Ricerche su Agazio Lo Morello e sulla casata dei Lo Morello di Crotone

La vera effigie di Santa Maria di Capo Colonne dipinta da San Luca Evangelista e conservata nella cattedrale di Crotone, che si trova riprodotta nella stampa del manoscritto di Jo. Nicola Basoino.

Un manoscritto, che descrive i miracoli della Vergine del Capo, compilato nel 1598 dal canonico Giovanni Cola Basoino, fu “copiato” dall’originale nel 1741 dal primicerio, poi arcidiacono, Raimondo Torromino. La “copia” fu in seguito messa a stampa nel 1824 dal decano Giuseppe Maria Sculco, nel 1882 dal canonico Pasquale Juzzolini, e nel 1918 da mons. Beniamino de Mayda. Il “Libro dei Miracoli” tramanda, che nel 1519 esisteva a Capo delle Colonne una chiesa, dove si venerava una sacra immagine della Vergine detta del Capo. Nel giugno di quell’anno due galee di Turchi approdarono al Marinello e saccheggiarono la vicina chiesa, tentando invano di bruciare l’immagine che, buttata in mare dai pirati, fu ritrovata sulla spiaggia “sotto l’Irto del Capo verso li Canalicchi” da un vecchio coltivatore del luogo di nome Agatio Lo Morello.[i]

L’immagine fu dapprima portata nel convento dei minimi di San Francesco di Paola e poi in una cappella con altare, posta al lato sinistro dell’altare maggiore della cattedrale. Dove il vescovo Antonio Sebastiano Minturno (1565-1570) per incrementarne il culto comandò, che ogni sabato si recitasse l’ufficio della Vergine con le sacre litanie loretane. L’originale manoscritto del Basoino, copiato dal Torromino “molto patito … così nel carattere, come nelle pagine lacerate in molti luoghi”, è andato perduto. Anche da una superficiale analisi il testo, che si rifà alla copia settecentesca, mostra delle imprecisioni e inesattezze, specie nella parte iniziale.[ii]

Crotone, cappella della Vergine del Capo delle Colonne in cattedrale. Tela di Giuseppe Boschetto (1841-1918), che appresenta il tentativo dei Turchi di bruciare il quadro della Vergine (da sigecweb.beniculturali.it).

Il testo

 “Arrivando a detto Capo due Galee di Turchi, pigliorno detta S.S. Immagine, e postala al fuoco, non si potette bruggiare. … si bene dopo alcuni giorni fu ritrovata alla spiaggia del mare sotto l’Irto del Capo, verso li Canalicchi da un vecchio nomato Agatio lo Morello che parte di detto sito coltivava intatta, immacolata, e bella come prima era, quale presala, si la portò nella Città in casa, e la pose dentro una cassa che d’inanzi il suo letto si tenea; onde per questo dopo alcun dì le sopragiunse una grandissima infermità, di modo tale, che divenne sordo, e perdè anco affatto la vista degli occhi; ove fattosi molti rimedi, tutti furono vani. Ultimamente confessatosi, manifestò al Confessore, che fu un Padre dell’Ordine di S. Francesco di Paola, che in poter suo si ritrovava detta Immagine; ed aperta la cassa, ove la Gloriosa effigie della Madre di Dio si teneva, portatasi per consiglio di detto Padre al Convento di Gesù Maria di detta Città del suo Ordine, subito al detto Agatio (o miracolo grandissimo) le venne l’udito, e la vista, e ritornò sano, e gagliardo, come prima era”.[iii]

Crotone, l’Irto.

La figura di Agazio Lo Morello

Nel manoscritto e poi nel libro, un ruolo importante ricopre la figura del crotonese Agazio lo Morello, protagonista del recupero del dipinto, prima consegnato ai frati del monastero di Gesù Maria e poi alla cattedrale. Su di lui molto si è detto e scritto. La carenza di informazioni dovuta al fatto, che l’unica fonte era quella tramandata dal manoscritto del canonico e poi parroco di San Salvatore Giovanni Nicola Basoino, ha favorito molte interpretazioni in forma di fantasia. Secondo alcuni Lo Morello era un povero contadino, che coltivava quelle terre ed aveva trovato la tela sulla riva del mare presso l’Irto, per altri un pescatore che, in punto di morte, rilevò di possedere il quadro, che aveva trovato presso il promontorio di Capo delle Colonne e che conservava in una cassapanca, per altri un vecchio pescatore, per altri ancora era un pescatore contadino e da ultimo, “u vecchiareddru ch’ha truvatu a Madonna i Capuculonna”.

Crotone, l’Irto.

I Lo Morello

La famiglia Lo Morello è già presente a Crotone nella prima metà del Cinquecento. Alcuni familiari sono citati tra gli abitanti di Crotone, che hanno partecipato alla costruzione delle fortificazioni della città e del castello (1541-1560). Tra essi troviamo Bestiano, Bartolomeo e Jo. Ber.no lo Morello.

