Due torri di uso colonico in territorio di Crotone
La torre della “Campitella”
“La Campitella” deve il suo nome ai Campitelli, famiglia del sedile di San Dionisio. Baroni di Melissa e feudatari di Apriglianello, fin dall’inizio del Cinquecento, essi risultano proprietari di case e terreni a Crotone. Poco dopo la metà del Cinquecento la possessione detta “La Campitella” passò di proprietà da Giovanni Tommaso Campitelli a Lelio Lucifero.[i] Al tempo in cui fu del Lucifero il giardino è recintato da una muraglia ed è sorvegliato da un guardiano. All’interno vi è anche una stalla.[ii]
Morto nel 1586 Lelio Lucifero, i suoi beni furono amministrati dalla moglie Isabella Leone, che divenne tutrice dei figli Lelio e Gio. Paolo. Dopo poco il giardino risulta di proprietà dei Leone e nel giardino compaiono delle case e una torre. Il 14 ottobre 1594 Prospero Leone vendeva al marchese di Casabona, Scipione Pisciotta, un annuo censo di ducati 50 per un capitale di ducati 500 sulle sue proprietà, cioè sulle rendite delle terre dette il Fellà e quelle della Campitella, “cum domibus, turri et viridario”.[iii] In seguito, passò in proprietà di Giulio Cesare Leone.[iv] Essa confinava con le terre possedute dal cantorato della cattedrale di Crotone e con la via pubblica.
All’inizio del Seicento la terra con gli edifici perviene da Homobono e Deodato Leone, i quali la possiedono in quanto eredi di Fabritio Leone, del reverendo Prospero Leone e di Alfimatia Crescente, vedova di Giulio Cesare Leone.[v] Dalla famiglia Leone la Campitella passò ai Pipino. Francesca Pipino alla fine del Seicento,[vi] la portò in dote al chierico Ciccio o Francesco Suriano. A quel tempo, il giardino era gravato da due annui censi, dovuti al cantorato ed al tesorerato della cattedrale.[vii] Nei primi anni del Settecento lo “stabile volgarmente detto la campitella”, si arricchisce. Scompare la torre cinquecentesca, ed al suo posto vi è ora un gran palazzo con magazzini ed altre fabriche. Attorno vi sono giardini con alberi da frutto, vigne e terre rase e aratorie.
Durante il periodo che è detenuta da Ciccio o Francesco Suriano, “la Campitella” è concessa in fitto annuale a coloni. Il 18 agosto 1728 il governatore della terra baronale di Cutro, su istanza di Francesco Cesare Berlingieri, creditore del Suriano, pone sotto sequestro le rendite che provengono dalla sua coltivazione.[viii] Da Ciccio o Francesco Suriano e Francesca Pipino nacquero un unico figlio maschio di nome Gregorio e la figlia Laura. Alla morte dei genitori lo stabile dotale della Campitella passò in proprietà a loro come eredi. Gregorio Suriano sposò Anna De Riso, ed ebbe il primogenito Pietro Antonio, il secondogenito Felice Bruno e le figlie Giuseppa, Vittoria e Costanza.
Nell’aprile 1730, Gregorio fa dono del suo stabile La Campitella, “vicino e a vista di questa predetta città”, confinante da una parte, con la vigna che era dei Villegas ed ora è di Diego Tronca, e dall’altra parte, il vallone e via pubblica, “con tutte le sue fabriche, palazzo, magazeni e altro giardini, vigne, ortalitii con tutto il suo stato”, al suo secondogenito Felice Bruno,[ix] il quale tuttavia, solo nel 1734 riesce ad averne il completo possesso.
