Descrizione delle chiese di Cutro al tempo della visita del cantore della chiesa di Mileto Giovanni Tommaso Cerasia, vicario dell’arcivescovo Giovanni Battista Ursini (1559)
Il 5 giugno 1559 il cantore della chiesa militese Joannes Thomasius Cerasia, vicario dell’arcivescovo di Santa Severina Giovanni Battista Ursini, lasciò la chiesa metropolitana di Santa Severina con il proposito e l’intenzione di visitare la diocesi.
Lo accompagnavano il reverendo tesoriere Donno Gio. Domenico de Gerardis, l’arciprete della città Donno Petro Gallo ed il pubblico apostolico notaio Don Nicola Gulli.
La comitiva si diresse dapprima nella terra di Rocca Bernarda. Il giorno 8 giugno, terminata la visita ai luoghi pii di Rocca Bernarda, il vicario si diresse alla terra di Policastro. Il 10 giugno dalla terra di Policastro andò nella terra di Mesoraca. Il 13 giugno, lasciata la terra di Mesoraca, entrò nella motta di Cutro dove rimarrà anche la mattina del giorno dopo. Quindi ripartì alla volta di Santo Giovanni Minagò.
13 giugno 1559 nella Motta di Cutro
Quindi proseguendo la visita, discendemmo dalla terra di Mesoraca insieme con la solita compagnia e arrivammo alla motta di Cutro e come ci siamo avvicinati alla chiesa sotto l’invocazione della gloriosissima vergine Maria Vergine detta “L’Annunziata” di detta Motta trovammo tutto il clero della terra, o motta predetta, con la croce ed il piviale e gli stessi chierici vestiti con cotte o suppellettili, i quali si presentarono. Baciata la croce processionale, procedendo, cantando “Veni Creator Spiritus” e “Te Deum Laudamus”, arrivammo alla chiesa maggiore sotto invocazione di Santo Giuliano, volgarmente chiamata l’arcipretato.
Associati a noi molti altri della nobiltà e del popolo di detta terra, per la maggior parte, ed entrati in detta chiesa, fatta l’orazione davanti alla santissima eucarestia, notificammo a tutti i presenti e agli altri di detta motta, dove erano in gran numero, che noi ci siamo recati per motivo di visita. Come gli stessi ebbero piene notizie, furono ammoniti e dichiarata fu quella rubrica, che si ha nel pontificale a riguardo della visita delle parrocchie. Poiché si era fatta quasi l’ora nona, non proseguimmo oltre la visita ma ci recammo nella casa preparata dal clero, dove ricevemmo il detto clero ed il capitolo e dove vennero i magnifici sindaci ed i giurati ed alcuni nobili di detta motta. I quali molto lodarono la vita e la onestà di detto clero e chiesero grazie episcopali.
In verità dopo verso l’ora quasi vespertina, proseguendo la visita nuovamente, ci recammo in detta chiesa matrice e qui fu cantato il Salmo, l’Evangelio e l’Inno ed altre orazioni, per come si ha nel pontificale.
Dopo in verità chiedemmo chi era l’arciprete di detta chiesa. Ci dissero che era l’Ill.mo e R.mo Don Thiberio Carrafa e poiché si deve iniziare dal più importante, iniziammo a visitare il sacramento dell’eucaristia. Trovammo un tabernacolo di legno di abete senza alcuna pittura e detto tabernacolo è riposto sopra l’altare maggiore. Detto altare è edificato di pietra con un altare potatile di sopra, tre tovaglie e un coprimento di tela. Sopra l’altare c’è uno sgabello di legno coperto con un mandile e sopra detto sgabello c’è quel tabernacolo. Sopra detto sgabello ci sono due candelabri di legno con due fiamme accese.
Aperto il tabernacolo trovammo una “casciula” di cipresso con una “busciola” di legno dipinta. Dentro detta “casciula” di diverso colore coperta con un velo di seta.
