Il palazzo dei Pagano in località “La Palma” di Crotone
Il 16 agosto 1677 Gio. Francesco Pagano nominò per testamento, fatto per mano del notaio Pelio Tirioli, erede universale e particolare, sua vita durante sopra tutti i suoi beni, il figlio chierico Gio. Battista Pagano, mentre alla sua morte, l’eredità “con tutti raggioni et attioni”, sarebbe dovuta passare ai fratelli Stefano ed al chierico Domenico Labrutis, figli di Mosessa Pagano, e ai loro eredi e successori.
Tra i vari beni vi erano le case dove egli abitava, poste in parrocchia di Santa Maria de Prothospatariis, “insulatas in frontespicio domus haeredum qm. Capitanei Mutii Luciferi, strata mediante, domos Fabritii Luciferi”. Sempre dal testamento si ricava che, pochi anni prima, le case erano state elevate. Il testatore dichiarò infatti che, negli anni precedenti, la signora Ippolita Suriano, per fargli cosa gradita, gli aveva concesso di poter fare tre finestre, che si affacciavano nell’orto e casaleno del nipote Fabritio Lucifero, ponendo la condizione che, se in seguito il nipote avesse voluto alzare e fabbricare i casaleni e l’orto, per farne una casa o delle abitazioni, il Pagano avrebbe dovuto chiudere a sue spese le tre finestre, mentre il Lucifero, per appoggiare la nuova costruzione alle case dei Pagano, era tenuto a pagare a quest’ultimi la metà del muro.[i]
Prima di morire Francesco Pagano lasciò al nipote Nicola Labrutis il suo “letto con la trabacca di ferro con tre materazzi et una cortina nova”, ed alla figlia Lucrezia dei diritti sui mobili di casa e la promessa delle sue case grandi in Piscaria come dote di maritaggio. Egli inoltre, istituì anche un legato a favore del beneficio in cattedrale di juspatronato della famiglia Labrutis, senza altare e cappella, sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli, assegnando un capitale di ducati 560.[ii] Morto Gio. Francesco Pagano, divenne erede particolare ed universale il figlio chierico Gio. Battista, il quale venne così in possesso del palazzo paterno, composto “in più e diversi membri sito e posto in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis”, di alcuni casilini, situati in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, del “ius presentandi rectore” alla celebrazione di due messe la settimana, aggregate al beneficio della famiglia Labrutis, e di varie altre rendite ed entrate.
Il chierico coniugato continuò ad abitare nel palazzo paterno. Nel marzo 1690, col consenso della sorella Lucrezia, vendette per “alcuni urgenti bisogni”, un vicino “casaleno con alcune mura dirute et una camera con mura comuni con puzzo, situata in parrocchia di Santa Maria Prothospathariis e confinante con le case che erano state di Martino e con la casa di Pietro Giovanni Macrì e Geronimo Syllani.[iii] In seguito, all’inizio del 1701, essendo già morto il fratello Stefano, il chierico Domenico de Labrutis, infermo di corpo, affinché dopo la sua morte non nascessero discordie, fa testamento e, non avendo alcun parente, nomina erede universale e particolare il reverendo Marco Antonio Benincasa “sopra tutti i suoi beni mobili e stabili, raggioni et attestationi”, e quindi, anche sull’eredità lasciatagli dal defunto Gio. Francesco Pagano ed al momento detenuta da Gio. Battista Pagano, dichiarando che questa eredità gli fu lasciata “ad altro fine”, se non che il detto qm. Gio, Francesco Pagano non gli aveva restituito la dote di sua madre la fu Mosessa Pagano.[iv]
Nel novembre dello stesso anno 1701, Gio. Battista Pagano, per sfuggire al fatto che dopo la sua morte l’eredità sarebbe passata ai Labrutis, “donò” tutto ciò che possedeva, palazzo, casaleni, gabelle, annue entrate, ius presentandi, proprietà, ragioni, ecc., a Mutio Bernale, ponendo la sola condizione “che sua vita durante il detto Gio. Battista donante dovesse abitare in detto palazzo ut sopra donato ove al presente abita”.[v]
Dai Pagano al vescovo Rama
La donazione, tuttavia, venne subito impugnata e nel 1702, morti sia Domenico de Labrutis che Gio. Battista Pagano, il palazzo è di proprietà del sacerdote Marco Antonio Benincasa di Mesoraca, erede dei Labrutis.[vi] Quest’ultimo,[vii] infatti, come erede universale e particolare del qm. Domenico de Labrutis, possiede “un palazzo isolato consistente in più e diversi membri superiori, mezani et inferiori con cortile e scala di pietra”, sito e posto in parrocchia di S. Maria, vicino al palazzo, del signor Antonio Castiglia, via pubblica mediante; il medesimo palazzo che a suo tempo appartenne a Gio. Francesco Pagano.[viii]
Il palazzo dei Pagano, passato così al Benincasa è dapprima da questi dato in fitto, finchè alcuni anni dopo, il 24 marzo 1706, è venduto “per alcune sue occorrenze” al vescovo della città Marco Rama per ducati 680. Il vescovo versò subito al venditore la metà del prezzo, mentre l’altra metà si impegnò a pagarla nel giorno di San Giovanni dell’Agli, cioè il 16 maggio prossimo venturo dello stesso anno 1706. Le due parti inoltre, convennero che, poiché il palazzo era affittato, la terza che maturava a Pasqua sarebbe stata intascata dal Benincasa, mentre le restanti sarebbero andate in beneficio del vescovo.[ix]
Dal seminario ad Agostino Beltrani
In seguito, passò al chierico Dionisio Rama e da questo fu venduto al seminario. Durante il periodo in cui esso appartenne al seminario, nelle sue vicinanze fu costruita la chiesa di San Vincenzo Ferreri. Infatti, il 25 marzo 1736, Michele del Castillo, erede del padre Antonio, vendeva per ducati venti a Leonardo di Cola, con la condizione di potervi solo costruire una chiesa, una striscia di terra di palmi 60 per palmi 30 del suo “abile seu casaleno”, confinante con la chiesa di Santa Maria Prothospatariis, la casa detta La Palma, la casa del pio seminario e, strada pubblica mediante, il palazzo del decano Filippo Suriano.
