I palazzi Antinori e Pallone presso la cattedrale di Crotone
Gli Antinori o Antenore
Nel 1555 Santo Antenore sposò Lucretia Lucifero, figlia di Gio. Paolo e di Giovannella Pica. Alla morte del padre ereditò il figlio Fabio che, a sua volta, lasciò erede il figlio Oratio seniore. Gio. Paolo Antinoro, figlio ed erede di Oratio seniore, sposò Beatrice Beltrana. Furono coeredi i figli Faustina, Laura ed Orazio iuniore. Laura, “nobile patrizia dei Primari” della città di Crotone, oltre ad essere coerede del padre Gio. Paolo, divenne anche erede universale e particolare per testamento del fratello Orazio iuniore e della sorella Faustina.[i]
La casa degli Antinori
Nella seconda metà del Cinquecento la mensa vescovile esigeva un annuo censo sopra la casa di Fabio de Antinoro, poi del qm. Gio. Domenico Antinoro, che confinava con la casa di madama Ippolita Vento in parrocchia di San Pietro.[ii] Alla metà del Seicento la casa di Horatius Antinoro seniore confinava con la casa palaziata, consistente “in pluribus membris”, di Scipione e Carlo Berlingieri in parrocchia di San Pietro.[iii]
Oratio Antinori oltre alla casa, possedeva le terre dette l’Antinora, che vendette, e parte del territorio detto “Li Ficazzani”.[iv] Quest’ultimo fondo alla sua morte passò al canonico Domenico Antinori.[v] In seguito, parte delle case abitate dagli Antenori andarono in rovina e furono cedute. All’inizio del Settecento Antonio Pelusio dichiarava di possedere in parrocchia di San Pietro un magazzino ed un giardinello, che in precedenza erano state case degli Antenori.[vi]
Dai Pallone ai Maccarrone
Cristofaro Pallone sposò Vittoria Berlingieri,[vii] figlia di Carlo.[viii] Egli possedeva il feudo La Valle di Pirrotta e la gabella Varrea, entrambi situati in territorio di Crotone, e molti debiti.[ix] All’inizio del Settecento Cristofaro Pallone ed il figlio, il chierico Francesco,[x] abitavano in parrocchia di San Pietro e Paolo, nelle case “attaccate d’una parte con la cathedrale chiesa di questa città et dalla altra parte con le case del canonico D. Carlo Presterà via mediante”.[xi]
Il palazzo dei Pallone da Cristofaro passò al figlio ed erede, il reverendo canonico della cattedrale di Santa Severina Francesco, il quale monacò la sorella Vittoria nel monastero di Santa Chiara di Crotone, assegnandole, il 9 dicembre 1707, per atto del notaio Francesco Antonio Tirioli di Crotone, come dote spirituale sopra le sue case, confinanti la cattedrale, un capitale di ducati 200 con la sua annualità di ducati 16 l’anno.[xii]
Morto l’indebitato Francesco, figlio ed ultimo erede di Cristofaro,[xiii] il palazzo gravato dal censo dovuto al monastero di Santa Chiara, e da altri obblighi precedenti e successivi, passò al marchese Francesco Cesare Berlingieri, il quale estinse parte delle ipoteche. Nel 1720 esso confinava con la cattedrale e con la casa del fu primicerio Carlo Presterà.[xiv] Poco dopo il Berlingieri lo vendeva a Felice Maccarrone.[xv]
Dal catasto onciario del 1743 risulta che il negoziante trentacinquenne Felice Maccarrone, abita in casa propria in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, con la moglie Domenica Favaro di 34 anni e con il figlio Vincenzo di due anni. Nella stessa casa abitano anche il figlio naturale Vincenzo Amoruso di cinque anni, Anna Favaro di 50 anni e la madre del Maccarrone, Lucrezia Manfredi di 60 anni. Il Maccarrone affitta un membro e due bassi della sua casa, possiede una bottega nella piazza de Ferrari ed una chiusura con vigne.[xvi]
Due anni dopo il Maccarrone affrancherà completamente il palazzo, restituendo al monastero di Santa Chiara i ducati 200 all’8% che, fin dal 1707, gravavano il palazzo.[xvii] Sempre sul finire di quello stesso anno 1745 morirà, lasciando per testamento erede universale e particolare il figlio di cinque anni Vincenzo, mentre la moglie Domenica Favaro, madre di Vincenzo, è nominata tutrice e curatrice del figlio. Il testatore, inoltre, obbligò l’erede a fondare una ebdomada col peso della celebrazione di una messa alla settimana, da celebrarsi nell’altare della Beata Vergine del Capo delle Colonne nella cattedrale, in suffragio della sua anima e di quella di sua madre Lucrezia Manfredi.
