La chiesa Matrice di Verzino
Le prime notizie sulla chiesa di Verzino risalgono all’inizio del Trecento. Tra le decime per la Santa Sede versate “in casalibus Virzi et Lucrò”, compare “dompnus Iordanus de Virzino” che, nel 1324, versa “tar. unum” e, nell’anno seguente, “tar. unum et gr. tria”.[i] Dovranno passare due secoli per avere altre notizie. All’inizio del Cinquecento la chiesa dedicata a Santa Maria de Virzino, unica chiesa parrocchiale del luogo, è sede di un arciprete. Ricoprì questa carica dapprima il rettore Paolo de Curtis; essendosi poi dimesso, subentrò nel settembre 1517 il chierico cosentino Hieronymo de Curtis. In seguito, per morte di Nicola de Tebaldo, nel gennaio 1556 l’arcipretura fu concessa al chierico Francesco Tropiano.[ii]
La decadenza
Durante i primi decenni del Cinquecento, Verzino godette di un forte popolamento, raddoppiando in pochi anni la sua popolazione: passò dai 181 fuochi tassabili del 1521,[iii] ai 268 del 1532, ai 311 del 1545, ai 393 del 1561. In seguito, iniziò la decadenza e lo spopolamento. Dai 284 fuochi del 1595, si passò ai 265 del 1648, fino ai 114 del 1669.[iv]
All’inizio del Seicento, come si deduce dalla relazione del vescovo Filippo Gesualdo (1602-1619), il tracollo non è ancora evidente, anzi vi permane una certa vivacità economica e religiosa: “la terra di Verzino ha una sola chiesa curata. La cura delle anime è affidata all’Arciprete, il quale gode tutta l’entrada quantunque per servitio delle chiese delle cappelle, et horatorij, e delle compagnie vi ha un numero conveniente di preti e chierici. Vi è la compagnia del Santissimo Sacramento et alcun’altre compagnie”.[v]
Pochi anni dopo il vescovo Maurizio Ricci (1619-1626) così descriverà la decadenza di Verzino e delle sue chiese, determinata dalla povertà, dallo spopolamento e soprattutto dal fisco: “… fu terra insigne, ma è mancata assai farà hora da 800 anime governate d’un arciprete, vi sono circa 16 sacerdoti quali tutti servono alla chiesa Matrice, alli Vespri, et Messe Cantate li giorni festivi, ma assai ignoranti, et poveri, perche dalla chiesa non hanno entrata, et hora per li mali trattamenti de comissari non si fano più preti, et ognuno fugge”.[vi]
Essendo la chiesa parrocchiale ed arcipretale sotto il titolo dell’Assunzione della Beata Maria Vergine, mancante di arciprete per morte di Lutio Frugalia, avvenuta nel settembre 1626, fu nominato il mese successivo nuovo arciprete Gio. Tommaso Strano, prete di Verzino che fu approvato in concorso. Le rendite nette di cui poteva usufruire erano valutate in ducati venti annui.[vii] L’edificio subì gravi danni in occasione dei terremoti del 1638 e del 1659. Sempre durante tale periodo, nel 1657, il parroco Francesco Pignataro, con l’aiuto dei cittadini e non con il denaro pubblico, col bronzo ricavato da una vecchia e muta campana, ne fece fondere una nuova. A ricordo del parroco Pignataro rimane l’epigrafe sulla campana: TINTINNABULUM HOC EX ALIO SURDO/ ET VETUSTO NON AERE PUBLICO/ SED PIETATE CIVIUM/ CURA AC DILIGENTIA/ D. FRANCISCI PIGNATARO/ PAROCHI/ A. D. 1657.
