Il palazzo Berlingieri a Crotone
La cappella dei Berlingieri nel monastero di Gesù Maria
“Quid Luciferi generosi ? Quid Susanne splendidi ? Quid Verlingieri pugnaces ?” Secondo quanto riporta un atto notarile della metà del Settecento, Garetto “fu il primo di tal nome della sua famiglia di Berlingieri” presente in città, “che sin da allora si reputava e confessava tra le primarie di questa città di Cotrone”.
Garetto Berlingieri costruì a sue spese la cappella della Madonna del Carmine, nell’ala in cornu epistolae della chiesa di Gesù Maria del convento di S. Francesco di Paola, dotandola con suoi beni. Ciò avvenne al tempo della costruzione del monastero (1460), “che accadde mentre ritrovavasi tra mortali ed appena aveva fondato il suo esemplare ordine il Glorioso San Francesco di Paula”. La cappella fu “ristaurata per mera divozione e liberalità dà tempo in tempo da legittimi discendenti di detto Garetto, che ne han goduto incontrastabilmente il patronato laicale e finalmente con specialità da Scipione, e dal di lui nipote Orazio Berlingeri … che fu padre di Ottaviano Cesare, il quale fu padre di Annibale”,[i] il quale fu padre di Francesco Cesare.
I primi documenti
Cola Francesco Beringeri risulta abitare a Crotone già nel 1485, al tempo dei lavori di fortificazione della città e castello.[ii] Cola Francesco Beringeri sarà ancora presente assieme ad Aurelio Berlingeri durante i lavori di fortificazione della città al tempo di Carlo V (1542).[iii] È del 1535 il testamento di Crucetta Berlingieri, moglie di Luca Gio. Infosino che, per la morte del marito, lascia ducati 50 al monastero di Gesù e Maria, da spendersi per beneficio della cappella dei Berlingieri.[iv]
Sempre in quell’anno Anselmo de Berlingeri è sindaco dei nobili della città come risulta in un atto notarile seicentesco, che riporta l’iscrizione di una “meza colombrina … in mezzo della quale ci sonno scolpite l’armi della Città con certe lettere che dicono, Conditum in anno 1535 in sindacatu m.ci Anselmi de berlingeriis et Dionjsis Gulli sotto le qual l.re vi è anco depinto l’effigie del famoso Milone Crotonese con uno toro in mano”.[v]
Alla metà del Cinquecento[vi] ritroviamo Anselmo Berlingieri, che è sposato con Adriana de Abenante ed ha un fratello di nome Aurelio. Dall’unione sono nati i figli Carolus e Scipione, e le figlie Isabella e Hippolita, quest’ultima è sposata con Cola Francesco Abenante. Il 3 gennaio 1556 Anselmo Berlingeri fa testamento e nomina eredi i due figli Carolus e Scipione, con la condizione che, morendo uno senza figli, succeda l’altro. Dal testamento risulta che egli possedeva “magazeni et case in la parrocchia de S.ta Margarita justa le case del m.co Cola Jacomini et le case delli heredi del m.co Vincislao Susanna”, ed abitava in parrocchia di “S.tae Mariae de Prothospatariis jux.a moenia nova dictae Civitatis jux.a domos heredum q. m.ci Jo.is Veles de Tappia viam p.cam”. Egli dispone inoltre, di essere seppellito nella sua cappella nel monastero di Gesù Maria.[vii] All’inizio del Seicento troviamo gli eredi di Scipione Berlingieri, figlio di Anselmo, che abitano ancora in parrocchia di Santa Maria de Prothospatariis.[viii]
Scipione Berlingieri
Da una platea della mensa vescovile dell’anno 1570/1571,[ix] sappiamo che il vescovo di Crotone possedeva “una gabelluzza nominata lo caro iuxta le terre del m.co Scipione Berlingeri”. Nel 1583 prese in appalto i lavori della Capperrina.[x] Scipione sposò Bernardina Susanna. Dall’unione nacquero Anselmo, Adriana,[xi] Vittoria ed Ippolita. Adriana sposò nel 1594 Fabritio Lucifero. Ippolita sposò Colantonio Perrone. Vittoria morì il 12 novembre 1601 e fu seppellita nel monastero di Gesù Maria.[xii] Anselmo Berlingieri fu figlio ed erede di Scipione. Alla fine del Cinquecento troviamo Horatio, Jo.e Hieronimo ed Anselmo Berlingieri; quest’ultimo era figlio ed erede di Scipione.
