Nuove ricerche sul castello di Crotone
Al fine di pervenire ad una ricostruzione delle strutture dell’ingresso del castello di Crotone durante il Viceregno (1503-1734), in larga parte andate distrutte durante l’Ottocento, è stata condotta una ricerca, tesa a recuperare alcune notizie contenute nella documentazione già individuata da Andrea Pesavento, dove queste strutture sono descritte. Tali notizie, elaborate da Antonio Grilletta attraverso il confronto con le misure che è stato possibile rilevare sul luogo, e mediante la realizzazione di piante, sezioni ricostruttive e varie simulazioni, hanno consentito a Vincenzo Spagnolo di realizzare un modello digitale 3D di questa ricostruzione, visibile all’indirizzo www.castellodicrotone.it (in fase di completamento).
Antiche strutture
Alcune strutture pertinenti all’ingresso del castello di Crotone, risultano documentate durante i grandi lavori di rifortificazione avviati alla metà del sec. XVI, quando fu realizzata una totale riqualificazione del castello. In questa occasione, fu provveduto al rifacimento della porta e del ponte levatoio, alla ristrutturazione delle opere murarie della porta, alla sistemazione della salita che dalla porta conduceva all’interno del castello, mentre furono realizzate alcune fabbriche necessarie alla “lamia” ed alla “torre” poste sopra la detta salita.
Nella primavera-estate del 1542 si faceva giungere da Policastro, il legname necessario alla costruzione “delo ponti et porta delo castello de cotroni”, che “Joanne de madril comp.o de castello” e “joanfran.co thesaureri de Cotroni guastaligname”, individuarono “in lo boscho de polic.o”.[i] Sempre nell’estate di quell’anno e fino all’inizio del seguente mese di ottobre, si lavorò “In castello ad frabbicare dove cala lo contrapiso delo ponti”[ii], provvedendo ad “assettare la porta deli cantoni”, a “fare la porta nova de tabuli”, ad allargare e rifare il ponte ed a scavare dietro la porta, per consentire il movimento del “contrapeso q(ua)n(do) se alza lo ponti”[iii].
Durante la seconda metà del mese di dicembre e la prima settimana del nuovo anno, troviamo i lavoratori impegnati “ad sterrare alla saluta delo castello dela parti dentro” dove, in seguito, sarà realizzata la “insilicata” con le pietre fornite dal vescovo della città. Così, nel mentre si pagava al vescovo Jo: Matteo Locifaro, il prezzo della pietra “seu quatrelli dela pet.a de zara de schavonia et Cantoni” necessari a quest’opera, i “mastri frabbicatori” lavorarono “le petre dela insilicata se fara in ditta saluta”[iv]. Terminati questi lavori riguardanti la salita del castello, tra la fine di aprile ed i primi di maggio del 1543, fu provveduto “in frabbicare dentro et de fore la torre dent.o lo castello et lamia supra la insilicata”[v].
Il pilastro del fosso
I capitoli relativi ad alcuni lavori nel castello, banditi a Crotone il 13 novembre 1630, per ordine del capitano Joannis de Sereseda y Obergon, commissario generale delle fabbriche regie, ci consentono di evidenziare le strutture esistenti nel fossato, che divideva il castello dalla città in questo periodo. Sappiamo così che, a quel tempo, tra la porta del castello ed il muro di controscarpa che gli stava dirimpetto, si trovava un “pilastro” di fabbrica, mentre un “rastello” di legno muniva l’ingresso. I lavori mandati in appalto, prevedevano la realizzazione tra il pilastro ed il muro di controscarpa, di una “lamia” di “fabrica massiccia”, dotata di un passaggio selciato di “pietra viva” e di parapetti. Il legname e la ferramenta ottenuti dallo smontaggio del rastello, sarebbero stati utilizzati per accomodare “laltra parte dello ponte levaticcio” mentre, “In d.o Pilastro”, si sarebbero dovuti realizzare quattro “pileri” posti “in quadro”, in maniera da poter sostenere “il rastiglio” fatto di legno di carpino.[vi]
Il rifacimento delle strutture lignee pertinenti all’ingresso del castello è documentato anche in seguito. Il 28 settembre 1681, tra l’altro, si appaltava il rifacimento di “Uno rastello in mezo il ponte del d.o Castello nella conformità del vecchio”.[vii] Tra la fine del 1713 e gli inizi dell’anno successivo, furono appaltati i lavori al castello affinchè “si liberasse il partito d’inchiodare, e schiodare il p(rede)tto ponte a levatore suo letto, rastello della d.a porta mag.re di d.o Reg.o Castello”, prevedendo “di fare, e lavorare dentro il Reg.o Castello di q.a Città, il ponte a levatore, e suo coscinetto, e rastello della porta mag.re del med.mo principiante d.o ponte dalla metà di d.a porta per sino a fuori per quanto tira, escluso quello di dentro tutto il d.o ponte coscinetto, e rastello di legname di farna conforme dall’incanti”.
