La chiesa di San Giovanni Battista di Crotone

Santa Severina (KR), chiesa di San Giovanni Battista, “croce di Malta”.

S. Martino

Le prime testimonianze riguardanti la presenza dei benedettini a Crotone risalgono al febbraio 1112, quando Guglielmo duca d’Italia, di Calabria e di Sicilia, figlio del duca Ruggero Borsa e nipote del duca Roberto il Guiscardo, assieme al senescalco Riccardo, magister di tutta la Calabria, donò a Thomas, categumeno del monastero di Santa Maria della Matina, l’ospedale (σπιτάλαιον) edificato nella città (ἄστη Kροτώνης) da Kottophridas Philbouè, con tutti i suoi domini, le sue terre (χωραφίων), le vigne (ἀμπελίων), le case (ὠσπιτίων) e i villani (ἀνϑρώπων).[i]

Le terre della chiesa di “sancti Martini” appartenenti all’ospedale di Crotone, sono menzionate in un’altra pergamena greca del dicembre 1233 edita dal Trinchera, dove, nella confinazione di una vigna posta nelle pertinenze di Crotone, nel luogo detto “ad dominum Amatum”, leggiamo: “ab occidente praedia (χοράφια) sancti Martini de Hospitali Crotonis (σπηταλίoυ ϰροτώνῆς)”.[ii]

Successivamente, le vicende di questo ospedale appartenuto ai benedettini di Santa Maria della Matina, seguirono quelle dell’abbazia di Santa Eufemia, posta in diocesi di Nicastro che, dall’ordine benedettino, era passata a quello gerosolimitano.[iii] Agli inizi del Seicento, infatti, tra i beni complessivamente detti “la Grangia” che la “Prioral Corte della Terra de Sant’Eufemia Membro della Sacra Religione Hierosolimitana”, possedeva nella città di Cotrone e suo territorio, troviamo due piccoli orticelli posti “fuora la porta di d.a Città di Cotroni”, ma vicini tra loro. Il primo sito nel luogo detto “santo Martino”, e l’altro dove si dice “lo Ciaramidio”, confinante con il luogo detto “Petro nigro” e la via pubblica,[iv] mentre all’interno della città i Gerosolimitani possedevano “una casa, e due poteghe” vicino il “Vescovado”.[v]

Tracce relative ai possedimenti anticamente appartenuti all’ospedale di Crotone, li ritroveremo anche in seguito. Verso la fine del Seicento, Hieronimo Sillano possedeva un orto “fuori la porta di questa Città”, ovvero “all’incontro la porta della Città”,[vi] nel luogo detto “Piscitello”, confinante con il “vallone siccagno” del torrente Pignataro e le terre di “S. fran.co vecchio”, su cui era infisso un censo di cinque ducati dovuto alla “Relig.ne di malta”.[vii]

Alla metà del Settecento i beni gravati da questo censo, confinanti con quelli del nobile D. Bruno Felice Suriano,[viii] invece, erano posseduti dal nobile D. Pietro D’Ippolito di Crotone, ma commorante in Nicastro.[ix] I D’Ippolito possedevano questi beni ancora alla fine del secolo,[x] mentre il censo dovuto al “Baliagio di S. Eufemia”, grangia della “Religione di Malta”, “Sopra l’Orto di Piscitello”, è riportato nei catasti cittadini del 1793, del 1795 e del 1805.[xi]

S. Martino (da Wikipedia).

Il feudo “de Pissonis”

Alcuni beni anticamente appartenuti all’ospedale di Crotone, si evidenziano nell’area cittadina in cui si estendeva il feudo “de Pissonis”. Le terre del dominus Ioanni Pissuni (χοράφια κύρ Ιωάννου Πισσούνη), confinanti con le terre di “Ceramidari” (χοράφια τοϋ Κεραμιδάρη), poste nelle vicinanze della “via regia” (όδός ή βασιλεική), sono menzionate in un atto stipulato nell’annata 1223-1224 (a.m. 6732), riguardante la confinazione di alcune case (όσπίτια) e vigne (άμπέλια) di Crotone, che Adilitzia, figlia di Riccardo Benetta, assieme a suo fratello Philippo, aveva ereditato dallo zio Michael Pittari.[xii] Successivamente, le terre del “domini Riccardi Binetti” risultano menzionate nella confinazione di una vigna, confinante con le terre dell’ospedale di San Martino (1233).[xiii]