Bestiano lo Morello è uno dei parrocchiani di Santa Vennere che, nel giugno del 1542, essendoci scarsità di manodopera, deve prestare l’opera, per proseguire la costruzione delle fortificazioni della città.[iv] In seguito è tra coloro, che riforniscono la Regia Fabbrica di mazzi di frasca per le calcare.[v] Bartolomeo lo Morello porta più volte con i suoi carri legname alla Regia Fabbrica.[vi] Jo.e Bernardino Lo Morello è pagato, perché ha portato più volte alla Regia Fabbrica della “frasca” per alimentare le calcare.[vii] Nel 1546, assieme al mastro Antonio Pandolfo, stipula un contratto con la Regia Fabbrica per la fornitura di 25 pezze di pietra, che deve portare da Mesoraca. La pietra serve per scolpire le arme di Carlo Quinto e di Don Petro de Toledo.[viii] In seguito con i suoi uomini e con i suoi carri, partecipa allo scavo e alla costruzione del torrione Toledo,[ix] e al trasporto di pietra per le fortificazioni.[x]

Nella seconda metà del Cinquecento troviamo Jo. Petro[xi] e Gio Gregorio Lo Morello.[xii]

Crotone, panorama della costa presso l’Irto.

Agatio lo Morello

Alcuni documenti, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli e presso l’Archivio di Stato di Catanzaro, gettano un po’ di luce sulla figura di Agazio lo Morello. Trattasi di alcune platee della Mensa Vescovile di Crotone relative al ventennio 1566-1586, e di protocolli notarili di Crotone. Dalla “lista delli censi sopra le case che tiene il Regio vescovo de Cotrone”, sappiamo che Lo Morello abitava in parrocchia di Santa Domenica, e la sua casa confinava con quella della famiglia Turco. Nelle platee successive, non è più citata la parrocchia di Santa Domenica, mentre le case che ne facevano parte, sono annotate in quella confinante di Santa Vennere.[xiii] Con la soppressione avvenuta al tempo del vescovo Giovanni Lopez alla fine del Cinquecento, la parrocchia di Santa Domenica con i suoi abitanti andrà a far parte della parrocchia del SS. Salvatore.

Sempre dalle stesse platee, nel “Conto del m.co Julio Cesare de Leone dele entrate esatte per esso delo arcepisc.ato de cotrone del presente anno p.ae ind.is 1572 et 1573”, risulta che il Morello ha in fitto nell’annata 1572/1573 il vignale della Ronca appartenente alla Mensa Vescovile di Crotone ad uso massaria,[xiv] mentre nell’annata 1585/1586 le gabelle Gargana, Nao, e la Menta a uso erbaggio.[xv]

Queste informazioni ci inducono a pensare, che il Morello era un mercante di grano e che possedeva una discreta possibilità finanziaria. Egli infatti, per potere ottenere l’affitto di questi terreni, aveva dovuto partecipare all’asta pubblica e per aggiudicarseli dare dovute garanzie. Inoltre, se aveva affittato con pagamento in grano, doveva far seminare le terre, subaffittandole a coloni, anticipando buoi e semi con contratti di resa al raccolto. Mentre se le aveva affittate con pagamento in denaro, ad uso erbaggio, doveva affittarle ai mandriani e ai pecorai dei casali di Cosenza.

Ritroviamo Agazio lo Morello nel 1591 in alcuni atti del notaio Gio. Francesco Rigitano. In questo caso egli risulta col titolo di nobile, o di magnifico, e presenzia come regio giudice ai contratti (“R. J. ad contractum”), cioè egli è un funzionario di nomina regia, che ha l’incarico di validare alcuni particolari e importanti atti notarili. Trattasi quasi sempre di contratti, che hanno rilevanza statuale, che riguardano l’esportazione di grano per Napoli,[xvi] la consegna e la custodia dello stendardo reale per la fiera di Gesù Maria,[xvii] la consegna delle tre chiavi della città dal mastrogiurato al capitano della compagnia spagnola,[xviii] venuto in città per presidiarla, il naufragio e la cattura di barche da parte dei Turcheschi,[xix]

La sua presenza negli atti notarili va dal 10 marzo 1591 al 10 giugno dello stesso anno.[xx] Da ultimo sappiamo, che Agazio lo Morello contrasse matrimonio con Galerana de Napoli, e dal matrimonio nacque Porzia, che si unì con Jo.e Battista Paparogero di Cutro.[xxi]

Sottoscrizione di Agatio Lo Morello (15 maggio 1591). ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, f. 55.

Note


[i] L’incursione turca a Capo delle Colonne è dei primi di luglio 1517. ASN, Dip. Som. Fs. 532/10 Erario de Cotrone, f. 28.