Da parte degli appaltatori, si specificava ancora, che i detti lavori riguardavano di “fare d.o ponte a levatore cioè dal radio della porta mag.re di d.o Castello per insino a fuori per quanto tira, escludendo quello di dentro d.a porta, et ogni altra fatica vi verrà d’altro mistiere che non di falegname, e di fare d.o rastello a proport.ne et uguale all’altro vi è stato di legna, ma di farna d.o ponte e rastello”.[viii] Con l’avvicinarsi della guerra, nella primavera del 1734, il castellano Mayans provvedeva a far riparare l’artiglieria ed il ponte.[ix]
Il corpo di guardia
La presenza di un “Corpo di guardia” posto nei pressi della porta principale del castello[x] è documentata già durante la prima metà del Seicento quando, ad uso dei militari di guardia, al suo interno si trovava piantata “Una tavola di castagna”, “con suo banco simile”[xi]. Le strutture di questo corpo di guardia detto “maggiore” dove, per consuetudine, avveniva la cerimonia che immetteva i nuovi castellani nel reale possesso del castello,[xii] sono evidenziate all’inizio del Settecento, quando furono appaltati diversi lavori di rifacimento.
A quel tempo, percorrendo un selciato (“l’incutata”), si accedeva ad un ambiente coperto da una “lamia” posto immediatamente all’interno della porta dove, “fabricata al muro”, si trovava l’immagine “antica” della “Solitaria” (Santa Rosalia) con “cornice di tavola”.[xiii] Oltre a questo ambiente, il corpo di guardia comprendeva anche un altro locale detto “corpo di Guardia di notte”, posto sopra la porta, dove si trovavano “la lettera” dei soldati addetti alla guardia ed il “focolare” con “la ceminiera”. Sopra questo locale esisteva la garitta del castello, coperta da un tetto, detta “mag.re” o “principale”, dove montava la sentinella. Garitta che era dotata di cinque finestre grandi “alla Nap.na”.[xiv]
Queste strutture del corpo di guardia risultano menzionate anche successivamente. Il 12 marzo 1740, dietro l’ordine della regia corte, nella piazza pubblica di Crotone era affisso il bando per l’appalto dei lavori del castello che prevedevano, tra l’altro, di “accomodare la muraglia del Corpo di Guardia, et risarcire quelle, che sono scarnate per li q(ua)li vi bisognano otto Canne” e di provvedere “Per la Canna di fabrica che bisogna per accomodare la garitta sop.a la porta principale del Castello”.[xv]
La campana della porta del castello
A partire dalla prima metà del Seicento, alcuni atti permettono di evidenziare la presenza di una campana posta sopra la garitta principale del castello. Tutte le campane esistenti nel castello risultano inventariate il 6 marzo 1630, nella “Lista delle robbe contenute nella monitione di guerra del castello di Cotrone fatte nella venuta del cap. Don Ponze de Leon castellano per interim del Regio castello”. Tra queste, oltre alle tre definite “piccole”, poste “nel belguardo di S.to Jac.o”, sopra la chiesa di S.to Dionisio e quella rotta “di S.ta M.a”, risulta una campana “grande s.a la porta”. Nello stesso inventario risulta anche “Una palla di rame con sua croce di ferro quale sta su la campana della porta del castello”.[xvi]
La presenza di una “campanella di metallo sopra la garitta principale” e di una “palla di rame, e Croce di ferro sopra la garitta principale di poco servitio” si rilevano, successivamente, in un inventario del 26 aprile 1734.[xvii] In precedenza, troviamo che il 4 aprile 1724, Andrea Cafiero del Piano di Sorrento giunse da Napoli con la sua tartana e consegnò al castellano di Crotone per conto della regia corte, tre campane di rotola 48 con 3 battagli di ferro di rotola 4, “et quelle subito poste ed ammettate nei luoghi soliti di d.o Reg.o Castello”.[xviii]
