Spezierie, speziali e dottori fisici a Crotone tra il Cinquecento ed il Settecento
Nelle “cedole de exito” contenute nei libri della “Regia frabbica dela Citta et castello de Cotroni”, riguardanti il biennio 1541-1542, troviamo alcuni riferimenti agli speziali ed ai medici presenti nella città di Crotone. La loro opera ed i loro medicamenti sono richiesti soprattutto per sanare coloro che si infortunano mentre lavorano alla fortificazione della città.
Il 15 luglio 1541 lo scrivano de ratione Pietro Saporta annota che sono stati pagati un ducato un tari e dieci grana allo “aromatario” Iacopo Paudari, per la fornitura di medicine a due lavoratori che erano stati seppelliti per la caduta di terreno, mentre lavoravano allo scavo delle fondazioni del baluardo della Capperrina. Il medicinale era stato consigliato dal mastro Filippo la Vollita.[i] L’otto maggio dell’anno seguente, è la volta del medico Jo. Thomasi Capano, il quale fornisce del rabarbaro per curare due lavoratori colpiti da una trave.[ii] Il due novembre seguente Jo. Antonio Barberi de Cotroni interviene a sanare due lavoratori feriti, durante lo scavo del baluardo Villafranca.[iii] Un pagamento di medicine, per medicare alcuni “garzoni” caduti nella calcara bollente in data 15 dicembre 1542, ci informa della presenza a Crotone della bottega del napoletano Geronimo Menzatesta.[iv]
Sempre in questi anni è maniscalco di Crotone Monaco Ferraro, il quale si interessa alla salute degli animali, fornendo unguenti per guarire i buoi ed i puledri azzannati dai lupi.[v]
La spezieria di Galasso
Come risulta dalla platea della mensa vescovile di Crotone dell’anno 1570/1571, nella piazza pubblica della città, detta anche piazza grande, sotto il palazzo vescovile, c’erano “alla pianezza della piazza dieci poteghe”. Tra queste una era affittata allo “speciale” Pompeo Galacio, o Galasso. Allora per l’affitto della sua bottega, il Galasso pagava alla mensa vescovile ogni anno ducati sei; in seguito la “pisone” fu elevata a ducati otto.[vi]
Il Galasso apparteneva al ceto del popolo o degli Honorati, infatti Pompeo Galasso e Gio. Ferrante Barricellis, il primo del ceto del popolo, il secondo dei nobili, nel dicembre 1570 furono “eletti et deputati dall’università di Cotrone”, per ricevere ed amministrare il denaro per continuare nella costruzione della cattedrale di Crotone, rimasta incompiuta per la morte del vescovo Sebastiano Minturno. Lo speziale Pompeo Galatio era ancora attivo nell’aprile 1586, quando fornì medicine ai familiari di Lelio Lucifero.[vii]
Un certificato medico
Nicephorus Melissenus Commenus, arcivescovo di Nasso, fu consacrato vescovo di Crotone il 29 maggio 1628. Arrivato in diocesi fu ben presto colpito dalla malaria e fu al centro di aspre liti con gli ufficiali regi, che attentavano i privilegi ecclesiastici. Contese che dettero luogo a “scandala et tumultus”. Per tali motivi, impegnato a fronteggiare i nemici nella sua diocesi ed impedito dalla malattia, ascoltando il consiglio dei medici, trovò il modo per non recare personalmente a Roma la sua “Relatio Status Ecclesiae Crotonen. Pro R.mo in Christo et p.re D.no Episcopo Crotonen.”. Delegò perciò il Reverendo cantore della cattedrale di Crotone Joannes Franciscus Mangionus, il quale la presentò in Roma il sette maggio 1631. Nonostante le cure il vescovo morì il 17 febbraio 1632.[viii]
“Se fa fede per noi DDri phis.ci Cesare Cropalati et Gio. fran.co Thelesio di q.sta Mag.ca et fideliss.a Città di Cotrone etiam cum iuram.to alla Santità di N. S. e talli Eminentiss.mi S.ri Cardinali deputati et à qualsivoglia S.re Officiale della Corte Romana come Mons.re Ill.mo et R.mo l’Archivescovo D. Nicefaro Melisseno et Conneno Vescovo di q.sta predetta Citta è stato dui mesi sono da lunghiss.a infirmità oppresso, et quasi in articulo mortis et da q.lla è remasto de continuo con febre et oppilat.ne di vene meseraiche, et perche al presente s’l’è principiata la cura come tempo opportuno, et princip.o di p.ma vera, et ritrovandosi in così mala disposit.e non può far mutat.ne d’aria, né motivo alcuno non per mare né per terra non senza suo grandiss.o pericolo di vita se p.ma non viene dell’intutto da quella curato et in fe’ del vero l’habiamo fatto la pre.te firmata de nostre pp.e mani, et sigillata con nostri soliti sigilli in Cotrone hoggi li X di marzo 1631.
Cesare Cropalati Dottor fisico fò fede come di sop.a/ Joannes Fran.cus Thelesius D.r philosop.s et medicus manu pp.a”
La spezieria dei Pizzuto
Sappiamo che poco dopo la metà del Seicento nella piazza detta Lorda c’era la spezieria del dottore fisico Alonzo Pizzuto.[ix] Alla sua morte la spezieria assieme ad altri beni passò alle figlie Lucretia e Lucia.
Lucretia Pizzuto, per testamento rogato dal notaio Leone Avarelli il 7 novembre 1681, lasciò al canonico Fabio Junta una casa e metà di una bottega “seu spetieria”, con il peso di una messa alla settimana e dispose che, morendo la sorella ed erede Lucia Pizzuto senza figli, la casa e la metà della spezieria si unissero all’eredità della sorella, consistente nell’altra metà, e con tali beni si fondasse un beneficio col peso di tre messe la settimana. Sempre per testamento la Pizzuto istituì primo rettore del beneficio da istituirsi il canonico Fabio Junta, alla cui morte sarebbe dovuto subentrare uno degli eredi di Gio. Francesco Venturi.
Nel 1692 Fabio Junta, ottenuto l’assenso della curia vescovile, vendette la metà della spezieria al primicerio Luca Antonio Manfredi per ducati 50, con l’intento di applicare il capitale in annui censi. Nel 1699, come si legge negli atti della visita del vescovo Marco Rama, il beneficio non era stato ancora fondato, ed il canonico Fabio Junta era cappellano del legato della fu Lucretia Pizzuto. Il legato aveva per fondo una casa situata in parrocchia di Santa Margarita, mentre i ducati 50, provenienti dalla vendita della “domus pharmaccopolis existentis in Platea publica”, confinante con le case appartenenti al primiceriato della cattedrale, erano depositati presso l’arciprete Januario Pelusio. A quel tempo Lucia Pizzuto era ancora viva e possedeva l’altra metà dei beni dei Pizzuto.[x]
Le spezierie a Crotone tra il Seicento ed il Settecento
Alla fine del Seicento a Crotone vi erano quattro spezierie. Due erano situate nella piazza pubblica detta anche “Grande” e “Polita”; le altre due nella piazza Lorda e nell’ospedale del convento di San Giovanni di Dio. Nella piazza Polita vi erano la spezieria di Salvatore Arrigo, che era situata “di rimpetto al portone della scala della chiesa vescovile”,[xi] e quella di Ludovico Nocera, che era situata in una casa palaziata della famiglia Bernale, dall’altra parte della piazza.[xii]
Nella piazza Lorda c’era la spezieria che era appartenuta ai Pizzuto ed alla morte di Lucia Pizzuto era poi passata ad Antonino Magliari. Quest’ultima spezieria confinava con alcune proprietà del primiceriato della chiesa cattedrale di Crotone, il quale alla fine del Seicento possedeva “Due botteghe nella piazza detta Lorda con habitatione sopra confinante La Spetieria di Pizzuto, hoggi d’Antonino Magliari”.[xiii]
Da documenti successivi si ricava che mentre la prima metà di questa spezieria, venduta a Luca Antonio Manfredi, fu trasformata in una bottega, l’altra metà divenne la spezieria dei Magliari. Venti anni dopo, infatti, troviamo che il primiceriato possedeva ancora le due botteghe, ma nella descrizione dei confini non si fa più cenno alla spezieria: “Una bottega nella Piazza lorda di questa Città coll’appartamento di sopra confine la bottega di Mutio Manfredi muro comune e la bottega del semplice Beneficio sotto il titolo della Natività del Sig.re della Famiglia Pelusio si affitta D. 8. Una bottega nella med.ma piazza lorda detta il macello sotto la soprad(ett)a bottega si affitta D. 10.”[xiv]
