Paesaggi crotonesi: Il monte “sublime” della Capperrina
“Vi era il Tempio delle Muse, quale i Crotonesi constituirno, come dice Iamblico, et Nicolò Scutellico nella vita di Pittagora, et Aulo Gellio nel primo per conservarsi la Città in perpetua concordia, perche il coro delle muse complisce in se la consonanza del concento, l’armonia, et tutte l’altre cose necessarie per farsi una perfetta concordia, et questo à conseglio di Pittagora, quale Tempio construtto, et ben ordinato, i Crotonesi abbandonarono à fatto tutte le loro concubine, con le quale molto tempo prima havevano vissuto, questo Tempio stava situato dentro la Città sopra un monte sublime detto ancora hoggidì la Cappellina. così detto dal nome della Sacerdotessa di detto Tempio figlia di Appio Crotonese, conforme disse Camillo Lucifero nel suo scritto à mano dell’anno 1523”.[i]
Da acropoli, a rocca, a fortezza
L’acropoli sovrastava da una parte il mare e dall’altra la campagna, ed era posta in un luogo difeso dalla natura, perché circondato da rupi: “Arx Crotonis, una parte imminens mari, altera vergente in agrum, situ tantum naturali quondam munita, postea et muro cincta est, qua per aversas rupes ab Dionysio Siciliae tyranno per dolum fuerat capta.”[ii] Il primo che riuscì con uno stratagemma a conquistarla fu Dionisio il vecchio, tiranno di Siracusa, nel 380-378 a.C., durante la guerra tra Siracusa e Crotone.[iii] In seguito fu cinta di mura.
In una “Memoria sulla Piazza di Cotrone”, datata Cutrone 10 giugno 1807, Carlo Affan de Rivera descriveva la posizione della città di Crotone, che rispecchiava la rocca descritta da Livio: “La piazza di Cotrone è situata sul mare, e propriamente su di una lingua di terra che si avanza nel mare. Dietro la città verso il mare è fabbricato il Castello. Dalla parte di terra vi sono due fronti della Piazza, innnanzi i quali a guisa di un Arco vi sono delle colline, delle quali la più vicina si chiama S. Maria della Scala, ed è distante la sua vetta quattro in cinquecento da’ fronti della Piazza …”.[iv]
Dalla città greca alla città medievale
Nel 295 a. C. Crotone è dapprima saccheggiata con l’inganno da Agatocle di Siracusa,[v] in seguito, nel 277 a.C., i Romani la punirono per l’appoggio dato a Pirro.
Prima della venuta in Italia di Pirro, re dell’Epiro, la città di Crotone era circondata da un circuito murario di dodicimila passi, ed il fiume Esaro vi scorreva in mezzo.[vi] Dopo le distruzioni causate dalla guerra, la popolazione si era quasi dimezzata. Essa abitava “nel quartiere della sponda sinistra, tra le mura ed il fiume. Dall’altro lato del fiume non vi era che uno spazio deserto e zeppo di rovine fino alla cittadella, che due chilometri di suolo abbandonato separava dalle parti ancora abitate della città …”.[vii]
Durante la seconda guerra punica, i Bruzi, alleati dei Cartaginesi, nel 216-215 a. C. conquistarono con l’aiuto del popolo, la parte bassa della città, ma non riuscirono ad impadronirsi dell’acropoli, dove si era rifugiata l’aristocrazia, che si arrese solo ai Cartaginesi, dopo aver avuto la promessa di potersene andare.[viii] Nel 194 a.C. la città è ripopolata con 300 coloni romani, ai quali è assegnata una parte dell’“ager colonicus”. Al tempo dei Romani grande parte del territorio urbano, sul quale si estendeva la città greca, fu abbandonato e la popolazione si concentrò presso l’antica acropoli. Sulla collina, prima acropoli greca e poi rocca romana, si sviluppò la città murata medievale e poi la fortezza moderna.
