La Badia di Santa Maria dell’Isola di Tropea
L’abbazia benedettina di Montecassino, per poter estrarre via mare ed avere il controllo del traffico navale, già in età normanna ottenne alcuni porti ed approdi in Calabria, dove far confluire ed imbarcare i prodotti dei suoi numerosi fondi dell’entroterra.
Nel 1086 Sichelgaita, seconda moglie di Roberto “il Guiscardo”, donò all’abbazia il castello di Cetraro “cum toto portu suo” (Fabiani, II, 412) segue nel 1090 la concessione di “Santa Maria de Tropea” con tutti i suoi beni, da parte del figlio, il Duca Ruggero Borsa. Il 27 marzo 1097 Urbano II confermava al monastero di Montecassino ogni diritto, bene e privilegio e tra l’altro gli assegnava alcuni monasteri e celle in Calabria tra i quali: “S. Mariae Ancillarum Dei civitatis Cusentiae necnon cellas S. Anastasiae, S. Nicolai de Sallectano, S. Mariae de Tropea et S. Euphemiae ac Castrum Citrarii”. Seguono le conferme di Alessandro III all’abbate Rainaldo di Montecassino del 7 novembre 1159, di Innocenzo III all’abbate Rofrido del 25 luglio 1208 e di Onorio III all’abbate Stefano del 12 agosto 1216 (Russo, 213, sgg).
La “cella” di Santa Maria de Tropea in questi anni appare come una residenza monastica minore, centro economico del lontano monastero di Montecassino, dove una piccola comunità di religiosi sovrintende alla coltivazione dei fondi, all’acquisizione e immagazzinamento dei raccolti, alla riscossione delle tasse dai fittavoli, alla concessione in enfiteusi di piccoli terreni, al prestito del denaro ed alla esportazione dei cereali, secondo le direttive inviate dall’abate al preposito, o priore, del luogo.
La dipendenza della badia di Santa Maria di Tropea dal monastero benedettino di Montecassino è evidenziata in un pannello della prima valva della porta del monastero cassinese, fatta fondere dall’abate Desiderio e ingrandita nel 1123 dall’abate Oderisio II.
In essa sono incisi i possedimenti dell’abbazia. Nel X pannello si legge “CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS/ S. SOPHIA DE BENEVENTO CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS/ S.NICOLA CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS/ S. ANASTASIA DE CALABRIA CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS/ S. MARIA DE TROPEA CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS”.
L’appartenenza dell’abbazia calabrese al monastero di Montecassino fin dal periodo normanno è confermata anche in un diploma del 1137 dal re d’Italia Lotario III, dove sono elencati tutti i possessi. Tra questi figurano “ …in Calabria sancte Anastasie, sancte Marie in Tropea, sancti Nicholai in Saleciano, castrum Cetrar(i)e, sancti Petri et sancti Dimitrii in Ferulito, in Cossentia sancte Marie, sancti Petri, sancti Gregorii, sancti Nicholai, sancte Agat(h)e in Tarsia, sancti Martini in castro sancti Marci …” (Fabiani, II, 425).
Nel periodo svevo ed anche in seguito la badia di Santa Maria di Tropea, pur dipendendo dal monastero di Montecassino, del quale era una prepositura, godeva di una autonoma, anche se limitata, gestione economica. In segno di sudditanza verso la casa madre la comunità monastica pagava alla Camera Cassinese un annuo censo, che alla metà del sec. XIII era di dodici once d’argento (Fabiani, II, 438). Sempre all’inizio del Trecento, nel 1310, il prete Andrea Salernitano, procuratore delle chiese di Santa Anastasia di Nicotera e di S. Maria di Tropea, il reddito delle quali era valutato di 101 once, versò per la seconda decima un’oncia e due tarì (Russo, 2072).
La decadenza
Con la nomina degli abati commendatari e la gestione economica da parte dei loro procuratori, la vita monacale venne meno e l’abazia decadde, divenendo una semplice chiesa, detta anche romitorio.
Già un breve di Eugenio IV datato 8 dicembre 1440 e diretto a Sampano, procuratore della chiesa di Santa Maria di Tropea “seu de Insula”, gli ordina di recuperare i diritti ed i beni, che appartengono al monastero di Montecassino, facendo ricorso anche alla scomunica contro coloro che li detengono illegalmente (Russo, 10535).
Dello stesso tenore è un altro breve di Sisto IV, che su richiesta del commendatario, il cardinale Giovanni de Aragona, il 23 dicembre 1474 conferma ogni possesso, diritti e privilegi dell’abbazia di Montecassino, tra i quali la chiesa di S. Maria de Tropea. (Russo, 12267). In seguito l’abazia, o chiesa, con i suoi beni, la rendita annua della quale non eccedeva i 100 fiorini d’oro di camera, fu concessa in commenda ad Apollonio de Cordua (1498), quindi passò a Giovanni, cardinale sotto il titolo di S. Maria in Domnica (1501).
Seguirono altri commendatari, di solito cardinali o chierici residenti a Roma o Napoli. Il 6 ottobre 1625 Urbano VIII ordinava al vicario generale dell’arcivescovo di Reggio di immettere nel possesso della chiesa il chierico Melchiore de Salvo, chiesa che era vacante per libera cessione di Io. Filippo Rao. Nonostante i continui interventi papali divenne sempre più difficile recuperare i numerosi beni sottratti all’abbazia per la complicità tra i procuratori, quasi sempre del luogo, e la nobiltà locale (Russo, 29375 sgg.). Segno di questa continua azione di spoliazione sono i numerosi censi enfiteutici perpetui in grano ed in denaro, molti dei quali privi di qualsiasi atto valido di conferma.
La badia alla fine del Settecento
Alla fine del Settecento l’abbazia è ormai ridotta ad un romitaggio. Così la descriveranno i viaggiatori di passaggio: “Tropea … Ha una posizione meravigliosa sulla punta di un’alta rupe a picco sul mare … Un po’ più a nord vi sono un’isola grande, sulla quale pascolano alcune pecore, ed una piccola con un romitaggio sulla sommità in una posizione molto romantica …” (Swinburne H., Viaggio in calabria (1777-1778), Ursini E., pp. 179-180).
“Tropea, assisa sulle rocce tagliate a picco, con le strade o piuttosto gli scalini che sono scavati nella stessa roccia, per potervisi avvicinare. In faccia, e sul bordo del mare, è la roccia isolata in alto alla quale era il piccolo romitaggio”.(Valente G., La Calabria dell’abate Saint-non, p. 68).
“… ci cercarono un rifugio e ne trovarono uno comodo e convenevole, in un grande eremitaggio costruito sopra una roccia scoscesa collegata alla terra per mezzo di un ponte e che s’avanza nel mare come Pierre- Encise a Lione. La Cappella ci serviva da salone d’assemblea per ricevere coloro che venivano a visitarci …”. (De Non D.V., 1778).
