Note riguardanti il territorio dei “Casali di Cosenza” durante il Medioevo
Cosentini in fuga ?
Al tempo dell’Unità d’Italia, sulla base delle affermazioni dell’Aceti e di alcuni scrittori successivi che le accolsero acriticamente, l’Andreotti identifica l’origine dei “Casali di Cosenza” durante la seconda metà del secolo X, come conseguenza delle incursioni dei Saraceni che, provocando la fuga di molti Cosentini dalla loro città, avrebbero così determinato la nascita di questi nuovi centri.[i]
Le tesi dell’Andreotti, prive del sostegno di prove documentate, che stabiliscono l’origine dei “Casali” a seguito di una filiazione prodottasi dalla civitas medievale, non offrono riferimenti compatibili con ciò che noi conosciamo dell’originaria struttura di “Consentia” (sec. IV a. C.): realtà urbana qualificata dalle fonti come “metropoli dei Brettî”,[ii] posta a capo di una confederazione (ϰοινὴν πολιτείαν)[iii] e, soprattutto, con l’economia silvo-pastorale dei Casali silani, che li caratterizzò sin dall’antichità, e che fu mantenuta ancora per tutta l’età moderna. Questi Casali abitati da pastori, infatti, posti alle falde dell’altopiano e ai margini della grande foresta silana, dove le condizioni ambientali consentivano l’insediamento umano, possono essere ascritti certamente ad una fase precedente, rispetto alla città metropolitana che, invece, fu centro di accumulo e di scambio per quest’area fin dalle sue origini.
Discendenti dagli antichi Brettii che, per essere stati fedeli alleati di Annibale durante la seconda guerra punica, furono privati di gran parte del loro territorio (χώραν), come riferisce Appiano,[iv] e costretti a cedere ai Romani la metà della selva chiamata Sila (Σίλα),[v] i pastori “Cosentini” dei Casali silani, “li quali sono huomini terribili”,[vi] durante la loro transumanza, al termine dell’estate, “calavano” con le mandrie alla “marine” del Crotonese da tempo immemorabile, come troviamo già negli Εἰδύλλια di Teocrito (sec. IV-III a.C.), soggiornando in pianura, senza alcuna interruzione, circa sei mesi lontano dalle proprie case poste in quelli che saranno detti i “Casali de Cosenza”, i quali, di conseguenza, rimanevano del tutto spopolati durante l’inverno.[vii] Una condizione che, come testimoniano i protocolli dei notari delle terre del Marchesato di Crotone, dove li ritroviamo spesso insediati, sia stabilmente che in qualità di “habitanti”, consolidò forti legami tra le popolazioni del Crotonese e questi “Cosentini” durante tutta la storia antica e moderna, troncati solo con l’abbandono di tale nomadismo dopo l’ultima guerra mondiale.[viii]
Ma non solo. Sappiamo infatti che questa forma d’insediamento sparsa in “casali”, caratterizzò anche altre realtà dell’area collinare interna della Calabria centrale, poste a ridosso del massiccio silano. Al tempo di re Alfonso I d’Aragona, i cittadini di Taverna chiedevano al sovrano di essere “sempre tractati como cosenza che ab Antiquo vixe in demanio”,[ix] e di essere “franchi alle sile et tenimenta de Cosenza et soy distrecto senza pagare erbagii glandagii dohane et omni altra raysone de corte et cussi loro vadano in comune et siano franchi alo tenimento de Taberna como li propri citadini et nullo altro Citatino de calabria hagia tale comunitate con loro terre ne ville § placet regie ma.ti.”[x]
I Casali della città
L’abbate Ferdinando Ughelli descrivendo la diocesi di Cosenza nel tomo IX della sua “Italia Sacra” (1721), riferisce che, a quel tempo, appartenevano ad essa 21 baglive, o “Praetorias”, che raggruppavano in tutto 73 “Casalia, seu pagi, vel castra”.[xi] La Relazione ad Limina prodotta dall’arcivescovo di Cosenza Vincenzo Maria Aragona nel 1730,[xii] elenca 72 “Casalia” ripartiti tra 20 baglive, fornendoci un elenco completo di questi abitati.
La prima bagliva detta di Castiglione, era costituita dai casali di Castiglione (“Castrum Leone”), San Benedetto e San Pietro,[xiii] mentre la seconda prendeva il nome di entrambi i casali che la costituivano: Altavilla e Lappano.[xiv] La terza bagliva, detta di Zumpano, era costituita dai casali di Zumpano, Motta, e Rovella;[xv] la quarta, detta di Rovito, era costituita dai casali di Rovito, Motta e Flavetto,[xvi] mentre la quinta, detta di Celico e Manneto, riuniva solo questi due casali.[xvii] Il casale di Spezzano Grande,[xviii] costituiva da solo la sesta bagliva, mentre il casale di Spezzano Piccolo, assieme a quelli di Macchise, Macchia, Motta, Scalzati, Verticillo, Cribari, Feruci, Trenta, e Casole, formava la settima.[xix]
All’ottava bagliva di Pedace, appartenevano i casali di Pedace, Iotta, Serra Pedace, e Perito,[xx] mentre quelli di Pietrafitta, San Nicola, Vallone, Turzano, e Sant’Ippolito, costituivano la nona bagliva detta di Pietrafitta.[xxi] Ben dodici casali: Casiniano, Grupa, Santo Stefano, Piro, Agosto superiore e inferiore, Curti, Vico, Guarno, Pedalino, Petrone, e San Nicola, costituivano la decima bagliva di Aprigliano,[xxii] mentre i casali di Donnici, superiore e inferiore, costituivano l’undicesima bagliva di Donnici.[xxiii]
Alla dodicesima bagliva di Figline, appartenevano i casali di Figline, Piane, e Cellara,[xxiv] mentre la tredicesima bagliva di Santo Stefano e Mangone, comprendeva soltanto questi due casali.[xxv] La quattordicesima bagliva di Rogliano, era costituita dai casali di Rogliano, Marzi superiore, Marzi inferiore e Cuti,[xxvi] mentre il solo casale di Carpanzano, costituiva la quindicesima bagliva.[xxvii] Altilia, Belsito e Majone, componevano la sedicesima bagliva di Altilia,[xxviii] i casali di Malito e Grimaldi costituivano la diciassettesima identificata con il loro nome,[xxix] mentre la diciottesima, detta di Paterno, riuniva quelli di Paterno Merenda, Paterno Capora, Paterno Calendino e Paterno inferiore.[xxx] I casali di Muscani, Purchiachi, Petroni, Viziosi, Blandifori, Capocasale e Brunetti, costituivano la diciannovesima bagliva di Dipignano,[xxxi] mentre quelli di Tessano, Pulsano, e Laurignano, costituivano la ventesima bagliva di Tessano.[xxxii]
Baglive e arcipreture
L’esistenza di queste baglive, circoscrizioni comprendenti uno o più casali, già menzionati durante la precedente dominazione normanna,[xxxiii] e tassati assieme dal Fisco,[xxxiv] la cui origine può essere ricondotta all’epoca in cui furono formati i territori delle terre del Regno di Sicilia, e la cui composizione cambiò nel tempo, comincia ad essere documentata già agli inizi della dominazione sveva, quando alcune di queste circoscrizioni compaiono in una platea che si data al periodo 1203-1227, dove sono riportati i possedimenti e i diritti appartenenti alla chiesa arcivescovile di Cosenza,[xxxv] i cui privilegi risalivano ai dominatori normanni.[xxxvi]
In questo documento si fa menzione di possedimenti e diritti della Chiesa cosentina nell’ambito “De Baiulatione Guarani”,[xxxvii] e di quelli esistenti “In Lappano”, ovvero ricadenti nell’ambito della “baiulationis Lappani”,[xxxviii] a cui appartenevano al tempo, i casali “De Rubito”, “de Birano”, “De Rubella”, “De Circlaro”, “De mussano” e “De Arcutrofo”.[xxxix]
Non abbiamo invece informazioni circa la composizione della “Baiulatio de Episcopanis”, menzionata anch’essa in questo documento,[xl] né sappiamo quali fossero i casali che ricadevano “in baiulatione pireti”,[xli] mentre maggiori informazioni ci provengono circa la composizione “De Baiulatione Speciani”,[xlii] a cui sappiamo appartenevano i casali “De Celico”, “De Speciano magno”, “De Speciano parvo”, “De pedacio”, “De Casulis”, “De verticellis”, “De cribariis”, “De feruchiis”, “De Scalciatis”, “De petraficta”, “De Tiniano et Turciano”, “De Lacu” e “De Cariccla”.[xliii]
Da questa stessa fonte apprendiamo che “de baiulatione Moncium sive Fillini”,[xliv] oltre al casale di Figline (“De fillino”), facevano parte i casali “De Deodato”, “De Albo”, “De Trecentis”, “De donnicis”, “De Apriliano”, “De Planis”, “De Cancellis” e “De Mangono”,[xlv] mentre, assieme al casale di Rogliano (“Rublano”), rientravano nella “baiulatione Rublani”,[xlvi] il casale di “Coti”, e quelli “De Crepiscito” e “De Cutruniano”, nonchè il “Casale s(an)c(t)i Angeli supra pontem”[xlvii] (Altilia).
