Le torri regie e feudali dal Crocchio al Neto
Dai pagamenti fatti ai caporali e soci delle torri[i] negli anni 1579-1580, rileviamo che, nelle marine di Calabria Ultra, erano attive 49 torri regie, delle quali due tra il Crocchio ed il Neto: la torre di capo Ricziuto e quella di Manna.[ii] Quest’ultima a fine maggio 1580, era stata assalita dai Turchi, che avevano ferito il caporale che la custodiva.[iii]
Sul finire del Cinquecento proseguiva la costruzione di torri[iv] e tra queste, una alla foce del Crocchio,[v] mentre era emanato il bando per la costruzione di 14 torri: 13 tra il fiume Tacina e Capo delle Colonne ed una alla foce del fiume Neto. Sappiamo che all’inizio del Seicento, mentre esistevano ancora le torri del Crocchio, di Capo Ricciuto e di Manna, erano state appaltate, o erano in costruzione, o ricostruzione, tra i fiumi di Tacina e di Neto, almeno nove nuove torri di guardia regie e precisamente: quelle di Tacina, Posteriore, Jacopio, Porcello, Civiti, Zirigotti, Pellegrino, Marrello e Neto.
In seguito, la carta di Fabio Magini (1602/1620) indica l’esistenza di queste torri: Alla foce del Nascaro (Crocchio), Tacina, Capo Rizzuto, Mannà, Scifo e Capo Colonne. La carta di Mario Cartaro (1613) segnala queste: Cropani, Tacina, La Carsia, Iacopani, Castelle, Capo Ricciuto, Mannà, Civette, Capocolonna, Crepacore e Nieto. Dalla relazione del vicario G. T. Blanch (1638) si ricavano[vi]: Crocha, Catenela, in territorio di San Leonardo, di cui hanno cura i Gesuiti, Castella, posta nel castello,[vii] possesso della feudataria, la principessa di Scilla, Capo Rizzuto, Capo Mannà e le due torri a Capo Colonne. Nel 1696 vi erano le torri regie marittime di Crocchia, Capo Rizzuto, Capo Mannà, Scifo e Mariello.[viii] Alla metà del Settecento funzionavano ancora le torri regie di Nao, detta il Mariello, e di Scifo in territorio di Crotone,[ix] di Caporicciuto e di Manna in territorio di Isola,[x] e di Crocchia in territorio di Cropani.[xi]
Riassumendo e partendo dal fiume Crocchio fino al Neto, possiamo indicare le torri marittime regie, nella maggior parte a base quadrata, e di forma tronco piramidale con corpo a parallelepipedo, precisando che alcune furono terminate, mentre altre pur iniziate, andarono per varie cause in abbandono, o furono distrutte.
1) La torre del Crocchio, situata alla destra della foce del fiume in territorio di Cropani, fu ricostruita da Dante Cafaro ed è indicata dal Cartaro come torre di Cropani. Della torre rimangono ancora i ruderi.[xii]
2) La torre di Tacina, a sinistra della foce del fiume, presso il casale di Santa Maria Maddalena o di Torre di Tacina.[xiii] Nel 1644 il casale è distrutto e spopolato a causa delle invasioni, e nella torre vi sono ancora due o tre soldati per segnalare col fuoco l’avvicinarsi dei Turchi.[xiv]
3) La torre di Posteriore, a sinistra della foce del torrente Dragone, in località la Cersa poi Torrazzo, di cui rimangono le massicce mura di fondamenta, sopra le quali è costruita una piccola chiesa. Indicata dal Cartaro come Carzia, come Cazzia dal De Rossi (1717), e poi erroneamente, come torre di San Leonardo dal Guerra (1789). Il Marafioti così identifica il luogo: “Lasciati li Castelli (…) Appresso incontra nel mare il promontorio Posteriono, dopo il qual’entrando nella terra occorre una habitatione chiamata Cutro”.[xv]
4) La torre Jacopio nel capo Iacopino in località Campolongo, indicata ora come Brasolo, i cui resti sono evidenti e parte precipitati in mare.
