La quotizzazione dell’Opera Nazionale per i Combattenti a Melissa
Nel 1918 finisce la Grande Guerra: il bilancio per Melissa è di 26 tra morti e dispersi. I fanti-contadini ritornati dal fronte, dove hanno vissuto per la prima volta un’importante esperienza di socializzazione al di fuori della propria comunità, trovano un popolazione decimata dalla epidemia influenzale detta “spagnola”, che sul finire dello stesso anno ha mietuto molte vittime[i]. I problemi sono quelli di sempre, anzi aggravati: non solo disoccupazione, miseria, malaria, ma inflazione galoppante. La maggior parte della terra (“lo Stato di Melissa”) è ancora in mano al latifondista crotonese Berlingieri che l’affitta dal 1898 con contratto sessennale al melissese Antonio Pòlito, sindaco dal 1902 al 1918. I contadini, nonostante le due quotizzazioni delle terre comunali del 1863 e del 1891, possiedono poche tomolate di terreno e prendono in subaffitto i terreni marginali del latifondo; dei braccianti, pochi lavorano alle dirette dipendenze dell’azienda agricola ed armentizia del Polito, molti nei lavori stagionali nella stessa azienda. Nonostante che l’emigrazione verso gli Stati Uniti d’America, soprattutto nel primo quindicennio del Novecento, abbia fatto diminuire la forza lavoro locale, nel 1919 la disoccupazione agricola è alta: il possesso della terra ridiventa centrale. I fanti-contadini, in una fase di crisi dello stato liberale come quella del primo dopoguerra, forti delle promesse avute al fronte, reclamano una redistribuzione terriera facendo leva sull’istituzione dell’Opera Nazionale per i Combattenti (da ora in poi ONC), sul decreto Visocchi e sullo sviluppo del Partito socialista. Infatti, subito dopo la grave sconfitta di Caporetto, per rincuorare i fanti-contadini, nel dicembre 1917 viene istituita l’ONC con lo scopo di espropriare terreni da quotizzare tra i reduci alla fine della guerra. Inoltre il 2 settembre 1919 viene emanato il Decreto Visocchi che attribuisce al prefetto la facoltà di assegnare in occupazione temporanea terreni incolti o mal coltivati a contadini organizzati in associazioni legalmente costituite. Infine il movimento socialista dilaga tra le classi popolari melissesi. Con lo slogan “la terra ai contadini” esso diventa politicamente egemone e soppianta i tradizionali gruppi conservatori monarchico-liberali. A Melissa il clima sociale e politico è ormai cambiato. Il 26 maggio 1919 nel locale delle organizzazioni operaie, in via Municipio, davanti al notaio Ferraro, appartenente ad una famiglia di proprietari terrieri e figura di spicco del socialismo locale, quindici lavoratori costituiscono la “Cooperativa agricola e di lavoro fra contadini e braccianti” con “lo scopo di assumere la conduzione di fondi rustici per conto dei propri soci e loro famiglie e di esercitare le industrie agricole accessorie, di assumere imprese di lavori pubblici che abbiano attinenza col miglioramento delle condizioni dei terreni, di diffondere l’istruzione agraria fra i soci, di istituire un fondo collettivo di soccorso e di previdenza”[ii]. Dopo tre mesi dalla costituzione la Cooperativa conta 64 soci con un capitale di quattromila lire con cui vengono comprati aratri, tre paia di buoi ed una trebbiatrice che lavora per i soci, “non costretti a dormire in campagna ed evitando ad essi le febbri palustri che ogni anno mietono numerosi contadini”[iii].
Dopo il moto popolare del 13 luglio 1919 che provoca la caduta dell’amministrazione comunale a guida conservatrice e l’arrivo del commissario prefettizio, il 6 agosto successivo il notaio Ferraro, presidente della Lega costituita tra i 152 reduci di guerra melissesi, chiede all’Opera Nazionale per i Combattenti che siano assegnate ai soci almeno mille tomolate delle terre di proprietà del barone Anselmo Berlingieri fu Annibale di “Cotrone”, cioè i fondi Campo, Piano della Corte, Saccorà, Maddalone, Vecchio. I primi due fondi, giacenti in pianura a poca distanza dall’abitato e coltivati a grano e a pochi ortalizi, sono subaffittati in piccoli appezzamenti ai contadini per un quintale e mezzo di grano a tomolata (pari a 150 lire) dalla famiglia Polito, che paga come affitto annuale al proprietario Berlingieri 8 lire a tomolata,. Il Ferraro propone l’impianto di un giardino e di un agrumeto nella parte centrale, più fertile, del fondo Campo, quello della vigna americana nelle parti estreme. I fondi Ponta, Saccorà, Maddaloni, Vecchio, formanti un solo comprensorio di oltre mille tomolate ed in parte allo stato semiboschivo, sono pascolati dalle vacche dall’affittuario del “feudo” e raramente semenzati. La Lega dei reduci chiede anche la ripartizione in piccoli lotti delle terre delle tre parrocchie melissesi “per pascolo di animali e per uso semina, per riscattare in tal modo tutta questa popolazione, la quale è costretta a semenzare quel terreno di scarto che il grasso fittuario si degna voler sub-fittare ritraendone utile elevato”[iv]. La ripartizione di una parte delle terre del latifondo e di quelle ecclesiastiche viene chiesta per dare lavoro e pane ai numerosi reduci di guerra che altrimenti “saranno costretti abbandonare la patria ed esulare nelle lontane Americhe, che offrono ai buoni pane e ricchezza, quello che forse non offre la terra ove si è nati, per la quale si è sofferto e combattuto, e per la quale molti sono morti”[v].
