L’antico monastero femminile di San Giorgio in diocesi di Santa Severina
I toponimi “Santo Yoryi”, “Santo Giorgio”, “Grottari seu Valle della Monaca”, “Vigne alle monache”, “Santa Maria dele Puzzelle”, ancora nel Cinquecento, indicavano un vasto territorio poco lontano dall’abitato di Santa Severina. Qui erano situate le due chiese di San Giorgio Martire (“Santo Yoryo”) e di Santa Maria dele Puzzelle (“Pucelle”), e si estendevano le vigne dei censuari Paulo Bartuccio, Minico Carcello, Fabio Pomerio, Federico Palazzo, Petro Girardo, Marcello di Natale, Gio Paulo Gatto, e gli oliveti di Gasparo Martino, di Petro Antonio Infossino, dell’erede di Francesco Miniscalco, di Giorgio dell’Abate e altri.
Vie e trazze attraversavano il luogo, come documenta un elenco degli “Stazzi, trazze, e calate d’acqua, e carrere del tenimento della Città di S.ta Severina” fatto nell’aprile del 1507. “Item a S. Nicola di grottari à lo stazzo antico, ed ave la trazza, che descende la via di S.to Yorii, quale và a Grottari tra le vigne de M.ro Fiore, e Fran.co Iaquinta, e Paulino Basuino, e da là descende le serre serre fra le terre della chiesa, e Calafà, e descende allo passo d’Alevri … Item li d.i stazzi di Grottari ave la trazza per sopra S.to Yorji, e cala per S.ta Maria delle Pozelle, e cala a Bella, e da là puo calare à Merto, e puo passare la via via di Bella soprad.a, e puo andare la via ad irto, e l’altra via andare alla valle della Botte.”[i]
I documenti mettono in risalto soprattutto l’importante via pubblica che “si va a grottari et esce allo cavone grande che vene deli cinti”. Altri luoghi caratteristici erano “un fosso di carcara ad S.to Giorgio”, “le Sciolle”, “uno sinetto”, “lo cavone sicagno”, “lo cavone grande”, “le serre de grottari”, i “porcili”, e “li casilini”. Da quanto detto, San Giorgio risulta vicino a “Grottari”, dove c’era la chiesa campestre di Santo Nicola de Grottari, località che confinava con il “Monte Viscardo, lo canale di Grottari et la via publica”.
Il monastero di San Giorgio
I documenti medievali attestano la presenza in diocesi di Santa Severina, di un monastero femminnile dedicato a Santo Giorgio di Lydda, cavaliere e protettore dei crociati e delle donne. Questo, in origine era abitato da monache, che avevano al loro servizio dei vassalli. Dopo la sconfitta degli Svevi, il monastero passò sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Santa Severina Ruggero Stefanizia (1273-1295), il quale si era apertamente schierato dalla parte angioina contro i nemici della chiesa romana, e fu perciò compensato per i danni subiti, acquisendo anche il monastero con i suoi beni. È infatti a favore dell’arcivescovo un mandato di Carlo I d’Angiò del 1278, contro i vassalli del monastero di Santo Giorgio, i quali si erano ribellati alle prestazioni pretese dal nuovo padrone: “Mandatum pro Archiepiscopo Sancte Severine contra vassallos monasterii Sancti Georgii quod est dicti Archiepiscopi, qui sunt angararii”.[ii]
Il monastero era situato vicino ad un corso d’acqua ed a una via pubblica. Parte delle terre vicine ad esso, sulle quali era stato fondato e dotato, furono concesse a vigna a coloni, i quali si impegnarono a fornire prestazioni personali alle monache; angarie che poi furono tramutate in censi annuali in denaro.
Dai “Censi pagati alla Santa Sede dall’arcidiocesi di Santa Severina” sappiamo che, all’inizio del Trecento, il monastero era ancora abitato; tra il 1325 ed il 1327 troviamo l’abbatessa Gimarca che versa un tari di censo per la Santa Sede.[iii] Da documenti successivi apprendiamo che il monastero possedeva anche altre terre a semina vicino al fiume Neto. Infatti, la cappella di Santo Andrea, fondata dagli Stefanizzi esistente dentro la cattedrale, ancora alla fine del Quattrocento, possedeva dodici tomolate di “terras laboratorias in semine” in località “Papasidi”, “iuxta t.ras S.ti Georgii et t.ras ecc.ae S.ti Salvatoris”, terre che poi “per esserno state confine al fiume Neto se li levò via e adesso non vi sono”.[iv] In seguito, il monastero fu abbandonato. L’arcivescovo di Santa Severina si appropriò delle terre e dei censi, prima versati al monastero, mentre nella chiesa, divenuta campestre, si continuò a festeggiare annualmente la festa del santo.