La timpa della Capperrina
La collina, sulla quale era situata la città in età medievale, era chiamata “Timpa della Capperrina”. Il toponimo è più volte richiamato nei documenti aragonesi, riguardanti i lavori di fortificazione alla città all’affacciarsi del pericolo turco.[ix] Tra il 1484 ed il 1486 i lavori riguardarono proprio le mura della Capperrina. Furono costruiti: il muro di Milino, la grande torre della Capperrina, “li bombarderij et altri posteroli in pedi la turre de santa panayia”, “uno peczo de muro coniuncto alla porta nova de milino”, “la porta seu bombardera de la casa macta dela capperrina necessaria per la securta de ditta cita”, il muro nuovo “deli rebellini dela capperrina” e la porta della nuova casamatta che si sta innalzando sopra “santo nicola”.
Nei “Quaterni” e nei “Conti” troviamo: “Timpa dela Capperrina”, “fosso dela Capperrina”, “li fossi de retro la Capperrina”, “curso de lacqua supto la Capperrina”, “casa macta dela Capperrina”, “turri dela Capperrina”, ecc.
I lavori al tempo di Carlo V
La ricostruzione delle fortificazioni al tempo dell’imperatore Carlo V e del vicerè Don Petro de Toledo, interessò soprattutto la cinta muraria compresa tra il baluardo Don Pedro ed il baluardo Petro Nigro, cioè tutta quella parte della città rivolta verso la pianura e sul mare. Rimase intatta la vecchia cinta muraria detta della Capperrina, che cingeva la città tra il nuovo baluardo Don Petro ed il fosso del castello. Tuttavia, nei “Manuali di fabrica” troviamo numerosi riferimenti alla “Timpa della Capperrina”, in quanto durante la costruzione del nuovo baluardo Don Petro, che nella cortina verso il castello si collegò con le vecchie mura della Capperrina, vennero abbattute la torri della Capperrina ed una parte delle vecchie mura.[x]
San Nicola de la Capperina
L’esistenza di una chiesa dedicata a San Nicola, posta sul colle della Capperrina, è accertata da alcuni documenti. Nei “Quaterni” di periodo aragonese troviamo spesso citata la “casa macta dela Capperrina”, che era situata sopra la chiesa dedicata a San Nicola.[xi] In seguito documenti della seconda metà del Cinquecento testimoniano la presenza nella cattedrale di Crotone del “Canonicato detto S.to Nicola de la Capperina”,[xii] segno che la chiesa era stata abbandonata, o demolita, ma in suo ricordo era rimasto il canonicato con le sue rendite, che col tempo si chiamò solamente “Canonicato di S. Nicola”.[xiii]
I lavori al tempo di Filippo II
Nonostante le ingenti spese fatte al tempo dell’imperatore Carlo V, dopo più di quaranta anni dall’inizio dei lavori il progetto delle fortificazioni di Crotone, elaborato dall’ingegnere militare Gian Giacomo dela Caya, era stato solo in parte eseguito. Mancava da costruire interamente tutta la parte della fortificazione della città che dal baluardo Don Petro andava al castello. Proprio a questa parte, dove la città era ancora cinta dalle vecchie mura, si interessò Ambrosio Attendolo al tempo di Filippo II. L’ingegnere capuano, per rinforzare le vecchie e scisse mura della città, cinse e riempì di terra una parte della collina sottostante, situata tra il baluardo Don Petro ed il castello.
Nelle istruzioni, datate 28 marzo 1573, fornite per il suo viaggio a Crotone su ordine di Antoine Perrenot, signore di Granvelle, vicerè di Napoli, gli era stato ordinato, tra le altre cose, che “reconosca un lenzo de la muraglia dela citta c’ha fatto motivo, et veda lo remedio che se li potria dar, et con che dispendio, et in quanto tempo”.[xiv] La parte del muro di cinta della città, che stava rovinando, era la vecchia cortina che, dal nuovo baluardo Don Petro, si dirigeva verso il fosso del castello.
