Il Sedile dei nobili di S. Dionigi Areopagita di Crotone
“Azzurro, alla figura del Vescovo S. Dionigi l’Areopagita al naturale, Paludato e mitrato rosso, aureolato d’oro, seduto sulla gestatoria dello stesso, portante con la destra un simulacro di città d’argento, e con la sinistra il bacolo del medesimo, cimato d’oro”.[i]
Gli aristocratici
“Da un processo antico presentato alla Real Camera della Sommaria, sotto il titolo “Atti per la fedelissima Città di Cotrone in Calabria, su delle nuove forme di governo”, appare che: “prima del 1582 e successivamente nei tempi susseguenti, fu sempre ferma e salda la suddetta formale separazione e distinzione delle famiglie nobili, ascritte al Seggio di S. Dionigi, da tutte quelle che ivi non erano annoverate.”[ii]
In esecuzione del Regio decreto in data 10 giugno 1639, gli aristocratici crotonesi ebbero infatti la facoltà di serrarsi, togliendo così la possibilità ad altre famiglie nobili, se non con il loro consenso, di far parte del sedile.[iii]
Così alla metà del Seicento il Nola Molise descrive l’origine del Sedile dei nobili di Crotone: “quando in Napoli, e altre città s’introdussero li nobili de’ seggi, questi di Crotone fecero il Seggio sotto titolo di San Dionigi, con ponere la sua effigie di marmo sopra di quello, quale hoggidì anco si vede, che perciò siegono l’arme delli nobili di questa Città per alfabeto, con il sigillo, ch’egli usano nelle loro scritture, ch’è l’effigie di detto glorioso Santo; del quale per essere Protettore di tutta la Città tengono un quadro grande nel Coro del Vescovado molto magnifico.”[iv]
Allora le famiglie aristocratiche che ne facevano parte erano: Amalfitano, Antinoro, Baroncelli, Berlingiero, Bernale, Campitello, Caponsacchi, Catizone, Crescente, Epitropo, Giuliano, Leone, Lucifero, Moncado, Lambruto, Lopez, Magione,Montalcino, Nola Molise, Ormazza, Pipino, Piluso, Pirrone, Pisciotta, Presterà, Suriano, Susanna, Syllano, Vezza.[v]
In seguito molte di queste famiglie si estinsero o lasciarono la città. Alla fine del Seicento le famiglie di seggio di Crotone si erano ridotte a nove: Barricellis, Berlingeri, Catizzone, Lucifero, Presterà, Pelusio, Labrutis, Suriano e Syllano.[vi] Durante il Viceregno austriaco se ne aggiunsero alcune,[vii] ma ancora all’arrivo dei Borboni le famiglie di seggio erano solamente Amalfitani, Pipino, Barricellis, Presterà, Montalcini, Suriano, Berlingieri e Lucifero.[viii]
Successivamente nel 1735, furono aggregate le famiglie Alessandro Albani fu Annibale, Domenico e Carlo Blasco, Michele Castillo fu Antonio, Francesco Gallucci, Valerio Grimaldi, Nicola Marzano, Giuseppe Antonio Oliverio, Domenico Rodriguez, Francesco Antonio Sculco, Giovanni Duarte, Pietro Zurlo, Diego Tronca, Nicola Milelli, Rocco Susanna, Pietro Ipolito de Berlingieri, Pietro Silva, Giovanni Bartolo Galasso e Carlo Ventura.[ix]
Le origini
Da quanto si può ricavare dalla testimonianza del Nola Molise sembra che i nobili di seggio di Crotone anticamente si radunassero nel coro della cattedrale, come evidenzia la presenza del “quadro grande” con tutte le loro insegne.