La ricostruzione
Il vescovo Geronimo Barzellino (1664-1688) trovata la Matrice “diruta”, a pochi anni dal suo insediamento ne iniziava la ricostruzione dalle fondamenta. Nell’ottobre 1679, dopo dieci anni dall’inizio dei lavori, egli affermava che l’edificio era stato quasi completato. Ciò era potuto avvenire, perché il vescovo stesso aveva fornito a sue spese i mezzi necessari.[viii] Era arciprete Giuseppe Ciuranna.[ix] Sei anni dopo però, la chiesa non era ancora terminata, ed il vescovo che aveva portato a termine la costruzione delle chiese di Caccuri e di Montespinello, doveva prendere atto che, essendo la chiesa di Verzino di maggiore mole, non aveva ancora potuto portarla alla fine; tuttavia sperava quanto prima di terminarla con l’aiuto della grazia divina.[x]
Finalmente nel 1686 il vescovo solennemente la consacrava. L’edificio di grande mole era costato al vescovo “maximum dispendium”, ed ora egli aveva intenzione di ornarlo di capitolo collegiale.[xi]
Il successore Sebastiano de Francis (1688-1714) poiché l’ingresso della chiesa matrice si mostrava tutto all’intorno disadorno, senza essere limitato, nel 1697 lo fece ornare con pietra scolpita.[xii] Nel 1699 a ricordo dei lavori di abbellimento fatti fare dal vescovo sul portale, su richiesta dell’arciprete di Verzino Giuseppe Scerra, venne posta sopra l’ingresso principale della chiesa la seguente iscrizione ancora oggi visibile: D. O. M. / IOSEPH SCERRA TERRAE VERTINARUM AR/ CHIPRESBYTERO POSTULANTE/ SEBASTIANUS DE FRANCIS EP.US GERUNTINEN. ET CARIATEN./ HONOREM DEI MATRIS VIRGINIS/ MARIAE MATRIS LIMITES HO/ … FECI ANNO DOMINI MDCLXXXXIX.
Liti e vertenze
In seguito al vescovato di Cerenzia e Cariati ascese, dopo la breve parentesi di Bartolomeo Porzio (1718-1719), il vescovo Giovanni Andrea Tria (1720-1726) e subito sorsero aspre liti con il barone del luogo Nicola Cortese.[xiii] Tra i pomi della discordia la nomina del nuovo arciprete di Verzino. Infatti, essendo morto nel settembre 1722 Giuseppe Scerra, il vescovo procedeva alla nomina di Giambattista Benincasa da Mesoraca, arciprete dai trascorsi non limpidi e non gradito al feudatario, il quale per ripicca ordinò ai suoi vassalli di non pagare le decime sacramentali e le rendite dovute all’arcipretura, ed inoltre impedì al nuovo arciprete di insediarsi.[xiv]
Dopo vari tentativi del vescovo di ridurre sulla retta via il barone e di convincerlo alla mansuetudine, vista l’inutilità di proseguire, il vescovo emanò le censure contro il feudatario ed i suoi ufficiali, per quattordici capi di lesione dell’immunità e della giurisdizione della chiesa e soprattutto, per la violenta espulsione dell’arciprete del luogo Giambattista Benincasa, per le percosse con spargimento di sangue nella persona del vicario foraneo ed economo dello stesso luogo Domenico Torrutio, per l’emanazione di più bandi e proibizioni in pregiudizio dell’immunità e della libertà ecclesiastica.[xv]
A Giambattista Benincasa seguì Carmine Tornicchia ed alla sua morte, avvenuta nel mese di agosto 1730, nel novembre dello stesso anno subentrava nella carica di arciprete Carlo Cesare Cavallo.[xvi] Verzino contava allora cinquecento anime, la cura delle quali era esercitata dall’arciprete nella chiesa parrocchiale sotto il titolo dell’Assunzione della B. V. M. ed, oltre all’arciprete, vi erano tre sacerdoti e quattro chierici.[xvii] Alla morte dell’arciprete Cavallo, avvenuta nel febbraio 1747, iniziava nell’agosto dello stesso anno la lunga arcipretura di Gio. Francesco Godano.[xviii]
Descrizione della chiesa
