Il palazzo de Castillo a Crotone
Dai Piterà ai Lucifero
Fabrizio Lucifero sposò Adriana Berlingeri, dall’unione nacquero Gio. Francesco, Mario, Mutio e Gio. Il 6 settembre 1620, con atto del notaio Giovanni Rigitano, Fabritio divise i suoi beni tra i due figli Gio. Francesco e Mario. A Gio. Francesco diede tra l’altro, una “continentiam domorum positam intus dictam Civitatem in Parrocchia S.tae Mariae prothospataro jux.a domos heredum q.m Jo.is Thesei Syllani ex uno latere, et ex alio jux.a domos heredum q.m Lucae Indulcato, simul cum domibus positis loco dicto La Judeca, emptis per ipsum Fab.m a Dona Julia Piterà Civitatis Catanzarii”, e la gabella di Maccuditi.
La continenza di case era composta da più membri inferiori e superiori con pozzo e cisterna. Su queste case Fabrizio Lucifero con la sua famiglia si riservò l’abitazione per tutta la vita. Al figlio Mario diede altri beni, tra i quali “aliam continentia domorum cum viridario et cum domibus terraneis quae fuerunt q.m Pompei Luciferi olim patris ipsius Fabritii undiq. insulatas ex parte tamen p.ti viridarii jux.a domum heredum q.m Jo. Dom.ci Pagani”.[i]
Alla morte di Fabritio Lucifero la vedova Adriana Berlingieri esercitò la tutela sui figli minori ed eredi Mario, Mutio e Gio., mentre l’altro figlio Gio. Francesco aveva già avuto la sua parte di eredità paterna.
Da Gio. Francesco al figlio Fabritio
Gio. Francesco Lucifero si unì con Berardina Maiorana. Dall’unione nacque Fabritio. Da un atto del notaio di Crotone Antonio Varano,[ii] si apprende di una lite tra i Fatebenefratelli di Crotone e Antonio Castiglia, per il possesso dei beni donati al convento da Fabritio Lucifero, figlio di Gio. Francesco. Il 14 agosto 1690, il R.do vicario Soriano riuniva la famiglia dei Fatebenefratelli di Crotone e, dopo aver considerato le difficoltà, che di continuo sorgevano per entrare in possesso dei beni donati da Fabrizio Lucifero, approvava l’accordo da farsi con il Sig. Antonio Castiglia, erede di Mutio Lucifero, il quale sborserà ducati 200 a beneficio dei Fatebenefratelli. Tale denaro servirà per le fabbriche che “minacciano grandissima rovina”.[iii]
In precedenza, il 20 settembre 1661 con atto del notaio Giuseppe Lauretta, si era raggiunto un accordo tra Fabritio Lucifero, figlio ed erede di Gio. Francesco Lucifero, e lo zio il capitano Mutio Lucifero (Mutio e Gio. Francesco erano fratelli e figli di Fabritio Lucifero e Adriana Berlingeri). Le due parti, tra l’altro, avevano convenuto che, morendo Fabritio senza figli, tutti i suoi beni sarebbero dovuti passare in potere del capitano Mutio Lucifero e dei suoi eredi e successori. Basandosi su questo accordo, i beni spettanti a Fabritio alla sua morte passeranno agli eredi di Mutio Lucifero, anche se il 24 ottobre 1684 Fabritio Lucifero, figlio di Jo. Francesco e di Berardina Maiorana, degente nell’ospedale della SS.ma Trinità di Bari dell’ordine di S. Giovanni di Dio, in punto di morte aveva disposto diversamente.