La spezieria in piazza “lorda”
Acquisita dal dottore fisico Antonino Magliari “medico ordinario della Città”, la spezieria era condotta da Filadello Magliari, il quale forniva medicine alle clarisse, come risulta da una platea del monastero di Santa Chiara.[xv]
Antonino Magliari, figlio di Isabella Cozza, sposò Berardina Scavello, figlia di Carlo e di Beatrice Petrolillo, morendo prima del 1720 e con lui molto probabilmente cessò anche l’attività della spezieria. Un atto del notaio Pelio Tirioli, in data Crotone 9 aprile 1738, certifica che Alfo Magliari figlio del fu Dottore fisico Antonino Magliari e della fu Berardina Scavello, figlia di Carlo e di Beatrice Petrolillo, antiche famiglie della città, dichiarava in presenza del notaio e di testimoni, che avendo avuto notizia che dalla Camera Reale di S. Chiara, con decreto del 3 marzo 1738, era stato annoverato con i suoi discendenti al ceto del secondo ordine della Città, rinunciava solennemente di appartenervi, in quanto rivendicava di appartenere al primo ceto, quello cioè dei nobili.[xvi]
Alfo Magliari visse “civilmente” e non esercitò l’attività del padre. Dal catasto onciario di Crotone del 1743 risulta che Alfo Magliari in quell’anno aveva 54 anni e abitava nel palazzo, che era stato del padre, assieme alle sorelle Teodora, Geltrude, vedova di Marco Dardano, e Petronilla, vedova di Dionisio de Laurentiis, e la figlia di quest’ultima Maria de Laurentiis.[xvii]
Le due spezierie nella piazza “polita”
Una delle due spezierie esistenti nella piazza “polita” di Crotone alla fine del Seicento apparteneva a Salvatore Arrigo. Essa era situata “di rimpetto al portone della scala della chiesa vescovile”.[xviii] Sotto il palazzo vescovile, “dalla parte che riguarda il cortile del palazzo medesimo”, vi erano allora nove botteghe, l’ottava e la nona erano affittate “ad uso di spetieria” per il canone annuo complessivo di ducati venticinque.[xix]
Da Salvatore Arrigo nei primi anni del Settecento la spezieria passò ad Antonino Arrighi, ma il passaggio non dovette essere legale, in quanto quest’ultimo non aveva i titoli o gli era stato vietato di esercitare la professione. Così la gestione da Salvatore Arrigo, almeno formalmente, passò a Gregorio Gerace, come risulta da una fornitura di medicine al monastero di Santa Chiara.[xx] Tuttavia sorsero dubbi su chi effettivamente fosse il proprietario ed esercitasse nella spezieria, se il giorno undici settembre 1712 Antonino Arrighi, originario della città di Messina, ma abitante con la sua famiglia a Crotone, dovette dichiarare in presenza di Nicola Martorelli, scrivano della Regia Camera, di “non havere ne tenere nessun dominio né attione nella spetieria del m.co Gregorio Gerace di questa Città, né mai in quella da dodici anni incirca à questa parte haver esercitato l’arte di spetiale ne manipolato ò venduto medicamenti, ma sempre per detto tempo haverla fatto esercitare et esercitato detto Gerace sicome la sta attualmente esercitando.”[xxi]
La spezieria dei Letterio
Sempre sulla piazza “polita” si affacciava la spezieria di Ludovico Nocera, che era situata sotto le case di Mutio Bernale. Il 16 aprile 1707 la crotonese Laura La Piccola, vedova ed erede di Ludovico Nocera, affermava di possedere “una spetieria di Medicamenti con tutti li stigli, vasi, mortari, ed altre cose necessarie per manipolare medicamenti”. Volendo venderla, essa si accordava con il clerico Alfonso e Federico Letterio, fratelli e crotonesi. Sono incaricati ad apprezzare la spezieria il D.r fisico Felice Papasodaro e lo speziale Nicolò Pitera della terra di Cutro. Il fisico e lo speziale stimano la spezieria intera, con “tutti li medicamenti esistenti in essa e stigli preditti e con tutte le cose necessarie per manipolare”, per il valore di ducati 760.[xxii]
Alcuni anni dopo, nel novembre 1720, il pubblico speziale Alfonso Letterio compare in un atto del notaio crotonese Stefano Lipari. Si tratta di una pubblica testimonianza del regio notaio Gregorio Cimino in favore del dottore fisico Alessandro Avarelli. L’Avarelli, in qualità di medico straordinario del reggimento Visconti, era accusato con la complicità del Letterio di aver lucrato su alcune ricette, facendosi pagare due volte la tassa. Dalla testimonianza risulta che nell’anno precedente, il Letterio aveva fornito molti medicamenti, i quali erano stati composti secondo le ricette “originali e ricettate” del medico tedesco del reggimento. Le medicine erano state utilizzate per guarire i soldati tedeschi, acquartierati a mezzo miglio dalla città, che in gran numero si erano ammalati. Secondo l’accusa le ricette erano state tassate due volte, una volta singolarmente e l’altra in un unico elenco, in quanto erano state annotate tutte insieme in un solo foglio, secondo l’ordine impartito dal tenente colonnello del reggimento, il conte Albani.
Il conte, secondo la testimonianza, lo aveva poi firmato, sigillato e consegnato all’Avarelli, trattenendosi le ricette originali. Secondo la testimonianza l’Avarelli avrebbe quindi applicato una sola volta “la regia tariffa senza havervi havuto d.o S.r Avarelli altro in dette ricette che la sola tassa secondo la detta regia tariffa e tale quale fu fatta detta reduttione e firmata e sugellata come sopra fu consegnata a detto speziale”. Sempre secondo il testimone il colonnello si era rifiutato di assecondare la richiesta di riconsegnare le ricette originali, affermando che era sufficiente l’elenco firmato e sigillato.[xxiii]
Da “pubblico speziale”[xxiv] il Letterio concorse poi all’incarico prestigioso di medico dell’università di Crotone. In tale circostanza si scontrò con il sacerdote e dottore fisico Agostino Beltrani. Il Beltrani, nativo di Strongoli, figlio di padre incerto, era stato ordinato in giovane età sacerdote nel 1715. L’anno dopo in una rissa di caccia aveva ucciso Domenico Sorace, e fu perciò condannato dal giudice alla pena dell’esilio per dieci anni. Pena tuttavia che egli non sconterà che in minima parte, tanto che continuò ad abitare a Crotone. Lo ritroviamo, infatti, alla metà di giugno alla torre di Fasana, assieme al castellano Gio. Ramirez Y Arellano ed ad Annibale Berlingieri, dove incontra il congiunto, il fisico Paulo Antonio Beltrami, governatore di Strongoli, nel tentativo di appianare alcune liti.
Tuttavia, nel dicembre 1720 un decreto della Congregazione Conciliare pur condonandolo lo sottopose ad esercizi spirituali ed a penitenza, proibendogli di risiedere e di celebrare nella località dove aveva commesso il delitto. Se ne andò perciò a Catanzaro, dove due anni dopo un altro decreto lo sciolse anche da quest’ultimo obbligo. Nel marzo 1724 lo ritroviamo a Crotone, dove pratica la professione di famiglia di “dottore fisico”.
Ottenuta la carica di regio cappellano curato del castello, il Beltrani dapprima godette la benevolenza del vescovo e degli ufficiali, ma poi sorsero forti contrasti tra il cappellano da una parte ed il vescovo ed il castellano dall’altra. Così mentre alcuni dipingevano il Letterio come “huomo ripieno di carità con li poveri nell’esercitio della sua professione medica, probbo, sincero e timoroso di Dio. Gli avversari lo accusavano di essere un “huomo scelerato et inquieto et all’incontro molto lodassero le operazioni del R.do Agostino Beltrano sacerdote e medico di lui competitore”, “cappellano curato del regio castello e che medicava senza esserli dato estaglio, seu provisione da questa università per non esser stato mai solito e che era ben visto da mons. Vescovo et officiali militari”.
