Paesaggi crotonesi: Il “Monte detto la Brica tanto eminente et bello”
“Vi era un’altro Monte à torno detta Città chiamato Latimno, conforme l’interprete di Teocrito, dicendo essere tutto pieno di bosco, detto Teocrito in detta Ecloga nella persona di detto Coridone cosi disse: Interdum autem exultans pascitur umbrosum circa Latymnum: hoggi non si vede monte alcuno di questo nome. potria essere fosse quel monte detto la Brica tanto eminente, et bello, che non può vedersi monte più dilettevole, dove sono molti alberi fruttiferi, belle vigne, buoni pascoli, et aere perfettissimo, con ruscelli di acqua bellissima, et soprastà al mare, in maniera tale, che hormai si scopre la Velona paese de Turchi.”[i]
Secondo alcuni “Brica vuol dire Brisa, perchè come dice Calepino videtur Brisa pone … vinaccis, mentre è stato luogo sempre di vigne”. Secondo altri vuol dire salcio viminale, per altri tamerice, per altri ancora deriva da bricca, che vuol dire dirupo, luogo scosceso e selvaggio.
Il monte “Clibano”
“Dalla foce del fiume Neto fino al monte Clibano degli antichi, il quale eleva a sud una barriera diretta dall’ovest all’est, che si abbassa avanzandosi nel mare per formare l’antico promontorio Lacinio …”.[ii]
“Dalla cima di questi monti si ammira uno splendido e vasto panorama, l’unico in Cotrone. Nelle frane di queste colline, prodotte dagli acquazzoni invernali, si trovano moltissimi frammenti di mattoni già adibiti per le tombe, e proseguendo per un chilometro, qualche avanzo di vaschette in muratura (palmenti) ed avanzi di fabbricati che servirono anni sono per la costruzione di una casetta nel fondo Brica”.[iii]
Per il Lucifero su queste colline sorgeva l’antica città di Laureta: “Se Colle Laura è il sito dove doveva sorgere Laura, esso è più vicino a Crotone ed è sul versante sud delle colline dette Sanda e Sandella, e propriamente nel fondo Vrica, o poco dopo”.[iv]
Chiesa di Santa Maria “de la Scala”, detta anche “de la Bricha”
Descrivendo il baluardo Don Pedro, Ambrosio Attendolo nel maggio 1573 così si esprimeva: “Lo predetto belguardo volta faccia da una banda verso il mare et dall’altra verso terra; et quella che volta verso terra have all’incontro tre monti l’uno dopo l’altro: et distante il primo canne sixanta cinque: il secondo canne cento venticinque: et lo terzo canne circa trecento (…) Sta anco dopo li detti tre monti un altro monte tanto alto che non solo discopre lo detto belguardo ma tutta la citta: pero questo è distante da esso belguardo canne cinque cento et camina tutto piano per altre canne cento fin dove sta una chiesa detta S.ta Maria dela Scala”.[v]
All’inizio dell’Ottocento in una “Memoria sulla Piazza di Cotrone” di Carlo Affan de Rivera, datata Cutrone 10 giugno 1807, leggiamo: “La piazza di Cotrone è situata sul mare, e propriamente su di una lingua di terra che si avanza nel mare. Dietro la città verso il mare è fabbricato il Castello. Dalla parte di terra vi sono due fronti della Piazza, innnanzi i quali a guisa di un Arco vi sono delle colline, delle quali la più vicina si chiama S. Maria della Scala, ed è distante la sua vetta quattro in cinquecento da’ fronti della Piazza …”.[vi]
Mentre l’esistenza del “montem de bligam” risulta documentata già da un atto del 11 aprile 1293,[vii] le prime notizie sulla chiesa risalgono all’inizio del Cinquecento. Il papa Clemente VII il 27 marzo 1525 conferiva all’arcidiacono della chiesa crotonese Bartolomeo Lucifero alcuni benefici tra i quali quello delle chiese senza cura di S. Maria del Mare, di S. Maria de la Scala e di S. Andrea.[viii] Rimasti vacanti per la morte del Lucifero, avvenuta nel 1545, il 26 maggio 1546 il papa Paolo III conferiva a Gregorio Cusentino in beneficio il possesso dell’arcipresbiterato della chiesa di Crotone, la prebenda della chiesa della Beata Maria de Labricha, e del canonicato di S. Andrea e di S. Antonio presso la Conicella, chiese poste fuori ma vicino alle mura della città di Crotone.[ix]
La chiesa abitata solo da eremiti durante il Seicento è più volte citata, nel 1607 come “monasterio della Scala”.[x] Ancora alla metà del Seicento possiamo leggere in una relazione vescovile: “Fuori della città vi sono anche cappelle dove si celebrano messe da sacerdoti del capitolo: La SS.ma Pietà, la SS.ma Nuntiata, S. Marco, S. Catherina, S. Leonardo, e S. Maria la Scala”.[xi]
La chiesa andò poi in abbandono. Alla fine del Seicento, come si rileva dalla visita del vescovo Marco Rama, esisteva solo il canonicato di S. Maria della Scala dentro la cattedrale di Crotone, il quale tra gli altri beni, aveva “un vignale avanti la porta di S. Maria della Scala chiesa hoggi diruta”.[xii] La presenza dell’edificio è segnalata anche nel Settecento. Nel 1720 il canonicato di S. Maria de la Scala possiede un vignale piccolo sotto la cappella di S. Maria della Scala.[xiii] Nel catasto onciario del 1743 il canonicato di S. Maria della Scala del canonico Domenico Avarelli, detiene un vignale attaccato alla chiesa di S. Maria della Scala.[xiv] Nel 1752 la chiesa di S. Maria dela Scala vicino a Pernabò, è citata in un documento.[xv] In seguito compare solo il monte detto “La Madonna della Scala”.