La chiesa fino alla sua soppressione non fu mai soggetta ad alcuna diocesi e rimase sempre sotto la giurisdizione dei benedettini di Montecassino nonostante i continui tentativi dei vescovi di Tropea di assoggettarla. Sappiamo che il vescovo di Tropea Carlo Maranta (1657-1666) la visitò ma i benedettini si appellarono a Roma e vinsero la causa. (Sergio, Chronologica, 151).
La platea della badia di Santa Maria dell’Isola
Il 15 febbraio 1806 in Tropea Giuseppe Melagrani finiva di compilare la Platea della badia di Santa Maria dell’Isola, in quello stesso giorno Giuseppe Napoleone Bonaparte aveva preso possesso del Regno di Napoli a nome e come luogotenente generale del fratello Napoleone I imperatore. L’anno precedente era stato nominato vicario generale della Congregazione cassinese a Cetraro monsignor Costantino Castriota Scanderberg, che sarà confermato nella carica dal re Giuseppe Bonaparte anche dopo la soppressione dell’Abbazia di Montecassino avvenuta nel 1807. Costantino Castriota Scanderberg fu incaricato di verificare lo stato dei beni della badia di Santa Maria dell’Isola. Il suo intervento è evidente nelle note particolari inserite nella platea del Melagrani.
All’atto della soppressione tutte le proprietà dell’abbazia, comprendenti “terreni seminatori, annui canoni enfiteutici in danaro, ed in grano” risultavano affittati al solo padre Sebastiano Fulci di Tropea per annui ducati duecento settanta. Il contratto con il Fulci cessava nell’ottobre 1809.
Le terre di Santa Maria dell’Isola
L’abbazia possedeva terreni in Zambrone, Spilinga, Calciadi, Coccorino, Ioppolo, Comercone, Scrugli e Nicotera ed esigeva censi perpetui in grano bianco in Spilinga, Zaccanopoli, Fitili, Tropea, Comercone e Limbadi e censi perpetui in denaro a Tropea, Zambrone, Coccorino, Joppolo e Comercone. Tuttavia numerosi censi perpetui in grano ed in denaro “il Pad.e D. Sebastiano Furci dice di non potersino esigere per mancanza d’istrumenti che non ha la Badia”.
La badia conservava ancora vaste proprietà nei paesi attorno a Tropea, ma molte erano state le usurpazioni di terreni e censi, tanto che il vicario di Cetraro affermava che “sono moltissime le occupazioni fatte in danno di detta Abadia”. Sempre il vicario indicava come maggiore responsabile degli attentati alla proprietà dell’abbazia il procuratore della stessa Don Sebastiano Furci, del quale annotava i vari tentativi fatti per frodare le entrate e distogliere i beni.
In una nota è scritto: “Il Padre D. Sabatino Furci vuole far comparire il sud.o Fondo (S. Onofrio a Joppolo) ceduto ad annuo canone nel 1778 per istrumento di Notar Campesi da P(ad)re allora D. Francesco Pontoriero a Sisto Restuccia per ducati sette unitam(en)te agli altri censi siti in Joppolo. Questo preteso istrumento non ebbe mai effetto perché non fu rattificato dall’Abbate di Montecassino e Sisto Restuccia non prese mai possesso del d(ett)o fondo il quale si è posseduto e si possiede da detta Abazia che ne paga la buonatenenza”.
In un’altra: “Il Procuratore attuale di questa Badia D. Sebastiano Furci vuole far comparire l’affitto delle sudette dodici terre (“Camastria”, “Peramo”, “Rovano”, “S. Stefano” a Camerconi, “Coltura”, “Lenzi delli Prati”, “Olivarello”, “Scorzoni”, “Mustazzo”, “Filicola”, “Rizza” e “Cacciola” a Scrugli) per annui tumola sessanta grano bianco alla colma in persona de suoi fratelli Domenico e Giuseppe Furci in virtù d’obligo di Notar Onofrio Campesi di Tropea in data 13 Agosto 1796. Un tale obligo è fittizio perché li sudetti Domenico e Giuseppe Furci sono porzionari de sud.i fondi unitamente col loro fratello Francesco Furci, Gio . Falduti ed Antonio Gurfi, i quali hanno coltivato e tuttavia coltivano queste dodici terre sebbene tra loro divise e fin dall’anno 1780 si sono insieme obligati di pagare annui tumola settantacinque grano bianco alla colma che pagano in ogni fine di Agosto di ciascun anno”. Aggiunge: “Il Procuratore D. Sabatino Furci vuole far comparire l’affitto del sud.o Feudo (Feudo della Sina in territorio di Nicotera) per tumola 45 grano bianco alla colma in ogni due anni in persona de sopradetti fittuari con escludere la sua persona come per preteso obligo scritto dal Sacerdote D. Giuseppe Comerci, E’ vero che i sudetti fittuari pagano tumola 45 grano bianco in ogni due anni alla ragione di tumola cinque per ciascuno, ma l’intiero è tumola 50 perché una parte di d.o Feudo che viene ad essere la decima parte del med.o si coltiva per conto dell’istesso P.ne D. Sabatino Furci, il quale viene ratizato a pagare anche tumola 5 di grano bianco alla colma in ogni due anni secondo l’accordo fatto co’ medesimi fittuari”.
La descrizione dei beni
Giuseppe Melagrani, dopo aver affermato che i beni dell’abbazia erano in fitto a Sebastiano Fulci fino all’ottobre 1809, segnalava che erano soggette alla abbazia due chiese “in cui l’Abbate di Montecassino vi amministra la giurisdizione spirituale, e per esso il Vicario del Cedraro”. Aggiungeva che erano moltissime le occupazioni di beni fatte in danno dell’abbazia, però “Monsig.r Vicario Castriota dopo molte laboriose fatighe ne ha preso la traccia, avendo acquistato i lumi corrispondenti per la veridica”.
Nella città di Tropea l’abbazia possedeva solamente la “Penisola detta volgarmente l’Isola”. Essa confinava da levante e mezzogiorno coll’arena del mare e dall’altre parti col mare stesso. “La sua estensione è di tomolate una e due ottave. Vi esiste in detta Isola la chiesa sotto il titolo di S. Maria dell’Isola, unitamente alla quale vi sono nove camere che diconsi romitori, dietro le quali vi è l’orto dell’estensione di tumolate una. Vi esistono in dett’orto quantità di Fichi d’India, un piede di pero, un altro di fico di stato e diversi arboscelli fruttiferi di aumento per uso de romiti e del cappellano”. Sempre nei “soborghi” di detta città di Tropea vi era la chiesa sotto il titolo di S. Maria de’ Latini anche questa sotto la giurisdizione spirituale dell’abbate di Montecassino. Nonostante la presenza delle due chiese, nel territorio della città di Tropea l’abbazia non possedeva altri fondi oltre alla “Penisola”. Rimanevano tuttavia a ricordo di antiche proprietà i numerosi censi in denaro ed in grano, che gravavano i beni di molti nobili e massari della città, anche se di molti si erano persi i documenti, per poterli esigere.