Nel mentre si attendono risposte dall’ONC e dopo l’emanazione nel settembre 1919 del decreto Visocchi, la locale Cooperativa agricola, di orientamento socialista, va all’assalto del latifondo. Vengono occupati cento ettari delle terre in fitto ai Polito e gli stessi nell’ottobre 1919 vengono concessi per quattro anni ai settanta soci della Cooperativa[vi].
Di fronte all’offensiva socialista le forze conservatrici legate al latifondo cercano di fare iscrivere altri combattenti alla già costituita Cooperativa socialista per poi procedere alla revisione delle cariche sociali e prenderne il controllo[vii]. L’operazione, però, fallisce ed il 10 gennaio 1920 i moderati costituiscono una nuova Cooperativa agricola, chiamata nazionalisticamente “Zara”, cui aderiscono dapprima 67 combattenti, saliti poi a 125[viii].
Intanto l’ONC inizia nel Crotonese l’esproprio di piccole porzioni del latifondo da quotizzare tra gli ex-combattenti[ix]. Il 14 giugno 1920, un mese dopo i violenti tumulti avvenuti a Melissa per il mancato inizio dei lavori di costruzione del tronco stradale Melissa-Muzzonetti, il Collegio Centrale Arbitrale dell’ONC, nonostante l’opposizione del Berlingieri, decide di espropriare allo stesso 171 (9,9%) ettari dei 1724[x] posseduti a Melissa, cioè i fondi Campo e Chiusa (30 ha), Piano della Corte (2 ha), Ponta Sottana (27 ha) e Saccorà (112 ha), per complessive cinquecentotredici tomolate, la metà di quelle chieste l’anno precedente dalla Cooperativa socialista, escludendo dall’esproprio i terreni parrocchiali. Il 20 agosto successivo l’ufficiale giudiziario della pretura di Cirò si reca sui suddetti fondi per sgomberarne il fittuario Francesco Polito e passarli in proprietà dell’ONC[xi]. Il giorno dopo l’ONC, in attesa di stabilire il prezzo dell’esproprio da pagare al Berlingieri per poi così stabilire il prezzo di vendita delle quote agli ex-combattenti, concede in fitto i quattro fondi espropriati alla Cooperativa socialista. Il contratto, stipulato per mano del notaio Ferraro, prevede una locazione per un anno, dall’1 settembre 1920 fino al 31 agosto 1921, per semplice coltivazione ordinaria ad un canone di 8.550 lire. I fondi vengono subito ripartiti in piccole zone di un ettaro circa e subaffittate ai combattenti. Qualche giorno dopo la Cooperativa conservatrice “Zara” chiede all’ONC che le siano assegnati i fondi S. Agostino e Maddaloni (in territorio di Cirò), Mùrtari, Manca di Mùrtari, Pietropolìto, Ràina, Papanicòla, di proprietà del barone Berlingieri e tenuti in fitto da Antonio Polito, per trasformarli in oliveti e vigneti[xii]. Dopo alcuni mesi, però, la richiesta viene respinta dall’ONC. Infatti nella relazione del dott. Consiglio si fa notare che la Cooperativa “Zara”, composta da 124 soci, non solo non ha un’organizzazione tecnica e contabile, ma è in mano degli “industrianti” locali (fratelli Polito, Bruni, geometra Vetta) che “sono i maggiori sottoscrittori di azioni…. e formano la vera anima e la direzione della Cooperativa”[xiii]. In effetti la “Zara” è stata fondata e organizzata dagli “industrianti” per contrapporla a quella a guida socialista i cui soci, “quasi tutti contadini ex combattenti hanno ingaggiato la lotta contro gli industrianti dai quali erano obbligati a patti odiosi nella concessione in subaffitto della terra ottenendo per decreti prefettizi in concessione temporanea e dall’Opera Nazionale per esproprio i migliori fondi che avevano avuto in fitto da Berlingieri i Polito”[xiv]. I dirigenti della “Zara”, per favorire i propri affiliati e soprattutto per essere risparmiati da nuovi espropri di terreni da loro tenuti in fitto, hanno concesso in subaffitto ai soci in base al decreto Visocchi 14 piccoli fondi di circa 200 ettari ed hanno chiesto all’ONC l’esproprio di sette piccole proprietà, anch’esse, come le prime, tenute in fitto dal Polito; “ i dirigenti però si sono guardati bene dal dare i fondi meglio adatti alla semina e dal chiedere all’Opera l’esproprio di fondi suscettibili di trasformazioni”[xv].
