Guida alle fortificazioni della Città di Crotone
1 – Mura della Controscarpa del fosso del castello – Mura Lucifero
Una metà fu costruita verso la metà del sec. XVI, l’altra metà nel 1573 è ancora costituita dal vecchio muro aragonese che verrà demolito in seguito e rifatto. Su queste mura si apre la porta che conduce attraverso il ponte al castello.
2 – Porta Conigliera – Porta grande del SS. Salvatore
La porta non compare in alcun atto né del Cinquecento né del Seicento né nelle piante della città del Settecento. Attraverso la strada o discesa Conigliera si comunicava con la marina ed il porto. Indicata come porta grande della parrocchia del SS. Salvatore in un atto del 1844, essa era situata tra il muro di controscarpa e una muraglia vecchia. Nel 1864 esisteva un tratto di strada tra la porta interna e quella esterna della Conigliera.
3 – Mura della Capperrina – Muraglia vecchia – Mura della Conigliera – Mura Zurlo – Soda
Cortina costituita da una muraglia costruita prima del Cinquecento che comincia dalla porta Conigliera e finisce vicno al baluardo. Nel 1573 risulta lesionata e non si può riparare perché è gonfiata in mezzo e rotta di traverso. Dette anche mura della Cappellina, denominazione che secondo il Nola Molise ricordava il nome della sacerdotessa Cappellina, figlia di Appio Crotonese, che officiava nel tempio delle Muse, che anticamente vi sorgeva. Le mura furono ricostruite tra il 1483 ed il 1486 e nelle vicinanze si apriva la vecchia porta della città detta di Milino, dal nome dell’antico stagno citato anche da Teocrito. Tale stagno secondo il Nola Molise sorgeva “sotto l’antico castello dalla parte del molo, il quale per il tempo, et per la fabrica delle nuove muraglie sta di terra pieno, dove hoggidì se ci fa orto”. Sempre in una nota manoscritta al testo del Nola Molise, “Melinus color in floribus luteum significat come si legge in Dioscuride et in Plinio, essendo uno stagno doveva essere lutoso e di luto haveva il colore perciò fu Melino detto …”. Qui sorgevano ancora alla fine del Quattrocento alcune torri tra le quali quella di Santa Panaya e la torre rotonda della Capperrina. Queste strutture difensive, alcune delle quali facevano parte dell’antica rocca, furono distrutte con il nuovo riassetto cinquecentesco.
4 – Spontone de Miranda detto anche Conigliera
Costruzione aggiunta su proposta dell’architetto Ambrosio Attendolo. Fu costruita durante il viceregno di Giovanni de Zuniga conte di Miranda (1586-1595). A ricordo del vicerè rimane una piertra angolare squadrata con la scritta MIRANDA. Questa aggiunta esterna si rese necessaria per arrestare la caduta della muraglia delkla Capperrina che era vecchia e lesionata. Usata in seguito come opera di difesa accessoria al castello fu terminata nel 1597 come risulta dai numerosi graffiti che vi hanno lasciato coloro che vi lavorarono. Courage basse = La Conigliera maintenant jardin du genie, così è indicata in una carta del 1810.
5 – Cavaliero – Torre della Guardiola
E’ una delle strutture più vecchie, attualmente visibili, della cinta muraria. Di costruzione risalente forse al 1485-1486, è situata poco distante dal luogo dove si verificarono le lesioni rilevate da Ambrosio Attendolo. Attualmente la parte inferiore è abbandonata. Essa comunicava con lo spontone de Miranda. Nel Settecento è indicata anche come “Torretta”.