L’Attendolo arrivò a Crotone all’inizio della primavera del 1573 e nel maggio di quell’anno, consegnò due relazioni, una sulla fortezza ed una sul castello di Crotone, dove indicava lo stato e gli interventi necessari.[xv] Da esse apprendiamo che, per quanto riguarda le mura della città, dopo aver descritto minuziosamente lo stato e ciò di cui aveva bisogno ogni sua parte, rifacendosi al motivo della sua venuta, annotava che “La Città di Cotron da la parte che guarda verso levante stà cinta d’una muraglia vecchia, la quale comincia dal muro novo dela controscarpa del fosso del castello, et va a finir nel fianco del belguardo grande fatto novamente da quella parte (…) et di essa ne casca una parte di longhezza di canne dodece in circa, la quale non se può reparar, perché è gonfiata nel mezo, et rotta per traverso”, perciò proponeva: “se poterria recinger la detta parte de citta, et a mio giudizio credo con più ragione percio che con cacciarse così fora s’impatroneria d’una gran parte de la falda del monte che sta dinanzi ad essa et al castello. Sarria piu difesa dal castello predetto per la faccia di fora, et più offesa per la parte di dentro quando la citta fosse nemica. Et non poterria mai offender il detto castello come fa la sudetta che li volta faccia: oltre che ce anderia assai meno spesa a causa che per fundarla se cavarria meno terreno”.[xvi]
L’Attendolo aggiungeva inoltre che “Circa del lenzo de la muraglia vecchia di canne dodici longa la quale è rotta di tal modo che non se puo tener ne remediar a caosa ch’è gonfiata nel mezzo et rotta per traverso onde bisogna levarla se puro non finisce di cascar prima et per non perdere la spesa bisogna farla che serva al dessegno de la fortezza nova che li sta congiunta. Dico pure che a fare la detta parte di cortina secondo sta dessegnata dal baron de la caia ce anderiano di fabbrica canne novecento cinquanta et di cavamento per che in questa parte il terreno è alto assai canne undici et secondo il scandaglio per me fatto canne seicento, ma per che secondo il mio giudizio se poterria tener altro dessegno che lo preditto così come ed lo tento giallo nel dessegno di cio fatto dimostra quello del baron, o d’altri che lo dessegnò, così anche con lo tento rosso, demostro, quello che mi è sovvenuto sopra la faccia del luoco”.[xvii]
Le proposte ed i consigli dell’ingegnere furono in gran parte accolti, anche se non mancarono tentativi di mettere in cattiva luce il suo operato. Il progetto iniziale disegnato a suo tempo dal Baron dela Caya” fu ridimensionato. A causa dei costi anche il disegno dell’Attendolo sarà in seguito modificato e ridimensionato dall’ingegnere Pignalosa Cafaro.
“A tergo Mag.co Viro Reg.o Vicesecreto Civitatis Cutroni
Intus vero. Mag.co Vir li mesi passati foro per questa Reg(i)a Cam(er)a scritte l(ette)re dirette al spett.le Gover(nato)re di q(ue)ste provintie de calabria del tenor sequente/
Spett.li et mag.ci Viri ad notitia di questa regia Cam(er)a e pervenuto che la spesa che se fa in le regie fabriche di Cotrone si fa tutto o in parti in danno dela regia corte et questo per errore et inavertentia de ingignieri come s’intende che occorre al presente al fare dela cortina che principia dal belguardo di detta Città che se dice il spontone dela rota nominato don petro fin al beluardo novamente quasi fatto al castello de detta citta quale cortina dal m(agnifi)co Ambrosio Attendolo ordinario ingigniero in dette fabriche e stata designiata e posti pali et signi di sorte che dimostrano havere difese bastanti anzi inserrati parte del castello dentro et alzando essere superiori al castello et non alzando non essere ben difesa et quello pegio e piu la spesa che il largo che inserra dentro dietro detta cortina et voito tanto alto quanto appareno le cortine vechie et il terreno che cacciassero deli pedamenti de detta cortina nova non pare bastante per empire detto largo pero ne anderia incomodo et grandissima spesa a portare il terreno restante de altra parte et molte altre spese che potria essere non fossero necessario et incorrere in errore come se e inteso e incorse a taranto del fatto a disfarsi per non essere stato inteso bene dali ingignieri et perche com.e al ser.o de sua M.ta de havere certeza di q.sto che si e avisato o vero ve ordinamo che per servitio dela prefata M.ta mandare persone experte et de confidentia super loco li quali vedano et reconoscano del stato et ce havisate particularm.te di quanto passa et vi pare et occorre in tal negotio con mandare una copia del disegno che farete fare voi et unaltra copia di quelche ha fatto l’ingigniero accio havuto lo aviso et disegni p.tti possano pigliare la resolutione che convene. Datum neap. die 18 augusti 1583. Alvarez de Ribera”.[xviii]
A metà novembre 1574, per conto della regia corte, l’Attendolo appaltava al mastro Gio. Colonna ed altri, la “fabrica da farse in ixo belguardo del castello et uno pezo de cortina rotta et cascata dela citta de Cotrone”.[xix] I lavori vanno a rilento ed alla fine di settembre del 1581, il mastro napoletano Cola Antonio de Vito vince l’appalto bandito dalla regia corte per “cavamento et fabrica” della cortina della città. Al De Vito si aggiunge il mastro Gio. Loise de Amore di Nocera dei Pagani, che deve eseguire una parte del “cavamento del pedamento della cortina verso levante” chiamata la Capperrina.