Le epidemie, che decimarono la popolazione di Crotone nel primo decennio del Seicento, colpirono anche la famiglia Berlingieri, che era presente con due rami; uno con la cappella in cattedrale e l’altro nella chiesa di Gesù Maria. Tra coloro che furono seppelliti nella chiesa di Gesù Maria sono ricordati: Vittoria Berlingieri (12.11.1601), un figlio di Horatio Berlingieri (22.1.1602), una figlia di Horatio Berlingerio (6.12.1602), una figlia di Horatio Berlingeri (14.1.1604), Gio. Gerolamo Berlingerio (19.8.1604), Lucretia Berlingeri (16.9.1604), Portia Berlingeri (14.9.1606), un figlio di Horatio Berlingeri (19, 9, 1606). Tra coloro che furono seppelliti al “vescovato” troviamo: Un figlio di Gio. Paulo Berlingerio (19.8. 1605) ed un altro figlio di Gio Paulo Berlingerio (17.9. 1605).[xiii]
In parrocchia del SS.mo Salvatore
Gio. Geronimo Berlingieri abitava in parrocchia del SS.mo Salvatore ed era sposato con Lucretia Ormazza. Morto il 14 settembre 1606, la vedova Lucretia Ormazza, il 21 gennaio 1614, dichiarava di possedere “una continentia di case con più et diversi membri sup.ri et inferiori con cortiglio scoperto et magazeni di sotto sita et posta nella cappella del SS.mo Salvatore jux.a le case del q. Horatio Scarnera via pp.ca. Uno palazotto con due case terrane a lato confine le case predette affacciante al castello di d.a Città confine le case del sudetto di Scarnera”. Essa ne vendeva la metà al figlio Gio. Andrea Berlingerio.[xiv] Gio. Andrea Berlingieri esercitò la carica di procuratore dell’ospedale della città.
Sempre in parrocchia del SS.mo Salvatore e vicino alle case della vedova Lucretia Ormazza, abitava Hieronimo Berlingeri, figlio ed erede di Pompilio Berlingeri e di Feliciana Pelusia, il quale possedeva una casa palaziata “in par. SS.mo Salvatore jux.a le case che furno del q. Gio. Andrea Ormazza”.[xv] La casa palaziata, che confinava con le case di Lucretia Ormazza, faceva parte dei beni dotali portati in dote dalla madre Feliciana Pelusio, sorella di Ferdinando.[xvi]
In parrocchia di Santa Veneranda
Horatio Berlingieri abitò in parrocchia di Santa Venere. Nel 1632 egli era già morto, ed i suoi eredi abitavano nelle sue case situate in parrocchia di Santa Vennera: “iusta domum heredum Polibii Perretta et casalenum Jo. Maria Calabrese”. Le case erano costituite “in più membri inferiori e superiori cioè una sala et tre camere nella parte di mezo e sotto et nella parte di sopra una sala et una camera et una loggetta e scala, un’altra casa palatiata consistente in uno membro conticua alle sud.te case”.[xvii]
Le case furono poi abitate dal figlio Cesare Ottaviano, il quale si sposò due volte. Dapprima sposò Faustina Modio da cui nacque Carlo, poi arcivescovo di Santa Severina. Rimasto vedovo si risposò nel 1656 con Luccia o Isabella Suriano, dalla quale ebbe i figli Pompilio, Diego, Annibale e Guglielmo. Morì il primo aprile 1684.[xviii] Nel 1704 morto l’abbate Diego, i fratelli Annibale e Pompilio, quest’ultimo residente da molti anni a Roma, divisero i beni ereditati dal fratello.[xix] La sorella Laura aveva sposato nel 1672 Carlo Blasco di Rossano.[xx]
La costruzione del palazzo
Negli ultimi anni del Seicento Annibale Berlingieri inizia a costruire il palazzo di famiglia presso la chiesa parrocchiale di Santa Veneranda. Acquista gli edifici vicini alla vecchia casa[xxi] e al magazzino o “horreo” di fronte alla porta grande delle clarisse.[xxii]. Abbatte alcune case per fare piazza e cortile,[xxiii] altre demolisce per alzare la nuova fabbrica nuova fabbrica[xxiv] e “per dar lume” alle camere. Case diventano stalle e magazzini, vicoli sono murati. La parrocchiale perde l’autonomia spaziale e religiosa divenendo un oratorio privato. Separata da un vicolo, è mutata di forma e accorpata al nuovo palazzo.