Intanto il nuovo clima sociale, già manifestatosi con l’occupazione delle terre e con i moti del maggio 1920, trova una conferma politica nelle elezioni municipali del settembre successivo, nelle quali il Partito socialista ottiene la maggioranza dei consiglieri. Il 23 settembre viene eletto sindaco per la prima volta un suo rappresentante, il farmacista Giovanni Santillo. Sulla spinta di tale vittoria, la Cooperativa socialista, ritenendo insufficienti le settanta tomolate già avute in concessione, invade i fondi Vecchio, S.Agostino e Maddaloni (gli ultimi due vanamente chiesti in concessione dalla “Zara”), tenuti in fitto dall’”industriante” Polito. La vertenza tra i proprietari terrieri e la Cooperativa agricola per le terre occupate viene bonariamente risolta[xvi]. In totale in questi anni 748 tomolate del latifondo vengono concesse a 220 famiglie[xvii].
Nel mentre i soci della Cooperativa coltivano in fitto le terre espropriate dall’ONC, le operazioni di stima delle stesse, preliminari per l’assegnazione ai combattenti, vanno a rilento. Cresce la sfiducia tra i soci, venti dei quali, tra cui lo stesso presidente Perri, emigrano in America mentre altri si accingono a farlo. Il rischio è che la terra dell’ONC sia data non ai combattenti, ma a chi non ne ha diritto[xviii]. Il 16 dicembre 1922 il Collegio arbitrale provinciale determina in 457.250 lire il prezzo complessivo dei fondi melissesi espropriati dall’ONC al Berlingieri[xix]. I soci premono per far fissare un “prezzo giusto ed onesto” delle terre espropriate; si obbligano a dare tutte le garanzie, “anche con gli ori delle proprie mogli”; accettano la quotizzazione eseguita dall’ONC che permette di assegnare a ciascun socio che verrà sorteggiato una superficie di circa cinque tomolate; infine chiedono che l’anticipo della somma necessaria all’acquisto sia portato da un terzo ad un quarto.
Intanto le forze conservatrici locali, sull’onda del mutato clima politico nazionale conseguente alla Marcia su Roma di Mussolini, si riorganizzano e passano all’offensiva. Il Berlingieri, non essendo stati trasformati né a lui pagati i fondi espropriati, ne chiede la restituzione[xx]. Nel novembre 1922 viene costituita la locale sezione fascista, il cui segretario politico è Francesco Polito, figlio del fittuario del latifondo. Il 12 febbraio 1923 un gruppo di fascisti occupa il municipio, chiedendo lo scioglimento della giunta socialista. Ciò provoca l’invio di un commissario prefettizio; dopo un’ispezione, nel maggio successivo il Consiglio comunale viene sciolto e sono indette nuove elezioni per ottobre.
Finalmente il Collegio centrale, riformando la precedente decisione di quello provinciale, il 24 luglio 1923 abbassa il prezzo di esproprio dei fondi melissesi, fissandolo a 331.000 lire; aggiunte le spese per la quotizzazione, il prezzo complessivo di tutte le quote sale a 397.179 lire[xxi]. Passano poche settimane ed i terreni espropriati vengono divisi dall’ONC in 102 quote di cinque tomolate ciascuna (1,66 ha) di cui una tomolata e mezza in pianura (Campo, Piano della Corte, Ponta Sottana) e tre tomolate e mezza in collina (Saccorà). Ogni quota in genere ha il valore di 3600 lire, un quarto (900 lire) delle quali deve essere subito versato all’ONC; il restante, cui va aggiunto l’interesse del 3%, va pagato entro il 1933 in dieci annualità crescenti[xxii]. Entro il 1928 nei terreni di pianura i concessionari dovranno impiantare vigneti su ceppo americano, in quelli di collina ulivi in consociazione di cereali e leguminose.
Il 1° settembre 1923, tre anni dopo l’esproprio, le quote finalmente vengono assegnate a 90 concessionari, di cui solo 32 ex-combattenti, i quali possono così iniziare in tempo la nuova stagione agraria. Dai documenti non emergono le modalità di tale assegnazione. Vista la differenza tra il numero dei soci della Cooperativa agricola (191) e le quote da attribuire (102), è presumibile che per mancanza di disponibilità finanziaria molti soci rinuncino all’assegnazione ed altri ottengano in concessione due quote[xxiii]. In effetti non tutti i soci hanno la possibilità di anticipare 900 lire, di pagare una somma crescente per il riscatto e per la trasformazione agraria dei terreni[xxiv]. I soci più poveri sono esclusi dall’assegnazione a cui partecipa solo la parte meno precaria del mondo rurale, cioè massari o piccoli proprietari che possono utilizzare per l’acquisto soprattutto le rimesse americane familiari. Proprio queste ultime, frutto del lavoro nella lontana America e depositate presso l’ufficio postale e soprattutto presso la locale Cassa rurale, di ispirazione cattolica ed attiva dal 1920, forniscono il risparmio necessario non solo alla costruzione di una casa, ma anche all’acquisto di una o più quote dell’ONC, ampliando così l’esile proprietà terriera di poche famiglie contadine.