Successivamente dopo la costruzione delle nuove mura cinquecentesche, e con la costruzione della nuova porta della città,[x] tutta l’area cittadina circostante subì dei cambiamenti. Un documento presente nell’Archivio Vescovile di Crotone datato Crotone 11 maggio 1579, ci informa che la chiesa vescovile di Crotone possedeva “duas apothecas iuxta cortile Palatii Episcopalis, iuxta sedile, et domum, sive Palatium ipsius Universitatis, forum, et ribellinum publicum”. Le due botteghe erano state date in affitto all’università, che ancora alla fine del Settecento pagava annui ducati 11 alla mensa vescovile.[xi]
Il documento evidenzia che il sedile e la casa, o palazzo dell’università, erano strettamente congiunti. Convalidano questa ipotesi alcuni atti notarili successivi. Un atto del notaio Giovanni Francesco Rigitano del febbraio 1594, ci informa che il palazzo dell’università era situato “iuxta plateam publicam sup.a sedile”.[xii] Lo stesso è affermato da alcuni atti notarili successivi: “in palatio universali posito s.a sedile iuxta pp.cam Plateam pp.cam”,[xiii] “in Palatio Universali posito supra sedile iuxta plateam publicam”.[xiv] Identificano precisamente il luogo dove era situato il sedile nella piazza pubblica altri atti successivi: “innante il seggio di d.a Città posto nella piazza pp.ca di d.a Città dove e quando la maggior parte delli homini e persone sogliono congregarse”.[xv]
Sedile dei nobili e governo cittadino
Le famiglie di seggio eleggevano ogni anno il 15 di agosto, il mastrogiurato, il sindaco dei nobili e gli eletti dei nobili.
Il mastrogiurato vigilava sull’ordine pubblico e esercitava la polizia notturna. Durante la fiera di Gesù Maria prendeva in consegna dal castellano nel corpo di guardia del castello, lo stendardo reale e con le guardie lo custodiva di giorno e di notte amministrando la giustizia. Faceva alloggiare i soldati, aveva in consegna le chiavi della città, comandava i “cavallari” ed i terrazzani. Mentre durante il giorno i “cavallari” battevano le marine, alla sera, alzato il ponte levatoio e chiuse le porte, i terrazzani, in gruppi da quattro e armati dall’armeria della città, vigilavano nel corpo di guardia della porta principale, nelle garitte dei bastioni ed in ronda per la città.
Se in città arrivava un capitano con la sua compagnia per presidiarla, il mastrogiurato doveva consegnargli le chiavi, che il capitano , prima di lasciare la città, doveva riconsegnargli, in quanto al mastrogiurato “spetta la guardia della città, quando non vi è presidio”.[xvi]
Il sindaco dei nobili, dopo aver giurato sul Vangelo di amministrare bene e fedelmente, riceveva in consegna il sigillo della città. Era la carica politica più prestigiosa e suppliva il governatore qualora questi mancasse o fosse assente. La carica non poteva essere ricoperta dalla stessa persona se non dopo cinque anni, salvo assenso regio. Sostituiva anche il mastrogiurato nel caso di assenza o di mancanza.[xvii]
L’ordine di elezione rispettava l’ordine gerarchico del potere cittadino. Dopo il governatore e il regio giudice, che erano di nomina regia, venivano il mastrogiurato, il sindaco dei nobili, il sindaco del popolo, gli eletti dei nobili e gli eletti del popolo.[xviii]
Nel Sedile
Ogni anno nel Sedile di S. Dionigi Areopagita al suono della campana si congregava il governo cittadino, “à fine di dare secondo il solito il vero, reale, corporale, ed effettivo possesso della carica”, “a tenore di regie patente”, al nuovo governatore. Nell’occasione il sindaco dei nobili consegnava la “verga di comando”, detta anche “bacchetta di giustizia”.[xix]
Il sindaco dei nobili a nome del governo cittadino informava il governatore dei privilegi ed esenzioni, goduti dalla città.[xx] Il governatore o capitano di nomina regia, era incaricato di tutelare gli interessi dello stato. Controllava gli organi deliberativi, esecutivi e giurisdizionali del governo cittadino, presiedeva le elezioni e riceveva il giuramento degli eletti.
