra lavorata nova et unaltra cultra nova lavorata con la falma. Unaltra cascia vi erano/ una cultra usata lavorata ad unda, uno tornialetto, dui tovaglie di tavola. Uno scrittorio dentro il quale sonno/ tre cocchiarelli d’rgento, uno cavalluccio di argento et tre quadri vitriati, una seggia et tapicciola di noce, uno sportone novo à basso, una pagliarola di tavole, una carratella, tre botte sane, una stimpagnara et una carratella, uno scanno et uno paro di pedi di tavola quadra. Item disse lo preditto Leonardo queste anche preditte robbe notate di comune volonta col altri heredi Cinquanta setti pezzi di libra di medicina tra piccole e grandi li sproneri di tela et tutti vestito essere inclusi li scritti n.o dieci tra vecchi et novi. Uno rizzo d’oro, valuta di D.ti tre. In bonis stabilibus/ la presente casa palatiata con dui alti seu areri et dui membri. Item uno ter.o seu continezza di terre à Nao dette Schifo Vecchio di salme dudici di intrada.Unaltra detta di S.to Stefano a neto di Salme dudici di intrada, un’altra detta Mad(amm)a Ger(onim)a di intrada di dudici salme, un annuo censo di d(uca)ti venti sei tari uno sopra le vigne che d.o Gio. Paulo vendio ad Francesco Scrivano di Cotrone. Presente in d.o atto di inventario lo Rev. D. Gioseppe Telesio figlio et uno delli heredi di d.o Q. Gio. Paulo …”.[xxi]

Ereditarono i figli Gioseppe, Leonardo e Gio. Francesco e la figlia Cecilia.

Crotone, localizzazione dell’abitazione dei Telesio.

L’educanda Cecilia Telesio

Gio. Paolo Telesio aveva stabilito che i figli ed eredi dovessero consegnare alla loro sorella Cecilia ducati duecento, la dote spirituale fissata per potere accedere alla professione nel monastero di Santa Chiara. Dai documenti risulta, che Cecilia entrò nel monastero, ma solo come educanda. I tentativi di appropriarsi dei 200 ducati andranno a vuoto. Il 2 dicembre 1627 i fratelli Telesio: il Rev. Don Gioseppe, il D.re fisico Gio. Francesco e Leonardo, divisa l’eredità paterna, rimangono in possesso anche di duc. 330 all’8%, che gli deve il nobile Francesco Suriano. Per volontà del padre, con gli interessi di quella somma, tra l’altro, si sarebbero dovuti pagare i ducati 200 di dote monacale della loro sorella Cecilia. Non riuscendo né a recuperare il denaro né i censi passati, i fratelli, pressati dalla sorella e “volendo vivere quietamente”, cedono a Cecilia il diritto di potere appropriarsi dei ducati 200 sui 330.[xxii] Tre anni dopo Cecilia, non è ancora diventata clarissa, essa ottiene solamente la possibilità di poter rimanere come educanda nel monastero, con un vitalizio di otto ducati annui.[xxiii]

Il primicerio Giuseppe Telesio

Giuseppe Telesio, figlio di Gio. Paolo, fu avviato alla carriera ecclesiastica. Nell’ottobre 1620 è rettore della cappella della famiglia Telesio sotto il titolo di Sant’Anna nella cattedrale di Crotone. In tale veste ottiene dal padre la donazione di un annuo censo di ducati quattro, per un capitale di ducati cinquanta, infissi su una vigna. La donazione è legata al peso della celebrazione di una messa settimanale per l’anima di Isabella Pizzuto.[xxiv] Reverendo, rettore della cappella di Sant’Anna e dottore nei due diritti, nel gennaio del 1636 ottiene il primiceriato, sesta e ultima dignità della chiesa crotonese, rimasta vacante per morte del sacerdote Gio. Teseo Sillano.[xxv]

Uno degli eredi del fratello Leonardo, è presente in un atto notarile del 14 gennaio 1648. I Telesio cercano un accordo con la vedova Francesca Zurlo sull’eredità lasciata da Leonardo Thelesio, fratello del primicerio Giuseppe e del fisico Gio. Francesco, figli ed eredi di Gio. Paolo. Infatti, Leonardo Thelesio per testamento, aveva nominati eredi il primicerio D. Gioseppe e i figli ed eredi del fisico Gio. Francesco, cioè il canonico D. Dionisio e il clerico Gio. Paolo. Intervengono anche le figlie del defunto Gio. Francesco, le sorelle Laura, Lidonia e Lucrezia.[xxvi] Il 4 agosto 1648 partecipa assieme al nipote e canonico Gio. Dionisio Thelesio, ad un capitolo della cattedrale riguardante la concessione di un prestito.[xxvii] Morì il 9 dicembre 1653.[xxviii]

Il “T. Talesi” in un particolare del foglio N. 571 Crotone della carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM.