Nel mentre si svolgono le elezioni municipali che vedono prevalere la lista dei moderati e dei fascisti con la successiva elezione a sindaco del geometra Antonio Vetta, i concessionari iniziano, soprattutto nelle parti pianeggianti delle quote, i lavori di trasformazione colturale. Nei fondi Campo, Piano della Corte e Ponta Sottana vengono impiantati vigneti che si aggiungono a quelli già esistenti, i quali tutti insieme spezzano la monotonia del latifondo basato sulla rotazione cereali-pascolo[xxv]. In collina, a Saccorà, si continua con la coltivazione di cereali, associati ad alberi da frutta (per lo più peri). L’opera di trasformazione agraria attuata dai nuovi concessionari avviene in un periodo di congiuntura economica sfavorevole. Dal 1924 l’America chiude le porte all’immigrazione italiana, facendo venire meno le rimesse che hanno alimentato l’economia locale. Inoltre la rivalutazione della lira (“quota novanta”), attuata a partire dal 1926 da Mussolini, non solo aggrava la dimensione del debito con l’ONC, ma fa crollare il prezzo del vino, prodotto principale delle quote, dalle 173 lire a quintale del 1926 alle 76 lire del 1934[xxvi]. Pur affrontando la difficile congiuntura, i concessionari riescono a pagare all’ONC le rate annuali di riscatto delle quote[xxvii]; solo a causa di cattive annate, come per il 1933, sono in ritardo con i pagamenti[xxviii]. Nel 1936, considerato che “le terre concesse …. sono state migliorate, il piano con lussureggianti vigneti, ed il colle alberati,…sono state pagate quasi da tutti i concessionari,..ritenuto che il ritardato saldo di 20 ex combattenti non deve danneggiare gli interessi di 80”[xxix], l’Associazione nazionale combattenti di Melissa chiede all’ONC di procedere alla vendita definitiva delle terre. Cosa che avviene l’anno successivo, quando su 93 concessionari 9 sono morti e le relative quote sono passate ai figli, 6 sono emigrati in America e in Africa Orientale, 5 hanno venduto i terreni a parenti[xxx]. A differenza delle quotizzazioni comunali del 1863 e del 1891, la maggioranza dei terreni assegnati dall’ONC, a distanza di quattordici anni, quindi, resta di proprietà dei concessionari.
Volendo trarre un bilancio dell’intervento operato a Melissa dall’ONC, si può affermare che, se da una parte esso incrementa la piccola proprietà contadina e la coltivazione del vigneto, dall’altra è troppo limitato a livello quantitativo. Gli ettari sottratti al latifondo non riescono a soddisfare la locale fame di terra e vanno solo ad ampliare le modeste proprietà di poche famiglie contadine. L’ONC non spezza i rapporti di proprietà tra le classi sociali e lascia intatto il latifondo. Né la situazione cambia durante il Ventennio mussoliniano quando la saldatura tra fascismo ed agrari (a Melissa diventa segretario fascista l’affittuario del latifondo Francesco Polito) ristabilisce i tradizionali rapporti sociali. Bisogna aspettare il secondo dopoguerra, quando, con la caduta del fascismo, si apre una nuova fase di instabilità sociale e politica in cui si inserisce un movimento organizzato di massa, con le occupazioni delle terre nel Crotonese, movimento che raggiungerà il suo apice nel 1949 con l’eccidio di Fragalà a Melissa. Solo allora il latifondo sarà espropriato dall’Opera Valorizzazione Sila e suddiviso tra la popolazione locale.
Note
[i] Per un approfondimento del primo dopoguerra a Melissa vedi Antonio Cosentino, Melissa contemporanea, Grafosud, 2003, pp. 107-122.
[ii] Si tratta di Garrubba Giovanni di Carmine, massaro; Bonessi Nicola fu Giuseppe, contadino; Lamanna Vincenzo fu Giuseppe, contadino; Perri Francesco di Nicola, contadino; Curto Francesco fu Carmine, massaro; Azzaro Francesco fu Casimiro, contadino; Abbruzzese Francesco fu Vincenzo, bracciante; Azzaro Gennaro fu Nicola, bracciante; Trovato Francesco fu Saverio, contadino; Decarlo Pasquale fu Silvestro, contadino, Pizzuti Luigi fu Carmine, contadino; Abbruzzese Vincenzo fu Mario, contadino; Federico Giuseppe fu Nicola, contadino; Lonetti Giuseppe fu Carlo, bracciante; Azzaro Domenico fu Nicola, contadino. Presidente della Cooperativa viene nominato Francesco Perri ; consiglieri Vincenzo Lamanna, Francesco Azzaro, Francesco Curto, Francesco Trovato, Luigi Pizzuti, Vincenzo Abbruzzese; sindaci effettivi Francesco Lidonnici, Giovanni Garrubba, Francesco Mauro; sindaci supplenti Ferdinando Calendini ed Antonio Serleti (Archivio Centrale dello Stato, Opera Nazionale per i Combattenti, Servizio agrario, Fondi vari in Calabria, 1919-1970, busta 14, da ora in poi ACS ONC).