Terreni
I terreni dell’abbazia erano situati nella fascia costiera tra Zambrone e Nicotera ed il monte Poro, “il quale è di una singolare struttura. Ne’ vari ordini di pianure una sopra l’altra. Quella che è nella cima è di una vasta estensione. Le sue terre sono pille. E’ coltivata in buona parte a frumenti, senz’alberi e con acque … Tropea è ben situata a’ piedi di un monte disposto a colline l’una sopra dell’altra, come abbiamo detto … Il territorio di Tropea è uno de’ meglio coltivati della Calabria, ciò nasce perché è tutto diffuso di piccioli casali … Le sue terre sono verso la montagna pille, al basso sono arenose, argillose, miste di queste dette e terre forti in poca quantità … La nobiltà affitta i suoi terreni… Il maggior prodotto del territorio è il grano … Il prodotto è di 5 a 6 per 1”.( Galanti, Viaggio, 169 sgg).
“Questo territorio di Tropea consiste in una piccola pianura assai poco distesa, elevata e dominata da alte montagne; essa è, del resto, coltivatissima e fertilissima: ruscelli vi irrigano gradevoli giardini, piantati a limoni ed aranci, di cui gli abitanti fanno essenze che portano in Francia; vendono anche tappeti e coperte fatti col cotone che coltivano e lavorano essi stessi; industrie ed attività ben rare nei due reami di Napoli e di Sicilia” (Valente, cit., 68).
L’abbazia possedeva 37 fondi per un totale di circa 250 tomolate. (circa 7 tomolate per terreno). I fondi erano situati a Zambrone: (1 terreno) Coltura (tom. 70); S. Nicolò : (1 terreno) S. Aricomo seu lenza dell’Isola (tom. 1 e 82); Spilinga: (8 terreni) Crocevia ( tom. 10), Altra Crocevia (tom. 2 4/8), Fossa degli Schiavi (tom. 3 4/8), Fossa della Chiusa (tom. 2 4/8), Prato (tom. 3 4/8), Fossa della Ficara ( tom. 7/8), Gelso (tom. 3/8), Altro Gelso (tom. 2 4/8); Ioppolo: (1 terreno) S. Onofrio (tom. 2 4/8); Comercone: (4 terreni) Camastria ( tom. 4), Peramo (tom. 4), Rovano (tom. 3), S. Stefano (tom. 1 2/8); Calciadi: (8 terreni) Bordonari (tom. 2 2/8), Altro Bordonari (tom. 5), Altro Bordonari seu le Crete (tom. 1 2/8), Grotta (tom. 1 2/8), Lenza Longa (tom. 11), Gotamarella (tom. 1), Mandaradoni ( tom. 7/8), Cropanio (tom. 4/8); Coccorino: (5 terreni) Piraino (tom. 1 4/8), Peppe Addisi (tom. 1 1/8), Olivarello (tom. 3/8), Scarricatone (tom. 4/8), S. Priale (tom. 1 4/8); Scrugli: ( 8 terreni) Coltura (tom. 27), Lenza delli Prati (tom. 2), Olivarello (tom. 1), Scorzoni (tom. 1 4/8), Mustazzo (tom. 1 2/8), Filicola (tom. 1 4/8), Rizza (tom. 1), Caggiola ( tom. 1 4/8) e Nicotera: (1 terreno) Feudo della Sina (tom. 80).
L’estensione dei fondi era in ordine decrescente a Nicotera (tom. 80, 32%), Zambrone (tom. 70, 28%), Scrugli (tom. 32, 12%), Spilinga (tom. 25 6/8, 10%), Calciadi (tom. 23 2/8, 9%), Comercone (tom. 12 2/8, 5%), Coccorino (tom. 5, 2%), Ioppolo (tom. 2 4/8, 1%) e S. Nicolò (tom. 1 e 82, 1%).
Nella maggior parte si trattava di piccoli fondi coltivati quasi sempre a grano; infatti 32 fondi sui 37 complessivi cioè l’86% aveva una estensione inferiore alle 5 tomolate e di questi 20 fondi (54%) erano inferiori a 2 tomolate.
La natura dei terreni
I terreni sono descritti come piani, semipiani, parte piani e parte costerosi, costerosi e parte piano e parte montuoso. Quasi tutti confinavano con la via pubblica e con un “fiume” o un “vallone corrente”. A seconda della loro natura erano coltivati a grano bianco, a grano mischio e ad avena. Pochi gli alberi da frutto segnalati: un piede di pero (S. Aricomo), due piedi di mandorle e tre di zinzorli (S. Onofrio), due piedi di quercia (Peramo), quattro piedi di quercia (Olivarello), un piede di pero selvagio ( Scorzoni) e nell’orto della Penisola o Isola dei fichi d’India, un pero, un fico ed alcuni alberelli da frutto.
I terreni piani dell’estensione di circa 30 tomolate (12%) sono situati in territorio di S.Nicolò (S. Aricomo), Spilinga (Fossa degli Schiavi, prato, Fosso della Ficara, Gelso), Calciadi (Altro Bordonari, Altro Bordonari, Grotta, Gotomarella e Cropanio), Comercone (Camastria, Peramo, Rovano e S. Stefano) e Scrugli (Coltura, Lenza delli Prati, Olivarello, Mustazzo e Filicola). Essi sono coltivati a grano bianco.
I terreni semipiani di circa 20 tomolate (8%) sono a Spilinga (Altra Crocevia, e Fossa della Chiusa), Coccorino (Pirajno, Peppe Addisi, Olivarello e S. Priale), Ioppolo (S. Onofrio) e Scrugli (Scorzoni, Rizza e Caggiola). Essi sono adatti a grano bianco.
I terreni parte piani e parte costerosi di circa 120 tomolate (49%) sono situati in territorio di Calciadi (Bordonari, Lenza Longa e Mandaradoni), Spilinga (Crocevia ) e Nicotera (Feudo di Sina); La parte piana è atta a grano bianco, mentre quella “costerosa” a grano mischio e ad avena.
Un “sito costeroso ed il terreno ingrato” di 4/8 di tomolata è situato a Coccorino (Scaricatore) mentre a Spilinga si trova il terreno “costeroso” di Gelso di tom. 2 4/8. Essi sono coltivati a grano mischio (2%).
C’è poi un terreno parte piano e parte montuoso di 70 tomolate (29%) a Zambrone (coltura), che è atto a grano bianco.
I tre territori più estesi (il “feudo della Sina” in territorio di Nicotera, “Colture” in territorio di Zambrone e “Coltura” in territorio di Scrugli) da soli coprivano un’estensione di 177 tomolate pari al 70% del totale delle terre in possesso dell’abbazia.