Leonardo Telesio

Leonardo Telesio, figlio Gio. Paulo, si unì con Francesca Zurlo, figlia di Gio. Cesare. I capitoli matrimoniali furono stipulati il 17 maggio 1630. Nell’atto del notaio Gio. Antonio Protentino il reverendo Horazio Zurlo U.J.D. e Nicola Maria de Vito, fratello e zio di Francesca Zurlo, trattano il matrimonio da farsi tra Francesca Zurlo, figlia del defunto Gio. Cesare, e Leonardo Telesio. L’importo delle doti è fissato in 625 ducati, così suddivisi: ducati 500 per la metà della casa palaziata ereditata del fu Gio. Cesare, suo padre in parrocchia di Santa Margherita. Ducati 25 al tempo dell’affido ed i restanti ducati 100 al dì della Maddalena dell’anno seguente.[xxix]

Il 5 dicembre 1636 il canonico Horatio Zurlo, fratello di Francesca, consegna ai coniugi Leonardo Telesio e Francesca Zurlo, la metà di casa promessa in dote. Così è descritta: “una casa palatiata consistente in una sala et due camere et di sotto dette due camere uno magazeno di sotto la sala una grutta et uno mezanile con lo cortiglio con scala di petra con uno conio risguardante la scalilla dove vi e uno camerino con tambuto di tavole et la scala et uno camerino di tavole con una gisterna dinante la porta del cortiglio (…) si ne consigna la metà attesa l’altra meta e di Lucretia Zurlo sua sorella per assignatione fattale dal q.m suo padre, sita detta casa nella par.a di S.ta Margarita jux.a le case al presente di Michele marzano”.[xxx]

La parte finale della dote sarà consegnata solamente il 24 gennaio 1642, quando il Reverendo Horatio Zurlo U.J.D., fratello di Francesca Zurlo, consegna parte del denaro delle doti concordate a Leonardo Telesio.[xxxi] Leonardo Telesio muore nel 1646, senza lasciare figli. Il 10 novembre 1646, su richiesta di Francesca Zurlo, vedova di Leonardo Telesio, il notaio Protentino si reca in parrocchia di Santa Margherita, nelle case dove aveva abitato il padre Gio. Cesare Zurlo, metà delle quali sono dotali di essa Francesca Zurlo e l’altra metà appartengono al fratello Orazio Zurlo.[xxxii]

Il “T. Talesi”, “C. Talese” e “Talese” in una carta del Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese.

Il medico fisico Gio. Francesco Telesio

L’A.M.D. Gio. Francesco Telesio, figlio di Gio. Paolo, si unì con la spagnola Francesca Corrales. Sono ricordati i figli Dionisio, Filippo, Carolo e Gio. Paolo (iuniore), e le figlie Isabella, Laura, Lidonia e Lucrezia. Il 26 agosto 1613, Gio. Francesco Thelesio Art. M. D., è tra i presenti alla presa di possesso da parte del sacerdote Mutio Mangione, del beneficio esistente nella cattedrale sotto il titolo di San Nicola de Tolentino della famiglia Infosino.[xxxiii]

Il 10 marzo 1631, assieme al dottore fisico Cesare Cropalati, redige un certificato medico per il vescovo di Crotone Niceforo Melisseno Comneno. “Se fa fede per noi DDri phis.ci Cesare Cropalati et Gio. fran.co Thelesio di q.sta Mag.ca et fideliss.a Città di Cotrone etiam cum iuram.to alla Santità di N. S. e talli Eminentiss.mi S.ri Cardinali deputati et à qualsivoglia S.re Officiale della Corte Romana come Mons.re Ill.mo et R.mo l’Archivescovo D. Nicefaro Melisseno et Conneno Vescovo di q.sta predetta Citta è stato dui mesi sono da lunghiss.a infirmità oppresso, et quasi in articulo mortis et da q.lla è remasto de continuo con febre et oppilat.ne di vene meseraiche, et perche al presente s’l’è principiata la cura come tempo opportuno, et princip.o di p.ma vera, et ritrovandosi in così mala disposit.e non può far mutat.ne d’aria, né motivo alcuno non per mare né per terra non senza suo grandiss.o pericolo di vita se p.ma non viene dell’intutto da quella curato et in fe’ del vero l’habiamo fatto la pre.te firmata de nostre pp.e mani, et sigillata con nostri soliti sigilli in Cotrone hoggi li X di marzo 1631. Cesare Cropalati Dottor fisico fò fede come di sop.a Joannes Fran.cus Thelesius D.r philosop.s et medicus manu pp.a”.[xxxiv]