Un atto del 28 luglio 1749, evidenzia che il luogo del castello detto “la Campana”, era quello “solito” dove il tamburino batteva “la Deana” alla mattina dei giorni di festa “et indi la ritirata, verso le due ore in Circa, quando si è serrata la porta grande del sudetto Castello”.[xix] Le strutture del corpo di guardia del castello di Crotone menzionate in questi documenti, sono riprodotte nella veduta della città realizzata in occasione del viaggio compiuto dall’abate Jean Claude Richard de Saint-Non che, nel maggio del 1778, visitò la Calabria ionica.[xx] In questa veduta, tra i due torrioni che fiancheggiano la cortina dell’ingresso, compare un’alta torre quadrangolare che svetta sulle strutture più vicine.
Tale identificazione trova conferma nella “Pianta della Città e Castello di Cotrone” fatta da Michele Cristiani nello stesso anno dove, immediatamente a ridosso della “Porta Reale del Castello con il ponte stabile e levatojo”, è rappresentato un edificio a base quadrata sovrastante la salita, limitrofo ma non congiunto con uno dei due fabbricati che costituivano il “Quartiere de’ Soldati”. Il “Quartieri de Soldati” e la “Rampa che conduce alla Porta Principale” si rilevano successivamente, nella pianta denominata “Descrizione della Piazza e Castello di Cotrone, e de’ lavori di attacco eseguiti dal nemico”, fatta da Carlo Afan de Rivera nel luglio 1807.[xxi]
La caserma Campana
Le vedute ottocentesche della città relative alla prima metà del secolo, non evidenziano più l’alta struttura del corpo di guardia del castello che esisteva ancora al tempo del Saint-Non.
Ciò fa ritenere che gli ambienti del corpo di guardia del castello, siano stati radicalmente modificati in conseguenza degli avvenimenti di questo periodo, quando le difese della città e del castello furono sottoposte all’assedio da parte delle truppe francesi (luglio 1807) e duramente bersagliate dalle loro artiglierie,[xxii] oppure a seguito del terremoto del 1832 che causò a Crotone danni ingenti. Tali supposizioni, sembrano confortate da ciò che è stato possibile documentare in periodi successivi a questi fatti, quando s’evidenzia che il toponimo “campana”, precedentemente legato al corpo di guardia maggiore, risulta passato ad identificare il vicino locale adibito a caserma e le carceri esistenti in questo luogo del castello.
La “Pianta della piazza e castello di Cotrone” conservata presso l’Istituto di Storia e di Cultura dell’Arma del Genio in Roma, che dovrebbe risalire alla metà del secolo XIX,[xxiii] raffigura una parte della “Caserma della campana” sovrastante la salita che collegava la porta al piano del castello.
Da una relazione sulle carceri del castello fatta dall’ingegnere Salvatore Langone nel 1846, apprendiamo che, a quel tempo, al suo interno si trovano tre diverse “prigioni”, poste in “siti diversi e distanti tra loro”: “La carcere denominata la torre Marchesana”, “la carcere per le donne detta la Serpe”, e quella detta “la Campana a base quadrata di lato pal. 25 può contenere 25 prigionieri”.[xxiv]
La “Pianta del R.e Castello di Cotrone” fatta nel 1859 da Luigi Moschetti, ci permette di rilevare che, oltre alla “Torre Marchesana di un sol piano abitato da carcerati paesani”, a ridosso della “Porta principale del Castello”, esisteva un edificio a due piani, il cui “intero piano superiore è denominato Caserma Campana”, mentre uno dei suoi ambienti posti al piano inferiore era adibito a “Carcere de’ paesani”. Adiacente a quest’ultimo locale si trovava quello dove c’era la “Sala di disciplina per sottuffiziali veterani” ed adiacente a questo, quello adibito a “Presidio nel piano superiore e Prigione di soldati in quello sottoposto”. Presidio che era sovrastante la “Rampa che dalla porta principale del Castello mena al piano di questo”.