Il terreno su cui sorgerà la chiesa di San Vincenzo Ferreri è così descritto: di lunghezza “principiando dal pezzo di muro davanti la chiesa di Santa Maria e per dritto a correre verso il palazzo del seminario”, e di larghezza “principiando dal pezzo del muro della strada pubblica confine il palazzo del decano Suriano a correre per dritto verso detta casa della Palma”.[x]
Il seminario lo affittò ad Agostino Beltrani di Strongoli, sacerdote e cappellano della reale cappella di San Dionisio nel regio castello, il quale nel gennaio 1741, comprò da Michele del Castillo il rimanente delle terre, facenti parte del casaleno detto La Palma, situate tra la nuova chiesa di San Vincenzo Ferreri ed il palazzo appartenente al seminario. Tale acquisto fu motivato “per impedire e levare le sporchizie vi stanno buttate e tuttavia buttano li vicini di quella per le quali vien costretto detto Sig. Beltrano a non poter abitare in detto palazzo di detto pio seminario”.[xi]
Due anni dopo il Beltrani ampliava le sue proprietà comprando dall’educanda Laura Antinori, una vicina casetta confinante da una parte, con la casa che era stata di Mimmo Suriano ed ora era di Domenico Petrolillo e dall’altra, il palazzo dei figli ed eredi del fu Oratio Zurlo, stretto mediante.[xii] Poco dopo la corte vescovile di Crotone, accogliendo la supplica del rettore e governatore del seminario Felice Messina, il quale faceva presente che il palazzo era “poco profiguo et utile al detto Pio seminario per avere continuo bisogno d’acconci di fabrica et legname”, acconsentiva la sua alienazione. Fatto valutare da esperti mastri muratori e falegnami, il palazzo fu stimato del valore di 900 ducati.
Con atto notarile del quattro marzo 1748, il rettore e governatore del seminario lo vendeva all’inquilino Agostino Beltrani. Il compratore consegnava subito in contanti in monete d’oro e d’argento ducati 500, mentre gli altri 400 rimanevano come capitale infissi sopra il palazzo al 4%, con la possibilità per Beltrani di affrancarli in due volte a ducati 200 alla volta. Finché l’affrancazione non fosse avvenuta, egli era tenuto a versare il quattro marzo di ogni anno al seminario ducati 16.
Il palazzo è così descritto: situato in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, “isolato di tutte quattro strade proprio dietro la chiesa di San Vincenzo Ferrerio strade pubbliche mediante colli palazzi de sign.ri Castillo, sign. Zurli et le case di Domenico Petrolillo … consistente in cortile di cantoni, bassamenti, scala di cantoni, pozzo, e più camere a due abili cioè mezani et superiori”.[xiii] Il Beltrani, che coprirà a lungo la carica di cappellano del castello e farà fortuna soprattutto “praticando” la professione di medico e facendo l’usuraio, vi abiterà per molti anni. Nel 1770 il cappellano del regio castello, l’ottantenne Agostino Beltrani, è ancora proprietario del palazzo, che è isolato e consiste in più e diverse camere superiori inferiori e loro bassi, con portone e scala entro questo di cantoni, e confina con la chiesa di San Vincenzo Ferreri e vie pubbliche.[xiv] Dal catasto del 1793 risulta che Giuseppe Zurlo di anni 43, possiede una casa che comprò dal qm Agostino Beltrami.[xv]
Note
[i] AVC, Atti del beneficio di S. Maria degli Angeli.
[ii] Il beneficio di S. Maria de Angelis aveva l’onere di una messa alla settimana per fondazione, e due altre anche alla settimana, per legato di Francesco Pagano. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 31v. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 80.
[iii] ASCZ, Busta 336, anno 1690, ff. 45-46.
[iv] ASCZ, Busta 497, anno 1701, ff. 77-79.
[v] AVC, Atti del beneficio di S. Maria degli Angeli.
[vi] ASCZ, Busta 497, anno 1702, f. 40v.
[vii] Marcantonio Benincasa sottocantore della chiesa cattedrale di Crotone e procuratore del reverendo Gio. Tommaso Greco di Mesoraca, subaffittatore delle terre della badia di Corazzo in territorio di Santa Severina e di Crotone. Nel 1692 abitava nel palazzo di Annibale Berlingieri. ASCZ, Busta 336, anno 1692, ff. 13-16; Busta 470, anno 1697, ff. 32-33. Rettore del beneficio di S. Maria del Mare e San Leonardo, con altare e chiesa propria. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 40. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 90.
[viii] ASCZ, Busta 497, anno 1702, f. 40v.
[ix] ASCZ, Busta 497, anno 1706, ff. 8-9.
[x] ASCZ, Busta 665, anno 1736, ff. 45-47.
[xi] ASCZ, Busta 911, anno 1741, ff. 6-7.
[xii] ASCZ, Busta 911, anno 1743, ff. 133-140.
[xiii] ASCZ, Busta 667, anno 1748, ff. 32-34.
[xiv] Il 31 ottobre 1770 il Beltrani ottiene un prestito di ducati 50 dal castellano Giuseppe Friozzi sopra il suo palazzo. ASCZ, Busta 917, anno 1770, f. 63.
[xv] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 75.
Creato il 6 Marzo 2015. Ultima modifica: 21 Ottobre 2022.