Dalle case dei Suriano al palazzo dei Marzano a Crotone
Dalle case al palazzo dei Suriano
Annibale Suriano, figlio di Gio. Dionisio e della sua prima moglie Vittoria Mangione, rinunciando ai diritti della primogenitura, ottenne dal padre il feudo della Garrubba, la gabella il Piano di Giuliano, terreni burgensatici e denari.[i] Sposò dapprima Morana Barracco; dall’unione nacque Domenico. Morta la moglie, Annibale si risposò con Luccia de Nobili, che gli diede numerosi figli: Ignazio, Prospero, Giacinto, Geronimo, Vittoria, Teresa e Maria.[ii]
Detto Annibale “seniore”, abitava in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis. La sua casa era gravata da un annuo canone di carlini 4 in favore della mensa vescovile; un altro canone di carlini 9 e grana due e mezzo, dovuti all’arcidiaconato, erano dovuti su alcuni casalini vicini alla sua casa. Annibale morì il 9 gennaio 1669, lasciando superstiti due figli: Domenico e Giacinto. Il feudo della Garrubba passò a Domenico seniore che, nel 1655, si era unito con Anna Suriano, che gli diede i figli Antonio chierico, Domenico juniore, Annibale juniore e Morana, quest’ultima si unì in matrimonio con Gio. Battista Barricellis. Antonio successe al padre, morto 12 luglio 1670, nel feudo della Garrubba.[iii] Alla fine del Seicento possedeva le case, che erano appartenute al nonno Annibale, ed i casalini che erano stati trasformati in “giardinello”,[iv] mentre il feudo della Garrubba era passato per rivendica al figlio di Antonio, Annibale Suriano.
Antonio Suriano continuò ad abitare le case o palazzo[v] con giardinello, confinante con “le case di Gio. Battista Villaroya e la casa dell’ospedale, stricto mediante”,[vi] e a pagare gli annui canoni anche nei primi anni del Settecento.[vii] Egli ebbe i figli Felice, Filippo, Berardino e Francesca, quest’ultima entrò in Santa Chiara col nome di Giuseppa.[viii] Morto Antonio Suriano, i figli Berardino e Filippo nel 1722 furono dichiarati dalla Regia Corte di Crotone eredi universali e particolari del padre Antonio.[ix]
Il canonico Filippo, vendette un palazzo, posto in parrocchia di S. Maria Prothospatariis e formato da “più membri superiori et inferiori con due giardinelli”, confinante con le case di Berardino di Fonte ad Alessandro Barricellis, il quale il 22 giugno 1727 ne prese possesso, “entrando in d.o palazzo dimorando alquanto le porte et finestre chiudendo et aperendo per le scale salendo e scendendo rompendo arbusti e strappando erba da d.i giardinelli”.[x] Pochi anni dopo, nel 1736, accanto alla chiesa di Santa Maria Prothospatariis verrà costruita la nuova chiesa dedicata a San Vincenzo Ferreri, quest’ultima confinerà strada mediante, con il palazzo del decano Filippo Suriano.[xi]
Dai Suriano ai Marzano
Nicola Marzano di Rocca di Neto, capitano del battaglione a piedi del ripartimento della città di Cotrone, figlio ed erede di Francesco,[xii] morto il 14 settembre 1726, e dello zio paterno, il reverendo Leonardo Marzano, arciprete di Rocca di Neto, morto il 28 febbraio 1731,[xiii] fu aggregato nel 1737 al sedile dei nobili di San Dionisio di Crotone.
L’anno precedente egli era entrato in possesso del palazzo, che era stato dei Suriano. Il patrizio vi abitava ed in esso viveva anche Rosa Berlingieri, figlia del marchese Francesco Cesare.[xiv] Come risulta dal Catasto Onciario di Crotone del 1743, il Marzano di 31 anni di età, era sposato con Cinzia Suriano Ralles di 32 anni. Dalla coppia era nata una sola figlia: Popa o Ippolita di 14 anni. Il palazzo aveva un orticello[xv] ed oltre ai due coniugi e figlia, ospitava la zia bizzoca Suor Francesca Marzano, due serve ed un servitore. Il Marzano possedeva il territorio di Poerio, un cavallo per uso di sella e due mule.