Con l’assistenza del giudice regio,[xxi] del quale spesso accumulava la carica, amministrava la giustizia civile, criminale e mista, eccetto che durante il periodo della fiera, quando essa era amministrata dal mastrogiurato, ed il primo settembre, quando la verga del comando era consegnata dal governatore al vicario del vescovo in rappresentanza del capitolo. Per privilegi concessi nel 1505 da Ferdinando il Cattolico alla città, “finito il tempo di d.o capitano ord.rio in fine anni e non venendo l’altro novo capitano che per non contravenire alli loro capitoli et statuti debbia desistere di suo officio e stare a sindacato come e ditto e debbia deponere la bacchetta di giustizia in potere del sindaco di d.a città il quale habbia d’esercitare d.o officio sintanto sia arrivato il novo capitano”.[xxii]
Tra la Regia Curia e la Regia Dogana
Passato il ponte levatoio ed entrati nella città dalla porta principale, c’era dapprima a sinistra il corpo di guardia[xxiii] e vicino, sempre attaccata alle mura, c’era la chiesa di San Giovanni Battista, detta anche “delli carcerati”,[xxiv] che confinava con una piccola casa terranea usata dall’università come archivio.[xxv]
Di fronte, passata la strada detta di San Francesco d’Assisi, vi erano le carceri della città[xxvi] ed il palazzo o casa della Regia Corte, dove abitava il governatore pro tempore.
Seguiva il palazzo dell’università,[xxvii] quindi il palazzo, o case, del vescovo con il portone, le sue botteghe, tra le quali la spezieria di Pompeo Galasso (poi di Salvatore Arrigo), e la curia del notaio Gio. Dionisio Speziale, i magazzini, i catoi[xxviii] e il carcere vescovile.[xxix] Chiudeva la parte sinistra della piazza il palazzo dei Montalcini.[xxx]
La cattedrale occupava il lato della piazza di fronte a quello dove era situato il sedile. Tra il palazzo vescovile e la cattedrale vi era un “subportus”.[xxxi]
Nell’altro lato della piazza a destra, entrando dalla porta principale, c’era il fondaco e la regia dogana che, nei primi anni del Seicento, era dall’altra parte della piazza presso il palazzo del governatore.[xxxii] La regia dogana e fondaco[xxxiii] era attaccata alle case dei Giuliano, i quali occupavano quasi tutto questo lato della piazza con le loro quattro botteghe,[xxxiv] sopra una delle quali c’era l’ospedale dei poveri della città sotto il titolo di Santo Iacopo.[xxxv]
Davanti al sedile, verso la piazza pubblica, c’era un “pilastro” dove venivano affissi i bandi del governatore e dell’università[xxxvi] e tutti gli atti pubblici. Sempre presso il sedile, “dove e quando la maggior parte delli homini e persone sogliono congregarse”, si svolgevano le manifestazioni di protesta[xxxvii] e le aste pubbliche. Accesa la candela “in literna” dal serviente e banditore della Regia Curia della città, si procedeva alla vendita al maggior offerente.[xxxviii]
La demolizione
La decisione di demolire il Sedile fu presa nel febbraio 1799, al tempo della “Repubblica Crotonese”. Il Sedile era situato al centro della piazza pubblica davanti alla cattedrale. Al suo posto si decise di costruire “l’Albero della Libertà”.
L’architetto incaricato all’opera fu Don Francescantonio Capocchiani, il quale demolito il Sedile, costruì nello stesso luogo il nuovo edificio formato “d’un grande pilastro quadrandolare, alto parecchi metri, su cui innalzavasi una trave, rappresentante l’albero, col berretto frigio sulla estremità superiore; e d’una larga balaustra intorno, decorata con simboli ricordanti la conquista dei nuovi diritti ed i fatti sacrifizii per conquistarli”.[xxxix]
Soppresso il moto rivoluzionario, fu ripristinato il seggio dei nobili, ma con un editto del 25 aprile 1800 il re Ferdinando IV di Borbone abolì i sedili. Il sindaco Giuseppe Suriano nel 1802 affermava: “che essendo la casa ed il locale, ove era stato riedificato il Seggio dei Nobili, dopo la demolizione che ne fu fatta in tempo della Repubblica Crotonese, di proprietà della università, e vedendo l’abbandono in cui lo tenevano i nobili stessi, senza che mai vi fosse eseguita una riattazione o un accomodo, proponeva che il locale del Seggio fosse trasmutato in bottega, avendo già trovato il fittuario, per un novennio per ducati 35 l’anno”. Il Decurionato approvò la proposta del sindaco.[xl]
Nella cattedrale
Dopo il vicariato del crotonese Geronimo Suriano (1683-1690) si insediò il nuovo vescovo, l’agostiniano spagnolo Marco de Rama (1690-1709), e subito sorsero contrasti per un nuovo sedile costruito dai governanti all’interno della cattedrale.