[iii] Ibidem, Lettera del notaio Ferraro all’ONC, 6-8-1919.
[iv] Ibidem, Lettera del notaio Ferraro all’ONC, 6-8-1919.
[v] Ibidem. Il notaio Ferraro conclude un’altra sua successiva lettera indirizzata al “Ill.mo Sig. Professore” dell’ONC con una promessa: ”fra giorni Le invierò il pacco di prugne selvatiche” Ibidem, Lettera del notaio Ferraro, 24-9-1919.
[vi] Luigi Izzo, Agricoltura e classi rurali in Calabria dall’Unità al fascismo, Libraire Droz, Genève, 1974, p.186.
[vii] ACS ONC, Lettera del tenente Domenico Rosati del 29-01-1920 al dott. Lamarca.
[viii] Presidente della Cooperativa è nominato il piccolo proprietario Antonio Garrubba; consiglieri i piccoli proprietari Giovanni Rosati e Giuseppe Pettinato, i contadini Domenico Lidonnici e Domenico Mauro, l’industriante Agostino Bruni; sindaci effettivi i piccoli proprietari Vincenzo Contosta e Camillo Rosati, il fabbro Santo Contosta; sindaci supplente il contadino Vincenzo Abbruzzese e l’industriante Francesco Polito; probiviri i contadini Antonino Barletta, Vincernzo Sasso, Raffaele Garrubba, il falegname Michele Cannata, i calzolai Riccardo Pugliese e Giuseppe Pugliese, il muratore Pietro Cosentino (Ibidem, Lettera del presidente della Cooperativa all’ONC del 12-09-1920; Specchio delle cariche sociali, s.d.; Elenco dei soci, s.d.; Elenco dei soci, 21-03-1921)
[ix] Oltre a Melissa in questi anni l’ONC espropria ai latifondisti terreni nei vicini Comuni di Cirò (fondo Feudo: 800 ha), Casabona (fondi Melitino e Porcile: 200 ha), Caccuri (fondi Cucco S.Nicola, Pantane, Iannetti,Terzo: 500 ha), Cotronei (fondo Rivioti: 200 ha) (E. Blandini, Inchiesta sulla piccola proprietà coltivatrice formatasi nel dopoguerra, II, Calabria, in: INEA, Studi e monografie, n.12, Roma, 1931, pp. 14-20). “Nel complesso, dal settembre 1919 all’aprile 1920, in Calabria furono assegnati 3.431 ettari di terreno a 21 associazioni richiedenti; i proprietari espropriati furono 31” (l.Izzo, cit, p.187)
[x] G. Brasacchio, Nuovi orizzonti dell’agricoltura crotonese, Catanzaro, 1950, p.151. Per Blandini nel 1931 gli ettari del latifondo sono 2397 (probabilmente perché somma le terre comunali a quelle del Berlingieri) (Blandini, cit. p.16). Nel catasto agrario del 1929 le maggiori aziende agricole risultano due per una superficie totale di 1.701 ettari (Istituto centrale di statistica, Catasto agrario, Provincia di Catanzaro, f.78, Roma, 1936, p.53).
[xi] ACS ONC, Verbale di esecuzione, 20-08-1920)
[xii] Ibidem, Lettera del Presidente della Cooperativa Antonio Garrubba, 12-9-1920.
[xiii] Ibidem, Relazione del dott. Pasquale Consiglio, 27-4-1921, p.2.
[xiv] Ibidem.
[xv] Ibidem.
[xvi] Sabatino Marrazzo, Le lotte contadine del primo dopoguerra nel Marchesato di Crotone (1919-1925), Tesi di laurea, Università di Lecce, A.A. 1977-’75.
[xvii] Ibidem, p.188.
[xviii] ACS ONC, Lettera del notaio Ferraro, 25-1-1923.
[xix] Ibidem, copia della Deliberazione del Collegio arbitrale provinciale.
[xx] Ibidem, Lettera di Anselmo Berlingieri, 29-1-1923.
[xxi] Solo nel 1929 l’ONC pagherà agli eredi del Berlingieri 430.437,30 lire come prezzo, con gli interessi, per i fondi espropriatigli a Melissa (Ibidem, Atto del notaio Varcaria, 11-4-1929).
