Il monastero di San Michele Arcangelo sul monte Sant’Angelo presso San Nicola dell’Alto

Il monte Sant’Angelo con le sue antenne a San Nicola dell’Alto (KR).

Il monastero era situato sulla cima di un colle e dominante l’abitato di San Nicola dell’Alto. La sua origine risale nel tempo ed è legata allo sfruttamento delle miniere di zolfo esistenti nelle vallate sottostanti (Comero e Santa Domenica). Come per altri monasteri, la sua costruzione dipende dalle risorse del territorio; territorio che fin dall’antichità, fu importante soprattutto per l’estrazione di minerali (vedi abbazia di Altilia). Per questa particolarità del luogo, godette di una sentita devozione popolare verso l’angelo protettore dal fuoco e dalla ingiustizia.

La miniera del Comero in territorio di Strongoli (KR) sottostante il monte Sant’Angelo.

 

Primi documenti

Il monastero di San Michele Arcangelo è già esistente al tempo della dominazione normanna. Esso sarà una delle dipendenze del monastero benedettino di San Bartolomeo di Lipari. La presenza nel Crotonese dei benedettini è evidenziata da una pergamena dell’Archivio Capitolare di Patti, pubblicata da Giuseppe De Biasi nel suo volume “San Nicola dell’Alto”. Da essa sappiamo che nell’anno 1107 (a. m. 6655), il signore Guglielmo Karbouneres, di passaggio nella sua Belcastro, per la salvezza dell’anima sua e dei suoi genitori, dava il privilegio dell’immunità, confermava i possessi donati in precedenza dal nonno Chariberto e dal padre Guglielmo, e dotava con un vasto territorio l’abbate del monastero di San Bartolomeo di Lipari Ambrogio (Ambrosio) ed i suoi monaci. Egli inoltre, si impegnò ad edificare a sue spese un monastero dedicato a Sant’Angelo (S. Michele Arcangelo).

Il documento evidenzia questi monaci militi itineranti che, guidati dall’abbate Ambrosio, già sul finire dell’Undicesimo secolo si inoltrano nei fitti boschi inospitali e spopolati, che coprono le montagne e le colline, e si arrampicano sulla cima, dove fondano un monastero con celle,vigneti ed alberi da frutto, dedicandolo al loro santo protettore, il guerriero San Michele Arcangelo, che dall’alto vigila ed al quale con le loro preghiere chiedono, che interceda per la protezione e la salvezza contro i nemici. L’esistenza di un monastero in Belcastro è confermata anche dal Russo, che in diocesi di Santa Severina nota S. Michele, in territorio di Belcastro, tuttavia lo stesso Russo, tra le dipendenze di S. Bartolomeo di Lipari in Calabria, nomina solamente e unicamente S. Angelo e S. Michele Arcangelo in diocesi di Umbriatico.[i]

Un successivo atto, stipulato nell’aprile 1269 in Briatico (Umbriatico) al tempo di Carlo I d’Angiò, non solo documenta l’esistenza del monastero di Sant’Angelo, ma anche le sue proprietà. Trattasi di un contratto col quale Leone Mandarani ed i suoi figli Andrea e Guglielmo, vendono al notaio Filliano Tuscano un fondo ed una vigna. Nel descrivere il fondo i venditori affermano, che il loro padre lo ebbe da una permuta col monastero di Sant’Angelo. Il fondo, che era appartenuto al monastero, così è descritto: “ab oriente est praedium quod ad temetipsum emptorem pertinet; ab occidente flumen; a septentrione praedium Basilii Carri et filiorum Cancellerii; a meridie praedium presbyteri Ioannis”.[ii]

La chiesa di Sant’Angelo a San Nicola dell’Alto (KR), in una vecchia foto (da Giudice G, Shin Mikelli Shin Koll).

 

Tracce

San Nicola dell’Alto in diocesi di Umbriatico, era casale di Casabona; non avendo terreni propri, gli abitanti del casale vantavano promiscuità di territorio con la confinante terra di Casabona.[iii] Poiché il monastero, poi cappella di San Michele Arcangelo, era situato tra l’abitato di San Nicola dell’Alto ed il territorio di Casabona, alcuni dei suoi possedimenti sono da ricercare all’interno di quel territorio.