Infatti, Fabritio aveva dichiarato in presenza del Reverendo Padre Fr. Benedetto Trucchi, superiore di detto ospedale, che egli aveva ottenuto la libertà dalle mani dei Turchi nell’isola di Santa Maura per la depredazione della stessa fatta dalla serenissima repubblica di Venezia. Nell’isola egli era rimasto per sedici anni continui ed una volta liberato fu curato ed assistito dai religiosi di S. Giovanni di Dio. Perciò aveva deciso di donare loro, seguita sarà la sua morte, “Domum unam magnam quam asserit possedere in pluribus et diversis membris consistentem sitam et positam in d.a Civ.te Cutroni in strata nuncupata della Judeca parum distante ab ecc.a maijori”, e la possessione di Maccuditi e Maiorano, beni a suo tempo pervenutigli dal padre Jo. Francesco, ed un palazzo che aveva in Catanzaro per dote della madre Berardina Maiorana.
Il capitano Mutio Lucifero
Mutio Lucifero, figlio di Adriana Berlingieri e di Fabrizio Lucifero, designato con il titolo di “capitano”, si distinse come controrivoluzionario al tempo dei moti napoletani, nel 1654 assunse l’incarico di mastro luogotenente della città di Crotone e sua giurisdizione, sposò Hippolita Suriano e ricoprì più volte la carica di sindaco dei nobili, morendo nel 1663.[iv] Egli abitò nelle case appartenute ai genitori che nel 1628, erano composte da una “casa seu palazzetto” con due casette terrane e due casilini confinanti con le case degli eredi di Innocentio de Adamo, in parrocchia di S. Maria de Prothostatariis.
Da Mutio Lucifero e Hippolita Suriano, abitanti in parrocchia di Santa Maria, nacquero Francesco Josepho domenico (28.1.1635), Antonio (12.2.1636), Pompeo Josepho (4.8.1637), Aurea Anna (16.7.1640), Vittoria Francesca Antonia (30.10.1643), Anna Maria (8.1.1647). Tra i fratelli ricordiamo Francesco, Mario e Gio.[v] Tra i figli ricordiamo Vittoria e Maria, le sole che sopravvissero al padre. Vittoria si sposò con il castellano di Crotone Didaco del Castillo. Maria sposò Carlo Gambacorta, duca di Ardore, ed ebbe due figli: Silvia e Horatio.
Da Fabritio Lucifero a Mutio Lucifero
Da Fabritio Lucifero, figlio del q.m Jo. Francesco Lucifero, la “casa magna in strata della Judeca parum distante ab ecc.ia mayori” e la gabella Maccuditi e Maiorana, beni pervenuti dall’eredità del padre Jo. Francesco Lucifero, passarono a Mutio Lucifero e poi ad Antonio del Castillo, figlio di Diego.[vi] Il passaggio avvenne in quanto Fabritio non ebbe eredi, ed anche perché durante la sua lunga prigionia, le sue proprietà era rimaste in potere dello zio Mutio Lucifero. Inoltre, quest’ultimo era creditore di molto denaro da Fabritio, avendo sostenuto una costosa lite vertente in Roma per il possesso del semplice beneficio di San Giacomo Apostolo della famiglia Lucifero.