Gli affittuari
Pochi nobili e massari tengono in fitto da molti anni i terreni della abbazia. Terreni che in alcuni casi passano di padre in figlio. Di alcuni poi non esiste alcun contratto. Il massaro Gio. di Grillo di Zambrone ha in fitto il terreno “Colture” di tomolate 70 (1/3 del totale) per annui ducati 60 fin “da anni 20 addietro”; l’obbligo fu poi rinnovato nel 1791. Il piccolo fondo S. Aricomo seu lenza dell’Isola di una tomolata e due ottave situato a S. Nicolò è affittato a Giacomo Laria di S. Nicolò fin dal 1784 e paga due tumolate di grano bianco all’anno. Sedici fondi (1/5 delle terre) situati a Spilinga e Calciadi, quasi tutti piccoli fondi, che fin dal 1760 erano stati affittati per 44 tomoli di grano bianco alla colma al massaro Francesco Miceli di Spilinga, nel 1780 passarono al figlio il massaro Domenico Miceli per gli stessi 44 tomoli, che paga a fine agosto.
Il mag.co Biagio Vecchio di Coccorino ha in fitto “senza obligo” fin dal 1780 cinque terre a Coccorino e Antonio Comerci di Ioppolo “da molti anni senza obligo” ha in fitto il fondo S. Onofrio di Ioppolo.
Altre dodici terre situate a Comercone, Rovano e Scrugli per circa 42 tomolate (1/5 del totale) sono affittate per annui tomoli 60 di grano bianco alla colma ai fratelli del procuratore ed a Gio. Falduti e Antonio Gurzi. Il procuratore Sabatino Furci e altri nove massari hanno in fitto dal 1795 il feudo della Sina di tomolate 80 (1/3 del totale) per 50 tomolate di grano ogni due anni. Il feudo è situato a Nicotera.
Due soli fondi erano con pagamento in denaro: “Coltura” di tomolate 70 situato a Zambrone pagava annualmente ducati 60 annui e “S. Onofrio” di Ioppolo di tomolate 2 ducati 13.
Il primo è descritto come un terreno situato vicino ad un “fiume corrente” in un luogo “ parte piano e parte montuoso” ed era in fitto alla stessa persona da più di trenta anni. Il secondo ,“S. Onofrio”, era in un luogo “semipiano” ed in esso vi erano “due piedi di mardole di state e tre di zinzorli”; secondo il procuratore anche questo fondo era affittato alla stessa persona da molti anni.
Censi
I censi perpetui in grano ed in denaro rappresentavano una importante entrata dell’abbazia. Essi riguardavano piccoli prestiti in denaro o la concessione di piccoli terreni, dati previo il pagamento di un censo annuo infisso sui beni del beneficiario o sul terreno concesso.
Nel passato infatti l’abate aveva concesso prestiti in grano e piccoli terreni in enfiteusi a nobili ed a coloni del luogo e dei paesi, dove erano situati i possedimenti, per compensarli e tenerli come fidati alleati. Col tempo i documenti originali, che riguardavano molte di queste concessioni andarono perduti, o meglio furono sottratti o distrutti, così i censi che gravavano molte di queste terre pur descritti nella platea “non si possono esiggere per mancanza degl’istromenti che non ha la Badia” e molti piccoli terreni a suo tempo concessi in enfiteusi risulteranno alienati.
Su 74 censi perpetui ben 52 (70%) non sono più esigibili, specie se passati agli eredi, segno evidente della complicità tra i procuratori del monastero ed i nobili ed i massari del luogo. I censi perpetui in grano bianco esigibili erano n. 6: Spilinga (4), Zaccanopoli (1), Fitili (1) per un’entrata annua di tomolate 8 di grano bianco ma i censi perpetui in grano bianco che il Padre D. Sebastiano Furci dice che “non si possono esiggere per mancanza degl’istromenti che non ha la Badia” era quasi il doppio (11): Tropea (7), Comercone (2), Limbadi (2) ed il triplo dovevano essere le entrate (tomolate 36 di grano bianco), segno evidente che erano scomparsi i documenti riguardanti i censi di entità maggiore.
L’abbazia dovrebbe incamerare 44 tomolate di grano ma per mancanza di documenti validi ne esige solo 8, cioè il 18% del totale. In evidenza sono i censi in grano bianco che non si esigono, che riguardano la città di Tropea, che da soli rappresentano l’86% e dimostrano la complicità dei procuratori con la nobiltà della città. I censi perpetui in denaro sono 57 per un’entrata annua di 47 ducati 8 carlini e 9 grana, tuttavia 41 di questi (circa il 70%) l’abbazia non riesce a riscuoterli. Su un totale di grana 4789 annui, l’abbazia incamera solamente grana 529, cioè l’11%.
Censi perpetui in denaro (16): Tropea (5), Zambrone (4), Coccorino (3), Ioppolo (3), Comercone (1).
Censi perpetui in denaro che il padre D. Sebastiano Furci dice di “non potersino esigere per mancanza d’istromenti” (41): Tropea (14), Zambrone (6), Coccorino (1), Comercone (13), Nicotera (7).
Su un totale di 74 censi perpetui, i censi perpetui in grano sono 17 (23%), in denaro 57 (77%); su 74 censi 22 risultano esigibili (30%) e 52 non esigibili (70%). In particolare sia dei censi in grano bianco che di quelli in denaro solo 1/3 sono esigibili.
I 16 censi perpetui in denaro esigibili ammontano ad un totale di grana 529 (grana 33 in media a censo) mentre i 41 censi perpetui in denaro non più esigibili ammontano ad un totale di 4260 grana (grana 104 in media a censo). Anche in questo caso la badia ha perso i censi più importanti.
I censuari
Pagano i censi perpetui in grano bianco a Spilinga la chiesa parrocchiale, Cesare Petrarca, Antonio Pontonere e Domenico Corsaro; a Zaccanopoli Paolo Mazzeo, Caterina Calzone e Sabatino Mamone ed a Fitili la chiesa parrocchiale di S. Girolamo.
Non pagano i censi perpetui in grano bianco molti nobili di Tropea (D. Giuseppe Tranfo, D. Domenico Pelliccia, D. Rosa Tranfo, Alessandro Mazzitelli, D. Mario Fazzari, D. Aloisio Fazzari e gli eredi di Domenico Massara) ed alcuni massari di Comercone (Francesco Furci e Domenico Lamanna) e di Limbadi (Carlo Vinci e Domenico Contartesi).
Pagano i censi perpetui in denaro a Tropea (Monastero di S. Chiara, Convento di S. Francesco d’Assisi, Il Capitolo, gli eredi del mag.co Giuseppantonio Campesi e D. Nicola Tocco), a Zambrone (Sebastiano Furci, Gennaro Collia, Vincenzo …) a Coccorino (Caterina Zappia, Domenico Corsaro e Franco e Serafino Zappia), a Ioppolo (l’arciprete D. Fran.co del Vecchio, Antonio Restuccia, il mag.co Sisto del Vecchio)e a Comercone (Giacobbe Barbalace).