Processato nella curia vescovile nel dicembre 1731, utilizzando testimonianze false ed estorte con le minacce, il dottore fisico Alfonso Letterio fu scomunicato, ma in seguito fu assolto “con reincidenza pubblicamente per ordine della Sacra Congregazione de vescovi e regolari”. Tuttavia, alla fine di marzo del 1732 il vescovo tentò nuovamente di inquisire il Letterio, obbligando con minacce i parroci della città ad attestare contro il Letterio ed a favore del Beltrano, dichiarando che quest’ultimo “medicasse in questa Città e fosse ben veduto dall’officiali militari e da mons. Vescovo” e “medicasse gratis senza mercede e che fosse huomo probbo sincero et altro”.[xxv]
Nel catasto onciario così è descritto: Alfonso Letterio di anni 60. Nobile vivente. Dottore Fisico. Desiderata Giaquinta moglie di anni 52. Dionisio figlio speziale di medicina di anni 25. Francesco Antonio figlio di anni 23. Nicola figlio di anni 19. Federico figlio di anni 12. Teresa figlia di anni 27. Francesca figlia di anni 16. Isabella figlia di anni 16. Isabella figlia di anni 14. Nicola Scigliano servitore di anni 12. Ippolita Ganguzza serva di anni 12. Abita in casa propria in parrocchia di Santa Maria Prothospataris.[xxvi]
Il dottore fisico Alphonso Letterio era ancora vivo nel novembre 1748. Esso risulta in un atto notarile assieme ai figli Nicola, Federico e Dionisio, tutti appartenenti al secondo ordine della città di Crotone.[xxvii] Alla sua morte la spezieria rimase ai suoi eredi che continuarono ad esercitare l’arte di speziali ed a gestire la spezieria in piazza. Nel 1790 troviamo che Federico Lettieri di anni 61,[xxviii] Giuseppe di anni 46 e Vincenzo di anni 47, sono tutti e tre speziali di medicina e possiedono una bottega, muro intermedio con la bottega del monastero di Santa Chiara, in contrada la Piazza sotto il palazzo di Raffaele Tronga.[xxix] I Lettieri continueranno a gestire la spezieria in piazza sotto il palazzo dei Tronca anche nei primi decenni dell’Ottocento.[xxx]
La malaria
Il dottore fisico di Crotone Alessandro Avarelli ed i due dottori fisici Agostino Beltrano e Domenico Venturi, con due atti notarili distinti, rogati dal notaio Pelio Tirioli, attestano in presenza di testimoni che il barone Fabritio Lucifero ed il governatore Diego dela Guardia sono colpiti dalla malaria.
“Anno Domini Millesimo Septingentesimo Decimo Nono Reg.e die vero Decima Tertia m.s Januarii Duodecima Indit.e In Civ.te Crotonis nos.
In publico testim. Di verità pers.e cost.o nella n.ra p.nza il D.r fisico S. Alessandro Avarelli di questa Città di Cotrone, il q.le sponte non vi con animo di manifestare, cerziorare, e la p.nte fede per p.co atto fare, asserì congiunt.e, come il Bar.e S. D. fabricio Lucifero Patritio Cotronese si ritrova da più mesi acciaccato dal morbo abituale di cachesia, ò vogliam dire mal abito nel quale acciacco due, mesi sono, fu assalito da febre terzana doppia, continua, che per molti giorni lo tenne in gran pericolo di sua vita, doppodiche guaritosi, non andò molto, e recidivò con altra terzana, doppo la quale, non molto tempo framezato ha fatto la seconda recidiva di terzana colla quale attualmente si ritrova a letto, e maggiormente lo rende indisposto perche più se gli e aggrava la sua abituale indisposizione di detta cachesia per lo che si rende inabile a poter far viaggio da un luogo ad un altro senza positivo pericolo della vita, Che però richiesto della verità richiese noi/ nos/ fecimus.”[xxxi]
“Anno Domini Mill.mo Septingent.mo Vigesimo quarto Reg.e Die vero Vigesima nona m.s Martii Secunda Ind.e In Civit.e Crotonis nos.
In publico testim.o di verità pers.te Cost.i nella n.ra p.nza il S.r D. Agostino Beltrano di Strongoli et S.r Dom.co Venturi di S. Severina commorantino in questa Città di Cotrone Dottori fisici, li quali sponte non vi cong.te in questa publica forma testificano et fanno fede. Come il S.r D. Diego dela Guardia Reg.o Gov.re di questa Città sin dal mese di Xbre prossimo caduto anno scorso mille settecento venti tre s’infermò con due terzane continue accompagnate da molti sintomi maligni, che lo travagliano con evidente pericolo di vita per lo spatio di giorni quattordici alla perfine con l’aggiuto di Dio si riebbe dal sud.o malore, nulla di meno recedivò altre quattro volte a segno che vive malamente tormentato, di maniera che ogni pochi giorni è obligato starsene languente a letto; Onde per quanto la nostr’arte ci permette la cognuttura, conoscemo,che quest’aria di Cotrone, non essendoli confacevole abbiamo discorso, che in tutti i modi mutasse clima à fine di potersi liberare perfettamente dal suo malore; Onde richiesti della verità, richiesero noi, che ne facessimo la p.nte fede publica et quia fecimus.”[xxxii]
Attestati di medici ordinari e straordinari del monastero di Santa Chiara
“Noi qui sottoscritti D.ri Fisico e chirurgo medici ordinari di questo V(enerabi)le Monastero di Santa Chiara con giuramento testifichiamo come la Sig.ra monaca Suor Maria Cherubina Suriano da uno anno in circa viene molestata da una febbre lenta, la quale verso le ore serotine manifestasi con dolore di testa e lassitudine universale, a cui anche si accoppia un colore cachischico. La sorgiva della detta febbre dipende da ostruzioni architettate nelle viscere naturali e propriamente nel mesenterio e su tale idea si è appoggiata la indicazione curativa con medicamenti deostruentino e qualora si è osservata ingiganta l’anzidetta febbre, si è disceso all’uso della china china ma senza positivo vantaggio della Sig.ra Paziente, salvo, che è ceduta per qualche giorno, ma di bel nuovo le si è affacciata. Onde despetanto della di lei salute, giudichiamo, che la detta Sig.ra faccia una mutazione d’aria che unita all’uso dei medicamenti puole ricuperare lo pristino stato di sua salute, altrimenti corre rischio di perdere colla salute la propria vita. Intanto richiesti ne abbiamo fatto la presente scritta e sottoscritta dalle nostre rispettive mani. Cotrone 20 8bre 1779./ D.r Fisico Gregorio Morelli certifico come sopra./ D.r Fisico Chirurgo Giuseppe Siciliano certifico come sopra.”
“Io qui sotto(scri)tto D.r Fisico Vitaliano di Lucro fo certa, e sicura fede anche con giuram(en)to ed animo de ripeterla tante volte quanto sarà di bisogno tanto in giudizio, che fuori di esso avanti di chi spetta, qualm(en)te avendo tante e diverse volte osservato ed assistito da medic’estraordinario nel venerabile Monastero di S.a Chiara della Città di Cotrone la M.to R.da Monaca Professa Suor M. Cherubina Suriano, La quale trovandosi da un anno in qua attaccata da una Febbre Lenta Viscerale con li visceri del basso ventre così maltrattate, che fa’ ragionevolmente dubbitare, che possa Essa soccombere, se principalmente non sorta dal monastero sud.o per respirare un’aria migliore, e più adatta a cooperare alla cura del di Lei male. Poiché a dispetto di tante cure imprese pella sua guarigione, non si è potuto venire in effetti a metterla ne meno in istato di potere sperare abbilitaz(io)ne di ristabilii(en)to. Ed essendo questa verità incontrastabile l’attesto e ne fo fede. Onde. Cotrone 22 ott.bre 1779./ Io D.r Fisico Vitaliano di Lucro fo certa e sicura fede come sopra”.
“Noi qui sottoscritti D.ri Fisici Chirurgo, ordinari di questo Venerabile Monastero di S. Chiara facciamo con g(iuramen)to fede , qualm(en)te la R.da Monaca Suor M.a Giuseppa Zurlo odierna Vicaria da due anni soffre una passione isterica convulsiva offendendola in tutte le parti della sua machina con stirature e con vellimenti quel che più la mantiene oppressa sono i rivessivi palpiti di cuore stringimento nella gola ed ad ambedue le labbra. Per dar compenso poi a si sconcerti irregolari sonosi posti in uso replicate cavale di sangue, vescicanti, canterii, bagni ed internamente si è praticato lo cenabro nativo ed altro, che la nostra professione ci abbia potuto suggerire, ma fino adesso non si è rilevato profitto alcuno; Perlocchè stimiamo per dar riparo a si ostinato malore, che la d(ett)a R(evere)nda Monaca faccia mutazione di aere, dalla quale si spera tutto lo sollievo. Intanto richiesti ne abbiamo sottoscritto la p(rese)nte colle n(ost)re rispettive p(ro)p(ri)e mani. Cotrone li 22 8bre 1779./ D.r Fisico Gregorio Morelli faccio fede come sopra./ D.r Fisico Chirurgo Giuseppe Siciliano faccio fede come sopra.”