Tra le nove arcipreture che componevano il territorio diocesano di Cosenza al quel tempo,[xlviii] sappiamo che esistevano quelle di “Gaurani”, “Speciani”, “Dipiniani”, Rogliano (“Rublani”), e “Grimaldi”, mentre le baglive esistenti agli inizi della dominazione angioina (1276), possono essere ricavate da alcuni elenchi, che riportano la tassazione dovuta dalle terre del regno, in cui troviamo: “Gauranum”, “Luppanum (sic, Lappanum) et Iulia”, “Robletum cum S.to Donato”, “Celicum”, “Specianum magnum”, “Specianum parvum”, “Peducium (sic, ma Pedacium) et Piretum”, “Turzanum”, “S.tus Ypolitus”, “Fellinum”, “Deodatum”, “Album”, “Dopnicum”, “Aprelianum”, “Vicus Casalis”, “Mangonum et S.tus Stefanus”, “Roblanum”, “Maletum, Cotronianum et Crepiscitum”, il “Casale S.ti Angeli” (Altilia), “Paternum”, “Dipamanum” (sic, ma Dipinianum), “Gremaldum, Patricium et Melizanum”, “S.tus Angelus, Laurianum (sic, ma Laurinianum) et Testinum (sic, ma Tessano)”.[xlix]
Agli inizi del Trecento (1324-1326), risulta confermata l’esistenza delle arcipreture di “Guarani”,[l] Spezzano,[li] Dipignano,[lii] Rogliano,[liii] e Grimaldi,[liv] alle quali erano state aggiunte quella di “Robeti”, o “Rubeti” (Rovito),[lv] e quella di “S. Laurentio de Lappano”.[lvi]
Nelle pertinenze della città
L’antica natura silana di questi Casali e la loro appartenenza alla città di Cosenza, sono evidenziate dai documenti medievali, in cui oltre ad essere detti “de Cosenza”, risultano a volte in qualità di “Casalium sile”,[lvii] in quanto posti nella “Sylae de Cusentia” che, più tardi, come troviamo tra i capitoli concessi ai Cosentini nel 1533 da Carlo V, verrà detta: “la sila de dicta Città et Casali”, compresa dentro i confini della “baglia dela Sila de ditta Città et Casali”.[lviii]
La Sila risulta richiamata “in pertinentiis” della città di Cosenza già verso la fine della dominazione sveva (1259),[lix] quando costituiva tutto il “territorio” dei suoi Casali, come si riferisce nei capitoli concessi il 6 settembre 1414 in Napoli, dalla regina Giovanna II “Pro parte Civitatis et hominum civitatis Cosentie et Casalium eius”, in cui si afferma che “li homini deli Casali de Cosenza non haveno altro territorio si no la dicta sila”,[lx] mentre i diritti spettanti agli “hominibus Cosentiae et casalium suorum” in Sila, sono menzionati già al tempo di re Roberto d’Angiò[lxi] nel privilegio del 24 dicembre 1333 in cui risultano elencati i confini del “tenimentum Cosentiae, in quo est Sila”.[lxii]
Essendo quest’ultima un territorio posto in demanio regio, con una propria bagliva, i cittadini dell’università di Cosenza e Casali, quando seminavano i propri terreni “in la Sila de Cosenza”, dovevano pagare al sovrano lo jus arandi, che era di un tari per ogni paio di buoi. Il fatto, invece, che “alcuni de ditti Casali”, non fossero tenuti a detto pagamento, essendo “franchi” nei confronti del re, testimonia di un loro esclusivo antico diritto, che non possedevano né i cittadini di Cosenza, né la popolazione di altri Casali che, evidentemente, erano stati uniti successivamente alla città. Un diritto che dobbiamo ritenere acquisito attraverso un uso antichissimo, in quanto riconosciuto dalla corona nell’ambito di un proprio possedimento.
In un elenco di capitoli e grazie privo di data, risalente agli inizi del Cinquecento, sottoposto dall’universita e uomini della città di Cosenza e suoi Casali, al Gran Capitano Consalvo de Cordoba, si chiedeva al re, “de gratia speciali”, di concedere “immunita et francheza ad dicta Città et Casali de ditta solutione”, senza per altro trovare nessuna approvazione da parte del sovrano, che rispose così alla detta richiesta: “Stetur prout consuetum est.”[lxiii]
Risale invece al 22 maggio 1357, indizione X, un privilegio concesso in Messina da re Luigi d’Angiò e dalla regina Giovanna I all’arcivescovo di Cosenza Petro, con il quale i due regnanti gli confermarono tutte le concessioni fatte alla chiesa di Cosenza dai re loro predecessori, che quest’ultima aveva goduto sin dal tempo di re Carlo I d’Angiò e fino alla morte di re Roberto, tra cui i “casalia existentia in territorio d. civitatis Cusentiae cum hominibus, et vassallis, ac iuribus ipsorum”.[lxiv]
L’annessione di questi casali alla città, comunque, non fu un processo che interessò allo stesso tempo tutti gli abitati che, a vario titolo e ragione, troviamo menzionati nel documenti medievali in qualità di “Casali di Cosenza”. L’assunzione di questo status, invece, il quale pressupponeva per la popolazione di questi ultimi di godere alcuni diritti nell’ambito del territorio della città, e viceversa, si concretizzò in tempi diversi, attraverso le scelte del momento da parte dei sovrani. Come ad esempio per ciò che riguarda alcuni abitati posti a sud-ovest della città, grossomodo tra il corso dei fiumi Busento e Albo. Risale al 2 agosto 1400, indizione VIII, il privilegio mediante cui re Ladislao unì alla “Civitas et homines Civitatis nostre Cosentie, et districtus”, alcuni casali “de provintia vallis gratis et Terre Iordane”, ossia: “Tessani, venerelli, Dipiniani, paterni, Maleti, et Crepisciti”, che furono incorporati e annessi alla città di Cosenza, con tutti i loro uomini, tenimenti, territori e distretti.[lxv]
La “terra” di Scigliano e i suoi casali
Per quanto risulta da un frammento di un registro angioino riguardante la riscossione dell’adoha nelle province del regno, databile tra l’aprile e l’ottobre 1378, di cui rimane una trascrizione conservata nella Biblioteca comunale di Bitonto,[lxvi] né Cosenza, né i suoi Casali[lxvii] compaiono tra le terre feudali esistenti a quel tempo nella provincia di “Vallis Gratis”.[lxviii]
In seguito, però, la condizione demaniale di alcuni casali vicini a Cosenza, sia appartenenti alla città che ad altre terre, cominciò a mutare a seguito dell’ascesa di Nicola Ruffo che, il 18 ottobre 1390, fu creato marchese di Crotone da re Ladislao, cui il sovrano concesse una rendita annua di 300 once d’oro e “la conferma nella signoria d’Altavilla, di Cotrone, Strongoli, Martorano e dei casali di Scillone (sic, ma Scigliano) e Motta Grimaldi”,[lxix] mentre in seguito (1429), il marchese ottenne il diritto di fida per le sue mandrie che pascolavano in Sila, nonostante la protesta delle popolazioni dei Casali cosentini.[lxx]
La volontà della popolazione dei Casali di Cosenza di difendere la propria demanialità, dai tentativi della corona di concederli in feudo dietro la spinta delle mira signorili, risulta dichiarata esplicitamente in questo periodo, attraverso i capitoli concessi il 15 giugno 1422 in Roma, da Luigi III d’Angiò alla città di Cosenza e suoi Casali, attraverso cui, tra l’altro, il sovrano concesse loro che, tutti gli abitati compresi nel “tenimento de Cosenza”, fossero reintegrati nel demanio regio e nella “iurisdictione, districto, et raysone de Cosenza et de li Casali”, senza che in futuro, potessero essere concessi “in baronia”, o “in capitania”, a conti, baroni, o altre persone, e disponendo l’abbattimento di tutti i castelli eretti in detti Casali.[lxxi]
Impegni che, evidentemente, non furono mantenuti. Il 2 novembre 1444, in Castrovillari, re Alfonso d’Aragona confermava al nobile Philippo Jacobo de Casulis de Cosenza, la concessione delle “baiulationum Sciglyani mocte s(an)cte lucie grimaldi Altilie maleti Crepesseti et dipignyani pertin.rum Civitatem Cusenciae”, che, per un certo tempo, erano state detenute dal marchese di Crotone Antonio de Ventimiliis alias de Centelles, “occupatores dictarum t(er)rarum castrorum seu locorum”,[lxxii] mentre il 9 dello stesso mese, “in Castris n(ost)ris felicibus prope terram n(ost)ram Ypsigri”, lo stesso sovrano approvava i capitoli della terra di “Xigliani”, dove troviamo: “In primis pete la dicta universita et li homini d(e)la t(er)ra de Xigliano sempre conservarese et essere conservata in demanio como tutte le autre t(er)re demaniali et sempre essere unanimie con la Cita de Cusencia et d(e)li Casali como e stato sempre per lo tempo passato”.[lxxiii]
Richieste contenute anche in altri documenti successivi. Tra quelle fatte dall’università e uomini della città di Cosenza e suoi Casali, al re Federico d’Aragona il 25 dicembre 1496, troviamo la richiesta di una “gratia spetiale” da parte di quest’ultima, di rimanere sempre in demanio, e che le fosse mantenuta la “iurisdittione antiqua dele sue baglie”, nonostante qualsivoglia concessione in feudo che di dette baglive fosse stata fatta,[lxxiv] mentre, in un elenco di capitoli e grazie privo di data, sottoposto dall’universita e uomini della città di Cosenza e suoi casali, al Gran Capitano Consalvo de Cordoba, quest’ultima chiedeva che le fosse concesso “lo demanio perpetuo de ditta Città [et] Casali”, che non avesse validità nessuna concessione feudale fatta “contra ditto demanio”, che Scigliano e la Motta di Porchia, appartenessero al “demanio et iurisdittione di Cosenza”, come era stato “antiquamente”, e che Grimaldi e Altilia fossero “conservati al demanio come Casali della ditta Città, che sonno al presente.”[lxxv]
Tra le richieste fatte a re Ferdinando il Cattolico il 28 febbraio 1507 dalla università e homini di Cosenza e suoi Casali, quest’ultima, considerato il fatto che Scigliano e Motta Santa Lucia, “antiquamente furono Casali de essa Città” e soggetti alla propria giurisdizione, per privilegi concessi dai re Alfonso I (12.06.1442 – 27.06.1458) e Ferdinando I (27.06.1458 – 25.01.1494), in forza dei quali “fonno vennuti et incorporati una con ditti altri Casali”, aveva chiesto al sovrano che, all’attualità, fossero confermati nella propria giurisdizione, quantunque fossero stati infeudati al “Signore Andrea de Iennaro” da re “Ferrando Iovene” (23.01.1495 – dep. 22.02.1495; di nuovo 07.07.1495 – 07.10.1496) e da re Federico (succ. 07.10.1496, cor. 26.06.1497 – dep. 02.08.1501), concedendo loro di potere godere di tutti i “privilegii, capituli, gratie, riti, consuetudini, et immunitati concesse et da concederse ad essa Citta et Casali”.[lxxvi]
Ribelli al re
Gli stretti legami economici e sociali che univano i Casali di Cosenza al Marchesato, e la particolare intraprendenza del marchese di Crotone Antonio Centelles, che poteva far leva sullo stato di grave depressione che, in questo periodo molto travagliato, affliggeva la popolazione calabrese, sempre più insofferente al fiscalismo del regno, determinarono che, al tempo della rivolta del marchese contro re Ferrante I d’Aragona, nell’ambito di una insurrezione che coinvolse tutta la regione, questi lo seguirono nel suo tentativo autonomistico: “quelli homini delli casali di Cosenza che alienandosi dalla nostra fidelità se erano accostati a don Antoni”.[lxxvii]
Dopo essere stati sconfitti dalle truppe regie comandate da Alfonso D’Avalos, presso Maida il 2 giugno 1459, quando: “Mediante la gratia del nostro Signore Dio e de San Giorgio li havemo rupti per una collina in su che credemo veramente sia stata virtù divina haverli rupti in talle luocho ad tanto grande exercito, quanto erano loro in sì forte loco: per quillo che se trovano ne havimo morti più de cinquecento et presi tanti che omne uno era stanco de amazare”,[lxxviii] i ribelli dovettero fronteggiare il sovrano in persona che, deciso a stroncare la rivolta, il 4 settembre di quell’anno, comparve in vista di Cosenza, dirigendosi su Castiglione dove si era ritirato il cosentino Cola Tosto, capo dei ribelli, con settecento compagni tra i più valorosi. Assalita Castiglione, le truppe del re riuscirono in breve ad espugnarla e la misero a sacco, dandola poi alle fiamme, mentre Cola Tosto con pochi dei suoi, riparò nelle terre del marchese di Crotone.[lxxix]
Questa azione esemplare di re Ferrante indusse i Casali ribelli a sottomettersi al sovrano, i quali “cum molte lagrime et cum la corrigia alla gola … vennero a domandare misericordia et pietà del loro grave errore.”[lxxx] Anche Antonio Centelles si affrettò a implorare la benevolenza del re che, il 20 settembre, si trovava accampato a Piano del Lago, dove ricevette l’omaggio del marchese di Crotone, del fratello di costui Giacomo, e di altri suoi fedeli. Pochi giorni dopo però, il 23 settembre,[lxxxi] il re li faceva catturare a tradimento, e rinchiudere, prima nel castello di Martirano, e poi in quello di Cosenza.[lxxxii] Mosse quindi, alla riconquista delle terre ribelli: Catanzaro, dove morì Cola Tosto trafitto da un colpo di balestra, Santa Severina, Cirò, Le Castella, Crotone, e altre terre. Ottenuta con le armi la pacificazione dei ribelli, il sovrano si fermò qualche giorno a Cosenza, dove, “chiamati a sé circa quaranta «homini de li casali che furono capi de la rebellione», li costrinse a pagare delle grosse taglie.”[lxxxiii]
Sedata la ribellione in Calabria e imprigionato a Napoli il Centelles, il re lasciava la Calabria, ma una nuova rivolta sul finire del 1459, scuoteva la regione, per la ribellione di Marino Marzano, duca di Sessa e principe di Rossano, del principe di Taranto e di altri baroni. Lo stesso Centelles evaso da Castel Nuovo, era ritornato in Calabria, dove nel Cosentino si era riaccesa l’insurrezione antiaragonese.[lxxxiv] Il re si accordava con i baroni e mandava Maso Barrese a sedare la rivolta. Sul finire del 1461, passato dalla parte del re, il Centelles partecipava anch’egli alla definitiva sconfitta dei filoangioini.