L’università di Crotone, sindaco dei nobili Fabrizio Lucifero, fu accusata di non aver rispettato gli accordi nel sostituire il sedile, che da tempo antichissimo godeva, dove trovavano posto i magistrati cittadini durante le funzioni religiose.
Al posto del vecchio, in legname ordinario e senza fregi, ne aveva innalzato uno in noce, molto elevato, ornato con le sculture delle effigi di S. Dionisio areopagita e della città e con l’arme del re, occupando metà della navata e sopravanzando la cattedra vescovile. Il nuovo sedile era situato nell’arco maggiore della nave della chiesa al corno del vangelo, attaccato all’arco, era alto 13 palmi e mezzo, lungo 12 meno 1/3 e largo 6, con due gradini. Nella spalliera erano scolpite l’effigie di S. Dionisio, l’arme del re e l’effigie della città di Crotone. Il bancone dove sedevano le massime autorità cittadine era diviso da tre bracciali.[xli]
Note
[i] Vaccaro A., Kroton, I, p. 408.
[ii] Presterà G., Note araldiche sulla nobiltà generosa di Cotrone, Calendario d’oro, Roma 1897, p. 180.
[iii] D’Amato V., Memorie Historiche di Catanzaro, Napoli 1670, p. 249.
[iv] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, 1649, p. 198.
[v] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, 1649, pp. 202-203.
[vi] ASN, Provv. Caut. Vol. 258, ff. 138-146 (1685).
[vii] Il 18 agosto 1720 fu reintegrata nel sedile di S. Dionigi Giacinto e Gregorio Ayerbis d’Aragona. Carte fam. Piterà di Cutro.
[viii] Presterà G., Note araldiche sulla nobiltà generosa di Cotrone, Calendario d’oro, Roma 1897.
[ix] Vaccaro A., Kroton, Cosenza 1965, I, pp. 408-409.
[x] Crotone 11 gennaio 1677. In virtù di dispaccio del 12 settembre 1676 su ordine del Vicerè e della Regia Camera della Sommaria del 7 settembre 1676, si devono fare il ponte, porta e rastelli della città. “Li dui rastelli di fora novi nella forma che hoggi sono di farna con ponerci il ferro … il ponte a levatorio di farna dui fallacchi per ripetto la porta dell’istessa legname li trava di dentro di farna e quelli di sopra di vutullo.” ASCZ, Not. Antonio Varano B. 333, ff. 3v-4.
[xi] “L’Università di Cotrone sopra le case contigue al sedile come per istr.o di Gio. Galasso degli 11 maggio 1579, di cui v’è copia legale estratta da N.r Fra.co Antonio Tirioli sotto il dì 12 genn.o 1701 paga annui 11.” Arch. Vesc. Crot, Platea R.ma Mensa Vescovile 1780, f. 26.
[xii] Crotone, 28 febbraio 1594. In presenza del notaio “in publico regimine congregati infratti domini Sindaci, electi, et particulares cives dictae Civitatis, coram Ill.i D.no Ioanne Carrillo regio Cap.no Civitatis p.tae ad sonum campanae more solito in palatio universitati solitae residentiae dicti D.ni Cap.ni posito juxta plateam publicam sup.a sedile, pro tractandis rebus universalibus.” ASCZ, Not. Gio. Francesco Rigitano, B. 49, f. 26.
[xiii] Crotone, 3 febbraio 1622.”Congregati in pubblico regimine il sindaco il mastrogiurato e gli eletti del governo e regimine della città del presente anno davanti al regio capitano Scipione Memmulo in palatio universali posito s.a sedile juxta pp.cam plateam ad sonum campanae more et loco solitis.” ASCZ, Not. Protentino J. A., Busta 117, ff. 20v-21.