Come per i censi perpetui in grano non esigibili così è per quelli in denaro non esigibili a Tropea sono soprattutto i nobili che non pagano (Collegio di Padri Gesuiti, Eredi Teofilo Galluppi, Eredi Antonio Trabucco, Pandolfo Tocco, D. Gio. Battista de Settis, Eredi D. Paolo Bracco Mottolo, Er. D. Adamo Fazzari, Er. D. Orazio Pelliccia, D. Cesare Taccone, Er. Domenico Blasi, Er. Marcello Tripodi, Antonio Pietropaolo, D. Gaetano Ippoletti, D. Filiberto Mottola), Coccorino (Er. D.Paolo Mattopappa), Comercone (D. Paolo Adilardi, Mercurio Zappia, Fran.co Furci, Andrea Mazzicello, Fran.co Gagliano, Fran.co Barbalace, Dom.co Zappia, Dolcezza Carulla, Giuseppe Tocco, Matteo Pelicano, Emmanuele Nicolino, Giuseppe Gagliano, Dom.co Gagliano), Nicotera (Monastero S. Chiara, Dom.co Comerci, Nicolina Lamanna, Dom.co Pannace, Leonardo Moja, Giuseppe Schimio, Bastiano Pansetta e Domenico Pannace).
Entrate e pesi dell’abbazia
Dall’affitto delle terre l’abbazia ricavava ogni anno ducati 73 e tomolate 150 di grano bianco alla colma. A queste bisogna aggiungere le entrate provenienti dai censi perpetui in grano bianco, che assommano a tomolate 8, e quelle dai censi perpetui in denaro, che sono 5 ducati 1 tari e 9 grana. Il tutto fa ducati 78 -1-9 e tomolate di grano 158.
Le uscite riguardavano fiscali, tabacco, decima, aumento dei pedoni, testa di grano ad oncia, che per i beni in territorio di Tropea assommavano a Duc. 41-2-9 e per quelli nei tenimenti di Coccorino e di Nicotera Duc. 96-3-0. A questi pesi c’era poi da aggiungere ducati 20 per le messe, “più per dritto di esigenza al proc.re ed altre spese si paga il 10 per 100”. Vi era poi un censo passivo perpetuo di carlini cinque alla “Comonia di Nicotera”.
Proprietari di terre
Ai confini delle terre dell’abbazia ci sono i proprietari terrieri della zona, che si contendono e si spartiranno le terre abaziali ed ecclesiastiche. Tra gli enti ecclesiastici di Tropea sono ricordati il Seminario ed il Capitolo della Cattedrale, che possiedono terre a Spilinga e la chiesa parrocchiale di S. Giacomo, che ha terreni a Calciadi. La chiesa parrocchiale di Comercone possiede terreni a Nicotera. Il conte di Nicotera possiede terreni a Scrugli.
Vi è poi la “comunia” di Nicotera che ha terreni a Scrugli e a Comercone. Tra i proprietari sono ricordati Nunciato Varvere (Zambrone), Duca di Sirignano (S. Nicolò), D. Girolamo Pugliese, il massaro Francesco Miceli, la cappella del Purgatorio , Andrea Orlando, D. Nicola Toraldo di Carlo, la parrocchiale, Francesco Martirano, Pasquale de Bartolis, Antonio Caputo (Spilinga), Antonio Comerci, Domenico Macrì, Antonino d’Adilardi, N.r Michele Massara, Sig. Giuseppe Domenico Adilardi, Francesco Antonio Adilardi (Scrugli), Pietro Massara e conte di Nicotera (Nicotera), Mag.co Cristofaro Adamo di Bratirò, Francesco Petrarca di Domenico, Domenico Cocavati,Domenico Lattero, Domenico Caccianti, Michele Mumuli, D.a Teresa Cesario, massaro Pasquale Matteo, Francesco Miceli, Cosmo Saccomanno, Giuseppe Pontorieri (Calciadi), Mag.co Sisto del Vecchio, Sabatino Comerci (Ioppolo), Pasquale Pellino, Barone di Coccorino, arciprete D. Michele Mottapappa, Francesco Casucelli, Francesco Zivarto, Marchese dell’Amato, Nicola Fiaschi, Domenico Vittore, Er. Antonio Messina, Giuseppe Fiaschi (Coccorino), N.r Michele Massara di Limbadi, Massaro Guizi (Comercone).
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“Stato de’ Beni, che possiede il Monistero di Montecasino in Calabria Ul.a
Badia di Tropea sotto il Titolo di S. Maria dell’Isola
Terreni seminatorj, annuii canoni enfiteutici in danaro, ed in grano affittati a Sebastiano Fulci di Tropea per annui Ducati Duecento Settanta. Spira l’affitto in Ottobre 1809 – Duc. 270.
Si avverte che in detta Badia esistono due Chiese in cui l’Abbate di Montecasino vi amministra la giurisdizione Spirituale, e per esso il Vicario del Cedraro, sono moltissime le occupazioni fatte in danno di detta abadia. Monsig.r Vicario Castriota dopo molte laboriose fatighe ne ha preso la Traccia, avendo acquistato i lumi corrispondenti per la veridica.
Tropea
Beni e rendite della badia di S. Maria dell’Isola appartenente a Benedettini di Montecasino
Tropea. Penisola detta volgarmente l’Isola. Confina da levante e mezzogiorno coll’arena del Mare e dall’altre parti col mare stesso. La sua estenzione è tomolata una , e due ottave. Vi esiste in detta Isola la Chiesa sotto il titolo di S. Maria dell’Isola, unitam.te alla quale vi sono nove camere che diconsi romitorj , dietro le quali vi è l’orto dell’estenzione di Tum.ta una. Vi esistono in dett’orto quantita di Fichi d’India, un piede di Pero, un altro di Fico di stato, e diversi arboscelli fruttiferi di aumento per uso de’ Romiti e del Cappellano.
Altra Chiesa sotto il titolo di S. Maria de’ Latini esiste ne soborghi di detta Città.
Zambrone.
Coltura. Confina da Levante e mezzogiorno colla strada publica; da ponente co’ beni di Nunciato Varvere e da Tramontana col fiume corrente.
La sua estensione è tumolate settanta. Il sito è parte piano e parte montuoso. Il terreno è atto a grano bianco. Sta affittata al massaro Gio. di Grillo di Zambrone fin da anni 20 addietro per annui docati sessanta con aver rinnovato l’obligo nel 1791 per mano di Gio. Polito di Tropea per lo stesso annuo affitto di ducati 60.
S. Nicolò
S. Aricomo seu lenza dell’Isola. Confina da tutt’i lati co’ Beni del Duca di Sirignano. La sua estenzione è tumolate una, ed ottave due. Il terreno è atto a grano bianco. Vi esiste un piede di pero di state. Sta affittato fin dall’anno 1784 a Giacomo Laria di S. Nicolo per annui tumolate due grano bianco alla colma.
