I “Vandali” di Cotrone

il castello di Crotone visto dal palazzo Barracco (1893).

Il 28 settembre 1893, in Crotone, il marchese Antonio Lucifero, R. Ispettore per la Conservazione delle Antichità e Monumenti di Cotrone, con la Riservata N° 12368 1/10 93, così rispondeva prontamente alla richiesta di Sua Eccellenza il Ministro della Pubblica Istruzione, datata in Roma il 22 dello stesso mese (N° 15491 Part. 11415), avente per oggetto il “Castello di Cotrone”, cercando di mettere in evidenza i suoi pregi storici, al fine di scongiurarne la demolizione, voluta dal sindaco Carlo Turano e dall’Amministrazione Comunale della città.

“Riscontrando l’emarginato foglio della / E. V. per quanto la brevità del tempo mi / ha permesso, eccomi a dirle per summa / capite quello che si può raccogliere sul / Castello di Cotrone.

Il Castello di Cotrone faceva parte, / quando Crotone era città della Magna / Grecia, della sua Acropoli, e il Nola Molise / nella sua Cronaca di Cotrone stampata a / Napoli nel 1649, a pagina 46, riporta che / Tito Livio nel Libro 14 delle sue Storie / diceva: “Aveva anche un grandissimo Ca / stello che da una parte sovrastava al ma / re, e dall’altra sovrastava alli campi, / e lo rendeva forte il sito essendo il detto / Castello sovra un monte sublime, / ed elevato con una muraglia gran / dissima che lo circondava”. Aggiunge / il Nola Molise ch’era tanto grande / che nelle diverse invasioni tutti i / maggiorenti vi trovavano rifugio con le / loro famiglie. E par chiaro che in

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quest’epoca era unita al Castello presente che domina il / mare, tutta la parte della città detta Cavaliere che domina / la campagna; poiché in questa vi sono dei resti e muraglioni / che si uniscono al presente Castello e che mostrano la / verità dell’asserto.

Allorché i Bruzii (popoli discendenti dagli Aborigeni delle / calabre montagne) venuti in accordi con un capo della plebe / detto Aristobulo entrarono nella suddetta città, e dopo fieri / combattimenti ne distrussero tutta la parte che dalla riva destra / dell’Esaro raggiunge la città presente ch’era precisamente / l’Acropoli, in essa si ridusse tutta la nobiltà e la gente che / da essa era comandata e la seguiva (1).

Tempi oscuri e di decadenza lunghi trascorsero, dopo / il 1000 dell’Era volgare (2) nel Castello di Cotrone che esisteva / vi fu per circa due mesi Carlo 1° d’Angiò quando era sua / idea di ordinare una flotta per passare in Sicilia. Trascorsero / molti anni e s’ignora ciò che avvenne, fino a che Nicola / Ruffo ebbe concesso il marchesato di Cotrone che fu il secondo / nel Regno di Napoli (3). Par chiaro che in quest’epoca il / Marchese Ruffo dette al Castello la forma che anche di presen / te conserva dalla parte di ponente con le torri rotonde / e le cortine merlate. Poco dopo Don Antonio Centeglia sposò / l’ultima figliuola del Ruffo, Enrichetta, e fu Duca di / Catanzaro e Marchese di Cotrone, contro il volere di Re Ladislao. / Fu perdonato e novessamente si ribellò insieme al Duca di / Taranto, e battuto, miseramente ne morì la moglie di dolore

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ed egli dolosamente i suoi giorni in Venezia. Nelle fazioni / militari che questo Marchese ebbe col Re il castello di Cotrone / fu luogo di attacchi e di difesa, e ciò lo prova il d’Amato nella / sua Cronaca di Catanzaro, fra gli altri luoghi quando dice / “che nel 1401 Ladislao attaccò Cotrone, ma vano riuscigli il tenta / tivo, e si volse a Santa Severina che la ebbe a patti. Poco / dopo cadde Cotrone, e benché il Castello persistette alla / difesa per qualche tempo, pure alla fine fu necessità calare / il ponte introducendosi i Regi vittoriosi”. Così il Conte Ruffo / perdè tutta la sua potenza. (4)

Nell’anno 1497 Federico d’Aragona conferma i privilegi dei / suoi maggiori alla città di Cotrone, e fra i meriti che vuol confermare vi è “che soccorse la soldatesca che guardava il / Castello, di quanto era stato bisogno”. (5)

In mezzo del Castello feudale ritornato regio dopo essere ritolto / ai Ruffo ed ai Centeglia, vi esisteva nella parte più emi / nente alta quasi 15 metri una Torre concia detta la mar / chesana con una chiesa ad essa addossata caduta questa / ultima pel tremuoto del marzo 1832, e rimase la Torre sola / che avendo forma concia a larga base non venne affatto scossa. / Questa Torre nel 1893 fu abbattuta a spese dell’Erario ed a profitto / di privati cittadini che fecero loro utile della problematica / scienza ed onestà di un Generale del Genio italiano.

