Torri e castelli nel Crotonese alla metà del Quattrocento
I documenti della metà del Quattrocento evidenziano la natura originaria oppressiva sulle popolazioni locali delle torri e dei castelli.
L’inutilità della loro presenza e gli aggravi, che essi comportano, sono spesso resi evidenti dalle suppliche delle università al re. I cittadini a volte ne richiedono la loro distruzione, specie se a causa dell’assedio e del tempo sono malridotti.
Una supplica dei cittadini di Policastro al re Alfonso d’Aragona, che ha appena conquistato Rocca Bernarda, fa presente che il castello di Policastro è “tucto disfacto”, ma se il re ha intenzione di ripristinarlo, lo deve fare a sue spese.[i]
Anche i cittadini di Santa Severina, dopo aver subito l’assedio e le devastazioni dell’esercito aragonese, premono per la distruzione del castello “ca lo dicto castello est disfacion dela dicta Cittate”. Essi affermano che Santa Severina e “tuta castello et non ce bisognia altro castello”. Essi ottengono che se poi il re lo vuole rifare, anche in questo caso lo deve fare a della regia Curia.[ii]
Una presenza onerosa per la popolazione
Le università oltre a considerare le torri ed i castelli delle presenze ostili, ne ravvisavano anche la natura vessatoria, in quanto spesso la regia Curia ed il feudatario richiedono per la manutenzione e per la loro custodia tassazioni ed il lavoro gratuito dei cittadini e dei loro animali. In alcuni casi l’università era anche costretta ad obbligare alcuni cittadini a turno per la guardia nel castello.
Numerose sono le suppliche per ottenere dal re Alfonso l’immunità da queste angarie. Tra queste quella dell’università di Belcastro: “Item perche tra li altri disfaccioni so successe in questa povera Cita sie stata una per li multi et varii conmandamenti oppressioni et Arupationi imposti a questa universitate in g(e)n(er)e et in specie de conmandamento personali et oppressioni reale unde piu persone de soverchie disfacte per cio supplicamo la v. s. m. se degne graciose concedere che non siano constrecti et conmandati a guardia de Castello ne ad altri servicii personali.[iii] Anche quella di Cropani supplica che i suoi cittadini non siano tenuti “ad omne altro servicio reale et personale fosse de corte o vero frabica non ce sia constrecta persone niuna senza pagamento.[iv] Le stesse richieste sono avanzate dall’università di Melissa, “ne siano constrecti andare ad guardare lo dicto castello non nullo altro dela m.ta v(ost)ra”,[v] dall’università di Policastro, “non sia comandata persona ne bestia ad parte nulla ne comandata ad guardia de castello nullo”[vi] e da quella di Ypsigrò “non sia comandata persona ne bestia ad parte nulla ne commandata ad guardia de castello nullo”.[vii]
Il castellano, i suoi aiutanti e la popolazione
La popolazione mal sopportava la presenza del castellano e dei suoi ufficiali, quasi sempre non del luogo, i quali erano soliti con prepotenza ad esigere beni e servizi senza pagare. Tra le richieste dell’università di Belcastro vi è che non “siano constrecti dare robba ne bestie ne ad officiali ne ad altre persuni”.[viii] Più dettagliata è la supplica della terra di Castellorum: “Item che lo castellano de la t(er)ra non se possa impazare de nullo h(omin)o de la t(er)ra ne habia nulla potestate sopra loro. Et che lo capit(an)o et Castellano non possa costringere li ho(min)i dele castella ad donare panni de lecti ne portare lignya ne altra nulla graveza ne paglya”.[ix]
Dello stesso tenore sono le richieste dell’università della terra di Cropani, “Item li ho(min)i dela dicta t(er)ra reverenter omni debita reverencia ut decet supplicano alla mai.ta v(ost)ra ve dignati gr(aci)ose et pie concedere loro per nullo t(em)po allu officiale fossi dela dicta t(er)ra et castellano non siano tenuti de servimento nullo ne de robba ne de ligna ne de aqua ne de paglya ne de nulla altra angaria senza pagare et similiter ad omne altro servicio reale et personale fosse de corte o vero frabica non ce sia constrecta persone niuna senza pagamento”[x] e dell’università di Melissa, “non siano constricti ad dare panni per uso delo castello de Melissa”, ne siano constretti “ad dare quarto ruotolo de quodcumque carne ne domita ne salvagea alo castello anti nde siano franchi et exemti im perpetuum”.[xi] L’università di Rocca Bernarda, per rendere più plausibile la richiesta di essere esentata da qualsiasi onere verso coloro che custodiscono il castello, fa riferimento a privilegi ottenuti in passato: “Item pete la dicta universitate che non siano tenuti de dare panni alo Castello dela dicta Rocha. Et questo paria per uno privilegio quale haveano dela bona memoria delo comite anthono. Et cossi ancora non siano tenuti de pagare porta ne persona nulla alo castello como antiquamente haviano et similiter non siano tenuti de fare cosa nulla alo capitano senza paga ne ancora donareli Roba”.[xii]