È del 12 agosto 1632 una dichiarazione fatta dai due dottori fisici a favore di Gio. Bernardino Longobucco. Su richiesta del giudice Ottavio Rizzuto e del notaio Gio. Antonio Protentino, i fisici e Dottori dell’Arte della Medicina Gio. Francesco Thelesio e Cesare Cropalati, dichiaravano che “in detta Città per la moltitudine di malati et morbi causati per la stemperanza dellaere corrono molti mali acuti et cronici con periculo emergente di vita poichè in dies ne moreno et tra laltri vi è Gio. Ber.no Longobucco di d.a Città quale e oppresso di una fibre putrida con complicatione di sciatica et dopo molti vari et diversi medicalmenti tuttavia persevere d.o male non senza periculo di sua vita”.[xxxv] Il 4 ottobre 1637 dona al figlio Dionisio una piccola casa palaziata, come patrimonio sacro, per poter accedere al sacerdozio.[xxxvi] Sempre per poter ascendere agli ordini sacri, l’anno dopo dà al figlio delle terre.[xxxvii] Il 10 aprile 1641 dota la figlia, educanda in Santa Chiara, che diviene clarissa.[xxxviii] Poco tempo dopo, morto Gio Francesco, gli eredi si divisero le case, che Gio. Paolo aveva lasciato ai figli. Il 14 maggio 1643 il primicerio Rev. U.J.D. Gioseppe Telesio si accorda con il presbitero Dionisio Telesio, Carolo Telesio e Francesca Corrales, rispettivamente figli e moglie ed eredi del q.m Gio. Francesco Telesio. Le case lasciate da Gio. Paulo dopo la sua morte, erano rimaste “comuni ed indivise” fra Gioseppe e Gio. Francesco e consistevano “in due camere grandi con dui bassi e dui aeri sopra et uno magazeno, gisterna et cortiglio. Sopra il magazzino successivamente, a sue spese, Gio. Francesco aveva fatto un altro “ario”. Ora gli eredi decidono di spartirsi la casa, ponendo alcune condizioni.[xxxix]

Crotone, in evidenza il luogo in cui esisteva l’abitazione dei Telesio.

Il canonico Dionisio Telesio

Figlio del medico fisico Gio. Francesco Telesio, ha come fratelli Carolo e Gio. Paolo (iuniore), e come sorelle Isabella, Laura, Lidonia e Lucrezia. Dionisio fu iniziato alla vita sacerdotale. Per consentirgli di accedere agli ordini superiori, il 4 ottobre 1637,[xl] ed il 6 settembre 1638,[xli] suo padre, gli fa due donazioni, in modo da costituirgli un patrimonio sacro. Troviamo anni dopo il canonico Dionisio Telesio, assieme al fratello il chierico Gio. Paolo, alle sorelle Laura, Lidonia e Lucrezia ed allo zio, il primicerio Gioseppe, in lite con la vedova Francesca Zurlo, riguardante l’eredità di Leonardo Telesio, marito di Francesca.[xlii]

Come canonico fu voce attiva nel capitolo della cattedrale.[xliii] Svolse incarichi importanti. Fu procuratore dei monasteri soppressi[xliv] e del seminario.[xlv] Dota la sorella Laudonia Thelesia, che sposa Domenico Montesano.[xlvi] Dota pure Vittoria Tegani, sua famula e creata, che sposa Francesco Cervra.[xlvii] Assieme alla sorella Laudonia, che ha sposato Domenico Montesano, egli abita in parrocchia di Santa Vennera, “iux.a domus delli Susanni in frontespitio Regii Castri” di questa città, via pubblica e altri confini.[xlviii]

Il 17 novembre 1672 il notaio Pelio Tiriolo si reca in parrocchia di Santa Vennera, nella casa dove abitano i Telesi, “iux.a domum heredum q.m Jo. Petri Susanna”, dove il canonico, prima di morire,[xlix] fa testamento. Egli nomina eredi il fratello clerico Gio. Paolo (iuniore) e la sorella Lucretia. Vuole che le altre sue sorelle Anna e Laudonia, non “possano esser amosse dell’habitatione di sue case durante loro vita”. Vuole essere seppellito in cattedrale nella sepoltura dei sacerdoti.[l] Poco prima di morire egli aveva affrancato alcuni censi che gravavano i suoi beni.[li]

Il chierico Gio. Paolo Telesio (iuniore)

Figlio dell’A.M.D. Gio. Francesco e di Francesca Corrales, fratello del canonico Dionisio, ha come sorelle Isabella, Laura,[lii] Lidonia e Lucretia. Il 14 novembre 1675, su richiesta del chierico Gio. Paulo Thelesio, il notaio Pelio Tiriolo si reca nelle sue case, poste dentro la città in parrocchia di Santa Vennera, “iux.a domos quae fuerunt delle Susanna in frontespicio muris huius Civitatis viam pub.cam ac alios fines”. Il chierico fa testamento. Nomina erede universale e particolare sopra tutti i suoi beni “mobili stabili raggioni et actioni”, la sorella la mag.ca Lucretia Thelesia. Lascia “quattro salme d’entrata sopra la gabella detta Thelesi, due salme a Lidonia Thelesio sua sorella et l’altre due al D.r fisico Gio. Jacono Codispoti suo cognato”. Dichiara, inoltre, di essere in debito con Gio. Bartolo Galatio per il prezzo di quattro tumoli di grano.[liii]

Crotone, in evidenza il luogo in cui esisteva l’abitazione dei Telesio.