5) La torre di Porcello di cui non si è trovata traccia, ma individuabile nella località Porcello situata a nord dell’abitato di Le Castella presso il vecchio porto. Tra le torri progettate dal Tortelli ce n’era una al porto delle Castella, indicata come torre delle Castella dal Cartaro, la località è indicata sia dal Magini che nel catasto di Le Castella del 1742.[xvi]
6) La torre di Capo Rizzuto, già esistente alla fine del Cinquecento,[xvii] è ancora oggi evidente.
7) La torre di Capo Mannà già esistente alla fine del Cinquecento[xviii] sul capo omonimo, ancora esistente nel 1696[xix] ed i cui resti sono ancora visibili.
8) La torre di Civiti nella marina di Manna,[xx] sul capo anticamente chiamato Antiopuli, o Antiopoli,[xxi] poi Civiti ed ora Cimiti, alla quale forse sono da attribuire alcuni ruderi all’inizio del capo sulla sinistra.
9) La torre di Zirigotti in località Domine Maria, sulla costa ai confini tra Isola e Crotone, di cui non si sono evidenziati resti ma si sono riscontrati alcuni sbancamenti nelle vicinanze, per permettere la comunicazione visiva con la torre di Scifo.
10) La torre di Scifo ancora esistente nella località omonima[xxii] è la torre di Capo Pellegrino. Il Nola Molise così descrive il luogo: “Seguendo il camino verso la punta di detto capo delle Colonne passato Scifo viene un altro piccolo capo detto Pellegrino”,[xxiii] ed il Tortelli tra le torri da costruire, una la pone al capo “della fontana di Siffo”.[xxiv]
11) La torre di Marrello “alla punta di Maricello”[xxv] in località Nao, o Capo delle Colonne,[xxvi] di recente restaurata.
12) La torre di Crepacore indicata solo dal Cartaro.
13) La torre di Neto alla destra della foce del fiume, di cui non rimangono resti, ma localizzabile sul vecchio corso.
A queste torri sono da aggiungere: una torre smantellata dai Turchi prima ancora di essere finita a Capo delle Colonne e, sempre nello stesso capo, la progettazione di un’altra torre consigliata dal Tortelli, ma mai costruita come rileva il Blanch.[xxvii] Inoltre, a Capo Rizzuto sarà costruita successivamente un’altra torre regia, che verrà denominata “Nuova” o “Fortino”,[xxviii] per distinguerla dalla prima.[xxix] C’è anche da ricordare che le torri furono più volte riparate ed alcune modificate e rifatte, e che tra la torre del Marrello e quella, forse prevista, ma mai realizzata di Crepacore, vi era la torre Marchesana, posta sul regio castello di Crotone.[xxx]
Oltre alle torri di guardia marittime, costruite ed amministrate dalla Regia Corte, esistono nella prima metà del Seicento, nel territorio compreso tra il Crocchio e Capo delle Colonne, anche altre torri.
1) La torre di Magliacane nel feudo omonimo.[xxxi]
2) La torre di San Leonardo presso l’abitato. Costruita dai Gesuiti,[xxxii] alla metà del Settecento è ancora in buono stato.[xxxiii]
3) La torre di Ritani sulle terre che appartenevano alla mensa vescovile di Isola. La torre esisteva già nel 1648.[xxxiv]
4) La torre presso il casale San Pietro di Tripani. Nel 1648 rimanevano solo i ruderi dell’abitato e la torre del barone Catalano.[xxxv]
5) La torre di Massanova. Nel 1648 il casale di Massanova è distrutto vi è solo la torre del barone Doria.[xxxvi]
6) La torre di Buciafaro nel territorio del vescovo di Crotone. Alla fine del Seicento “vi è una torre e due magazeni che servono per uso di porci”. Pochi anni dopo la torre ed i magazzini sono distrutti.[xxxvii] A queste bisogna aggiungere la torre di Steccato nel feudo di Tacina dei Doria,[xxxviii] che compare in alcuni atti della metà del Settecento.