“Certifico, e fo fede io qui sotto D.r Fisico, qualm.e essendo Medico Ordinario della R.da Monaca Suor Maria Giuseppa Zurlo, sono a pieno consapevole degli acciacchi, e malattie, ch’Ella soffre da lunga serie di anni, quali espongo nella seg(uen)te maniera. La R.da di Zurlo è di un abito cachetico per profonde, ed antiche ostruzioni nelli visceri naturali, e vi ha quasi continuam(ent)e unita un’enfiazione edematosa pel tessuto celluloso del suo corpo, che da’ medici leuco flemma ni viene chiamata, ben vero però, che in certi tempi svanisce, e viene la sud(ett)a Sig.ra Monaca maggiorm(ent)e afflitta da mal di nervi, avendone sortito una mobilità morbosa: come infatti è quasi sempre bersagliata da convulsioni, che in offendere le funzioni del suo corpo, senza veruna eccezione, affettano e le animali, e le vitali, e le naturali, voglio dire, che non solo si vedono convulsi li muscoli soggetti alla volontà, ma anche gli altri, che affatto sono esenti dal dominio della stessa: e così si vede alcune volte, asmatica, in deliqui, in palpiti del cuore; altre volte afona, vertiginosa, con spasmi cinici; e finalmente altre volte con spasmi ne’ visceri naturali. E perché tutto il sovraesposto è vero, e mi costa ex causa scientiae, essendo da più anni Medico curante della sud.a Sig.a Monaca, perciò richiesto ne ho firmato il p.nte dettaglio scritto, e sottoscritto di mio proprio pugno. Cotrone li due Aprile 1796 = D.r F.o Gaetano Morelli”.
“Fo piena, veridica, ed indubitata fede, e sotto pena di falso, io qui sott.o D.r Fisico Medico di prima ordinario, in oggi estraordinario di S.r Maria Giuseppa Zurlo, come la medema è un compendio di mali fisici, cioè soffre confirmate, e profonde ostruzioni ne’ suoi visceri naturali, donde la sua clorotica costituzione, gli Edemi ne’ piedi, mani, e per sino nella faccia, quel gran affanno e palpito di cuore con mancanza di respiro ad ogni benché lieve moto, e soprattutto nel voler salire, per positivo bisogno, le grade del suo Monistero. Oltre agli di sopra accennati quelli, che ad ogni istante tirano alla vita della sud.a Sig.a Claustrale, sono le quasi continue, or cloniche, ed ora toniche isteriche convulsioni, che in tanti e diversi modi la bersagliano, con apportargli ora una colica scefritica, ora una Caldiagia, ora una tale soffocazione da non potere, anche stentatissimamente, se non con ambigui segni, chiedere soccorso da chi necessariamente deve assisterla quando mai non si vorrebbe aver conto degli anzid,i niente indifferenti malori, basterebbe la sola aneurisma, che in una delle arterie succlavi disgraziatissimamente ancor soffre, la quale ad ogni istante, che il Signore ne la liberi, improvvisamente puole togliergli la vita, e spesso spesso si vede in procinto di perderla nel vedersi assalita da palpiti di cuore, e forse tanto li fosse accaduto, se da chi con somma diligenza, e carità continuamente assistita, e guardata a seconda de’ suoi bisogni, apprestati non gli avesse certi aiuti, tanto dalla paziente, che da essa assistente si son conosciuti di sollievo per quel dato male sopravenutoli come sarebbero di dargli altra situazione, somministrarli un po’ di acqua, fargli qualche fumento gravolente, qualche pediluvio ed altri somiglianti sussidi, a seconda del male sarà per affligerla. Posto vero tutto ciò, come anche con giuramento non ho minimo riparo di attestarlo, alla predetta Sig.ra Religiosa non puole affatto assistere la serva, e che sieno più della comunità, ma tiene assolutam.e bisogno di persona, che sappia i suoi mali, e che continuam.te l’assista che per esser questa la verità, richiesto ne ho formata la presente, a fine= Cotrone 2 Aprile 179sei = D.r Fis.co Pietro Ricci ho fatto fede come sopra”.
La bottega di Onofrio Sersale
Alla fine del Settecento la spezieria situata sotto il palazzo vescovile che era stata affittata all’inizio del Settecento a Gregorio Gerace era condotta dal napoletano Onofrio Sersale. Infatti, tra le undici botteghe che nel 1780 appartenevano alla mensa vescovile e che erano situate sotto il palazzo vescovile, una era affittata ad Onofrio Sersale. La IX bottega che il Sersale aveva in locazione era situata dentro il portone del palazzo vescovile ed era composta “da due membri, e camera superiore, cui si è aggiunto il terzo membro su la piazza di S. Francesco, dove presentemente è il bigliardo”.
La bottega era stata affittata per la durata di tre anni, come risultava dall’obbligo stipulato il 28 giugno 1780 per gli atti del notaio Giuseppe Smerz, per la pigione di ducati 24 annui da versare terziatamente; cioè ducati otto dovevano essere pagati all’inizio dell’affitto nel settembre 1780, altri ducati otto a Natale dello stesso anno, ed i rimanenti ducati otto della terza ed ultima rata dell’affitto del primo anno a Pasqua. E così continuare per gli altri due anni seguenti. L’obbligo richiamato in effetti non è altro che un rinnovo dell’affitto, infatti in un atto notarile dello stesso Smerz, stipulato nel gennaio 1779, troviamo che il magnifico Onofrio Sersale originario di Napoli ma residente a Crotone, esercita l’attività di “speziale manuale, e colla bottega di detto suo mestiere sita in questa predetta Città sotto il Palazzo vescovile e proprio dentro il Cortile del medesimo”.
L’apprendistato di Vitaliano Alfì
Quale fosse l’attività del Sersale, come avvenisse a Crotone l’apprendistato, e come fossero regolati i rapporti di lavoro all’interno di una bottega, il tutto è chiaramente illustrato da un atto notarile, che parzialmente si riporta. Il 15 gennaio 1779 Gregorio Alfì ed il figlio Vitaliano stipularono presso il notaio Giuseppe Smerz una convenzione con lo speziale manuale Onofrio Sersale.