[xiv] Crotone, primo febbraio 1634. “In publico regimine et consilio congregati infra.tti magnifici sindaci mastrogiurato et eletti ad sonum campanae more solito in Palatio Universali posito supra sedile iuxta plateam publicam.” ASCZ, Not. Spetiale G. D., Busta 108, f. 38.
[xv] Crotone, 8 ottobre 1627. “innante il seggio di d.a Città posto nella piazza pp.ca di d.a Città dove e quando la maggior parte delli homini e persone sogliono congregarse e simili proteste farse. In presenza del notaio giudice e testimoni protesta un patrone di una fregata.” ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 64.
[xvi] ASN, Vol. 258, ff. 169-170; Vol. 103, ff. 7-8; Vol. 273, f. 297.
[xvii] ASN, Vol. 229, ff. 311-312v; Vol. 251, f. 220; Vol. 294, f. 156v; Vol. 103, f. 8.
[xviii] ASN, Prov. Caut. Vol. 258, ff.138-146. Dopo il 1666 il numero degli eletti era passato da due a tre. ASCZ, Busta 312, anno 1666, f. 177.
[xix] Crotone, 6 luglio 1751. Su richiesta del cancelliere della Città Giuseppe de Fano, il notaio Michele Antico si reca “nel sedile di S. Dionisio Aropagita ove a sonum campanae et more solito s’attrovavano congregati non meno li Sig.ri odierni del Regimento e magistrato di questa città, cioè D. Carlo Albani sindaco dei Nobili, Sig. Felice Antico sindaco della Seconda Piazza colli altri Sig.ri eletti congregati e radunati ivi à fine di dare secondo il solito il vero , reale, corporale, ed effettivo possesso della carica di regio governatore di questa città di Cotrone al Sig. D. Lodovico Andreotti conferitoli dalla M.a del Re.” ASCZ, Not. Michele Antico, Busta 1063, f. 65.
[xx] Crotone, 24 maggio 1754. Su richiesta del cancelliere della Città Domenico Tirioli il notaio Nicola Rotella si reca “nel Nobile Sedile di San Dionisio Aropagita ove ad sonum campanae, more solito, si attrovano congregati ed adunati li Sig.ri del Regimento di questa Città à fine di dare, secondo il solito, il vero, reale, corporale, pacifico possesso al Sig. D.n Gio. Battista Rodio Patrizio della Città di Catanzaro, della carica di Regio Governadore Politico di questa Città, à tenore di Regie Patente”. Poi Pietro Lucifero, sindaco dei nobili e capo del Regimento, notificò al governatore un dispaccio del re in data 24 marzo 1751 che aboliva l’esazione di carlini venti a tartana che i governatori pro tempore di Crotone esigevano dai padroni di bastimenti che caricavano sotto pretesto di Jus Licentiae. ASCZ, Not. Nicola Rotella, B. 1125, ff.105r-106r.
[xxi] Il giudice di nomina regia, assieme al governatore costituiva il tribunale e amministrava la giustizia ai laici. Ascoltava le dichiarazioni dei testimoni, giudicava e faceva carcerare e scarcerare. ASCZ, Busta 253, anno 1668, f. 6v; anno 1670, f. 168.
[xxii] ASN, Provv. Caut. Vol. 103, f. 8.
[xxiii] Crotone 26 gennaio 1651. “Prope Ianuam p.ttae Civitatis in loco ubi dicitur lo corpo della guardia.” ASCZ, Not. H. F. Protentino, B. 229, f. 10v.
[xxiv] Nell’ottobre 1773, munito del decreto d’expedit e del Regio Assenso, Rafaele di Perri otteneva dagli amministratori cittadini di poter utilizzare un piccolo edificio addossato alle regie mura, che era stato usato in passato come archivio universale. La “stanza terranea … fabricata ab antico, e di sopra voltata a lamia”, confinava dalla parte verso la porta della città, con la piccola chiesa di San Giovanni Battista e dalla parte verso il baluardo Marchese, con le due botteghe costruite dal Di Perri. Per la sua concessione il richiedente si impegnò a versare all’università di Crotone cinque ducati annui perpetui. L’intento del costruttore era quello di unire le tre costruzioni e, utilizzando le regie mura, fare “un’abitazione di casamento”. ASCZ, Not. Gerardo de Meo, B. 1326, anno 1773, ff. 192-196.