All’inizio di febbraio di quell’anno Laura Suriano, sorella di Gregorio, educanda in Santa Chiara, inferma di corpo ma sana di mente, fa testamento ed istituisce suo erede il nipote Felice Bruno Suriano, lasciandogli ogni diritto che le compete, sullo stabile dotale della madre Francesca Pipino della Campitella, che risulta confinare con Li Pignatari, San Francesco Vecchio e la vigna di Tronga.[x]
Nel catasto del 1743, il chierico celibe e nobile degli antichi patrizi della città, il ventiquattrenne Felice Bruno Suriano, ne risulta ancora proprietario. La possessione confinava con le vigne di Diego Tronca, ed era composta da “terre ortalizie alberata, vitata, giardino di fiore, casino di campagna ed altro”, e sotto il casino si aprivano cinque magazzini per conservare il grano.[xi]
Morto Felice Bruno Suriano, passò agli eredi e da questi pervenne al canonico Prospero Maria Gallucci, il quale nel catasto del 1793, risulta proprietario di “una possessione detta La Campitella, fu degli Eredi del qm. Felice Bruno Suriano, che si è ceduta a detto canonico Gallucci per convenzione, e dopo tanti litiggi avuti con detti Eredi di Suriano”. Allora essa confinava con il giardino con orto contiguo che apparteneva agli eredi di Diego Tronga.[xii]
All’inizio dell’Ottocento il Grimaldi ci indica la presenza di un pozzo di acqua sorgiva che si crede purgativa e rinfrescante, bevuta in abbondanza dalla popolazione specie durante l’estate,[xiii] e all’inizio del Novecento, lo Sculco vi segnala la presenza di sette fosse per la conservazione del grano.[xiv] Nel 1930 il fondo “Campatella Orto Galluccio Francesco”, situato in via Cutro di tre ettari di estensione, è coltivato ad ortaggi e vi sono un pozzo, una vasca ed una casa colonica abitata. Il tutto risulta di proprietà della “Meridionale Ammonia” (Montecatini).[xv]
La Torre Rotonda
Agli inizi del Seicento, i chierici Homobono e Deodato Leone, come eredi della loro ava Alfimatia Crescente, possiedono una “continentiam vinearum cum jardeno Turri et domibus palatiata et terranea, terreno vacuo et puteis dicta de Zinfano”,[xvi] situata nel luogo detto “Zinfano” e confinante con la gabella delle terre dette di Zinfano di Minichello Petrolillo, con le vigne possedute dal reverendo Pelio Petrolillo, e con il vignale che fu della stessa Alfimatia, e che poi passò agli eredi del fu Jo. Battista Barricellis, vignale del semplice beneficio della famiglia Mangione detto della SS. Annunciazione, vie pubblica ed altri confini. Essi nel 1637 la vendono a Pelio Petrolillo per ducati 850.[xvii]
La proprietà passò in seguito ai Presterà. Gio. Pietro Presterà, figlio di Cesare e della nobile cirotana Gesimunda Susanna, fu erede del padre Cesare, del fratello chierico Francesco[xviii] e dei beni materni, fra i quali il feudo di Puzzello in territorio di Cirò. Fu proprietario di armenti[xix] e grande mercante di grano. Oltre a possedere le terre di La Foresta, la Fratria, Valle delli Pira, Alfieri, ecc., fu anche proprietario del giardino o vigna, detto “La Torre Tonda”,[xx] o “Torre Rotonda”.[xxi] Fece parte del seggio nobiliare di S. Dionisio, ricoprì più volte la carica di sindaco dei nobili[xxii] e resse anche l’ufficio di mastrogiurato.[xxiii]
Alla morte di Gio. Pietro ereditarono i figli Cesare e Gregorio. All’inizio del Settecento i figli ed eredi di Gio. Pietro Presterà, cioè Cesare e Gregorio, oltre a possedere le gabelle Alfieri, La Foresta, Il Caro e Cepolle e l’Ulmo, hanno anche “un giardino con vigne et alberi fruttiferi con torre et altri edifici d.o volgarmente la torre tonda e p.o nel luogo detto Zimpano, confine la vigna del qm. Gio. Battista Barricellis, via pp.ca et altri confini”.[xxiv]