In territorio di Crotone c’erano inoltre numerose torri di uso colonico. Queste sorgevano per lo più tra la foce dell’Esaro, le colline ed il mare, sulla pianura a sinistra del fiume[xxxix] e lungo la valle Lamposa che, al tempo del Nola Molise, era “piena di bellissime vigne, vaghi giardini, forte torri, acque fresche”.[xl]
La località con terreni buoni e facilmente irrigabili era divisa in piccoli poderi, chiusi con fossi e siepi, coltivati a vigneto, orto ed alberi da frutto. Quasi sempre accanto alla torre vi era anche una casella ed il pozzo. Parte di queste torri furono costruite tra la fine del Cinquecento ed i primi anni del Seicento, e parte dopo la crisi seicentesca nella prima metà del Settecento. Le numerose divisioni e riaggregazioni delle proprietà, il mutamento toponomastico, le finte vendite, o donazioni, la esiguità edilizia, la scomparsa per decadenza, o per inglobamento, in altre strutture abitative, rendono spesso difficile tracciare la storia di molte di esse. Sono documentate:
- Torre della Campitella
- Torre di Zinfano (poi Torretonda)
- Torre di Mortilletto
- Torre di Maccuditi
- Torre degli Schulchi in località Cipolla
- Torre della Pignera
- Torre Li Cudi
- Torre di Potighella
- Torre dei Mangioni
- Torre di Apriglianello presso il villaggio omonimo.
Note
[i] In ogni torre vi erano un caporale ed un socio. Il primo percepiva ducati 4 al mese, il secondo ducati 2-2-10. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri.
[ii] La torre di capo Ricziuto era stata custodita dal settembre 1579 ad agosto 1580, dal caporale Adeco Romano (che era in servizio alla torre fin dall’11.3.1576), e si erano susseguiti i soci Jo. La Monica, Cosimo Pantisano e Antonio Gagliardo. Sempre nello stesso periodo, si erano avvicendati alla custodia della torre di Manna, i caporali Jo. Perez de Raguso e Antonino Ruben, ed i soci Alfonso de Luca, Jo. delo Petrobo e Joannes Aquino. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri, f. 37.
[iii] Al caporale Jo. Perez de Raguso subentrò Antonino Ruben perchè Jo. Perez “fuit vulneratus a turcis et descessit a custodiendo sup.tam turrim de manna”. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri, f. 37v.
[iv] Il 14.2.1596 era stato fatto bando per l’appalto di quattro torri: due nel territorio di Cetraro, una in quello di Tropea e l’altra in quello di Pizzo. Aveva proceduto alla visita e alla misura di tre di esse l’ingegnere della Regia Corte Gabriel Sances. Strazzullo F., Documenti del 500 per la storia dell’edilizia e dell’urbanistica nel Regno di Napoli, in Napoli Nobilissima n.5/6 – 1976. Nel 1598 veniva appaltata, ma iniziava solamente nel gennaio 1601, la costruzione di una torre nella marina di Bianco in località “a pigliano”. Questa era stata appaltata a Gio. Cesanti e aveva come soprastante Marco Antonio Franco, ambedue di Bianco. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 550, ff. 114, 136.
[v] Mazzoleni J., Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno (1503-1734) esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1968, p. 345.
[vi] Valente G., Difesa costiera e reclutamento di soldati in Calabria Ultra al tempo del vicario Giovan Tomaso Blanch, in Atti del 3° Congresso Storico Calabrese, 1963, pp. 620-621.
