Origine di Pagliarelle

Pagliarelle di Petilia Policastro (KR).

“Ciascheduna casa della detta Terra paga ogni anno all’Abbate Commendatario un tarì, che si chiama il Casalinaggio il quale si suole assegnare il mese di Agosto dichiarando, che la casa sottoposta à pagare il detto Casalinaggio s’intende ogni cammera di qualsivoglia capacità, purché non passi trenta palmi di lunghezza, e passando li detti trenta passi paga per due Casalinaggi, da questo pagamento sono eccettuate le pagliarelle Gallinona che non sono più larghe di due palmi di lunghezza, perché così si è osservato per il passato e si osserva al presente.[i]

Il toponimo Pagliarello

Nella “Leggenda” della “Carta della Sila”, disegnata nel 1685 dal tavolario Antonio Galluccio, i pilastri che segnano il confine silano sono così descritti in successione: “… 52 Ponte d’Ampollino. 53 Serra del Pagliarello. 54 Scanzata della Menta. 55 Timpone del Principe …”.[ii] La località Pagliarello, o Serra del Pagliarello, sovrasta il Vallone del Pagliarello ed è situata in territorio di Petilia Policastro.[iii]

“Pagliarelle” in un particolare di una carta revisionata nel 1882.

Origine dell’abitato

Il 25 maggio 1876 veniva emanata una legge riguardante la Sila Regia. L’articolo 11 stabiliva che “le terre della Sila, le quali si trovano soggette agli usi civici, sono prosciolte da tali vincoli. In compenso dell’esercizio di questi usi civici che competono ai comuni ed alle popolazioni sulle terre della Sila, sarà devoluta ai comuni medesimi ed in proporzione delle rispettive loro ragioni, la metà delle terre demaniali aperte. L’altra metà è ceduta ai comuni medesimi per costruzioni di strade … le terre saranno censite o quotizzate, secondo che sarà determinato dal consiglio provinciale, avuto riguardo agli interessi dei comuni; lasciando ad essi facoltà di conservare con autorizzazione dello stesso consiglio, in caso di riconosciuta necessità delle popolazioni alcune parti boscose pel diretto loro uso”.[iv]

Tale legge interessò anche la parte del territorio di Petilia Policastro, che faceva parte della Regia Sila e dove i cittadini esercitavano gli usi civici, soprattutto il diritto del legnatico e quello del pascolo e dove il feudatario di Policastro nel passato aveva esercitato “Il Jus di fare la pece negra, e bianca nelle montagne di detta Città di Policastro nelli luoghi però permessi dalla Regia Camera … e (sul)le fosse situate nella montagna, dove si può riponer neve”.[v]

Si può far risalire agli anni successivi la formazione di Pagliarelle. L’abitato, già indicato in una “carta revisionata del 1882”, è situato all’altitudine di 800 metri sul livello del mare nella Sila piccola, all’interno del Parco della Sila e in territorio di Petilia Policastro, vicino al monte Gariglione, un massiccio coperto da boschi, che si eleva a 1765 metri. Nel luogo fin dall’antichità, sono state esercitate la pastorizia e lo sfruttamento boscoso. Da questi boschi era ricavato il legname per la costruzione navale, per gli edifici religiosi ed i palazzi importanti. Si estraevano la pece e la neve. Il territorio è percorso dalle trazze, dove le mandrie e le greggi transumavano dalla Sila alla marina e dove calava il legname, trasportato dai buoi agli imbarchi alla foce del Crocchio. Esso è collegato ad una “strada scomoda”, che lo unisce a Petilia Policastro e alla Sila. Tra i primi abitanti, provenienti dai casali silani, predominano le famiglie Garofalo, Capelluto e Perri.

“Pagliarelle” in un particolare della Foglio 237 “S. Giovanni in Fiore” della Carta Idrografica d’Italia 1:100.000 dell’IGM (1887, 1889).