Per quanto riguarda invece le vicende del feudo, sappiamo che i possedimenti feudali di “Alexander de Pissono”, esistenti “in justitiariatu vallis Gratis et terre Jordane”, risalgono già al dicembre 1239,[xiv] mentre nel giugno 1270, in relazione al possesso dei propri feudi esistenti in Crotone, il “dom. Iohannem f. qd. dom. Alexandri Bufoni” (sic, ma Pissoni), era tenuto a contribuire ai lavori riguardanti il castello di Crotone, provvedendo al riparo della torre “que vocatur Triangula”.[xv]

Risalgono a questo primo periodo della dominazione angioina i contrasti in merito al possesso di questo feudo, che opposero il suo feudatario al conte di Catanzaro “Petro Rufo”, il quale, già dall’ottobre 1239, aveva ricevuto importanti possedimenti nella città di Crotone dall’imperatore Federico II, che era intevenuto in suo favore “assignando castro Cotroni et domibus” alla sua custodia.[xvi] È del 1278, invece, un mandato in favore del suo omonimo nipote: “Mandatum pro Petro Ruffo de Calabria, comite Catanzarii, contra Iohannam (sic) de Pissono occupantem feudum de Pissonis in Cutrono.”[xvii]

Considerata la rapida ascesa della famiglia Ruffo in questo periodo, la contesa non poteva che risolversi in favore di quest’ultima. Troviamo così che i Ruffo detenevano ancora questo feudo un secolo dopo, quando sappiamo che il conte di Montalto Antonio Ruffo, possedeva il feudo “dicto de Pissono” (1378),[xviii] mentre, in seguito alle vicende che videro il marchese Nicola Ruffo esulare in Francia, per essersi ribellato a re Ladislao, il feudo pervenne prima a Zazo e poi ad Antonio “de Comestabulo”. Questi ultimi ne furono spogliati successivamente dal Marchese di Crotone e da sua figlia Enrichetta Ruffo, dai quali ritornò in demanio regio al tempo in cui quest’ultima e suo marito Antonio Centelles, si ribellarono a re Alfonso d’Aragona.

Il 30 dicembre 1444, nell’accampamento regio all’assedio del castello di Crotone, re Alfonso concedeva al “viri nobilis Johannoti de Comestabulo de Cotrono”, il “feudum quod dicitur delo bissone situm et positum in Civitate Cutroni et pertinentiis suis”, già appartenuto al “quondam zazus de comestabulo avus suus paternus et Antonius eius pater”.[xix] Attraverso il matrimonio con Lucia de Comestabulo, figlia di Joannocto, Vincislao de Campitello ebbe in dote il feudo[xx] che, alla sua morte, passò al figlio Lorenzo (1494).[xxi] Legato alle vicende del feudo di Aprigliano,[xxii] agli inizi del Seicento apparteneva ancora ai Campitelli con Annibale, che possedeva “lo feudo di Pescina in pertinenze di Cotrone”.[xxiii]

Risale alla fine del sec. XV un riferimento ai possedimenti appartenenti a questo feudo posti presso le mura cittadine, quando troviamo notizia dei lavori realizzati “ad conzare lo fosso delo curso de lacq.a subto la torri de li pissoni” (1484)[xxiv] mentre, ancora alla fine del Cinquecento, in questa parte della città, “in parrocchia Sancti Nicolai de Cropis alias deli pisciuni”,[xxv] esistevano abitazioni gravate dal pagamento di un annuo censo dovuto al feudo “delo piscioni”.[xxvi]

Frammento lapideo con l’arme della famiglia Ruffo conservato nel Museo Civico di Crotone.

San Giovanni Battista

Le origini di una chiesa dedicata a San Giovanni Battista a Crotone, possono essere ricondotte al tempo in cui i possedimenti cittadini appartenenti ai benedettini di Sant’Eufemia passarono agli ospitalieri, o cavalieri di S. Giovanni, anche se i primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono solo alla prima metà del Cinquecento. A quel tempo sappiamo che, una provvista relativa alla parrocchiale di “S. Iohannis Baptistae”, fatta dalla sede vaticana che ne aveva il patronato, al presbitero Nicola Sculco dopo la morte di Demetrio Gualani (1539), risultò “imperfetta” e fu cancellata,[xxvii] mentre nel “manuale di fabrica” tenuto da Jo. Micheli Piczuto, durante i grandi lavori di fortificazione della città, “S.to Joanne” compare tra le “Cappelle che venino ad Commandamento et se pagano ad la ret.o scritta ragione per caristia de homini.”[xxviii] In questa occasione risultano elencati alcuni suoi parrocchiani che, assieme ad altri della confinante Santa Maria di Prothospatariis, furono impiegati durante i lavori nel giugno 1542.[xxix]