Durante il periodo in cui il giardino rimase in possesso dei due fratelli Presterà, esso fu gravato di un censo e in parte fu alienato. Dapprima il 10 ottobre 1710 fu infisso un censo bollare per il prestito di ducati 400 al 6 per cento, avuto dai fratelli dal Monte dei Morti degli Operarii pii, così furono impegnate le rendite sia del giardino Torre Tonda, che delle gabelle La Foresta ed Alfieri.[xxv] Poi, nel luglio 1717, i Presterà ne vendettero una parte, cioè alcune vigne e terre vacue, che componevano a suo tempo la chiusa che era stata del primicerio, il fu Carlo Presterà, per ducati 850 ai fratelli Tiriolo. I compratori a loro volta rinnovarono la nuova proprietà con alberi da frutto e viti e vi costruirono anche una torre.[xxvi] Morto Gregorio, rimase unico proprietario il fratello Cesare. Cesare Presterà, sposato con Vittoria o Tota del Castillo, nel 1720 risulta già in possesso del territorio la Torre Tonda.[xxvii]
Dal Catasto Onciario del 1743 risulta che, il nobile sessantacinquenne Cesare Presterà, abitava in parrocchia del SS.mo Salvatore, assieme alla moglie Vittoria o Tota del Castillo, alle sorelle Bettuzza e Sigismonda Presterà, e con alcuni servitori e serve. Egli possedeva oltre alla “chiusa con vigna, alberi, torre e altro detta Torre Tonda”, numerosi territori: Alfieri, La Foresta, L’Ulmo, La Valle di Piro, La Fratia, i vignali La Saccara e Valle di Nola, e un vignale nella marina di Santa Maria delle Grazie detto Donno Cesare. Inoltre, era proprietario di alcuni magazzini, per conservare il grano, di quattro botteghe in piazza Lorda e di numeroso bestiame.[xxviii]
Nel 1745 muore Cesare Presterà[xxix] e, essendo senza figli, spartisce la proprietà. Per testamento rogato presso il notaio Pelio Tirioli il 7 luglio 1745,[xxx] ed aperto dopo la sua morte il 14 luglio 1745, al nipote Francesco Antonio Oliverio, figlio di Giuseppe Antonio, barone di Paparone e Crepacuore, e di Isabella Toscano, lascia la gabella Foresta e il palazzo, con la condizione che la moglie Vittoria possa goderne l’abitazione sua vita durante. Alla nipote Francesca Toscano lascia le gabelle L’Ulmo, La Valle di Piro e La Fratria, e alle sorelle Sigismonda ed Elisabetta Presterà, tutta la parte rimanente, compresa la vigna detta Torre Tonda con terre vacue.[xxxi]
Alcuni anni dopo, nel 1761, le sorelle Sigismonda ed Elisabetta Presterà possedevano ancora i territori Alfieri e La Cattiva, e il podere con vigne, terre vacue, alberi fruttiferi, torre di fabbrica, chiusura ed altro, denominato volgarmente “la torre tonda”.[xxxii]
Morta Sigismonda, la proprietà passa a Elisabetta Presterà che, nel 1768, risulta unica proprietaria, poi è degli Oliverio. Dapprima fu di Cesare Oliverio,[xxxiii] figlio ed erede di Giuseppe Antonio, poi del figlio di costui Giuseppe e, quindi, di Elisabetta, figlia di Giuseppe Oliverio ed Elisabetta de Mayda. Quest’ultima la vendette a Gregorio Morelli. All’inizio del Novecento “vi è una torre servita poi per casa colonica. Nelle vicinanze muraglie antichissime. Fu trovato un anello e qualche moneta”.[xxxiv]
Rimase ai Morelli, prima Francesco, poi Vittorio e, quindi, nel 1930, il fondo Torretonda nella strada rotabile per Papanice di ettari sette di oliveto, è di Mario Morelli, figlio di Vittorio Emilio. Da una relazione di quell’anno si viene a sapere che nel fondo c’erano due pozzi ed una vasca, che complessivamente avevano una estensione di circa 50 metri quadrati ed una casa colonica. Il fondo era stato dato in conduzione al colono Zappia Pasquale, il quale risiedeva nel fondo stesso ed abitava nella torre.[xxxv] In seguito la torre rimase disabitata e, scoperchiata, andò in abbandono.
Note
[i] ASCZ, Busta 15, anno 1578, f. 123.
[ii] ASCZ, Busta 108, anno 1614, ff. 193-211.
[iii] ASCZ, Busta 119, anno 1637, f. 72.
[iv] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 135v.
[v] ASCZ, Busta 119, anno 1637, f. 72; Busta 229, anno 1654, f. 122.
[vi] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f.135v.