“Nella parte superiore di detta terra vi è la Chiesa Parrocchiale, medesima tiene avanti un larghetto, verso quale vi sono tre porte, una nel mezzo grande, e due piccole laterali ornate della pietra del paese, e tre finestroni sopra di esse; per dette tre porte si entra in vaso diviso con tre navi, quella di mezzo grande col pavimento di mattoni, e covertura di tavole scompartite a quadretto all’antica, e l’altre due navi picciole con la covertura di tavole lisce, ed a tutte poi tre sovrasta la covertura del tetto; vengono divise dette navi da quattro arcate per parte sostenute da pilastri isolati, nel pavimento sono varie fosse; a man destra in faccia uno de predetti pilastri vi è il pulpito, incontro in faccia ad un altro vi sta il trono del vescovo, fra le notate porte stan situate due vasche di marmo per l’acqua benedetta e nell’angolo a sinistra il battisterio e nelle mura laterali il commodo di due confessionarij; nel fine della nave di mezzo vi è arco grande di fabbrica, sotto esso nel mezzo vi è altare maggiore isolato, dietro cui vi è il coro per officiare con sedili, o spalliere di tavole, in testa osservasi il quadro coll’effigie dell’Assunzione della Beata Vergine titolo di detta Chiesa. Nella nave piccola di man destra vi stanno situate nelle mura 3 cappelle, la prima sotto il titolo del SS. Crocifisso Jus Padronato della casa Guido, la seconda coll’invocazione di S. Antonio di Padova, e S. Lucia Ius Padronato di casa Giuranda dotata di alcuni territorj col peso di messe. La terza della B. Vergine del Carmine jus padronato della casa Guardati, dotata parimenti di alcune terre, col peso di una messa la settimana. In testa dell’istessa nave vi è altra cappella in fondata di fabbrica con banche fisse di tavole nelle mura laterali: questa fu Congregazione laicale sotto il titolo della Beata Vergine Addolorata detti i fratelli della morte. Al presente tal fratellanza vedesi dismessa, vi si celebrano però tre messe la settimana, avendo di rendita da circa annui ducati 15, e 300 tomola di grano, dispensandosi detto grano ogn’anno a’ poveri in tempo della semina. Nell’altra nave di man sinistra sonovi altre tre cappelle, In prima sotto il titolo di S. Giacomo, ch’è della famiglia Scerra, avendo di rendita annui ducati 6, e vi si celebra una messa la settimana. La seconda ave l’ìinvocazione di S. Lonardo, ed è cappella privileggiata della famiglia Longo, celebrandovisi 3 messe la settimana; e la terza sotto il titolo di S. Marco della famiglie Tibaldi e Giuranda, avendo la dote di circa 12 ducati annui, vi si celebra una messa la settimana, e nel giorno di S. Marco si dispensano 4 tomola di pane a’ poveri e nel fine di detta nave vi è altra cappella fondata sotto il titolo del SS. Sacramento, ove si conserva il Venerabile per la somministrazione de’ Sagramenti ed è questa cappella propria della Chiesa, in cui si celebrano 4 messe la settimana, ed è dotata da circa annui duc. 70 per mantenimento di quello vi bisogna, vi sono in detta Chiesa due statue di legno benm fatte, una di S. Antonio di Padua, e l’altra di S. Felice. Vengono dette cappelle tutte e l’Altare maggiore ornati di coro, suppellettili di frasche, candelieri, ed altro al culto divino bisognevole, in ciascuna vi è quadro coll’effigie di quel Santo a suo titolo, come di sopra ho detto, e quella del Santissimo ave cona ben ornata di stucco, ed intaglio indorato; a man destra di detta chiesa fra la seconda, e terza descritte cappelle, vi è porta per la quale si entra in un vaso ad uso di Sagrestia coverto a travi con tetto sopra, e pavimento di mattoni, in essa vi sono i banconi con stipi, ove stan riposti gli utensili di Chiesa. Al presente viene governata da un arciprete, che si eligge dal vescovo di Cariati suo ordinario del luogo precedente concorso, ed ha egli di rendita, oltre il jus della stola da circa ducati 250 annui, sopra de’ quali ha molti pesi di messe, cera, oglio, ostie, e tutto quanto bisogna per lo mantenimento, e decoro di detta Chiesa, corrispondendo eziandio annue tomola 35 di grano alla Mensa Vescovile predetta. Vi sono altri sei sacerdoti, un diacono, e quattro clerici; possiede altresì detta Chiesa una croce, una lampada, ingenziere, e due calici il tutto d’argento, oltre de’ calici, che divisamente si tengono da ciascun sacerdote, siccome anco è in uso per i camisi da celebrare, che ogn’uno tiene il suo; con che vi sono delle pianete di vari colori, e tutti l’altri utensili bisognevoli. Il Santo Protettore di essa è S. Biagio, e dopo esso la Beata Vergine dell’Assunta, e della Concezione, con S. Antonio, facendosi festa in d. giorni colle processioni nel dì del Rosario, e di S. Vincenzo Ferreri, olte delle solite Processioni forzose del Corpus Domini e Rogazione. Nella medesima chiesa vi è la predica nel tempo di quadragesima, e ‘l Predicatore è eletto con far la nomina di tre soggetti l’università di detta terra, uno de’ quali eligge il vescovo di Cariati, ch’è ordinario, come costa dalla fede di d. università fol. 57, e questo è pagato dall’istessa università. Laterale alla Chiesa sud. Vi è un luogo dove dicesi il seminario, atteso prima vi era, oggi dismesso consistente in quattro cameroni coverti a tetto con tre camere laterali similmente coverte, al presente però il tutto diruto, accosto vi era un piccolo orto per comodo di d. Seminario, al presente anco dismesso, e ridotto a terra soda, avendo oggi il solo nome del seminario, la di cui rendita di circa annui docati ottanta, presentemente si esigge dal d. vescovo. Vi è parimenti il campanile, quale sta situato di fuori la porta di d. Chiesa, consistente in tre ordini, ed in tre piani in cui stan situate tre campane, e l’orto.”[xix]
Verso l’Ottocento
Una economia sempre più marginale e povera con stagnazione della popolazione ed una crescente crisi delle strutture ecclesiastiche, sono i caratteri distintivi di Verzino nella seconda metà del Settecento. Anche se la carica di arciprete è quella più importante, essa non è più appetibile.[xx] Quando rimane vacante i concorrenti mancano, mentre quelli che poi concorrono sono sempre del luogo o dei paesi vicini. Spesso dopo poco tempo essi danno le dimissioni, per andare a ricoprire altri uffici. Lo stesso vale per il clero, che col passare del tempo invecchia e si assottiglia.
Al tempo del vescovo Francesco Maria Trombini (1764-1785), oltre all’arciprete ci sono solo due sacerdoti semplici, un diacono ed un chierico.[xxi] Morto nel 1788 l’arciprete Alfonso Cavallo, dopo quattro anni, nell’agosto 1792, ricoprì la carica Giorgio De Donato, già economo della stessa chiesa.[xxii] Il De donato darà in seguito le dimissioni e, nel febbraio 1804, ricoprirà la carica di arciprete di Verzino il prete ventisettenne Gaetano Susanna, il quale a sua volta lascerà per il decanato di Cerenzia. Il 4 febbraio 1825 era nominato arciprete Fortunato Rosati, già canonico della chiesa collegiata di Umbriatico. L’arcipretura dell’Assunzione della B.V. M. di Verzino dava allora una rendita netta di 24 ducati, con altri 70 ducati proveniente dagli incerti.[xxiii] La situazione economica[xxiv] e religiosa non muterà durante la prima metà dell’Ottocento,[xxv] quando la chiesa matrice di Verzino, dal 1818, farà parte della diocesi di Cariati.
Appendice
Rendite e pesi dell’arcipretura curata di Verzino alla metà del Settecento