Al tempo del vescovo spagnolo Iohannes Lopez (1595–1598), la parrocchiale fu soppressa ed un semplice beneficio sotto il titolo di San Giovanni Battista, fondato e dotato dalla famiglia Stricagnolo, fu eretto in cattedrale, mentre una piccola chiesa dedicata al santo fu costruita vicino alla nuova porta della città.

In evidenza i luoghi interessati dalla presenza degli edifici appartenuti all’ospedale di Crotone (1) e quello in cui fu costruita la chiesetta, o cappella, di S. Giovanni, dopo la soppressione della parrocchiale (2).

Il beneficio in cattedrale

Agli inizi del Seicento lo juspatronato degli Stricagnolo fu conteso loro dai Mangione, come evidenzia un atto stipulato in Crotone il 26 agosto 1613. Quel giorno, su richiesta del chierico Mutio Mangione, il notaio Dionisio Speziale si recò assieme a lui dentro la cattedrale, posta nella piazza della città e, propriamente, davanti all’altare e perpetua cappellania di San Giovanni Battista, di iuspatronato della famiglia Stricagnolo per fondazione e dotazione, confinante con l’altare posseduto dal reverendo Hieronimo Facente, che confina ed è davanti all’altare di iuspatronato dei Susanna, vicino la porta piccola della chiesa, che esce alla casa della mensa vescovile.

Qui giunti, il Mangione dichiarò che egli aveva ottenuto dal Papa Paolo V e dalla sua sede apostolica, il sopradetto beneficio della famiglia Stricagnolo, sotto l’invocazione di San Giovanni Battista, esistente nella sopradetta chiesa e luogo, che era stato posseduto dal reverendo spagnolo D. Laurentio Ordignola, morto da molti anni. Poiché dopo il decesso di costui, non c’era stata alcuna presentazione entro i termini legittimi secondo gli statuti laterani, il beneficio era stato devoluto in potere della sede apostolica, come dimostravano le relative bolle. All’attualità, quindi, in base a queste bolle e alle lettere speditegli da Napoli, il Mangione prendeva possesso del beneficio, dichiarando che detto beneficio semplice non è né regio né di barone.

Contro questa presa di possesso seguì giorni dopo una protesta, in quanto, attualmente, del beneficio risultava rettore e pacifico possessore, il reverendo Gio. Geronimo Iacomino, “à presentazione del mag.co Antonello Stricagnolo di Crotone, patrone di detto iuspatronato e altare”.[xxx]

Alla fine del Seicento il detto beneficio, senza altare e cappella, era posseduto dagli eredi di Ippolita e Laura Longobucco, e ne era rettore Francesco Arrigo,[xxxi] a cui seguì Matteo Errigo, come risulta al tempo del vescovo Anselmo De La Pena (1720).[xxxii] Il detto Matteo lo possedeva al tempo della compilazione del catasto onciario del 1743, quando al beneficio continuava ad appartenere il territorio di “Armerì Piccolo”, detto volgarmente “il vignale di D. Matteo”.[xxxiii]

Crotone, il “V.e Armeria”. Particolare del F. 238-III “Crotone”, della Carta d’Italia 1:50:000 (U.S. Army 1943, copiata da una mappa italiana del 1896).

La nuova chiesa

Durante la prima metà del Seicento, la nuova chiesetta (“ecclesiuncula”), o “cappella”, di S. Giovanni Battista, addossata alle mura del “Rebellinum S.ti Jo(ann)is”, posta in parrocchia di “S.ti Petri”, vicino al palazzo vescovile, alla regia dogana, e alle case abitate dal capitano della città,[xxxiv] era anche detta “S. Giovanni delli carcerati”, per essere vicina alle carceri dell’università, poste presso la porta “nova” della città, dove, il 22 maggio 1631, fu ritrovato morto uno di questi, tale “mano di ferro di messina”.[xxxv]