Joannes e Alexandro de Martino
Durante il Cinquecento prima Joannes e poi l’erede Alexandro de Martino, ampliarono i loro possedimenti in località San Giorgio. Il “Libro delle entrate di S.ta Anastasia” documenta la continua acquisizione ed usurpazione di terreni nelle vicinanze della chiesa. Nel 1548 M.s Joanni de Martino possiede in località Santo Giorgio, le vigne che erano state del decano, quelle che erano state di Mango Cirigiorgi e quelle di Francesco Scandale, per ognuna delle quali egli doveva versare ogni anno un censo prefissato alla mensa arcivescovile.
Tra il 1558 ed il 1564 le vigne passarono in proprietà di Alexandro de Martino, il quale nel 1564, possedeva oltre alle vigne di Joanne de Martino, anche le terre de Yofari, il giardino che fu di Mattheo Riczo, una vigna che fu dell’episcopato, tre coste confinanti con il giardino, ed il giardino che era stato di D. Morana de Olivo. In seguito, Alexandro allargò la proprietà con l’acquisizione di alcuni vignali, che erano stati di Lise Neapolitano, situati “alla Valle de la Monaca”. Tutti questi possedimenti erano gravati da censi a favore della mensa arcivescovile. Alexandro de Martino allargò i confini delle sue terre vicino alla chiesa, usurpando i terreni della mensa arcivescovile, per tale motivo fu citato in giudizio dall’arcivescovo Francesco Antonio Santoro (1573-1586).
Un processo per l’usurpazione dei terreni della chiesa
Dal processo intentato dall’arcivescovo di Santa Severina Francesco Antonio Santoro contro Alexandro de Martino, per usurpazione di terreni della chiesa di Santa Anastasia, possiamo apprendere nuove informazioni circa il monastero di San Giorgio.
Il De Martino era accusato dall’arcivescovo di avere spostato i confini, annettendosi le terre confinanti, e di essersi appropriato delle vie, che conducevano alla chiesa. L’usurpatore aveva “di quella parte lo vallone verso ponente dela vigna di mango cirigiorgi ha fatto li fossi rutto li limiti fatto aulive et aggregatosi il terreno di s.ta anastasia da mezza tumulata”, e “dentro la chiesa di santo giorgio fa olive et aggregatosi il cimiterio di s.to giorgio per suo comodo rumpendo li limiti”; “ha tagliato li limiti et sepale et occupatosi una mezza tumulata di terreno de la ecc.ia di s.ta anastasia dove sono fatte alcune olive piccole et intorno uno fosso di verso ponente per limito di detta nova occupatione perche prima lo limito era lo vallone vallone et al presente detti limiti son rotti”.
Durante la lite l’arcivescovo volle interrogare i testimoni anche sull’origine della chiesa e da chi fosse stata amministrata. Domande riguardarono anche la presenza del vicino cimitero, che testimoniava la cura delle anime, motivo per il quale la chiesa poteva essere: o una parrocchiale, o un monastero. Dai testimoni si volevano avere informazioni sia sulla lunghezza e larghezza della chiesa e del cimitero, ma anche “si sapeno chaveno fatto seppelirci corpi de homini morti intro dicta ecc.ia et in lo dicto cimiterio et chi celli sepellio et si ditta ecclesia era parrochiale o vero si havea cura di anime et chi la servirono si erano preti o monaci”.