Essendo l’eredità gravata di molti debiti, l’erede non riuscì ad istituire l’ebdomada. Dieci anni dopo tuttavia ciò fu possibile. Infatti, il nuovo vescovo Domenico Zicari, nella visita che fece alla cattedrale dopo il suo ingresso in città, “ave ritrovato tenere la medesima preciso bisogno dell’ampliazione della sacrestia a motivo di esser quella che vi esiste molta angusta e ristretta, la qual cosa li rende di molto incommodo alli R.mi Sig.ri Capitolari, non solo nelle funzioni che vi sogliono farsi ma di vantaggio apporta disturbo alli Sig.ri sacerdoti nell’atto devonsi preparare al sacrosanto sacrificio della messa”.
Il vescovo perciò dette incarico al suo economo, il canonico della cattedrale Tommaso Capocchiani, di acquistare due piccoli bassi, uno contiguo all’altro, attaccati alla sacrestia dalla parte di dietro, e facenti parte e situati sotto il palazzo del fu Felice Maccarrone. Fatti stimare gli immobili da alcuni mastri fabbricatori, essi vennero valutati del valore di ducati centoquaranta, denaro che venne sborsato dall’economo della mensa vescovile, utilizzando a tale scopo un lascito fatto dal defunto vescovo Gaetano Costa in beneficio della cattedrale. Così la tutrice e madre dell’erede Vincenzo Maccarrone cedette parte del palazzo ed aggiungendo ai centoquaranta altri sessanta ducati, riuscì finalmente a fondare l’ebdomada, esaudendo le ultime volontà del defunto marito.[xviii]
Il palazzo di Laura Antenori
Laura Antenori, educanda fin da bambina nel monastero di Santa Chiara, dove rimase per tutta la vita,[xix] fu erede del fratello Oratio iuniore e della sorella Faustina.[xx] Essa divenne così l’unica proprietaria del palazzo detto degli Antinori, situato in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo e confinante da una parte, con una casa di proprietà del capitolo[xxi] della cattedrale di Crotone e dall’altra, con il palazzo dei Pallone.[xxii]
Sempre dallo stesso citato catasto, Laura Antinori è descritta come nobile di 60 anni, proprietaria di un palazzo sito in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, dei territori detti La Reina e La Palumbara, di un magazzino al Fosso, e di una casa in parrocchia di S. Maria Prothospatariis.[xxiii] La nobile tuttavia faceva domicilio come “educanda” nel monastero di S. Chiara, mentre il suo palazzo, presso la cattedrale, era abitato dal suo procuratore ed agente Gio. Battista Casanova, e dalla serva Domenica Amoruso.[xxiv] Proprio in quell’anno l’Antinori aveva ceduto alla sua serva, in cambio del fatto che questa aveva lasciato libera una sua casetta, sulla quale l’Amoruso aveva il diritto di abitarvi “vita sua durante”, una camera del suo palazzo “e proprio quella cameretta, che sta attaccata al palazzo dei q.m Pallone e che si va per la scala dalla parte destra nell’entrare in quello”.[xxv]
Laura Antinori passerà la sua vita dietro le grate del monastero delle clarisse di Santa Chiara, vivendo la condizione di perenne “educanda”. Essa morirà all’età di 69 anni nel monastero di Santa Chiara il 26 ottobre 1752.[xxvi] In seguito, il palazzo venne in possesso di Lucrezia Antenori e alla sua morte, passò di proprietà della cappella del SS. Sacramento della cattedrale, per vendita fatta dagli eredi di Lucrezia Antenori, come da atto del notaio Antonino Asturi del 26 ottobre 1756.[xxvii]
Alla fine del Settecento il palazzo, o casa palaziata, che era stata degli Antinori, risultava confinante con le case del capitolo, e con il palazzo che da Felice Maccarrone,[xxviii] era passato al figlio Vincenzo. La cappella o confraternita del SS. Sacramento lo affittava. Nel 1790 si trovava affittato a Vincenzo di Perri, per la pigione di annui ducati 60 da pagarsi in tre rate, cioè a Natale, Pasqua e Settembre,[xxix] e risulta così descritto: situato in contrada Seminario esso confina a tramontana con la casa del qm. Domenico Mazza, a mezzogiorno con la casa di Vincenzo Maccarone, a oriente con il vaglio della chiesa cattedrale ed a occidente con la strada pubblica.
Passato di proprietà della cappella del SS. Sacramento, il palazzo fu affittato a varie persone. Nel 1824 un quarto con un basso per uso di magazzino, ed un altro piccolo basso per uso di stalletta, era affittato a Paolo Stricagnolo detto Capobianco, un altro quarto a Leonardo Covello, un altro quarto con un basso a Michele Puglisi, e un altro quarto con un basso a Leonardo Covello. Allora il palazzo, che era attaccato alla cappella medesima del SS.mo Sacramento, eretta dentro la cattedrale, dava un’entrata annua di poco più di 70 ducati[xxx] e confinava con il palazzo di Gaetano Maccarrone, che era attaccato alla sacrestia della cattedrale.[xxxi]
Note
[i] ASCZ, Busta 913, anno 1749, ff. 270-273; Busta 913, anno 1750, ff. 203-206.