Tracce relative, invece, all’ubicazione della parrocchiale e agli edifici un tempo appartenuti all’ordine Gerosolimitano, rimanevano nei pressi della cattedrale agli inizi del Seicento, quando sappiamo che, all’interno della città, l’ordine possedeva “una casa, e due poteghe” vicino il “Vescovado” dalle quali se ne percepiva l’affitto.[xxxvi] Beni che sui quali i Montalcini eressero il loro palazzo.[xxxvii]

Per le due botteghe che, alla metà del Settecento, possedeva “nella Piazza dove si vende la foglia in q.a Città”, il nobile Gregorio Montalcini pagava un annuo censo di 6 ducati alla “Religgione di Malta, e per esso il Baliaggio di S: Eufemia”,[xxxviii] onere che alla fine del secolo, gravava suo figlio Annibale, come troviamo nei catasti cittadini di questo periodo,[xxxix] e in un cabreo del 1795 che elenca i beni della Commenda di Crotone.[xl]

Risale invece al 10 dicembre 1699 una visita della nuova chiesetta da parte del vescovo Marco Rama, il quale trovò che essa era provvista del necessario per la messa dalla devozione dei fedeli: “Die 10 m. Xbris 1699. Tandem de visitatione ecclesiunculae sub titulo S. Jois Bap.tae ante portam Civitatis. Indulsit Ill.mus Visitator, ut quotiescumque fidelium pia devotio provideret de necessariis pro sacrificio missae in praefata ecclesiuncula comficiat sacrum, nihil pronunciando”.[xli]

Tale era la situazione della piccola chiesa di “S. Joannis decollati” nella seconda metà del Settecento, quando fu visitata dal vescovo Giuseppe Capocchiani nell’aprile del 1774,[xlii] ma in seguito le cose cambiarono velocemente, in ragione della speculazione edilizia che interessò questo settore delle regie mura.

Nell’ottobre 1773, munito del decreto d’expedit e del regio assenso, Rafaele di Perri otteneva dagli amministratori cittadini di poter utilizzare un piccolo edificio addossato alle regie mura, che era stato usato in passato come archivio universale. La “stanza terranea … fabricata ab antico, e di sopra voltata a lamia”, confinava dalla parte verso la porta della città, con la piccola chiesa di San Giovanni Battista e, dalla parte verso il baluardo Marchese, con le due botteghe costruite dal Di Perri. Per la sua concessione il richiedente si impegnò a versare all’università di Crotone cinque ducati annui perpetui. L’intento del costruttore era quello di unire le tre costruzioni e, utilizzando le regie mura, fare “un’abitazione di casamento”.[xliii]

Al tempo della compilazione del catasto onciario cittadino del 1793 la chiesetta ormai non esisteva più. Da questo documento risulta che gli eredi di Bernardino Suriano locavano “tre botteghe nella fila della fu chiesiola di S. Gio. Batt.a”,[xliv] mentre Raffaele di Perri di anni 65, caffettiere, possedeva “una bottega nella fila della fu chiesa di S. Gio. Batt.a … bottega che è poggiata alle regie mura … deve pagare ogni anno nel mese di maggio a favore di questa città d. 5, li medesimi sono per aversi censuato la bottega dove prima vi era l’archivio dell’università, ed ora serve per caffetteria.”[xlv]

Note


[i] Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 141-144.

[ii] Trinchera F., Syllabus Graecarum membranarum, 1865, pp. 400-402 n. CCLXXXIX.

[iii] Laurent M. H., L’abbazia di Sant’Eufemia e il Vespro siciliano, in Calabria Nobilissima, n. 39-40, 1960, p. 61; Reg. Ang. XXVI, pp.151,156.

[iv] “Item detta Balial Corte tiene fuora la porta di d.a Città di Cotroni dui horticella piccoli, poco distante l’uno del’altro dove se dice santo Martino, e lo Ciaramidio iux.a lo loco de Petro nigro confine Marco lo Massaro, e la via pp.ca, iux.a l’horto di Gio : Petro pestara, e di Col’Antoni perroni s’affittano ambi dui insieme anno quolibet ducati cinque d. 5.0.0.” National Library of Malta, Volume AOM 6196, f. 52v.