Concluso un accordo con il parroco e il vescovo, il nobile si impegna a diroccare i vecchi muri di creta della chiesa, ed a ricostruirla[xxv] “con nuovi muri di calce, nuovo suffitto e nuova coperta”, fornendola anche di un “quadro con una cappella condecente”. Egli si obbliga ad appoggiarla lateralmente al muro del suo palazzo, dirimpetto alla vecchia porta maggiore di detta chiesa, dove secondo il nuovo disegno dovrà far costruire il nuovo altare. In cambio utilizza il muro laterale comune, aprendovi “una fenestella colle sue gelosie” sì da poter assistere alle funzioni sacre dall’interno del palazzo e ottiene di mutare il titolo, aggiungendovi quello di Santa Anastasia Romana, in onore del fratello consanguineo Carlo,[xxvi] arcivescovo di S. Severina (1678-1719) che, in occasione della riedificazione del palazzo di famiglia, aveva fondato nel 1704, la cappellania laicale di S. Veneranda e Anastasia col peso di una messa al giorno. La nuova cappellania viene dotata dall’arcivescovo con un capitale di 1000 ducati che, nel 1720, erano parte infissi sulla gabella “Racchio” di D. Pipino, e parte sui beni degli eredi Barricellis. La rendita annua parte serviva al pagamento della messa quotidiana ed il resto all’acquisto di paramenti sacri, cera, ostie, vino e per abbellire e riparare l’edificio.[xxvii]
La chiesa, completata nel 1711, e fornita di nuovi arredi, di paramenti e di un calice d’argento con patena,[xxviii] è soggetta ad Annibale Berlingieri, patrono della cappellania.[xxix] Sfruttando la connivenza e la paura dei parroci, i Berlingieri in poco tempo ne divengono di fatto i possessori.
Francesco Cesare Berlingieri
Ai primi di gennaio 1719 Annibale muore. La proprietà del palazzo, assieme ad un fidecommisso di 50.000 ducati, perviene, con i “ius presentandi a tutti li beneficii”, e ai “iuspatronati di casa”,[xxx] al primogenito Orazio Nicolò, sposato con Anna Suriano.[xxxi] All’altro figlio Francesco Cesare, studente a Napoli, e alle figlie resta il diritto ad una “commoda abitatione”.
Orazio Nicolò muore; subentra Francesco Cesare[xxxii] che costringe la sorella Caterina, educanda in S. Chiara, a rinunciare all’eredità per soli 2200 ducati e le impedisce di sposarsi.[xxxiii]
Sempre nel 1719 Cesare sposa Violante Suriano, figlia ed erede di Decio Suriano, che gli portò in dote tra l’altro un palazzo in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo.
Nel dicembre dello stesso anno egli compra da Nicola Gerace, un palazzo con due casette attaccato, dalla parte rivolta alla chiesa di S. Chiara, al vaglio scoperto del cellaro del suo palazzo. Nel maggio seguente lo rivende a Natale La Piccola, parroco di Santa Margarita e prestanome del cognato Domenico Mirielli,[xxxiv] trattenendosi le due camere ed i bassi, che si affacciano alle case di Ciriaco Tesoriero, ed il basso sotto la cucina del palazzo, che ha l’uscita davanti a Santa Chiara, con la condizione di poter chiudere due finestre del quarto superiore, dirimpetto alle sue camere, e con la possibilità di poter fabbricare una loggia o solana scoperta.[xxxv] Tutta l’operazione di ampliamento del palazzo viene a costargli solo 110 ducati. Casalini “diruti” a giardinello diventano case, bassi botteghe, stalle magazzini.
Francesco Cesare ai primi di febbraio del 1735 ospitò nel suo palazzo il re Carlo III di Borbone. Il re arrivò in città il due febbraio verso sera e ripartì il giorno dopo per Cutro. In seguito egli ebbe dal re, con privilegio del 19 gennaio 1740, il titolo di Marchese di Valle Perrotta.
Nel catasto del 1743
Attraverso gli atti del catasto del 1743, così risulta composta la sua famiglia: Francesco Cesare Berlingieri marchese di Perrotta nobile a. 46, Violante Suriano moglie a. 40, Carlo, figlio primogenito, a. 20, Annibale figlio a. 18, Pompilio figlio a. 13, Rosolia figlia a. 15, Rosa Barricellis, moglie di Carlo, a. 19, Antonia, figlia di Carlo, a. 3, Agniesa, figlia di Carlo, a. 1, Edviggia Lucifero, nipote ex figlia di D. Francesco Cesare, a. 3. Felice Sportelli di Mola di Bari, medico fisico abita in detta casa a. 38, Giuseppe Blancis francese cammariero a. 40, Lutio d’Angelis servitore a. 18, Giacobbo Romano servo a. 35, Giuseppe Laino servo a. 16, Pietro Rajmondo di Capua famiglio a. 35, Domenico d’Aquino di Palagorio famiglio a. 40, Teresa Sgrò nutrice a. 30, Nuntiata Juzzolino serva a. 35, Giulia Caputo serva a. 40, Auria Laino serva a. 10.