Dentro il quale trovammo lo SS.mo Sacramento. Trovammo anche un’altra “busciola” piccola e dissero che detta piccola “busciola” con particola serve quando si va a comunicare, chi è impedito.
Dal vicario fu ingiunto e mandato sotto pena di scomunica e del pagamento di 25 once che entro il termine di un anno si debba rifare la “casciula” di cipresso, già rovinata, e si debba fabbricarne un’altra di lunghezza di mezzo palmo dorata e di decente valore e di prezzo di scudi quattro. In verità al tabernacolo, che custodisce la cappella della SS.ma Eucaristia, per ora non provvediamo. Che siano rifatte le “casciule” dall’arciprete di detta chiesa e dallo stesso cappellano.
Quindi nello stesso tabernacolo trovammo un’altra “casciola” di cipresso e qui trovammo i sacramenti custoditi dentro un vaso di peltro con tre vasi di peltro: c’erano qui il SS.mo Crisma, l’olio santissimo e l’olio degli infermi e per bene conservarli detto tabernacolo fu provvisto di serratura ed il tutto appariva ben preparato e conservato.
Sopra detto tabernacolo di legno c’è una croce di legno con l’immagine del Salvatore dorata e sopra detto tabernacolo c’è un crocifisso di legno con un panno nero di sopra, c’è una tovaglia.
Dietro detto altare c’è una finestra in pietra chiusa, che fu costruita per causa di riporre la Santissima eucaristia, ora in verità è nel tabernacolo di legno. In detta cappella sempre arde la lampada e la tengono accesa i confrati del SS.mo Corpo di Cristo a loro spese.
Per il R.do vicario fu ingiunto e mandato sotto pena di scomunica e di 25 once che detto arciprete debba fare un’altra lampada con le rendite ed i frutti di detta chiesa ed anche fu ingiunto sotto pena di scomunica e di once 25 che entro il termine di sei mesi debba far confezionare l’immagine della gloriosa vergine Maria e degli santi apostoli Pietro e Paolo e di S. Giuliano in tela di prezzo e valore di scudi sei e detta lampada si accenda davanti a detto SS.mo Sacramento.
In questa capella, dove c’è l’altare maggiore, che è a volta di lamia ci sono le seguenti cose: un discolo vecchissimo, un certo scanno di pietra con tavole di sopra. Aperta una arca in tale cappella, trovammo tra gli oggetti: un calice di argento vecchissimo con patena, due vestimenti sacerdotali di tela completi con casule, sei tovaglie, due mandili, tre tovaglie piccole, un altro discolo. In un’altra arca trovammo: tre lanterne lacerate e sono della Santissima Eucaristia.
Quindi proseguendo la visita, visitammo la fonte battesimale, che trovammo costruita in pietra con coperchio di tavole e serratura. Fu detto che era per bene e che si provveda del necessario.
In detta chiesa due campane sono nel campanile.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare o cappella costruita con pietra sotto invocazione di Santa Domenica e in questa è rettore don Bernardino Papasodero ed è di iurepatronato dei Papasodero. Vi trovò un altare fabricato con tre tovaglie con altare portatile, un vestimento sacerdotale di tela completo, una casula di damasco figurato rosso con friso in mezzo, un calice di argento con patena e piede d’oro, un coprimento bombicino dipinto. Ha un cuscino.
Ha alcuni beni stabili.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare che è della confraternità dei confrati del SS.mo Sacramento insieme con i De Senasio ed è rettore don Luca Musitano sotto il titolo di S. Bartolomeo e non ha niente, che ora lo costituisce.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto l’invocazione di S. Rocco ed è rettore don Delfino de Oliverio ed è di iurepatronato dei de Oliverio. Ha un altare fabbricato con un altare portatile di sopra, tre tovaglie, altre tovaglie, un messale, un vestimento sacerdotale di tela completo, un calice con patena di argento e corporali.