[xxv] Crotone, 12 ottobre 1773. “una picciola stanza terrana fabricata ab antico e di sopra voltata à lamia per uso e comodo dell’università, attaccata alle reali muraglie ed ad una picciola cappella del glorioso S. Giovan Battista a man sinistra nell’entrare la Porta di Terra di questa Città e d’irimpetto al Palazzo ove si regge Corte ed abbitano i Governatori regii pro tempore. Della quale picciola stanza si ne servevano l’l’Amministrazioni per conservare le scritture universali che poi fu la medema abbandonata sul riflesso che le scritture si perdevano per l’umidità dell’acqua che scaturiva dalla detta muraglia e restò inabitabile per moltissimi anni” (ASCZ, Not. Gerardo de Meo, B. 1326, f. 192-196). Crotone, 2 Novembre 1771. “due botteghe in solo universale ed attaccate alle muraglie della Città dirimpetto alle scale della Casa della Regia Corte ed al Portone del Palazzo Vescovile, una che è la più piccola attaccata all’Archivio di questa Università e l’altra che è la più grande appresso ed attaccata alla stessa” (ASCZ, Not. Nicola Partale B. 1344, f. 95). Crotone, 2 ottobre 1733. “Avanti la cappella di S. Giovanni, che stà di rimpetto avanti la casa della Regia Corte” (ASCZ, Not. Pelio Tirioli, B. 664, f. 173).
[xxvi] “Tertia demum satis parva ecclesia est sub titulo S. Joannis decollati antiquitus e conspectu publicarum carcerum, excitata p. q. nullus quidem habet redditus, sed tamen diebus dominicis, ac festis in ea commudum carceratorum celebratur missa ex elemosyna a piis fidelibus oblata.” ASV, Dalla Vis. Lim. Del vescovo Joseph Capocchiani, 18 aprile 1774, f. 353v.
[xxvii] Crotone, 11 maggio 1579. La chiesa vescovile di Crotone possiede una casa della mensa vescovile “duas apothecas iuxta cortile Palatii Episcopalis, iuxta sedile, et domum, sive Palatium ipsius Universitatis, forum, et ribellinum publicum”. Il vescovo Maiorana dà in censo enfiteutico alla città le due botteghe che erano nel cortile dell’episcopio con patto di alzarle all’uguaglianza delle altre case della giustizia, o sia Corte, e di non farci finestre né lustrera, né per appresso per entro il sud.o cortile del vescovo e di pagare ogni 15 agosto alla Mensa Vescovile ducati 11 (Arch. Vesc. Crot., s. c.). Crotone, 28 febbraio 1594. In presenza del notaio “in publico regimine congregati infratti domini Sindaci, electi, et particulares cives dictae Civitatis, coram Ill.i D.no Ioanne Carrillo regio Cap.no Civitatis p.tae ad sonum campanae more solito in palatio universitati solitae residentiae dicti D.ni Cap.ni posito juxta plateam publicam sup.a sedile, pro tractandis rebus universalibus” (ASCZ, Not. Gio. Francesco Rigitano, B. 49, f. 26). “Nella casa universale dove è solito reggersi la Regia Corte d’essa Città et in presenza del Mag.co Signore Capitano D. Gio.e Urtado de Villa Fuerte Regio Governatore di questa Città l’infrascitti magnifici Sindaco M.ro Giurato et eletti di questa nobile e fidelissima Città di Cotrone nel corrente sanno e particolari Cittadini uno per famiglia soliti a dar lo voto nell’elettione del novo governo di d.a Città in conformità dell’antico solito per trattare concludere e terminare alcune cose concernentino al servitio di Dio Sua Cattolica Maestà e beneficio pubblico et particolarmente per procedere a detta nuova elettione” (ASN, Coll. Prov. Vol. 258, ff. 138-146 (1685).