Come risulta dalle testimonianze la chiesa era ancora frequentata. Giorgio de Labate di circa 60 anni, interrogato dal governatore il 16 dicembre 1575, affermava che nella chiesa “ancora ci sono li S(an)ti et sa esso che nce andavano li femine alla perdonanza et per ditto di nce faciano dire missa”. Sempre lo stesso giorno Tomaso Martino di circa 60 anni testimoniava che “dentro S.to Giorgi et lo cimiterio ce sonno olive et altri arbori”, e che “verso grottari tra lo jardino di grottari et la possessione di mango cirigiorgi alla ecc.ia di s.ta maria delle puzelle ci e terreno circa una tuminata dove ce sa che andavano le fimine allo fiume et decto terreno era di s.ta Anastasia et a detta ecc.ia ci stetterno li monaci et al presente detto Alexandro sello tene da novi anni in circa”, ed aggiungeva “di laltra parte di s.to giorgio verso scirocco a S.ta maria delle puzelle ha lo giardino di grottari et la possessione che fu di mango cirigiorgio et s.ta maria delle puzelle et lo vallone se ha occupato la via pu.ca che era in ditto loco che se andava allavare et lo terreno di s.ta anastasia dove ce fu fatti multi incerti di olive et della occupatione di terreno et via pu.ca et ruttura di limiti di luna parte et laltra l’ha fatto detto alexandro da dece anni incirca in dudici secundo suo ricordo et al presente detto alexandro tene detto terreno in commune con la costa che fu di cola cosentino et di laltri terreni de la parte di supra che forno di mango cirigiorgio et di altri particolari di s.ta s.na et dinanti s.ta maria delle puzelle esso ce sape la via pu.ca che uscie verso abascio alli porcili et al presente detto alesandro silla occupata sa che in detta ecc.ia ce forno li monaci chenci habitarno poco tempo et havera da circa trenta anni et ci havevano principiato un .. di vigna et dopo nce incappo foco”.
Petro di Girardo di circa 40 anni ribadiva che “Alexandro se have occupato la fossa verso S.ta maria dele puzelle da circa due tumulate di terreno tra lo giardino di grottari di sotto et verso le possessioni che foro de mango cirigiorgi dela parte di sopra rompendo li limiti de luna et laltra parte et agregando il terreno con dette sue possessioni et robe et in detto terreno ci have fatto multi inserti di olive et occupatosi la via plubica per la quale si va allo fiume del vallone de grottari et detta occupatione detto Alexandro l’have fatta da circa otto anni”.
Tomaso de Martino di circa 60 anni, affermava che Alexandro de Martino si era anche impossessato delle vie che conducevano alla chiesa: “la via dinanzi la ecc.ia di S.to Giorgio in tempo antico era dentro la vigna et allo mezzo di decta via ci era unaltra via che andava alla detta ecc.ia et al presente detta via e occupata et alla ecc.ia non since po andare a causa ci e fatto lo scirarmaco et chiuse le vie che si andava alla ecc.ia et la via pu.ca”.
La processione alla chiesa di San Giorgio
L’usurpazione dei terreni da parte di Alessandro de Martino impediva lo svolgimento della processione che, partendo dalla città, arrivava alla chiesa di San Giorgio. Così testimoniava messer Cola Francesco Vasuino, il quale “sape andare la processione à S.to Giorgio et mo lo tene usurpato m.s Alissandro et non since po andare”. Su tale questione testimoniarono anche alcuni proprietari che avevano terreni vicino alla chiesa: mastro Giorgio dell’Abate, Filippo de Martino, Tomase de Martino, Federico Palazzo, Petro Cosentino, Petro de Yerardo e Gio. Petro Palazzo.[v]
L’intervento dell’arcivescovo
Il 5 dicembre 1576 l’arcivescovo di Santa Severina Francesco Antonio Santoro si recava nella località San Giorgio. Lo accompagnavano il prete Philippo de Martino, Martino Gatto, il decano Infatino, don Joanne Antonio Telesio e don Salvatore Ficuso. Egli voleva verificare di persona le terre della chiesa che Alexandro de Martino aveva usurpato. Queste erano situate vicino a delle vigne e “secondo lo cirarmaco”, l’usurpatore doveva versare ogni anno un tari alla mensa arcivescovile.
L’arcivescovo impose che la chiesa di Santo Giorgio dovesse avere trenta palmi di terreno tutto attorno, mentre tutti gli alberi compresi in detti trenta palmi erano della chiesa. Inoltre, nella strada di accesso “si facci con lo sticcato per dirictura”.