E fu ingiunto e mandato che entro il termine di otto giorni gli Oliverio mostrino all’ordinario il titolo di fondatori, di dotazione e di concessione di detto altare. Passato il tempo sarà aggiudicato alla curia.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare o cappella sotto invocazione di Santo Giovanni Evangelista ed ne è rettore Don Luca Musitano ed è della famiglia Pagana. Ha un altare fabbricato con un altare portatile, tre tovaglie, un coprimento di tela e un vestimento sacerdotale completo di tela . Detto altare è di iuspatronato della famiglia Pagano.
Fu per detto R.do D. no Vicario detto e mandato che quelli de Pagano entro il termine di otto giorni mostrino il titolo di concessione e erezione e dotazione di detto altare e cappella altrimenti, passato il termine, sarà aggiudicato alla Curia.
Quindi proseguendo la visita visitò l’altare sotto invocazione di Santo Giacomo che è di iuspatronato dei De Vona. Fu detto che entro il termine di quattro giorni sotto pena di scomunica mostrino il titolo di concessione e collazione. Passato il tempo, sarà aggiudicato alla Curia. Detto altare è fabbricato e sopra non c’è niente.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’oratorio sotto l’invocazione della gloriosa vergine Maria, volgarmente detto “lo Rosario”, ed è rettore D. Silvio Cavarretta ed è di iuspatronato dei De Cavarretta. Ha un altare di pietra con due colonne, di sopra l’immagine dipinta del rosario. Ha per beni stabili quattro case poste in detta Motta di Cutro nel luogo detto Lo Casale e per il R.do D. no Vicario fu ingiunto e mandato che entro il termine di otto giorni mostrino i titoli di concessione fondazione ed erezione e licenza di detto altare. Passato il termine sarà aggiudicato alla Curia.
Quindi proseguendo la visita visitò la cappella (del SS.mo Sacramento) nuovamente costruita con arco di pietra che è a lamia e trovammo il rettore di detta cappella Don Luca Musitano ed in detta cappella posero lui i confrati e per il R.do D. no Vicario fu ingiunto e mandato allo stesso prete Luca presente e audiente che entro il termine prefissato e perentorio di due giorni certifichi detto don Luca la presente santissima eucaristia e sotto pena di scomunica e di 200 libre di cera, da consegnare alla camera arcivescovile, ed entro il termine predetto mostri tutti i beni di detta Santissima Eucaristia mobili e stabili e gli ornamenti della stessa sia di argento che drappi ed altri pannamenti ed entro lo stesso termine mostri la concessione dell’ordine.
Il 14 giugno 2.a Ind.e 1559 di mattina
Proseguendo la visita il R.do D. Vicario si recò nella chiesa parrocchiale sotto invocazione di Santo Nicola dela Banda e qui fu udita la messa di sopradetto santo. Dopo fu fatto l’officio per come si ha nel pontificale.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare maggiore di detta chiesa, che trovò costruito di fabrica consacrato di sopra. Trovò tre tovaglie, un coprimento, un cuscino di piumaccio, un calice d’argento dorato con patena con corporali, una croce d’argento con quattro candelabri, due di oro “caleo” e due di legno. Di sopra una cona della gloriosissima vergine Maria, volgarmente detta “la epiphania”, in tela con davanti un panno di tela nero.
In detta chiesa non si tiene il Santissimo Sacramento dell’Eucarestia. C’erano in detto altare in un certo sgabello di legno, i sacramenti necessari per uso dei parrocchiani. C’erano dentro detto sgabello sopra detto altare in vasi di peltro ben conservati, nel quale c’è l’olio S.mo e il S.mo Crisma, l’olio in vero degli infermi, si conserva nella chiesa di Santo Giuliano. Con una lampada accesa davanti detto altare presso le travi. Fu detto per ben conservarli. Sopra le travi c’è un crocifisso piccolo di rilievo e tutto intorno tavole e sopra tovaglie ed in piedi un’altra tovaglia vecchia.
Quindi proseguendo la visita, visitò la fonte battesimale, che è costruita in pietra con copertura di legno e chiusura con un panno dipinto di mayulo sopra.
Fu detto che stia bene e si conservi.