[xxviii] Crotone, 24 settembre 1587. “sotto il palazzo vescovale (porta grande del palazzo) sonno otto poteghe, quali ogni anno se soleno affittare et locare a sartori di detta città, et una di esse ad un spetiale” (ASN, Mensa Vescovile 1585, 1586, ff. 21-22 e 33). Crotone, 17 giugno 1578. Il Mag.co Rev.do Scipione Montalcino Vicario Generale, essendo la sede vescovile vacante, stette e abitò ”in domo episcopali in appartam.to in ingressu dictae domus super vineano in parte sinistra et supra erreos iusta viam pp.cam” (ASCZ, Not. Ignoto, B. 15, f. 247). Crotone, 18 ottobre 1634. La Curia del notaio Gio. Dionisio Speziale era “in parrocchia di San Pietro subtus Palatium episcopalem et prope platea publica”(ASCZ, Not. Spetiale G. D., Busta 108, f. 146). La spetieria di Salvatore Arrigo che sta di rimpetto al portone della scala della chiesa vescovile in piazza. Nei gradini della chiesa cattedrale si godeva il diritto di rifugio (ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 38).
[xxix] “Lo catoyo de sotto del palazzo versi li speciali resta per carcere del R.do Vicario … Crotone 9 marzo 1710. Domenico de Franco della terra di Bocchigliero abitante a Crotone “che con ferri alli piedi, e legato con le mani dietro le spalle e con un’altra fune per mezzo sua persona e poi dato volta, e legata alle grate di ferro delle carceri di questa R.ma Corte Vescovale che sta situata nella pp.a piazza.” ASCZ, Not. Stefano Lipari, Busta 611, f. 24.
[xxx] Crotone, 1 gennaio 1628. Il Rev. D. Anibale Montalcino possiede “una poteca sotto le sue case che al presente tene in affitto gio. dom.co pudano di questa città” (ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 2). Crotone, 21 settembre 1722. Gregorio Montalcini ha un magazeno vicino la chiesa cattedrale attaccato al suo palazzo dove presentemente abitano di quartiere le truppe Alemani (ASCZ, Not. Pelio Tirioli, B. 661, f. 192). Crotone, 5 luglio 1744. I Cirillo possiedono “una bottega locanda di sotto al Palazzo locando del Sig. D. Gregorio Montalcini, situato dirimpetto al Pio Seminario nella Parocchia di S. Pietro e Paolo, e vicino alla chiesa Catredale, qual bottega sta situata sotto d.o Palazzo della Porta affacciante a d.a Catredale, e proprio la quinta numeranda delle botteghe e bassi di d.o Palazzo dal pontone del medesimo di sotto al sopportico del palazzo vescovile, che attacca a d.a Catredale chiesa” (ASCZ, Not. Michele Antico, B. 1063, f. 27v).
[xxxi] Crotone, ultimo di giugno 1627. “In platea Publica prope in subporto inter ep.les domos et episcopium.” ASCZ, Not. G. A. Protentino, B. 118, f. 38v.
[xxxii] All’inizio del Seicento la regia dogana doveva essere situata dall’altra parte della piazza. Crotone, 2 giugno 1610. “la Regia Doana di Cotrone posta in la piaza pp.a contigua al palazzo universale di detta Città” (ASCZ, Not. Gio. Francesco Rigitano, B. 49, f. 6v). Crotone, 9 novembre 1622. Su richiesta dei sindaci del mastro giurato e degli eletti il notaio si reca nelle case dove abita il capitano della città “iux.ta domos et Cortile ep.le domum Reg.ae Dohanae Rebellinum S.ti Jois in Parochia S.ti Petri plateam pp.cam”. I sindaci Jo. Fran.cus Juliano e Jo. Paulo Basoino, Joseph Presterà mastrogiurato, Ferdinando Pelusio, Francesco Antonio Petrolillo e Jo Domenico Varano eletti. Riuniti al suono della campana in presenza del capitano è congregato il concilio (ASCZ, Not. Protentino J. A., Busta 117, ff. 128v-129).
[xxxiii] Crotone, 12 aprile 1729. Loco di citazione la porta di questa Regia Dohana di Cotrone frontespitio la porta maggiore di questa città. ASCZ, Not. Pelio Tirioli, B. 663, f. 104.