[xxii] Precisamente 180 lire nel 1924, 1925, 1926,1927; 270 lire nel 1928, 1929, 1930; 360 lire nel 1931, 1932; 450 lire nel 1933 (Promessa di vendita tra ONC e Squillace Antonio di Giovanni del 30 giugno 1925, in possesso dell’Autore).
[xxiii] Due quote vengono assegnate a: Squillace Antonio di Giovanni, Squillace Domenico di Giovanni, Pizzuti Luigi fu Carmine, Mauro Michele di Francesco, Candioti Francesco fu Pietro, Lonetti Francesco fu Michele, Lonetti Giovanni fu Michele, Lonetti Antonio di Giuseppe, Lonetti Bernardo Roberto fu Michele, Perri Francesco di Nicola. Ottiene tre quote Candioti Antonio fu Pietro;i fratelli Lamanna Vincenzo e Domenico una quota e mezza ciascuno; mezza quota Amendola Francesco fu Michele e Amoruso Giuseppe di Antonio. Alcuni concessionari ottengono una quota di valore superiore, se non doppio, delle altre (ACS ONC, Ruolo di esazione per l’anno 1926).
[xxiv] Si consideri che nel 1922 il salario medio giornaliero per i lavori ordinari era di 8,50 lire nella provincia di Catanzaro (l. Izzo, cit, p.21).
[xxv] Nel 1929 a Melissa continuano a prevalere ancora i seminativi (2511 ha) ed i pascoli (781 ha); solo 113 sono gli ettari a vigneto (Istituto centrale di statistica, Catasto agrario, cit., p.53).
[xxvi] P. Bevilacaqua, Le campagne del Mezzogiorno tra fascismo e dopoguerra, Torino, 1980, p.25.
[xxvii] Secondo Blandini nel 1931 “si sono fatte poche migliorie, ed il 10% degli acquirenti non è al corrente col pagamento delle quote annue, ed un altro 10% ha già stipulato compromesso di vendita” (E.Blandini, cit., p.16).
[xxviii] Nel 1933 cinque concessionari sono in debito con l’ONC per 2.250,65 lire, nel 1934 sono venti per 11.232,50 (ACS ONC, Elenco analitico dei residui da esigere dei ruoli 1933 e 1934, Residui).
[xxix] Ibidem, Lettera del Presidente Raffaele Ferraro, 30-9-1936.
[xxx] Ibidem, Elenco dei quotisti di Melissa, s.d..
N° quota | CONCESSIONARI | Estensione delle quote | Denominazione dei fondi | Valore quote | ||
piano | collina | totale | ||||
1 | Gangale Salvatore di Caterina | 0.49.00 | 1.13.60 | 1.62.60 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
2 | Serleti Pantaleone di Giuseppe | 0.49.00 | 1.11.00 | 1.60.00 | Campo C.-Saccorà | 3400 |
3 | Cosentino Michele fu Cesare | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
4 | Viola Vincenzo fu Cataldo | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3400 |
5 | Ferro Antonio di Ponziano | 0.49.00 | 1.20.00 | 1.69.00 | Campo C.-Saccorà | 3400 |
6 | Vulcano Cataldo di Domenico | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Campo C.-Saccorà | 4680 |
7 | Garrubba Nicola di Francesco | 0.47.80 | 1.19.40 | 1.67.20 | Campo C.-Saccorà | 4428 |
8 | Amendola Mario fu Michele | 0.47.80 | 1.18.40 | 1.66.20 | Campo C.-Saccorà | 4320 |
9 | Lidonnici Domenico di Salvatore | 0.49.00 | 1.18.60 | 1.67.60 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
10 | Lidonnici Francesco di Salvatore | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
11 | Filosa Pietro fu Vincenzo | 0.49.00 | 1.18.30 | 1.67.30 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
12 | Caserta Francesco fu Vincenzo | 0.49.00 | 1.17.60 | 1.66.60 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
13 | Bossa Antonio Santo fu G.ppe | 0.49.00 | 1.12.70 | 1.68.70 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
14 | Lopilato Nicola di Vincenzo | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
15 | Bevilacqua Raffaele fu Gennaro | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
16 | Abbruzzese Geremia di F.sco | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3752 |