Quindi fu aperta un’arca presso l’altare maggiore e trovammo in essa un messale grande, una pianeta di seta verde, un vestimento sacerdotale completo di tela, un mandile di seta, una tovaglia, un’altra di tela, un turibolo di oro “caleo”, un campanello, un coprimento di altare vecchissimo.
E per il R.do D. no vicario fu ingiunto e mandato al rettore di detta chiesa, che dissero essere D. Vittorio de Vona, che sia contumace e scomunicato davanti alla Curia, che entro il termine di quattro mesi provveda di sei tovaglie e di un altro vestimento sacerdotale completo con una casula di drappo a suo piacemento e volontà del valore di scudi tre, sotto pena di privazione ecclesiastica e di once 25 e questo mandato fu fatto, affinchè venga alle sue orecchie, in presenza del prete Don Bernardino Papasodero e del prete Gio. Berardo Siculi, capellani sostituti in detta chiesa presenti e audienti e ciò affinchè non possa essere passata ignorata.
In detta chiesa ci sono due scanni davanti all’altare.
In detta chiesa, come appare, piove ovunque e così fu detto per precedente mandato, come si ha nell’altra visita fatta per il R.do D. no nostro predecessore, e di nuovo fu ingiunto e mandato sotto pena di scomunica e di 25 once, che entro tre mesi si debba rifare detto tetto e di accomodare l’intempiatura, che è sopra l’altare e nella navata.
Detta chiesa ha due campane nel campanile, sono ben custodite e sono buone.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare posto nella parte sinistra sotto l’invocazione di S.to Gregorio ed è cappellano il R.do Bernardino Papasodero e disse essere di iuspatronato dei Papasodero.
Ha un altare fabbricato con un altare portatile, di sopra tre tovaglie, un coprimento di tela, un vestimento sacerdotale con casula di damasco rosso figurato con friso di broccatello in mezzo. Ha un calice di argento con patena con piede dorato.
Ha una casa per servimento di detta cappella.
Fu ingiunto e mandato allo stesso predetto don Bernardino presente, che entro il termine di otto giorni i De Papasodero debbano mostrare il titolo di concessione e di fondazione e di dotazione di detta cappella. Passato il termine si procederà secondo diritto.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare nel quale è dipinta l’immagine di Santo Nicola. Detto altare è conteso e dissero essere della chiesa.
Quindi proseguendo la visita, visitò la cappella sotto invocazione di Santo Pietro e dissero essere della famiglia de Orlando.
Fu detto, poiché non si serve ne si celebra dentro, che si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto l’invocazione della gloriosissima vergine Maria volgarmente detta La Concezione ed è dei Bonencasa ed è rettore di detto altare don Jacobo Gangucza.
Fu detto poiché non … vestimenti come in altra visita si provvederà quanto prima dal Reverendo Vicario.
Quindi proseguendo la visita visitò l’altare sotto l’invocazione di Santo Antonino e fu dei De Villirillo, ora invero è della chiesa, come dissero non fu servito bene, fu detto per la Curia si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò la chiesa sotto l’invocazione della gloriosissima vergine Maria volgarmente detta L’Annunziata che è di una confraternita e dapprima fatta l’orazione davanti all’altare maggiore, procedette alla visita di detto altare e trovò lo stesso fabbricato con un altare portatile di sopra tre tovaglie, un coprimento di tela di mayulo, un vestimento sacerdotale completo, un mandile, nello sgabello quattro candelabri di oro caleo, una croce di legno piccola.. crocifisso, una cona in tela, dove c’è l’immagine della gloriosissima vergine Annunziata dall’angelo con cornici… di argento votiva, un messale, due calici di argento dorati con patena e corporali, due grandi candelabri di legno, un discolo.
Ha tutto attorno scanni in pietra con tavole sopra.
Trovammo un’arca e aperta, trovammo dentro un vestimento, una casula di seta verde, una casula di damasco bianco figurata dipinta con friso in mezzo, due vestimenti sacerdotali di tela completi, cinque casule di tela.