Abita in casa propria patrimoniale in parrocchia di Santa Veneranda. Possiede: un basso sotto la casa dove abita Vittoria Pellegrino, serva di casa, mentre in un altro abita Leonardo Simeri e sua moglie anche gente di casa, due altre case all’incontro di detto suo palazzo, una delle quali serve per il suo cocchiero e per rimessa della sua carozza, mentre l’altra è inaffittata, due cavalli per uso di carozza, due altri per uso di sella e due altri, con una somara per uso di casa. Possiede ancora cinque magazzini per uso di conserva di grani nel luogo detto Il Fosso, una casetta in parrocchia di Santa Veneranda solita affittarsi, e una casetta dietro la chiesa dell’Immacolata Concezione solita locarsi.
Possiede i territori di: Mezzaricotta, Spatarello, La Rotonda, La torre di Piterà, Alisa ed il Terzo di Berlingieri, Li Condurini, La torre di Giuliano, Vignale La Saccara, Olivella e Groletta, Il Celso, La destra di Beltrano, una chiusa vitata ed alborata nel luogo La Rotonda, una chiusa vitata ed alborata nel luogo La Marina, il Feudo nobile detto di Perrotta con bovi aratori n. 120, bovi aratori n. 40, vacche d’armento figliate e stirpe n. 56, mazzoni n. 20, giovenchi infra li tre anni n. 35, giovenchi sotto li anni tre n. 44, tori n. 4, 2 giumente per uso di vaccari, troie seu scrofe n. 20, mandria di pecore grasse di frutto n. 1500, pecore giovane dette sciamorte n. 500.[xxxvi]
Carlo Berlingieri
Alla sua morte, avvenuta il primo agosto 1749,[xxxvii] ereditarono i figli Carlo, che abitò nel palazzo situato in parrocchia di Santa Veneranda, Annibale e Pompilio. Carlo marchese di Perrotta, marito di Rosa Barricellis, figlia di Francesco Barricellis e Flaminia Amalfitano, fu più volte sindaco dei nobili (1746) e morì nel 1781.
Anselmo Berlingieri ereditò dal padre Carlo il palazzo in parrocchia delle SS. Veneranda e Anastasia, attaccato da una sola parte a quello di Saverio Micilotto. Anselmo si unì con Gabriella Zurlo, morì il 16 gennaio 1785. Successore fu il figlio Cesare, marchese di Valleperotta, che subentrò nella proprietà anche del palazzo.
Il palazzo dei Berlingieri in un inventario del 1781
“Sala del quarto di basso del Palazzo del d.o q.m Ill.re March.se D. Carlo Berlingieri, sito entro q.a sud.a Città, in Parocchia delle Sante Vergini Anastasia, e Veneranda, attaccato da una sola parte a quello del Sig.r D. Saverio Micilotto.
Sedie di cuoio all’antica usate n.o dodeci. Una boffetta di noce usata. Altra a scrivania usata. Un stipo di tavole grande a due aperture, con entro tre selle, guarnite di briglie, e capezzoni respettivamente. Quadri num.o otto usati con pitture di frutti. Due cascibanchi usati con entro scritture inutili.
Antecamera
Sedie di velluto verde usate all’antica, numero dodeci. Due scrittori grandi all’antica, impellicciati di tartuca con piedi di noce. Una boffetta di noce usata. Un baullo di vacchetta contrellato usato vuoto. Sedie di paglia num.o otto usate indorate. Un quadro grande col ritratto di S. Carlo. Altro mezano con cornice indorata, rappresentante il ritratto del fù D. Carlo Berlingieri, arcivescovo della città di S. Severina. Altri cinque ritratti piccoli di cardinali. Due specchi all’antica indorati. Un portiere di damasco torchino usato.