[ii] Juzzolini P., Santuario di Maria SS. del Capo delle Colonne in Cotrone, Cotrone 1882, p. 6.

[iii] Sculco G. M., Libro de’ miracoli operati da Maria Santissima sotto il titolo della Madonna del Capo delle Colonne, Napoli 1824, pp. 22-23.

[iv] “Addi XVIII Junii 1542. Santa Vennera Bestiano lo morello 0 – 0 – 10. ASN, Dip. Som. (fabbriche e fortificazioni) Fasc. 196, f.lo 4, f. 65v.

[v] “Adi VIII 7brs 1549 Ad Bestiano Morello per m. 1000 [di frasca] 1 – 4 – 0. ASN, Dip. Som., Fs. 199, f.lo 1, f. 7.

[vi] “Addi 22 aprili 1546 Ad bar.eo lo morello et comp. de cotroni per havereno portato carrati n. 25 de legname per le lamie delo spontoni delo castello, se haveno pagato ad r.ne de carlini tre per carrata per ac.do fatto D. 7 – 2 – 10. ASN, Dip. Som., Fascio 197 f.lo 2 (1545-1547), f. 115.

[vii] “Addi XXVIIII Junii 1542 Ad Jo. ber.no lo morello de Cotroni per haver portato per avanti uno miglaro de frasca 1 –2 – 0.” ASN, Dip. Som. (fabbriche e fortificazioni) Fasc. 196, f.lo 4, f. 62. “Addi 19 Xbris 1545 frasca portata alle calcare Ad Jo. Ber.no lo morello de cotroni addi 19 m. 100 D. 0 – 0 – 18.” ASN, Dip. Som., Fascio 197 f.lo 2, (1545-1547), f. 32v.

[viii] “Addi XI Julii 1546 Ad Jo. ber.no lo morello et m.ro Ant.no Pandolfo di Cotroni D.ti vinti et sono in conto di D. 70 deveno havere per conto delo partito fatto de portareno p.e n. 25 de petra delo tenimento de mesoraca per le arme de sua M.ta et de sua Ex.a como appare per cautela teni in poter not. ber.no de nola de cotroni.” Il 22 agosto dello stesso anno si consegna il rimanente della somma pattuita. ASN, Dip. Som., Fascio 197 f.lo 2 (1545-1547), ff. 146, 159.

[ix] “Addi XV 7brs 1549 Ad Jo. ber.no lo morello de Cotrone dico al detto per haver receputo addi g.o ditti D. 6 – 0 – 0 ¾ et sonno ad comp(limen)to de D. 276 – 4 – 11 ¾ per p.l n. 607 et p.l 24 de fabrica si e fatta et scandagliata in la Cor.na del Cretazo 6 – 0 – 0 ¾ .” (Stesso giorno) “Ad Jo. Ber.no lo Morello de cotrone per haver fatigato con sue genti et car.tte in lo cavamento delo torrione detto Toledo per como lo partito delo staglio ha receputo D. 44 – 1 – 19.” “Adi 27 7brs 1549 … per havere fatigato con sue manuale et car.tti in lo cavamento del tor.ne toledo” (f. 14v). “Addi XXVIIII soi homini et carretti.” ASN, Dip. Som., Fs.199, f.lo 1, ff. 11v, 17v.

[x] “Addi XV Junii 1550 per lo prezzo de canne tre de petra condutta per terra in la regia fabrica.” ASN, Dip. Som., Fs. 199, f.lo 1, f. 150.

[xi] “Adi 16 septebrii [1572] Locretia de Jo. Petro lo morello.” ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone, deputato sopre l’intrate del vescovato de Cutrone = 1570 et 1571, f. 69v.

[xii] “Adi 17 di marzo 1614 morsi lo nepoti di gio gregorio morello et si sepelli in s.to bestiano et pago.” AVC, Libro dei Morti.

[xiii] “Sopra la casa de her. ferrante turco confine la casa de agatio lo morello grana quindici.” “Sopra la Casa del q.m antonio turco confina la casa de agacio lo morello e l’altra casa del detto antonio 0 – 0 – 15” (in par. santa domenica, 1566). ASN, Dip. Som., Fs. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone, deputato sopra l’intrate del vescovato de Cutrone = 1570 et 1571, Lista delli censi sopra case che tiene il R.io vescovo de Cotrone (1570-1571), ff. 15, 58v. Nel 1572/1573 è in parrocchia di Santa Vennera: “sopra la casa del q.m anton.no turco 0 – 0 – 15”. ASN. Dip. Som. 315/9, Lista delli censi sopra case che tiene il R.io vescovo de Cotrone (1572-1573), f. 5v.