Ha sessanta tovaglie diverse, alcune delle quali sono dipinte, uno rigliero.. sette mandili e una…
Dentro trovammo undici tovaglie, ossia moccochini dipinti di seta di diverso colore, un mezzo coprimento di tela dipinto di mayulo, uno avante altare di mayulo.
Ha detta chiesa nella cappella dell’altare maggiore nell’arco una lampada accesa, vicino ci sono alcuni voti di cera appesi. Ha un campanello e due campane nel campanile. Detta cappella è a lamia. Tutta la chiesa è intempiata con tavole, c’è un pulpito di tavole. Sopra una grande cona è appesa una cona piccola vecchia. Trovammo i capellani in detta chiesa della confraternita don Silvio Corea, don Gio. Bernardo Siciliano e don Pietro Fattizza.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto il titolo di Santo Andrea, che è dei Foresta ed è rettore di detto altare don Puccio Zucchi. Non ci sono sopra vestimenti, fu detto per la curia si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare dedicato a S. Marco che è dei Pagano ed è rettore don Silvio Corea, non ci sono sopra vestimenti. Ha detto altare una casa dentro detta motta, data per servimento. Fu detto di mostrare la concessione altrimenti si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altro altare sotto l’invocazione di Santa Maria Maddalena, che è dei de Pace. E rettore don Battista Galassino e detto altare ha una casa. Fu detto per la Curia si provvederà. In detto altare non ci sono vestimenti.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto l’invocazione di S. Michele Arcangelo ed è della chiesa predetta, non ci sono vestimenti in esso.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto invocazione di Santo Andrea che è dei Foresta, come l’altro altare dei Foresta dentro detta chiesa. Vogliono conservare la porta per entrare dentro ed uscire dalla chiesa predetta. Tale altare è sotto lo stesso titolo di Santo Andrea. Non ci sono vestimenti in detto altare.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare dedicato ai santi Filippo e Giacomo, che è dei De Flore ed è rettore don Pietro Fattizza. Ci sono due candelabri di legno e non ci sono vestimenti sopra, si provvederà.
Quindi proseguendo la visita visitò l’altare dedicato a Santo Francesco di Paola, che è dei de Diano e ne è cappellano don Matteo de Diano. Non ci sono vestimenti.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare dei de Orlando che è in pietra con due colonne e c’è un quadro in tela. Non ci sono vestimenti.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare sotto l’invocazione di Santa Lucia, che è dei de Siculo. Ne è rettore don Gio. Bernardo Siculo. Fu detto che si provvederà, perché non ci sono vestimenti.
Fu detto che tutto ciò, quanto detto, si conservi. La porta è buona e fu detto che, per bene stare detta chiesa, si segua quanto sopra è notato.
Quindi proseguendo la visita, visitò la chiesa sotto invocazione di Santa Caterina Vergine e Martire, che è la chiesa di una confraternita. Sono cappellani Don Bernardino Papasodero, Gio. Villirillo, donno Battista Galassino e donno Puccio Trinenti. Trovammo un altare fabbricato non consacrato di sopra un altare portatile con tre tovaglie , un coprimento di panno rosso con croce nera, un altro coprimento dipinto di mayulo, un messale, un calice di argento con patena e piede di oro caleo.
Ha una immagine grande nella quale c’è l’immagine gloriosa della Vergine Maria, l’immagine di Santo Giovanni Battista e l’immagine di Santa Caterina in tela. Un coprimento in tela celandrata sopra. Ha alcuni scanni tutto attorno in pietra e tavole adatte per sedere.
Andammo in sacrestia e trovammo quattro casule: una di velluto nero, una di raso rosso, ossia di damasco figurato con friso in mezzo, un’altra di velluto turchino con croce rossa e l’altra di damasco bianco con friso in mezzo.
Quindi trovammo due vestimenti sacerdotali completi di tela. Ha una casula di tela nera, un campanello, una croce di legno con l’immagine di Santa Caterina in tela grande.