Camera terza a mano dritta
Quadri n.o nove con cornice indorata frà grandi, e piccoli, con effigie di diversi santi. Un specchio mezano con cornice indorata. Sedie indorate di paglia n.o undeci. Un alcantarano impellicciato d’ebbano con tiratoi, con entro piccole biancherie di donna. Un scarabattolo di cristallo con Bambino entro. Due baugli foderati di velluto clemens usati, con entro in uno d’essi due cunduscie uno di drappo in seta foderato, e l’altro di armosino usati. Due para di scarpe di drappo usate, e due scatole con sciarpe di donna di velo di seta in argento. Nell’altro baullo, una cortina di felba verde usata. Due fodere di sedie di velluto verde. Due portieri, uno di damasco clemens, e l’altro di porta nova verde usati. Un apparato di camera usato di rasino rosso, e giallo, ed un lettino piccolo di tela stampata. Un baullo di vacchetta usato, con entro otto camisce di donna. Una veste d’amuer color di rosa pallida. Altra di raso giallo con pizzillo d’argento. Altra di amuer verde. Un busto d’amuer color di rosa. Un avantisino di armosino nero. Una gonnella di amuer nero, ed una rispettina di velo, appartinenti dette robbe di q.o baullo alla vedova D. Antonia Berlingieri figlia del fù Mar.se D. Carlo. Una cristalliera coll’estremi indorati, con entro diverse chiccare. Un portiere di Porta nova usato.
Quarta camera
Cinque scanzie di tavole con libri diversi. Quadri con cornice indorati, grandi, mezani, e piccoli n.o sei con diverse effigie. Un specchio all’antica con cornice indorata. Un ginocchiatoio con tre tiratori vuoti, e sopra un crocefisso. Una boffetta di noce usata.
Quinta Camera
Quadri usati n.o tre con cornice indorata, con effigie di santi. Un specchio mezano con cornice indorata. Una cassa di pioppo con entro rete di pescare. Un stipo di tavole nuovo vuoto. Una boffetta di noce impellicciata usata piccola. Sedie n.o sei usate. Un letto con banchi, e tavole di legno, con due matarazzi di lana, un paro di lenzuoli, una coperta bianca, ed una imbottita. Un alcantarano vecchio con quattro tiratoi, con faenza di creta dentro.
Sesta camera
Tre pezzi di quadri grandi usati, con cornice indorate, ed una scrivania vecchia.
Settima camera detta della loggia
Quadri vecchi n.o sette. Due casse di pioppo con scritt.e dentro. Una boffetta usata di noce. Due baulli vecchi pieni di scritt.e inutili. Due sofà di noce vecchi.
Ottava camera
Due specchi vecchi mezani con cornice indorata. Un quadro grande con S. Fran.co di Paula usato. Altro piccolo con cornice indorata. Tre cassoni di noce usati, in uno quattro para di lenzuoli, una coperta bianca, e due vecchie di damasco, un avante altare di damasco clemens usato, un cappotto di panno usato, due corpetti di tela d’olanda, due coscini di damasco clemens usati, nove camisce, cinque para di calsette, canne quindeci di filato di stoppa, e due tovaglie di faccia. Nel sec.do cassone. Tre cortine di filato bianco usate. Un’altra di porta nova verde usata, ed altra di bombace usata. E nel terzo cassone. Una ovatta imbottita, due portieri di porta nova usati, uno di essi torchino, e l’altro giallo, un messale, due pianete di porta nuova usate, ed un camise di tela bianca ed un matarazzo di lana.
Camera della cocina
Caldare di rame, tra grande, mezane, e piccole n.o sette. Cassarole di rame n.o otto con coperchi grandi, e piccoli. Barchiglie di rame n.o dodeci. Tejelle di rame con di loro forni n.o quattro. Tre piccionere di rame. Due cioccolatiere di rame, ed altre due di landa. Un caldara di rame piccola. Gratigole di ferro n.o tre. Treppiedi di ferro trà grandi, e piccoli n.o dieci. Due marmitte di rame. Quattro candalieri d’ottone. Tre capifuochi di ferro, ed altri ordegni di cucina tutti usati.
Camerino appresso la cocina a mano sinistra
Un cassone, con entro orzo. Tre giarre di creta usate, e galline.
Due camere a man destra della cucina
Dodeci quadri d’Apostoli con cornice semplici. Due specchi grandi con cornice d’ebbano. Un letto con banchi di ferro, due matarazzi di lana, lenzuoli, e coperte per lo stesso. Due boffette di noce usate. Dodeci sedie di paglia indorate. Una braciera di rame col suo piede di noce usata. Due cassoni di noce usati, con entro alcune biancherie di donna.
Quartino sotto l’ottava camera, da dove si scende con cataratto in tre camerini
Primo camerino. Un letto del servidore, ed un torno con due sportoni pieni di ferram.ti per uso dello stesso.