[vii] Il cantorato alla fine del Seicento esigeva un annuo censo di carlini quattro, sopra La Campitella, che prima appartenne a Giulio Cesare Leone e poi a Francesca Pipino, ed il tesorerato un annuo censo di annui carlini dieci, sopra il giardino e vigne dette La Campitella, di Francesca Pipino dotale di Francesco Suriano. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 135v, 137.
[viii] Il giardino era in affitto da più anni a Giuseppe e Giuliano Pileggio di Cutro. ASCZ, Busta 662, anno 1728, f. 133.
[ix] ASCZ, Busta 663, anno 1730, ff. 45-46.
[x] ASCZ, Busta 664, anno 1734, ff. 26-28.
[xi] Felice Bruno Suriano abitava nel suo palazzo in parrocchia di Santa Veneranda, con il fratello maggiore Pietro Antonio e le sorelle Giuseppa, Vittoria e Costanza. Oltre alla Campitella possedeva l’orto Piscitello, la gabella L’Olivella, le terre dette Le Colline o Li tre timponi di Suriano, il vignale Mendolicchia ed un mulino centimolo. ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 34.
[xii] Il canonico Gallucci possedeva oltre alla possessione della Campitella, una gabella detta Santa Domenichella e un magazzino alla Campitella. AVC, Catasto Onciario Cotrone 1793, f. 136.
[xiii] Grimaldi L., Studi statistici sull’industria agricola e manifatturiera della Calabria Ultra IIª fatti per incarico della Società Economica della Provincia dal segretario perpetuo avv. Luigi Grimaldi …, Napoli 1845.
[xiv] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905.
[xv] Comune di Crotone, Lotta Antimalarica, Dichiarazione della Società Montecatini, Crotone 5 Giugno 1930.
[xvi] ASCZ, Busta 117, anno 1620, f. 29.
[xvii] ASCZ, Busta 253, anno 1675, f. 17.
[xviii] ASCZ, Busta 333, anno 1672, f. 46.
[xix] ASCZ, Busta 313, anno 1668, f. 100.
[xx] ASCZ, Busta 312, anno 1666, f. 177; Busta 338, anno 1698, f. 52.
[xxi] Atto del 23 dicembre 1687. AVC, Cart. 114.
[xxii] ASCZ, Busta 338, anno 1698, f. 52.
[xxiii] ASCZ, Busta 114, 23.12.1687. L’arcidiacono Prospero Suriano lascia nel 1596 a Ottavio Suriano, i due territori di Zinfano e Armeri. I due territori passarono al figlio Scipione Suriano. Il 5.11.1631 Scipione Suriano vende parte delle terre di Zinfano a Jo. Petro Presterà, per il prezzo di ducati 300. ASCZ, Busta 253, anno 1671, ff. 7-12. ASCZ, Carte antiche di S. Chiara, Cotrone 4.9.1633.
[xxiv] ASCZ, Busta 611, anno 1714, f. 1v.
[xxv] ASCZ, Busta 667, anno 1745, ff. 84-85.
[xxvi] La chiusa venduta ai Tiriolo confinava con Fiorino, Torre Tonda e Zinfano. ASCZ, Busta 660, anno 1720, ff. 269-270.
[xxvii] ASCZ, Busta 660, anno 1720, f. 96v; Busta 661, anno 1721, f. 24.
[xxviii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 34-35.
[xxix] ASCZ, Busta 912, anno 1745, f. 138.
[xxx] ASCZ, Busta 667, anno 1745, ff. 74-75.
[xxxi] ASCZ, Busta 854, anno 1747, ff. 36-38.
[xxxii] ASCZ, Busta 861, anno 1761, f. 234.
[xxxiii] Nel 1793 Cesare Oliverio aveva 43 anni e viveva assieme ai fratelli Pier Maria di 41 anni, Raffele di 33, Gaetano alfiere di 35 anni e Bartolo sacerdote di 42. AVC, Catasto Onciario Cotrone 1793, f. 21v.
[xxxiv] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, p.37.
[xxxv] Comune di Crotone, Lotta Antimalarica, Prot. n. 5951, 8 Giu. 1930.
Creato il 9 Marzo 2015. Ultima modifica: 19 Ottobre 2022.