Spilinga
Crocevia. Confina da Levante co’ beni del Duca di Sirignano, da nezzogiorno e ponente colla via publica e da Tramontana co’ beni di D. Girolamo Pugliese. La sua estenzione è tum.te dieci delle quali tum.te cinque, sono atte a grano bianco e tum.te cinque a grano mischio.
Altra Crocevia. Confina da Levante e Mezzogiorno co’ beni del Massaro Francesco Micieli, e dagli altri lati colla via publica. La sua estenzione è tumolate due ed ottave quattro. Il terreno è atto a grano bianco ed il sito è semipiano.
Fossa degli Schiavi. Confina da Levante colla via publica, da mezzogiorno co’ beni della Cappella del Purgatorio di Spilinga, da Ponente e Tramontana co’ beni di Andrea Orlando. La sua estenzione è tumolate tre, e quattr’ottave. Il sito è piano, ed il Terreno è atto a grano bianco.
Fossa della Chiusa. Confina da levante colla via publica, da mezzogiorno… da Ponente co’beni del Massaro Francesco Micieli e da Tramontana colla via publica. La sua estenzione è tumolate due e quattr’ottave. Il terreno è atto a grano bianco ed il sito è semipiano.
Prato. Confina da levante co’ beni del Seminario di Tropea da mezzogiorno e Pon.te co’ beni di D. Nicola Toraldi di Carlo, e da Tramontana colla via publica. La sua estenzione è tum.te tre e 4 ottave. Il sito è piano ed il Terreno è atto a grano bianco.
Fossa della Ficara. Confina da levante co’ beni della Parocchia di Spilinga da mezzogiorno col fiume cor.te da Pon.te co’ beni del Capitolo di Tropea e da Tramontana co’ beni di Fran.co Martirano. La sua estenzione è sette ottave, il sito è piano ed il terreno è atto a grano bianco.
Gelso.Confina da Levante co’ beni del Semin.o di Tropea e dagli altri lati con d. Pasquale de Bartolis. L’estenzione è 3 ottave. Il sito è piano ed il ter.o atto a grano bianco.
Altro Gelso. Confina da Levante e Mezzogiorno colla via publica e dagli altri Lati co’ Beni di Antonio Cimato dico Antonio Caputo. La sua estenzione è tum.te due e quattr’ottave. Il terreno è atto a grano mischio.
Calciadi
Bordonari. Confina da Levante co’ beni del Mag.co Cristofaro Adamo di Bratterò, da mezzogiorno e Pon.te colla via publica e da tramontana co’ beni della Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo di Tropea. La sua estenzione è tum.ta una e due ottave. Il sito è parte piano, e parte costeroso ed il terreno atto a grano bianco.
Altro Bordonari. Confina da Levante e mezzogiorno colla via publica, da Pon.te e Tramontana co’ beni di Francesco Petrarca di Dom.o. La sua estenzione è tum.te cinque . Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Altro Bordonari seu le Crete. Confina da levante e mezzogiorno colla via publica, da Ponente co’ beni di Domenico Cocevati e da Tramontana co’ beni di Domenico Lattaro. La sua estenzione è tum.ta una e due ottave. Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Grotta. Confina da Levante colla via publica, da Mezzogiorno col fiume cor.te , da Ponente co’ beni di Domenico Caccianti e da tramontana colla via publica. La sua estenzione è tumolata una e due ottave. Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Lenza Longa. Confina da Levante co’ beni di Michele Mumuli , da Mezzogiorno co’ beni di D.a Teresa Cesario , da Ponente co’ beni di Massaro Pasquale Matteo e da Tramontana co’ beni di Fran.co Miceli. La sua estenzione è tumolate undici, tra i quali quattro tumolate site in piano sono a grano bianco ,e tumolate sette costerose a grano mischio.
Gotamarella. Confina da levante col fiume cor.te e dagli altri lati colla via publica. La sua estenzione è tum.ta una. Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Mandaradoni. Confina da Levante e Mezzogiorno co’ beni di Cosmo Saccomanno, e da Pon.te e Tramontana colla via publica. La sua estenzione è sette ottave. Il sito è parte piano e parte costeroso ed il terreno atto a grano bianco.
Cropanio. Confina da levante co’ beni del Mag.co Giuseppe Mastrilli da Mezzogiorno co’ beni di Giuseppe Pontorieri da Pon.te e Tramontana colla via publica. La sua estensione è di quattrottave. Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Tutti li riferiti sedici fondi stavano affittati fin dall’anno 1760 per annui tumola quarantaquattro grano bianco alla colma al Massaro Francesco Miceli di Spilinga, il quale poi nell’anno 1780 li cedè al suo Figlio Massaro Domenico Miceli per lo stesso annuo fitto di tum. 44 grano bianco alla colma che paga in ogni fine agosto.
Coccorino
Pirajno. Confina da levante co’ beni di Pasquale Pellino da mezzogiorno co’ beni della baronal corte di Coccorino, da Pon.te co’ beni del Rev.do Arciprete D. Michele Mottopappa e da Tramontana co’ beni di Francesco Casuscelli. La sua estenz.ne è tumolate una e quattrottave. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano bianco.
Peppe Addisi. Confina da Levante e Mezzogiorno co’ beni della baronal corte di Coccorino, da Ponente co’ beni di Fran.co Zivarto e da Tramontana col vallone cor.te. la sua estenzione è tumolata una, ed ottava una. Il sito è semipiano ed il terreno è costeroso atto a grano bianco.
Olivarello. Confina da levante co’beni del Marchese dell’Amato, da Mezzogiorno colla via publica, da Ponente co’ beni della Baronal corte di Coccorino e da tramontana co. Beni di Nicola Fiaschi. La sua estenzione è tre ottave, il sito semipiano ed atto a grano bianco.
Scaricatone. Confina da Levante e mezzogiorno colla via publica da Ponente e Tramontana co’ beni di Domenico Vittone . La sua estenzione è quattr’ottave. Il sito è costeroso, ed il terreno ingrato.
S. Priale. Confina da Levante co’ beni degli Eredi di Antonio Messina, da Mezzogiorno co’ beni di Giuseppe Fiasche, da Ponente co’ la via publica e da Tramontana co’ beni della Baronal corte di Coccorino. La sua estenzione è tomolata una e quattr’ottave. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano bianco.
Le menzionate cinque terre sono affittate fin dal 1780 al Mag.co Biagio Vecchio di Coccorino senza obligo per annui tumoli quattro grano bianco alla colma.
Joppolo
S. Onofrio. Confina da Levante e mezzogiorno co’ beni del Mag.co Sisto del Vecchio , da Ponente e Tramontana co’ beni di Sabatino Comerci. La sua estenzione è tum.te 2 4/8. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano bianco. Esistono nel med.o due piedi di mandorle di stato e tre di zinzorli. Sta affittato da molti anni ad Antonio Comerci di d.o luogo senza obligo per annui ducati 13 li quali paga ed ha pagato sempre in ogni Agosto.
Nota.