6 – Spontone o baluardo della Capperrina detto Don Pedro, detto anche Cavaliere, bastione e terrapieno San Giuseppe e bastione de 7 pieces
La sua costruzione iniziò nel 1541 secondo il progetto elaborato dal Baron de la Caya. I lavori furono eseguiti sotto la guida del soprastante spagnolo Donno Alonso de Montoro. Nel 1573 non era stato ancora finito di “terrapienare” e non era stato costruito il cavaliere che secondo il progetto iniziale doveva sorgere in mezzo. Era alto palmi 106 e tuttavia era più basso della città dalla parte della muraglia vecchia palmi 25. La parte che era rivolta verso il mare vi distava canne 80 e la parte che guardava le tre colline, era distante dalla prima canne 65, dalla seconda canne 125 e dalla terza canne 300. Essendo la piazza scoperta dal secondo e dal terzo colle, si decise di costruire un cavaliere nel mezzo della piazza del baluardo ma pochi anni dopo la sua costruzione esso fu distrutto da un terremoto (1638). Nel 1649 il cavaliere era già diroccato e nei suoi pressi, secondo il Nola Molise, si vedevano “una bellissima cisterna e molti altri edifici e muri sotterranei che si estendevano fino al castello”. Vicino e all’interno alle mura all’inizio del Seicento vi era una piccola chiesa con convento dei Domenicani e nel 1719 sorgerà la chiesa di San Giuseppe. Dove il baluardo si innesta nella cortina successiva, dalla parte verso la porta principale sono ancora visibili le due armi dell’imperatore Carlo V e del vicerè Don Pedro de Toledo, marchese di Villafranca, quest’ultimo darà il nome al bastione ed ai successivi. Le armi furono scolpite poco prima della metà del Cinquecento dai due mastri scalpellini catanzaresi Bartolomeo Fiorentino e Carlo Mannarino che utilizzarono della pietra fatta venire dalle montagne di Mesoraca. Nella parte superiore c’era una batteria , una riservetta (1872) ed una grande cisterna. La cisterna è formata per due lati dalle mura della città e per gli altri lati da mura di cui si ignorano la profondità delle fondazioni. Essa è chiusa nella parte superiore da una volta a muratura. Durante la seconda guerra mondiale si voleva adibirla a ricovero ma il progetto fu poi abbandonato. Alcuni lavori al baluardo vennero compiuti nel 1677. Vi furono fatti alcuni lavori al “baluarte di sopra l’Armi” costruendovi “un muro a pare dove sta un pezzo di cannoni con votare la lamia di palmi 5 larga e sopra l’astraco dell’istessa manera a pare dell’istesso muro e di taglare un muro tre palmi per la ritirata di un cannone”, “ nel baluarte delo cavaliero vennero fatto un astraco di calce et strace presato et sotto detto astraco la rizza butante di palmi 70 lungo et 25 largo con il suo mutretto al terreno grosso dui palmi et fundo tre palmi, il quale ha da venireal pare di detto astraco, quali servi per ponerci l’artiglieria di sopra et con fare quattro torneri nel muro per detti cannoni”. Nel 1781 nel baluardo detto Sette cannoni dietro la chiesa di San Giuseppe nel vacuo ove dicesi “li pozzilli” attaccato al baluardo detto l’Armi .Vi era in un sito, al fianco dritto che guarda greco, il suolo della piattaforma al di sotto della casamatta a prova di bomba con aperture sbadate al di sopra, con altro contraforte muro alla sinistra e tra il detto fianco e contraforte si voleva costruire un magazzino. Il suolo del medesimo è di lunghezza palmi 93 e larghezza palmi 49 con mura all’intorno alti palmi 12 e ½ ben intero però che il muro del contraforte è alto per l’estensione delli varisati palmi 93 e quello del detto fianco per l’estensione di palmi 52 con tre impressate di cannoni. Nel 1858 l’ingegnere di acque e strade Eugenio Todisco progettò un carcere da erigersi sul bastione e nel 1859 la guardia del genio Carlo Marsigli eseguì i profili del carcere progettato e del corrispondente bastione, ma il progetto non andò in opera. Nelle garitte del baluardo vigilavano di notte i terrazzani, affinché, chiuse le porte, nessuno potesse avvicinarsi alle mura.
A – Cavaliero – cavalier di Rito
Nel 1573 poco dietro il baluardo, dalla parte dell’abitato, sorgeva un cavaliero. “E’ alto più della muraglia palmi undici, largo palmi 50 e lungo palmi 68”. Esso era armato di una colombrina e le sue mure erano tutte rotte e fracassate. Questa struttura a base rettangolare aveva la funzione di difesa esterna e di forte interno della città. Secondo l’Attendolo si poteva allargare questa struttura militare verso la città, acquistando e terrapienando alcune case vicine e così si ampliava la sua funzione di vigilanza sulla campagna davanti alla città e sul vicino mare.