Sul palazzo gravavano i vecchi oneri ed altri se ne erano aggiunti. Annui ducati 30 per un capitale di ducati 500, erano dovuti al canonico Gio. Francesco de Silva, annui ducati 39 e grana 72, per un capitale di ducati 662, si dovevano pagare a Filippo e Berardino Suriano, figli ed eredi di Antonio e precedenti proprietari del palazzo, all’arcidiaconato della cattedrale si doveva versare il vecchio canone annuo di grana 92 e alla mensa vescovile quello di grana 40.[xvi]
Il 17 febbraio 1749 il vescovo di Crotone Cajetano Costa, celebrava il matrimonio tra Filippo Marzano di Monteleone, rappresentato per procura da Cesare Berlingieri, ed Ippolita Marzano. La cerimonia avvenne in presenza del parroco di Santa Maria Prothospatariis, Benedetto Avarelli, dell’arciprete della cattedrale, Domenico Rinaldi, e dei parroci della chiesa di S. Pietro e Paolo Josepho Vajanelli e di Santa Veneranda Giulio Cavalieri.[xvii]
Nicola Marzano morì il 10 gennaio 1766 e fu sepolto nella chiesa dei frati minori dell’osservanza, situata poco fuori le mura della città.[xviii] Due anni prima di morire, il 12 aprile 1764, aveva ottenuto dall’arcidiacono Raimondo Torromino, la concessione in enfiteusi perpetua, previo il pagamento di un canone perpetuo di carlini dieci annui, di una striscia di terra dell’estensione di mezzo tomolo nel luogo detto “la Colonna” a Capo delle Colonne, per costruirvi un casino.[xix]
Filippo Marzano dei Baroni di Santa Caterina e dei Duchi d’Ardore,[xx] abitò nel palazzo già abitato dal suocero Nicola Marzano. Il palazzo, situato in parrocchia di Santa Maria, sottostava a quello di Tomaso Sculco. Dovendo lo Sculco fare edificare alcune camere a muro del suo palazzo, e poiché la nuova costruzione veniva proriamente dietro la camera del forno, membro del palazzo del Marzano, i due nobili raggiungono un accordo.[xxi] Esso era ancora gravato dai vecchi canoni[xxii] (nel 1780 Filippo Marzano doveva ancora pagare alla mensa vescovile annui censi arretrati a partire dal 1774).[xxiii]
Dai coniugi Filippo e Ippolita Marzano nacque Antonio. Nel 1793 Antonio Marzano come figlio e donatario della fu sua madre Ippolita Marzano, possiede il territorio di Poerio, Siviglia e Castellano, che erano stati del nonno Nicola, inoltre era proprietario della gabella la Palombara, che aveva acquistato da Giuseppe Rizzuto, e di un magazzino al Fosso. Egli abitava nel palazzo paterno con giardinello,[xxiv] un quarto del quale era dato in fitto.[xxv] Unite al giardinello vi erano due case già appartenute a Fabrizio Suriano, che la figlia ed erede Antonia locava.[xxvi]
Dai Marzano ai De Mayda
Nei primi decenni dell’Ottocento il palazzo dai Marzano passò ai De Mayda,[xxvii] i quali lo ristrutturarono e vi fecero costruire una nuova cisterna.[xxviii] Ai De Mayda rimase per tutto l’Ottocento e oltre (nel 1919 vi abitava Enrico De Maida). Sul finire dell’Ottocento, essendo la chiesa di S. Vincenzo Ferreri andata in rovina e abbandonata, venne chiesta l’autorizzazione al vescovo di accordare il permesso per la sua demolizione, e per la cessione al comune del suolo per adibirlo esclusivamente all’allargamento del vicoletto.[xxix]29. Così davanti al palazzo si venne a creare un largo. A ricordo dei De Mayda rimane ancor oggi sul portone del palazzo lo stemma.
Note
[i] ASCZ, Busta 229, anno 1655, f. 144.
[ii] ASCZ, Busta 333, anno 1674, f. 51.
[iii] Il feudo disabitato della Garrubba da Scipione Suriano passò al figlio Ottavio e da questo al figlio Scipione. Nel 1632 passò a Gio. Dionisio Suriano, il quale il 21 giugno 1646, chiese il regio assenso sulla cessione fatta a favore del figlio primogenito Annibale. ASN, Ref. Quint. Vol. 205, ff. 195-198.
[iv] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, ff. 71, 133.
[v] Nel 1711 Antonio Suriano deve alla mensa vescovile carlini 4 sopra il suo palazzo, Conto della mensa vescovile (1711-1712). ASN, Dip. Som. F. 315, f. 4v.
[vi] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 77.