Il difficile rapporto di convivenza tra il castellano ed i suoi ufficiali e la popolazione, che mal sopporta la loro prepotenza, è ribadito da tutte le università. L’università di Policastro chiede “che non siano tenuti fare posare ne donare panni ad officiali o ad alt.a persona”,[xiii] mentre l’università di Crotone, ancor prima della resa del suo castello, chiede al sovrano che “dapo sera renduto lo Castello de Cutroni nullo Citatino sia tenuto fare posate ne dare panni per posata ad gente alcuna ne ad castellano ne ad officiale”.[xiv] Lo stesso vale per i cittadini di Ypsigrò “che non siano tenuti fare posati ece dare panni alli officiali o ad altra persone”.[xv]
Le torri ed i castelli come luoghi di rifugio e come luoghi di prigione
Il castello come luogo di prigionia è ben documentato dalla richiesta dell’università di Castellorum che ottiene dal sovrano che “Ne poza essere messo nullo in prisoni alo castello Et in caso che nce fosse messo non paghe se non gr(ana) v. pernoctandonce. Et se non ce pernocta non paghe si non gr(ana) dua”.[xvi]
Ultimo luogo di rifugio per salvaguardare la vita ed i propri beni dal pericolo del nemico, si trasformano poi alla caduta in luogo di prigionia. Il caso della torre di Cropani evidenzia questa ambivalenza. Tra le richieste dell’università della terra di Cropani ottenute il 21 novembre 1444 dal re Alfonso “in Castris n(ostr)is felicibus prope Civitatem bellicastri”, si legge: “Item li ho(min)i dela dicta universita reverenter supplicamo alla mai.ta v(ost)ra ve dignate de g(rac)ia concedere loro nullo h(omin)o per nullo t(em)po per nullo delicto conmisisse sia mandato presone intro la torre. placet Regie Mai.ti. Item li ho(min)i dela dicta universita cum omni debita reverencia regale ut decet supplicano la mai.ta v(ost)ra se digne pie et misericorditer conmandare la mai.ta v(ost)ra li dui figlyoli de not.o joh(ann)i delo moyu de cropani quali so presuni in pot(est)ate de lo Vice Re o essere v(er)o de peri martino quali foro pylliati int.o la turre de cropani che staviano per guardare loro robba et stato aviano a cropani et similiter tucti li altri presuni de cropani tanto quelli foro pillyati intro la dicta torre et tucti li altri presuni deveneati se trovassero siano liberate senza pagare taglya niuna che loro basta la loro disfaccione et similiter siano liberi li presuni de la Cita de belcastro. placet Regie Mai.ti. Item li ho(min)i dela dicta universita cum omni regali reverencia ut dicet supplicano ala mai.ta v(ost)ra ve dignati de gr(aci)a concedere loru tucta quella robba lignyami et tabole bucte vino et altra robba deli citadini de cropani se trovasse intro la torre de cropani sia restituita alli patroni et similiter omne altra robba se trovasse deli decti Citadini in putere deli ho(min)i de taberna de zagarisi et de barbaro et bestiame sia restituito alli patroni predicti. placet Regie Mai.ti”.[xvii]
Entrate fiscali e guarnigione del castello
L’otto novembre 1444 il re Alfonso, che è accampato presso Cirò, nomina castellano di Melissa il nobile e familiare regio Biagio di Stefano (Esteban). Il Di Stefano dovrà custodire il castello o fortilizio della Terra di Melissa con dodici soci o serventi. Il re concede al castellano una paga di una oncia al mese mentre ai soci spettano mensilmente dieci tareni. Inoltre un tomolo di grano ed un barile di vino al mese spettano a ogni servente, o custode, e al castellano, da assegnarsi ogni anno; il tutto da ricavarsi dalle entrate fiscali su “erbagiis, pascuis, cursibus, nemoribus, campis, vineis cultis et incultis, censibus, fructibus … et aliis iuribus pertinentibus R. Curie” della stessa terra di Melissa; terra che era stata del ribelle Antonio Centelles e della moglie Enrichetta Ruffo ed ora è in potere della regia Curia.[xviii]
I castelli sotto custodia regia
Dopo la resa di Antonio Centelles e la conquista del Marchesato il re Alfonso d’Aragona ordinò di mantenere e pagare dei castellani e degli aiutanti al loro servizio in alcuni castelli, che per la loro posizione ritenne strategicamente importanti per il dominio del luogo. Un ordine del re al nobiluomo Tristano de Queralt, secreto, mastro portolano e generale commissario nel ducato di Calabria in data 10 marzo 1445 gli comanda di pagare gli stipendi con denaro, che gli è pervenuto e che gli perverrà: al castellano del castello di Crotone ducati 150 all’anno, a ragione di ducati 12, tarì 2 e grana 10 al mese, al vice castellano ducati 5 al mese ed ai 40 soci ducati 3 al mese, al castellano ed a ventidue soci del castello e della torre di Belcastro complessivamente ducati 80 al mese, così al castellano di Rocca Bernarda con 15 soci ducati 50 al mese e similmente al castellano ed ai 10 soci del castello o torre di Crepacore ducati 35 al mese.[xix]
Note
[i] Capitoli concessi alla “universitatis et ho(mi)num t(er)re Pulicastri” dati “in castris nostris felicibus prope Roccam b(erna)rdam” il 17 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 184v-183v).