Gli ambienti della caserma Campana e alcune sue adiacenze, sono descritti anche in uno “Schizzo” realizzato il 16 novembre 1861, quando si progettava di rimodulare il suo intero piano inferiore dove si trovavano, tra l’altro, “la sala disciplina, la prigione di soldati, una prigione civile e la bettola”, che sarebbe dovuto divenire “tutto caserma” ad esclusione della “chiesa”.
La pianta del castello fatta dal Genio Militare nel 1869, che indica la “Torre detta Marchesana” “occupata dalle Carceri Civili” e la “Casamatta del Bastione S.a Caterina, occupata dalle Carceri Civili”, conferma che una parte dell’edificio denominato “Caserma detta Campana”, continuava a sovrastare la salita che dalla porta conduceva al piano del castello. La stessa pianta evidenzia sul muro di controscarpa, la presenza di un “Terrazzino con fuciliere sulla porta d’ingresso”.
Le strutture pertinenti alla parte fissa e mobile del ponte che consentivano l’accesso al castello, risultano ancora rappresentate nel “Piano dimostrativo della cinta e del Castello della Città di Cotrone” fatto il 26 ottobre 1872, ma in seguito andarono in rovina.
Nel 1873, infatti, “rovinò la muraglia di Ponente (…) per conservare e garantire la stabilità della caserma (…) si propose e si eseguì subito la demolizione della torre detta la Marchesana, nonché delle murature che formavano la parte superiore delle muraglie di Sud, cedendo all’Amministrazione carceraria due vani a pianterreno della Caserma Campana in cambio della torre demolita”.[xxv] La pianta catastale di Crotone realizzata dall’ingegnere Pietro Bosalli, il cui rilievo fu ultimato il 24 agosto 1874, evidenzia ancora la presenza della torre Marchesana, ma non quella della parte della caserma Campana che sovrastava la salita.
La pianta realizzata nel 1884 dal Genio Militare, relativa ai lavori di consolidamento necessari a seguito del crollo del “muro di scarpa” del castello di Crotone, evidenzia che era stato ricostruito il “Ponte di accesso” mentre, ad ulteriore sostegno del muro di contenimento della salita sottostante la “Caserma Campana”, i resti degli archi che sostenevano le volte crollate, erano stati rinforzati a mo’ di contrafforti.
Conclusioni
La documentazione raccolta, indagata attraverso elaborazioni basate sui rilievi delle strutture esistenti e su simulazioni virtuali relative a quelle scomparse, oltre a consentire di seguire le trasformazioni riguardanti l’ingresso del castello di Crotone, iniziando dalla metà del Cinquecento fino ai tempi dell’Unità d’Italia, ha permesso di verificare l’esistenza di una torre preesistente ai grandi lavori della metà del Cinquecento, la cui presenza era già emersa durante alcune ricerche precedenti.
Questa torre, verosimilmente pertinente all’impianto fortificato medievale, era posta sopra la salita che dalla porta principale conduceva all’interno del castello, e per la sua vicinanza alle strutture dell’ingresso, fu utilizzata in seguito per ospitare il corpo di guardia che lo vigilava. La sua altezza consentiva di dominare visivamente i luoghi circostanti che davano accesso al castello, dando così la piena possibilità alla sentinella che occupava la sua sommità, di lanciare un allarme in caso di necessità. Per tale esigenza, analogamente ad altri luoghi sensibili del castello tenuti sotto vigilanza dalle guardie, era in uso una campana, elemento caratterizzante del luogo. A seguito delle trasformazioni intervenute durante la prima metà del secolo XIX, l’antica struttura di questa torre fu ridimensionata in altezza ed annessa ai locali di una vasta caserma che, traendolo dal luogo in cui erano esistite le strutture più antiche, prese il nome di “Campana”.