“M.co Viro Rafaeli Millas R.io Com.rio fabricae Civitatis Cutronis
Molto Ill.e et Ill.i S.ri/ In virtu de ordine espedito a 7 de luglio 83 de q(ue)sta reg(i)a Cam(er)a dela Sum(ari)a che volesse far fare mesura da nob. pignialosa cafaro nella fabrica che novam(en)te ha fatto m(ast)ro cola antonio devito dela reg(i)a corte della fortificatione de cotrone dela cortina verso levante chiamata la capperrina, et volendono obedire aquanto nesi comanda nce semo conferiti sop(r)a il detto loco con il detto nob. pignialosa a fare detta mesura et perche in detto ordine espedito sie ditto da parte detto m(ast)ro col’ant(oni)o che era fatta molta quantita de fabrica a detta cortina donde se e desposta mala informatione atteso in detta cortina non sie incomenciato a fabricare ne tampoco ncie posta una petra infabrica si bene havemo ritrovato incomenciato a cavare il cavam(en)to da una parte di detta cortina incomenciata dal cantone vicino il belguardo Don Petro et acosta la cortina dela muraglia che novam(en)te si e fatta per m(ast)ro gio. petro colonna, pompeo stinganello et alfonso urso, et procedendo per il detto pignialosa a fare detta mesura de detto cavam(en)to conforme detto ordine havemo ritrovato del modo in fratto:
Im p(rimi)s incomenciando da detto cantone tirando verso la cortina dela capperrina una parte quale e longa pal. 55 alta insino al piano del restaglio conforme al desegnio dato per lo m.co attendolo pal. 17 insino a detto restaglio q(ua)li sta nella cortina detta la capperrina, largo seu grosso pal. 24 ½ che sono palmi 22907 ½.
Segue unaltra maniata di cavam(en)to sop(r)a la p(redi)tta insino alla qualezza del terreno e longa pal. 63 alto comp.to pal. 8 largo seu grosso pal. 32 ½ sono pal. 16380
Segue il detto cavam(en)to di detta cortina tirando verso il belguardo novo del castello q(ua)li e longo una partita pal. 96 alto per quanto si havera d’equalare per la alteza di pal. 17 conforme al ord(in)e del detto m.co attendolo e dato per fatto arespetto da unaltra parte rilassata et non misurata quali passa più avanti largo seu grosso pal. 24 sono pal. 39168.