Il Padre D. Sabatino Furci vuole far comparire il sud.o Fondo ceduto ad annuo canone nel 1778 per istrumento di Notar Campesi da P.re allora D. Francesco Pontoriero a Sisto Restuccia per ducati sette unitam.te agli altri cenzi siti in Joppolo. Questo preteso istrum.to non ebbe mai effetto perché non fu rattificato dall’Abbate di Montecasino e Sisto Restuccia non prese mai possesso del d.o fondo il quale si è posseduto e si possiede da detta Abazia che ne paga la buonatenenza.
Comercone
Camatria. Confina da levante col fiume cor.te, da mezzogiorno co’ beni della comonia di Nicotera e dagli altri lati colla via publica. La sua estensione è tumolate quattro, il sito è piano, ed il terreno atto a grano bianco.
Peramo. Confina da Levante co’ Beni di N.r Michele Massara di Limbadi da Ponente ed altri lati colla via publica. La sua estenzione e tumolate quattro. Il sito è piano ed il Terreno atto a grano bianco: vi esistono due piedi di quercia limiti.
Rovano. Confina da Levante col fiume corrente da mezzogiorno co’ beni di N.r Michele Massara di Limbadi, da Pon.te e Tramontana co’ beni del Massaro Antonio Guizi di Comercone. La sua estenzione è tumolate tre. Il sito è piano, ed il terreno atto a grano bianco.
S. Stefano. Confina da levante col fiume cor.te , da Mezzogiorno co’ beni della Comonia di Nicotera, da Pon.te e Tramontana colla via publica. La sua estenzione è tumolata una e due ottave, il sito è piano ed il terreno è atto al grano bianco.
Scrugli
Coltura. Confina da Levante e Mezzogiorno col Fiume corrente e Tramontana colla via publica. La sua estenzione è tumolate ventisette, il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Lenza delli Prati. Confina da Levante col fiume corrente, da mezzo giorno co’ beni di Antonio Comerci, da Ponente co’ beni di Domenico macri, e da Tramontana colla via publica. La sua estenzione è tumolate due. Il sito è piano ed il terreno è atto a grano bianco.
Olivarello. Confina da levante co’ beni della Comonia di Nicotera, da Mezzogiorno co’ beni di Antonino d’adilardi, da Ponente co’ beni della Contea di Nicotera, e da Tramontana co’ beni di Antonio Guizi. La sua estenzione è tumolata una , il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco , vi esistono quattro piedi di quercia limiti.
Scorzoni. Confina da Levante co’ beni della Comonia di Nicotera e dagli altri lati co’ beni di N.r Michele Massara. La sua estenzione è tumolata una e quattr’ottave. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano bianco. Esiste nel medesimo un piede di pero selvagio.
Mustazzo. Confina da Levante e Mezzo giorno co’ beni di Antonio Comerci e via publica, da Ponente co’ beni del Sig. Giuseppe Domenico Adilardi e da Tramontana co’ beni di Domenico Macrì. La sua estenzione è tumolata una e due ottave. Il sito è piano ed il terreno atto a grano bianco.
Filicola. Confina da levante e Mezzogiorno co’ beni di Antonio Comerci, da Ponente e Tramontana co’ beni di D. Giuseppe Domenico Adilardi. La sua estenzione è tumolata una e quattr’ottave. Il sito è piano ed il terreno atto a grano mischio.
Rizza. Confina da levante colla via publica, da Mezzogiorno co’ beni di Antonio Comerce, da Ponente e tramontana col fiume corrente. La sua estenzione è tumolata una. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano mischio.
Caggiola. Confina da levante co’ beni della Comonia di Nicotera, da mezzogiorno co’ beni di D. Francesco Antonio Adilardi, da Ponente e tramontana col fiume corrente . La sua estenzione è tumolata una e quattr’ottave. Il sito è semipiano ed il terreno atto a grano bianco.
Le sudette dodici terre sono affittate al Mag.co Antonio Garzi di Comercone, Massari Giovanni Faldulo, Domenico Giuseppe e Francesco Furci di Caroneti ad annui tum. Settatacinque di grano bianco alla colma come per l’obligo dell’anno 1780 stipolato da Notar Gio. Polito di Tropea.
Nota.
Il Procuratore attuale di questa Badia D. Sebastiano Furci vuole far comparire l’affitto delle sudette dodici terre per annui tumola sessanta grano bianco alla colma in persona de suoi fratelli Domenico e Giuseppe Furci in virtù d’obligo di Notar Onofrio Campesi di Tropea in data 13 Agosto 1796. Un tale obligo è fittizio perché li sudetti Domenico e Giuseppe Furci sono porzionari de sud.i fondi unitamente col loro fratello Francesco Furci, Gio . Falduti ed Antonio Gurfi, i quali hanno coltivato e tuttavia coltivano queste dodici terre sebbene tra loro divise e fin dall’anno 1780 si sono insieme obligati di pagare annui tumola settantacinque grano bianco alla colma che pagano in ogni fine di Agosto di ciascun anno”.
Nicotera
Feudo della Sina. Confina da levante co’ beni di Pietro Massara , da Mezzogiorno e Ponente co’ beni della Comital corte di Nicotera e da Tramontana co’ beni della Chiesa parrocchiale di Comercone e via publica. La sua estenzione è tumolate ottanta. Il sito è parte piano e parte costeroso, ed il terreno parte è atto a grano bianco, parte è zolla atta ad avena, sta fittato all’istesso Procuratore D. Sabatino Furci, a Carmine Culave, Francesco Zungri, Gennaro Giuliano, Domenico Saccomanno, Domenico Famà, Nicola Giuliano, Serafino Culave , Giuseppe Gurzi di Pasquale di Caroneti e Domenico Maccarrone di Coccorino per anni quattro principiati da 7bre 1795 e finiendi in agosto 1799 per tumola cinquanta grano bianco alla colma in ogni due anni, da fare il primo pagamento in agosto venturo 1797 senz’obligo.
Nota.
Il Procuratore D. Sabatino Furci vuole far comparire l’affitto del sud.o Feudo per tumola 45 grano bianco alla colma in ogni due anni in persona de sopradetti fittuari con escludere la sua persona come per preteso obligo scritto dal Sacerdote D. Giuseppe Comerci, E’ vero che i sudetti fittuari pagano tumola 45 grano bianco in ogni due anni alla ragione di tumola cinque per ciascuno, ma l’intiero è tumola 50 perché una parte di d.o Feudo che viene ad essere la decima parte del med.o si coltiva per conto dell’istesso P.ne D. Sabatino Furci, il quale viene ratizato a pagare anche tumola 5 di grano bianco alla colma in ogni due anni secondo l’accordo fatto co’ medesimi fittuari
Cenzi perpetui in grano bianco
Spilinga
Chiesa parrocchiale sopra i suoi beni c. p. d. tumolo uno e due ottave alla colma.
Cesare Petrarca sopra i suoi beni c.p. di ottave sei a colma.