La clarissa Isabella Telesio

Isabella Telesio, figlia di Gio. Francesco e di Francesca Corrales. Il 10 aprile 1641 Isabella Telesio alunna nel monastero di Santa Chiara e “moniale nondum professa”, figlia dell’A.M.D. Gio. Francesco Telesio, di età di 18 anni, vuole diventare clarissa. La dote, che deve versare il padre, è di 200 ducati. Gio. Francesco Telesio ha comprato con atto del notaio Gio. Francesco Rigitano del 4 febbraio 1626, da Josepho Maria Syllano, un vineale di terre detto delle Canne, in loco detto Neto, che rende quattro salme di frumento “quando seritur ad ragione modiorum sex pro qualibet salma ad minsuram neapolitanam”. La dà al monastero come dote della figlia.[liv] La clarissa Isabella era ancora nel monastero nel 1691.

L’abitazione dei Telesio

I Telesi abitarono in parrocchia di Santa Vennera fin dall’inizio del Seicento; la loro casa era situata davanti alle mura dello “spontone de Miranda”, detto successivamente “rebellino dela Conigliera”. Il Dottore fisico Gio. Paolo Telesio (seniore) possedeva una casa palaziata “con dui alti seu areri et dui membri”. L’abitazione confinava con quella della vedova Laura de Arrichetta, con il rivellino della città e le vie pubbliche.[lv] In seguito vi abitarono i figli ed eredi di Gio. Paulo.

Le case rimasero per alcuni anni comuni ed indivise tra i fratelli, il primicerio Gioseppe e ed il medico fisico Gio. Francesco. La casa palaziata consisteva allora “in due camere grandi con dui bassi e dui aeri sopra et uno magazeno, gisterna et cortiglio”. In questi anni della metà del Seicento l’abitazione fu ampliata: sopra il magazzino il medico fisico Gio. Francesco a sue spese alzò e fece un altro “ario”. L’abitazione fu divisa tra gli eredi e subì alcune modifiche. Fu ampliata e furono costruite nuove finestre e porte.[lvi] Il 14 novembre 1675, su richiesta del clerico Gio. Paulo Thelesio, figlio del medico fisico Gio. Francesco, il notaio Pelio Tiriolo si recò nelle case del canonico Dionisio Telesio, fratello di Gio. Paolo, poste dentro la città in parrocchia di Santa Vennera, “iux.a domos quae fuerunt delle Susanna in frontespicio muris huius Civitatis viam pub.cam ac alios fines” (“in parrocchia di Santa Vennera iux.a domum delli Susanni in frontespitio Regii Castri”).[lvii] Le case dei Telesio confinavano con la casa palaziata delle sorelle Cornelia e Eleonora Susanna, ed erano vicino alle case del Dottore fisico Salvatore Blasco e di Domenico Messina, “facci fronte le mura del rebellino detto la Conigliera”.[lviii]

Crotone, in evidenza il luogo in cui esisteva l’abitazione dei Telesio.

Il beneficio di Sant’Anna in cattedrale

La cappella della famiglia Telesio sotto il titolo di Sant’Anna era situata in cattedrale. Essa è documentata già nel 1620. Allora ne era rettore il sacerdote Giuseppe Telesio, figlio di Gio. Paolo Thelesio.[lix] Alla fine del Seicento il beneficio, senza altare e cappella di juspatronato dei Telesio, era amministrato dal sacerdote rettore Marco Codispoti, figlio di Laura Telesio e del D.r Fisico Gio Jacono Codispoti. Aveva un onere di tre messe alla settimana, alle quali il vescovo Marco Rama ne aggiunse una per l’anima di Gio. Paolo Telesio seniore.[lx] Alla metà del Settecento era rettore il sacerdote D. Dionisio Papaleo. Allora il beneficio aveva un vignale ed un censo sopra la casa di Pietro Messina. Possedeva un capitale di ducati 500 sopra l’arrendamento del vino a minuto della città di Napoli, e un capitale di ducati 11 sopra l’arrendamento dei sali di monte.[lxi] Nel catasto di Crotone del 1793 la “cappellania laicale sotto il titolo di Santa Anna”, che era stata della famiglia Telesio, apparteneva ora ai Ventura e ne era cappellano D. Gio. Battista Ventura.[lxii]

Note


[i] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A.

[ii] “domum unam palaciatam intus dictam Civitatem in loco dicto Piccileo sotto S.to Blasio iux.a rupes dictae Civ.s et viam vicinalem”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, Reintegra di Andrea Carrafa, 1521, f. 13.

[iii] “domum unam magnam terraneam iux.a viam publicam de super et iux.a domum heredum Facii Telesii et casalenum Gesualdi Basoino”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, Reintegra di Andrea Carrafa, 1521, f. 21.