Dell’esistenza di questo antico monastero restano evidenti tracce nell’apprezzo del tavolario Giuseppe Pepe del 1714 e nel catasto di Casabona del 1743. Nell’apprezzo, tra i corpi feudali è descritto il territorio di Cozzuminiti, o Difensola, nel quale è compreso il fondo Ser Angelo, sul quale il barone deve pagare la decima alla mensa vescovile di Umbriatico.[iv] Nel catasto, tra i luoghi pii ed i beneficiati, vi è la cappella sotto il titolo di San Bartolomeo, semplice beneficio, eretto nella chiesa matrice di San Nicola, posseduto dal reverendo Don Gaetano Poerio. La cappella possiede le gabelle La Carcara e la Verità, un vignale nella Valle della Stola e nel luogo detto il Proppo, un pezzetto di terra con tre grotte. Inoltre esige dei censi enfiteutici su alcune vigne nel luogo detto Li Runci. Vi è poi Ignazio Ferrari della città di Cariati, il quale ha “un pezzo di terra vitato, ed arbostato di fiche e cerque, nel luogo detto San Bartolomeo, di moggia uno e mezzo di terra aratoria”, ed è in debito col Reverendo Don Gaetano Poerio, beneficiato di San Bartolomeo, per un censo enfiteutico sopra la vigna, e le terre delle Runci.

Per quanto riguarda la cappella di San Michele Arcangelo, sappiamo che Ortenzo Basta di San Nicola dell’Alto, come procuratore della cappella, aveva nel tenimento di Casabona un pezzo di terra vitato, nel luogo detto Bilotta dell’estensione di mezzo moggio.[v] Il catasto evidenzia anche quanto fosse importante San Michele come protettore per gli abitanti di San Nicola dell’Alto. Tra questi ben undici si chiamano Michele. Il santo era poi onorato con due fiere, legate al ciclo agrario, una nel mese di maggio e l’altra nel mese di settembre. Presso la chiesa in onore di San Michele si tenevano fiera e celebrazioni con grande partecipazione di popolo. Tracce di questo monastero sono evidenti anche in territorio di Melissa, dove troviamo il beneficio di San Michele Arcangelo che possiede alcuni moggi di terre aratorie,[vi] ed i toponimi Piana degli Angeli e Timpone S. Angelo.[vii]

Il confine tra Casabona e Melissa (KR), segnato in un documento.

 

Da monastero a chiesa

Della vita di questo monastero durante il Medioevo ben poco sappiamo; probabilmente seguì la sorte degli altri monasteri vicini, che caduti in gestione di abbati commendatari assenteisti, furono ben presto spopolati ed i loro beni alienati, o concessi in enfiteusi. È certo che fu un luogo religioso ed economico importante, tale da dare il suo nome a tutto il monte sulla cima del quale è costruito e che gli apparteneva.

All’inizio del Cinquecento rimaneva solo la chiesa di Sant’Angelo Nel 1520 in una lite tra il feudatario di Cirò Andrea Carafa, e l’università ed il barone di Melissa Gio. Battista Campitelli, questi ultimi presentarono una memoria con la descrizione dei confini di Melissa, dove si legge: “… confinando con detto territorio di Carfizzi fin ad un luogo alto eminente più degli altri luoghi da verso occidente nominato la Pizzuta, e da detta  Serra della Pizzuta da verso ponente confina acqua fondente con lo territorio della terra di Casobono, e da serra in serra va a ferire alla  Serra del Monte di Santo Nicola dell’alto per adietro la chiesa di Santo Angelo ch’è in detto monte, e da l’acqua fondente se ne va a ferire ad un luogo detto lo colle di Galteri …”.[viii]

L’edificio sacro con una vicina strada importante, ricompare nel 1599 in una verifica dei confini del feudo di Casabona, richiesta dal barone di Casabona Scipione Pisciotta. Secondo un testimone, “i confini tra Casabono e Melissa nello luogo ove si chiama la Perzuta e l’Ecclesia di Sant’Angelo e territorio di Paola”, sono questi: “pigliamo dal detto Monte Alto della Perzuta, e vanno la serra serra, ed esce alla Cona, e seguita per la falda del Monte di S. Angelo della parte verso Casobono dove ci è la strada …”.[ix]