Secondo camerino. Un servizio di porcillame. Dodeci dameggiane vestite. Quattro trimboni di stagno colle di loro case di legno. Due trabacche di ferro, con li scanni di ferro. Altra paro di scanni di ferro più piccoli. Tre balice piccole di vacchetta usate. Boccagli di ferro per uso di carra n.o quindeci. Braciere di rame n.o sette usate. Tre scalda letti di rame. Due sorbettiere piccole di stagno. Un lambicco di rame usato. Un trimbone di rame. Una padella grande di ferro, e pietra di marmo per uso di lavorare cioccolato.
Terzo camerino. Otto tavoloni di noce. Una trabbacca, e scanni di ferro. Due squadri di tavola con ferranti e due lettiere. Creta nuova per uso di cocina diversa, e diversi pezzi di legname.
Camera a mano sinistra dell’anticam.a di d.o quarto di basso
Un letto con due banchi di ferro, due matarazzi di lana, con lenzuoli, e coperte, e coscini per uso dello stesso. Un specchio grande, ed altro piccolo con cornice indorata. Un alcantarano di noce impellicciato, con quattro tiratoi, con entro alcune candele di cera, e scritture. Due boffette di noce, una grande, e l’altra piccola con entro della piccola cinque cocchiari, e cinque forchette d’argento. Un sicchietto d’argento. Due crocifissi piccoli di argento. Due reliquie d’argento. Alcuni fiori di gioie con pietre false. Un stuccato metamatico. Un paro di fibbie di argento per scarpe, e fibbia di crovatta d’argento. Quadri diversi n.o quindeci con cornice indorata. Sedie indorate di paglia nuove n.o otto. Tondini indorati n.o dodeci. Una placca indorata. Un comodino di noce, e due cantinette per uso di rosolia.
Camera appresso alla sudetta
Quadri numero sei, con cornici indorate. Un armiere con dieci scoppette diverse. Altri due armieri piccoli con nove pistole d’avanti cavallo, e due scoppette piccole. Un specchio all’antica con cornice indorata. Due baulli di vacchetta usati, in uno con vestiti d’està del fù Ill.re Mar.se D. Carlo, e nell’altro vestiti d’inverno del med.o. Due boffette piccole di noce. Un borò piccolo di tavole rustico con entro un palotto con manica d’avolio guarnito d’arg.to, con fibia d’argento. Una bottoniera d’argento. Due stucci con rasoli per uso di barba. Sedie num.o otto indorate, usate. Due cantinette guarnite di fiaschi.
Quarto superiore di d.o Palazzo
Sala
Una boffetta di tavola per uso di mangiare, quadri diversi n.o dieci.
Antecamera
Quadri usati n.o tre, e non altra.
Camera terza
Quadri n.o quattro nuovi. Tondini indorati n.o diecissette. Una cristalliera guarnita di diversi pezzi di cristalli.
Camera quarta
Quadri vecchi n.o sette. Un stipo di tavole vuoto, e sedie usate n.o dieci.
Stalla
Un cavallo padre, e non altro.
Rimessa
Un ingegno per stringere uva.
Cellaro entro il portone
Botte n.o dodeci tra grande, e piccole vacue.
Magazzino entro d.o portone
Grano tumula trenta, e tt.a venti fave.
Bassi n.o tre pieni di legna.”[xxxviii]
Cesare Berlingieri
Alla fine del Settecento il palazzo è abitato dal marchese Cesare Berlingieri, che così risulta nel catasto di Crotone del 1793: D. Cesare Marchese Berlingieri di anni 20 nobile, possiede il feudo di Valle Perrotta ed i seguenti terreni: La Ritonda, La destra di Beltrani, la chiusa la Ritonda e Li Condurini. Possiede inoltre due magazzini al Fosso, un magazzino sotto il suo palazzo di abitazione e loca alcune casette alla strada di Paolo Massa.[xxxix] Il 25 aprile 1806 nel suo palazzo alloggiò Giuseppe Bonaparte.
Note
[i] ASCZ, Busta 911, anno 1742, ff. 73-77; Busta 666, anno 1743, ff. 61-62.
[ii] “brazali fatigaro ad cavar lo pedamento delo fosso deritto la casa de cola fran.co beringeri”, “hanno fatigato ad cavar lo fosso deritto la casa de cola fran.co beringeri” (Conto de Nardo Nigro deputato per la fabrica della Citta de Cotrone, ASN, Dipendenze della Sommaria I serie, Fs. 196 fslo 1, f. 24; fslo 2, inc. 2, f. 32 e 33). I suoi possedimenti sono menzionati anche in atto del 22.03.1489: “… La aqua de laficu et terras quondam michaelis bonelli (et) Nicolai francisci de birengerijs terras poratus et terras petri susanna et alios fines” (ASCZ, Pergamena n. 16).