Riaffermato il potere regio, il sovrano fece alcune concessioni fiscali alle terre più martoriate dalla guerra. Attraverso la supplica dei sindaci Messer Bernardo Cicala e Antonio de Castiglione di Cosenza, “pro parte dela Universita et h(omi)ni dela Città di Cosenza et suoi Casali”, il 25 settembre 1464, tra le altre cose, il sovrano accoglieva la richiesta che fosse confermato e nuovamente concesso, un privilegio della regina Giovanna, confermato da re Alfonso, che “concedia et relaxava una onza per Colta ad ciascheduna baglia de li Casali de Cosentia”, come nel caso della “Universita et homini dela misera et povera baglia de Lappano”, dove, a causa della guerra, l’antico “privilegio, fo perduto et fo arso in casa de uno nomine Francisco trombecto dela dicta baglia de Lappano, dove se arsero tucti soi beni, lo quale Francisco octenne lo dicto privilegio dela prefata bona memoria Regina Ioanna como sindico dela dicta Universita et homini dela baglia de Lappano.”
Il sovrano, inoltre, confermò e riconcesse alla “Universita et homini de Paterno, et Dipiniano”, tutti i “privilegii, Capituli, Gratie, Immunitati, libertati, Riti, usi, consuetudini ad essi confirmati et de novo concessi per tutti li retro principi Re de questo Regno”, confermò e riconcesse “alla baglia de Tessano, et homini de essa”, i privilegi ad essa fatti da Antonio Centelles in qualità di viceré di re Alfonso, per come erano stati osservati al tempo di questo sovrano, impegnandosi anche a provvedere alla richiesta della “Universita et homini de pedachi”, che chiedevano la riduzione dei “pagamenti delle colte generali”.[lxxxv]
Dalle Collette al Focatico
In generale, comunque, la pressione fiscale continuò a rimanere un grave problema per la popolazione, specie dopo l’insediamento di Alfonso I d’Aragona sul trono di Napoli (23 febbraio 1443) che, per assicurarsi l’appoggio dei suoi grandi feudatari e dei suoi baroni, nel parlamento di San Lorenzo (28 febbraio 1443), al posto delle antiche sei Collette, introdusse il Focatico, cioè la tassa di un ducato per fuoco, ossia per nucleo familiare, che andò a gravare sulla già esausta popolazione del regno.[lxxxvi]
Un documento privo di data pubblicato dal Pontieri, riguardante il pagamento relativo all’importo di “una collecta” dovuta al Fisco, dalla città di Cosenza e dai suoi Casali (1459 ?), riporta l’elenco dei “Casalia Cusencie”, ossia delle venti baglive esistenti a quel tempo, con l’importo della contribuzione dovuta da ciascuna, nonché della riduzione concessa per “gratia” (a volte “de novo”), da parte del sovrano: “Gauranum”, ovvero “gaurani et s(an)cti b(e)n(e)dicti”,[lxxxvii] “Circlarium”, “Robetum”, “Celicum”, “Lappanum”, “Specianum Magnum”, “Specianum Parvum”, “Pedacium”, “Petraficta”, “Aprilianum”, “Fillinum”, “Mangonum”, “Roblanum”, “Carpanzanum”, “Malitum”, “Paternum”, “Dipignanum”, “Texanum”, “Dopnichi”, e “Grimaldum”, quest’ultima però, “Tenet dominus Moranus”.[lxxxviii]
Un altro documento di questo periodo, invece, conservato alla Biblioteca Civica Berio di Genova, ci consente di conoscere l’elenco completo dei casali appartenenti ad ogni singola bagliva dei Casali di Cosenza posta in demanio regio, e il numero di fuochi per cui fu tassata ciascuna di esse in questa occasione.
La “Baiulatio guarani”, tassata per fuochi 327, comprendeva i casali: “Castiglionum” e “Sanctus Benedictus”; la “Baiulacio lapani”, tassata per fuochi 250, comprendeva i casali: “Sanctus Petrus”, “Cornu et Lappanu”; la “Baiulatio circlarii”, tassata per fuochi 160, comprendeva i casali: “Zambanum” (sic, ma Zumbanum)[lxxxix] e “Robelle”; la “Baiulatio Robetti”, tassata per fuochi 258, comprendeva i casali: “Lo Falvetto”, “Lo Ferrare” e “La Motta”; la “Baiulatio cellici”, tassata per fuochi 225, comprendeva i casali: “Celicum”, “Cercitum” e “Megnito”; la “Baiulatio Spenani magni” (sic), tassata per fuochi 256, comprendeva il solo casale di “Specianum magnum”, mentre la “Baiulatio Speciani parvi”, tassata per fuochi 528, comprendeva i casali: “Specianum parvum”, “Macchia”, “Verticilli”, “Cribari”, “Feruti”, “Li trenta”, “Li scalzati”, “Casule”, “Li magli” e “Li Macchise”; la “Baiulatio podacii” (sic, ma pedacii), tassata per fuochi 418, comprendeva i casali: “La Serra”, “La locta” (sic, ma La Iocta), “Pedanum” (sic, ma Pedacium) e “Piretum”; la “Baiulacio petre fictae”, tassata per fuochi 408, comprendeva i casali: “Petra fictae”, “Sanctus ypolitus” e “Turzanum”; la “Baiulatio apriliani”, tassata per fuochi 339, comprendeva i casali: “Le pere”, “Sanctus Stephanus”, “Guarnum”, “Grotta”, “Casignianum”, “Petronum”, “Vicia”, “Sanctus Nicolaus” e “Curte”; la “Baiulatio dopmnicorum”, tassata per fuochi 143, comprendeva i casali: “Li dopmnaci” e “Li tricenti”; la “Baiulatio fellini”, tassata per fuochi 262, comprendeva i casali: “Le cellera” (sic, ma Le cellara), “Francolise”, “La pisana” e “Fellino”; la “Baiulatio magoni” (sic, ma mangoni), tassata per fuochi 143, comprendeva i casali: “Mangone” e “Sanctus Stephanus”; la “Baiulatio roblani”, tassata per fuochi 362, comprendeva i casali: “Criti” (sic, ma Cuti), “Casale magnum”, e “La Marche”; la “Baiulatio Carpenzani”, tassata per fuochi 143, comprendeva il solo casale di “Carpenzanum”, la “Baiulatio maleti”, tassata per fuochi 79, comprendeva i casali: “Maletum” e “Crepessetum”; la “Baiulatio paterni, tassata per fuochi 292, comprendeva i casali: “Li merenda”, “Scuda lupi”, “Rendace”, “Calendrini” e “Casale paterni”; la “Baiulatio dipingnani”, tassata per fuochi 174, comprendeva i casali: “Li viciusi”, “Maristano”, “Le porchiacche”, “Petrune”, “Le prunaeta”, “Capo Casale”, “Sancta Maria” e “Lamotta”; la “Baiulatio tessani”, tassata per fuochi 87, comprendeva i casali: “Laurignanum” e “Tessanum”.[xc]
La mobilità della popolazione dei Casali verso la città, nucleo attrattore durante questo periodo di grave crisi, è evidenziata da una delle richieste esistenti in un memoriale consegnato al magnifico Jacovo de Tarsia e al nobile Paulo de Francia, sindaci ordinari dell’università di Cosenza, contenente una serie di capitoli da sottoporre all’aprovazione di re Ferdinando I d’Aragona, spediti in Napoli il primo maggio 1473, in cui si evidenzia che alcune “persone deli Casali de questa citta de Cosenza”, essendo venute ad abitare a Cosenza, dove erano divenuti proprietari facoltosi di molti stabili, chiedevano di “essere extratti da la lista deli Casali” e, durante il loro “incolato”, di poter pagare il focatico e gli altri regi pagamenti “in la ditta Cita”, scongiurando così una doppia contribuzione.[xci]
L’amministrazione della giustizia
Un altro aspetto che ci consente di seguire l’evoluzione dei rapporti tra la città di Cosenza ed i territori vicini, in parte appartenenti ai suoi Casali, ed in parte ad altre terre, è rappresentato da alcune notizie che si riferiscono alla sua giurisdizione.