[iv] “domum unam magnam terraneam iux.a viam pub.cam de super et iux.a domum Gesualdi Basoini”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, Reintegra di Andrea Carrafa, 1521, f. 21.

[v] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, Reintegra di Andrea Carrafa, 1521, f. 19v.

[vi] Santa Severina, 17 maggio 1574. Nardo de Martino abita “in loco dicto piccileo jux.a ripas Civitatis”. ASCZ, notaio Santoro M., volume IV (1573-1574), ff. 84v-85.

[vii] Santa Severina, 16 settembre 1574. Fabio de Girardo possiede “una casa terranea in la cappella di S. Maria de Puccio jux.a lo casaleno fu di Bat.ta Miniscalco jux.a la casa di Jo. Deodosio Petrorizzo stritto m.te la timpa di Cola Cosentino et la via pub.ca.” AASS, Not. M. Santoro, Volume 6.

[viii] “Una casa quale fu d’Antonina Salvato dentro detta cappella (S: Maria de Puccio) iuxta la casa di Scipio de Mauro, stritto mediante, iuxta la via publica, e la timpa vicino la porta della Grecia della città, la possiede Federico Palazzo.” AASS, Fondo Arcivescovile, volume 13B, Platea mensa arciv. 1576, f. 38v.

[ix] 1555/1556. In parrocchia di Santa Maria de Puccio l’erede di Andrea Telese possiede una “Grutta”. AASS, Fondo Arcivescovile, volume 4A, Censi di Santa Anastasia (1555 – 1558).

[x] Nell’ottobre 1570 il Liveri protestava contro Gio. Antonio Tilesio, in quanto voleva saldato un debito di ducati 75. Con tali denari il Liveri voleva comprare “tutte le medicine et specierie” per la sua “potica”, dalla vendita delle quali avrebbe ricavato ducati 100. ASCZ, notaio Santoro M., volume II (1570-1571), f. 23.

[xi] Santa Severina, 10 aprile 1579. Il R. Jo. Antonio Tilesio e il R. Domenico Cavallo comuneri del capitolo. Santa Severina 14 marzo 1581 “clero ex.a capitolum D. Jo. Ant.o Tilesio”. AASS, Fondo Capitolare, cartella 1D, Deliberazioni Capitolari, ff. 45v, 46v.

[xii] Santa Severina, 10 gennaio 1589. I coniugi Nardo e Ficuso e Delia de Cafarello, possiedono una casa palaziata in parrocchia di S. Maria Magna, “jux.a domum Jo. Petri ferrari stritto mediante jux.a aliam domum ipsius Nardi muro comune et viam”. La vendono al Rev.do Jo. Antonio Tilesio. ASCZ, notaio Santoro M., volume XI (1588), f. 53. Santa Severina, 31 gennaio 1589. Marcello Guarino possiede una casa palaziata in parrocchia di Santa Maria Magna, confinante con la casa dell’erede di Cesare Fellapane. La vende per ducati 20 al Reverendo Gio. Antonio Tilesio. Ibidem, ff. 60v-61.

[xiii] Nel sinodo del 3 giugno 1590: il “R.dus canonicus Sancti Petri de sette porte extra menia Civitatis vocatus in Synodo more solito. Comp.t D. Jo.es Ant.s Telesius canonicus.” AASS, Fondo Arcivescovile, volume 6A, f. 57v.

[xiv] “Addi 29 de 9bro 1545 d.nica, Ad Sancto Telesi de Sancta Severina sta in Cotroni per haver portato dali 23 per tutti li 28 detto frasca m. 900 se have pagato 1 – 3 – 2.” ASN, Dip. Som. Fascio 197, f.lo 2, f. 11v.

[xv] Crotone, 25 ottobre 1564. Beatrice Sanfelice abbatessa, suore: Marchesina Pipina, Beatrice Lucifero, Caterinella Urso, Lucretia Marsana, Sigismunda de Viza, Innocentia Strati, Caterinella Crescente, Julia Puzdomia, Francisca Petrolillo, Antonina de Donato, Hieronima de Cropani, Antonella Thilesa. ASCZ, Misc. B. 26. Crotone, 1 novembre 1583, Soror Antonella Tilesia (clarissa nel monastero di Santa Chiara). ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, ff. 103/133.

[xvi] Crotone, 13 aprile 1570: diacono Gasparo Telesio. ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone, deputato sopre l’intrate del Vescovato de Cutrone = 1570 et 1571, f. 76.

[xvii] Crotone, 12 agosto 1578. Il presbitero Gasparo Tilesi è presente nella riconsegna delle doti tra Andrea de Bernardo di Cirò, padre del fu Tiberio de Bernardo, e Donna Isabella de Cutanda, vedova di Tiberio de Bernardo. ASCZ, Notaio ignoto, Busta 15, ff. 292-293. Crotone, 30 settembre 1578. Petro Ramires Arellano, castellano di Crotone, dovendo assentarsi, incarica il m.co Marco Antonio Lo Bardi savoiense, ma abitante nella terra di Cirò, a rifornire di vino, oglio, frumento e di ogni cosa necessaria al regio castello. È presente il presbitero Gasparo Tilesi. ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, f. 349.