“Ambe esse parti spontaneamente asseriscono in presenza nostra esser venute in convenzione, affinché detto Vitaliano imparasse la professione, ossia mestiere di speziale manuale di servire esattamente, e con tutta puntualità ad esso di Sersale per lo spazio di anni quattro continui, principiandi da oggi medesimo, dentro detta sua bottega, ossia spezieria manuale, conché però fusse tenuto detto mag(nifi)co Onofrio per detto spazio di anni quattro a sue proprie spese dare i cibarj necessarj a detto Vitaliano nell’istessa maniera, con la quale si tratta, e spesa d(ett)o Onofrio, e nella medesima mensa, che mangia Lui, e coloro che sostituirà in suo Luogo come pure di corrispondere, e pagare ad esso Padre, e figlio di Alfì annui ducati sette per li primi tre anni, e nell’ultimo, e quarto anno pagarli ducati diece, ogn’anno in fine/ e colli infrascritti altri patti. E fatta l’assertiva sudetta. volendo esse parti su quanto hanno pattizzato, e convenuto cautelarsino ad invicem con publico istrumento; Quindi è che oggi predetto giorno in presenza nostra spontaneamente con giuramento e non per forza, dolo. maper ognimiglior via. essi Gregorio, e Vitaliano promettono, e si obligano di servire esso Onofrio esattamente, e con tutta puntualità per lo spazio di anni quattro continui, principiandi da oggi dentro detta bottega, ossia spezieria manuale, affine d’imparare detto mestiere, ossia professione di speziale manuale, ed in tutto quello l’ordinerà, ed occorrerà di fatica, ed altro per l’effetto sudetto. Ed all’incontro esso di Sersale promette, e si obliga d’imparare, ammaestrare, ed impiegare detto Vitaliano il mestiare di speziale manuale in tutte le composizioni di dolci, che alla giornata occorreranno farsi nella detta sua bottega, ossia spezieria manuale per il divisato tempo di anni quattro: ed altresì corrispondere, pagare, e con effetto consegnare ad esso Vitaliano Alfì la somma di ducati trentuno correnti, cioè ducati sette in ogni anno per li primi tre anni, e ducati dieci nell’ultimo, e quarto anno, con fare il primo pagamento pagamento di detti ducati sette a quindici del mese di Gennaro dell’entrante anno mille settecento ottanta, e così ogn’anno in fine continuare nella forma di sopra espressata. E di vantaggio promette, e si obliga esso di Sersale di spesare, dare, e somministrare a detto Vitaliano tutti li cibarj necessarj per tutto il sudetto spazio di anni quattro, principiandi da oggi. Con trattarlo nell’istessa maniera che si ciba, e tratta esso medesimo di Sersale, e nell’istessa sua tavola, e di quelli che in di lui assenza sostituirà, e ciò in compenso delle fatiche di detto Vitaliano. Con patto espresso che esso Vitaliano stasse pulito nel vestire a spese sue, e di esso Gregorio Padre, in maniera che comparisca decentemente al suo stato, ed al detto impiego di speziale manuale; a qual effetto sia tenuto esso di Sersale di farli lavare tutta la biancheria necessaria, e che richiede la bisogna di detto Vitaliano, come anche di farlo pettinare, e sbarbizzare a spese di esso Sersale, quia sic. Altro patto espresso, che sia tenuto esso Vitaliano dormire la sera in detta bottega, e dove dorme detto Sersale, o in altro letto che l’accomoderà esso Sersale, senza esser tenuto però detto Vitaliano pagar cosa alcuna per detto letto; quia sic. Altro patto espresso, che se mai per leggierezza, o trasporto giovanile si ammalasse, detto Vitaliano, dovesse subito andarsine in casa di esso Gregorio Padre per guarirsi, ed a spese del medesimo cibarsi, e medicarsi, e tutto il tempo che mancherà dall’assistenza, e servizio di detta bottega, dovrà buonificarlo ad esso di Sersale all’annuale pagamento, che deve farlo, con ratizzarsi le giornate all’istessa ragione, che importera la giornata in ciascun anno, che succederà una tal malattia rispetto alla corrisponzione in danaro, come sopra convenuta, senza esser tenuto detto Sersale, ne a cibarj ne a lavatura di biancherie, o altra cosa. Beninteso però, che occorrendo, quod absit, la malattia per causa naturale, in tal caso sia tenuto, ed obligato detto Sersale tenerlo in casa sua in detta sua bottega, con somministrarli a sue spese tutto ciò che li bisognerà di medici, medicine, cibarj, ed altro, e ciò per lo spazio di giorni quindeci; poiché durando l’infermità più di detto tempo, tutta la spesa del decimo sesto giorno in avanti debba andare a carico e spese di detti Gregorio e Vitaliano Alfì, per escomputarsi nella fine dell’anno in cui accaderà l’infermità sudetta. E ciò s’intenda toties, quoties accaderà di infermarsi naturalmente esso Vitaliano; quia sic. Altro patto, che se per proprio capriccio, e senza il permesso di esso Sersale detto Vitaliano mancasse dalla fatica ed assistenza in detta spezieria manuale siano tenuti essi Padre e figlio di Alfì pagare a detto Sersale le giornate dell’assenza alla ragione di carlini quattro al giorno, quia sic, alias non contraxissent. E finalmente si conviene anche per patto espresso, che fuggendo, o allontanandosi detto Vitaliano da questa città di Cotrone, e non potendosi appurare dove si ritroverà, in tal caso sia tenuto esso Gregorio Padre a corrisponderli cosa alcuna e molto meno detti carlini quattro al giorno, ma solamente dovrà restituire, e pagare ad esso di Sersale, tutto ciò che questi averà anticipatamente corrisposto e pagato a conto dell’annata ad essi Gregorio e Vitaliano, e tutto quello che forse il medesimo Vitaliano si prenderà dalla bottega di esso Sersale. Conchè però assicurandosi, che detta fuga o allontanamento da questa sudetta Città fusse seguita con consenso, permesso e piacere di esso Gregorio Padre, in tal caso sia tenuto d.o Gregorio a corrispondere, e pagare a beneficio di detto Sersale la somma di ducati cento pro una vice tantum. quia sic. E della convenzione e scambievoli patti sudetti promisero esse ambe parti di non mancare per qualsivoglia motivo niuna eccettuata”.[xxxiii]
L’apprendistato di Vitaliano Alfì ebbe un esito positivo. Nel catasto onciario di Crotone del 1793 ritroviamo Gregorio Alfì che di mestiere fa l’orefice, possiede un mulino macinante ed abita in casa propria con i figli: Gaetano, il maggiore, che esercita la professione del padre, Vitaliano che è speziale manuale ed Antonio merciere.
La spezieria dell’ospedale
La spezieria consisteva in “due botteghe, stiglio, vasi ed altro”, ed è data in affitto per tre anni per ducati trenta l’anno, allo speziale Giuseppe Perla. “Cotrone li 12 Mag.o 1756 Droghe, e composte esistente in d.a Spezieria dell’ospedale del convento di San Giovanni di Dio.
Composti in vasi
Pul. Antefeb. O. 3 ½ – Pul. Stom. M. O. 3 – Pul. Stom. R. O. 4 – Magist. Cord. O. 2 ¾ – Pul. Card. Pallot. O. 4 – Pul. Contra Catar. O. 3 ½ – Pul. Diarid.no Abat. O. 2 ½ – Pul. Gut. Rivel. O. 3 ½ – Diamarg. Frig. O. 2 ¼ – Pul. Contra Cas. O. 2 ¾ – Pul. Antepilet. O. 2 ¾ – Plivis Marzial. O. 3 ½ / Felul. Brionia O. 2 ¾ – Cinab. Fatit. O. 7 – Pul. sinpat. O. 2 ¾ – Ierepic. gal. O. 2 ½ -Dentes apri O. 3 ½ – Pul coval rubri O. 2 ½ – Bezual mineral. O. 5 ½ – Sanguinis Irc. O. 7 – Sal fab. O. 3 ½ – Sal Chiap. O. 2 ¾ – Cornu Cer. P.P. O. 2 ½ – Cristal montan. O. 3 – Pul. contra plurit O. 4 – Magis perlavu. O. 3 ¼ – Specie arom gabriel O. 3 ½ – Macis O. 3 – Trochisc agaric. O. 2 ½ – Anacardi O. 2 ½ – Croc. di metalli O. 3 – Trochisc di mirra O. 3 ¼ – Migist coral. O. 2 ¼ – Trochise Ippocan. O. 3 – Sal Ammoniac depurat. O. 2 ¼ – Sal Alcali O. 2 ½ – Antiettico Petri P.P. O. 2 ¾ – Trochis gal moscat. O. 2 ¾ – Sal abgintei O. 7 – Trochisc di minio O. 3 ¼ – Sal C. S. O. 3 ¾ – Flor Sal armoniac O. 1 ¼ – Laudan Oppiat O. 2 ¼ – Oglio di Castoro O. 12 ½ – Oglio di Cor. C. O. 9 – Balsan Innoc. O. 6 ¾ – Tintura di Cast. O. 5 ½ – Oglio di Scorpion. O. 5 ¾ – Tintur. Sal. Tar. O. 9 – Aqua antister.a P.P. O. 19 ½ – Oglio di Mucillac. O. 14 – Aceto di Satur. O. 23 – Acqua Verd. Art. M. O. 7 ¾ – Ceruja di Stibice O 33 ½ – Acqua seriacat. – Acqua di fallop. O. 8 – Stib Iacintino O. 6 ¾ – Acqua Cap. Cefal. O. 2 – Pul. Cachet P. O 2 ¼ – Coral bianchi O. 8 – Occhi di granc. (sine uso) O. 3 ½ – Storac Liquid col V. di G. O. 8 – Aloe rosato idem Cret. O. 6 ½ – Estrat. Grazian idem O. 9 – Estrat. di