[vii] La presenza di un castello (non quello attuale) con una torre alle Castella è segnalata già in periodo aragonese. Su ordine del Duca di Calabria per la sicurezza delle marine, il tesoriere Venceslao Campitelli comanda il 15.3.1487 di riparare il castello delle Castella. Nella primavera dello stesso anno il castello viene munito e si costruisce “lo astraco della turri delo spiruni delo castillo dele Castelle”. ASN, Dip. Som. Fs. 552, I Serie, f.lo 1, ff. 41-45.
[viii] Algranati G., Le torri marittime in Calabria nel periodo viceregnale, in Calabria Nobilissima n. 33, 1957, pp. 74-75.
[ix] Cotrone 16.6.1740. “ ..qualmente sendo giorni sono capitato in questa città il cavalier D. Geremia Dean, coronello degli eserciti di S. M. colla carica di ispettore generale delle marine di questa ed altre Province del Regno il medesimo tra gl’altre ordinanze e stabilimenti ordinati espressamente comandò dotassimo le regie torri di guardia di questa città e site in territorio della medema di polvere, palle, miccio, ed altro, cioè nella regia torre di Nao detta il Mariello polvere rotola trenta, nella regia torre di Scifo polvere rotola cinque e libre due a ciascheduno delli cinque cavallari che devono battere la marina di questa città, ed inoltre palle di cannoni per detta regia torre di Nao n. venti”. Dovendo eseguire gli ordini, i sindaci ed il mastrogiurato si recano presso la munizione di guerra della città, posta presso il convento di S. Francesco d’Assisi, per estrarre la polvere e le palle. ASCZ, Busta 854, anno 1740, ff. 72-73.
[x] Nel l735 Clemente Morrone e Antonino Pauci sono torrieri rispettivamente, delle torri di Caporicciuto e di Manna. ASCZ, Busta 840, anno 1740, f. 5.
[xi] Nel settembre 1719 D. de Laurentis manda i suoi uomini alla torre di Crocchia, dove viene ammassato il grano che i soldati tedeschi con la forza portano via dalle campagne vicine. ASCZ, Busta 662, anno 1727, f. 126v.
[xii] La torre di Crocchia risultava in costruzione nel 1594. Mazzoleni J., Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno (1503-1734) esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1968, p. 345.
[xiii] Una torre presso la terra di Tacina è segnalata fin dalla metà del Quattrocento. La costruzione della torre aveva determinato che il vecchio nome dell’abitato da Tachina (1225) mutasse in quello di Turris Tacinae. Nel 1487 Ferdinando d’Aragona vende “Turrim Tacinae et casale cum castro seu for-tellitio”, a Paulo Siscar. Reg. Ang., II (1265-1281), p. 53. AVC, Processo grosso di fogli 572 della lite che Mons. Ill.mo Caracciolo ha fatto con il Duca di Nocera per il detto vescovato nell’anno 1564, ff. 68-76v. Lo stesso era avvenuto per la città di Isola che da Insula Cutroni (1269), dopo la costruzione di una torre nell’abitato diviene Turris Insulae (1317). Reg. Ang. IV (1266-1270), p. 159. Maone P. – Ventura P., Isola Capo Rizzuto, Ed. Rubbettino 1981, p. 89.
[xiv] “Baronatus Tacinae fideicommissum Principis ab Auria, in quo solum nunc adest turris, in qua adsunt duo vel tres milites, ut possint ignibus signum dare Turcis advenientibus”. ASV, Rel. Lim. Insulan.,1644.
[xv] Marafioti G., Croniche et Antichità di Calabria, Libro Terzo, Padova 1601, p. 211.
[xvi] Il capitolo collegiale di Isola possedeva il fondo Porcella di Tomolate 20 in territorio di Le Castella, limitato da ponente con i vignali del barone Berlingieri e di Foresta, da tramontana con il mare e le terre del barone Barracco, da mezzogiorno con le terre comunali di Le Castella, e da oriente col mare. AVC, Proprietà del Capitolo di Isola, 1838.