[iii] ASN, Dipendenze della Sommaria I serie, Fs. 196.
[iv] “Testam(en)to de crucetta berlingieri moglie di luca gio.e infosino lascia per la morte del marito docati cinquanta alla cappella deli berlingieri per benef(iti)o di quella che si esigano et spendano per li procuratori del monasterio fatto in anno 1535.” ASCZ, Cassa Sacra, atti vari, b. 383/16.
[v] ASCZ, Busta 108, anno 1613, f. 92.
[vi] Il “m.co Anselmo Berlingeri” compare tra i testi di un atto del 21.08.1546 stipulato in Crotone. ASCZ, Pergamena n. 44.
[vii] ASCZ, Busta 15, anno 1583, f. 168.
[viii] “Domum palatiatam consistentem in duobus membris, in duobus superioribus et duobus inferioribus sitam et positam intrus p.ta Civ.te in parrocchia S.tae Mariae de Prothospatariis iuxta domum iuspatronatus illorum de Nigro et iux.a aliam domum eiusdem juspatronatum et iux.a vias pp.cas reddititiam heredibus Scipionis Berlingerii” (1602).
[ix] ASN, Dip. della Sommaria Fs 315, f.lo 9, Mensa Vescovile di Crotone 1570-71.
[x] ASN, Torri e Cast. Vol. 35, ff. 151-169.
[xi] “Adi 2 Septembris 1574 ho battizato con licentia del suo cappellano la figlia del S. Scipione Berlingeri e della S.ra Ber.na Susanna lo patrino fo il S. don Pietro Ramirez castellano, si chiamò Adriana”. AVC, Libro dei Battezzati, ad annum.
[xii] AVC, Libro dei Morti, ad annum.
[xiii] AVC, Libro dei Morti, ad annum.
[xiv] ASCZ, Busta 108, anno 1614, f. 168.
[xv] ASCZ, Busta 118, anno 1627, f. 20.
[xvi] ASCZ, Busta 118, anno 1630, f. 38v.
[xvii] ASCZ, Busta 117, anno 1632, f. 22v.
[xviii] ASCZ, Busta 335, anno 1685, ff. 49-51; ASV, Processus Dataria, 83.
[xix] ASCZ, Busta 496, anno 1704, ff. 20-22.
[xx] ASCZ, Busta 334, anno 1672, ff. 7-8.
[xxi] ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 39.
[xxii] ASCZ, Busta 470, anno 1697, f. 26; Busta 470, anno 1697, f. 31.
[xxiii] Il casalino di Lucreatia Mazza, la casa di Gio.Vincenzo Monteleone e quella del Tesorerato. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, ff. 70v, 136v.
[xxiv] La casa di Prospero Venturi, quella del beneficio della Trinità, posta davanti alla porta del parlatorio di Santa Chiara, e le case di Mendicino. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, ff. 112, 145, 151.
[xxv] Epigrafe sul portale della chiesa di S. Veneranda: SS.VV. VENERANDAE & ANASTASIAE Senium/ Dicatam Eccl.am vetustate pene collapsam/ ANNIBAL BERLINGIERIUS OCTAVIANI CESARIS FILIUS/ Fulgentius a fundamentis Restituit/ A. D. MDCCVII.
[xxvi] La famiglia Berlingieri aveva un beneficio senza altare e cappella intitolato a S. Maria Maddalena, ed una cappella con altare dedicata all’Epifania in cattedrale (AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, ff.5, 32, 149). L’arcivescovo Carlo Berlingieri è ricordato in una epigrafe della cattedrale di Crotone: XPO A MAGIS ADORATO AC S.M / MAGDAL.AE FAM.AE SUAE PATRONAE / CAROL.S BERLINGERI.S ARCHIEP. / S. SEVERINAE D. T A. 1696.
[xxvii] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 8v. ASV, Rel. Lim. Crotonen. 1733. La nuova cappellania è dotata dall’arcivescovo con un capitale di 1000 ducati, che nel 1720 erano parte infissi sulla gabella “Racchio” di D. Pipino, e parte sui beni degli eredi Barricellis. La rendita annua parte serviva al pagamento della messa quotidiana, ed il resto all’acquisto di paramenti sacri, cera, ostie, vino e per abbellire e riparare l’edificio. L’esazione degli annui censi era fatta dal cappellano pro tempore della cappellania, e qualora fosse avvenuta l’affrancazione del capitale, in tutto o in parte, questi non poteva “far retrovendita o quietanza senza l’intervento del patrone che pro tempore sarà et il capitale affrancando lo debba nel medesimo atto depositare in potere di una persona commoda e degna”. Nel 1716 era patrono della cappellania di S. Veneranda e Anastasia Annibale Berlingieri e rettore Antonio Gatto (ASCZ, Busta 659, anno 1716, ff. 88-89).