La Brica ed i suoi proprietari
Il territorio della Brica confinava con Brichicella, Ciurria, Ciurriella, Gramati e Piano delle Mendole, o Piani dell’Amendole. L’esistenza di ruderi sulla collina, o nelle sue vicinanze, sembra accertata da quanto si legge nei manuali riguardanti la costruzione delle fortificazioni di Crotone al tempo di Carlo V. Più volte troviamo annotato il pagamento per il trasporto da parte delle barche della regia corte di “petra dela bruca”, e di pietra imbarcata alla “cala dela bruca” (1542).[xvi]
La località nel Cinquecento è disabitata e fin dalle prime testimonianze, il territorio della “Briga” è particolarmente adatto per il pascolo.[xvii] Esso era un antico possesso dell’arciprete della cattedrale di Crotone. Alla fine del Seicento l’arcipresbiterato possedeva una gabella detta la Brica confinante con la Brichicella, ed esigeva dei censi su sei vignali situati su quel territorio. I sei vignali, molto probabilmente, anticamente facevano parte dei beni dell’arciprete, mentre poi erano stati concessi in censo a sei particolari cittadini. Col tempo da sei i proprietari si erano ridotti a tre. Alla fine del Seicento dai detentori dei vignali l’arciprete percepiva annualmente 58 carlini. Gli enfiteuti erano il Dottor “fisico” Antonino Magliari, che deteneva tre vignali, il “patre di preite” Mutio Bernale ne aveva due, ed il convento di S. Francesco d’Assisi uno. In precedenza, i vignali erano appartenuti a Francesco Cirrello, Anna Pisanello, Giulio Baglione, Giulio Varano e S. Catalano.[xviii]
Nel Settecento
Durante il Settecento sia la gabella che i vignali sono dati in fitto per un triennio a semina e per il successivo triennio a pascolo. L’arciprete della cattedrale di Crotone conservò per tutto il secolo la gabella detta la Brica, mentre i tre vignali di Antonino Magliari passarono prima ad Alfio Magliari poi a Francesco Antonio Zurlo e quindi a Giuseppe Zurlo; i due vignali di Mutio Bernale furono posseduti prima da Diego Tronca e poi dal figlio Raffaele; il vignale appartenente al convento di San Francesco d’Assisi, dopo il terremoto del 1783 fu amministrato dalla Cassa Sacra.
Di quest’ultimo abbiamo anche una succinta descrizione: “Il convento de’ PP Conventuali di S. Francesco d’Assisi possiede «La Briga seu Vriga». Vignale dell’estensione di tt.e (tomoli) 5 di terreno raso, nobile, ed atto a semina per un triennio, e per l’altro ad uso di pascolo, sito in territorio di d(ett)ta Città confina da occidente tramontana e mezzo giorno colli beni di D. Fran(ces)co Antonio Zurlo, e da oriente colli beni di D. Raffaele Tronca. Con obbligo stip(ula)to dal N.r … si trova affittato per un triennio ad ogni uso dal dì 15 agosto 1788 a D. Fran(ces)co Domenico Montefusco per l’estaglio di annui carlini venti pagabili nel dì 8 settembre.”[xix]
La Brichicella
Il territorio detto “La Brichicella”, o “La Vrichicella”, confinava con la “Brica”, “Ciurria”, “Piani di Nola”, “Piano dell’Amendole” o “delle Mendole”. Esso era di proprietà della chiesa parrocchiale di S. Maria de Prothospatariis, la quale alla fine del Seicento possedeva “una continenza di terre nomata la Brichicella”, che confinava con la gabella “Ciurria” appartenente all’aristocratico crotonese D. Fabritio Lucifero. Il territorio misurava salme sette e mezzo ed era affittato con rotazione triennale. Quando era dato a pascolo, il parroco ricavava ducati quindici annui, quando a semina, o ad ogni uso, salme sette e mezzo di grano annui.[xx]
La chiesa parrocchiale lo possedeva fin dai tempi antichi ed il vescovo Marco Rama nella sua “Visita” afferma che la chiesa parrocchiale di S. Maria de Prothospatariis aveva nel passato anche altri terreni nelle vicinanze, ma di essi al suo tempo non c’era più memoria. La chiesa di S. Maria era di patronato regio ed i suoi beni erano amministrati da un regio economo, che di solito era un chierico napoletano. Costui se ne stava a Napoli e si serviva allo scopo di un vice economo, che quasi sempre era un nobile del luogo.