Il castellano Didaco de Castillo
Morto il 17 febbraio 1655 il sergente maggiore Martin Colas de Alagon, castellano del castello di Crotone,[vii] seguì il 15 luglio dello stesso anno, il castellano D. Piedro de Molina, e poi il “capitano di cavalli di curaza” Didaco del Castiglio, il quale sposò la vedova Vittoria Lucifero, figlia di Mutio e di Hippolita Suriano. Dall’unione nacquero Antonio e Maria. Maria, o Maruzza, che sposò il nobile Pietro Suriano.[viii]
Il 19 giugno 1664 con atto del notaio Giuseppe Lauretta, la vedova Hippolita Suriano donava alla figlia Vittoria Lucifero ed al marito Diego del Castillo, beni per il valore di quattromila ducati, a complemento della dote di ottomila ducati. Tra i beni, oltre ad alcuni terreni tra i quali il giardino e vigne della Potighella, vi erano “le case palatiate consistenti in molti membri superiori, inferiori et infimi site dentro questa Città nella Parocchia di Santa Maria Prothospataro vicino le case di Gio. Paulo Syllano, Mingo Zupo et altri notorii confini una con tutti li mobili et supellettoli che dentro vi si trovano”.[ix]
Antonio del Castillo
Morto nel 1668 Diego del Castillo, le case rimasero alla vedova Ippolita Suriano, e poi da questa passarono ad Antonio del Castillo. Don Antonio del Castillo fu erede della madre Vittoria Lucifero, figlia ed erede di Mutio Lucifero, e del padre Diego.[x] Egli resse “l’officio di Regio secreto e mastro Portolano” di Crotone.[xi]
Come figlio ed erede della madre Vittoria, che a sua volta era figlia ed erede di Mutio Lucifero, ereditò i beni di quest’ultimo, tra i quali la casa in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, alcune terre aratorie nelle gabelle di Maccuditi e Maiorana, ecc.. Sposò Anna Barricellis, figlia primogenita del feudatario Gio. Battista, la quale gli portò una cospicua dote, tra cui alcune case situate nei pressi della casa ereditata dalla madre, sulle quali andrà ad innalzarsi il palazzo di famiglia. Il nuovo palazzo risulta già edificato nei primi anni del Settecento: esso è collocato in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, e confinante con la casa palaziata di Carlo Sillani, strada mediante con il palazzo del qm. Gio. Battista Pagano, poi del chierico Dionisio Rama, le case poi palazzo di Anna Suriano, figlia del fu Annibale, e la casa di Carmina Perez.
Tra le sue proprietà ricordiamo la gabella dotale Pirretta, che era stata di Gio. Battista Barricellis, il giardino e territorio detto La Potighella ed un vignale a Maccoditi.[xii] Dall’unione tra Antonio ed Anna Barricellis, nacquero Giovanbattista, Alfonso, Muzio, Pietro, Gerolamo, Felice e Michele.[xiii]
Dalle case di Ippolita Suriano al palazzo di Antonio del Castillo
Da una platea del 1691, ricaviamo che il Capitolo possedeva “una casa con due membri confine le case della q.m Mag.ca Ippolita Suriano nella parocchia di S. Maria de Protospataris lasciata per la q.m Isabella Garofalo”.[xiv] Sempre dalle platee del Capitolo, si ricava che la casa lasciata dalla Garofalo al Capitolo, alla fine del Seicento confinerà con le case di Antonio del Castiglio.[xv]
Sulle case ed i casalini che erano stati di Mutio Lucifero, Antonio del Castillo costruì il palazzo di famiglia.[xvi] Il palazzo risulta già esistente nei primi anni del Settecento: palazzo del q.m Gio. Battista Pagano che fu del q.m Gio. Francesco Pagano posto in Santa Maria, “prope palatium D. Antonii del Castillo”.[xvii]
Carlo Sillani possiede una casa palaziata sita e posta in parrocchia di Santa Maria che confina con il palazzo del Signor D. Antonio del Castillo e le case di Pietro Gio. Cimino in frontespizio al palazzo del Signor D. Annibale Suriano.[xviii]
L’undici giugno 1720 Antonio Del Castillo dichiarava di possedere “come vero Sig.re e P.ne come cosa propria”, tra gli altri beni, “un Palazzo sito in questa Città nella Parocchia di S. Maria Protospatariis, confine il Palazzo della S.ra D. Anna Suriano, figlia del q.m D. Anibale Suriano”.[xix] Il palazzo era abitato da Antonio Del Castillo e dalla sua famiglia, e confinava con le case che furono del q.m Geronimo Sillani.[xx]
Lite tra i Suriano ed i Castillo
Bernardino Suriano, figlio di Antonio, sposò nel 1719 Anna Suriano, figlia di Annibale Suriano (iuniore), rimasta vedova proprio in quell’anno per morte improvvisa di Nicolò Berlingieri. La moglie portò in dote tra l’altro, delle case, o palazzo, comprate dal padre Annibale dal qm. Gerolimo Sillani (sposato con Giulia Mangione).