[xxxiv] Crotone, 17 gennaio 1578. Lorenzo Juliano, padre di Jacobo Juliano, possiede “quattuor apothecas in platea pp.ca”, due sono sotto la sua casa; una è affittata a Mansio Corea, l’altra a Donna Paula de Napoli. La terza è affittata a Jacobo Falcone e la quarta da Jacobo Juliano. Le case, “seu solaria”, di sopra dette apoteche sono: l’apoteca del Regio ospedale dei poveri della città, l’apoteca di Tiberia Susanna, la casa con magazzino di sotto sita vicino alle case della regia dogana e alla casa di Gio. Francesco Juliano e l’ultima la casa confine la casa di Gio. Francesco Juliano e ad un’altra casa di Gio. Francesco Juliano (ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, f. 29). In seguito alcune case e botteghe passarono ai Bernale. Crotone, 20 agosto 1674. Mutio Bernale possiede “due botteghe di sotto le sue case site e poste nella Piazza di q.a Città nella Parocchia di S.ta Margarita et proprio le botteghe del Pontone a fronte del Seggio, di più una casa in una camera con il suo basso nella p.tta Città e parocchia attaccata con la Regia Doana” (ASCZ, Not. Sacco, Busta 333, f. 61).
[xxxv] “Est quoque in Civitate Hospitale S.ti Jacobi redditus 70 duc.ti ad sublevandam pauperum, et infirmorum inopiam, et in eo residet sacerdos approbatus pro audiendis consessionibus poenitentium et sacram.tis administrandis.” ASV, S.C.C. Relationes 271A, Vesc. Toma de Montibus, 1603.
[xxxvi] Crotone, 1721. “In presenza del sindaco dei nobili Gregorio Montalcini ci siamo conferiti nel Pilastro avanti il sedile ferrato d.o di S. Dionisio nella publica piazza di questa città ivo abbiamo trovato affisso un bando d’ordine di questo S. Governatore” (ASCZ, Not. Pelio Tirioli, Busta 661, anno 1721, f. 272). Crotone, 22 settembre 1620. Il serviente e banditore della Regia Curia della Città su ordine dei sindaci e dei deputati “in platea publica loco solito … voce alta more preconis bannisse et pubblicasse cedulam seu notificationem ipsorum sindacorum et deputatorum modo et formae prout in ea continetur et postea affixisse in sedili loco solito et publico et per totum presentem diem fuit affixa in d.o loco stetisse” (ASCZ, Not. Gio. Francesco Rigitano, Busta 49, f. 89v). Crotone, 5 novembre 1620. “in Platea pp.ca d.ae Civitatis … voce alta more preconis prop.e in sedili accensa per eum candela bannisse dicendo, chi vole comprare …” (ASCZ, Not. Gio. Francesco Rigitano, Busta 49, f. 93r).
[xxxvii] Crotone, 8 ottobre 1627. “innante il seggio di d.a Città posto nella piazza pp.ca di d.a Città dove e quando la maggior parte delli homini e persone sogliono congregarse e simili proteste farse.” In presenza del notaio giudice e testimoni protesta un patrone di una fregata (ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 64). Crotone, 13 giugno 1614. Su richiesta di Manilio Susanna di questa città ci siamo recati “in platea pp.ca d.ae Civitatis et pp.e in sedili Civit.is eiusdem, et cum essemus ibidem praefatus Manilius nobis exhibuit, et praesentavit infrattam apocam de cambio” (ASCZ, Not. Palmieri Girolamo, Busta 113, f. 27).
[xxxviii] Crotone, 7 dicembre 1629. “In platea publica d.ae Civitatis et proprie in sedile ipsius ubi similia fieri fuit per Jo. Paulus De Oppido ordinarium banditorem et servientem candela accensa bannitum alta et intelligibili voce more preconis vulgariter dicendo chi vole comprare … Per decreto d. Corte … compara a dar l’offerta” (ASCZ, Not. G. A. Protentino, Busta 118, f. 24v).
[xxxix] Lucifero A., Il 1799 nel Regno di Napoli, Pirozzi Cotrone 1910, pp. 122-123.
[xl] Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, pp. 66-67.
[xli] Arch. Vesc. Crot., Cart.114, Relazione del canonico A. Fernandes, Cotrone 14.5.1694.
Creato il 16 Aprile 2020. Ultima modifica: 14 Aprile 2022.