[v] “Berardo de leandro de Cotroni p(rede)tto, tiene in detta Città una casa, e due poteghe, confine tre vie publice, e la Casa del’Ecc.a, che la possede Don Laurenzo vicino, lo Vescovado, n’have pagato, e pagha docati cinque l’anno, e dice haversela incensuata d’uno affittatore de Casa garofalo, però sene potrebbe ha(ve)re d’affitto docati diece l’anno, e più d. 5.0.0.” National Library of Malta, Volume AOM 6196, f. 52v.

[vi] Tra i beni della Cappella della Circoncisione esistente nella cattedrale di Crotone, troviamo un censo “Sopra l’orto di Geronimo Sillani nom.to de Piscitello all’incontro la porta della Città annui doc.ti nove per Capitale di doc.ti Cento.” AVC, visita del vescovo Marco Rama, 1699, f. 103v.

[vii] Il 29 settembre 1685, Hieronimo Sillano donava al figlio clerico Annibale, “Un orto fuori la porta di questa Città in loco d.o Piscitello con il suo puzzo et sena, che rende docati cinque alla Relig.ne di malta”, “confine d.o orto, lorto delli heredi del q.m fabio Pipino, vallone seccagno mediante le terre di S. fran.co vecchio” e altri confini. ASCZ, busta 333, anno 1685, ff. 25v-26.

[viii] Il nobile D. Bruno Felice Suriano di anni 24, possiede “un Orto fuori le Porti di q.esta Città d.o di Piscitello, Conf.e quello di D. Pietro d’Ippolito”. ASN, Catasto Onciario di Crotone 1743, Volume 6955, f. 33v.

[ix] Il patrizio D. Pietro D’Ippolito di Crotone, commorante in Nicastro, possiede come effetti di D. Isabella Berlingieri di Crotone, vedova del quondam Francesco D’Ippolito padre di esso D. Pietro, possiede “Una Chiusa, seu Orto d.o il Piscitello di tt.e 3 fuori le Porti di questa Città, d’annua rendita effettiva d. 24”. ASN, Catasto Onciario di Crotone 1743, Volume 6955, f. 263.

[x] Tra i beni appartenenti alla Commenda di Crotone: “Il Marchese don Francesco d’Ippolito ducati 5 per due pezzi di terra detti li Piscitelli.” Gattini M., I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme nelle Provincie Meridionali d’Italia prima della caduta di Malta, Napoli 1928, p. 130.

[xi] “E più un an: Cenzo di d. 5 Sopra l’Orto di Piscitello (once) 18:20” (Catasto Onciario di Crotone 1793, f. 214v). “E più un an. Cenzo sopra l’orto di Piscitello r.a d. 5, once 16.20” (Catasto Onciario di Crotone 1795, f. 227). “Un’annuo censo di d. 5 sopra l’orto di Piscitelli, o(nce) 16.20” (Catasto Onciario di Crotone 1805, f. 181).

[xii] Guillou A., Les Actes Grecs des Fonds Aldobrandini et Miraglia XI-XIII s., Biblioteca Apostolica Vaticana 2009, pp. 81-84.

[xiii] Trinchera F., Syllabus Graecarum membranarum 1865 pp. 400-402 n. CCLXXXIX.

[xiv] Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1857, Tomo V pars I, pp. 610-623.

[xv] 4 giugno 1270. “Turris que vocatur Triangula per dom. Iohannem f. qd. dom. Alexandri Bufoni.” Reg. Ang. VI, 1270-1271, p. 110.

[xvi] Huillard-Bréholles J.L.A., Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parigi 1857, Tomo V pars I, pp. 409-411.

[xvii] Reg. Ang. XX, 1277-1279, p. 247.

[xviii] “Comes Montisalti”, “Pheudo dicto de Pissono miles unus uncias decem cum dimidia.” Biblioteca comunale di Bitonto, Fondo Rogadeo, Ms. A 23 p. 92 (secondo ASNA, ex Reg. ang. 373, f. 84v).

[xix] ACA, Cancillería, Reg. 2907, ff. 35r-v.

[xx] 28 dicembre 1491. “Item perche in tempo vivea Joannocto de Comestabulo utile signore del feudo de li pissimi (sic) erano certe vigne censuate ad multi citatini de dicta Cita, (…) de po pervenuto dicto feudo impotere de madamna lucia figliuola de dicto quondam Ioannocto et mogliere de dicto thesorero (…).” Zangari D., Capitoli e grazie concessi dagli Aragonesi al Vescovo e all’Università e uomini della città di Cotrone durante il sec. XV, in Rivista Critica di Cultura Calabrese III (1923), p. 20.