[xviii] Crotone, 6 luglio 1591. Tiberia Tilesia, vedova di Aurelio de Ancona, in presenza del regio capitano della città Joannes Martines de Montealvan, dichiara che fu “male informata a quibusdam malevolis odiosis et inimicis m.ci Jois Andreae Ormatiae de praeditta Civitate Crotonis materno et avito dolore commota et per errorem criminalem querelam instituisse in m.c.v…”. ASCZ, Not. Gio. Fran.co Rigitano, Busta 49, anno 1591, ff. 15-17.

[xix] “Adi 22 di 7bro 1610 morsi la figlia dell gioan paulo tylesio moglie dello sig.r gio cesare scazzuro et si sepelli all vescovato e pagò.” AVC, Cartella 20, Libro dei Morti.

[xx] Crotone, 17 ottobre 1614. Davanti al notaio compaiono: Joanne Paulo Basoino/ A.M.D. Joanne Paulo Telesio, Alonso Corral, Dionisio Pisanello e Thomasio Pantisano. Gio. Paulo Basoino comprò dall’università di Crotone la bonatenenza della città per duc. 2200 per quattro anni, da Pasqua 1614 a Pasqua 1618. L’acquisto, tuttavia, fu fatto in società con Gio. Paulo Telesio che mise ducati cinquecento, lo spagnolo Alonso Corral ducati trecento, Dionisio Pisanello ducati duecento, Gioseppe Maria Syllano ducati trecento, e Thomaso Pantisano ducati cinquecento, mentre ducati 400 li mise Joanne Paulo Basoino. ASCZ, Not. Gio. Geronimo Palmieri, Busta 113, ff. 74-75.

[xxi] ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 117, anno 1625, ff. 59-62.

[xxii] ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, anno 1627, ff. 81v-82.

[xxiii] Crotone, 16 maggio 1630. Leonardo Telesio essendo in possesso di un censo di ducati 8 per un capitale di ducati cento, sopra le vigne del presbitero D. Francesco Suriano, li dona alla sorella Cecilia Telesio per educarsi in Santa Chiara, con la condizione che in caso di morte, ritornino al donante. ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 69. Crotone, 19 luglio 1632, clarisse nel monastero di Santa Chiara: Vittoria Bernale badessa, Vittoria de Adamo vicaria, Lidonia Oliveria, Lucretia Lucifero, Lucretia Mandile, Giulia Marzana, Lucretia de Nola, Laura Lucifero, Vittoria Scurò, Andriana Lucifero, Vittoria Pagano, Anna Crescente, Clara Leone, Maria Rotella, Beatrice Barroncellis, Laura Barroncellis, Lucretia Suriano, Vittoria Suriano, Vittoria Ormazza, Aurea Longa, Anna Barroncellis e Vittoria Scurò. ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 42v.

[xxiv] Crotone, 31 ottobre 1620. Davanti al notaio compaiono: Jo. Paulo Thelesio A.M. Dottore / Rev.do D. Josepho Thelesio rettore della cappella di iure patronato dei Telesi intitolata a Santa Anna dentro la chiesa maggiore di Crotone. Jo. Paolo Thelesio possiede un annuo censo di ducati quattro su un capitale di ducati cinquanta, sopra i primi frutti della vigna di Matteo Cardea situata in località Lamposa. Lo assegna alla cappella di Santa Anna per la celebrazione di una messa settimanale per l’anima di Isabella Pizzuto. Tra i presenti c’è il fratello Gio. Francesco Thelesio. ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, ff. 68-69.

[xxv] Gennaio 1636 – “De primiceriatu ecclesiae Cotron., quinibis est dignitas non tamen post pontificalem maior, cuius fructus XXIIII duc, vac per ob. Io. Thesei Sillani, de praesente mense Ianuarii, sede episcopali vacante, def., providetur Iosepho Thelesio, pbro oriundo J.U.D., cum dispensatione retinendi beneficium simplex sub invocatione S. Annae in eadem ecclesia.” Russo F., Regesto, VI, 32034.

[xxvi] ASCZ, Not. F. G. Protentino, Busta 133, ff. 3v-5.