[ii] Capitoli concessi “pro Universitate Sancte Severine” dati “in n(ost)ris felicibus Castris apud Sanctam Severinam” il 20 novembre 1444 indizione VIII (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 178v-180r).
[iii] Conferma dei capitoli della città di Belcastro data “in castris n(ost)ris felicibus prope dictam Civitatem bellicastri” il 21 novembre 1444 (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 187v-189r).
[iv] Capitoli della “Terre Cropani” dati “in Castris n(ostr)is felicibus prope Civitatem bellicastri” il 21 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 175r-176r).
[v] Confirmacio” data “in castrum n(ost)ris felicibus prope flumine neto” il 12 novembre 1444, VIII indizione, dei “capitulorum Terre Melisse” dati “in nostris felicibus castris prope ypcigro” il precedente 8 novembre (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 187v-188r).
[vi] Capitoli concessi alla “universitatis et ho(mi)num t(er)re Pulicastri” dati “in castris nostris felicibus prope Roccam b(erna)rdam” il 17 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 184v-183v).
[vii] Capitoli concessi “pro universitate et hominibus Terre ypcigro” 1444 dec. 27, VIII Ind.e, in castris prope civitatem Cotroni” (Sum. Priv. Fonti Arag. I, 39-41).
[viii] Conferma dei capitoli della città di Belcastro data “in castris n(ost)ris felicibus prope dictam Civitatem bellicastri” il 21 novembre 1444 (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 187v-189r).
[ix] Conferma data il 4 gennaio 1445 “in castris n(ost)ris felicibus Contra castrum civitatis n(ost)re Cutroni”, dei capitoli della “Terrae Castellorum” dati “in castris n(ost)ris felicibus contra castrum civitatis n(ost)re cutroni” il 27 dicembre 1444 (ACA, Cancillería, Reg. 2907, ff. 36r-39r).
[x] Capitoli della “Terre Cropani” dati “in Castris n(ostr)is felicibus prope Civitatem bellicastri” il 21 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 175r-176r).
[xi] “Confirmacio” data “in castrum n(ost)ris felicibus prope flumine neto” il 12 novembre 1444, VIII indizione, dei “capitulorum Terre Melisse” dati “in nostris felicibus castris prope ypcigro” il precedente 8 novembre (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 187v-188r).
[xii] Capitoli concessi alla università di “Rocce bernarde” dati “in castris n(ost)ris felicibus prope predictam [terram] roccam bernardam” il 17 novembre 1444 VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 181v-183v).
[xiii] Capitoli concessi alla “universitatis et ho(mi)num t(er)re Pulicastri” dati “in castris nostris felicibus prope Roccam b(erna)rdam” il 17 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 184v-183v).
[xiv] Capitoli concessi alla città di “Cutroni” dati “in castris n(ost)ris felicibus prope Civitatem n(ost)ram Cutroni” l’otto dicembre 1444 VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 214r-215r).
[xv] Capitoli concessi “pro universitate et hominibus Terre ypcigro” 1444 dec. 27, VIII Ind.e, in castris prope civitatem Cotroni” (Sum. Priv. Fonti Arag. I, 39-41).
[xvi] Conferma data il 4 gennaio 1445 “in castris n(ost)ris felicibus Contra castrum civitatis n(ost)re Cutroni”, dei capitoli della “Terrae Castellorum” dati “in castris n(ost)ris felicibus contra castrum civitatis n(ost)re cutroni” il 27 dicembre 1444 (ACA, Cancillería, Reg. 2907, ff. 36r-39r).
[xvii] Capitoli della “Terre Cropani” dati “in Castris n(ostr)is felicibus prope Civitatem bellicastri” il 21 novembre 1444, VIII indizione (ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 175r-176r).
[xviii] ACA, Cancilleria, Reg. 2907, f. 60r-v.
[xix] Fonti Arag. Vol. IV, 35.
Creato il 3 Maggio 2019. Ultima modifica: 3 Maggio 2019.