Il De Martino aveva allargato la sua proprietà nella zona, parte acquistando i terreni vicini, parte usurpando i terreni della chiesa. Per tale motivo egli doveva versare molti censi alla mensa: per le vigne, per il giardino che era stato di Mutio Rizo, per le vigne che erano state di Mango Cirigiorgio, per la vigna che era stata di Francesco Scandale, per le terre a Yofari, per le coste sopra il giardino, per le vigne a Grottari, per il vignale che era stato di Nise Napolitano e per il giardino che era stato di Antonio la Piccola.
Vi era poi da verificare a chi appartenessero “le casalini con tutti l’arbori vicino de s.to giorgio”, l’atto di vendita delle vigne che erano state di Petro Antonio Infosino, ed erano situate sotto la chiesa di San Giorgio, la proprietà della “fossa che se ha piglato di retro S(an)ta M(ari)a de le pocelle”, e “le manche de percetta che stanno per la Chiesa”.[vi]
Una testimonianza
La chiesa di San Giorgio è ancora citata nell’apprezzo della città di Santa Severina del 1653: “Fuore della detta Città per lo Territorio vi sono molte chiese e cappelle: “La Chiesa di Santo Pietro, Santo stefano Protomartire, Santa m.a della Stella, Santa m.a de Condoleo, Santa m.a di buon Calabria, Santo Nicola, S.to Cosimo et Damiano, San Giorgio, Santa m.a de Puellis, Santa m.a della Neve, Santa m.a delli frati, Santo Vito e modesto, Santa Lucia, Santa m.a della Grotte, Santo Nicolò di almeri, S.ta m.a della Gratia di Pagano, Santo Nicola di Cocina. Le quale stanno circum circa la Città nelle quale si Celebra a devotione et nel Giorno della Festività quale vanno con la Città di Santa Severina.”[vii]
I canonicati di San Giorgio de Grottari e di Santa Maria delle Puzelle
Alla fine del Settecento nella cattedrale di Santa Severina vi erano 18 canonicati, ognuno con una chiesa campestre all’esterno della città. Le chiese erano situate nei luoghi che comparivano accanto al nome del santo, ed erano assegnate a canonici della cattedrale di Santa Anastasia. Esse erano: Santa Domenica de Turroteo, Santa Maria de Septem Fratibus, Santo Nicola de Milleis, Santo Nicola de Grottari, Santa Maria dela Grutta, Santa Lucia, Santa Maria ad Nives, Santo Vito Martire, Santo Nicola de Armirò, Santa Maria delli Migali, Santa Maria ora pro me, Santa Maria dele Puzella, Santo Stefano de Ferrato, Santa Maria de Bon Calabria, Santa Maria de Caprariorum, Santo Nicola de Scurojanni, Santo Pietro de Septem Portis, Santo Giorgio Martire de Grottari.
Per quanto riguarda San Nicola de Grottari sono ricordati i seguenti canonici: Nel 1601 il canonicato di S. Georgii de Grottari è vacante per ob. Morgantii Salvati, a 25 annis def. / 1670: “Iosepho delle Pera providetur de canonicatu in metropolitana ecclesia S. Severinae.”[viii] / 1695/1700: Santo Giorgio di Grottari (Can.co Lepera iuniore D. Filippo di S. S.na. / 2 dicembre 1735: “Francisco Ant. Godano providetur de canonicatu et praebenda in maiori ecclesia S. Sev., vac. per ob. Antonii Sacco, de mense augusti def.”[ix] / 1743: Godano Francesco Antonio. / 1784: Canonicato di S. Giorgio Martire de Grottari (can. di Godano vacante). / Novembre 1784: “De Canonicatu vac per ob Franc. Antonii Godano, providetur Franc. Antonio Tibaldi ab ordinario commendato.”[x] / 10 settembre 1838: “Iosepho Cizza, pbro diocesano 25 an., providetur de canonicatu S. Georgii de Grottari, metrop. ecc. S. Sev., vac. per dimissionem Iosephi Morelli, qui canonicatum theologalem in eadem ecclesia adeptus est.”[xi]