Antonio Pontonero sopra i suoi beni c.p. di tumolo uno e quattr’ottave a colmo.
Domenico Corsaro sopra i suoi beni c.p. di tum. Due e quattrottave a colma ( oggi paga Fran.co Calello di Spilinga)
Zaccanopoli
Paolo Matteo di Sabatino erede di Dom.o Crione, Caterina Calzona e Sabatino Mamone sopra i loro beni c.p.di tum. Due.
Fitili
Chiesa parrocchiale sotto il titolo di S. Girolamo sopra i suoi beni c.p. di ottave quattro a colmo.
Cenzi perpetui in grano bianco che il P.ne D. Sebastiano Furci dice che non si possono esiggere per mancanza degl’istromento che non ha la Badia.
Tropea
D. Giuseppe Tranfo sopra i suoi beni c.p. di tum. Otto ( resta per tum. Due).
D. Domenico Pelliccia sopra i suoi beni c.p. di tum. Otto (sopra il feudo e non è censo ma passa per censo perche sono tondi)
D. Rosa Tranfo sopra i suoi beni c.p. di tum, uno e quattr’ottave.
Alessandro Mazzitelli sopra i suoi beni c.p. di quattr’ottave.
D. Mario Fazzari sopra i suoi beni c.p. di tumol. Uno e due ottave.
D. Aloisio Fazzari sopra i suoi beni c.p. di tumoli quattro.
Eredi di Domenico Massara sop.a i suoi beni c.p. di tum. Otto.
Comercone
Francesco Furci sopra i suoi beni c.p. di tum. 2.
Domenico Lamanna sopra i suoi beni c.p. di ottave sei.
Limbadi
Carlo Vinci sopra i suoi beni c.p.di tumolo uno.
Domenico Contartesi sop.a i suoi beni c.p. di tum.uno e unottava.
Censi perpetui in danaro
Tropea
Monastero di S. Chiara sopra il fondo detto Sciari cenzo perp. di carlini due.
Convento di S. Fran.co di Assisi sopra i suoi fondi c.p. di carl. quattro.
Reverendo Capitolo sopra i suoi beni censo perpetuo di carlini tre.
Eredi del Mag.co Giuseppantonio Campesi sopra i suoi beni cenzo perp. Di carlini sei.
D. Nicola Tocco sopra i suoi beni c. p. di carlini diciotto.
Zambrone
P.ne di p.o sopra terra detta Sciavello c. p. di gr.a trentacinque
Vincenzo Janice sopra terra detta Coltura c. p. di grana quattordici.
Gennaro Collia sopra terra detta Coltura c. p. di gr.a quarantacinque.
Coccorino
Caterina Zappia sopra i suoi beni c. p. di grana diecesette e sei cavalli.
Domenico Corsaro sopra i suoi beni c. p. di grana venti.
Fran.co e Serafino Zappia sopra i suoi beni c. p. di g.na diecesette e cavalli sei.
Joppolo
Arciprete D. Fra.co del Vecchio sopra terra detta la possessione cenz. P. di carl. sette e g.na cinque.
Antonio Restuccia per Mariano Preghiti sopra terra detta la Possessione c. p. di g.na dieci.
Mag.co Sisto del Vecchio sop.a terra detta jacola c. p. di carl. quattro.
Comercone
Giacobbe Barbalace sopra i suoi beni c. p. di carlini cinque.
Cenzi perpetui in danaro che il Pad.e D. Sebastiano Furci dice di non potersino esigere per mancanza d’istrumenti
Tropea
Collegio de’ Pad.i Gesuiti sopra i loro beni c. p. di carl. nove e grana quattro.
Eredi di Teofilo Galluppi c. p. carl. sei.
Eredi di Antonio Trabucco c. p. di carlini sei.
Pandolfo Tocco c. p. di carl.i tre.
D. Gio. Battista de Settis cen. P. di Ducati due e g.a venticinque.
Er. di D. Paolo Braccio Mottolo c. p. di g.a trentasei.
Er. di Adamo Fazzari c. p. di carl. diciotto.
Er. di D. Orazio Pelliccia c. p. di duc. Due e g.a venticinque.
D. Cesare Taccone c. p. di carl. sette e g.a nove.
Er. di Domenico Blasi c. p. di g.a dieci.
Er. di Marcello Tripodi c. p. di carl. quattro.
Antonio Pietropaolo c. p. di carl. due.
D. Gaetano Ippoleti c. p. di duc. Uno e g.a ventiquattro (oggi Agazio Barone).
D. Filiberto Mottola c. p. di carl. due.
Zambrone
Chiesa Parrocchiale c. p. di g.a dodeci.
Domenico Collia c. p. di g.a quattro.
Gius.e Muggeri c. p. di g.na trentatre.
Domenico Grillo c. p. di carl. due.
Bruno Varone c. p. di g.na trentacinque.
Nicodemo Cafusceli c. p. di carl. tre.
Coccorino
Er. di D. Paolo Mattopappa c. p. di g.na dieci e cav. sei.
Comercone
D. Paolo Adilardi c. p. di carl. quattordeci.
Mercurio Zappia c. p. di carl. quindeci e g.na cinque.
Fra.co Furci c. p. di carl. otto.
Andrea Mazzicello c. p. di g. dieci.
Fran.co Gagliano c. p. di carl.i quattro.
Fran.co Barbalace c. p. di carl. diciotto.
Dom.co Zappia c. p. di carl. cinque.
Dolcezza Carulla c. p. di duc. Tre e carl. sette.
Giuseppe Tocco c. p. di g.na trentasei.
Matteo Palicari c. p. di g.na venticinque.
Emmanuele Nicolino c. p. di g.na cinquanta sei.
Giuseppe Gagliano c. p. di carl. sette.
Dom.o Gagliano c. p. di g.na quindici.
Nicotera
Monastero di S. Chiara c. p. di carlini sette.
Dom.o Comerci c. p. di carl. quattro.
Nicolina La Manna c. p. di g.na cinquantacinque.
Dom.co Pannace c. p. di g.na trentasette.
Leonardo Moja c. p. di g.na ventisei.
Gius.e Schimio c. p. di g.na ventisette.
Bastiano Panzitta e Dom.co Pannace c. p. di carl. nove.
Censo passivo perpetuo in danaro
Alla Comonia di Nicotera sop.a i suoi beni c. p. di carl. cinque.
=Tropea li 15 Febrajo 1806 = Giuseppe Melagrani.
Pesi
I Beni della Badia siti in Tropea pagano.
Di Fiscali 19 . 19
Tabacco 5.76
Decima 10.63
Aum.to di Pedoni 2.36
Testa del grano ad oncia 3.54
I Beni della Badia siti nel Tenim.to di Coccorino e di Nicotera pagano per li sopradetti pesi 96.65
Più per dritto di esigenza al proc.re ed altre spese si paga il 10 per 100.
Più duc. Venti per messe all’anno.”.
Creato il 16 Marzo 2015. Ultima modifica: 16 Marzo 2015.