[xiv] “Agatio lo Morello deve tta tre de grano per lo affitto delo vignali dela roncha per lo presente anno p.ae ind.is come per affitto 3. per m.o del detto tt.a 3.” Conto cit., f. 10. “Gabella nominata la ronca loco detto li pileri la quale e dentro le terre de not.o ber.no de nola. Gabelluzza nominata la ronca loco detto li pileri tenim.to de cotrone jux.a et circundata dele terre di not.o ber.no de nola.” Conto, cit., ff. 42-43. Nell’annata 1571/1572 “è restata anco vacante se ne sole havere doc. dui lo anno”. Conto, cit., f. 47.

[xv] “Agatio lo morello deve per laffitto de gargana, nao et la menta affittatoli docati quaranta cinque per detto anno 14.a duc. 45.” ASN, Dip. Som., Fs. 315/13, Intrate del reg.o vescovato de Cotrone esatto per Ill.mo S.or pier fran.co ravaschiero reg.o Thes.ro de Calabria Ultra nel’anno 14.a Ind.e 1585 et 1586, f. 2. “Gabella detta de nao nel capo dele colonne jux.a le terre de scifo, et le terre delli her.i del q.o don ger.mo pigneri. Nell’annata 1571 /1572 presente anno vacua che non se have trovata d’affittare se sole percepire doc otto lo anno.” Conto, cit., f. 47.

[xvi] Crotone, 10 marzo 1591. Il patrone il Mag.co Donato de Ruggero dela Cava, in presenza di Donno Jo.e Andrea Puglisio di Crotone, dichiara che, per ordine del governatore della provincia di Calabria Citra Alvaro del Hierro, era venuto a Crotone a caricare grano per conto della città di Napoli, comprato per ordine del governatore. I presenti all’atto sono: “Nob. Andrea Papasodaro R.o J. ad C./ nob. Agatio lo Morello R.o J. ad C./ m.co Polibio Perretta/ nob. Petro Antonio de Renda de montalto/ nob. Oliverio de Oliveri/ nob. Jo.e Dominico Varano/ nob. Jo.e dominico Cirrello/ nob. Jo.e Dominico Parisio.” ASCZ, Not. Rigitano Jo.e Francesco, Busta 49, anno 1591, ff. 22-24v. Crotone, 3 aprile 1591. Sempre in un atto riguardante il caricamento di grano per rifornire la città di Napoli, per ordine del governatore, tra i presenti all’atto troviamo: “nob. Agacio morello R.o J. ad C./ D.no Nicolao Prato/ m.co Hieronimo Puglise/ m.co Antonio Miccello/ m.co Francesco Tricarico/ m.co Oliverio de Oliveri/ nob. Jo.e dominico Cirrelli.” ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, ff. 34-36v.

[xvii] Crotone, 6 maggio 1591. Il “Mag.co Agacio lo Morello R.o J. ad C.” è presente in un atto riguardante il castellano Don Diego Pignerro, che consegna lo stendardo reale al mastrogiurato della città per la fiera di Gesù Maria. ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, f. 51.

[xviii] Crotone, 15 maggio 1591. Consegna delle tre chiavi della città dal mastrogiurato Gio. Andrea di Nola al capitano spagnolo Juan Urretta. È presente il “no. Agatio lo Morello r.o j. ad C.” ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, f. 55.

[xix] Crotone, 2 giugno 1591. Il 13 maggio 1591 la barca del patrone Fabio Cacciottola di Procida, carica di vino, olio e formaggio, imbarcati a Crucoli e Cirò per Napoli, e la barca di Masullo Saraca di Reggio, carica di vino, imbarcato nella marina di Cirò, riparano per il maltempo sotto la torre di Manna, in territorio di Isola, ma sono assalite e predate da due galeotte turche, che le portano via. Le galeotte hanno continuato a predare e razziare per mare e per terra. È presente il “nob. Agacio lo morello r.o j. ad c.” ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, ff. 72-76.

[xx] Crotone, 10 giugno 1591. È presente in un atto di donazione tra Jo.e de Spina, figlio della fu donna Granditia de Squere, ed il mag.co Jo.e Augustino Sperandeo. La donazione è per mettere fine ad una lite sulle doti della fu donna Altobella Cadea, madre di Gio. Augustino Sperandeo. ASCZ, Not. Rigitano G. F., Busta 49 anno 1591, f. 87.

[xxi] Crotone, ultimo giorno di febbraio 1648. Accordo tra il clerico Jo. Domenico Crocco della città di Isola, in qualità di figlio di Diana Barratto, sorella del q.o Hieronimo Baratto, e Jo.e Battista Paparogero di Cutro, abitante in Isola, marito di Portia Morello, figlia di Agatio Morello e della q.m Galerana de Napoli. ASCZ, Not. Ignoto, Busta 133, ff. 36v-37.


Creato il 6 Settembre 2024. Ultima modifica: 6 Settembre 2024.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*