[xvii] ASCZ, Busta 49, anno 1591, ff. 72-76. Il 24 ed il 29 maggio 1619 in Cutro, Francesco Maria (Carrafa), Duca di Nocera, luogotenente generale a guerra nelle province di Calabria, nomina i nuovi caporali/torrieri delle torri di Mannà e di Capo Rizzuto. La prima va allo spagnolo Juan Domech, per morte del caporale Geronomo Sanaco. A Lupo Antonio Sarinella di Isola è affidata la seconda, rimasta vacante per rinuncia fatta per malattia da Pietro Domech. I nuovi caporali si impegnano a vigilare giorno e notte e “scoprendo vascelli d’inimici et corsari”, fare “li debiti segni di fochi et fumi acciò le terre convicine possano difendersi dall’assalto et invasione repentine”. Il primo giugno i nuovi caporali prestano giuramento in Isola davanti al sindaco, e prendono così possesso dell’ufficio. ASCZ, Busta 117, anno 1619, ff. 24v-26.
[xviii] Maone P. – Ventura P., Isola Capo Rizzuto, Ed. Rubbettino 1981, p. 129.
[xix] Algranati G., Le torri marittime in Calabria nel periodo viceregnale, in Calabria Nobilissima n. 33, 1957, pp. 74-75.
[xx] Il 28.10.1736 naufraga una tartana “nella marina di Manna loco d.o Civiti”. ASCZ, Busta 840, anno 1738, f. 5.
[xxi] ASN, Dip.Som. Fs. 552, I serie f.lo 1, ff. 1-15.
[xxii] D. de Silva possiede “la metà del territorio … denominato Scifo Vecchio sito in loco d.o il Capo delle Colonne seu Nao entro il qual territorio si attrova edificata la Regia torre di guardia detta di Scifo”. ASCZ, Busta 860, anno 1760, f. 109.
[xxiii] Nola Molise G., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 64.
[xxiv] Pasanisi O., La costruzione generale delle torri ordinate dalla R. Corte di Napoli nel sec. XVI, in: Studi di Storia Napoletana in onore di Michelangelo Schipa, Napoli, 1926, p. 435. Nell’agosto 1698 la tartana di O. Cota inseguita dai Turcheschi, si rifugia sotto la torre di Scifo. I marinai con tutto ciò che è possibile portare, si rifugiano nella torre, mentre la tartana è portata via dai Turchi. ASCZ, Busta 338, anno 1698, ff. 94-97.
[xxv] “Dall’altra parte verso tramontana vi è un’altra fontana in uno loco particolare, che si chiama il Mariello, e questo nome l’è proprio, perché vi è un piccolo porto, dove possono stare alcuni vascelli, quest’acqua è bellissima ancora che perciò pochi anni sono, e in questa fontana, e in quella sopra detta Scifo sono fatte due nove torri fortissime per quardia di tutto questo capo, e terre convicine a spese della Regia Corte”. Nola Molise G., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 64. Più volte riparata, nel 1756, durante i lavori di costruzione del porto di Crotone, i mastri muratori e manuali fanno gli accomodi necessari alla torre detta “Mariella”. ASN, Dip. Som. Fs. 521, fs.1, f. 2.
[xxvi] T. Rinaldo è imprigionato per aver ferito con una schioppettata, sparata da sopra la torre di “Nau”, il mandriano A. Merenda. ASCZ, Busta 312, anno 1664, ff. 3v-4. L’arcidiacono di Crotone, possessore della gabella il Capo di Nao, nelle pertinenze di Capo Colonne, cede a P. Asturello, affinché possa costruirvi un casino, mezza tomolata di terra infruttuosa di palmi 132×80, ad annuo censo perpetuo e “proprio nella parte laterale della torre colà esistente e casino nuovamente fattovi edificare dall’arcidiacono e la via che va verso la colonna”. ASCZ, Busta 915, anno 1763, ff. 73-80. Nel 1828 “Non vi era altro che la solitaria colonna … una o due case mal costruite, abitazioni estive di qualche ricco crotonese, ed una torre diroccata”. Ramage G. T.,Viaggio nel Regno delle Due Sicilie, Roma 1966, p.267.