Oltre a possedere propri eletti, tra cui sindaci, mastro giurato, e giudici, nonché propri catapani,[xcii] in quanto circoscrizioni autonome, in origine, ogni bagliva dei Casali di Cosenza ebbe un’autonoma amministazione della giustizia, affidata ad un regio “baiulo”. In seguito, tale giurisdizione fu sottoposta al capitano di Cosenza, sempre di nomina regia, cui spettava di decidere in merito ai primi due gradi di giudizio, relativamente a tutte le cause civili, criminali e miste, ricadenti nell’ambito di tutto il territorio della città di Cosenza e Casali. Dopo che il re ebbe concesso ai baroni del regno, nel parlamento di San Lorenzo (28 febbraio 1443), il privilegio di amministrare nei loro feudi la giustizia civile e criminale,[xciii] nelle baglive infeudate, la nomina del capitano rimase nel diritto del feudatario. Il tentativo di espandere la giurisdizione del capitano di Cosenza, ad alcuni abitati vicini, omologandoli così alla giurisdizione che questo aveva nei territori dei Casali di Cosenza, è testimoniata da alcuni atti.
Tra i capitoli, suppliche e grazie, richieste dall’universita e uomini della città di Cosenza e suoi Casali, a re Ferdinado I d’Aragona il 6 febbraio 1487, fu chiesto che, in ragione della vicinanza di “Castello Franco” (Castrolibero) alla città, per la sicurezza di quest’ultima, e per la spesa che comportava il loro mantenimento, fossero abbattute le mura di detta “terra”, che era stata sempre utilizzata per azioni contro la città, anche durante le recenti guerre, concedendola a Cosenza, e riducendola allo stato “come lo so li altri soi Casali”. Si chiedeva, inoltre, di ottenere anche il casale di Cerisano, in ragione del fatto che, nel suo territorio, si trovavano molti possedimenti dei cittadini di Cosenza.[xciv]
Tra i capitoli richiesti dalla città di Cosenza e suoi Casali allo stesso sovrano, l’8 agosto 1487, fu inoltre richiesto che, tanto gli uomini di Cerisano, quanto quelli che vi erano andati ad abitarci provenienti da Castelfranco, ormai disabitato, fossero sottoposti alla giurisdizione del capitano di Cosenza, “come de altri Casali de Cosenza”.[xcv]
La richiesta di estendere la giurisdizione del capitano di Cosenza, già comprendente i territori dei Casali della città, ritorna più tardi tra i privilegi concessi dall’imperatore Carlo V il primo maggio 1520, in cui troviamo che, avendo la città di Cosenza e Casali comprato con molta spesa dal Conte di Martorano, i Casali di Scigliano, “per reintegrarli alli altri soi Casali Cosentini”, chiedeva che, considerati la grande distanza ed il cammino impervio che li separava dalla città, motivi per cui si era provveduto alla nomina di un capitano annuale da parte della regia corte, gli uomini di Scigliano venissero “alla corte de ditta Citta de Cosenza” o, in alternativa, fosse nominato capitano di Scigliano un “homo de ditta Citta de Cosenza et Casali”.[xcvi]
Risale a quel tempo (1521), un elenco pubblicato dal Pedio, riguardante la tassazione dei fuochi nella provincia di Calabria Citra, da cui possiamo ricavare quella relativa ai Casali di Cosenza: “Castiglione de Cosenza 173”, “Sancto Benedicti 36”, “Cerchiaro alias lamparre 165”, “Lappano 232”, “Rovito 202”, “Sancto Donato 105”, “Celyco 237”, “Spezzano magno 238”, “Spesano picholo 420”, “Pedaci 381”, “Petrafitta 300”, “Apuglyano (sic, ma Aprigliano) 358”, “Filigno (sic, ma Fillino) 294”, “Mangone 176”, “Rogliano 267”, “Carpensano 194”, “Altilia 91”, “Grymaldo 58”, “Malyto 91”, “Motta la porchia 135”, “Paterno 340”, “Dipignano 175”, “Donnace 137”, e “Thessano 61”.[xcvii]
Un atto del 5 novembre 1527, invece, menziona solo i seguenti “casalium Civ.is Cos.e” (baglive): “castigloni”, “lappano”, “Zumpano”, “rovito”, “Celici”, “sp(etia)ni magni”, “sp(etia)ni piccoli”, “pedaci”, “pet.a ficta”, “aprigliano”, “figline”, “mangoni”, “carpanzano”, “grimaldo”, “paterno”, “dip(inia)no” e “li dopnici”.[xcviii]
Risale a circa un secolo dopo, la lista completa dei “Casali” di Cosenza (1644), che riportiamo per come l’ha pubblicata il Valente, la quale continua ad individure la stessa area già circoscritta dai documenti di età aragonese: “Tessano detto Pezzana, Laurignano, Depignano, Moscano detto Brunetta, Petrone, Porchiacca detto Motta, Capocasale Viziosi, Santa Maria, Serretani, Paterno, San Giovanni Colendini, Merendi, Càpora, Scodalupi, li Donnici Soprani, Donnici Sottani, Figline detta, Cellara, Francolisi, Chiani, Altilia e Maione, Grimaldo, Belsito, Malito, Carpanzano, detto Marzi, detto Cuti, Santo Stefano de Mangone, e Mangone dicta, Aprigliano, Casignano, Grupa, Guarno, Pedalina, Apreglione, S. Stefano Curte, Agosto Soprano, detto Agosto Sottano, Petrone detto Vico, detto San Nicola, Pretrafitta, Francone, S. Nicola, Vicinanzo, Malcuntani, Cava, e Campanello, Turzano, Sant’Ippolito, Pedaci Serra, la Iotta, Pedaci, Pereto, Spezzano Piccolo, Macchisi, Macchia, Casole, Verticelli, Crivari, Feruci, Trenta, Scalzati, Magli, Spezzano Grande, Celico, Mennito, Sopranisi, Cersito Calderazzo, Rovito Sottano, Rovito Soprano, la Motta, lo Fravetto, Zumpano, Motta Rovelle, Lappano dicta, Lappano Cuornu, Santo Pietro de Cuornu, Santo Benedetto, e Castiglione di Cosenza.”[xcix]
Note
[i] “In quali estremi si ridusse Cosenza dietro l’ultima presa ed occupazione Saracenica, è impossibile dire o dipingere. Da una popolazione di 120.000 abitanti, non restò che un residuo di sei a settemila a riedificare le proprie case; e tutto il resto cercò rifugio ne’ vicini paesi di Mendicino Carolei Ajello Rende Montalto Lattaraco Regina; … – E però intorno al 975 e 86 – Si videro sorgere tutti que’ paesi che vanno sotto il nome di Casali di Cosenza, che minutamente considerati, sarebber quasi cento; ma che presi per comuni che formano, sono al dir dello Aceti ventidue – et al dir del Manfredi: Zumpano, Rovito, Celico, Spezzano Grande, e Piccolo, Aprigliano, Donnici, Figline, Mangone, Rogliano, Carpanzano, Altilia, Grimadi, Paterno, Dipignano, Tessano, Castiglione, Lappano, Pedace, Petrafitta. Il Barrio parlando de’ Casali di Cosenza dice: Sunt in Cosentino Agro pagi circiter centum, quorum plerique sunt oppidis magnitudine pares. Omnes autem in viginti duas praeturas corpora distincti. Ed il suo annotatore Aceti: Hi pagi vulgo appellantur Casalia, quorum pleraque post Saracenorum incursionem Consentiae que destructionem saeculo nono et nonnulli autumant extructa fuere, praesertim ea quae vulgo appellantur Del Manco ad Crathidem usque. Il Platina il Sigonio il Biondo nel libro XIII sull’autorità del Ditmaro, Gregorio De Laude, il Manfredi, riportando il saccheggio di Cosenza di sopra riferito, confermano tutti che il popolo Cosentino fuggito dalla città pe’ dintorni di essa desse origine a tutti que’ paesi che Casali di Cosenza si appellano. Questi Casali dice il Manfredi, erano ripartiti in venti così dette Baglive, non dissimili dagli attuali circondari.” Andreotti D., Storia dei Cosentini, volume I, 1869, pp. 359-360.
[ii] Strabone, Geografia VI, 1, 5.
[iii] Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XVI, 15, 1-2.
[iv] Appiano, Annibalica, 61; Libica, 256-257.
[v] Tito Livio, Ab Urbe Condita, XXVIII, 45. “Brutii sponte Romanis dediti, dimidium suae regionis montanae iis concesserunt, quae Sila dicitur, …”. Dionigi di Alicarnasso, Antiquitatum Rom., lib. XX, V.
[vi] AASS, 007A.
[vii] “I pastori abbandonano la mandria a vicenda e rientrano in paese ogni quindici giorni; ma ciò avviene di està, non d’inverno, perché in questa stagione trovandosi nei luoghi maremmani vi dimorano sei mesi dell’anno non interrotti mai, essendo troppo lontani dai villaggi nativi.” Padula V., Persone in Calabria, Ed. Rubettino 2006, p. 116. “Nei nostri piccoli paesi alla stagione invernale tu non trovi altro che donne separate dai mariti, e pochi preti, e pochi galantuomini, e pochi artigiani.” Ibidem, p. 119.
[viii] Rende P., Dalla Silla Bruttiorum alla Sila de Calabria poi de Cosenza, www.arsacweb.it
[ix] ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 240v.
[x] ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 241r.
[xi] “Dioecesis Cusentina continet oppida quadraginta, pagos quinquaginta sex, partim Regi, partim Dynastis subjectos, qui in viginti duas Praeturas, seu corpora sunt distributi”. Ughelli F., Italia Sacra, tomo IX, Venezia 1721, c. 186. “Dioecesis Cusentina per longitudinem protrabitur ad duas dietas, et ad unam per latitudinem. In ea sunt Ballivae, quos vocant, seu Praetoriae civitates 21” Ughelli F., Italia Sacra, tomo IX, Venezia 1721, c. 188. “Et hac est jurisdictio Cusentini Archipraesulis, cuius sacrum regimen habet sub se tres civitates, videlicet: Cusentiam, Montemaltum, et Paulam, Ballivas, seu Praetorias 21, in quibus sunt Casalia, seu pagi, vel castra 73.” Ughelli F., Italia Sacra, tomo IX, Venezia 1721, c. 190.
[xii] Tucci V. A., La Diocesi di Cosenza attraverso la Relazione ad Limina di Monsignor Vincenzo Maria Aragona, Arcivescovo di Cosenza (1730), in Rogerius, Rivista semestrale di cultura dell’Istituto della Biblioteca Calabrese, anno 2009 n. 1, pp. 25-43.