Le Relazioni dei vescovi della diocesi di Umbriatico, all’interno della quale è situata la chiesa, pur prendendo atto, che gli abitanti erano particolarmente devoti al luogo sacro, solamente dopo la metà del Seicento accennano alla sua esistenza. Il vescovo Agostino de Angelis (1667 – 1682) così la descrive: Primum inter oppida locum tenet, oppidum S. Nicolai de Alto dictum, eius incolae olim ex Albania translati … Habet duas Ecclesias parocchiales unam sub titulo S. Nicolai, alteram verò sub invocatione S. Michaelis  Arcangeli. Duo sunt hic sacerdotes, unus est Curatus, seù Archipresbyter, et alter eius Coadiutor, non sunt Clerici, sed eorum loco inserviunt Ecc.ae Diaconi Sylvatici vulgò dicti …”.[x]

Negli anni del suo presulato egli procedette al suo restauro o ricostruzione: “Ecclesiae edificatae. … In oppido S. Nicolai de Alto … In monte altissimo, qui supereminet oppido erecta est nova Ecclesia Piorum expensis et elemosinis S. Michaelis Arcangeli, cui ut ecclesia modò, sed et mons totus est dedicatus, ideoq. Vulgò dicitur mons S. Angeli.”[xi] Anche il successore Giovanni Battista Porzio (1682 – 1688) accenna alla presenza della chiesa “in mons nuncupatus S.ti Angeli mirae celsitudinis”: “Hoc in Pago tres tantum numerantur Ecc.iae, una et sub titulo S. Nicolai Barensis, S. Micaelis alt(er)a in vertice montis eidem Pago imminentis posita, 3.a demum in medio Pagi sub titulo S. Dom.ci Confessoris Parochialis”.[xii] “Adest in eo mons nuncupatus S.ti Angeli mirae celsitudinis, et in eius sumitate Eccl.a Divo Michaeli Arcangeli dicata.”[xiii] Anni dopo il vescovo Domenico Peronacci (1732 – 1775) accenna al fatto che la chiesa di San Michele non era altro, che ciò che rimaneva dell’antico monastero dell’“ordine di San Basilio”: “ … ecclesia S. Michaelis Arcangeli ad culmen montis, ubi asseritur antiquitus extructum coenobium monachorum ordinis S. Basilii”.[xiv]

San Nicola dell’Alto (KR), statua di San Michele Arcangelo della chiesa omonima.

 

La chiesa di San Michele Arcangelo nell’apprezzo della terra di S. Nicola dell’Alto del 1714 del tavolario Giuseppe Pepe

“Distante da detta terra due tiri di schioppo vi si ritrova una cappella situata sopra di una altezza di un monte sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo e consiste detta Chiesa in una sola nave di mediocre grandezza alla quale vi si entra per una porta quadra et è detta Chiesa coverta a tetti a due penne, in essa intempiatura di tavole quadrata con fogliette et è pittata a guazzo. In testa di detta chiesa altaro isolato in esso due colonne di stucco con sue basi e capitelli, architravo, fregio e cornice nel mezzo di dette colonne con sua cornice attorno di torchino et in esso nicchio una statua del glorioso S. Michele, con spada alla mano, per pedagna di detta statua altra statua di Lucifero sotto di esso, alli lati di detto altaro maggiore due portelle entrano al restante di detta Chiesa, che forma sacristia dove si conserva una pianeta et uno calice, a destra di detta Chiesa altra porta va fuori al largo che sta avanti di detta  Chiesa; e similmente vi si ritrova in detta Chiesa acqua santa in faccia al muro di marmo del paese e nella sudetta Chiesa vi si fanno due festività una nel mese di maggio (8 maggio apparizione di San Michele Arcangelo sul monte Gargano) e l’altra nel mese di settembre (29 settembre festa di San Michele, protettore della chiesa universale) dove vi è concorso di gente e dalla parte della porta piccola di detta Chiesa nel fine di quella vi si ritrova una stanza terrana coverta a tetti a una penna quale serve per commodo dell’Eremita, che ivi pernida e similmente vi si ritrova una campana”.[xv]

La chiesa di Sant’Angelo a San Nicola dell’Alto (KR).