Attraverso il confronto con le fortificazioni superstiti presenti nel castello di Crotone, possiamo evidenziare che questa torre appare più antica sia dei vicini torrioni realizzati verso la fine dell’epoca aragonese, sia dei resti di altre torri circolari di concezione ancora precedente che si conservano in parte o di cui abbiamo notizie ed immagini. La sua alta struttura a base quadrata, che rimanda a sistemi fortificati ancora pienamente medievali, risulta attestata dalle strutture superstiti di questo periodo in altri castelli (Cosenza, Melfi, Nicastro), e potrebbe risalire all’impianto fortificato del “castrum Cutroni”, di cui si ha notizia durante il periodo svevo-angioino.[xxvi]
Note
[i] 03.04.1542: “Ad luca chepperrone m(ast)ro jurato de polic.o have receputo scuti dece, et sono in parte delo legname neces.o delo ponti et porta delo castello de cotroni d. 11.0.0” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 12).
03.04.1542: “Ad Luca chepparroni mastro jurato de pulic.o consignati scuti deche q.ali so in parti de lo ligname necessario per lo ponte del castello de Cotroni d. 11.0.0” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 6, f. 235v).
29.06.1542: “Ad Joanne de madril comp.o de castello, et com.rio deputato in lo far taglare et condure lo legname neces.o al ponte et porta del ditto castello, et ad jo: francisco thesaurere de Cotroni Quasta legname per vedere et signare ditto legname in lo boscho de polic.o se hanno vacato per ditto servitio iorni dece per uno per accordio ad grana xv lo iorno d. 3.0.0.” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 95).
29.06.1542: “Ad Joanni madril Compag.o de Castello et Com.io deputato in fare taglare et Conducere lo ligname necessario al ponte et porta del detto Castello Et ad joanfran.co thesaureri de Cotroni guastaligname per vidire et signare detto ligname in lo bosco de pulic.o che hanno vacato per ditto ser.o iorni deche per uno per accordio ad grana quindichi lo di d. 3.0.0.” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 6, f. 338v).
[ii] 15.08.1542: “In castello ad frabbicare dove cala lo contrapiso delo ponti et altri servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 117).
14-19.08.1542. “In castello ad frabbicare dove cala lo contrapiso delo ponti et altri servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 125v).
21-26.08.1542. “In castello” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 130v).
27.08.1542. “In castello se have fatigato alli mentionati servitii dali 21 de augusto per tutti li 26 del detto” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 124).
[iii] 28.08-02.09.1542: “In castello per assettare la porta deli cantoni, et fare la porta nova de tabuli, lo ponti, ad cavare de ret.o la ditta porta dove trasi lo contrapeso q(ua)n(do) se alza lo ponti lo quale fo de bisogno adlargarse più” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 135v).
03.09.1542: “In castello ad fare seu assettare la porta delo castello, de fare la porta de dicto castello, lo ponti et in altri più et diversi servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 132v).
11-16.09.1542: “In castello alli soliti servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, ff. 144v-145).
17.09.1542: “In castello ad frabbicare la fornache dove se havera de Culare la columbrina allo acconzo delo ponti et in altri servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 144v).
18-23.09.1542: “In castello alli mentionati servitii” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 149).
24.09.1542: “In castello ali soliti serviti” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 151).
02-08.10.1542: “In castello” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 157v).
08.10.1542: “In castello in lo fare delo ponti et altri servitii necessari” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 4, f. 163).
[iv] 17.12.1542: “In castello haveno fatigato li sotto scritti ad sterrare alla saluta delo castello dela parti dentro, et alli mastri frabbicatori che lavorano le petre dela insilicata se fara in ditta saluta” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 232).
18.12.1542: “Ad lo R.do Jo: matteo locifaro de Cotroni e(pisco)po de ditta Citta de Cotroni per lo preccio de tanta pet.a seu quatrelli dela pet.a de zara de schavonia et Cantoni quali serveno per fare la insilicata dela parte dentro lo castello de ditta Citta se haveno pagato per accordio d. 27.2.10.” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 234).)