[xiii] “In ipsa Dioecesi pariter adsunt oppida, seu Casalia septuaginta duo, distributa in Viginti bajulationes, et in qualibet Bajulatione adest Vicarius Foraneus, et inchoando per ordinem à Bajulatione Castri Leonis tria oppida annumerantur, nempe dictum Castrum Leone, in quo adest Parochia, sub titulo Sanctae Mariae de Ulmo, in qua deserviunt duo Parochi portionarij, Ecclesia praedicta habet pro reparatione redditus ducatorum quinquaginta, quolibet anno. Oppidum Sancti Benedicti habet unam Parochiam, sub titulo Sancti Antonij Abbatis, cum uno Parocho, et Ecclesia praedicta pro reparatione habet in redditu Carolenos duos pro Sonitu Campanae pro defunctis. Oppidum Sancti Petri habet unam Parochiam sub titulo Sanctae Crucis in Hyerusalem, cum uno Parocho, et dicta Ecclesia habet pro reparatione in redditu quolibet anno ducatos triginta circiter.”
[xiv] “Secundo Bajulatio Altavillae, et Lappani = In oppido Altavillae est Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis; et Sancti Stephani Prothomartyris, cum uno Parocho, et non habet redditus pro reparatione, tenetur Parochus. In oppido Lappani est Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Ioannis Baptistae cum uno Parocho, et non habet redditus pro reparatione, tenetur Parochus.”
[xv] “Tertia Bajulatio Zumpani componitur ex tribus oppidis, scilicet Zumpano, Motta et Rubella = In oppido Zumpani est Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Gregorij Martyris cum uno Parocho, habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos triginta in redditu = In oppido Mottae est Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistae cum uno Parocho, habet pro reparatione quolibet anno carolenos tres et ducatos quinque Altare Sanctissimi Rosarij = In oppido Rubellae est Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai, cum uno Parocho, habet pro reparatione et manutentione annuos ducatos sexdecim.”
[xvi] “Quarta Bajulatio Rubeti componitur ex tribus Oppidis, scilicet Rubeto, Motta, et Flavetto = In oppido Rubeti est Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Barbarae, cum tribus Parochis portionarijs, habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos viginti = In oppido Mottae est Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai cum uno Parocho, habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos sexdecim = In oppido Flavettae est Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae ad Nives, cum uno Parocho, habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos octo.”
[xvii] “Quinta Bajulatio Coelici, et Manneti = In oppido Coelici est Ecclesia sub titulo Sancti Michaelis Archangeli cum tribus Parochis Portionarijs habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos
triginta quinque = In oppido Manneti est Ecclesia sub titulo Sancti Nicolai Myrensis cum uno Parocho habet pro reparatione, et manutentione ducatos quadraginta circiter”.
[xviii] “Sexta Bajulatio Spetiani Magni = In oppido Spetiani Magni adsunt duae Ecclesiae Parochiales, una sub titulo Sancti Blasij Episcopi cum tribus Parochis portionarijs, habet pro reparatione, et manutentione annuos ducatos quadriginta = Altera Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Petri Apostoli, cum uno Parocho, habet pro reparatione annuos ducatos quindecim circiter, cum manutentione.”
[xix] “Septima Bajulatio Spetiani parvi, componitur ex decem oppidis = In oppidis Spetiani parvi, et Macchisarum adest una Ecclesia Parochialis, sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis cum duobus Parochis portionarijs, habet pro reparatione, et manutentione ducatos quadriginta annuos circiter = In oppido Macchiae adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Andreae Apostoli cum uno Parocho habet pro reparatione et manutentione annuos ducatos octo circiter = In oppido Motteorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Eliae Prophetae, cum uno Parocho, pro reparatione et manutentione habet annuos ducatos viginti novem = In oppido Scalceatorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctorum Apostolorum Petri, et Pauli, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos septem cum dimido = In oppido Verticillorum adest Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Martini Episcopi, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quatuor et Carolenos quatuor = In oppido Cribariorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai cum uno Parocho pro reparatione, et manutentione annuos habet ducatos quatuor = In oppido Feruciorum adest Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Petri Apostoli cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quindecim = In oppido Trigintorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos undecim = In oppido Casolae adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Marinae, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione tenetur Parochus.”
[xx] “Octava Bajulatio Pedacis componitur ex quatuor oppidis = In oppidis Pedacij et Iottae adest una Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Petri Apostoli, cum tribus Parochis portionarijs, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos centum viginti circiter = In oppido Pedacij Serrae adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Donati Martyris, cum duobus Parochis, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quinquaginta = In oppido Periti adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis, cum uno Parocho pro reparatione et manutentione habet annuos ducatos quatuordecim.”
[xxi] “Nona Bajulatio Petrafittae componitur ex quinque Oppidis = In oppidis Petrafittae, et Sancti Nicolaj, adest Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Nicolai, cum duobus Parochis portionarijs, pro reparatione et manutentione, habet annuos ducatos sexaginta = In oppido Vallonis adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistae cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos viginti = In oppido Turzani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai, cum uno Parocho pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos undecim = In oppido Sancti Hyppoliti adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Hyppoliti, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos septem.”
[xxii] “Decima Bajulatio Apriliani componitur ex duodecim oppidis = In oppidis Casiniani, et Grupae adest una Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Demterij, cum uno Parocho, pro manutentione et reparatione habet annuos ducatos quadriginta circiter = In oppidis Sancti Stephani, et Pirae adest una Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Staphani Protomartyris, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione teneretur Parochus = In oppidis Augusti Superioris, Inferioris, et Curtae adest una Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistiae, pro reparatione et manutentione habet annuos ducatos… = In oppido Vici adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Gratiarum, cum uno Parocho pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos…= In oppidis Guarni, et Pedalinae adest una Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Dominici, cum uno Parocho pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos… = In oppido Petronij adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctissimae Virginis Assumptionis, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos quinque = In oppido Sancti Nicolai adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos carolenos triginta octo.”
[xxiii] “Undecima Bajulatio Donnicorum = In oppido Superiori Donnicorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos sexaginta, cum aliquibus oneribus = In oppido Inferiori Donnicorum adest Ecclesia Parochialis Sancti Michaelis Archangeli, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione nullos habet redditus, tenetur Parochus.”
[xxiv] “Duodecima Bajulatio Filleni componitur ex tribus oppidis = In oppido Filleni adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistae cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos decem, et octo = In oppido Planarum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Barbarae, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos triginta circiter = In oppido Cellariorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Petri, et Sancti Michaelis Archangeli cum uno Parocho, et altero Economo, pro reparatione, et manutentione tenetur Parochus.”
[xxv] “Decima tertia Bajulatio Sancti Stephani, et Mangonis = In oppido Mangonis adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Evangelistae, et Sancti Cypriani Martyris, cum duobus Parochis pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos nonaginta quatuor circiter = In oppido Sancti Stephani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Stephani Prothomartyris cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos triginta quinque.”
[xxvi] “Decima quarta Bajulatio Rublani componitur ex quatuor oppidis = In oppido Rublani adsunt duae Ecclesiae Parochiales, una sub titulo Sanctorum Apostolorum Petri, et Pauli, cum duobus Parochis portionarijs, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quinquaginta circiter = Altera Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Georgij Martyris, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos incertos redditus, et proventus ex Sonitu Campanae pro defunctis = In oppido Cuti adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Luciae Virginis, et Martyris cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quindecim = In oppido Martiorum Superiorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Andreae Apostoli, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos quindecim = In oppido Martiorum Inferiorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Barbarae Virginis, et Martyris, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos quatuor, cum dimidio.”
[xxvii] “Decima quinta Bajulatio Carpensani = In oppido Carpenzani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Felicis in Pincis, cum duobus Parochis Portionarijs, pro reparatione, et manutentione habet annuos Ducatos quinquaginta circiter.”
[xxviii] “Decima Sexta Bajulatio Altiliae componitur ex tribus oppidis = In oppido Altiliae adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Stephani, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione Cappallae Sanctissimi Sacramenti, et Sanctae Mariae Laurentanae = In oppido Belsiti adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistae, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos viginti septem ex cappellis Sanctissimi Sacramenti et Sanctissimi Rosarij = In oppido Maionis adest Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Ioannis Baptistae cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione nullos habet redditus.”
[xxix] “Decima septima Bajulatio Maliti, et Grimaldi = In oppido Maliti adest Ecclesia Parochialis, sub titulo Sancti Eliae, cum duobus Parochis Pottionarijs, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos septem = In oppido Grimaldi adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctissimi Sacramenti, cum duobus Parochis, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos triginta quinque.”
[xxx] “Decima octava Bajulatio Paterni componitur ex quatuor oppidis = In oppido Paterni Merenda adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Barbarae, cum uno Parocho, pro reparatione et manutentione nihil habet = In oppido Paterni Capora adest Ecclesia Parochialis sub titulo Omnium Sanctorum cum uno Parocho, pro reparatione et manutentione habet annuos ducatos septem cum Dimidio = In oppido Paterni Calendino adest Parochialis sub titulo Sanctorum Petri et Pauli cum duobus Parochis, pro reparatione et manutentione habet annuos ducatos decem = In oppido Paterni Inferioris adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Ioannis Baptistae, cum duobus Parochis Portionarijs pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos duos.”
[xxxi] “Decima nona Bajulatio Dipiniani componitur ex septem oppidis = In oppido Dipiniani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione nullos habet annuos redditus = In oppidis Dipiniani Muscani Purchirchi, et Petronij adest una Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Felicis Martyris, cum uno Parocho, pro reparatione habet annuos ducatos quadraginta tres circiter = In oppido Dipiniani Vitiosorum adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione, habet annuos ducatos quatuor, et carolenos octo = In oppidis Dipiniani Blandiforij, Capocasalis, et Brunetti adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Nicolai, cum uno Parocho, pro manutentione, et reparatione habet annuos ducatos quadraginta circiter.”
[xxxii] “Vigesima Bajulatio Tessani componitur ex tribus oppidis. In oppido Tessani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sanctae Mariae Assumptionis, cum uno Parocho, pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos sex = In oppido Pulsani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Mauri, cum uno Parocho pro reparatione, et manutentione habet annuos ducatos duos = In oppido Lauriniani adest Ecclesia Parochialis sub titulo Sancti Oliverij, cum uno Parocho, pro manutentione tenetur Parochus, pro reparatione tenetur Universitas.”