 

S. Michele Arcangelo con romitorio

Isolata sopra il monte Sant’Angelo, la chiesa di San Michele Arcangelo fu curata per tutto il Settecento e l’Ottocento da un eremita. Nella seconda metà del Novecento furono fatti alcuni lavori di restauro; furono demoliti il romitorio ed il piccolo campanile.[xvi] Fu inoltre introdotto il culto di Santa Barbara, protettrice dal fuoco e dai fulmini. All’inizio del Duemila così la chiesa è descritta: “Ha tetto a spioventi e facciata a capanna con piccola sacrestia annessa a sinistra. La chiesa è situata nel punto più alto sul monte San Michele e fuori dall’abitato. Interno ad aula, con altar maggiore e pochi arredi fra i quali vi è la statua lignea di San Michele Arcangelo e una statua in gesso di Santa Barbara protettrice dai fulmini, ma a San Nicola il suo culto è piuttosto in relazione alla salvaguardia dal fuoco e dalle esplosioni di gas in miniera, per essere una volta numerosi gli addetti all’estrazione dello zolfo dalle cave di Santa Domenica e del Comero.”[xvii]

La chiesa di Sant’Angelo a San Nicola dell’Alto, KR (da Giudice G. Shin Mikelli Shin Kol).

 

La devastante selva delle antenne private. Le trombe dell’angelo

La distruzione della memoria storica dei luoghi, il saccheggio e la deturpazione del paesaggio sono gli elementi fondanti di una nuova società tecnocratica e consumistica, dove tutto deve essere uguale, programmato e controllato. Gli alfieri di questa nuova società classista del denaro e sostanzialmente antidemocratica è gestita in modo non controllato da ristrettii gruppi finanziari, che con servizievoli massmediologi, i nuovi profeti della società perfetta, formano, gestiscono e indirizzano i comportamenti di una massa consumatrice resa sempre più amorfa e solitaria.

Dal libro Shin Mikelli Shi Koll di Giovanni Giudice: “Quando salgo sul monte non osservo più niente; mi sento male, a differenza di quando, giovane, durante i brevi soggiorni di vacanza, di mattina presto, salivo sul monte a pensare, pregare e far spaziare gli occhi e l’anima per l’immenso orizzonte. Indirettamente, forse, ho anch’io parte della responsabilità storica, ma con onestà dico di aver fatto quanto era in mio potere per evitare la selvaggia speculazione propiziata da quanti avevano il dovere di difendere il paese”.[xviii]

 

Note

[i] De Biasi G., San Nicola dell’Alto, Falco Ed. 2018, pp. 44 sgg.; Russo F., Storia della Chiesa in Calabria II, Rubettino, 1982, pp. 375, 399. Secondo una tradizione locale riportata dal Fiore, la cattedrale di Belcastro dedicata a San Michele Arcangelo era stata fondata nell’Undicesimo secolo e dotata da un tale Angiolo Carbone, patrizio della città, il quale, non avendo eredi, la istituì e le lasciò in eredità tutto ciò che aveva e cioè “Palaggi, vigne, tenute di terre, e singolarmente il feudo detto Spertuso”. Fiore G., Della Calabria Illustrata, II, p. 334. Per quanto riguarda un confronto tra la toponomastica di Spertuso e quella del documento di Patti, vedi AASS, Fondo Arcivescovile, volume 15B.

[ii] Trinchera F., Syllabus Graecarum Membranarum, Napoli 1865, CCCXVI, p. 460.