19-23.12.1542: “In castello a fare la retro scritta insilicata” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, ff. 242v-243).
01-06.01.1543: “In castello alla mentionata insilicata” (ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 5, f. 264).
[v] 30.04-05.05.1543: “In Castello hanno fatig.to li sottoscritti in frabbicare dentro et de fore la torre dent.o lo castello et lamia supra la insilicata” (ASN, Dip. Somm., Fs. 187 II fslo 3, f. 191).
[vi] 13.11.1630. “… primieram.te shavera da levare tutta la legname et chiodame che sta ne[llo] / primo Entrare seu rastello del detto Castello e ponerla nel Corpo di guardia e dopo / Cominciare la fabrica della lamia che viene dove sta detta legname, quale / legname servirà per accomodare laltra parte dello ponte levaticcio. / Cioe dal pilastro che si trova hoggi in lo fosso del Castello alla Contrascarpa da[l] / la quale lamia shavera da pigliare con pal. 14 d’Altura seu sesto lunga da[l] / pilastro alla scarpa che sonno palmi 32 larga palmi 14 e grossa palmo uno / et [me]czo shavera de far Incosciata et appianata de fabrica massiccia e sop[ra] / al piano del passante se fara inchiancato di pietra viva giontam.te con il piano / del pilastro. Et in d.a lamia shavera da fare il parapetto dall’ / una parte e l’altra daltura pal. tre e mezo grosso pal. uno e mezo cioe / dalla Contrascarpa al pilastro. In d.o Pilastro shaveranno da fare / quattro pileri per sostentare il rastiglio di Carpino lavorato di grosseza di pal. / dui e mezo o tre in quadro alti quanto sara necess.o.” (ASCZ, Busta 118, anno 1630, ff. 141-141v).
[vii] ASCZ, Busta 335, anno 1681, f. 48v.
[viii] ASCZ, Busta 611, anno 1714, ff. 77-87.
[ix] Pesavento A., Fortificazioni della città e castello di Crotone in età moderna (1550-1780), www.archiviostoricocrotone.it.
[x] ASCZ, Busta 118, anno 1630, ff. 141-141v.
[xi] 06.03.1630. “Lista delle robbe contenute nella monitione di guerra del castello di Cotrone fatte nella venuta del cap. Don Ponze de Leon castellano per interim del Regio castello: (…) Una tavola di castagna che sta piantata nel corpo di guardia con suo banco simile”. (ASCZ, Busta 118, anno 1630, ff. 42-46).
[xii] 27.10.1730 “nel Corpo di Guardia maggiore di questo Reg.o Castello di Cotrone” il castellano è immesso nel reale possesso del castello (ASCZ, Busta 663, anno 1730, ff. 138-141).
[xiii] ASCZ, Busta 664, anno 1734, ff. 61-71.
[xiv] “Nella Garitta principale s.a il corpo di guardia mag.re oltre li 1000 mattoni di taglio, e 100 ceramidi per cogirla scogirla, fare l’ammattonata calce, e mastria d. 4” (…) “corpo di guardia di notte” (…) “Garitta mag.re” (…) “Nel corpo di Guardia di notte oltre 6000 mattoni di taglio, e 1000 ceramidi per scogirlo scoprirlo factura di mattonata calce e m(ast)ria di tutto per la ceminiera s.a la cammiza di legno” (…) “Nel corpo di G(uar)dia mag.re ripezzo dell’incutata di dentro per scogire l’incutata di fuori sino sino, che tira il letto del ponte, e per farla di nuovo, et accomodam.to della lamia della porta mag.re di d.o Reg.o Castello calce, e mastria d. 29” (ASCZ, Busta 611, anno 1714, ff. 77-87).