[xxxiii] Tra i privilegi concessi nel 1114 dal duca Guglielmo (1111-1127), figlio ed erede del duca Ruggero, ad Arnulpho arcivescovo di Cosenza, troviamo: “… et concedimus iure perpetuo habendos, et possidendos hos villanos in casali Speciani Ioannes Curator, Andreas filius eiusdem, Letus Russo, Petrus nepos ejus Nicolaus de vinere, Michael de casule. Joannes Congus, voto de siveterali, Petrus triginta Daemonum, Andreas de Benedicti, Bonfilius de Votovolcanus. In casali autem Lappani sunt isti Bonus Magister miles, Joannes Govisi, Michael de Russimanni, Joannes de Stephano, Joannes Besinianen. Talaricus cum filiis, et haeredibus, et pertinentiis eorum commorantes in his duobus casalibus.” Ughelli F., Italia Sacra, tomo IX, Venezia 1721, c. 192.
[xxxiv] “Baiulatio est una unione da devere pagare insieme”. Biblioteca Civica Berio di Genova, Liber Focorum Regni Neapolis, IX, 3, 20, f. 82v.
[xxxv] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007.
[xxxvi] Nel luglio 1223, in Palermo, Federico II conferma a Luca arcivescovo di Cosenza, i privilegi precedentemente concessi alla chiesa di Cosenza: quello di Ruggero, duca di Puglia, Calabria e Sicilia, quello del duca Guglielmo, figlio del precedente, e quello dell’imperatrice Costanza, regina di Sicilia. Ughelli F., Italia Sacra, tomo IX, Venezia 1721, cc. 211-212.
[xxxvii] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 20v.
[xxxviii] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 23.
[xxxix] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, ff. 26-28.
[xl] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 28.
[xli] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 32v.
[xlii] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 32v
[xliii] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, ff. 32v-41.
[xliv] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 41.
[xlv] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, ff. 41-46.
[xlvi] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 19.
[xlvii] Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, ff. 46v-47v.
[xlviii] “… quod archipresbiteratus sunt novem: Montis Alti, Rende, Fuscaldi, Monticini, Dipiniani, Grimaldi, Rublani, Speciani et Gaurani.” Cuozzo, E., La Platea di Luca arcivescovo di Cosenza (1203-1227), 2007, f. 1.
[xlix] Minieri Riccio C., Notizie Storiche tratte da 62 Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, 1877.
[l] 2 marzo 1324: “In castro Guarani. Eodem die, ibidem, a dompno Berrengerio, archipresbitero dicti loci, tar. unum” (Russo F., Regesto, 2998). 1326: “In archipresbyteratu Guarani (clerici sunt 17). Dmpnus Berengerius, archipresbiter, tar. unum et gr. decem” (Ibidem, 5552).
[li] 4 marzo 1324: “In Speciano Magno” (Russo F., Regesto, 3033). 5 marzo 1324: “In Speciano parvo” (Ibidem, 3049) “Item a dompno Martino, archipresbitero, tar. unum” (Ibidem, 3060). 1326: “In Spetiano Magno (clerici sunt 30). Dmpnus Robertus, archipresbyter, tarenos tres” (Ibidem, 5555).
[lii] 7 marzo 1324: “In archipresbiteratu Dypiniani. Item die VII eiusd. mensis a dompno Iacobo Russello, archipresbitero tar. I et gr. III” (Russo F., Regesto, 3115). 1326: “In archipresbyteratu Dipignani (clerici sunt 38)” (Ibidem, 5559).
[liii] 6 marzo 1324: “In castro Ruglani et archipresbiteratu ipsius castri” (Russo F., Regesto, 3061). 1326: “In Archipresbyteratu Rublani (clerici sunt 35)” (Ibidem, 5556).
[liv] 1326: “In archipresbiteratu Grimaldi (clerici sunt 4)” (Russo F., Regesto, 5566).
[lv] 3 marzo 1324: “In casali Robeti. Eodem die ibidem a pbr.o Guillelmo, archipresbitero ipsius loci, tar. unum gr. decem” (Russo F., Regesto, 3015). 1326: “In Archipresbyteratu Rubeti (clerici sunt 9). Dmpnus Guillelmus, archipresbyter, tarenos duos” (Ibidem, 5553).
[lvi] 3 marzo 1324: “In S. Laurentio de Lappano. Eodem die, ibidem, a dompno Nicolao et dompno Roberto clericis dicti loci tar. unum” (Russo F., Regesto, 3022). 1326: “In S.to Laurentio de Lappano (clerici sunt 13)” (Ibidem, 5554).
[lvii] Tra i privilegi concessi da re Alfonso il 23 gennaio 1473: “… quod baiuli tam Civitates Cosentie quam Casalium sile …”. Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 28a-31a.
[lviii] Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 93a-98a.
[lix] Risale al luglio del 1259 un atto relativo ad una lite vertente tra i conti di Catanzaro e il monastero di San Giovanni in Fiore, in merito al tenimento detto “Ampulinus in pertinentiis Sylae de Cusentia”. Secondo le affermazioni dei Florensi, le ingiuste pretese del conte poggiavano sul fatto che quest’ultimo sosteneva di possedere il “tenimentum in libello designatum, quod dicit esse in pertinentiis Policastri et ignorat ipsum tenimentum esse in pertinentiis Cusentiae”. De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 146-147.
[lx] “ITEM plaza alla dicta Maiesta quod gratiose ni debea concedere, quod de territoriis sile Cusentie non solvatur aliquod ius aratorum, lo quale si sole pagare tari uno per arato annuatim maxime che li homini deli Casali de Cosenza non haveno altro territorio si no la dicta sila, et in perpetuum, tenor decretatione dicti Capituli est. FIAT iuxta solitum.” (Cancro M., cit., p. 8v).
[lxi] La concessione di tali diritti è ricordata anche nei capitoli concessi il 15 giugno 1422 in Roma, da Luigi III d’Angiò alla città di Cosenza e Casali: “ITEM che li homini de Cosenza et de li Casali foro misi in possessione de lo tenimento de Cosenza, et de Monticinio et soe parti, Iuxta li privilegii bone memoriae Re Roberto, et Regina Ioanna prima sive de altero eorum, vel de laltri prefati principi, debeano essere restituti, reducti, tenere et possedere. CONCEDATUR iuxta tenorem et formam privilegiorum, et instrumentorum que habent exinde.” Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, c. 15a.
[lxii] De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 170-172.
[lxiii] “ITEM supplica ditta Citta et Casali atteso in la Sila de Cosenza paga uno tari per ciascheduno paro de bovi aratorii alla baglia de ditta Sila, et alcuni de ditti Casali non pagano ditto tari, et ne sonno franchi, et li terreni so proprii et patronati donde lavorano li boi de li Citatini de ditti Casali se degni de gratia speciali concedere immunita et francheza ad dicta Città et Casali de ditta solutione. STETUR prout consuetum est.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, c. 70b.
[lxiv] Il privilegio è riportato nella conferma del 25 maggio 1450, fatta da re Alfonso d’Aragona a Berardo Caracciolo arcivescovo di Cosenza. Ughelli F., Italia Sacra IX, Venezia 1721, cc. 221-224.
[lxv] “Casalia Tessani, venerelli, Dipiniani, paterni, Maleti, et Crepisciti, de provintia vallis gratis et Terre Iordane incorporare et annectere cum hominibus, tenimentis, territoriis, districtibus eorum omnibus predicte Civitati nostre Cosentie de certa nostra scientia perpetuo presenti privilegio decrevimus et univimus. Ita quod ei facto decreto incorporata connexio et incorporatio connexa ipsa et illa sint eadem et iam non per se dicta Casalia ut hactenus sed sicut membrum corpori annexa, et subdita dicte Civitatis nostre Cosentie districtus eius et pertinentie perpetuo reputentur, et ut in collectis, contributionibus, indictionibus, exactionibus, ceterisque muneribus realibus et personalibus ac ceteris quibuscumque inter ipsas magna sit illa commixtio, communicatio et contributio atque connexio quae sunt et esse debeat inter ipsam Civitatem Cosentie et terras alias seu loca quaeque Cosentinum territorii et districtus. Ipsaque Civitas Cosentie cum districtu et prefata Casalia sub unius rectoris officio et iurisdictione consistant et etiam gubernentur. Regalibus tamen iuribus, baiulationi, mercatiis, passagio, pedagio, collecta, et alia qualibet functione fiscali, reditibus, et iuribus aliis dictorum Casalium, sicut illi nobis debeatur in ceteris terris nostri demanii ut est iuris, ratione maioris dominii in nostro semper demanio et dominio reservatis, et nostre curie semper salvis.
VOLENTES et pariter declarantes quod universitates et homine dictorum Casalium illis de cetero immunitatibus, privilegiis, exemptionibus libertatibus et gratiis de cetero potiantur et gaudeant, quibus dicti Universitas et homines prefate Civitatis Cosentie et districtus potiantur et gaudent ac potiri et gaudere felici sunt et debent.” Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 3b-4a.
[lxvi] Biblioteca comunale di Bitonto, Fondo Rogadeo, Ms. A 23.
[lxvii] “Civitatis Cosentiae et Casalium” (1381). Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maieta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, c. 2a.
[lxviii] Rende P., Feudatari e feudi delle provincie di Calabria e Valle Crati (1378), in www.archiviostoricocrotone.it
[lxix] Gayete 18 ottobre 1390. “Magnifico Nicolao Ruffo Comiti Catanzarii Consiliario privilegium concessionis tituli Marchionis super eius civitate Cutroni attenta eius claritate generis et servitiis prestitits Regi Carolo tertio patri nostro et nobis …”. Minieri Riccio C., Notizie storiche tratte da 62 registri angioini dell’archivio di stato di Napoli, Napoli 1877, p. 99.
[lxx] 27 luglio 1429. “Concede a Nicola Ruffo di Calabria il possesso di alcuni diritti, compresa la fida degli animali nel territorio della Sila, contro le pretese dei casali di Cosenza.” Reg. Ang. XXXIV, p. 90. “1429. 27 luglio, VII – Cosenza. Concede a Nicola Ruffo di Calabria, il possesso di alcuni diritti, compresa la fida degli animali nel territorio della Sila, contro le pretese dei casali di Cosenza.” Orefice I., Registro della Cancelleria Angioina di Luigi III d’Angiò per il Ducato di Calabria (1421-1434), in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, 1977-78 p. 366.
[lxxi] “IN primis che la dicta Maiesta faza franchi in perpetuum le Universita de Cosentia et deli Casali, Scigliano, Porchia, Carpanzano, Grimaldo, Altilia, Domanico, Agello, con tutte le terre, Casali, baglie, et lochi delo tenimento de Cosenza et de Mendicinio de ogni graveza personale, et reale, ò mixta, eccetto che siano tenuti ad pagare tre colte lo anno tantum, …”.