“In primis nella continenza di Cornò possiede da tomolate settanta cinque circa di terre aratorie che s’affittano adatto terratico due anni per ogni quinquennio una colle calmature alla ragione d’ogni tum.lo per ogni dieci danno et frutt.o in tanti rasi tumola cento quaranta tre grano bianco portati in magazeno = Le terre dell’aje di Camastrea sono tumolate dieci circa che per esser poche fertili s’affittano a mezo tum.lo e danno colle calmature in tanti rasi tumola undeci dell’istesso genere = Le terre del Ceremelio in d.a difesa di Camastrea sono tumolate sette che s’affittano anco a mezo terratico ad ogni quinquennio una colle calmature danno di rendita tum.a sette ed ottantasei grano bianco = Le terre del Suvarello in d.o luogo sono tumolate cinque che s’affittano due anni per ogni quinquennio a mezo terratico come sopra una colle calmature danno di rendita anco grano bianco tum.a cinque e mezo = Le terre del Casale in più e vari pezzi sono in tutto tumolate cento e nove delle quali due parti s’affittano ad intiero terratico e la terza parte perche meno fertili s’affittano a mezo terratico onde giontovi le calmature come sopra danno di rendita per ogni quinquennio grano bianco tum. Duecento = Le terre dell’aja d’armi sono tumolate dodeci e perche si affittano a mezo tomolo una colle calmature danno \di rendita per ogni quinquennio tum.a tredici anco grano bianco = Le terre delle Serre sono tumolate dieciotto che si affittano alla ragione come sopra a mezo tom.lo una colle calmature tum. Diecinove e mezo = Li pedali di Trimigliano sono tumolate dodeci e s’affittano alla stessa ragione come sopra, ed alla rag.ne di mezo tom.lo e donano per ogni quinquennio di grano bianco tum.a tredici = Il vignale di Gonia è tum.te due che s’affitta come sopra a mezo tomolo e per ogni quinquennio danno di rendita grano tumola due = Le terre di Sullaria in più pezzi sono tum.te quaranta che s’affittano a pieno terratico e colle calmature donano di rendita per ogni quinquennio tumola ottantotto di grano bianco = Le terre della Tronca dell’Acera sono tum.te dodeci che per esser poche fertili s’affittano a mezo tom.lo e per ogni quinquennio una colle calmature tumola tredici grano bianco = Le terre di Maradito in più pezzi e luoghi sono tum.te dieci otto circa delle quali tum.te sette e meza s’affittano a pieno terr.o e l’altre per metà che per ogni quinquennio colle calmature danno di rendita tum.a venti sette e mezo grano bianco = Le terre di Caria sono tum.te venti tre s’affittano a mezo terr.co perche poco fertili e per ogni quinquennio una colle calmature donano di rendita tum.a venticinque e mezo grano bianco = Le terre della Massarecca sono tum.te cinque che s’affittano a mezo terratico e donano per ogni quinquennio rasi tum.a cinque e mezo grano bianco = In territorio di Cerenzia e proprio della Difesa di Poludi tiene tumolate quattro circa di terre nel luogo d.o jennante che s’affittano a mezo terr.co e per ogni quinquennio donano di rendita tum.a quattro grano bianco = In territorio di Palagorio nel luogo d.o Coraciti possiede tum.te cinque circa di terre che per esser infruttuose donano per ogni quinquennio tum.a quattro grano bianco = In d.o territoriio di Palagorio nella Difesa nel luogo d. il Lauro possiede tum.te quattro circa di terre perche infertili non sempre s’affittano ed appena possino dare per ogni quinquennio tum. Uno grano bianco di rendita = Più in questo territorio di Verzino nel luogo detto pezza tonda possiede tum.te tre circa di terre e ne percepisce per ogni quinquennio grano bianco tum. Tre = In Corvolino tiene un vignale di tum. Una e meza di terra che per ogni quinquennio dona tum.a una e mezo grano bianco; quali sopra descritte rendite in grano sono in tutto tum.e cinque cento ottantadue ed ottantasei che coarcerbati l’anni vuoti colli pieni vengono a dare in ogn’anno la rendita di tum.e cento e sedici ed ottavi cinque grano rasi e portati tutti in magazeno, senz’altra spesa.