7 – Cortina – mura del Cavaliere – mura Galluccio
Nel 1573 era senza terrapieno e contramuri che si dovevano eseguire per proteggere quella parte della città che risultava la più debole perché esposta al tiro proveniente dalle vicine colline. Queste opere furono iniziate poco prima della metà del Seicento. Nelle vicinanze del successivo baluardo è inserito in alto nella cortina un marmo con iscrizione medievale “VORUM JO”.
8 – Torrion Toledo – Baluardo Toledo -detto anche Santa Margarita dalla parrocchia in cui si trovava ed in seguito delle “Chianche” e bastione dell’Immacolata dall’oratorio o chiesa sorta alla fine del Seicento nelle sue adiacenze. La sua costruzione iniziò nel 1549, nel 1573 risulta quasi completo infatti risulta l’unico baluardo che ha la piazza superiore completa. Indicato nelle carte del Genio militare del 1872 come bastione delle Armi, all’interno vi erano due casematte e “tra il muro di cinta della città, sul quale era addossato il fabbricato del Sig. Lucente e l’antico bastione delle Armi esisteva un muro lungo metri 10, largo m. 4, denominato muro di rivestimento del fianco rientrante del bastione delle Armi, limitato a levante dal muro di cinta della città, a ponente dal bastione delle Armi, a settentrione dall’antico vaglio “ Lingua e Ossomastro” (1880).
9 – Porta grande della città. Porta vecchia della città
Tra il baluardo Toledo ed il baluardo Marques sorgeva una delle porte della città in età aragonese. Questa porta nel tardo medioevo era inserita in un grande e robusto torrione. All’inizio del Cinquecento essa è difesa da ribellini e fossi. Si sa che nel 1516 – 1517 fu riedificato il muro rovinato delli ribellini dove c’era una “guardiola” “in fronti le case del baron de melixa”, che sono davanti la porta grande della città che è in “fronti dela piaza”. Parteciparono all’opera “li greci de papanicefore con li carri et bove” Sempre in questi anni è rifatto il “passo delo ponti” e la porta viene rinforzata con certe tavole che vengono poste al di sopra “per dubio dela armata turchisca”. Sempre al disopra della porta il mastro Angelo Agatio di Sant’Angelo dipinge le armi regali. Nel 1573 la porta è inserita nella cortina vicino al baluardo Toledo ma se ne sta costruendo una nuova nelle sue vicinanze verso il baluardo Marchese.
10 – Porta nuova o porta maggiore – principale e di Terra
Risulta appena iniziata nel 1573. Nell’architrave verso l’esterno era scolpita la effigie di S. Dionisio, patrono della città ed il motto “Sum Signum et Praesul Dionysius ipse Crotonis”, monumento che durò fino al suo abbattimento avvenuto verso la metà dell’Ottocento. La porta era inserita e munita di un forte e meraviglioso ponte. Ricostruito all’inizio del Seicento (1612) su disegno dell’ingegnere militare Giovanni Rinaldini che fortificò la porta aggiungendovi altre opere accessorie. Altri restauri li fece nel 1662 G: D. Marturano che rifece il ponte a levatoio, la porta ed i due rastrelli in legno di farna. Rifacimenti della parte in legno anche nel 1676. Il ponte levatoio alla sera veniva alzato con due grosse catene e la porta rimaneva chiusa per tutta la notte, mentre i terrazzani vigilavano sui baluardi e presso la porta. Davanti c’era un largo e profondo fosso. Agli inizi dell’Ottocento la porta comunica con la campagna per mezzo di un ponte levatoio parte in muratura e parte mobile e davanti c’era un “rastrello malridotto”. Nel 1804 viene rifatto il ponte levatoio e poco dopo è riassestata la rampa e la strada della porta di terra (1807). Nell’estate – autunno 1867 fu demolita la porta principale ed il ponte di accesso e fu riempito il fossato. La porta era larga circa 2 metri, vicino ad essa c’era la “cameretta per l’esattoria dei dazi comunali e il corpo di guardia nazionale” (1867). Una rampa interna ed una esterna alla porta metteva in comunicazione la città con la campagna. Luoghi davanti alla porta erano “Fanaro”, Orto Piscitello” e “Spina Santa” e appena dentro vi era il corpo di guardia e la chiesa di San Giovanni Battista. Secondo le costituzioni della città all’arrivo in città di un capitano con la sua compagnia il mastrogiurato doveva consegnarli le chiavi della città in quanto a lui spettava la vigilanza della città e delle porte. Il capitano doveva alla sua partenza riconsegnare le chiavi al mastrogiurato. Le chiavi della città alla fine del Cinquecento erano tre: due della porta grande ed una della porta della Piscaria. In seguito, il loro numero salì a sette: tre della porta maggiore e dei due rastrelli e quattro della porta detta del Soccorso seu della piscaria e saracina.