[xxi] Pellicano-Castagna M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, IV, 2003, p. 84.

[xxii] Pesavento A., Apriliano-Apriglianello da fattoria a monastero benedettino a casale, www.archiviostoricocrotone.it

[xxiii] ASN, Reg. Camera della Somm., Segreteria, Inventario.

[xxiv] 11 dicembre 1484. “ad conzare lo fosso delo curso de lacq.a subto la torri de li pissoni s(econd)o fo ordinato per lo S. m(esser) antonello cay.no.” ASN, Fs. 196 fslo 2, inc. 1, f. 12v.

14 dicembre 1484. “per jornati quaranta octo hano fatigato in dicta fabrica per conziare lo fosso de lo curso de lacqua subto la torre de li pissoni, secundo fo ordinato per lo S. (Signore) messer Antonello de Caytano, regio commissario de dicta fabrica.” Fabrica Castri Cotroni 1485-1486, (ASN, Tesoreria antica, n. 24), p. 9.

[xxv] ASCZ, busta 49, anno 1594, f. 126.

[xxvi] ASCZ, busta 15, anno 1583, f. 102.

[xxvii] 1539. “Caietan. et Casertan. episcopis ac Vicario generali episcopi Crotonen. mandat ut Theodorico Nicolao Sculco, pbro, provideant de parochiali ecclesia S. Iohannis Baptistae, Cotronen., vac. per ob. Demetrii Gualanii, ex R.C. def. imperfetta e cancellata.” Russo F., Regesto IV, 18168.

[xxviii] ASN, Dip. Som., Fabbriche e fortificazioni F.s.196, f.lo 4, f. 57v.

[xxix] “S.ta m.a et S.to Jo.e.” Salvator Laprivitera, Dionisi Trunche, Bart.lo Lapiccola, Cola di Nuchi, Matteo Cardilia di Figlini,  Barzellona Cosentino, Julio Pignataro, Arfano de Orlando, Cola Vuda de Arena, Agatio Fiascho, Bestiano de Bestiano, Vittorio de Rivello, Gratio de Dottori, Matteo Marinachi, Marco de Bar.llo, Pet.o Mancuso, Renzo di Apriglano. ASN, Dip. Som., Fabbriche e fortificazioni F.s.196, f.lo 4, f. 70v.

“S.ta Maria et S.to Joanne”. Barzellona Cosentino, Gesim.a de Vennere, Cola de Ar.a, Augustino Spina, Renzo de Apriglano, Salvator Laprevitera, Minico de Bar.llo, Jo. M.a Mancuso. Ibidem, f. 76.

[xxx] ASCZ, Not. Speziale D., busta 108, ff. 133-137.

[xxxi] Il beneficio di iuspatronato della famiglia Stricaglioli attualmente degli eredi di Ippolita e Laura Longobucchi. “Sine altare, et cappella tit. S. Jois Bap.tae, Rector ad praesens Fran.cus Arrigo. Onera missarum duae per hebdomadam”. (AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama, 1699, f. 31r).

[xxxii] AVC, Acta della visita del vescovo Anselmus De La Pena, 1720, f. 40v.

[xxxiii] “Bona Beneficii tit. S. Jo(ann)is Baptistae. Stabilia. Una Gabelluccia nel territorio detto Lo passo vecchio conf.e le terre d’Armerì del Monte de Maritaggi di Mazzulla, et la Gabella d.a S. Stefano della fam.a Petrolillo. In g(ra)no salme sette. In denaro doc.ti quindici.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini A. D. 1699 Confectae, f. 148v.

Il beneficio sotto il titolo di “S. Gio. Battista” della famiglia “Stricagniolo”, al presente del canonico rettore, beneficiato D. Matteo Arrighi, possiede: Un territorio detto Armerì Piccolo, di capacità tomolate 30, chiamato volgarmente il vignale di D. Matteo, confine Passo Vecchio, ed Armerì, situato d’annua rendita effettiva ducati 19, oncie 63 1/3. ASN. Catasto Onciario Cotrone 1743, Vol. 6955, f. 229v.

[xxxiv] 9 novembre 1622. Il capitano della Città abita “iuxta Domos et Cortile ep(iscopa)le domum Regiae Dohanae Rebellinum S.ti Jo(ann)is in Parochia S.ti Petri”. ASCZ, Not. Protentino J. A., anno 1622, f. 128v.