Segue una maniata di cavam(en)to sopra la detta longa pal. 96 alta comp.ta pal. 8 larga seu grossa pal. 32 incluse lo zoccolo da sopra la altezza deli pal. 17 relassati per contra fosso che sono pal. 24576./ dato tutto per equalato le dette due partite gionte per la altecza di pal. 25 insino al piano del terreno dove sie incomenciata dala prima zappata/ gionte li quattro partite di pall. insieme fanno la summa pall. 103031 ½ / reducendo et partendole per canna quatre di terreno sonno canni duicento et una , et una quarta dico C. 201 ¼ che a ragione de carlini quatordici et grana tre et tre quarti sonno docati duicento ottanta novi, un tari et grana dieci dico D.ti 289 – 1 – 10 da li quali havendo d’escomputare D.ti vinti novi per li dinari anticipati a ragione di dieci per cento conforme alla capitulatioone de m.ro Gio Luyse d’amore de nocera di pagani alla q(ua)le relatione nce referimo restano netti et deve havere docati duicento sessanta un tari et grana dieci D.ti 260 – 1 -10 et cossi se fa relatione del cavamento sup.tto essere la sup.tta summa conforme lo sup.tto partito dato et apienato alla sumita di pal. 25 dato per fatto del che se rimette tutto per tutto al piu savio et giudicioso giudicio de le S.e V. V. Ill. e con donarli la felicita del S.r li guardi de Cotron adi 16 de agosto 1583. D. L. e S.e V.V. Pignalosa Cafaro.”[xx]
Il De Vito e soci iniziarono i lavori alla fine del 1582, ma ben presto i nuovi partitari subappalteranno buona parte dell’opera ad una società di aristocratici crotonesi capeggiata dal barone di Massa Nova Ottavio Lucifero, e composta da Dionisio Pipino, Gio. Thomaso Susanna e Scipione Berlingieri.
I lavori alla cortina si prolungheranno nel tempo tra ritardi e frodi, che vedono implicati il commissario, gli ufficiali, i nuovi partitari e gli aristocratici della città. A più di venti anni dall’inizio, nonostante che l’ingegnere Attendolo avesse preventivato solo due anni per il completamento, e l’opera da farsi fosse stata molto ridimensionata, i lavori proseguivano e termineranno solo alla fine del secolo, come stanno a dimostrare i graffiti con datazione 1597 sul nuovo “spontone detto de Miranda in onore del vicerè Juan de Zuniga conte de Miranda” (1586-1595).
Capperrina e Cappellina
Il manoscritto compilato nel 1523 dal chierico e poi arcidiacono Camillo Lucifero, evidentemente, esercitò una certa influenza presso i ceti più colti della città. Infatti, in seguito troviamo che la timpa della Capperrina è anche chiamata timpa della Cappellina. I due toponimi indicano la stessa cortina in diversi documenti relativi alla ricostruzione di parte delle mura, che cingevano la città tra il baluardo Don Petro ed il fosso del castello.
La nuova cortina della Capperrina, detta anche Cappellina, secondo l’ingegnere Ambrosio Attendolo dal baluardo Don Petro doveva arrivare fino al baluardo del castello. Essa però fu in seguito ristretta e si costruì il cosiddetto “spontone de Miranda”.
“Ill.mo S.or/ M(ast)ro Cola Ant(oni)o de Vito partitario dela fabrica dela cortina de Cotrone detta la Caperrina, et havendo inteso che il partito del cavam(en)to dele padam(en)te non era d’esso partitario ut supra, et essendo stato calato la sesta parte, esso part(ari)o ut supra per non fare intrare altro partit(ari)o ad cavare dette pedam(en)te , per possire esso m(ast)ro Col’Ant(oni)o cavarseli ad suo comodo, et quando cadesse alcuna ripa accio non habbia da chiamare altri mastri, offere fare et cavare dette pedam(en)te per la r(ati)one che tenea m(ast)ro Gio. Loyse de Amore, la sesta parte meno, et di detto terreno farne terrapieno, secondo sara necessario con conditione che li habbiano da observare tanto li patti che sono stati observati, et cap(ito)latione fatte per esso m(ast)ro Gio Loyse de Amore o per altri che habbiano fatto cap(itolatio)ne con conditione che detto m(ast)ro Col’Ant(oni)o si possa pigliare quando va et vene cavalcatura, stantia, strame et letto mediante salario per la provin(ci)a de calabria citra et ultra, et vole detto m(ast)ro Col’Ant(oni)o licentia de possere andare armato de tutta sorte d’arme non prohibite levate pero dagha et scoppettuolo per tutto lo regno tanto dentro napole q(ua)nto fuora de di et de notte senza lume per esso m(ast)ro Col’Ant(oni)o et dui altri operarii per che questo lo cerco in Gratia de V. S. Ill.ma per havere da ire per lochi suspetti et per boschi de più se contenta ut supra, et de piu offere detto m.ro dare la plegiaria tanto in nome de la fabrica quanto del cavamento.