11 – Cortina – Mura delle Armi
Nel 1573 era mancante di contramuro e di terrapieno. Fu quasi completamente demolita nell’estate 1867. In questa cortina era inserita la porta vecchia e poi la porta nuova di terra della città.
12 – Spontone Marchese – Baluardo Marques – San Francesco dall’omonimo vicino monastero dei francescani conventuali – Baluardo detto Li Rivellini seu Saracina (1793) – Bastione S. Francesco maintenant jardin de Zurlo (1810) – Suriano.
Iniziato nel 1543 sotto la guida del soprastante spagnolo Simone Ferris o Ferrero, inglobò la vecchia torre “Pignalosa”.Questa vecchia torre, che era dirimpetto al convento di San Francesco D’Assisi e faceva parte della precedente cinta della città, fu detta in seguito torrazzo o la torretta di uso di monizione. Essa appartenne all’università che la userà per riporvi le munizioni, finché alla fine del Settecento verrà data a due mastri sartori. Nel baluardo vi era murata una iscrizione a ricorso della nuova ricostruzione delle fortificazioni della città e dell’importanza che queste avevano avuto per l’economia dei suoi abitanti. “Don Petro Toleto Prorege Villefrancae Marchione Duce …. iet o…., ob monitat manibus trapaseculis Urbem D… E.. M… e.. u.. pristina Dignitate restitutum Ioannis Iacobi Achiaje pro eletti operis civra a Ingenio MDXLIII.
Nel 1573 risulta quasi ultimato però non era stato ancora costruito il cavaliere che era segnato al suo interno. Nel 1871 fu demolito l’angolo sporgente del bastione. Indicato come bastione S. Francesco nella carta del Genio militare del 1872.
13 – Cortina – mura di Terczana – San Francesco – Mura Suriano
Abbattuta nel 1884. Era situatadavanti all’attuale liceo classico ed era stata abbassata durante il decennio francese.
14 – Baluardo Villafranca – Brianda – Cavaliere
Iniziato nel 1542 sotto la guida del soptrastante Felice Cito de Cotrone. Nel 1573 la muraglia risultava finita, mancava solo di costruire alcune “cose nelle piazze delli fianchi”. Quando fu costruito entrava nel mare e fu costruito sopra il molo antico della città nel luogo detto porto di Terczana. A causa dell’interramento della costa nel 1778 risulkta sulla spiaggia. Dopo i lavori dei forzati ( fine sec. XVIII) una sola parte del bastione è bagnata dal mare. Fu demolito nel 1876. Rimane ancora visibile una parte della base mentre il resto è interrato sotto la via Regina Margherita che fu costruita utilizzando parte del basione e del terrapieno della coretina successiva. Nel 1699 sotto il baluardo di “Brianda” vi erano cinque “calcinari”, luoghi cioè dove si “acconciano” le pelli nel luogo detto “le Sarchi” (1743). Indicato come baluardo a fronte il palazzo di Francesco Cavaliere (1793) e come bastione Cavaliere nella carta del Genio Militare del 1872. Conservava ancora all’inizio del sec. XIX vicino al baluardo un piccolo porticciolo.
