Gli Asturelli o Astorelli di Crotone ed il loro palazzo passato poi agli Sculco
Gli Asturello sono già presenti a Crotone nella prima metà del Cinquecento. Minico e Masi Asturello partecipano ai lavori di fortificazione della città, al tempo del viceré Don Pedro de Toledo.[i] Verso la metà del Seicento troviamo i coniugi Jo. Thoma Astorelli e Lucretia Russo.[ii]
La casata all’inizio del Settecento
All’inizio del Settecento sono documentati Antonino, Lonardo e Francesco Asturelli. Antonino fu parrocco della chiesa del SS.mo Salvatore;[iii] egli era proprietario di una chiusura con viti ed alberi da frutto, di alcuni vignali,[iv] di un palazzo situato in parrocchia di Santa Maria de Prothospatariis,[v] e di due case poste in parrocchia dei Santi Pietro e Paolo; quest’ultime le dava in affitto.[vi]
Lonardo possedeva una vigna, che passò poi a Giuseppe Rizzuto.[vii] Francesco Asturelli sposò Aurelia La Nocita. Tra i figli sono ricordati Pietro, Felice, Dionisio, Teodora e Catarina. Felice intraprese la carriera ecclesiastica; fu sacerdote e proprietario di alcune vigne.[viii] Fondò una cappellania laicale dotandola di una rendita di annui ducati 30 con il peso di tre messe settimanali.[ix]
Pietro fu erede universale e particolare ex testamento del sacerdote Giovanni Cesare de Vite “sopra tutti e singoli di lui beni tanto mobili che stabili e con alcuni pesi e legati”, acquisendo così la casa palaziata del De Vite, formata da una camera superiore e due bassi, situata in parrocchia del SS.mo Salvatore, confinante vie pubbliche mediante, al palazzo del marchese di Apriglianello Francesco Lucifero, ed una chiusura con vignale in località Lampusa.[x]
Tuttavia, poco dopo che era entrato in possesso di questi ingenti beni ereditari, evidentemente per sfuggire alle tasse, il tutto risultò passare a Francesco Antonio Zurlo, in virtù di un finto atto di donazione irrevocabile fra vivi. Francesco Antonio Zurlo diviene così per donazione, erede universale e particolare del fu sacerdote Giovanni Cesare de Vite, e col consenso del fratello del sacerdote defunto, Nicolo Maria de Vite, venderà parte della casa palaziata al confinante marchese Lucifero, che stava ampliando il suo palazzo.[xi]
Pietro Asturelli, come si ricava dal catasto onciario del 1743, esercitava la professione di “negoziante”, ed abitava con la sua numerosa famiglia, di cui facevano parte anche due nutrici ed una zia, in casa dello zio il primicerio Raimondo Torromino. Sempre dal catasto risulta proprietario di due vignali, di una vigna, di una casa dotale in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo che affittava, di una camera con il suo basso e di 500 ducati “applicati in negozio”.[xii] Pietro ed il fratello Dionisio, ereditarono i beni materni e paterni. Essi anche come eredi universali e particolari “ab intestato” della madre Aurelia La Nocita, e del fratello il canonico Felice Asturelli, risultano eredi di una vigna in località Lampuso, coltivata con viti, alberi fruttiferi e torre di fabbrica, di un vignale ed del palazzo con “pochi mobili di lino e lana”, situato in parrocchia del SS.mo Salvatore e confinante con l’abitazione del massaro Antonio Giaquinta.
Il palazzo degli Asturelli
I beni ereditari, paterni e materni, furono dapprima gestiti in comune dai due fratelli. In seguito, “affine di stare nella pace e non avere litiggio alcuno”, essi decisero la spartizione. La proprietà fu stimata da alcuni esperti del luogo. Si giunse così nel settembre 1770, alla divisione: la vigna ed il vignale furono di Pietro ed il palazzo di Dionisio.