“ITEM che tucti li lochi, terre, Mocte, Casali, et forze le quali so intro lo tenimento de Cosenza et de Monticinio et li tenimenti prefati, et specialiter Monticinio, Carolei, Domanico, Castello franco, Cerisano, Grimaldo, Porchia, lo Laco et Altilia, Scigliano, et Carpanzano siano reintegrati allo demanio, et alla iurisdictione, districto, et raysone de Cosenza et de li Casali, che mai per nullo tempo siano segregati dallo dicto demanio, ne dati in baronia, ne in capitania ad persona nulla, cassata ogni concessione, et privilegio, che si trovassero concedute et facti ad Conti, ad Baroni et ad ogni altra persona. CONCEDATUR ut petitur.”
(…) “ITEM che la torre de domanico et la torre de Cornu lo castello delli Carolei et de Mendicino, de porchia, de Altilia, de Dipignano et deli altri Casali siano abattuti. FIAT.” Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 14a-18b.
[lxxii] ACA, Cancillería, Reg. 2907, ff. 10r-11r.
[lxxiii] ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 171r-172v.
[lxxiv] “ITEM supplica la ditta Universita alla ditta Maiesta se degni de gratia spetiale conservare essa Città et Casali allo suo proprio demanio et manutenerli la iurisdittione antiqua dele sue baglie secondo per li Serenissimi Retro principi de Casa de ditta Maiesta li è stato concesso et observato, et secondo sempre hanno posseduto et al presente possiedono non obstante qualsivoglia impetratione che le ditte baglie fossi fatta. PLACET Regie Maiestati.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 63b-65b.
[lxxv] “ITEM supplicano se degni ex certa scientia et gratia spetiale confirmare et concedere lo demanio perpetuo de ditta Città [et] Casali et che nesiuna impetratione fatta ò da farsi contra ditto demanio non sia valitura, et che Sigliano et la Motta de porchia siano del demanio et iurisdittione di Cosenza come era antiquamente, et similiter Grimaldo et Altilia siano conservati al demanio come Casali della ditta Città, che sonno al presente. PLACET Illustrissimo Domino conservare ditta Civitatem et Casalia in perpetuo demanio, et quod de cetero non fient concessiones. Quo ad factas vero ministrare itur iustitie complementum audites partibus.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, c. 69b.
[lxxvi] “ITEM la ditta Città et Casali fanno intendere ad vostra Cath. Maiesta como Sigliano et la Motta de santa Lucia antiquamente furono Casali de essa Città, et subditi ad sua iurisdictione, si come appare per li soi privilegii ad essa Universita concessi per li Serenissimi Retro principi dela Serenissima Casa de Aragona et signanter per la felice et recolenda memoria deli Serenissimi Re Alfonso, et Re Ferrando primo quali Casali de Sigliano et Motta santa Lucia fonno vennuti et incorporati una con ditti altri Casali et stanno sotto la iurisdictione de ditta Città per tanto supplicano vostra alteza si voglia dignare manutenere ditti Casali di Sigliano et Motta de santa Lucia in la continuatione et iurisdittione de essa Città sin como stanno tutti li altri soi Casali, concedendo loro possano godere tutti privilegii, capituli, gratie, riti, consuetudini, et immunitati concesse et da concederse ad essa Citta et Casali per la predicta vostra Cath. Maiesta Non obstante la impetratione facta del Signore Andrea de Iennaro di ditti Casali de xiglano et motta de Santa Lucia dala bona memoria de Re Ferrando Iovene et de Re Federico. REGIA Maiestas bene informata providebit.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 78a-82b.
[lxxvii] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 223.
[lxxviii] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, pp. 224-225.
[lxxix] Costanzo A., Istoria del Regno di Napoli, Milano 1805, III, p. 191. Giampietro D., Un registro aragonese della Biblioteca Nazionale di Parigi, ASPN, 1884, p. 283.
[lxxx] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 229.
[lxxxi] Dito O., La storia calabrese e la dimora degli Ebrei in Calabria, Ed. Brenner Cosenza, p. 221.
[lxxxii] Giampietro D., Un registro aragonese della Biblioteca Nazionale di Parigi, ASPN, 1884, p. 284. Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 230.
[lxxxiii] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, pp. 231-232.
[lxxxiv] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 241.
[lxxxv] “ITEM supplicano et peteno alla prefata Maiesta li ditti sindici ut supra, che actento che, da bona memoria de la Regina Ioanna fo impetrato uno privilegio, per li homini deli Casali de Cosenza, in lo quale gratiosamente concedia et relaxava una onza per Colta ad ciascheduna baglia de li Casali de Cosentia, lo quale privilegio fo confirmato per la felice memoria de la prefata Maiesta de Re Alfonso, et continuamente ne son stati in possessione per fi allo tempo de la rebellione de essi Casali etiam per fi allo presente, non obstante che per lo regio Thesorero de la provintia de Calabria le dicte baglie siano molestate, et recercate, non volendo exaudire la dicta gratia, non ostante le dicte baglie habiano perduti li dicti privilegii per respecto de le guerre. Nientedimeno per fede et digni testimonii et apotisse facte per Regii Thesaurarii monstrano havere pagato le colte secondo la gratia concessa per la dicta Regina, et confirmata per la prefata recolenda memoria de la Maiesta de Re Alfonso, li quali privilegi se reserveno ogni futuro tempo che si trovassero, se degni confirmare et de novo concedere la dicta gratia, et constando per fide et degni testimonii et apodisse facte per dicti Thesorerii Regii, li quali foro in tempo de la recolenda memoria de la prefata Maiesta de Re Alfonso, che lo dicto Thesorero non le debea constrengere le dicte baglie ad pagare le colte reservate secondo la gratia la quale ad essi fo concessa per la dicta Regina Ioanna, et confirmata per la felice memoria de Re Alfonso. PLACET Regie Maiestati, quod gratie concesse per dictam Serenissimam Reginam super diminutionibus collectarum hominibus Casalium prefatorurum eisdem observentur, sive de illis constet per privilegia ipsius Regine sive per apodissae erariorum illius temporis. Itaque ab eis non exiguntur collecte ultra quantitates que per huiusmodi apodissas apparverint eos tempore dicte Regine solvere consuevisse.
ITEM supplicano et peteno li dicti sindici alla prefata Maiesta, che per sua solita clementia se degni confirmare et di novo concedere alla Universita et homini de Paterno, et Dipiniano, tutti privilegii, Capituli, Gratie, Immunitati, libertati, Riti, usi, consuetudini ad essi confirmati et de novo concessi per tutti li retro principi Re de questo Regno, et signanter et precipue, tutti quelli privilegii, gratie, immunitati, concessioni, confirmationi, libertati, consuetudini, riti, et usi ad essi Universitate et homini concessi per la prefata Maiesta, de li quali essa Maiesta se degni gratiose commandare siano posti in possessione de quelli, che non so in possessione. Non obstante qualsivoglia altre impetrationi conmandamenti et capituli, o vero altre concessioni et provisioni in contrario facte impetrate seu impetrande. PLACET Regie Maiestati de confirmatione omnium et singolorum privilegiorum, immunitatum, gratiarum, et exemptionum, in quorum possessione seu quasi tempore Serenissimi Regis Alfonsi fuerunt et in presentiarum existunt.
ITEM supplicano et peteno alla prefata Maiesta li ditti sindici ut supra, che per la sua solita clementia se degni gratiose confirmare et de novo concedere alla baglia de Tessano, et homini de essa tutti privilegii ad essa facti per lo Illustrissimo Signor Don Antonio di Vintimiglia come Vicere dela dicta bona et felice memoria de Re Alfonso, et specialiter lo privilegio dela remissione de onza una per colta delo quale privilegio essa baglia stecte impossessione seu quasi usque ad obitum dicte recolende memorie Regis Alfonsi, et ancora la remissione de tari octo de lo iudicato et de altri octo tari dela Mastroiuratia secondo se contene in lo dicto privilegio, non obstante che deli dicti tari octo de li dicti iudicato et mastro iuratia nonne siano stati impossessione seu quasi. PLACET Regie Maiestati, confirmare dictum privilegium, prout in illius possessione seu quasi fuerunt tempore dicti domini Regis Alfonsi.”
“ITEM supplicano et peteno alla prefata Maiesta li ditti sindici ut supra, che actento che per la bona memoria della Regina Ioanna fo impetrato uno privilegio per la Universita et homini dela misera et povera baglia de Lappano, lo quale gratiosamente concedia et relaxava onza una per colta, lo quale privilegio fo confirmato per la felice memoria de Re Alfonso, et continuamente hanno goduto la dicta franchitia de onza una per Colta, et so stati in possessione, et stanno allo presente non obstante che lo regio Thesorero de la provintia de Calabria, la dicta Università et homini dela dicta baglia de Lappano allo presente molestate et recercate, non volendo exaudire la dicta gratia, per occasone che la dicta Universita et homini dela dicta baglia de Lappano per respecto delo dicto privilegio, fo perduto et fo arso in casa de uno nomine Francisco trombecto dela dicta baglia de Lappano, dove se arsero tucti soi beni, lo quale Francisco octenne lo dicto privilegio dela prefata bona memoria Regina Ioanna como sindico dela dicta Universita et homini dela baglia de Lappano. Nientedimeno per fede et degno testimonio et apotisse per li regii Thesorarii monstrano havere pagato le colte secondo la gratia concessa per la Regina Ioanna prefata, et confirmata per la prefata Maiesta de Re Alfonso, che essa Maiesta se degni gratiose confirmare et di novo concedere la dicta gratia, et constando per idonee fede, et fide digni testimonii, et per le apotisse facte per li regii Thesorari, li quali foro in lo tempo de la recolenda memoria dela Maiesta de Re Alfonso, che lo dicto Thesorario non debea constrengere ne molestare la dicta Universita et homini dela dicta baglia de Lappano Reservato secondo la gratia la quale ad essi fo concessa per la prefata Regina Ioanna et confirmata per la felice memoria de Re Alfonso, lo quale hanno goduta delo tempo dela Regina Ioanna fi allo presente. PLACET Regie Maiestati. prout in .30. responsum est.”