Agsint idem O. 11 – Estrat. di ligno Santo O. 16 – Confectio Biamb. idem O. 20 – Confect. Iacint idem O. 14 ¼ – Elettuario di rose O. 30 – Scirup rosato Lib. O. 7 ½ – Pul. di Ierepica id. O. 18 – Estrat. Report id. O. 28 – Filonio Romano id. O. 18 – Conf. Diambr. id. O. 24 – Conf. di aprili d. O.20 – Radic. di più sorte Lib. 2 ½ – Nitro purificato Lib. 3 ½ – China millese O. 3 – Ditam Cret O. 2 ¾ – Fiore di solfo O. 5 – Sal. Armoniac. O. 8 – Mele loto O. 4 – Unicorno fossile O. 5 – Gumma Cata O. 1 – Rasapina O. 3 – Galbano O. 3 – Scialap. O. 10 – Semente di più sorte – Coppetti di verze – Petra pumic – Vitriolo Lib. 6 – Bolo russo Lib. 1 – Antimonio Lib. 5 – Sang. di Drag. in Lagrima O. 2 – Vitriolo di Cipr. O. 6 – Bettonica O. ½ – Agno Casto O. 3 ½ – Cremone di tart. O. 9 – Seme di Peone O. 3 – Spica narda dramma una – Tuzia O. 5 – Incenzo O. 3 – Pece greca Lib. 2 – Foleo O. 2 – Cimino amaro O. 3 – Pece nera Lib. 1 – Corno di cer. Simato O. 6 – Pil. Aleofag. O. 3 – Pil. di storace O. ½ – Pil. Succum Craton. O. 2 ¾ – Pill. di Cachi O. 2 ¼ – Pil. Fetide O. 1 ¼ – Pil. de Tribus O. 1 – Pil. di Cinoglos O. 4 ½ – Pil. di Tart. Boni O. ½ – Gum. Tragagant. O. 3 ½ – Piletro O. 3 – Terra sigillata O. 4 ½ – Raso d’avolio O. 2 ½ – Euforbio col vaso Lib. 5 – Mirabolan bellici idem Lib. 6 – Cardam Mag.re col vaso lib. 4 – Amomo vacat – Borace O. 1 – Laudano filiato O. 4 – Rubies tinto v.m Lib. 5 – Coralli russi rutti O. 5 – Ung.to bianco col vaso lib. 3 ½ – Ung.to Apostol.m col vaso lib. 33 – Ung.to di Tuzia idem lib. 3 – Ung.to Egreziaco idem lib. 2 – Ung.to Melingiano idem lib. 33 – Ung.to vacat – Sal Angelico O. 6 – Assaso O. 1 – Suffumigio O. 3 – Belgovino vacat – Stagno toviafe O. 4 – Mercurio dolce O. 1 – Argento vivo vacat – Seviaca col vaso albaro.ne grande Lib. 19 – Acqua di cannella O. 1 – Cranio umano – Diascordio vacat – Vasi di creta tondi n. 12 – Albaroni n. 8 – Vasi d’unguenti n. 28 – Fisini n. 61 – Quartini n. 12 – Vasetti tondi n. 10 – Marruffi e vasi d’oglio n. 20 – Vasi di Cristarelli n. 3 – Statuli n. 23 – Statuli piccoli n. 11 – Vasi di vetro n. 8 – Storti di vetro n. 6 – Recipienti n. 5 – Sfumaturi n. 3 – Limbicco di vetro n. 2 – Matarazzo n. 1 – Garrafini piccoli che si conservano medicamenti preparati n. 119 – Implastro Fod. ParaCel O. 14 ½ – Implastro benedetto O. 3 ½ – Implastro di galbano O. 8 ½ – Implastro di meliloto O. 5 – Implastro diaforetico O. 3 ½ – Impiastro di Cicuta O. 5 ½ – Impiastro di Gio. Procita O. 2 – Impiastro grazia Dei O. 3 – Impiastro Melilota O. 12 – Limbicchi n. 3 videlicet uno grande vecchio, uno nuovo mezano, uno piccolo usato – Una conchetta mezana di rame – Un stagnato mezano di rame – Un altro stagnato piccolo vecchio di rame – Un bacile di rame – Mortari n. 3 videlicet Uno grande, uno mezano e l’altro piccolo – Un mortaro di marmo – Miscoli n. sei, videlicet cinque d’ottone et una di ferro – Criva n. due di seta di pelo n. uno – Una bilancia con suoi pesi – Saiola n. una – Uno donzelli – Un matteolo vecchio – Una tariffa – Una forata per il conzo dell’oglio – Uno mortaro picciolo di marmo – Aromatico rosato cum vasi.”[xxxiv]
Il salario del medico dell’ospedale
Il priore Vinantio Capulli ed i locali del convento ed ospedale dell’ordine di Bonfratelli di S. Giovanni di Dio di Crotone, sotto il titolo della SS. Pietà, considerando “lo stato di detto ospedale, ove di continuo vi occorrono dell’infermi, ed ammalati, et oltre di ciò lo peso, che anco tiene di somministrare l’ospedale alli soldati ammalati, che di quelli di questa guarnigione s’infermano, e che perciò hanno di bisogno di una continua e certa assistenza (…) Havendono all’incontro conosciuto nella persona di detto sig.r medico Vitale, non solo tutta l’espertura nella professione che la buona inclinazione verso detto convento in haver nell’occorenze con tutta cortesia assistito alla cura dell’ammalati, così delli religiosi di detto convento, che dell’infermi dell’ospedale et delli soldati sudetti”, danno in appalto l’assistenza dello stesso al dottor fisico ed ordinario medico della città Giuseppe Vitale, per tre anni per l’estaglio e salario di ducati quindici l’anno, con alcune condizioni. Alla scadenza il contratto sarà rinnovato nel settembre 1754 per altri tre anni, e poi per altri tre anni nel luglio 1756.
“Primo, che detti Docati quindeci, durante detto appaldo si debbano ad esso sig.r medico pagare semestratim ed in fine del governo del presente P.re Priore Capulli debba esser sodisfatto dell’annata dal primo del corrente mese di maggio mille settecento cinquanta da qual giorno di già have detto appaldo cominciato a decorrere in maniera che nella fine del mese di maggio dell’anno entrante mille settecento cinquanta uno dovesse d.o convento farli l’esborzo, et pagamento dell’altro semestre e così poi continuare per altri due anni in appresso mille settecento cinquanta due e mille settecento cinquanta tre.
Secondo, che detta corresponsione di detti annui docati quindeci debba sentir per pura provisione appaldata per l’assistenza d’esso sig.r Vitale come medico fisico tantum, che dovrà prestarci nella cura di tutti et qualsivogliano ammalati che occorressero in esso ospedale, così di parere secondo l’obligo di detto convento che delli sudetti soldati militari di detta compagnia d’uomini cinquanta di guarnigione ordinaria di questa Città, ed anco dell’istessi Religiosi, che della famiglia di detto convento infra detto tempo si ammalassero nel medesimo, et non aliter nec alio modo.
Terzo, che nel caso, che infra detto spatio d’anni tre, come sopra, si dismettesse l’ospedale di detti soldati militari da detto convento così, se non vi fusse più guarnigione in questa città, che se si ordinasse altra disposizione per l’ospedale de medesimi in altro luogo, che non andasse a carico di detto convento non debba il medesimo soggiacere alla paga di detti intieri docati quindici ma soltantoa quella di annui docati sei solita provisione dell’infermi poveri et di detto ospedale, et resti tenuto detto sig.r Vitale a prestar la sua assistenza nella cura de medesimi Poveri et altresi delli sudetti Religiosi che si ammalassero, deducendosi l’altri annui docati nove per la mancanza in detto ospedale di detti soldati militari, ed all’incontro aumentandosi l’ospedale di detti militari si metta in cortesia del P.re Priore di riconoscerlo a misura delle fatiche, et dovesse restar il medesimo tenuto ed obligato di assistere ed attendere alla cura di detti ammalati militari che dell’altre compagnie de medemi si portassero a detto ospedale durante detto appaldo”.[xxxv]
L’affitto di una spezieria
Il Mag.co Vincenzo Droghi di Castelmonardo, abitante a Crotone, prende in fitto la spezieria del convento ed ospedale di San Giovanni di Dio, sotto il titolo della Pietà. La “spezieria di medicina, con tutti li stigli, vasi, mortari ed altre cose necessarie per manipolare medicamenti, sita e posta dentro questa Città, sotto detto venerabile ospedale, con un altro basso al lato di detta spezieria per uso e commodo di lavoratorio”, che era stata tenuta in fitto da Giuseppe Perla di Rossano, è concessa in fitto dal vicario del convento P.re Fra’ Giovanni Fedele, al Droghi per due anni: il primo di fermo ed il secondo di rispetto, ad iniziare dal primo giugno 1759. Il pagamento, tanto per “il luogo della spezieria e lavoratorio”, quanto per l’uso “di vasi di creta e di vetri e stigli”, è stabilito in annui ducati venti con i seguenti patti e condizioni:
“Primo, che per tutto il tempo dell’affitto sudetto devono dare li P.P. di d.o Convento, ad esso mag.co Vincenzo l’uso della spezieria, lavoratorio, vasi, ed altri stigli di spezieria che di presente nella medema s’attrovano.
Secondo, che tutti li medicamenti, che si stanno attendendo da Napoli, che vengono per ordine, e commessa di detto P.re Fedele vadino per conto di detto di Droghi, il quale sia obbligato pagarli nel tempo che spira la credenza avuta dallo sud.o P.re Fedele, et à quel prezzo che li vengono tassati da Napoli.
Terzo, che detto venerabile ospedale si debba servire de medicamenti di detta spezieria per uso di tutti, e qualsivogliano infermi, che in detto ospedale verranno.