[xxxv] 22 maggio 1631. “Se trovò morto nella cappella di S. Giovanni delli carcerati mano di ferro di messina.” AVC, Libro dei morti.

[xxxvi] “Berardo de leandro de Cotroni p(rede)tto, tiene in detta Città una casa, e due poteghe, confine tre vie publice, e la Casa del’Ecc.a, che la possede Don Laurenzo vicino, lo Vescovado, n’have pagato, e pagha docati cinque l’anno, e dice haversela incensuata d’uno affittatore de Casa garofalo, però sene potrebbe ha(ve)re d’affitto docati diece l’anno, e più d. 5.0.0.” National Library of Malta, Volume AOM 6196, f. 52v.

[xxxvii] Pesavento A., Il palazzo dei Montalcini presso il palazzo vescovile, www.archiviostoricocrotone.it

[xxxviii] “D:n Gregorio Montalcini Nobile di q. Città d’an. 50”, “Possiede due Botteghe nella Piazza dove si vende la foglia in q.a Città solita affittarsi per an. d. 38 tutte e due, da q(ua)li dedotti il 4 per l’acconci, restano d. 28:50 che formano oncie 95”. Sopporta il peso nei confronti del “Baliaggio di S. Eufemia s.a le Botteghe della Piazza an. d. 6, oncie 20”. ASN, Catasto Onciario di Crotone 1743, Volume 6955, ff. 102-103v. “La Religgione di Malta, e per esso il Baliaggio di S: Eufemia, come Grancie del medesimo possiede in questa Città, e suo ristretto”, un “annuo Cenzo sopra le Botteghe di D. Gregorio Montalcini d’annui d. 6, oncie 20.” Ibidem, ff. f. 274v-275.

[xxxix] Anibale Montalcini, figlio del quondam Gregorio, “loca due Botteghe in Piazza d’an. r.a ded.o il q.o per l’acconci d. 20:50 o(nce) 68:10.” Catasto Onciario di Crotone 1793, f. 2. “La Religione di Malta, e per essa il di lui Baliagio di S. Eufemia, come Grancia della med.a”, possiede “un annuo cenzo Sopra la bottega del Sig.r Montalcini di r.a d. 6 o(nce) 20”. Catasto Onciario di Crotone 1793, f. 214v. “D. Annibale Montalcini, Nobile, e Padre onusto di anni 64”, “loca due botteghe in Piazza di an. r.a, ded.o il 4.o per acc.i d. 20:50, o(ncie) 68:10.” Sopporta “Al Baliagio di S. Eufemia an. ducati sei, o(ncie) 20.” Catasto Onciario di Crotone 1795, f. 7. La Religione di Malta, e per Esso il di lui Baliagio di S. Eufemia come Grancia della med.a”, possiede “Un annuo Censo sopra la bottega delli Sig.i Montalcini an. r.a d. 6, once 20.” Catasto Onciario di Crotone 1795, f. 227. Il “Baliaggio di S.a Eufemia, come Grancia della med.a”, possiede una “Un’annuo censo di d. 6 sopra le Botteghe di Montalcini, o(nce) 20.” Catasto Onciario di Crotone 1805, f. 181.

[xl] “Don Annibale Montalcino ducati 6 per una casa e due botteghe in Cotrone.” Gattini M., I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme nelle Provincie Meridionali d’Italia prima della caduta di Malta, Napoli 1928, p. 130.

[xli] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini A. D. 1699 Confectae, f. 17v.

[xlii] “Tertia demum satis parva ecclesia est sub titulo S. Joannis decollati antiquitus e conspectu publicarum carcerum, excitata p.q. nullus quidem habet redditus, sed tamen diebus dominicis, ac festis in ea commudum carceratorum celebratur missa ex elemosyna a piis fidelibus oblata”. Dalla Vis. Lim. Joseph Capocchiani, 18 aprile 1774, f. 353v.

[xliii] ASCZ, busta 1326, anno 1773, ff. 192-196.

[xliv] Catasto Onciario di Crotone 1793, f. 50v.

[xlv] Catasto Onciario di Crotone 1793, f. 116v.


Creato il 24 Febbraio 2025. Ultima modifica: 24 Febbraio 2025.

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