15 – Cortina – mura della Piscaria
Alla fine del Cinquecento era già provvista di terrapieno e contramuro e si trovava sopra il mare dal quale la separavano in parte degli scogli ed una piccola spiaggia. Dopo i lavori fatti dai forzati risulta completamente bagnata dal mare. La demolizione fu iniziata nel 1876 e si utilizzò parte delle mura e del terrapieno per costruirvi sopra una strada per congiungere i magazzini del Fosso con il porto.
16 – Porta Piscaria – porta di mare – porta del Soccorso – porta Falsa
Inserita poco prima che la cortina della Piscaria si congiunga con il baluardo Petro Nigro, metteva in comunicazione la città con il mare. Essa si trovava in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis. Era usata come porta di sicurezza per imbarcarsi direttamente dalla città o farvi entrare i soccorsi. Parte di essa è ancora visibile anche se interrata e ostruita. Essa veniva aperta solo in casi eccezionali soprattutto di notte perciò era detta porta “della Piscaria seu porta falsa di notte”. Nel 1698 essa era stata aperta dal mastrogiurato solo sei volte in tre mesi e sempre col consenso del governatore ed in presenza di guardie. “Una volta si aprì che uscirno i famigli del S. Alessandro Albani che andarno per accompagnare la P. nel capo colonne alla cappella, altra che restarno li genti di corte ch’erano andati fare una diligenza, una volta che restò il creato del S. Cesare Presterà, altro che restò il regio giudice che era andato a spasso, altra volta per essere rimasto fuori il D. Anibale Berlingieri, altra volta si aprì per essere venuto un correro inviato dall’arcivescovo di S.ta Severina”
17 – Spontone Petro Nigro – Orsini – Giunti – Baluardo Piscaria – San Filippo
Iniziato a costruire nel 1541 alla fine del Cinquecento risultava quasi completo “manca solo di poche cose nelle piazze superiori delli fianchi”. La demolizione fu iniziata nel 1876 e vi passa sopra la strada Regina Margherita. Indicato come bastione Orsini nella carta del Genio Militare del 1872.
18 – Cortina – Mura delle Fontanelle
Parte di cortina che parte dal baluardo Petro Nigro e si congiunge a quella che viene dal fosso del castello. Nel 1573 essa non ha né contramuro né terrapieno ed è più bassa di tutte le altre cortine. Parte è sopra il mare e parte è sulla terra. Da questa parte tra le mura della città ed il castello si imbarcavano le truppe che uscendo dalla porta segreta del castello (Setteporte) potevano andarsene senza essere molestate dal nemico. In questa cortina è segnata anche una uscita segreta della città.
19 – Cortina, Mura delle Fontanelle, Mura Barracco
Questa cortina si congiunge alla precedente e si alza come si alza il colle della città. Fu demolita nella parte superiore a partire dal 1867.
20 – Muro di controscarpa vecchio del castello, Mura ss. Salvatore, Muro di controscarpa al Fosso del Castello
Costruito dopo l’ispezione fatta dall’architetto militare Attendolo.
21 – Bastione del Fosso del Castello detto anche Santa Barbara
Costruzione aggiunta con funzione di difesa del castello e di rinforzo alle mura della città. Costruito nel 1550 come risulta anche da un graffito alla sua base. Attualmente vi sorge la villa comunale. Detto anche “Mura delle Fontanelle, che è appunto il Baluardo a fronte il palazzo del Sign. Aragona, del fu Cariati, Giglio e Signor Orsino” (1795). Indicato come Bastione del Fosso in una carta del Genio Militare del 1872.
22 — Fossato della città, fossato San Francesco, fossato mura delle Armi
Il fossato, o fosso, isolava la città dalla campagna. Nel 1573 è in gran parte scavato ed alla fine del Seicento è largo e profondo. Si dice che l’ingegnere militare Gian Giacomo dell’Achiaje, che progettò le fortificazioni della città di Crotone, volesse fare passare l’acqua del mare dentro il fosso. Egli voleva isolare la città dalla campagna, congiungendo la marina di Terzana (poi detta spiaggia delle Forche) con la Marina del Molo. Per attuare il piano fece scavare le fondamenta delle mura 12 palmi sotto il livello del mare. L’impresa, tuttavia, non venne portata a termine ed il mare non cinse completamente la città anche se i lavori giunsero ad un buon punto.