Quarto, che per detti medicamenti debba detto ospedale, e per esso li PP Superiore, e locali che vi saranno corrisponderli, e pagarli il venticinque per cento, a riserba dell’ogli d’ammendole dolci, che dell’unguenti, e dell’impiastri, atteso per l’oglio si deve pagare à grana quattro l’oncia, e per l’impiastri, et unguenti si devono pagare il terzo della corrente tariffa.
Quinto, che li medicamenti si somministrano à Religiosi infermi, li debba detto mag.co Vincenzo somministrare gratis.
Sesto, che il sudetto mag.co Vincenzo debba tenere la spezieria con tutta pulizia, e decentemente ornata.
Settimo, che detto mag.co Vincenzo dovesse dare la pleggeria sicura a favore di detto convento, e la medesima obligarsi in tutto e quanto si contiene nel presente istrumento.
Ottavo, che attrovandosi esso mag.co Vincenzo In fraudem di qualunque medicamento, in uesto caso statim, e senza veruna eccezione, o scusa, e senza dimora alcuna si senta il medesimo mag.co Vincenzo escluso dell’affitto sudetto.
Nono, che il Superiore, tanto presente, quanto pro tempore volesse far dare da detto mag.co Vincenzo medicamenti ad alcuna persona da fuori l’ospedale, ma che siano persone devote, ò benefattori di detto convento, sia tenuto il medemo mag.co Vincenzo darceli à quel prezzo convenuto con detto ospedale, e per sua cautela riceversi nota firmata dal sudetto Superiore, con pagarne l’accennati medicamenti il sudetto Superiore.
Decimo, et ultimo, che in fine di detto affitto dovesse detto mag.co Vincenzo fare la restituzione al detto venerabile convento di tutte le robbe, semplici, e composti che si ha ricevuto e consegnati à tenore dell’inventario fra loro fatto.”[xxxvi]
Associazione per la gestione della spezieria dell’ospedale
Il sei novembre 1758 lo speziale di medicina Giuseppe Perla della città di Rossano ma abitante a Crotone, che ha in affitto la spezieria dell’ospedale, accoglie la richiesta di associazione dello speziale di medicina Pasquale Lupinaccio della terra di Campana, che intende stabilirsi a Crotone. Il Perla che ha in affitto la spezieria fino al 17 giugno 1759 associa il Lupinaccio a partire dal primo novembre 1758.
Gli accordi prevedono:
“Primo, che detto Sig. Pasquale dovesse rimpiazzare in detta spezieria in tanti semplici, seu droghe, o composti, la summa di docati venti tre, l’istessi che ave ritrovato più dell’inventario fatto in tempo che d.o Sig. Giuseppe si consegnò la spezieria del cennato venerabile ospedale, e come robba comprata dall’istesso Sig. Giuseppe.
Secondo, che detto Sig.r Pasquale dovesse terminato l’associo, soggiacere alla restituzione di tutte le robbe che detto sig. Giuseppe si consegnò dal sud.o venerabile ospedale dell’istesso modo che apparono nell’inventario, che si conserva dal Sig.r N.ro Antonio Asturi, che stipulò l’istrumento dell’affitto.
Terzo, che dovessero comunemente fatigare nella sudetta spezieria, e comunemente si dovessero dividere il lucro, e che bisognandono in detta spezieria altri droghe, o composizioni, si dovesse fare comunemente la spesa.
Quarto, che tutte quelle robbe, che avanzeranno dopo fatta la consegna della spezieria al sud.o venerabile ospedale, se li debbano dividere.
Quinto, che detto Sig.r Pasquale dovesse pagare, sincome s’obliga, tanto la rata, che li spetterà dal primo di novembre corrente, sino detto di diecesette Giugno mille settecento cinquanta nove per l’affitto di detta spezieria dovuto al sud.o venerabile ospedale, che del Protomedico, ed altre spese, che occorreranno.
Sesto, che li medicamenti bisogneranno per l’ospedale si dovessero contribuire al medesimo dell’istesso modo che detto sig. Giuseppe ave accordato col detto venerabile ospedale, senza pretendersi cosa altra.”[xxxvii]
Dottori fisici e speziali
Tra i dottori fisici e speziali operanti a Crotone sono ricordati:
1541-1542: Iacopo Paudari aromatario.
1541-1542: medico Jo. Thomasi Capano.
1542: Geronimo Menzatesta, napoletano, bottega di medicine.
1570-1586: Pompeo Galasso speziale di medicine.
1613: Dottore fisico Gio. Andrea Canale, abitava in delle case poste in parrocchia di San Pietro confinanti con le case grandi di Jo. Paulo Labrutis.[xxxviii]
1631: Dottore fisico Cesare Cropalati.[xxxix]
1631: Dottore fisico Gio. Fran.co Thelesio.[xl]
1657: Dottore fisico Gio. Pietro Gerace, negoziante ed esperto in materia di compra e conservazione di grani maiorche ed altre vettovaglie.[xli]
1672: Dottore fisico Homobono Messina.[xlii]
1673-1679: Dottore fisico Gio. Giacomo Codispoti.[xliii]
1674: Dottore fisico S.r Gio. Batt.a Capuccio.[xliv]
1680-1701: Dottore fisico Antonino Magliari.[xlv]
1681: Dottore fisico Antonio Terranova.[xlvi]
1687-1690: Dottore fisico Gio. Mazzaccaro (Nazzaccaro).[xlvii]
1699: Doctor Chirurgus Dominicus Cirrelli, prefetto della confraternita dell’Immacolata Concezione e delle Anime del Purgatorio nella chiesa dell’Immacolata.[xlviii]
1696-1701: Dottore fisico Venturi Domenico.[xlix]
1714: Chirurgo Diego de Bona, originario di Cutro.[l]
1719-1721: Avarelli Alessandro Dottore fisico.[li]
1724-1770: Agostino Beltrani medico.[lii]
1732: Dottor fisico Felice Sportella.[liii]
1732-1748: Dottor Fisico Antonino Messina.[liv] Nel catasto del 1743 così è descritto: “Antonino Messina Dottore Fisico di anni 33. Gio. Giacomo Fratello sacerdote di anni 35. Michele fratello diacono di anni 23. Carlo fratello di anni 30. Teodora sorella di anni 28. Catarina sorella di anni 26. Anna sorella di anni 22. Carmena Rizzuto madre vedova di anni 50. Abitano in casa propria in parrocchia del SS. Salvatore. Possiedono un magazzino al Fosso”.[lv] È presente in un atto notarile del novembre 1748.[lvi]
1743: Medico Fisico Felice Sportelli di Mola di Bari di anni 38. Abitava nella casa di Francesco Cesare Berlingieri, marchese di Perrotta, nobile di anni 46.[lvii]
1743: Domenico de Pullis, fuoco acquisito, Professor di chirurgia, di anni 52. Geronima Adamo di anni 47. Francesco Antonio studente di chirurgia di anni 25. Catarina figlia di anni 27. Abita in casa locanda fu dell’Ill. marchese Berlingieri al presente di Felice Maccarrone in parrocchia di San Pietro e Paolo.[lviii]
1743: Giacinto Calvo di Catanzaro speziale manuale di anni 31. Teresa Viola moglie di anni 28. Tomaso figlio di anni 6. Angela figlia di anni 9. Vincenzo figlio di anni 1. Abita in casa locanda in parrocchia di Santa Margherita.[lix]
1750-1756: Giuseppe Vitale, fisico e ordinario medico della città.[lx] Nel catasto del 1743 troviamo che “Biaggio Vitale scribente di anni 45. Teodora Cavarretta moglie di anni 46. Dionisio figlio lavorante sartore di anni 25. Gasparo figlio senza applicazione di anni 18. Filippo Vitale fratello scribente di anni 35. Giuseppe figlio di Biaggio studente di medicina di anni 22. Beatrice di Grazia moglie di anni 26. Marianna figlia infante di Giuseppe. Abitano in casa locanda di Gio. Batt.a Venturi in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo.[lxi]
1767-1768: “A 27 ott. bre 1768 pag.to al S.r Gen.ro Torchia per li medicamenti somministrati dal primo sett. bre 1767 per tutto sett.bre prossimo passato D. 12.”[lxii]
1774: Dottore fisico Antonio Labonia.[lxiii]
1779: Dottore fisico Gregorio Morelli.[lxiv]
1779: Dottore fisico chirurg.o Giuseppe Siciliano.[lxv]
1779-1793: Dottore fisico Vitaliano di Lucro. Nel 1793 ha 58 anni.[lxvi]
1793: Torromino Antonio speziale di medicina di anni 45.[lxvii]
1793: Talamo Gaetano speziale manuale di anni 36 ed il fratello Marco di anni 22 “agg(iutan)te di spezia”.[lxviii]
1793: Torchia Felice speziale di medicina di anni 32, carcerato per omicidio.[lxix]
1793: Alfì Vitaliano, figlio dell’orefice Gregorio, speziale manuale.[lxx]
1793-1816: Dottore fisico Gaetano Morelli. Nel 1793 aveva 31 anni. Nel 1816 il dottor fisico Gaetano Morelli del fu Gregorio abitava a Crotone in contrada Foresta.[lxxi]
1790-1793: Nel 1790 sotto il palazzo di Raffaele Tronca situato nella contrada della Piazza c’è la bottega di Giuseppe Lettieri. D. Lettieri Giuseppe speziale di medicina di anni 49 (1793).[lxxii] Nel 1820 sotto il palazzo di Tronca c’è la spezieria di Lettieri.[lxxiii]
1793: Tesoriere Giacomo speziale di medicina di anni 42.[lxxiv]
1793: D. Pomelli Marco chirurgo del regio ospedale de’ militari di anni 57.[lxxv]
1793: D. Riccio Pietro Dottore fisico di anni 37.[lxxvi]
1793: D. Errico Vincenzo speziale di medicina di anni 54.[lxxvii]
1793: D. Lettieri Vincenzo speziale di medicina di anni 50.[lxxviii]
1796: Dottore fisico Pietro Ricci.[lxxix]
1807-1832: Dottore medico fisico Cannoniere Michele.