[iii] “L’università di S. Nicola dell’Alto casale della Terra di Casabona in Prov.cia di Calabria Citra sup.do dice a V. E. come non havendo la supp.te territorii proprii per poter seminare e raccogliere le vettovaglie necessarie per il loro vitto hanno soluto i suoi cittadini seminare nelli territorii di Strongoli e Melissa, che confinano e sono più vicini all’uni(versi)tà supp.te e come che nel presente anno per causa della siccità, e de bruchi hanno molto poco raccolta, non sufficiente al vitto di essi cittadini e per la loro povertà non hanno altro modo da procurarsene in altri luoghi e standono li poveri cittadini per la causa oradetta afflitti e travagliati l’è sopragionto ordine fattoli dal Governatore di Strongoli e Melissa precedente provisione di Coll.e nella quale perche sia commessa l’osservanza alla Reg.a Aud.a con tutto ciò l’ordine è stato fatto a cittadini senza sapersi il come che non debbano ammovere il grano et altre vettovaglie se prima la terra di Strongoli e Melissa non sarà provista per tutta l’intiera annata suplicandosi la d.a provisione che ciò s’intende tanto per li cittadini quanto per li forestieri che hanno seminato in detti territorii di Strongoli e Melissa quando che le d.te università per l’ampiezza de loro territorii e del seminare di cittadini hanno il loro bastante e quando li mancasse hanno altro modo di potersene provedere che per lo contrario la povera sup.te e suoi cittadini con essere privati de loro grani, e vettovagli sementati, e di quello, che con le loro continue fatighe e sudori hanno raccolto, non li resta affatto altro modo come vivere ne può caminare per ogni rapp.to che havendo li cittadini della sup.te posta la semente e fatte tutte le fatighe necessarie, e pagando ildebito terragio com’è solito se l’impedischi poter condurre nelle loro proprie case quello che si ricava per il sustentamento e vitto loro necessario quando che essendo la sup.te di fuochi cinquanta in c.a, e dall’esluse copie di provis.ri che presenta a V. E. appare l’ordine sta fatto dal d.o Gov.re a focata cittadini per nomi specificati e poi nell’ultimo colla clausola generale e compagni con che viene ad abbracciare tutta la cittadinanza, ò mag.or parte di essa, in sustanza altro non è che levare à tutti il modo di vivere. Ricorre perciò da S. E. e la sup.ca comandare, che non ostantino le d.e provis.ri di Coll. et ordini fattili dal Gov.re possano e debbiano li Cittadini della sup.te estrahersi dalli d.i territorii tutto il grano ch’hanno raccolto, e stanno raccogliendo con altre vettovaglie, con pagar solam.te il solito e debito terragio e tutt’il grano e altre vettovaglie che si ritrovasse haver pigliata la d.a terra di Strongoli e Melissa o altra qualsivoglia persona in loro nome dalli cittadini della sup.te ce lo debbiano sub.to restituire nell’istesso grano o altra specie di vettovaglie che havessero preso con commettere alla Reg.a Aud.a di Calabria Citra e Reg.o Gov.re di Cotrone in solidum che facci sub.to eseguire quanto si è … a V. E. altrimenti destinino Com.o à … delle d.e Uni.tà contravenientino che debbia assistere la fin a tanto non sarà stata consignata l’intiera raccolta e restituito tutto e quanto se retrovassero havessino pigliato dalli poveri cittadini della supp.te, ut deus.” ASN, Prov. Caut. vol. 243, f. 167 (1680).

[iv] Pellizzi C. – Tallarico G., Casabona, Cittàcalabria Ed. 2003, pp. 266 – 267.

[v] ASN, Catasto Onciario di Casabona del 1743, vol. 6961.

[vi] ASN, Cam. Som. Catasti Onciari, Melissa. Onciario del 1743, f. 160.

[vii] Cosentino A., Melissa medievale e moderna, Grafosud 2001, p. 272.

[viii] Cosentino A., Melissa medievale e moderna, Grafosud 2001, pp. 33 – 34.

[ix] Cosentino A., Melissa medievale e moderna, Grafosud 2001, p. 68.

[x] SCC Relationes, Umbriaticen. 836 B., Augustinus de Angelis, 1669.

[xi] SCC Relationes, Umbriaticen. 836 B., Augustinus de Angelis, 1675.

[xii] SCC. Relationes Umbriaticen. 836 B, Jo. Bapta Porthium 1684.

[xiii] SCC Relationes, Umbriaticen. 836 B. Jo. Bapta Porthium 1688.

[xiv] SCC Relationes, Umbriaticen. 836 A., Dominicus Peronacci, 1735.

[xv] ASN, Sez Amministrativa Copia tratta dal processo n. 4700 contenuto nel volume 859 dei “Processi e sentenze” della commissione feudale. “Appretium terrae Casabonae sui casalis Sancti Nicolai de Alto et terrae Scarfizzi, sitarum in Provicia Calabriae Citrae factum anno 1714. In Pellizzi C. – Tallarico G., Casabona, Cittàcalabria Ed. 2003, p. 282.

[xvi] Giudice G., Shin Mikelli Shin Koll, Catanzaro 1997, pp. 87 e sgg.

[xvii] Russano Cotrone Anna, Alto Crotonese, Gangemi Editore 2001, p.267.

[xviii] Giudice G., Shin Mikelli Shin Koll, Catanzaro 1997, p. 90.


Creato il 24 Agosto 2023. Ultima modifica: 6 Settembre 2023.

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