La chiesa della Beata Vergine Maria di Monte Carmelo

La chiesa all’origine era situata in diocesi di Santa Severina ed in parrocchia di Santa Maria Maggiore.[vi] Fu edificata quando Pagliarelle aveva pochi abitanti su iniziativa del parroco Carmine Grossi, col contributo dell’arcivescovo di Santa Severina Alessandro De Risio (6 maggio 1872 – 30 novembre 1896) e con le elemosine dei fedeli.[vii] Alla fine dell’Ottocento nell’abitato, frazione di Petilia Policastro, c’erano una chiesetta campestre ed una scuola mista.[viii] Isolata e collegata all’origine da una scoscesa mulattiera che la univa a Petilia Policastro e alla Sila. Per quanto riguardava la cura delle anime, essa dipendeva dal parroco di Santa Maria Maggiore, che trovandosi a Petilia Policastro, raramente faceva visita alla chiesa e ai fedeli.

Il 19 febbraio 1899 gli abitanti di Pagliarelle inviarono una supplica all’arcivescovo di Santa Severina Nicola Piccirilli (30 novembre 1896 – 14 novembre 1904). Giuseppe Cavaliere. Carmelo Capelluto, Garofalo Sebastiano, Salvatore Castellano, Perri Giovanni, Marubelli Saverio, Garofalo Antonio, Squillace Angiola, Filippo Capelluto, Garofalo Francesco, Venneri Giovanni, Alessandro Perri, Graloiello Bianco, Perri Alfonso, Stumpo Domenico, Curcio Giuseppe, Garofalo Michele, Sicilia Santo, Perri Francesco, Garofalo Cristina, Francesco Sirianni e Garofalo Domenico, a nome di tutti i Pagliarellari, chiedevano un beneficio ecclesiastico.

Essi dichiaravano che Pagliarelle era abitato da più di seicento persone “abbandonate come le belve, lontane dalla religione, e dal culto di Dio non per cattiva volontà ma per mancanza di un prete”, e proseguivano che “è doloroso vedere morire tante persone come bestie, senza gli ultimi conforti di Religione”. Essi chiedevano che “ci proponga un ministro di Dio, almeno che ci tenga la chiesa aperta, e possiamo avere il bene di chiamarci Cristiani. Colui che ci è vorrebbe fare, ma non può per la troppa lontananza e la strada scomoda”.[ix]

Dovranno passare dieci anni e il 10 marzo 1910, il re Vittorio Emanuele III concedeva il Regio Exequatur al Rescritto Pontificio del 10 maggio 1909, col quale veniva imposta una pensione annua perpetua di lire cinquecento dalle rendite della parrocchia di Rocca di Neto, da pagarsi per lire trecento alla Chiesa di Botricello, e per lire duecento alla Chiesa di Pagliarelle, entrambe destinate ad essere erette in parrocchie. In seguito il beneficio alla chiesa di Pagliarelle sarà aumentato dall’arcivescovo di Santa Severina Carmelo Puija (1905 – 1927) a lire trecento.[x]

“Pagliarelle” in un particolare del F. 237-II “Petilia Policastro”, della Carta d’Italia 1:50:000 (U.S. Army 1943, copiata da una mappa italiana del 1896).

Sempre in questi anni nel 1912 la chiesa fu allungata. Divenuta una parrocchia autonoma da quella di Santa Maria Maggiore di Petilia Policastro, con Bolla arcivescovile del 24 giugno 1922, placentata al 13 luglio 1923, il beneficio parrocchiale sotto il titolo della Beata Vergine del Carmine in Pagliarelle era concesso nella persona di Angotti Vincenzo, che così diveniva il primo parroco di Pagliarelle. Il venti febbraio 1923 il novello parroco Vincenzo Angotti dichiarava che: “La Chiesa Parrocchiale, costruita dalla carità dei fedeli del luogo, è in pessime condizioni statiche ed ha bisogno di salleriche riparazioni ed è anche sfornita di arredi sacri, i quali si limitano, in 2 camici, 5 pianete di falsa sola, 1 calice, 1 ostensorio, ed una pisside, tutti di metallo. Due cotte, un ombrello per Santissimo, quattro lanterne per Viatico, un crocifisso di ottone, sei candelabri di legno e tre statue, una della Immacolata, l’altra di Sant’Antonio e l’altra della Vergine del Carmine”, inoltre “tanta povertà di arredi, la nessuna possidenza di beni patrimoniali, ed anche la meschinità del sacro edificio provengono dal fatto, che la chiesa da poco tempo è stata elevata a Parrocchia, e che le trecento lire di rendita, vennero stralciate dalle rendite delle due Arcipreture da Rocca di Neto e di Rocca Bernarda”.