[ii] ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del M.co Giulio Cesare de Leone deputato sopra l’intrate del vescovato de Cutrone, 1570 et 1571.
[iii] AVC, Atto del 7.2.1652, Cart. 113.
[iv] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 87.
[v] Domenico Antinori, canonico col titolo di San Paolo, fu rettore del beneficio di iuspatronato della famiglia Susanna senza altare e cappella, intitolato a S. Antonio da Padova nella cattedrale di Crotone. Morì nel maggio 1703. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, ff. 18, 36. Russo F., Regesto, IX, 50049.
[vi] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 71. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f 115.
[vii] ASCZ, Busta 253, anno 1674, f. 22.
[viii] ASCZ, Busta 659, anno 1714, f. 68v.
[ix] I coniugi Cristofaro Pallone e Vittoria Berlingieri vendono delle case dotali per estinguere alcuni debiti. In seguito, per debiti è sequestrato dalla Regia Corte il feudo. Poi prendono in prestito denaro dai Bernale. Infine, indebitati con i fratelli Didaco, Pompilio ed Annibale Berlingieri, nel 1703 il feudo è venduto per 3300 ducati, a Nicolò Orazio Berlingieri, figlio di Annibale. ASCZ, Busta 253, anno 1671, ff. 18-19; Busta 253, anno 1674, f. 22; Busta 497, anno 1703, ff. 31-33.
[x] Il chierico Francesco Pallone era rettore del beneficio di iuspatronato della famiglia Ormazza poi Gallucci senza altare e cappella intitolato a S. Antonio Abbate. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 36.
[xi] ASCZ, Busta 496, anno 1701, f. 31.
[xii] ASCZ, Busta 611, anno 1711, ff. 16v-17r.
[xiii] Nel 1719 Francesco Pallone era già morto. ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 51v.
[xiv] Nel 1720 il monastero di S. Chiara esigeva un annuo censo di ducati 16 sul palazzo dei Pallone che era passato a Cesare Berlingieri. Sempre in quell’anno il beneficio semplice con altare e cappella in cattedrale, intitolato alla Resurrezione di iuspatronato dapprima dei Leone, e poi dei Pallone, era divenuto di proprietà del Berlingieri. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 26, 34.
[xv] ASCZ, Busta 858, anno 1755, ff. 263-268.
[xvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 89.
[xvii] ASCZ, Busta 912, anno 1745, ff. 86v-87.
[xviii] ASCZ, Busta 858, anno 1755, ff. 263-268.
[xix] Nel 1699 Hippolita e Laura sono educande in Santa Chiara, nel 1743 Laura è ancora educanda. Laura morirà nella condizione di educanda nel 1752. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 16.
[xx] ASCZ, Busta 911, anno 1743, ff. 133-134.
[xxi] Il Capitolo possedeva una casa in parrocchia di S. Pietro lasciata per legato da Scipione di Vennera. Nel 1758/1759 era affittata a Nicola Fusto. AVC, Platea del Capitalo 1758/1759, f. 9.
[xxii] Francesco Pallone era canonico della chiesa cattedrale di Santa Severina, e figlio ed ultimo erede del padre Cristofaro, ed erede universale del decano della cattedrale di Crotone Omobono Leone. ASCZ, Busta 912, anno 1745, f. 87.
[xxiii] La casetta palaziata, consistente in una sola camera superiore ed un basso o catojo, fu venduta ad Agostino Beltrami. ASCZ, Busta 911, anno 1743, ff. 133-134.
[xxiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 147.
[xxv] ASCZ, Busta 911, anno 1743, ff. 133-134.
[xxvi] AVC, Liber Mortuo. ab an. 1756 usque ad annum 1790.
[xxvii] AVC, Platea della cappella del SS. Sacramento.
[xxviii] Domenica Favaro, vedova di Felice Maccarrone madre, tutrice e curatrice di Vincenzo Maccarrone, suo figlio ed erede, vende all’economo della cattedrale, due bassi attaccati alla sacrestia dalla parte di dietro, che appartengono alle case o palazzo ereditario (ASCZ, Busta 858, anno 1755, ff. 263-264). Sempre la stessa dà 200 ducati al Capitolo per una messa la settimana da celebrarsi nell’altare della Beata Vergine de Capo: 26 messe per la fu Lucrezia Manfreda e 26 per il fu Felice Maccarrone (AVC, Platea del Capitolo 1758/1759, ff. 26-27).
[xxix] AVC, Lista di carico, 1790, f. 27.
[xxx] AVC, Platea della cappella del SS. Sacramento.
[xxxi] Gaetano Maccarrone pagava un annuo censo di duc. 4 sopra il suo palazzo al monastero di S. Chiara. AVC, Platea monastero di S. Chiara, 1807, f. 14.
Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 31 Ottobre 2022.