E per il R.do D. no Vicario fu ingiunto e mandato sotto pena di scomunica e di libre 50 di cera da consegnarsi alla Camera Arcivescovile, che entro il termine di due mesi i confrati provvedano di tre altre tovaglie per l’altare.
Ha un altro gonfalone, che trovammo vecchissimo.
In detta chiesa e cappella nell’arco c’è un crocifisso in rilievo piccolo con panno davanti e dietro di tela e un mandile sopra, sotto c’è una lampada accesa e appesa per diritto dell’altare maggiore.
Detta chiesa è completamente intempiata con tavole ed è molto piacevole e ben accomodata. Ha due campane e le porte chiudono e sono buone.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare di Santo Lorenzo, che è dei de Vona ed è cappellano Don Pietro Fatizza. Non ha vestimenti e si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare di San Tommaso, che è dei Migali. Non ci sono vestimenti, non è servito. Fu detto si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò l’altare di San Silvestro, che è dei Ganguzza, nel quale serve Don Gio. Ganguzza. Non ci sono vestimenti e si provvederà.
Quindi proseguendo la visita, visitò la cappella sotto invocazione di Santa Caterina, che è una cappella fabbricata antica ed è insieme con detta chiesa ed è della chiesa predetta. Non ci sono vestimenti, né è servita bene.
Quindi proseguendo la visita, visitò la chiesa sotto l’invocazione di Santa Maria de li Martiri ed è de iuspatronato di Don Petro Foresta. E’ cappellano Don Petro Foresta. Ha un altare fabbricato con tre tovaglie, un piumaccio, un messale, un calice d’argento dorato con patena e corporali. Ha un vestimento sacerdotale completo di tela, due candelabri di ottone, due orcioli di peltro, un campanello. Ha una cona grande in tela sopra l’altare. Ha scanni tutto attorno in pietra e tavole. Ha molti beni stabili, come asserì detto don Petro: ducati quattro e carlini due e grana dieci annui.
Detta chiesa è intempiata a lamia e vicino l’arco presso l’altare c’è una lampada appesa accesa.
E per il R.do D. no Vicario fu ingiunto e mandato allo stesso Petro, presente e ascoltante, che sotto pena di scomunica e di once 25 entro il termine di otto giorni debba mostrare il titolo, la licenza della fondazione e della concessione e dotazione ed erezione di detta chiesa.
Quindi proseguendo la visita, visitò la chiesa sotto invocazione di Santo Vito. Entrati, trovammo l’altare non consacrato e di sopra c’è un candelabro di ottone ed una lampada in catena similmente appesa. Tale chiesa è di iuspatronato dei de Ganà ed è cappellano e serve Don Marco Antonio Guercio e disse avere detto altare un calice con coppa e patena di argento e piede di rame e non ha altri vestimenti. Detta chiesa è intempiata con tavole e dentro vi piove.
E per il Reverendo D. no Visitatore fu ingiunto e mandato al predetto cappellano, presente ed ascoltante, che entro il termine di quattro mesi i De Ganà provvedano a detto altare di vestimenti necessari a detto altare ed entro il termine di due mesi debbano rifare il tetto e l’intempiatura, affinchè non piova dentro la chiesa ed entro il termine di otto giorni mostrino detti De Ganà il titolo della concessione, la licenza di fondazione e di dotazione della chiesa. Passato il termine si provvederà secondo diritto e ciò .. predetta sotto pena di scomunica e di once 25.
“Presente detto cappellano e dice che una tale Donna Julia Foresta per lassito fatto per don Francesco Ganà è tenuta di far rifare la intempiatura predetta e lo astraco di detta chiesa quale Julia fu moglie di Sansone Ganguzza allo quale fu imposto tal lassito come erede e detta Julia e li figlioli heredi de Sansone son tenuti a ciò”.
E dal R.do D. no Vicario fu detto, che provvederà.
Creato il 22 Febbraio 2015. Ultima modifica: 22 Febbraio 2015.