Il palazzo, come risulta dalla descrizione, consisteva in due camere superiori e quattro inferiori, quattro bassi con scala e portone di cantoni. L’immobile venne valutato dai mastri fabricatori Pascale Juzzolino e Giuseppe Gerace, dai mastri falegname Giuseppe Antonio Negro e Gaetano Bilotta, e dal mastro forgiaro d’Oppido, del valore di ducati 1006 e grana 35.[xiii]
Pietro fu un grande mercante di grano e formaggi ed un importante capitalista.[xiv]13. Operò come procuratore ed in collegamento con gli speculatori napoletani, intervenendo anche a finanziare prestiti a feudatari del luogo, come nel caso della costruzione di mulini sul Neto da parte del feudatario di Strongoli.[xv] Fece fortuna soprattutto, esercitando l’impiego di “cassiere dell’arrendamento de ferri e doana” di Crotone, fu membro e ministro della congregazione dell’Immacolata Concezione,[xvi] e svolse numerosi uffici tra i quali quello di riscuotere il denaro in Monteleone per le paghe mensili “per le tartane e le galeotte che corseggiano”.[xvii]
Mercante di grano, nel giugno 1741 ottenne un pezzo di terreno fuori mura, appartenente al semplice beneficio dell’Immacolata Concezione, per costruirvi tre magazzini, impegnandosi a pagare un censo enfiteutico annuo.[xviii] Durante la grave carestia dell’inizi degli anni sessanta speculò, così nell’ottobre 1763 ebbe in concessione enfiteutica dall’arcidiacono Raimondo Torromino, mezzo tomolo di terreno infruttuoso a Capo delle Colonne per edificarvi un casino.[xix]18
Pietro Asturelli fu particolarmente attivo comprando e vendendo, spesso con finte vendite e donazioni: cedette al primiceriato un vignale in località Saccara, vendette una casa a Domenico Frijo, e due palazzi: uno al sacerdote Bernardino Lamanni e l’altro, che era contiguo alla sua casa, al notaio Nicola Partale. Prima di morire risulta che era ritornato in possesso del palazzo, o casa palaziata, che era stato del padre.[xx] Pietro Asturelli si sposò con Ippolita Massa, ed ebbe numerosi figli: Raffaele, Diego, Francesco, Giuseppe Maria, Feliciana ed Antonio.
Raffaele fu canonico del canonicato di San Vincenzo e Anastasio, mentre Giuseppe fu canonico del canonicato di San Marco Evangelista,[xxi] ed amministrò anche la cappellania laicale, istituita a suo tempo dal fu canonico Felice Asturelli, ed il beneficio sotto il titolo di S. Girolamo che, fondato dalla famiglia La Nocita, era passata agli Asturelli.[xxii] Feliciana sposò Gerolamo Cariati, ed Antonio fu erede del padre, ed anche erede universale e particolare di Gerolamo Cariati.[xxiii] Come tale, il 14 settembre 1782 saldò un debito che il defunto Gerolamo Cariati doveva al cassiere della congregazione dell’Immacolata Concezione.[xxiv]
L’erede Antonio continuò ad abitare nel palazzo paterno,[xxv] che dopo il terremoto del 1783 curò restaurare, come è ancor oggi evidenziato dalla iscrizione “1783 T.T”, posta su un portale su vico chiuso Ducarne. Dal catasto onciario del 1793 risulta di anni 49, e proprietario di quattro magazzini, di una vigna a Lampuso, del palazzo paterno, del quale aveva affittato il quarto di basso, e di una casa unita al palazzo del fu Gio. Avarelli.[xxvi] Il figlio di Antonio, Pietro ereditò il tutto.
Descrizione del palazzo all’inizio dell’Ottocento
Così è descritto il palazzo del Signor Pietro Astorelli in una relazione del 12 agosto 1816: “La casa del Sig.r Astorelli è sita all’alto del paese: è superiore alla casa del Sig. Marchese Lucifero luogo di ottima aria, e sebbene non propriamente sul mare, pure ha un vastissimo orizzonte, che gli da una estesa viduta, e di mare, e di terra.
Il piano superiore è composto di dodici stanze con una grande galleria. Il piano inferiore è composto da sette stanze. Ha il suo cortile isolato, ma più piccolo di quello di Rizzuti. La scala coperta, e luminosa corrispondenti bassi per servir da stalle, e magazzini. La fabbrica è nuova, e vi è bisogno di piccola riattazione interna per renderla di lusso.
Numero delle istanze del quarto superiore, che compongono il Palazzo di D. Pietro Astorelli. Sala. Prima, e 2a antecamera. Galleria. Tre camere di letto. Camera della loggia. Un camerino. Cucina. A man destra della Galleria una camera di letto. Vicino la cucina vi sono due stanze per dispense. Quarto di basso dell’istessa casa Astorelli. Stanze numero sette. Stalle con pagliere, ed altro magazino a lato. Bassi per commodo di legni, e carboni, membri n. 5. (Nota. Oltre d’una quantità di bassi vi è il 2.o piano composto di sette eccellenti camere., bastantimente commoda e decente. E situata nel luogo più eminente della città. L’affacciato della galleria è a mezzogiorno. Vi è ancora una spaziosa cisterna che raccoglie l’acqua de’ tetti. Ha bisogno di diversi accomodi interni ed esterni).”[xxvii]
Il palazzo nell’Ottocento passò in proprietà agli Sculco. L’appartenenza del palazzo a questa nobile famiglia era, fino a poco tempo fa, evidenziata dalla presenza dello stemma gentilizio, posto sopra il portale affacciante su largo Pergola. Nicola Sculco all’inizio del Novecento affermava che “nel 1840 nella casa Astorelli che fu mia casa paterna, Fortunato de Grazia in un antrone trovò una spingarda un boccaccio ed altre armi antiche”.[xxviii]
Note
[i] Pesavento A., Abitanti di Crotone che hanno partecipato alla costruzione delle fortificazioni della città e del castello (1541–1550), in www.archiviostoricocrotone.it
[ii] ASCZ, Busta 229, anno 1651, ff. 43-44.