Documento
“Giunta Comunale del 14 agosto 1867.
L’anno milleottocentosessanta sette, il giorno quattordici del mese di agosto, nella Sala Comunale di Cotrone.
Convocata per avvisi scritti e a domicilio la Giunta Comunale, si sono trovati presenti i Signori : Assessore titolare Milelli Carlo, e supplente Vatrella Antonio per lo impedimento dell’altro titolare Pantuso, e del dimissionario Lucifero Antonio; sotto la presidenza dell’Assessore Sindaco Lucente Antonio per la mancanza del titolare ed assistiti dal Segretario sottoscritto.
Dall’assessore Sindaco Presidente si è fatta la seguente proposta: “Signori conoscono le SS. LL. che l’Assessore Comunale G. Scicchitano Francesco in data 10 presente mese, è stata intimata in copia ordinanza della stessa data rilasciata dal Sindaco quale ufficiale governativo in forza dell’art. 100 e seguente Legge 20 marzo 1865, e con la quale viene ingiunto per motivi d’igiene e sicurezza pubblica la demolizione fra giorni tre della parte del muro di cortina che giace tra i fabbricati di Bruno e Messina; e precisamente quello ove trovasi la porta d’ingresso della Città.
Che convenendo ottemperare agli inviti contenuti nella detta ordinanza; ed altronde non potendosi dal Consiglio Comunale riunirsi, fa invito a che le SS.LL. deliberino l’occorrente sul riguardo, per urgenza.
Intanto esibisce un progetto d’arte con analogo disegno che à fatto redigere dal capo d’arte muratore Russo Giuseppe, sia per l’ordinata demolizione, che per le opere che potranno esserne la conseguenza nel triplice aspetto della necessità, del bello e dell’utile del Municipio; raggiungendo così il vantaggio per la parte igienica per la salute e sicurezza pubblica, come per la quiete dei cittadini; procurando lavoro alla classe povera per provvedere ai bisogni più urgenti della vita di che manca per difetto dei lavori campestri, che non possono incominciarsi per difetto di piogge, e pel caro dei viveri tutti”.
La Giunta Comunale
Intesa la suddetta proposta del ff. Sindaco Presidente tenendo presente la intima del Verbale data 10 presente mese sopraccennato. Visti gli art. 103 e 104 della legge 20 marzo 1865 sull’Amm. Comunale e Prov.
Ed in esecuzione degli art. 90 e 94 stessa legge.
Considerando che l’ordinanza sopramenzionata, rientra nelle attribuzioni le più essenziali del Corpo Municipale.
Considerando che il morbo asiatico che à invaso quasi tutta l’Italia; pure ora minaccia seriamente questa Provincia e più specialmente questo circondario. Che se la scienza medica non à ancora potuto trovare efficace rimedio a debellarlo, è sempre commendevole e non raccomandato abbastanza l’uso di tutti i mezzi igienici atti a prevenirlo nello sviluppo, o ad attenuare i tristi effetti.
Considerando che in questa città a preferenza di qualunque altra; l’aria vi si trova ristagnata, sia per le alte mura che la circondano, sia per i fabbricati altissimi che si son dovuti edificare onde dare abitazioni all’aumentata popolazione; fabbricati che non si sono potuti estendere per la cerchia delle mura, al di fuori della città.
Considerando che tra i principali mezzi igienici evvi quello della libera circolazione dell’aria.
Considerando che indipendentemente dall’interesse della salute publica, concorre pure l’altra non indifferente della sicurezza dei Cittadini; poiché dovendosi per tutti i negozi della vita ingredere ed egredere dalla sola porta esistente, che appena offre la larghezza di metri due, continue risse e disgraziati incidenti avvengono ai cittadini, necessitati a confondersi con vetture, carrette ed altri veicoli.