1822-1823: Cannoniere Raffaele speziale di medicine.
1832: Villaroja chirurgo.
Note
[i] “Adi XV Julii 1541. Ad Jac.o paudari aromatario in Cotroni per dragme tre de reubarbaro con li pulvi de mesue serviro per fran.co favara de casubono ad salvature palmeri de cotroni et ad and.a luseri de bellovidere ad ca. che fatigando allo cavamento dello spontuni dela capperrina li casco de supra una timpa de terra et fo bisogno medicarli per consiglo de mast.o pho la vollita de cotroni se pago 1 – 1 -10.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 26v.
[ii] “Die VIII Maij 1542. Ad Joanthi (Jo. thi) Capano medico de Cotroni per tre dragme de reubarbaro per dare ad bevere ad blandusio campana de cotroni et ad santo severino de tiriolo che piglao alli preditti lo travo che sespontillao dela cortina nova con lo muro vecchio dele mura dela citta alli quali fice danno 1 – 1 – 0.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 289v
[iii] “Addi II 9bris p.e Ind.s 1542. Ad Jo. antonio barberi de cotroni per haver sagnato dui homini che piglo la timpa al cavamento delo sponton ditto villa franca 0 – 0 – 5.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 174.
[iv] “Adi XV Xbris p.e Ind.s 1542. Ad ger.mo menzatesta de neap. Sta in Cotroni con sua potica per tanti medicini nce have dato alli garzoni che cascaro dentro la calcara cotta 1 – 1 – 0.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 223v.
[v] “Addi II 8bris p.e Ind.s 1542. Ad lo monaco ferraro de cotroni per tanti unguenti necessarii alli bove dela regia corte che hanno guastato li lupi. 0 – 2 – 0.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 155. “Ad fare la lavanda allo pollitro dela regia corte che guastato li lupi per tanto vino necessario 0 – 0 – 9.” ibidem. “Addi XV 9bris 1542. Allo monaco ferraro et miniscalco de cotroni per haver medicato le bove dela regia corte in più et diversi volti et q.n sono stati piglati dali lupi per accordio 1 – 0 – 10.” ASN, Dip. Som., Fasc. 5/196, f. 187.
[vi] Nell’annata 1586/1587 “Pompeo Galasso per pisone de una potega sotto il palazzo… docati otto”. ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone.
[vii] “A 27 detto (d’Aprile 1586) al mag.co Pompeo Galatio spetiale per tante medicine servute per la casa di detto q. S. Lelio. In piede della lista de dette med(ici)ne sub die 27 Ap.lis 1586 docati sei”. Conti di procura et administratione fatta per lo m.co Gio. Andrea Pugliese, ASCZ, Busta 108, anno 1614, f. 203.
[viii] 17.2.1632. “morse Don Nicefaro Milisseno A conno vescovo di Cotrone si sepelli al vescovato.” AVC, Libro de’ Morti.
[ix] ASCZ, Busta 253, anno 1670, f. 47.
[x] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 50.
[xi] ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 38.
[xii] ASCZ, Busta 497, anno 1707, f. 24.
[xiii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 138..
[xiv] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 25v.
[xv] “A 12 maggio 1707 per tanti ricetti a Filadello Magliari 20 – 0 – 0.” AVC, Esito del monastero di Santa Chiara, 1706/1707.
[xvi] ASCZ, Busta 665, anno 1738, ff. 37v-38.
[xvii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 3, 90, 209.
[xviii] ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 38.
[xix] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 72v.
[xx] “A 11 d.o (Aprile 1707) per tanti ricetti pagati a Gregorio Geraci 17 – 0 – 19.” AVC, Esito del Monastero di S. Chiara, 1706/1707.
[xxi] ASCZ, Busta 611, anno 1712, f. 141.
[xxii] ASCZ, Busta 497, anno 1707, f. 24.
[xxiii] ASCZ, Busta 613, anno 1721, ff. 170v-171.
[xxiv] ASCZ, Busta 613, anno 1721, f. 27.
[xxv] ASCZ, Busta 614, anno 1732, ff. 28-32.
[xxvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 21.
[xxvii] ASCZ, Busta 1124, anno 1748, f. 31.
[xxviii] AVC, Lista di Carico, C. S., 1790, f. 47v.
[xxix] AVC, Catasto Onciario Cotrone 1793, f. 88.
[xxx] Nel 1820-1824 sotto il palazzo di Tronca o Tronga c’è la spezieria di Lettieri. AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[xxxi] ASCZ, Busta 660, anno 1719, ff. 21v-22.
[xxxii] ASCZ, Busta 662, anno 1722, f. 59.
[xxxiii] ASCZ, Busta 1774, anno 1779, ff. 6-8.
[xxxiv] ASCZ, Busta 914, anno 1756, ff. 98-100.
[xxxv] ASCZ, Busta 668, anno 1750, ff. 74-75; Busta 1266, anno 1754, ff. 150-153; Busta 1267, anno 1756, ff. 105-106.
[xxxvi] ASCZ, Busta 1267, anno 1759, ff. 136-138.
[xxxvii] ASCZ, Busta 1267, anno 1758, ff. 80-82.
[xxxviii] ASCZ, Busta 108, anno 1613, f. 102.
[xxxix] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1631.
[xl] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1631.
[xli] ASCZ, Busta 229, anno 1657, f. 68v.
[xlii] ASCZ, Busta 334, anno 1672, f. 16.
[xliii] ASCZ, Busta 333, anno 1673, f. 45v; Busta 334, anno 1679, f. 309.
[xliv] ASCZ, Busta 333, anno 1674, f. 57v.
[xlv] ASCZ, Busta 335, anno 1680, f. 44v.
[xlvi] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1681.
[xlvii] ASCZ, Busta 335, anno 1687, f. 90; Busta 336, anno 1690, f. 44.
[xlviii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 41, 48v.
[xlix] ASV, Rel. Lim. Crotonen.
[l] ASCZ, Busta 659, anno 1714, f. 64.
[li] ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 22; Busta 613, anno 1721, f. 27.
[lii] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[liii] ASCZ, Busta 614, anno 1732, f. 31.
[liv] ASCZ, Busta 614, anno 1732, f. 29.
[lv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 20.
[lvi] ASCZ, Busta 1124, anno 1748, f. 31.
[lvii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 69.
[lviii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 59.
[lix] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 249v.
[lx] ASCZ, Busta 668, anno 1750, f. 74; Busta 1267, anno 1756, f. 105.
[lxi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 30.
[lxii] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxiii] ASCZ, Busta 1665, anno 1774, f. 16.
[lxiv] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxv] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxvi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 133. AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxvii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 5.
[lxviii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 68v.
[lxix] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 70.
[lxx] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 83.
[lxxi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 86. AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxxii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 88.
[lxxiii] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
[lxxiv] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 89v.
[lxxv] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 106.
[lxxvi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 116.
[lxxvii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 129v.
[lxxviii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 132.
[lxxix] AVC, Carte S. Chiara, senza segnatura.
Creato il 11 Marzo 2015. Ultima modifica: 1 Dicembre 2022.