[xxvii] Il 26 luglio 1803, su proposta del sindaco di Crotone, furono nominati torrieri Gaetano Lettieri per la torre Mariello e Francesco Saverio Lettieri per quella di Scifo. Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Cotrone 1922-24, pp. 91-92.
[xxviii] Nel maggio 1758 la nuova torre di Capo Rizzuto, a cui avevano prestata la loro opera il mastro fabricatore Domenico Cortese di Cutro e altri, è quasi finita. ASCZ, Busta 1372, anno 1760, ff. 147-148.
[xxix] “Promontorio di Caporizzuto, il quale contiene un’altra torre di guardia, ed un fortino che fu edificato per ordine della gloriosa memoria del Re Cattolico Padre del nostro invittissimo Regnante”. Alfano S. M., Istorica descrizione del Regno di Napoli diviso in Dodici Provincie, Napoli 1795, p. 102.
[xxx] La torre Marchesana deve il nome ai Ruffo, marchesi di Crotone. In parte demolita e ristrutturata nel 1543, fu più volte riparata. ASN, Dip. Som. Fs. 196, n. 4 a 6. ASCZ, Busta 335, anno 1681, f. 42; Busta 611, anno 1714, ff. 77-87. ASN, Torri e castelli Vol. 47, f. 352.
[xxxi] Il feudo di Magliacane passò dai Lazaro ai Matera (1543-1616), ai Mannarino (1648), agli Anania e ai De Nobile (1692). Mazzoleni J., Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno (1503-1734) esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1968, pp. 9 sgg.
[xxxii] San Leonardo: “rus sub forma casalis cum turri”. ASV, Rel. Lim. Insulan.,1648.
[xxxiii] Il “qm. fratello Berardino Vitale” risiedeva nella torre di S. Leonardo dei Gesuiti. ASCZ, Busta 694, anno 1738, f. 37v.
[xxxiv] La chiesa cattedrale di Isola possiede il territorio di Ritani che “sta fondato in tre terzi in uno de’ quali vi sta edificata una torre”. AVC, Visita, Isola, 1648, f. 14.
[xxxv] ASV, Rel. Lim. Insulan., 1648.
[xxxvi] ASV, Rel. Lim. Insulan., 1648.
[xxxvii] AVC, Atti della visita di Marco Rama, 1699, ff. 67v, 74v. Atti della visita di Anselmo La Pena, 1720, f. 119.
[xxxviii] B. Grattella di Cutro prende in fitto un vignale dell’abbazia di S. Nicola di Iaciano, situato nel corso della gabella della Petirta. Mentre lo sta arando viene impedito da G. Siryanni, che ha in fitto la gabella, col pretesto che il vignale fa parte della gabella. Il Siryanni si reca inoltre nella torre dello Steccato e fa calare il governatore della Baronia di Tacina e Massanova, il quale minaccia di carcerare il Gratella nella torre dello Steccato. ASCZ, Busta 1070, anno 1757, f. 34. Nel 1765 il vescovo di Isola segnala l’abitato di “Turris Steccati”. ASV, Rel. Lim. Insulan. 1765. Le torri di Steccato e Massanova all’interno della baronia, sono citate anche in un documento del 1746. ASCZ, Busta 1124, anno 1746, ff. 24-25.
[xxxix] “Pianura detta Palazzo dove sono bellissime vigne e giardini con ogni sorta di alberi (…) con torre e acque sorgenti”. Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 59.
[xl] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 59.
Creato il 15 Marzo 2015. Ultima modifica: 19 Aprile 2024.