[xxvii] Crotone, 4 agosto 1648. In presenza del vicario generale del vescovo Ioannes Pastor (20 luglio 1638 – 4 luglio 1662), e di Joseph Thelesio U.J.D. primicerio della cattedrale, il capitolo composto da Fabritio Bonello arciprete, Gio. Paulo Pelusio decano, Gio. Jac. Mangione Cantore, Francesco Bombino Canonico, Gio. Vinc.o d’Amato, Giuliano Russo, Gio. Dom.co Bonifatio, Lelio Marzano, Fabritio Petitario canonico, Gio. Pietro Leotta canonico, Gio, Giacomo Sillano canonico, Gio. Dionisio Thelesio canonico, Gio. Domenico Venturi parroco, Gio. Battista Venturi parroco, Jacovo Antonio Longobucco, Scipione Scarnera, Francesco Guarasco, Silvio Scurò, D. Jo. Jacobo Basoino canonico, D. Facente, concede un prestito di ducati 50 all’8 % sopra le vigne e case di Prospero Venturi. AVC, pergamena s. c.

[xxviii] “Adi 9 dicembre 1653 morse D. Gioseppe Telesio Premigerio et si sepelli nella Cattedrale gratis.” AVC, Cart. 20, Libro dei Morti.

[xxix] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, anno 1630, ff. 68v-71.

[xxx] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 119, f. 130.

[xxxi] ASCZ, Not. Protentino F. G., Busta 229, anno 1642, ff. 1-3.

[xxxii] ASCZ, Not. Protentino F. G., Busta 229, anno 1646, f. 142.

[xxxiii] ASCZ, Not. Dionisio Spetiale, Busta 108, f. 46v.

[xxxiv] SCC. Relationes Crotonen. 271A, 1631.

[xxxv] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, f. 65.

[xxxvi] Crotone, 4 ottobre 1637. Compaiono Jo.e Francesco Telesio Artis Medicinae Dottore, ed il figlio il clerico Dionisio Telesio. Gio. Francesco Telesio possiede per acquisto fatto all’asta, una “ domum parvam palatiatam sitam et positam intus d.ae Civitatis in par.a S.tae Vennerae iux.a domum laurae murano, viduae q.m minici de messina et domum heredum minichelli varano rivellinum civitatis et alios fines”. La dona al figlio per poter ascendere agli ordini sacri. ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, f. 65.

[xxxvii] Crotone, 6 settembre 1638. Gio. Francesco Telesio dona al figlio il clerico Gio Dionisio Telesio, una continenza di terre detta di San Stefano e il vignale delle Canne posti nel luogo detto Neto, per poter ascendere agli ordini sacri. ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, ff. 25v-26.

[xxxviii] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 119, anno 1641, ff. 22-23.

[xxxix] ASCZ, Not. Protentino G. A. Busta 119, f. 31.

[xl] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, f. 65.

[xli] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, ff. 25v-26.

[xlii] Crotone, 14 gennaio 1648. D. Josepho Thelesio U.J.D. primicerio e il Rev. Canonico Dionisio Thelesio, come figli ed eredi, detto Josepho Thelesio, dell’Arte Medicine Dottore Gio. Paolo Thelesio, e detto D. Dionisio Thelesio di Gio. Francesco Thelesio dell’arte Medicine Dottore. Essendo Gioseppe Thelesio e Gio. Francesco figli di Gio Paolo Thelesio. Le sorelle Laura Lidonia e Lucrezia. Francesca Zurlo vedova di Leonardo Thelesio. Leonardo Thelesio per testamento nominò eredi D. Gioseppe, D. Dionisio e il clerico Gio. Paolo. ASCZ, Not. F. G. Protentino, Busta 133, ff. 3v-5.

[xliii] AVC, pergamena s. c.

[xliv] Nel mese di agosto 1669 il Reverendo Don Dionisio Thelesio era procuratore dei monasteri soppressi. ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, anno 1671, f. 76.

[xlv] Crotone, 14 settembre 1669. Il canonico D. Dionisio Thelesio procuratore del seminario. ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, anno 1671, f. 75.

[xlvi] Crotone, 18 dicembre 1670. “Ecc.mo Sig.re. Lidonia Telesi della città di Cotrone con sup.ca fa intendere à V. Ecc.a qualmente in tempo contrasse matrimonio con Domenico Montesano dal Rev.do D. Dionisio Thelesi suo fratello li furno promesse docati sette cento di Dote fra li quali vi è un territorio detto Madamma Gerolama, per docati cinquecento. Et perché al presente il detto Domenico suo marito si trova grandemente oppresso di debiti et con il medesimo ha procreato dui figli, contratti detti debiti per l’alimentatione di loro famiglia, sup.ca perciò V. Ecc.a resti servita concederli che li sia lecito vender la metà di detto territorio sito nel distretto di questa Città di Cotrone ò vero sopra quella vendere annuo censo ascendente al valore di detta metà, che l’haverà à gratia di V. Ecc.a ut Deus. Signum Crucis pp. manus pp.ttae Lidoniae Thelesi.” ASCZ, Not. Pelio Tiriolo. Crotone 18 febbraio 1671, Busta 253, anno 1671, f. 32.

[xlvii] Crotone, 1 marzo 1671. Compaiono il Rev.do canonico Dionisio Thelesio per sé, quanto in nome di Vittoria Tegani “eius famula” e sua creata, e Francesco Cervra di Simeri. Contratto di matrimonio. Il canonico si impegna a dare in dote ai futuri sposi, ducati dieci nella prima raccolta, più cose di casa. ASCz. Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, anno 1671, ff. 29v-30.