Jo Cola Ant(oni)o de Vito.
Die 14 Januarii 1583.”[xxi]
“P.hus Dei gratia Rex./ Rafael Miglias Com.o in la fortificatione del Castello et Città di Cotrone.
Perche d(ome)nica prossima passata a 11 del p(rese)nte mese forno pagati dal Mag.co Nardo Romeo docati doicento trenta, quattro tari et grana sette et mezzo a m(astr)o Col’Antonio de Vito come partitario dela Regia Corte del cavamento et fabrica dela Città di Cotrone detta La Cappellina, quali denari sonno stati pagati per la quantità del cavamento fatta insino al p(redi)tto di. Et perchè per l’Ecc.te S.r Ottavio Lucifaro barone di Massanova et lo S.r Dionisio Pipino S.r Scipione Berlingerio S.r Giovan Thomasio Susanna m(astr)i Gioanloisio et Silivestro d’Amore n’è stato fatto intendere che non si debbia liberare detto dinaro a detto m(astr)o Col’Antonio senza loro intervento et saputosi acciò che l’esito s’ha da fare di detto dinaro sia tutto in beneficio di detta fabrica et essi come preggi et caratarii in detta fabrica non habbiano da patire inte(ress)e per la qual cosa n’ha parso sequestrare detto dinaro in potere del medesimo m.co Nardo Romeo pagatore che da là non si debbia movere senza n(ost)ro intervento et saputa. Et perche trattenendo detto dinaro che non si paga si viene a trattenere molto la fabrica in grandissimo danno et preiudicio de la regia corte. Pertanto n’ha parso fare il presente mandato con il quale ordinamo a tutti li sopra nominati che debbiano comparire in nostra presentia domane marti dì 13 del presente ad hore decesette dove habbiano di dire le loro pretendentie et quelli bisognando compromettere et diffinire acciò la fabrica di Sua Maestà non resti impedita altramente non comparendo si procederà alla liberatione di detto dinaro et a tutto quello che a noi parerà di giustitia committendo ad uno serviente dela Corte di Cotrone che debbia quella intimare et notificare a tutti li sop.ti nominati fando in piede de essa la referita/ datum Cotrone die 12 septembris 1583.”[xxii]
Note
[i] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 52.
[ii] Livius XXIV, 3.
[iii] Dionisio di Alicarnasso, Excerpta, XX, 7.
[iv] Pititto F., Un nucleo di documenti ufficiali sull’assedio di Cotrone nell’anno 1807, Arch. Stor. della Calabria, a. VI (1918).
[v] “Agathocles, coactis navalibus copiis in Italiam transfretavit, in animoque habens adversum Crotonem exercitum ducere, nuncium ad Menedemum, qui amicus illi erat, misit, ne turbaretur: perque mendacium obsidere urbem volens, filiam prae se ferebat Lanassam in Epirum ad numptias mittere, regia ornatam classe: Et hac fraude illectans illos imparatos offendit. Hinc obsidioni incumbens, a mari ad mare moenia circumdedit. Cumque petrariae et fossae adiumento domum maximam diruisset, Crotoniatae id conspicati apertis prae metu portis, Agathoclem exercitumque receperunt. Tum irruptione in oppidum facta aedes diripuerunt, virosque trucidarunt. Rex vero cum Barbaris finitimis Iapygibus et Peucetiis, societatem armorum iniit, navesque praedatorias subministrans partes de praedis accepit. Tandem praesidio ad Crotonem relicto, Syracusas renavigavit.” Diodoro Siculo, XXI, 4.
[vi] “Urbs Croto murum in circuitu patentem duodecim milia passuum habuit ante Pyrrhi in Italiam adventum. Post vastitatem eo bello factam vix pars dimidia habitabatur: flumen, quod medio oppido fluxerat, extra frequentia tectis loca praeterfluebat, et arx erat procul eis quae habitabantur.” Livius, XXIV, 2.
[vii] Lenormant F., La Magna Grecia, Frama Sud 1976, Vol. II, p. 135.