Nel tempo dei vice Re regnando Carlo V, ed essendo vice Re / di Napoli Don Pietro di Toledo furono ordinate ed eseguite le / costruzioni delle mura per la fortificazione della città, e nella

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medesima epoca par chiaro fu modificata la parte del Castello / che guarda il mare, riducendo le torri in batterie rettangolari / guernite di case matte a prova di bomba, ciò pei progressi della / scienza guerresca. Fu poi detto Castello sempre residenza sotto / i Vice Re prima dei Comandanti Spagnuoli che avevano il go / verno della Piazza Forte di Cotrone ch’eran i primi magistra / ti di essa fino al 1734, e da quell’epoca fu residenza dei / Comandanti la Piazza napolitali, e degli Ufficiali, e soldati che la presidiavano.

Chi volesse notizie più precise e particolareggiate della / trasformazione delle batterie del Castello che guardano il mare / potrebbe rivolgersi nel Grande Archivio di Napoli ove sono / tre scaffali ricolmi di carte tutte relative ai lavori di costru / zione delle mura, del Porto e del Castello di Cotrone.

La Piazza Forte di Cotrone fu abolita verso il 1864 o 1865 / ma vi continuò ad essere un Comandante del Castello fino a che / non venne disciolto il Corpo dello Stato maggiore delle Piazze. / (6) Nel 1806 il Castello e la Piazza sostennero un assedio / di qualche mese che i Francesi comandati dal Regnyer / vi tennero; essendovi pochi Ufficiali borbonici ed un / certo numero di uomini che truppa a massa veniva / in quei tempi detta. E furono la città ed il Castello / rovinati non per l’opera degli assedianti, ma per l’inter / venzione dei cittadini i quali persuasero il Comandante / ad abbandonare la città ed imbarcarsi, tardando i promessi / aiuti dalla Sicilia, e tanto fecero principalmente

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per evitare alla città i gravi danni del bombar / damento. Poiché il Comandante e i suoi Ufficiali / uscendo dalla postierla del Castello nella notte silenziosamente, l’indomani dopo entrate le truppe francesi / i soccorsi arrivarono inutilmente, e il malcapitato Comandante / arrivando in Messina fu giudicato da un Consiglio di Guerra / e fucilato.

Nello stato presente le batterie e le Torri si conser / vano in ottime condizioni, non così le cortine, specialmen / te quelle di ponente e di mezzogiorno, le quali hanno / subito le ingiurie del tempo, specialmente per 30 anni / di nessuna manutenzione. E se qualche cosa in questo / genere si è fatta questa non ha avuto altro scopo che d’in / grassare appaltatori, e forse anco altri che son rimasti / nell’ombra. In tutti i casi vi sono presentemente delle / Caserme e dei locali, oltre le carceri, dove stanno comoda / mente due Compagnie di Truppa, e tutti gli Ufficii / di un Comando di Battaglione; e sulle spianate delle / Batterie e su di un’aia di quasi 2 ettari si potrebbero / costruire con pochissima spesa relativa, caserme non per / un solo Reggimento in luogo saluberrimo oltre mi

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sura, e dove e dove i militari stanno e starebbero meglio che / in ogni altra parte del Regno.

Ora non mi rimane che ad aggiungere poche parole / per debito di coscienza. V. E. sa perché il presente Municipio vuole acquistare il Castello ? La ragione è una sola: demolire per far pietrame e venderlo.

I Vandali tolsero le grappe di bronzo del Coliseo, ed / i vantaggi non furono certo della loro comunione; ma / ognuno ne trasse la maggior parte che potè. Allora / il Governo di Roma battuto e vinto non potè impedire / l’opera nefanda. Ora se non impedisce è solo mancanza / di volere.

Il R. Ispettore A. Lucifero

(1) Lenormand, Grand Gres.

(2) Summonte, Storia delle Due Sicilie.

(3) Summonte, Storia delle Due Sicilie.

(4) Amato, Cronaca di Catanzaro, pag.a 71.

(5) Nola Molise, Cronaca di Crotone, pag.a 196.

(6) Colletta, Storie.”[i] ACS, Min. P.I. AA.BB.AA. – Div. IIS. IIB. 81.

n.b. Il documento è stato gentilmente fornito dal prof. Bruno Mussari.

il castello di Crotone visto “Dal Cantiere” (1893).

Note


[i] ACS, Min. P.I. AA.BB.AA. – Div. IIS. IIB. 81.


Creato il 1 Aprile 2025. Ultima modifica: 1 Aprile 2025.

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