Seguirono alcune riparazioni ordinarie e straordinarie all’edificio nel 1926. Allora fu fortificato il muro posteriore della chiesa, che minacciava di cadere e si edificò il campanile, essendo cadente. Rimaneva da riparare l’altare, la copertura del tetto, la facciata dell’entrata della chiesa e un muro laterale, che era esternamente tutto sgretolato. Da un questionario del 1930 sappiamo che la Parrocchia della Beata Maria di Monte Carmelo di Pagliarelle, frazione di Petilia Policastro, poteva contare su 4000 lire di entrata provenienti da: supplemento di Congrua lire 3500, Congrua (Arc. Rocca di Neto 200 e Arc. Rocca Bernarda 100) 300, diritti di stola bianca 55, diritti di stola nera 45, proventi diversi (Morti 2 novembre, bened. Pasquale) 100.

Nell’elenco minuzioso dei mobili della chiesa troviamo che vi erano quattro statue: la Madonna del Carmine in carta pesta testa mani piedi, l’Immacolata tutta di legno, mani di carta pesta, S. Antonio di Padova tutto di legno, mani di carta pesta e Cristo Risorto tutto di carta pesta, di recente acquisto. Si festeggiava la Madonna del Carmine il 16 luglio e si faceva una processione in onore di Sant’Antonio. Seguono nel 1935 alcuni ripari straordinari alla chiesa con la sostituzione di una trave, l’intonacatura interna ed esterna, ed alcune riparazioni per danni prodotti dalle “intemperie”. Nel 1939 il parroco Vincenzo Angotti rinunziava, segue il parroco Paolo Damiani, che nel 1945 presenta un lungo elenco dei materiali occorrenti per restaurare la chiesa per un importo di lire 35.000. Nel 1953 il parroco di Pagliarelle Nicola Caruso chiede un altare portatile e l’occorrente per celebrare la messa nella frazione di montagna Camellino, e l’undici maggio 1960 l’arcivescovo di Santa Severina Giovanni Dadone si impegna a completare la costruzione in rustico della chiesa parrocchiale, canonica e opere parrocchiali della B. V. del Monte Carmelo nelle parti essenziali, quali intonaci, pavimenti, ecc.

Pagliarelle di Petilia Policastro (KR), Sigillo della parrocchia della SS. Vergine del Monte Carmelo.

Note


[i] ASCS, Corporazioni Religiose, B. 8. Vol. 9, Platea dell’Abbazia di Santo Gioanni in Fiore fatta l’anno 1652, f. 6v.

[ii] Valente G. La Sila dalla transazione alla riforma 1687 – 1950, Rossano 1990, inserto tra le pp. 48 – 49.

[iii] Valente G., La Sila dalla transazione alla riforma 1687 – 1950, Rossano 1990, p. 271.

[iv] Legge 25 maggio 1876, n. 3124.

[v] ASN, Fondo Notai del Seicento, Not. Giuseppe de Vivo, 714/18.

[vi] Confini delle Parrocchie di Petilia Policastro. “S. Maria Maggiore. Dal ponte Gallina fino al ponte di Tacina presso Cotronei, la parte di sopra della rotabile, fino a S. Demetrio e di là salendo, Pagliarelle, Vaccarizzo e poi Principe Cariglione …”. AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 34B, Restauri delle Chiese dopo il terremoto del 1905.

[vii] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 65B, Parrocchia di Pagliarelle.

[viii] La frazione Pagliarelle ebbe nel 1897 una scuola mista. Sisca D., Petilia Policastro, Catanzaro 1996, p. 347.

[ix] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 65B, Parrocchia di Pagliarelle.

[x] Decreto dell’arcivescovo di Santa Severina del 29 ottobre 1910, munito del Regio Assenso a 31 luglio 1911, Lire 200 dall’arcipretura di Rocca di Neto e Lire 100 da quella di Rocca Bernarda. AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 65B, Parrocchia di Pagliarelle.


Creato il 1 Dicembre 2024. Ultima modifica: 1 Dicembre 2024.

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