17 | Ferro Nicola di Ponziano | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3752 |
18 | Ferraro Domenico fu Gennaro | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Campo C.-Saccorà | 4493 |
19 | Squillace Antonio di Giovanni | 0.49.00 | 1.17.00 | Campo C.-Saccorà | ||
20 | Squillace Antonio di Giovanni | 0.49.00 | 1.18.50 | 3.35.50 | Campo C.-Saccorà | 7200 |
21 | Squillace Domenico di Giovanni | 0.49.00 | 1.20.00 | Campo C.-Saccorà | ||
22 | Squillace Domenico di Giovanni | 0.49.00 | 1.19.00 | 3.37.00 | Campo C.-Saccorà | 7200 |
23 | Ferro Vincenzo fu Giuseppe | 0.49.00 | 1.16.00 | 1.65.00 | Campo C.-Saccorà | 4320 |
24 | Pizzuti Luigi fu Carmine | 0.49.00 | 1.18.00 | Campo C.-Saccorà | ||
25 | Pizzuti Luigi fu Carmine | 0.49.00 | 1.19.30 | 3.35.30 | Campo C.-Saccorà | 7200 |
26 | Coppola Francesco di Nicola | 0.50.00 | 1.19.40 | 1.69.40 | Campo C.-Saccorà | 3752 |
27 | De Renzi Vittorina fu Salvatore | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 4502 |
28 | Russo Giuseppe di Raffaele | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3752 |
29 | Ferraro Giuseppe di Francesco | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 4503 |
30 | Garrubba Raffaele di Carmine | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3752 |
31 | Ammirati Vincenzo fu Giuseppe | 0.49.00 | 1.17.50 | 1.66.50 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
32 | Garrubba Salvatore fu Gabriele | 0.49.00 | 1.20.00 | 1.69.00 | Campo C.-Saccorà | 4320 |
33 | Rosati Giacomo di Vincenzo | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
34 | Mauro Michele di Francesco | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
35 | Abbruzzese Vincenzo fu Marco | 0.50.50 | 1.17.00 | 1.67.50 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
36 | Lamanna Francesco fu Giovanni | 0.49.00 | 1.18.50 | 1.67.50 | Campo C.-Saccorà | 3600 |
37 | Amendola Francesco fu Michele | 0.49.00 | 0.49.00 | Campo C.-Saccorà | 1580 | |
Amoruso Giuseppe fu Giovanni | 1.16.50 | 1.16.50 | Campo C.-Saccorà | 2500 | ||
38 | Lonetti Giuseppe fu Mariangelo | 0.47.00 | 1.18.00 | 1.65.00 | Piano Corte | 4320 |
39 | Vozza Francesco fu Vincenzo | 0.47.00 | 1.17.70 | 1.64.70 | Piano Corte | 3600 |
40 | Candioti Antonio fu Pietro | 0.47.00 | 1.18.00 | Piano Corte | ||
41 | Candioti Antonio fu Pietro | 0.49.20 | 1.16.00 | 3.28.00 | Piano Corte | 7200 |
42 | Candioti Francesco fu Pietro | 0.49.20 | 1.17.00 | Ponta | ||
43 | Candioti Francesco fu Pietro | 0.48.20 | 1.18.00 | 3.32.40 | Ponta | 8640 |
44 | Lamanna Vincenzo fu Giuseppe | 0.47.00 | 1.18.52 | 1.66.52 | Ponta | 3600 |
45 | Lamanna Vincenzo fu Giuseppe | 0.24.00 | 0.59.00 | 0.83.00 | Ponta | 1800 |
Lamanna Domenico fu G.ppe | 0.24.00 | 0.59.00 | 0.83.00 | Ponta | 2160 | |
46 | Lamanna Domenico fu G.ppe | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Ponta | 4320 |
47 | Candioti Francesco di Gennaro | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Ponta | 7450 |
48 | Ammirati Giovanni fu Giuseppe | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Ponta | 7320 |
49 | Masino Pasquale fu Michele | 0.48.50 | 1.18.00 | 1.66.00 | Ponta | 7503 |
50 | Basta Nicola Gennaro fu Bruno | 0.48.40 | 1.18.00 | 1.66.40 | Ponta | 6100 |
51 | Citro Carmine fu Vincenzo | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Ponta | 3600 |
52 | Drago Nicola fu Francesco | 0.49.50 | 1.17.00 | 1.66.50 | Ponta | 3600 |
53 | Drago Santo fu Francesco | 0.49.00 | 1.19.50 | 1.68.50 | Ponta | 3600 |
54 | Drago Gennaro fu Francesco | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Ponta | 3600 |
55 | Lidonnici Ernesto di Salvatore | 0.47.00 | 1.16.00 | 1.63.00 | Saccorà | 3400 |