La casa palaziata dei Sillani, comprata da Annibale Suriano e poi passata alla figlia, era vicina al palazzo di Antonio del Castillo, e consisteva in cinque membri e tre appartamenti, cioè superiore, mezzano e basso, cortile, scala di pietra e pozzo, ed un casaleno dentro detto cortile. Essa era appartenuta agli eredi del tesoriere della cattedrale Gio Giacomo Syllano, ed era situata nel luogo dove anticamente era “la judeca”.
La costruzione del nuovo palazzo dei Suriano vicino a quello dei De Castillo, restringendo la strada che separava le due costruzioni, determinò in questi anni una aspra lite, che terminò solamente in Regia Udienza nel 1740. Da una parte vi era Michele Del Castillo, figlio di Antonio, e dall’altra Bernardino Suriano ed il figlio Raffaele. La sentenza fu a favore dei potentissimi Suriano. Infatti, la perizia certificò che la strada che separava i due palazzi era larga palmi 12 e che quindi la nuova costruzione dei Suriano non impediva in nulla al palazzo dei De Castillo.[xxi]
Catasto del 1743
Così risulta formata la famiglia dei De Castillo: Felice del Castillo nobile di anni 35, i fratelli Bonaventura di anni 32, Gio. Battista di anni 21, Alfonso canonico di anni 43, Muzio canonico di anni 40, Pietro canonico di anni 36, Girolamo sacerdote di anni 33, le sorelle Aloisia di anni 38 e Maria di anni 25. Felice abita con la madre e vedova Anna Barricellis di anni 64, e la serva Vittoria Asturino di anni 45. Abitano tutti in casa propria patrimoniale in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis.
Possiedono la chiusa La Potighella, un mulino centimolo in un basso sotto il loro palazzo. Un basso sotto il loro palazzo è dato in fitto come anche tre casette vicine al detto palazzo. La madre Anna possiede il feudo detto Carbonara seu Sacchetta.[xxii] In un quarto dello stesso palazzo abita anche Michele del Castillo, nobile patrizio di anni 42, con la moglie Catarina Berlingieri di anni 39, la figlia Rosa di anni 10 e la serva Cassandra Casentino.[xxiii]
Dai de Castillo agli Zurlo
Alla metà del Settecento troviamo il canonico Alfonso, D. Muzio, D. Pietro, il sacerdote Gerolamo e Felice, tutti nobili patrizi della città di Crotone discendenti ed eredi di Mutio e Vittoria Lucifero, rispettivamente padre e figlia, mediante le persone di Diego ed Antonio del Castillo.
Ereditò tutto il canonico Pietro del Castillo per morte dei fratelli Gerolamo e Giovanbattista.[xxiv]
In seguito, il canonico Pietro del Castillo donò alla sorella Maria del Castillo, sposata con Nicola Zurlo, il palazzo detto dei Castillo in parrocchia di Santa Maria Prothospatari, confinante con quello di Raffaele Suriano. Il palazzo consisteva “in nove camere inclusiva la sala e cucina con altrettanti bassi, cortile con entro il pozzo, scala di pietra ed un vignano grande scoverto”.
Descrizione del palazzo
Due giorni dopo la morte del canonico Pietro del Castillo, avvenuta il 5 luglio 1773, i nobili patrizi Nicola Zurlo ed i due figli Giuseppe e Francesco, anche a nome dell’altro figlio Fabrizio, si recarono nel palazzo detto delli Sig.ri del Castillo, situato nel distretto della Regal Parocchia di Santa Maria de Protospatariis e confinante con il palazzo del Sig.r D. Raffaele Suriano, e procedettero all’inventario del palazzo: “Un palazzo ove abbitava detto q.m Can.co D.n Pietro sito in parocchia di S. Maria de Protospatariis costituente in nove camere inclusive la sala, e cucina, con altritanti bassi, cortile con entrovi il pozzo, scala di pietra, ed un vignano grande scoverto.