Più esigge per ogni paio di Bovi tum. Uno di grano e mezo tt. D’orzo che numeratoli paja de Bovi vi sogliono ascendere in ogn’anno a circa tum.e quaranta quattro di grano e ventidue d’orzo tutta volta sanno benissimo che di d.a X.ma in genere ne restano de partite inesigibili in ogn’anno da circa tum.a dieci di grano ed altritanti in orzo; onde d.a Xma può dare di rendita secondo prudenzialmente hanno considerato tumola trentaquattro grano bianco rasi e tum.a dodeci orzo; si che valutato il d.o grano in tum.a cento cinquanta ed ottavi cinque in una tra li d.d. tande Xme alla ragione di carlini otto il tom. Prezzo comune sono ducati cento venti e grana cinquanta annui e li suddetti tum.e dodeci orzo valutati a ragione di carlini quattro il tum. Sono ducati quattro e grana ottanta= Più esigge dalle Xme personale delle persone che non tengono bovi annui circa ducati dieci = Più esigge da vari particolari diverse partite di censi minuti annui carlini trentotto circa. Per affitto di case circa carlini sedici. Per affitto di castagne nel luogo il Cornò annui circa carlini trentacinque = Più per le castagne dello Scalzo annui circa carlini tre per le castagne del Cat.a grande esigge annui circa carlini sei = Per affitto di un piccolo orto annui carlini due = Percepisce dall’incerti cioe diritti matrimoniali e jussi de defonti annui circa ducati otto. Onde calcolate e collettivate le sud.te rendite sono in una ducati cento cinquanta tre e grana trenta annui. Di questa somma se ne deducono ogn’anno l’infratti pesi : Alla mensa vescovile per il jus della quarta X.ma corrisponde in ogn’anno tum.e venticinque grano bianco che valutati alla stessa ragione di grana ottanta il tum. Sono ducati venti = Per le messe pro populo che l’arciprete curato sta in obligo di celebrare in tutte le domeniche e feste di precetto dell’anno al numero d’ottanta circa sono ducati otto più altre dodeci messe d’obligatione alla Cappella dell’Assunta titolare di d.a Parrocchia carlini dodeci; Per compra di cera bianca per le Domeniche feste e varie sollennità dell’anno da circa libre venti annui ducati otto = Per spesa di cera rossa serve in ogn’anno la settimana Santa e coronella della Vergine Addolorata che si recita ogni venerdì carlini dieci; per spesa d’oglio per la notte di Natale ed alle lampade all’ottava dell’Assunta carlini quattro. In tanta farina serve in ogn’anno per uso dell’ostie carlini dieci = Corrisponde in ogn’anno per salario all’Economo e cera bianca per le messe del medesimo ducati sedici e grana ottanta = Paga in ogn’anno al sacristano che serve alla chiesa e suona le campane ducati nove circa = Paga in ogn’anno alla Rev.ma Curia Vescovile per il jus di visita di d.a cappella dell’’ssunta carlini otto = Alla mensa vescovile corrisponde annui grana venticinque per ragione di rendite = Alla Bagliva d’Umbriatico per ragion di rendita annui grana dodeci = Per rigalia di tanti tartani di farina fina per il giovedì Santo si sogliono dare a dodeci figlioli nella fonzione dell’Apostoli carlini dieci; Per cavalcature e pedone vanno servendo un sacerdote fino a Cerenzia a prendere in ogn’anno l’oglio santo carlini quattro = Spese di candele che si dispensano a sacerdoti e galantomini nel giorno della Purificazione della Vergine SS.ma carlini dodeci = Per rigalo a sacerdoti chierici e riligiosi di S. Domenico e spesa di polvere nella festa della SS.ma Assunzione di Maria Vergine e spesa di Laure per l’adorno della chiesa ducati quattro = Alle persona che pulisce ogni settimana le chiese carlini dieci = Per provisione all’Esattore che in ogn’anno fa l’esenzione delle dette rendite ducati cinque più paga alla persona che con cavalcatura va cogliere le palme carlini tre e finalmente paga in ogn’anno un apprezzatore che stima le terre di d.a Arcipretura secondo ne cade il rispettivo maturo grana venti; Quali spese in una ascendono in ogn’anno a circa ducati settanta nove e grana sessanta sette circa che dedotti e scerrati dalle sud.e annue rendite vengono queste in ogn’anno a remanere netti ed espliciti dedotti già li detti pesi ducati settanta tre e grana sessanta tre.”[xxvi]
Note
[i] Russo F., Regesto, I, 3970, 5060.
[ii] Russo F., Regesto, III 15835, IV 20399.
[iii] Pedio T., Un foculario del Regno di Napoli del 1521 e la tassazione focatica dal 1447 al 1595, in Studi Storici Meridionali, 2/1991.
[iv] Giustiniani, Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli, tomo X, Napoli 1805, pp. 38-39.
[v] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1605.
[vi] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1621.
[vii] Russo F., Regesto, VI, 29659.
[viii] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1679.
[ix] Morto nell’aprile 1668 l’arciprete Francesco Dardano, nel giugno dello stesso anno fu nominato arciprete Giuseppe Ciuranna il quale ricoprì la carica fino alla morte avvenuta nel luglio 1692. Nel gennaio 1693 fu nominato arciprete Giuseppe Scerra. Russo F., Regesto, VIII 41474, IX 46673.
[x] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1682, 1685.