[xlviii] Il 29 ottobre 1671, su richiesta del Mag.co Domenico Montesano di Simbari, il notaio Pelio Tiriolo si reca nella casa del Rev.do canonico D. Dionisio Thelesio, situata in parrocchia di Santa Vennera “Justa domus delli Susanni in frontespitio Regii Castri di questa città”, via pubblica e altri confini. In una camera Domenico Montesano fa testamento. Nomina eredi i figli Antonio e Francesca Maria e la moglie Lidonia Thelesi. Vuole essere seppellito nella sepoltura dei Telesi. ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, ff. 151-152.

[xlix] Gennaio 1673. “De canonicatu ecclesiae Cotronen., cuius fructus 24 duc., vac. per ob. Ioseph (Dionisius) Thelesii, de mense novembris def., providetur Horatio Scarnera, pbro oriundo.” Russo F., Regesto, VIII, 42740.

[l] ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, ff. 135v-136.

[li] “Li d.ti 10 complimento delli d.ti 40 si sono dati à censo al q.m can.co D. Dionisio Telesi dal med.mo affrancati, e dati à Cola e Giusep.e La Piccola sop.a loro robbe, si matura à 3 9bre.” AVC, Platea del Capitolo dell’anno 1691 e 1692, f. 6v.

[lii] Laura Telesio andò sposa al D.r Fisico Gio Jacono Codispoti, e morì l’otto luglio 1693. Fu madre del sacerdote Marco Codispoti, parroco di Santa Maria Prothospatarii. AVC, Libro dei Morti.

[liii] ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253. f. 73v.

[liv] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 119, anno 1641, ff. 22-23.

[lv] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 118, anno 1625, ff. 59-62.

[lvi] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 119, f. 31.

[lvii] ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253. f. 73v.

[lviii] Crotone, 15 luglio 1671. Da una parte compaiono le sorelle Cornelia e Eleonora Susanna ed il loro procuratore il parroco D. Carolo Bonello, dall’altra il milite Bernardo Gimenes Gaeta e la moglie Elisabetta Messina, figlia di Carolo Messina. Interviene anche Giacinto Messina. Le sorelle Susanna possiedono “una casa palatiata consistente in due camere l’una con una parita in mezzo facci fronte le case che hoggi possede il D.r fisico Salvatore Blasco confine le case delli Thelesi et le case di Dom.co Missina et l’altra camera facci fronte le mura del Rebellino di questa città d(ett)o la Conigliera confine le case delli med(esi)mi di Thelesi con uno basso nella cam(er)a della parita sita e posta nella Parocchia di S.ta Vennera et confine ancora un’altra camera à loro romasta et altri fini”. Il 4 dicembre 1658 le sorelle donarono la casa palaziata con altri beni al Rev.do Don Carolo Bonello e dopo la sua morte al capitolo. Trovandosi ora le due sorelle in grave difficoltà economica, chiedono al capitolo e ottengono di poter vendere le due camere ed il basso, al milite del castello Bernardo Gimenez Gaeta per ducati 120. Tra i presenti all’atto c’è il canonico Dionisio Telesio. ASCZ, Not. Pelio Tiriolo, Busta 253, ff. 88 -89v. Courage basse =La Conigliera maintenant jarden du Genie (1810). Conigliera porta di Crotone. Tratto di strada tra la parte interna ed esterna della Conigliera (1868). Strada della Conigliera ora discesa S. Leonardo (C. T. 1940). Discesa Conigliera (1957-1979).

[lix] ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 117, ff, 68-69.

[lx] “Beneficio Juris patronato Fam. Telesi Sine altare et Cappella Sotto il titolo di Santa Anna, rettore il sacerdote Marco Codispoti. Onere messe tre alla settimana.” I beni del beneficio erano costituiti da un censo di annui ducati 35 sulla gabella del vino della città di Napoli. Un censo di annui carlini venticinque per un capitale di ducati venticinque, sopra le case che furono di Gio. Battista Ancona ora di Giuseppe Triolo, in parrocchia di Santa Margarita, e sopra un mulino in località S. Nicola di Isola. Possedeva, inoltre, un vignale nel luogo detto “il vallo di nigro”, detto “il vignale delli Telesi”, ed un altro vignale col peso di una messa la settimana, per l’anima di Gio. Paolo Telesi seniore. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini A. D. 1699 Confectae, ff. 32v, 150v. Nel 1720 ne era ancora rettore il parroco Marco Codispoti. AVC, Anselmus dela Pena, 1720, f. 41v.

[lxi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario dell’Università di Cotrone del 1743, f. 221.

[lxii] AVC, Catasto di Crotone del 1793, f. 157.


Creato il 26 Agosto 2024. Ultima modifica: 26 Agosto 2024.

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