Nella sala di d.o Palazzo vi si ritrovarono li seguenti beni. Dodeci quadri vecchi senza cornice con pittura di personaggi. Un riposto, seu stipo grande con entravi di circa quindici pezzi di cristalli, cioè Bicchieri, ed un Bacile, ed un candeliero d’ottone. Un stipo piccolo vecchio. Un cassone di tavole vecchio. Ed una scala di legname di circa 25 scalini.
P.ma camera doppo d.a sala detta del Pontone vi sono li seg.te mobili: Sei quadri vecchi grandi con cornice indorate. Venti cinque quadretti vecchi con diverse effigie. Un specchio con cornice negra all’antica. Un Baullo coperto di pelle rossa cindeillato vecchio, e vacuo. Una cassa con entrovi una coperta bianca vecchia. Una cortina tinta di filato usata. Tre coperte di filato rosse usate. Un giamberghino ed un collacitto del medesimo usati. Altro Baullo cindrillato usato con entrovi una giamberga e calzone di saja di Venezia usate. Un’altra di lutto pure usata ed una giamberga di panno biancaccio ordinario anche usata. Altro Bauglio cindrillato di campagna vacuo usato. Una scrivania di noce usata. Una cassetta di tavola pittata usata vacua, con di lei buffettino usato. Un libraro di Tavole di noce con pochi libri vecchi e dentro detto libraro un Bironcino composto di più tiraturini, e questi vacui, sotto detto libraro una banca con tre tiratoi tutta di tavole di noce. Altro bagulio usato cindrillato con entrovi una cortina di filato tinta vecchia. Altra cortina pure tinta di filato vecchia. Una coperta a paragoa di d.a cortina vecchia con francetta al torno. Un portiero di Portanova, ed un tapeto dell’istessa usati. Due casse di tavole vecchie vacue. Un boffettino impellicciato di noce con tiraturini voti. Un baguglio voto usato. Una cassa di Pioppo usata con entrovi una cortina di filato bianca con rezza a torno. Tre lenzuoli di tela, ed un mesale per la tavola usati. Sedie di paglia ordinarie usate numero diecesette di color verde e rossi.
Seconda camera con fenestra affacciante al Palazzo delli Sig.ri Zurlo, e l’altra sopra la casa di Giuseppe Federico. Quadri vecchi mezzani numero sei e quadrini n.ro sette vecchi. Un crocefisso di legno indorato. Un letto consistente in una trabacca di ferro con tre scanni del med.mo ferro, quattro tavole, tre matarazzi di lana, due coscini pure di lana. Una cortina e coperta di filato bianca. Un pajo di lenzuoli usati. Altra coperta bianca guttelarica. Quattro boffette di noce usate. Un baguglio cendrillato vecchio vacuo. Un altro piccolo vacuo. Un bacile di lavare con suo piede di tavola.
Terza camera antecucina. Una cassa di tavole vecchie con entrovi un paio di lenzuola di tela fina usata. Camiscie di tela vecchie n.ro tre, e quattro para di calzonette di tela pure vecchie. Tre vattane di coscini di tela vecchie. Tre mesali di tavola usate. Due giarre di pietra, con bocale di rame usato. Due cassoni di castagna vecchie usate. Una cassa di tavola vecchia. Una boffetta di tavola vecchia ed una majlla.
Cocinetta. Un trepiede di ferro grande. Un altro mezzano, ed uno piccolo. Due craticole di ferro. Tre spiedi. Un capofuoco. Due frissure vecchie. Un scarfaletto di rame. Un stagnato pure di rame, ed una tijella di rame ancora vecchia.