[xxviii] Annibale Berlingieri fu seppellito nella sua cappella dell’Epifania in cattedrale con l’abito di S. Francesco di Paola. ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 17; Busta 611, 17.12.1711.
[xxix] Nel 1704 l’arcivescovo di Santa Severina impresta ai coniugi Pipino un capitale di duc. 400 al 5 %, con la condizione che l’esazione dell’annuo censo vada a favore del cappellano della cappella di S. Veneranda e Anastasia mentre, in caso di affrancazione il capitale, si debba consegnare al patrono per essere reinvestito a beneficio della cappellania. ASCZ, Busta 659, anno 1716, ff. 88-89.
[xxx] Annibale morì l’otto gennaio, tre giorni prima era morto il fratello Carlo, arcivescovo di Santa Severina. Egli lasciò eredi il fratello Pompilio, vescovo di Bisignano, ed i figli Nicolò e Cesare. A ciascuna figlia (Faustina, Poluccia e Caterina), lasciò duc. 2000 di dote o una dote monacale, con un vitalizio di duc. 15, più altri duc. 50 e dieci pesi di lino (a Faustina 20 pesi). ASCZ, Busta 660, anno 1719, ff. 14-19. AVC, Libro de’ Morti.
[xxxi] ASCZ, Busta 659, anno 1716, ff. 82-85. Figlia di Annibale Suriano (ASCZ, Busta 659, anno 1716, f. 39).
[xxxii] Nicola Oratio Berlingieri, figlio di Annibale, morì il 28.1.1719, lasciando alla moglie Anna la possibilità che “usando letto vedovale e facendo domicilio nella sua casa sia sempre Signora e Padrona tanto delle gioie, vesti et altro”. ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 23; Busta 661, anno 1721, f. 181. AVC, Libro de’ Morti.
[xxxiii] Caterina invia un memoriale al viceré accusando il fratello d’impedirle di sposarsi con P. Senatore, ma, successivamente, è costretta a dichiarare che non “va cercando da sè matrimoni senza il consenso della di lei parentela … nè lo farebbe giammai essendo il medesimo, huomo di lunga inferiore alla conditione d’essa costituita”. ASCZ, Busta 660, anno 1719, ff. 52v-56; Busta 613, anno 1722, f. 160.
[xxxiv] ASCZ, Busta 660, anno 1720, f. 174.
[xxxv] “Possa Francesco Cesare e i suoi heredi fabricare sopra la camera della cocina, che va annessa e connessa con detto palazzo, una loggia o vero solana scoperta a spese proprie di calce e legname tirandola da sopra il vaglio della cantina per tutta detta cucina, ma con l’uscita piana dalle camere di d.o S. onde possa abbassarla o alzarla secondo richiederà il bisogno, e l’uguaglianza di detta loggia a spese proprie di calce e legname, e seguendo la loggia sud.a il camino di detta cucina debba passarsi alla camera scoverta a spese di detto Rev. Natale con l’uso a d.o palazzo del pozzo che trovasi tra il vignano del quarto di basso di d.o palazzo venduto e le due camere riservatesi per esso D. Francesco Cesare”. ASCZ, Busta 660, anno 1720, ff. 69-74.
[xxxvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 69-73.
[xxxvii] Il marchese Cesare Berlingieri della par. di S. Veneranda muore il primo agosto 1749 ed è sepolto in cattedrale. AVC, Libro de’ morti 1698-1756.
[xxxviii] ASCZ, Busta 1329, anno 1781, ff. 160-164.
[xxxix] AVC, Catasto Onciario di Cotrone,1793.
Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 15 Settembre 2024.
Volevo chiedere, cortesemente, se era possibile avere notizie della Casa di ricovero, fondata dalla marchesa Chiara Lucifero in memoria del figlio Cesare, nonché dello Statuto che regolamentava la vita dell’Ente, costituito, se non sbaglio tramite Regio decreto del 1903. Ringrazio in anticipo e mi è gradita l’occasione per porgere distinti saluti. Antonio Soda.
Buonasera signor Antonio Soda, è riuscito a reperire le informazioni delle quali aveva bisogno?
Cordiali saluti.
Buongiorno,
i Berlingieri avevano proprietà in Sila, in località Bocca di Piazza?
Siamo spiacenti ma non abbiamo notizie nel merito.