[xi] “Et potissimum ecclesiam Verzini quae cum magna molis existeret maximum dispendium erogavi, et quia collegiali Capitulo ornari metetur prout in mente retineo eam anno proxime praeterito solemniter consecravi”. ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1687.
[xii] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1698.
[xiii] A ricordo del duca Nicola Cortese rimane l’epigrafe nella chiesa di Verzino: “A Dio Ottimo Massimo. Nicola Cortese, Duca dei Duchi di Verzino, che nella sua persona fece rivivere la clemenza dei suoi avi, con decisione degna di essere onorata, lasciò su questa lapide con la sua beneficenza la quiete per sé, un esempio ai suoi, la memoria a tutti. Nel donare e nel cedere all’Università tutto ciò che da essa veniva esatto per collette dovutagli, per devozione verso la cristiana religione e per suffragio della sua anima, la volle obbligata a celebrare annualmente l’anniversario al suo benefattore. L’anno del Signore 1728.” Maone P:, I Cortese feudatari di Verzino e casale di Savelli, in Historica 1959, n. 5, p. 147.
[xiv] Il feudatario accusò il vescovo Tria di avere preferito “un prete ignorantissimo, povero e di vita scandalosissima … che aveva molti figli da una sua concubina … che aveva deflorato una donzella in Crotone per cui era stato più anni in carcere”. Maone P., Tra carceri e scomuniche, Napoli 1967, pp. 45-50.
[xv] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1725.
[xvi] Russo F., Regesto, XI, 57308.
[xvii] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1733.
[xviii] Russo F., Regesto, XI, 61616. Nel 1759 il Godano era arciprete e vicario foraneo ed economo della badia di S. Pietro di Verzino. ASCS, Notaio Alessio Juzzolino della terra di Verzino, Busta 447, anno 1759, f. 22v.
[xix] Pollio G, Apprezzo del feudo di Verzino (1760) nell’archivio Comunale di Savelli. pp. 83-84
[xx] Secondo la testimonianza dei sacerdoti Giuseppe Guido, Giacinto Piro, Nicola Galotti e Domenico Longhi, le rendite annuali dell’arcipretura di Verzino alla metà del Settecento ammontavano a 153 ducati e grana 30 e, tolte le spese stimate in 79 ducati e 63 grana, rimanevano al netto ducati 73 e grana 63. ASCS, Notaio Alessio Juzzolino della terra di Verzino, Busta 447, anno 1762, ff. 15v-18.
[xxi] ASV, Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1769.
[xxii] Russo F., Regesto, XIII, 68514.
[xxiii] Russo F., Regesto, XIII 69534, XIV 72565.
[xxiv] Popolazione di Verzino: anno 1769 (716 abitanti), 1795 (881), 1815 (858), 1816 (830), 1825 (823), 1849 (723), 1852 (727), 1861 (899).
[xxv] Pio IX il 17 agosto 1861 concedeva l’indulgenza plenaria nella festa di S. Michele Arcangelo e S. Rosa da Lima, nella matrice chiesa di Verzino, in diocesi di Cariati per un settennio. Russo F., Regesto, XIV, 79608.
[xxvi] ASCS, Notaio Alessio Juzzolino della terra di Verzino, Cart. 447, anno 1762, ff. 15v-18.
Creato il 16 Marzo 2015. Ultima modifica: 23 Agosto 2022.
buongiorno, mi chiamo Bianca Schipani
Vorrei sapere se puoi aiutarmi a fare un regalo a mio nonno?
Mi racconta sempre delle sue radici italiane e di quanto sia orgoglioso dell’Italia.
Voglio dargli la cittadinanza italiana in questi anni di vita che restano.
Luis Schipani era suo padre, nato il 14/05/1889, posso chiedere il suo certificato di nascita?
perdona il mio italiano
Crediamo che ti sia registrato con questa chiesa. grazie mille per la lettura
Per ottenere un tale documento deve provare a contattare l’Archivio di Stato di Catanzaro (0962.726336) che conserva tutta la documentazione riguardante la provincia di Crotone. Il nostro è solo un sito privato che si occupa di storia locale.
Vorrei per favore sapere se si sa come è fatto lo stemma di Nicola Cortese. Ho visto che per la festa del duca usate uno stemma con due colonne.
Mi spiace di non poter essere di aiuto, ma non ho notizia in merito.