Considerando inoltre che con la demolizione del muro di cortina in parola, come delle fabbriche che vi si trovano addossate, cioè cameretta dei dazi, Corpo di G. N. appartenenti al Municipio, Scala di Gaetano Bruno, e volte allo interno ed esterno della porta, nonché pel cavo di terra e riempimento necessario a surrogare il passaggio, e delle altre opere tutte a formarsi dal Municipio, giusto il progetto e disegno del Russo presentato dal ff. Sindaco Presidente, si verrebbe pure a procurare del lavoro alla stessa classe dei poveri, cosa ora più che mai necessaria tanto perché la siccità della stagione non dà luogo a lavori campestri, quanto pel caro viveri, cosicché confluisce prepotentemente alla pubblica quiete.
Considerando che la demolizione ed opere nuove ad eseguirsi, mentre provvedono alla igiene, sicurezza e quiete publica, costituiscono inoltre il necessario, il bello e l’utile del Municipio; stante con lo stabilimento delle due piazzette per la vendita del pesce e carne in una; e foglie e frutta nell’altra, e con dodici botteghe o più sarà al certo costituita una rendita annua di circa Lire quattromila, che rinfrancando la spesa fatta dal Municipio in un lustro al più, rimarrebbe poi come Fondo patrimoniale.
Considerando in ultimo che pure positivo vantaggio apporterebbe la progettata costruzione di due pozzi publici nelle due piazzette, come commendata misura igienica, e di comodo agli abitanti e di comodo agli abitanti per potabile, ed in tutti i casi per dissetarne gli animali e per publico lavatojo, bisogni ai quali non vi si può provvedere ora, che a mezzo di un unico pozzo che dista dall’abitato circa due chilometri, e che si è necessitati di pagare pel solo trasporto centesimi cinque per ogni barile di acqua capiente litra venticinque.
E per tali considerazioni che la Giunta ad unanimità nel rendere grazie al Sindaco Presidente della solerzia e premure spiegate quale ufficiale governativo approvando il progetto e disegno del Sig. Russo Giuseppe, approva pure:
1) La demolizione del muro di cortina tra i due bastioni della Immacolata e S. Francesco per quella porzione che giace tra i fabbricati di Bruno e Messina, addossati al quale si trovano la cameretta per L’Esatt. Dei Dazi Comunali, il corpo di G. N. e l’arco di proprietà Municipale, come la scala del Sig. Bruno Gaetano; autorizzando lo stesso Sindaco per quest’ultima ad ottenere l’assenso di detto Bruno in vista di quel compenso che meglio potrà credere.
2) La demolizione del ponte in legno e dello arcato in fabbrica inseguito per mezzo di cui si egrede ed ingrede ora dalla Città; badando di riparare la strada dalla marina alla Conigliera per non intercettare il publico passaggio.
3) Portare a livello della piazza il largo esterno della porta circoscritto dai fabbricati di Minatolo ed Adamo, dal giardino di Messina, dalla strada traversa, da quella del ponte, magazzini e marina vicina, ribassandone il terreno per servire questo materiale pure come riempimento del fossato esterno al muro suddetto di cortina in surroga degli archi e per le piazzette.
4) La costruzione della fabbrica per la edifica del porticato, delle due piazzette, botteghe, come per lo scavo e formazione dei due pozzi, il tutto come dal progetto e disegno.
5) Che tanto la demolizione, che cavo di terra e le opere di edifica, venghino tutte eseguite in economia sotto la sorveglianza della Giunta Comunale, e ciò perché sistema più vantaggioso agli interessi municipali.
6) Finalmente che per far piani addotti tutti i Fondi esistenti in cassa della categoria 6°: per opere publiche comunali, ed ogni altro fondo disponibile in cassa derivato dagli introiti estraord. E per dappiù di art. dello attivo, come da risparmii in tutto, o in parte di art. vi esiste.
Dietro lettura data si app. e fatt.
Firmati: Lucente R., Milelli C., Vatrella A.”.
Creato il 16 Marzo 2015. Ultima modifica: 5 Dicembre 2022.