[iii] ASCZ, Busta 914, anno 1754, f. 89; Busta 859, anno 1757, f. 450.
[iv] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 16v, 53.
[v] Antonino Asturello compra nel 1724 da Cecilia Petrolillo, vedova di Filippo Silva, un palazzo sito in parrocchia di S. Maria Prothospatari. ASCZ, Busta 664, anno 1732, f. 239.
[vi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 194.
[vii] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff 12v, 126.
[viii] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 47, 59. ASCZ, Busta 664, anno 1733, f. 75.
[ix] AVC, Catasto Onciario, Cotrone 1793, f. 176.
[x] Per testamento fatto da Gio Cesare de Vite il 29 agosto 1741, ed aperto il giorno della sua morte il 4 agosto 1742. ASCZ, Busta 911, anno 1742, ff. 72v, 77; Busta 912, anno 1744, f. 20.
[xi] Francesco Antonio Zurlo era congiunto in affinità con il sacerdote De Vite. ASCZ, Busta 912, anno 1745, ff. 74-78.
[xii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 179-180.
[xiii] Il palazzo fu valutato per la “fabrica” (ducati 556 : grana 80), “cantoni delle cantoniere, portone, porte, fenestre e scala” (duc. 68:80); “Forno” (duc. 3); “mattonate” (duc. 42); “Ciaramidi e tegole” (duc. 18); “lamia della scala” (duc. 15), “astraco delli bassi” (duc. 20), “luogo di detto palazzo” (duc. 40), “tutto il legname” (duc. 212:71), “un balcone” (duc. 20) e “4 ferriate” (duc. 10). ASCZ; Busta 917, anno 1770, f. 54.
[xiv] P. Asturelli vende al mercante napoletano C. Vantepane tt.a 6000 di grano maiorche del raccolto 1752, e del peso di non meno di rotola 44 e mezzo per tomolo, da consegnarsi al porto di Crotone tra i mesi di febbraio e aprile, a carlini 13 il tomolo (ASCZ, Busta 1124, anno 1753, ff. 30-31). P. Asturelli vende tt.a 4500 di grano del raccolto 1753, a carlini 10 e grana 9 il tomolo, alle università di Scilla e Calanda (ASCZ, Busta 1124, anno 1753, ff. 140-141, 165-166).
[xv] Per completare i lavori di costruzione di alcuni mulini sul Neto, il principe di Strongoli nel 1744, prende in prestito duc. 2500 all’otto per cento da Pietro Asturelli, “cassiere dell’arrendamento de ferri e doana” di Crotone, e commerciante di grani e formaggi. ASCZ, Busta 1063, anno 1744, ff. 38-51, 56-63.
[xvi] ASCZ, Busta 861, anno 1761, f. 184.
[xvii] ASCZ, Busta 913, anno 1750, f. 103.
[xviii] Nel 1741, un vignale del beneficio dell’Immacolata Concezione presso “li furchi”, è concesso ad annuo canone perpetuo a D. A. Farina, P. Asturelli e F. Gallucci, affinché possano costruirvi 12 magazzini. ASCZ, Busta 911, anno 1741, ff. 18-21; Busta 854, anno 1746, ff. 38-40.
[xix] Pietro Asturelli nel 1763, aveva chiesto all’arcidiacono in enfiteusi, per un annuo canone di carlini 10, mezzo tomolo di terra infruttuosa a Capo Colonne “che consiste in palmi centotantadue di lunghezza ed 8o in larghezza principiando la prima dalla cantoniera delle nuove camere fatte colà dal Signor arcidiacono Torromino e va verso la colonna e da detta si distende verso la città”. AVC, Richiesta di Pietro Asturelli al vescovo, Napoli 27.8.1763, Cart. 114.
[xx] La casa palaziata di Pietro Asturelli era gravata da un capitale di ducati 200 al 5%, che si doveva al capitolo della cattedrale. AVC, Catasto onciario, Cotrone, 1793, f. 150.
[xxi] AVC, Catasto onciario, Cotrone 1793, f. 7.
[xxii] AVC, Catasto Onciario, Cotrone 1793, ff. 159, 164.
[xxiii] ASCZ, Busta 1345, anno 1781, ff. 19-30.
[xxiv] ASCZ, Busta 1345, anno 1782, ff. 29-38.
[xxv] Nel 1790 Antonio, figlio ed erede di Pietro Asturelli, deve al soppresso convento di S. Francesco d’Assisi per canone sulla casa in parrocchia del SS. mo Salvatore, in agosto annui carlini 12. AVC, Lista di carico, Cotrone 1790, f. 37v.
[xxvi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 7.
[xxvii] ASCZ, Intendenza opere pubbliche Busta 64, F. 1086.
[xxviii] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone Pirozzi 1905.
Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 31 Ottobre 2022.