“Nella Garitta principale s.a il corpo di Guardia mag.re 30 fallacche, e due travetti tutti di farna, a tutta spesa d. 12 finestre in d.a Garitta fatte alla Nap.na oltre maniglie, et archetti a tutta spesa …” (…) “finestre grandi alla Nap.na nella Garitta p(ri)n(cipa)le” (…) “70 fallacche 30 per il tetto della d.a Garitta p(ri)n(cipa)le (…) “ceminiera, e colonne di farna necessarie nel corpo di Guardia di notte” (…) “5 altre grandi alla Nap.na di Rosso nella Garitta p(ri)n(cipa)le” (…) “30 fallacche per il tetto della d.a caritta” (…) “ceminiera, colonne di farna necessarie nel corpo di guardia di notte, agiunta di lettera” (…) “cinque altre finestre grandi alla Nap.na nella garitta p(ri)n(cipa)le” (…) “70 fallacche 30 per il tetto della Garitta p(ri)n(cipa)le” (…) “ceminiera, e colonne necessarie nel corpo di guardia di notte” (…) “ceminiera, e colonne di farna necessarie nel corpo di guardia di notte, agiunta di lettiera” (…) “Nel corpo di Guardia di notte un focolare, cammiza di cemeniera colonne per tetto, e per sopra nel tilare tutti di farna a tutta spesa d. 16 Nel tetto del med.mo tavole di rosso n.ro 60 per li due scole, e la meza scola da farsi dalle tavole vecchie a tutta spesa d. 18 Per la lettera de soldati, e sopragionta dessa a tutta spesa d. 4” (…) “Nel corpo di guardia mag.re tavole di rosso n.ro diece di farvi li setti in giro a tutta spesa d. 4” (ASCZ, Busta 611, anno 1714, ff. 99-106).
[xv] ASCZ, Busta 666, anno 1740, ff. 102-104.
[xvi] ASCZ, Busta 118, anno 1630, ff. 42-46.
[xvii] ASCZ, Busta 664, anno 1734, ff. 61-71.
[xviii] ASCZ, Busta 662, anno 1724, ff. 59v-60.
[xix] “… che toccandosi la Deana la mattina delli giorni di festa nel luogo solito, chiamato la Campana …” (ASCZ, Busta 668, anno 1749, ff. 160-161).
[xx] Jean Claude Richard de Saint-Non, Viaggio Pittoresco, collana Viaggio in Calabria n.14, 2009, pp. 11-12.
[xxi] “Descrizione della Piazza e Castello di Cotrone, e de’ lavori di attacco eseguiti dal nemico” fatta da Carlo Afan de Rivera nel luglio 1807. Archivio di Stato Napoli, Segr. di Guerra, n. 501.
[xxii] Nella pianta intitolata “Croquis des fortifications de la Place de Cotrone et des travaux du dernier Siege” (1807), conservata alla Biblioteca Nazionale di Napoli, SM. 25b/69, si evidenzia che la parte del castello principalmente bersagliata dalle batterie francesi durante l’assedio, fu quella compresa tra la torre e l’adiacente cortina che fiancheggia l’ingresso: “B. Torrione ove si è costrutto un parapetto che è stato sempre bersagliato dalle batterie nemiche (…) E. Cortina su cui si è costrutto un parapetto di terra.”.
[xxiii] Severino G. Carmelo, Le città nella storia d’Italia – Crotone, 1988, p. 81.
[xxiv] “La carcere denominata la torre Marchesana, a base circolare di diametro palmi 24 è capiente di n. 20 detenuti. L’altra carcere detta la Campana a base quadrata di lato pal. 25 può contenere 25 prigionieri. E finalmente la carcere per le donne detta la Serpe di base rettangolare di pal. 19 per 12 è capace di 6 persone. L’anzidette tre prigioni sono nel castello ma in siti diversi e distanti tra loro” (AVC, s.c.).
[xxv] Pesavento A., La città senza storia. Sviluppo urbano e nuova immagine della città di Crotone (1860-1900), nota n. 17, www.archiviostoricocrotone.it.
[xxvi] Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1857, Tomo V pars I, pp. 409-411. Reg. Ang. IV, p. 165; V, p. 175; VI, p. 110; VII, p. 157 e 208; VIII, p. 161; XXI, pp. 214-216; XLIII, pp. 115-116. Del Giudice G., Codice Diplomatico del Regno di Carlo I e II D’Angiò 1863, app. II, VII.
Creato il 16 Aprile 2016. Ultima modifica: 24 Maggio 2024.