ITEM suplicano et peteno alla prefata Maiesta li ditti sindici ut supra se degni gratiose concedere alla Universita et homini de pedachi che siano reducti in li pagamenti delle colte generali et pagare onze cinque tari tre grana duodecim cum dimidio per colta secondo che foro soliti de pagare in lo tempo dela felice Memoria de Re Alfonso per vigore di certi privilegii li quali essi haveano tanto de essa felice memoria de Re Alfonso quanti de altri retro Principi li quali privilegii per le guerre occorse son stati perduti li quali pagamenti li ditti homini et Universita de pedacchi se offreno prohere per apotisse et altre scripture, et incorra per li offitiali passati che hanno recolto le preditte colte considerato che la ditta Università et homini dela dicta baglia de pedacchi son reducti in poverta per le guerre et ancora che in li ditti pagamenti quali allo presente son constretti siano molto gravati.” Regia Maiestas providebit.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 33b-41b.
[lxxxvi] Pontieri E., Il parlamento del Regno di Napoli e la questione della successione di Ferrante I d’Aragona alla corona paterna, in Civiltà di Calabria, Effe Emme Chiaravalle C., 1976, p. 394.
[lxxxvii] ACA, Cancillería, Reg. 2902, f. 21r.
Gauranum solvebat uncias quinque, habet gratiam de novo a Regia Maiestate de uncia una et sic restat unc. III.
Circlarium: uncias duas habet gratiam de novo a Regia Maiestate de uncia una. Restat unc. I.
Robetum: uncias quinque: tarenos decem, granos quinque, habet gratiam de novo de unciis duabus, tarenis decem, granis quinque a Regia Maiestate. Restat unc. III.
Celicum: uncias tres, tarenos viginti duos, habet gratiam de novo de uncia una, tarenis viginti duobus a Regia Maiestate. Restat liquida unc. II.
Lappanum: unciam unam, tarenos viginti septem; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de tarenis viginti. Restat unc. I tar. VII.
Specianum Magnum, uncias quatuor tarenos decem et septem, granos undecim; habet gratiam a Regia Maiestate de uncia I, tarenis XVII, granis XI. Restat unc. III.
Specianum Parvum; uncias VII, tarenos III, granos XVII; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de uncia una. Ita sunt certi cives habentes gratias de granis decem et septem. Restat unc. VI tar. III.
Pedacium: uncias sex, tarenos decem et novem; habet gratiam a Regia Maiestate de novo de uncia una. Ita sunt certi habentes gratias particulares de granis XIII. Restat unc. V tar. XVIII gr. VII.
Petraficta: uncias V, tarenos V; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de unciis II, tarenis III. Ita quidam particular habet gratiam de tareno uno a domina Regina. Restat unc. III.
Aprilianum: uncias III; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de unciis II. Restat unc. I.
Fillinum: uncias IIII, tarenos XV; habuerunt certas gratias a domina Regina et Duce Andagavie de tarenis XXV et granis XIII. Ita a Regia Maiestate de noco de uncia I et tarenis … Resta unc. …
Mangonum solvit unc. tar. X gr. XVIIII.
Roblanum: uncias IIII, tarenos XV; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de unciis II. Restat unc. II tar. XV.
Carpanzanum: unciam I, tarenos V; habet gratiam de novo a Regia Maiestate de tarenis XV. Restat unc. tar. XX.
Malitum: unciam I, tarenos II; habet gratiam a Regia Maiestate de novo de tarenis XX. Restat unc. tar. XII.
Paternum: uncias VI. Sunt certi cives particulares habentes gratiam a domina Regina de tarenis tribus. Item Universitas habet gratiam a Regia Maiestate de novo de unciis III et tarenis XXVII. Restat unc. II.
Dipignanum: uncias V, tarenos XV. Habuerunt gratias a Duce Andagavie de unciis II. Item certi cives particulares habent gratias a domina Regina de tarenis VI, granis XII. Item habet gratiam a de novo a Regia Maiestate de uncia I, tarenis VI, granis XIII. Restat unc. II.
Texanum: unciam I, tarenos X, granos X. Ets quidam civis habens gratiam a Duce Andagavie de tareno uno et grano uno. Item Universitas habet gratiam de novo a Regia Maiestate de tarenis XXVIII, granis XVIIII. Restat unc. tar. X gr. X.
Dopnichi: uncias II, tarenos XXVIII; habet gratiam a Regia Maiestate de uncia I, tarenis XVIII. Restat unc. I.
Grimaldum: uncias II.
Tenet dominus Moranus.” Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, pp. 282-283.
[lxxxix] 4 marzo 1324: “Item die IIII dicti mensis, predicte indict., a dompno Goffrido, cappellano eccl.e S.ti Georgii di Cimpano (Zumpano), tar. duos” (Russo F., Regesto, 3023).
[xc] Biblioteca Civica Berio di Genova, Liber Focorum Regni Neapolis, IX, 3, 20, ff. 82v-84.
[xci] “ITEM supplicare la ditta Maesta attento sonno alcune persone deli Casali de questa citta de Cosenza li quali habitano al presente et intendeno per lo advenire far loro incolato in essa Cita et hannoce comperato molti boni stabili et so facultosi, et contentanose pagare in la ditta Cita dummodo siano cacciati deli pagamenti de li Casali se degni sua Maesta comandare debeano contribuire alli regii pagamenti de essa Cita et essere extratti da la lista deli Casali attalche vengano ad pagare uno foco et non dui.” Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 31a-32b.
[xcii] In un elenco di capitoli e grazie privo di data, all’inizio del Cinquecento sottoposto dall’universita e uomini della città di Cosenza e suoi casali, al Gran Capitano Consalvo de Cordoba, risulta: “ITEM supplicano atteso li mastri Iurati et iudici di ditti Casali in la loro creatione ciascheduno de loro paga al prothonotario tari dudici se degni concedere de gratia spetiale ad ditti Casali immunita et francheza de dicta solutione atteso sonno ditti offitii fatigosi et non lucrosi. Observetur prout est inconsuetudine.” “ITEM supplicano atteso che li offitii de assisa et catapania antiquamente sonno state dele Universitati dele baglie di ditti Casali et in alcune de esse baglie sonno state impetrate per alcuni particulari se degni V. I. Signoria concedere che siano ditti offitii de ditte Universitati de esse baglie et a quelle restituire. Quia agitur de interesse eorum qui possident talia offitia, eis auditis ministrabitur iustitie complementum.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, c. 71a.
[xciii] Pontieri E., Il parlamento del Regno di Napoli e la questione della successione di Ferrante I d’Aragona alla corona paterna, in Civiltà di Calabria, Effe Emme Chiaravalle C., 1976, p. 394.
[xciv] “ITEM considerato che Castello Franco lo quale è vicino in Cosenza tre miglia et sempre in tempo de guerre è stato et maxime queste passate bastia de Cosenza, et ha fatto fare gran dispesa ad vostra Maiesta et ad ditta Citta et danni incomportabili, se degni fare dirupare le mura de quella terra, et quella concedere ad ditta Città che sia sua come lo so li altri soi Casali, et etiam dio del Casale de Cerisano dove hanno molte possessioni li homini de Cosenza. OPORTUNE providebitur.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 57a-58a.
[xcv] “ITEM supplica, che attento essendo dishabitato Castello Franco, li homini de quella terra so andati ad habitare al Casale de Cerisano, et alcuni altri lochi convicini de ditta terra, et per non havere officiale che li corregga et castiga commetteno molti delitti contra li homini et robe de Cosenza et cossi passano impuniti, et essendo novamente successa la presa del Principe de Bisignano, se supplica chel Casale de Cerisano et li altri homini che foro de Castello Franco et habitano in li lochi prefati se agrega alla iurisdittione de lo officiale de Cosenza lo quale officiale ne possa reconoscere et ministrare iustitia come de altri Casali de Cosenza. PLACET Regie Maiestati quod Loysius lullo locumtenens super contentis in presenti capitulo oportune provideas, delicta puniat, et tam de ipsis quam ipsorum causis cognoscat.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 58a-59a.
[xcvi] “ITEM atteso che li anni passati la Città con grandissimo dispendio comperao dal Signore Conte di Martorano le terre seu Casali di Scigliano per reintegrarli alli altri soi Casali Cosentini, et retornare quelli sotto lo dominio de ditta Città, nihilominus non possendo li homini de ditti Casali per la distantia et mal camino venire in Cosenza alla corte, per li ministri de sua Ces. Maiesta fi ad hogi è stato provisto ogni anno de mandare uno Capitanio al governo de ditto Casale in grave preiuditio de essa Città, la quale per questo supplica sua Ces. Maiesta se degni ordinare, che li homini de ditto Casale de Scigliano vengano alla corte de ditta Citta de Cosenza, ò vero non possendo venire per le cause prefate lo capitanio de quelli habea de essere homo de ditta Citta de Cosenza et Casali, si per habere quelli pagato lo prezo dela compera como per utile et pacifico vivere de quella, quali saranno meglio governati da uno citatino Cosentino che de altri che non conosceno, et non portano reverentia et timore. PLACET Regie Maiestati, quod persone habiles dicte Civitatis et Casalium preferantur aliis quibuscumque pro ditto officio, casu quo supraditti de Terra Sciliani non venirent aut astringi non possent de iure venire ad ipsum tribunal Cosentie.” Biblioteca Senato della Repubblica, Cancro M., Privilegii et Capitoli della Citta de Cosenza et soi Casali, concessi dalli Serenissimi Re de questo Regno de Napoli confirmati et di nuovo concessi per la Maiesta Cesarea et la Serenissima Maiesta del Re Philippo Nuostro Signore, Napoli 1557, cc. 89a-92b.
[xcvii] Pedio T., Un foculario del Regno di Napoli del 1521 e la tassazione focatica dal 1447 al 1595, in Studi Storici Meridionali, 3/1991, pp. 262-263.
[xcviii] 5 novembre 1527, I indizione, “in aula sedilis Civ.is cosentiae”, in presenza del mag.s Sigismondo Caputo, mastrogiurato e luogotenente della detta città, furono congregati il mag.o Antonello Barono e Joannes de Pantusa sindaci della detta città, gli eletti sottoscritti, “et alii vocati in dicto regim.to et parlam.to jmpre(se)ntia subscripti magistri jurati et sindaci casalium Civ.is Cos.e”. Per quanto riguarda questi ultimi, furono presenti quelli di: “castigloni”, “lappano”, “Zumpano”, “rovito”, “Celici”, “sp(etia)ni magni”, “sp(etia)ni piccoli”, “pedaci”, “pet.a ficta”, “aprigliano”, “figline”, “mangoni”, “carpanzano”, “grimaldo”, “paterno”, “dip(inia)no” e “li dopnici”. ASCS, Notaio Napoli di Macchia vol. 7-8 (1533-34), ff. 285-285v.
[xcix] Valente G., La vendita dei casali di Cosenza nel 1644, Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, 1955, 3-4, pp. 438-439.
Creato il 23 Agosto 2023. Ultima modifica: 23 Agosto 2023.