[vii] Nel 1720 Antonio Suriano deve alla mensa vescovile annui carlini 4 sulla sua casa, al beneficio dell’Immacolata Concezione della famiglia del qm. Cesare Suriano, un annuo censo di ducati 24 per capitale di ducati 300, e all’arcidiaconato sopra “li furono casalini, hoggi giardinello confine le sue case annui grana novantadue e mezo”. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 37, 116.
[viii] ASCZ, Busta 660, anno 1718, f. 8.
[ix] ASCZ, Busta 913, anno 1752, ff. 120-134.
[x] ASCZ, Busta 662, anno 1727, f. 55.
[xi] Michele del Castillo vende a Leonardo di Cola un casaleno confinante con la chiesa di S. Maria, la casa detta La Palma e la casa del Pio Seminario e la strada pubblica mediante, confine il palazzo del decano Filippo Suriano. Il Di Cola vi costruirà la chiesa di San Vincenzo Ferreri. ASCZ, Busta 665, anno 1736, ff. 45-47.
[xii] Nicola Francesco Marzano, nato il 15 ottobre 1628, era figlio di Scipione e Aurelia Laurello. Francesco Marzano sposò Caterina Giulivetta. Libro parrocchiale di Rocca di Neto.
[xiii] ASCZ, Busta 663, anno 1731, ff. 102-103.
[xiv] ASCZ, Busta 911, anno 1740, ff. 42-43.
[xv] L’arcidiaconato nel 1743 esigeva un annuo censo di carlini 9 sopra l’orticello del palazzo di D. Nicola Marzano in parrocchia di S. Maria. ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 206v.
[xvi] La casa del Marzano era gravata di annui ducati 30 per un capitale di ducati 500 dovuti al canonico Gio. Francesco de Silva, e per annui ducati 39 e grana 72, per un capitale di ducati 662 dovuti a Filippo e Berardino Suriano. Inoltre, doveva all’arcidiaconato della cattedrale annui grana 72 e alla mensa grana 40, censi entrambi infissi sulla sua casa di abitazione. ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f 164.
[xvii] AVC, Libro dei coniugati della parrocchia di S. Maria.
[xviii] AVC, Libro dei morti della parrocchia di S. Maria.
[xix] AVC, Busta 862, anno 1764, ff. 144-151.
[xx] ASCZ, Busta 859, anno 1757, f. 153.
[xxi] La convenzione fu stipulata il 18 settembre 1768, tra Tomaso Sculco ed Annibale Montalcini; quest’ultimo come procuratore di Filippo Marzano, che si trovava a Monteleone. ASCZ, Busta 1129, anno 1768, ff. 309-310.
[xxii] Filippo Marzano continuò a versare alla mensa vescovile l’annuo censo di carlini 4 (40 grana) sopra le sue case, situate in parrocchia di S. Maria, che erano state del qm. Antonio Suriano, come da istrumento del notaio Leonardo Lapiccola del 1736. Nel 1780 egli doveva pagare le annate arretrate a partire dal 1774. AVC, Platea della mensa vescovile Cotrone, 1780 e parte del 1781, f. 29.
[xxiii] ASCZ, Busta 1129, anno 1768, f. 309.
[xxiv] L’arcidiaconato nel 1793 esigeva un annuo censo sopra l’orticello di D. Antonio Marzano. AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 139.
[xxv] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 10v.
[xxvi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 53v.
[xxvii] Nel 1838 in parrocchia di S. Maria Prothospatari, tra gli oratori domestici e privati, vi era quello della famiglia del marchese De Mayda. AVC.
[xxviii] Nel 1839 scavando le fondamenta della cisterna di D. Domenico de Mayda, si trovò a sei metri di profondità una moneta di oro di Sibari. Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, pp. 61, 62.
[xxix] Richiesta del presidente della Congregazione della Carità al vescovo, Cotrone 1.12.1898. AVC, Cart. 118 bis.
Creato il 6 Marzo 2015. Ultima modifica: 30 Ottobre 2022.
Buonasera, mi chiamo Giulio De Mayda, attraverso alcune ricerche araldiche sono venuto a conoscenza di essere di fatto un discendente della famiglia De Mayda di cui si parla in tale documento. In merito ad esso, vorrei cortesemente chiedere di sapere (se possibile) chi detiene oggi la proprietà di Palazzo De Mayda; cordiali saluti.
Buongiorno, sono spiacente ma non ho notizie in merito. Saluti, Pino Rende.