[viii] “Bruttii corona cinxerunt urbem, acceptique ab plebe primo impetu omnem praeter arcem cepere. Arcem optimates tenebant, praeparato iam ad talem casum perfugio.” Livius XXIV, 2.
[ix] “Taglar la timpa dela Capperrina”, Carrata una et meza de tavole qual furono assignate a mastro Zanzo per necessario de la forma se principia allo fosso dela Capperrina de la torre rotunda”, “Se cachia la terra de li fossi de retro la Capperrina”, “Hanno fatigato ad taglar la timpa de la Capperrina et quella terra conducer de retro la fabrica”, “tavoli necessari dela torre che se fa into lo fosso dela Capperrina”, “Per conzare la via de lo curso de lacqua supto la Capperrina … per principiare ad cavar lo fosso de lo pedamento dela banda de la Capperrina verso lo castello”, “lo pedamento de dicta fabrica verso la Capperrina de la banda del Regio Castello”, “Cavar lo pedamento delo fosso subto la Capperrina verso lo castello ad cachiar la terra con li bayardi dentro ditto fosso”, “Hanno cavato al pedamento delo fosso dela scarpa supto la Capperrina alla fachiata verso lo castello et per empir la ditta fabrica de terra”, “Garzoni caryarono petra dela marina de Santa Panaya alla fabrica dela Capperrina”, “Carrate de tavoli dela turri che se fa into lo fosso de la Capperrina”, “a morar la porta de una casa macta de dicta fabrica necessaria per la securta de ditta citta”, “Una porta fece alla casa macta de la Capperrina”, “accarriyar terra alla turri dela capperrina”, “forma se principia allo fosso dela capperrina dela torre rotonda”, “fabricao la porta seu bombardera dela casa macta dela capperrina”, “turri dela Capperrina”, “Casa macta supra Sancto Nicola”. ASN, Dip. Som.1/196, Quaterno de la fabrica deli rebellini et fossi de la Regia Citate de Cotrone. ASN, Dip. Som. 2/196, Conto di Nardo Negro deputato per la fabrica della città di Cotrone. ASN, Dip. Som. 2/196, Conto della Regia Fabrica de Cotrone. ASN, Dip. Som. 2/196, Conto di Jacobuccio de Tarento Cred.ro della fab.a de Cotrone. ASN, Dip. Som. 3/196, Frammento.
[x] “Al pedamento ditto don petro loco ditto la Capperrina” (1541), “turri dela Capperrina” (distrutta nel 1543), “timpa dela Capperrina (1545), “muro vecchio dela Capperrina”, “deroppar uno pezo de muro vecchio dela Capperrina”, “Serrar uno pertuso delo muro vecchio dela citta in la Capperrina” (1546). ASN, Dip. Somm. Fs. 196, fsli 5-6; Fs. 197, fsli 1-2.
[xi] “Casa macta supra Sancto Nicola”, “Una porta fece alla casa macta de la Capperrina”, ecc. (1484/1485). ASN, Dip. Somm. Fs. 196, fslo 1.
[xii] AVC, anno 1575. “In canonicato di S.to Nicola de la Capperina tene l’infrascritte entrate”, AVC, anno 1583.
[xiii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 143.
[xiv] AGS, E. 1065-50. ASN, Torri e Castelli, Vol. 35.
[xv] AGS, E. 1065-65, Relation del castello di Cotrone, Dentro Carta de Granvela de 9 de Mayo 1573.
[xvi] AGS, E. 1065-62, Relation de la fortezza de la citta di Cotrone de Ambrosio Attendolo.
[xvii] AGS, E. 1065-62, Relazione del castello di Cotrone, Ambrosio Attendolo, 14 mayo 1573.
[xviii] ASN, Torri e Castelli vol. 35, f. 107.
[xix] ASN, Torri e Castelli vol. 35, 14.11.1574.
[xx] ASN; Torri e Castelli vol 35, f. 91.
[xxi] ASN, Torri e Castelli vol. 35, f. 30.
[xxii] ASN, Torri e Castelli vol. 35, f. 95.
Creato il 9 Marzo 2015. Ultima modifica: 12 Gennaio 2023.