Dal “Conto del R(everen)do D. Gioseppe Gaudioso Reg(i)o economo della Reg(i)a abbatia di S(an)ta Maria Protospadari nella città di Cutrone di sua amm(inistratio)ne di anni tre, da Gen(na)ro 1710 per tutto Dec(emb)re 1712”, ricaviamo che il territorio detto la Brichicella all’inizio del mese di ottobre 1712, era stato affittato a pascolo per la durata di tre anni, a Orontio Madonna e Homobono Varano, per il pagamento di ducati quindici annui.
Il Madonna e il Varano, entrambi della città di Crotone, avevano preso in fitto la gabella “La Brichicella” dall’aristocratico Annibale Suriano, che svolgeva la funzione di vice economo della regia cappella di S. Maria de Prothospatari, evidentemente con l’intento di subaffittarla ai mandriani, che ogni anno scendevano a svernare con le greggi dalla Sila. Il contratto, infatti, prevedeva la possibilità per i due crotonesi di poter utilizzare il territorio solo ad uso di pascolo per ogni specie d’animali, ma non per i porci, eccetto se questi fossero serviti per uso di mandra, o vaccarizzo. Ma, ciò che più interessava ai due fittavoli, era concessa la possibilità d’associare e subaffittare la gabella. Il pagamento dell’affitto era stabilito in ducati 15 annui posticipati, da pagarsi in contanti nel dì della fiera di Mulerà. Il primo pagamento doveva quindi cadere l’otto settembre 1713, quando si doveva pagare l’anno di fitto, iniziato il primo settembre 1712 e proseguito per tutto agosto 1713.[xxi] La chiesa parrocchiale continuò a possedere la Brichicella per tutto il Settecento. Nel catasto onciario del 1743 è descritta confinante con la Brica ed il Piano dell’Amendole e dell’estensione di tomolate 80.[xxii]
Note
[i] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 55.
[ii] Lenormant F., La Magna Grecia, Frama Sud 1976, Vol. II, p. 5.
[iii] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, pp. 14-15.
[iv] Lenormant F., La Magna Grecia, Frama Sud 1976, Vol. II, pp.138, 203, in nota.
[v] AGS, E. 1065-62, Relation de la fortezza de la citta di Cotrone de Ambrosio Attendolo.
[vi] Pititto F., Un nucleo di documenti ufficiali sull’assedio di Cotrone nell’anno 1807, Arch. Stor. della Calabria, a. VI (1918).
[vii] “Nec non et habeat in perpetuum culturas quae dicuntur de puteo ante Cotronum propem vallonem Ysari ex una partem et Suburbium Cotroni ac montem de bligam ex alteram et prope terram Carbonari.” AASS, volume 84A, f. 39v.
[viii] ASV, Reg. Lat. 1568, ff. 208v-210v.
[ix] ASV, Reg. Lat. 1774, ff. 240-242v.
[x] AVC, Libro dei Morti.
[xi] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1667.
[xii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 138v-139.
[xiii] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 28v.
[xiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 212.
[xv] ASCZ, Busta 855, anno 1752, f. 130.
[xvi] ASN, Dip. Somm. Fs. 196, fslo 5.
[xvii] “A ult(im)o d’Aprili 1586 ad Alfonso Caligiuri, et Fran.co L’ammirata docati dieci per tanta herba di taglio alla briga dico che servio per li cavalli di detto q. S.r Lelio (Lucifero)”. ASCZ, Busta 108, anno 1614, ff. 193-211.
[xviii] “Sopra il vignale fu di Fran(ces)co Cirrello sito nel territorio della Vrica fu d’Anna Pisanello, hoggi del D.r Ant(oni)no Magliari annui carlini dudici. Sopra un altro vignale nel med(em)o terr(itori)o fu parimente d’Anna Pisanelli, hoggi del med.o Magliari annui car(li)ni undici. Sopra un altro vig(na)le nel med(esim)o terr(itori)o fu di Giulio Baglione hoggi del pred(ett)o Magliari annui carlini cinque. Sopra un altro vig(na)le nel med.o terr(itori)o fu di D. Giulio Varano hoggi di Mutio Bernale annui carlini diece. Sopra un altro vig(na)le nell’istesso terr(itori)o fu di S. Catalano hoggi del pred.o Bernale annui carlini quindici. Sopra il vig(na)le hoggi di S. Francesco d’Assisi di questa città nel med.o terr(itori)o annui carlini cinque.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 137.
[xix] AVC, Lista di Carico, Cassa Sacra, 1790, f. 36.
[xx] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 113v.
[xxi] ASN, Dip. Som. Fs. 532, f.lo 26, ff. 2, 24, (1710-1712).
[xxii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 278.
Creato il 9 Marzo 2015. Ultima modifica: 24 Gennaio 2023.