Quarta camera con fenestre affacciante il Sig.r Micilotti. Quadri vecchi n.ro sette. Un speccio negro all’antica vecchio. Una boffetta di tavola vecchia. Un baguglio cindrillato vecchio con entrovi due tovaglie di tavole usate. Altro baguglio grande vecchio cindrillato vuoto. Altra boffetta vecchia di tavola. Altro baguglio vecchio. Un letto con scanni, e tavole di legname con due matarazzi di lana usate. Cuscini di lana n.ro due. Un paro di lenzuoli vecchi, ed una coperta bianca vecchia. Una cassa vecchia di pioppo con entro un lenzuolo di tela vecchio. Altra cassa di tavola vecchia. Quattro sedie vecchie, cioè due grandi e due piccole.
Altre tre camere dove al presente abbita la Sig.ra D.a Cattarina Berlingieri, nelle quali non vi è altro mobile appartenente a d.a eredità, se non le due scrittorii di legno, e pochi quadri vecchi.”[xxv]
Il palazzo Zurlo Castiglia
Giuseppe Zurlo, figlio di Nicola ed erede di Castillo.[xxvi] Casa dei Signori Zurlo e Castiglia contigua a quella dell’eredi Scarriglia Berardino in parrocchia di S. Maria.[xxvii] Nel Catasto del 1793 troviamo che il palazzo è per la maggior parte dato in fitto. Esso risulta in possesso del nobile Giuseppe Zurlo di anni 43 e dei suoi fratelli che, come eredi del canonico Pietro e di D. Felice del Castillo, detengono un palazzo ereditario in parrocchia di Santa Maria. Essi locano il quarto di sopra, alcuni bassi, la camera superiore dove era il molino, un altro basso a Francesco Messina, e due altre camere dirimpetto Micilotto.[xxviii]
Note
[i] ASCZ, Busta 49, anno 1610, ff. 42-43.
[ii] ASCZ, Busta 336, anno 1690, ff. 99-102.
[iii] ASCZ, Busta 336, anno 1690, f. 102.
[iv] 9.1.1663, “morse il capitan Mutio Lucifero e si sepelli in cattedrale”. AVC, Libro dei Morti.
[v] ASCZ, Busta 117, anno 1623, ff. 98-99.
[vi] ASCZ, Busta 336, anno 1690, ff. 99-102.
[vii] “Adi 17 febraro (1655) morse il Castellano di Cotrone nomine D. Martin Colas de Alagon et si sepelli in S. Dionisio”. AVC, Libro dei Morti.
[viii] ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 138.
[ix] ASCZ, Busta 311, anno 1664, ff. 74v-75.
[x] ASCZ, Busta 336, anno 1690, f. 136.
[xi] ASCZ, Busta 338, anno 1698, f. 94.
[xii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 69, 106, 139v.
[xiii] ASCZ, Busta 855, anno 1752, ff. 142-143.
[xiv] AVC, Platea Capitolo 1691, f. 8.
[xv] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 81v.
[xvi] Alla fine del Seicento, la mensa vescovile esigeva un annuo censo “sopra il casalino del q.m Mutio Lucifero, hoggi casa del Sig. D. Antonio del Castiglio in parocchia di S. Maria Protospataris.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 71v.
[xvii] ASCZ, Busta 497, anno 1702, f. 40v.
[xviii] ASCZ, Busta 497, anno 1711, f. 1.
[xix] ASCZ, Busta 660, anno 1720, f. 97.
[xx] ASCZ, Busta 660, anno 1720, ff. 255-260.
[xxi] ASCZ, R. U. Cart. S. 423, 4 fasc. VI, 1740.
[xxii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 76.
[xxiii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 152.
[xxiv] ASCZ, Busta 855, anno 1752, ff. 142-143.
[xxv] ASCZ, Busta 1665, anno 1773, ff. 27-29.
[xxvi] AVC, Lista di Carico, Cassa Sacra, 1790, f. 37v.
[xxvii] AVC, Lista di Carico, Cassa Sacra, 1790, f. 18.
[xxviii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 75v.
Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 5 Dicembre 2022.