56 | Ferrari Guglielmo fu Nicola | 0.49.00 | 1.17.00 | 1.66.00 | Ponta | 3600 |
57 | De Luca Anselmo fu Francesco | 0.49.00 | 1.18.00 | 1.67.00 | Ponta | 3400 |
58 | Iapichino Pasquale di Giuseppe | 0.49.00 | 1.17.50 | 1.66.50 | Ponta | 3600 |
59 | Trovato Antonio fu Saverio | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Ponta | 3400 |
60 | Trovato Santo fu Saverio | 0.49.00 | 1.18.50 | 1.67.50 | Ponta | 3400 |
61 | Trovato Francesco fu Saverio | 0.50.00 | 1.17.00 | 1.67.00 | Ponta | 3600 |
62 | Garrubba Giovanni di Carmine | 0.49.00 | 1.17.30 | 1.66.30 | Ponta | 3600 |
63 | Murgi Raffaele fu Nicodemo | 0.49.00 | 1.16.50 | 1.65.50 | Ponta | 4080 |
64 e 65 | Lonetti Francesco fu Michele | 0.98.50 | 2.36.00 | 3.34.50 | Saccorà | 7200 |
66 e 67 | Lonetti Giovanni fu Michele | 0.99.70 | 2.34.80 | 3.34.50 | Saccorà | 7200 |
68 e 69 | Lonetti Antonio di Giuseppe | 1.00.50 | 2.33.80 | 3.34.30 | Saccorà | 7000 |
70 | Curto Giuseppe di Francesco | 0.51.00 | 1.17.00 | 1.68.00 | Saccorà | 4080 |
71 | Scrivano Domenico fu Vito | 0.48.00 | 1.19.00 | 1.67.00 | Saccorà | 3600 |
72 | Scrivano Carmine fu Vito | 0.47.40 | 1.19.00 | 1.66.40 | Campo C. | 5520 |
73 e 74 | Lonetti BernardoRoberto fu M.le | 0.95.50 | 2.36.00 | 3.32.50 | Campo C. | 7500 |
75 | Bevilacqua Nicola fu Biagio | 0.48.00 | 1.08.00 | 1.56.00 | Campo C. | 4320 |
76 | Ferraro Giovanni fu Francesco | 0.48.00 | 1.18.00 | 1.66.00 | Campo C. | 4320 |
77 | Bevilacqua Domenico fu G.naro | 0.49.00 | 1.19.00 | 1.68.00 | Campo C. | 4320 |
78 | Nigro Giovanni fu Giuseppe | 0.50.00 | 1.18.00 | 1.68.00 | Ponta | 4600 |
79 | Grillo Vincenzo di Antonio | 0.49.50 | 1.19.00 | 1.6850 | Saccorà | 5520 |
80 | Mauro Domenico fu Giuseppe | 0.48.00 | 1.21.00 | 1.69.00 | Saccorà | 5600 |
81 | Ferraro Nicola fu Giuseppe | 0.47.80 | 1.28.00 | 1.75.80 | Saccorà | 4080 |
82 | De Luca Domenico fu Gaetano | 0.47.50 | 1.19.00 | 1.66.50 | Saccorà | 4080 |
83 | Desiderio Luigi fu Saverio | 0.47.70 | 1.19.00 | 1.66.70 | Saccorà | 4080 |
84 | Cinefra Giuseppe fu Antonio | 0.48.30 | 1.40.00 | 1.88.30 | Saccorà | 3400 |
85 | Murgi Nicodemo di Giuseppe | 0.48.00 | 1.20.00 | 1.68.00 | Saccorà | 3600 |
86 | Contosta Santo fu Cesare | 0.47.70 | 1.40.00 | 1.87.70 | Saccorà | 4080 |
87 | Filosa Francesco Giuseppe di S.to | 0.48.00 | 1.20.00 | 1.68.00 | Ponta | 3600 |
88 | Amodeo Antonio fu Vincenzo | 0.48.50 | 1.20.00 | 1.68.50 | Ponta | 3600 |
89 | Ferro Eugenio di Domenico | 0.47.90 | 1.23.00 | 1.70.90 | Ponta | 4320 |
90 | Ferro Bernardo di Domenico | 0.48.00 | 1.17.00 | 1.65.00 | Ponta | 4320 |
91 | Ferro Francesco di Domenico | 0.47.80 | 1.17.00 | 1.64.00 | Ponta | 4320 |
92 | Ferraro Giuseppe fu Gennaro | 0.47.70 | 1.17.00 | 1.64.70 | Ponta | 3600 |
93 | Grillo Nicola di Antonio | 0.48.00 | 1.17.00 | 1.65.00 | Ponta | 3600 |
94 | Candioti Santo di Giuseppe | 0.48.00 | 1.19.50 | 1.67.50 | Ponta | 4320 |
95 | Citro Angelo fu vincenzo | 0.49.00 | 1.19.50 | 1.68.50 | Ponta | 3600 |
96 | Musacchio Alessandro fu G.naro | 0.49.00 | 1.19.50 | 1.68.50 | Ponta | 3600 |
97 | Perri Francesco di Nicola | 0.49.00 | 1.19.50 | Ponta | ||
98 | Perri Francesco di Nicola | 0.49.00 | 1.20.00 | 3.37.00 | Ponta | 7200 |
99 | Bossa Carmine fu Salvatore | 0.49.80 | 1.19.00 | 1.68.80 | Saccorà | 3600 |
100 | Mauro Michele di Francesco | 0.48.00 | 0.48.00 | Campo C. | 1800 | |
101 | Candioti Antonio fu Pietro | 0.19.00 | 0.19.00 | Campo C. | 500 | |
102 | da sistemare (poi assegnata a | |||||
Bevilacqua Vincenzo fu Gennaro, ndA) | ||||||
Totale generale 166.29.82 | Totale generale 166.29.82 | Totale generale 166.29.82 | 397.179 |
Creato il 19 Marzo 2015. Ultima modifica: 19 Marzo 2015.