Per quanto riguarda il canonicato di Santa Maria delle Puzelle sono ricordati: “Die XI mensis augusti p.a Ind.is (1543) fo morta Donna Joannella de Olivo et per ipsa fo laxata una casa ad lo R.do Cap.lo posta intro la Cita de S.ta S.na in la parrochia de S.ta maria de puccio et proprie confine la casa de donno morgante salvato la via publica cum hac clausula che lo R.do Capitulo habia de donare annual.te sei carlini ad la eclesia de S.ta maria de le pucelle ad reparatione de dicta ecclesia et questo fo la ultima volunta de ipsa donna Joannella”. / La casa fo de donna gioannella de lolivo red. a dicto Capitolo anno quolibet quali la tene donno fabio di la mendula canonico di S.a maria dele pucelle”. / 1640-1654: Francesco Antonio Ferraro. / Maggio 1654: “De Canonicatu et S. Mariae delli Puzelli nuncupata praebenda eccelsiae S. Severinae, quorum fructus 24 duc., vac. per ob. Fran. Antonii Ferraro, de mense februarii def., providetur Salvatori Albano, pbro oriundo, praesentato.”[xii] / 16 gennaio 1659: “Vicario generali archiep.i S. Severinae. Antonio d’Aversa, clerico S. Severinae dioc., providetur de canonicatu et S. Mariae delli puzelli nuncupata praebenda eccelsiae S. Severinae, vac. per liberam resignationem Salvatoris Albani.”[xiii] / Settembre 1668: “De canonicatu et praebenda sub invocatione S. Mariae delle Puzelle in maiori eccelsia S. Severinae, quorum fructus 24 duc., vac. per ob. Antonini Aversa, de mense augusti def., providetur Dominico Russo, pbro diocesano, praesentato.”[xiv] / 1689/1700: Santa Maria delli Pozella (Can.co Capozza D. Gio. Simone di S. S.na) / Luglio 1718: “De canonicatu cathedralis S. Severinae, cuius fructus 24 duc. vac. per ob. Simonis Capozza, providetur Ianuario Vetere, ab ordinario commendato.”[xv] / 1743: Vetere Gennaro. / 5 luglio 1747: “Ludovico Carnevale providetur de canonicatu de canonicatu ecclesiae S. Severinae, cuius fructus 24 cum distributionibus 40 duc., vac. per dimissionem Rocchi Godano, qui canonicatum poenitentiarum eiusdem ecclesiae assecutus est.”[xvi] / Febbraio 1757: “Hiacintho Borelli providetur de canonicatu metropolitanea ecclesiae S. Sev., vac. per ob. Ludovici Carnevale.”[xvii] / 1784: Canonicato di S. Maria delle Pozella o delle Grotti (di Speolita) (can. Francesco Borelli). / 9 ottobre 1813: Soppressione del canonicato di Santa Maria Speolita vacante per morte di Francesco Borrelli. / 21 agosto 1816: Ripristino del canonicato di Santa Maria Speolita. / 20 aprile 1825: “… mandat ut Carolo Torchia, pbro provideant de canonicatu et D. Mariae Speolita nuncupata praebenda vulgo delle Grotte. metropolitanea ecclesiae S. Sev., vac. per ob. Francisci Borelli.”[xviii] / 26 novembre 1847: “Michaeli Apa, clerico S. Sev. dioc., in 22 aetatis an. constituto, providetur de canonicatu sub titulo S. Mariae de Speolita in metr. ecc. S. Sev., vac. per dimissionem Caroli Torchia, qui archipresbyteratum in eadem ecc. adeptus est.”[xix]
Note
[i] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 109A.
[ii] Reg. Ang. XX (1277-1279), p. 247.
[iii] Russo F., Regesto, I, pp. 337, 354. Scalise G. B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, p. 307
[iv] AASS, Fondo Capitolare, cartella 4D.
[v] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 2A, ff. 38 e sgg.
[vi] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, Platea della Mensa Arcivescovile 1576-79.
[vii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 31A, f. 23.
[viii] Russo F., Regesto, VIII, 42192.
[ix] Russo F., Regesto, XI, 58676.
[x] Russo F., Regesto, XII, 67839.
[xi] Russo F., Regesto, XIV, 75003.
[xii] Russo F., Regesto, VII, 37304.
[xiii] Russo F., Regesto, VII, 38597.
[xiv] Russo F., Regesto, VIII, 41541.
[xv] Russo F., Regesto, X, 53575.
[xvi] Russo F., Regesto, XI, 61581.
[xvii] Russo F., Regesto, XII, 64039.
[xviii] Russo F., Regesto, XIII, 72615.
[xix] Russo F., Regesto, XIV, 76643.
Creato il 4 Marzo 2015. Ultima modifica: 26 Aprile 2023.